IL CAPITALISMO VERSO LA DISSOLUZIONE?

•marzo 25, 2024 • 1 commento

   L’accelerazione del paradigma emergenziale a cui assistiamo dal 2020 ha come scopo il mascheramento del collasso socioeconomico in atto. Nel metaverso[1] le cose sono l’opposto di ciò che sembrano. Inaugurando Davos 2022, Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha incolpato Putin per la “confluenza di calamità” che si sta abbattendo sull’economia mondiale.[2] Davos è un megafono di reazioni sempre più disperate a fronte di contraddizioni sistemiche ingestibili. Ai davosiani oggi non resta che nascondersi dietro goffe bugie da ragazzini. L’insistenza con cui ci raccontano che la recessione in arrivo è effetto di avversità globali che hanno colto il mondo di sorpresa (dal Covid 19 al conflitto russo-ucraino), nasconde l’amara consapevolezza dell’esatto contrario: è la crisi economica a causare scientemente queste “disgrazie”. Quelle che vengono vendute come catastrofiche minacce esterne sono in realtà la proiezione ideologica del limite interno della modernità capitalistica, e della sua decomposizione in atto. In termini sistemici la funzione dello stato di emergenza è mantenere artificialmente in vita il corpo comatoso del capitalismo. Il nemico non è più costruito per legittimare l’espansione dell’impero del dollaro, serve a nascondere la bancarotta di un mondo che affonda nei debiti e nella svalutazione monetaria.

   Dalla caduta del muro di Berlino in poi, lo sviluppo della mondializzazione capitalistica ha minato le condizioni di possibilità del capitale stesso. La risposta a questa parabola implosiva è stata lo scatenamento di una serie di emergenze globali a stretto giro di posta, e integrate da iniezioni sempre più massicce di paura, caos e propaganda.

   L’attuale escalation è partita all’inizio del millennio con l’11 settembre, con la la cosiddetta “guerra al terrore”, l’attacco all’Afghanistan e all’Iraq. Di lì si sono succeduti, lo Stato Islamico, la guerra civile in Siria, la crisi dei missili nordcoreani, la guerra commerciale con la Cina, il Russiagate, il Virus la guerra russo-ucraina (che è una maschera del conflitto NATO/Russia). La ragione elementare di questo cambiamento di passo è che più si accentua la crisi del capitalismo, e più il sistema necessita di crisi esogene funzionali a distrarre e manipolare le popolazioni, rinviando al contempo la sua caduta e gettando le basi per una svolta autoritaria.

   La storia ci dice che quando gli imperi stanno per crollare si irrigidiscono in regimi oppressivi che negano la loro fine. Non è certamente un caso che la nostra epoca di emergenze seriali sia iniziata con lo scoppio della bolla delle Dot-com[3] che è stato il primo crollo del mercato globale. Alla fine del 2001 la maggior parte delle aziende tecnologiche era fallita[4] e nell’ottobre 2002 l’indice Nasdaq era crollato del 77%[5], mettendo in luce la fragilità strutturale di una “new economy” alimentata da debito, finanza creativa, e graduale demolizione dell’economia reale. Da allora, la simulazione della crescita attraverso l’espansione delle attività finanziarie è stata accompagnata dalla produzione di minacce globali, debitamente confezionate dai media. In realtà, l’ascesa della “new economy” alla fine degli anni Novanta non riguardava tanto Internet quanto la creazione di un immenso apparato di simulazione di prosperità, che avrebbe dovuto funzionare senza la mediazione del lavoro di massa. Ha trionfato l’ideologia neoliberista della “crescita senza lavoro” – l’illusione abbracciata con entusiasmo dalla sinistra riformista in cerca di idee –  dove si credeva che un’economia che si fonda sulla bolla finanziaria potesse dar vita a un nuovo Eldorado capitalista. Sebbene questa illusione è esplosa in faccia, e nessuno sembra aver voglia di riconoscerlo.

   In effetti, da quando il Virus è intervenuto a alzare l’asticella dell’emergenzialismo, siamo tornati ai soliti escamotage finanziari. Per quanto la nuova infezione dell’Occidente si chiami Russia è fondamentale rendersi conto che questa fretta di crearsi nemici che incutano tremori esistenziali globali è un evidente segno di disperazione, basata com’è sull’aggressiva negazione del fallimento del sistema. Così come il Virus, la guerra in Ucraina serve a schermare l’orrore del crollo sociale totale causa scoppio della bolla del debito e, in rapida successione, del mercato azionario. La perversità di tale situazione può essere superata solo portandola alla sua conclusione dialettica: l’unico modo per porre fine alla crisi da distruzione emergenziale è porre fine alla logica economica autodistruttiva che la alimenta

    Dopo il boom fordista del dopoguerra, il capitalismo ad alta automazione produttiva è entrato nella sua crisi terminale, dove il denaro fittizio è sempre più dissociato dal valore mediato dal lavoro. Già a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, l’erosione irreversibile della sostanza-lavoro del capitale, innescata dalla Terza Rivoluzione Industriale (microelettronica), ha dato vita a un sistema creditizio e speculativo transnazionale che ha rapidamente penetrato tutte le forme del capitale monetario. Questa massa di denaro spettrale ha continuato a crescere per autofecondazione, nella misura in cui la sua espansione artificiale consente la mobilitazione di liquidità nel mondo reale.  La crescita economica degli anni Novanta fu dunque alimentata da un vero e proprio “meccanismo di riciclaggio”, per cui la domanda, il potere d’acquisto, e la produzione di beni e servizi venivano progressivamente sostenuti da quantità sempre maggiori di denaro senza sostanza, proveniente cioè dal settore speculativo. L’economia reale non si fondava più sui redditi da lavoro e sulle entrate tributarie, ma era trainata dalle speculazioni sui prezzi delle attività finanziarie che sono cumuli di denaro fittizio privi di sostanza valoriale. Questo ciclo di pseudo-accumulazione, basato su liquidità finanziaria che rifluisce nella produzione e nel consumo, è oggi lo stesso fondamentale fenomeno monetario che definisce il “capitalismo dell’emergenza”, inflazionistico e dotato di debito. Per necessità, quantità sempre maggiori di capitale fittizio finiscono per sostenere le attività produttive, cosicché a tutti gli effetti una quota crescente di accumulazione reale viene presa in consegna dai processi speculativi. 

   L’attuale sopravvalutazione di tutti gli asset a rischio (azioni, obbligazioni e immobiliare) ci suggerisce che le élite continueranno a usare le loro trame politiche per guadagnare tempo e rimandare la deflagrazione di una bolla di debito che hanno iniziato a gonfiare ben prima che il Covid e Putin diventassero i capri espiatori d’eccellenza. I guardiani del sacro Graal capitalista hanno pianificato per noi uno stato di terrore perenne, nel disperato tentativo di ritardare lo shock da svalutazione monetaria che si sta preparando da decenni. Sebbene lo facciano con metodi sempre più cinici, sembrano essere gli unici a rendersi conto che un tale shock metterebbe in ginocchio il sistema mondiale. Ecco perché l’aristocrazia finanziaria è disposta a fare qualsiasi coca in suo potere per garantire il prolungamento di un modello economico ormai agonizzante. In questo modo, le élite dimostrano una maggiore comprensione della nostra condizione rispetto a coloro che in teoria, dovrebbero essere meglio posizionati per valutarla, la cosiddetta intellighenzia post-marxista, insieme alla sinistra postmoderna in tutte le sue varianti assolutamente nulle se non controproducenti. Gli utili idioti della sinistra hanno da parecchio tempo smesso di fare la critica dell’economia politica e sono dunque direttamente responsabili della catastrofe in corso.

   Non ci sono dubbi che i tecnocrati al timone del Titanic abbino intuito che la nave sta accelerando verso l’iceberg. Avendo da tempo esaurito le cartucce di politica economica (come il dibattito a tratti stucchevole, su “austerità o stimolo”), evidentemente hanno scelto di promuovere un programma fatto di paura e propaganda nel tentativo di disperato di gestire l’ingestibile. In particolare, hanno compreso ciò che alla maggior parte di noi può sembrare controintuitivo, che il crollo del modo di produzione capitalista ormai diventato obsoleto può essere ritardato solo attraverso:

  1. Un flusso costante di emergenze globali;
  2. La demolizione controllata (inflattiva) dell’economia reale;
  3. La trasformazione autoritaria delle democrazie liberali.

   Tutto questo è fortemente connesso con l’evoluzione della democrazia borghese.

   L’idea che la democrazia borghese sia un sistema rappresentativo parlamentare coniugato con un ordinamento giuridico garante di un insieme più o meno esteso di libertà formali è un’idea sostanzialmente sbagliata che rimanda a una concezione dello Stato dell’imperialismo che non è marxista. Quest’idea si basa infatti su una concezione idealistica che antepone il concetto di democrazia borghese alla sua base economica e sociale. Ne viene fuori così un problema astratto di definizione di cosa sia e di cosa debba essere la democrazia che, se contribuisce sul piano politico a supportare e legittimare determinati interessi delle classi reazionarie, serve a confondere e oscurare la coscienza di classe del proletariato e delle masse popolari.

   La democrazia borghese non è un’idea astratta, ma una categoria storica, economica e politica. La democrazia borghese era il riflesso di una struttura produttiva e di un tipo di mercato regolati dalla libera concorrenza e caratterizzati da una dinamica sostanzialmente espansiva. Era quindi, conseguentemente, anche un riflesso di una sovrastruttura caratterizzata da una società civile relativamente autonoma dallo Stato borghese, cosa che comportava un livello di pressione degli apparati burocratico-militari relativamente contenuto. Lo Stato era una sorta di “guardiano notturno”, legittimava e sanciva con la sua presenza il capitalismo e gli interessi delle classi dominanti, ma interveniva attivamente con la repressione solo nelle situazioni critiche. Questa era appunto l’epoca deli liberalismo classico borghese che, nei paesi in cui si potuto affermare liberamente, garantiva mediamente condizioni molto più favorevoli di quelle attuali, per lo sviluppo dell’organizzazione e dell’iniziativa indipendente del proletariato. La democrazia borghese e il liberalismo borghese vengono meno con la fine dell’Ottocento.

   Con l’affermazione dell’imperialismo si ha anche, nella prima guerra mondiale, pur a diverse velocità, la formazione del Capitalismo Monopolistico di Stato (CMS) nei vari stati imperialisti.

   In questi paesi il rapporto tra capitalismo e Stato la forma classica del CMS è legata dalla fusione del capitale monopolistico industriale e del capitale monopolistico finanziario (originato principalmente dalle attività industriali e commerciali fiorenti nella fase delle libera concorrenza). Lenin nel suo testo sull’imperialismo, dovendo analizzare in forma pura lo stadio imperialista dello sviluppo del capitalismo, ha trattato la questione sul piano teorico in termini generali ed essenziali. Si tratta di termini che corrispondono direttamente alla forma assunta dall’imperialismo, nei primi decenni del novecento, nei principali paesi imperialisti. Questa forma si è sviluppata ulteriormente dopo la prima guerra mondiale e soprattutto dopo la seconda.

    Sulla base di questo CMS si è via via sviluppato, negli anni successivi, il Sistema del Capitalismo Monopolistico di Stato (SCMS). Quest’ultimo, legando indissolubilmente tra loro sul piano economico-sociale e burocratico-militare la società civile e gli apparati Statali repressivi, ha intrinsecamente assunto una natura reazionaria e corporativa. Il SCMS e quindi il corporativismo a esso organicamente connesso escludono qualsiasi forma di democrazia borghese. Il CMS e il SCMS hanno oggettivamente svuotato e quindi superato la democrazia borghese e sancito la fine del liberalismo classico borghese. Con l’affermazione del SCMS, il corporativismo è diventato la base anche dei sistemi di rappresentanza parlamentare.

   La democrazia borghese può dunque essere sinteticamente definita come un sistema formale di diritti e libertà democratiche fondato sul capitalismo espansivo e su una sovrastruttura liberale classica; è evidente che questo tipo di sistema di democrazia formale è ben diverso dal sistema delle libertà formali che si può determinare sulla base dell’imperialismo. In quest’ultimo caso è insito che nel CMS un nucleo fascista che, nei casi in cui non dia luogo a una forma apertamente fascista, opera comunque condizionando fortemente in senso regressivo e limitativo lo stesso sistema delle libertà formali.

    Il teatro della guerra ucraina, proprio come la “guerra” al Covid, è quindi conseguenza della crescente consapevolezza di un collasso ormai imminente. Per di più, gli attuali gestori del “capitalismo di crisi” sanno che una dolorosa recessione è necessaria a far emergere un nuovo sistema monetario. E riconoscono che tutto questo deve avvenire come demolizione pianificata del modello attuale, che consentirebbe loro di mantenere e persino di rafforzare la propria posizione di potere in senso alla nuova norma capitalistica che si profila all’orizzonte. Razionamento di cibo, e energia, immiserimento di massa, credito sociale e controllo monetario attraverso le valute digitali delle banche centrali sono da tempo ingredienti fondamentali della ricetta capitalistica del futuro. 

   L’Ucraina ci offre un’immagine letterale di questo meccanismo ideologico, e soprattutto ci mostra il punto in cui è arrivata la putrefazione della fase imperialista del capitalismo.

   Von Clausewitz sosteneva che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Le guerre condotte dall’Occidente imperialista (compreso l’imperialismo italiano) nei Balcani, nell’Afghanistan, in Iraq, in Libia e in Siria sono state in prevalenza la prosecuzione della politica di sfruttamento dell’Occidente imperialista contro i popoli oppressi del Tricontinente (Africa, Asia e America Latina). La guerra a cui assistiamo oggi in Ucraina è, invece, la continuazione della contesa tra le potenze imperialiste. Contesa che negli ultimi due decenni è stata ben evidenziata dall’allargamento a Est della NATO e dalle cosiddette “rivoluzioni” arancioni che sono state delle tappe del piano USA di erosione della storica sfera di influenza russa. Per questo motivo l’operazione militare russa in Ucraina (definita operazione militare) è da intravedere come un contrattacco che ha lo scopo di impedire l’entrata nell’Ucraina nella NATO e, con essa, la penetrazione USA nel cuore dello spazio egemonico russo, con i missili nucleari schierati a qualche centinaia di chilometri da Mosca. 

   Come si diceva prima, l’attuale conflitto ha come lontana origine la crisi di sovraccumulazione di capitale cominciata nella metà degli anni Settanta, che attanaglia tutti i paesi imperialisti. Il capitalismo sotto la spinta della caduta tendenziale del saggio di profitto, perde colpi e non riesce più a garantire la valorizzazione dell’intero capitale. Questo ha determinato la caduta periodica nella condizione di stagnazione e recessione delle formazioni avanzate e ha avuto come conseguenza la spinta alla cosiddetta “globalizzazione”, cioè l’esportazione di capitali in cerca in cerca di valorizzazione a livello globale. Tutto ciò ha prodotto anche la spinta alla finanziarizzazione, cioè l’esportazione virtuale di capitali sovraccumulati in cerca di valorizzazione speculativa in ambito finanziario, con la conseguente crescita abnorme di questa sfera e con il relativo gonfiarsi ed esplodere delle bolle finanziarie.   

    Tutto ciò ha portato la crisi ad un livello più elevato determinando uno sfruttamento maggiore dei proletari e delle masse popolari sia nelle metropoli imperialisti che nei paesi oppressi, fino a provocare rivolte e guerre dal Medioriente all’America Latina. Ma hanno anche esasperato le tensioni attorno alle sfere di influenza dei diversi gruppi imperialisti con le guerre per procura e lo scontro tra monopoli, fino alle guerre commerciali e finanziarie con l’uso sempre più dispiegato di sanzioni e blocchi economici. Tutto ciò per cercare di scaricare la crisi sugli altri con il risultato di esasperare tutte contraddizioni.

   Da questo deriva un corollario di tensioni che sul piano strutturale ha posto sotto stress le catene del valore fino anche a spezzarle, come è accaduto nel caso dell’alta tecnologia, ad esempio il 5G, e delle materie prime, in primo luogo quelle energetiche, e su quello sovrastrutturale ha consolidato blocchi politici imperialisti contrapposti che mostrano la contraddizione sempre più acuta tra vecchi potenze e nuove potenze che hanno ancora ampi margini di valorizzazione, un esempio è il contrasto USA-Cina.

   Insomma un bel casino, una progressione di destabilizzazione che si riflette sia all’interno delle singole formazioni che nelle relazioni internazionali. Sul fronte interno la pandemia è stata usata, come si diceva prima, come occasione per irreggimentare il corpo sociale, per rinchiudere tutti nella sfera privata e mettere le masse, e in particolare i lavoratori, in ginocchio in un contesto di aggravamento delle loro condizioni economiche, apprestando e imponendo nuovi strumenti di sudditanza e di controllo.

   Sul fronte esterno, appare di nuovo nella storia della fase imperialista la prospettiva della guerra interimperialista, lo scontro diretto tra le potenze imperialiste, con il suo immane portato di distruzione di morte.

   Dopo la caduta del revisionismo in Unione Sovietica (ovvero l’aperta e dichiarata restaurazione del modo di produzione capitalistico) e la conseguente fine della contrapposizione NATO-Patto di Varsavia che aveva caratterizzato tutta la seconda metà del Novecento, si è visto un tentativo da parte degli USA di allargare il proprio dominio e la propria influenza nel mondo.

   Questo tentativo di egemonia mondiale da parte degli USA, nasceva dal fatto, che man mano che aumentano le difficoltà dell’accumulazione del capitale, una frazione della Borghesia Imperialista internazionale ha cercato di imporre un’unica disciplina a tutta al modo intero (compreso alle classi dominanti dei vari paesi), costruendo attorno agli USA il proprio nuovo Stato sovranazionale: quest’ultimo assorbirebbe più strettamente in sé gli altri Stati limitandone ulteriormente l’autonomia.

   Negli anni trascorsi dopo la Seconda guerra mondiale si è formato un vasto strato di Borghesia Imperialista Internazionale, legata alle multinazionali con uno strato di personale cresciuto al suo servizio.

   Già erano stati collaudati numerosi organismi (monetari, finanziari, commerciali) sovrastatali nei quali questo Strato di Borghesia Internazionale esercita una vasta egemonia.

   Parimenti si era formato un personale politico, militare e culturale borghese internazionale. Di conseguenza il disegno della fusione dei maggiori Stati imperialisti in unico Stato aveva maggiori basi materiali di quanto ne avessero gli analoghi disegni perseguiti nella prima metà del secolo scorso, dalla borghesia anglo-francese (Società delle Nazioni), dalla borghesia tedesca (Nuovo Ordine Europeo nazista), dalla borghesia giapponese (Zona di Coprosperità). Ma la realizzazione di un processo del genere, mentre avanza e si accentua la crisi economica, difficilmente si realizzerebbe in maniera pacifica, senza che gli interessi borghesi lesi dal processo si facciano forte di tutte le rivendicazioni e i pregiudizi nazionali e locali.

   Tuttavia, il progetto di un mondo unipolare a guida USA fallì (grazie anche alla lotta che i popoli e i proletari dell’area che va dalla Palestina al Libano all’Iran hanno portato avanti) e si è delineato invece un mondo multipolare, con diverse potenze più o meno grandi, le quali si muovono sullo senario internazionale in maniera non sempre definita da sfere di alleanze chiare e unilaterali. È il caso della Turchia, dell’Iran e talvolta anche della Russia (quest’ultima durante l’amministrazione Trump aveva addirittura visto un avvicinamento con gli USA, i quali volevano evitare la nascita di un fronte Mosca-Pechino). Questa situazione ha fatto sì che si sviluppasse una vera e propria crisi dell’egemonia USA, resa evidente dal caso dell’Afghanistan (che è stato un tentativo fallito di instaurare un baluardo dell’imperialismo in Asia). Dopo quasi vent’anni di impegno militare, con una enorme spesa pubblica e un’opinione pubblica per la maggior parte contraria, ritirarsi dimostrò una scelta strategica obbligata, rivelando al mondo la difficoltà dell’imperialismo USA di espandere i suoi tentacoli a proprio piacimento.

   In questo mondo multilaterale, se da un lato gli USA con la NATO erano riusciti ad allargare l’influenza in Europa, dall’altra avevano rischiato di perdere presa su altre nazioni, per esempio la Germania che aveva iniziato a sviluppare rapporti con la Russia tramite Nord Stream 2[6], oppure l’Italia che è entrata in Belt and Road Initiative (la nuova via della seta cinese[7]). L’accanimento USA contro queste due iniziative – manifestatosi anche con il sabotaggio di qualsiasi tentativo di mediazione rispetto alla crisi ucraina – dimostra l’importanza per gli USA di mantenere l’Europa sotto il proprio dominio. In questo senso gli unici attuali reali beneficiari della situazione in Ucraina, sono proprio gli USA, che fomentano la guerra per ricompattare il fronte europeo in funzione antirussa.

   Negli ultimi anni la NATO ha esteso la propria sfera di influenza verso Est, in funzione chiaramente anti-russa, accogliendo nella propria alleanza molti paesi dell’area ex-sovietica. Nel 1999 ha inglobato i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Quindi, nel 2004, si è estesa altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia. Nel 2009 è il momento dell’Albania e della Croazia; nel 2017, il Montenegro, nel 2020 la Macedonia. In vent’anni, la NATO si è estesa da 16 a 30 paesi. L’obiettivo lampante della dottrina elaborata dall’ex Segretario di Stato Brzezinski, e fortemente perseguita dagli USA, è l’allargamento ad a Est e l’isolamento della Russia e della Cina attraverso il controllo delle fonti energetiche. È uno dei perni di questa politica è il dominio dell’Ucraina.

   È quindi evidente che il ritratto di un mondo che si trova in guerra per l’iniziativa sconsiderata di Putin è totalmente falso: questa guerra è solo un tassello del conflitto mondiale in cui ci troviamo da tempo, conflitto fra Stati e borghesie imperialiste per estendere le proprie aree di influenza ed accaparrarsi le risorse e i mercati.

   Dietro il loro ipocrita moralismo, i politici occidentali telecomandati dall’alto, continuano a sabotare la diplomazia sanzionando la Russia e pompando tonnellate di armi in Ucraina, oltre a miliardi di aiuti finanziari. A parte la convenienza parallela di loschi traffici di armi e di denaro, l’obiettivo, come si diceva prima è quello di prolungare deliberatamente il conflitto. L’Unione Europea, inoltre, continua ad acquistare gas e petrolio russi, essenziali per mantenere un’apparenza di benessere.

    Proviamo a unire due punti. Da una parte, abbiamo un’economia in caduta libera, la cui agonia è a malapena dissimulata dalla dipendenza del debito e dalle astronomiche “bolle di tutto” (ovvero la somma delle varie bolle, come la bolla finanziaria, la bolla immobiliare ecc.). Dall’altra, lo spettacolo voyeuristico dei massacri ucraini, intenzionalmente privati di contesto storico-sociale e alimentati da una propaganda a senso unico. Unire i punti significa capire che lo scopo dell’emergenza ucraina è quello di tenere accesa la stampante del denaro incolpando Putin della crisi economica mondiale. L’obiettivo vero della guerra è opposto a quello dichiarato: non difendere l’Ucraina (e di conseguenza la “democrazia”, la civiltà liberale ecc.), ma prolungare le ostilità e alimentare l’inflazione nel tentativo di disinnescare il rischio catastrofico nel mercato del debito, che si diffonderebbe a macchia d’olio su tutto il mercato finanziario. Non dimentichiamo che il mercato finanziario è una sorta di derivato del mercato del debito, che quindi deve essere gestito con estrema attenzione. Mentre il “suicidio assistito” dell’economia reale attraverso shock negativi dell’offerta aggrava l’inflazione dei prezzi al consumo, quest’ultima fornisce un temporaneo sollievo alla mega bolla del debito, rinviandone così la deflagrazione.

   Nel recente passato, la preoccupazione principale della politica monetaria è stata la stabilizzazione del debito, finalizzata a ridurre il rischio di un evento che polverizzerebbe l’economia e con essa le nostre società. La pressione sempre crescente del debito dev’essere periodicamente allievata, e l’inflazione dei prezzi in questo senso può essere d’aiuto. Come? Facendo da decompressore alla bolla del mercato obbligazionario visto che l’inflazione riduce il valore reale del debito stesso. Naturalmente il pericolo, è che la dinamica inflazionistica assuma una vita propria (iperinflazione). Il punto, tuttavia, è che i padroni del vapore non hanno più conigli da estrarre dal cilindro: non hanno cioè altra scelta se non quella di deprimere l’economia reale per allungare l’aspettativa di vita della bolla speculativa. Nell’attuale contesto, qualsiasi crescita artificiale della bolla obbligazionaria necessita di un certo grado di deflazione, che oggi è garantita dal combinato di guerra e aumento dell’inflazione dei prezzi. Questa logica perversa può essere compresa considerando il debito a margine degli USA, ovvero il capitale preso in prestito e utilizzato per operare sul mercato azionario USA. Dall’ottobre 2021, il margin debt[8] è sceso del 14,5%, mentre il Nasdaq[9] ha perso il 17,6%. Ecco perché l’Ucraina non è che un danno collaterale, per giunta corredato da un catartico lavaggio di coscienza collettiva.

   La triste verità è che la “guerra di Putin” (come la “guerra al Covid”) ritarda e in qualche modo ammortizza il trauma del crollo (ed è per questo motivo che l’Ucraina viene sacrificata sull’altare di un prolungato massacro per la “libertà”). Il vero obbiettivo, ripetiamo, non è aiutare gli ucraini (e nemmeno spezzare le reni alla Russia), ma esorcizzare il “fantasma Lehman”[10] che oggi spazzerebbe in pochi secondi la sottile patina di benessere monetario che ancora ci impedisce di dirigere lo sguardo verso l’abisso. Tenere liquido il mercato è l’unico obiettivo che conta per la finanza dopata. Sgonfiando una porzione della bolla del debito attraverso l’erosione del potere d’acquisto e la comprensione della domanda, le élite si preparano infatti a inondare nuovamente il sistema di liquidità immediata, ovvero di denaro creato con il clic del mouse del computer. Presto potrebbero addirittura essere annunciati nuovi programmi di Quantitative Easing[11], forse con nome diverso e grazie alla spinta di un incidente controllato, ma abbastanza grave da garantire l’azione immediata della stampante.


[1] Nella letteratura futurista e nella fantascienza, il metaverso è un’ipotetica iterazione di Internet come un unico mondo virtuale universale e immersivo, facilitato dall’uso di cuffie per la realtà virtuale e la realtà aumentata. https://it.wikipedia.org/wiki/Metaverso

[2] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/05/23/zelensky-striglia-davos-basta-affari-con-la-russia_21828145-e909-4d3c-beb4-fe6f7d077502.html 

https://www.corriere.it/economia/opinioni/22_giugno_06/ciao-globalizzazione-la-guerra-forum-davos-rifare-o-dimenticare-sempre-01fe8ee0-e0cb-11ec-a138-4bfa3d154041.shtml

[3] La Bolla delle Dot-com è stata una bolla speculativa sviluppatasi tra il 1997 e il 2000 quando l’indice NASDAQ, il 10 marzo 2000, raggiunse il suo punto massimo a 5132.52 punti nel trading intraday prima di chiudere a 5048.62 punti https://it.wikipedia.org/wiki/Bolla_delle_dot-com

[4] https://urbrick.com/materiale/la-crisi-post-11-settembre-2001/

http://www.vita.it/it/article/2001/07/27/il-fallimento-dei-grandi-punto-per-punto/3917/

https://www.pocket-lint.com/it-it/app/notizie/143315-marchi-tecnologici-che-sono-falliti-in-modo-spettacolare-o-sono-scomparsi-dallesistenza

[5] https://it.frwiki.wiki/wiki/Krach_boursier_de_2001-2002

https://notizie.tiscali.it/economia/articoli/wall-street-crolla-dj-2-77-nasdaq-4-17-record-negativo-2008-00001/?chn

[6] Il Nord Stream 2 è un gasdotto non attivo, realizzato per trasportare il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, attraverso il Mar Baltico. https://it.wikipedia.org/wiki/Nord_Stream_2

[7] La Nuova via della seta è un’iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i paesi nell’Eurasia. Comprende le direttrici terrestri della “zona economica della via della seta” e la “via della seta marittima del XXI secolo” https://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_via_della_seta

[8] Il margin debt è un indicatore il cui valore esprime l’ammontare di denaro che gli investitori hanno preso in prestito dalla propria banca. Questa prestito viene tipicamente utilizzato per acquistare azioni. https://www.educazionefinanziaria.com/mercati-finanziari/margin-debt-cose-scopri-significato-e-rischi-mercati-finanziari/#:~:text=Il%20margin%20debt%20%C3%A8%20un,tipicamente%20utilizzato%20per%20acquistare%20azioni.

[9] NASDAQ, acronimo di National Association of Securities Dealers Automated Quotation è il primo esempio al mondo di mercato borsistico elettronico, cioè di un mercato costituito da una rete di computer. https://it.wikipedia.org/wiki/Nasdaq

[10] La Lehman Brothers è stata Una delle principali banche d’affari statunitensi, con attività e interessi in tutto il mondo. Fondata nel 1850 a Montgomery, in Alabama, la sua storia è stata caratterizzata da importanti successi ma anche da momenti di difficoltà, fusioni (per es. con l’American Express) e successivi scorpori: ha preso il nome di L. B. Holding nel 1994. Manifestando l’intenzione di avvalersi del Chapter 11 della legge fallimentare statunitense, ha dichiarato bancarotta il 15 settembre 2008, in seguito allo scoppio della crisi finanziaria legata ai mutui subprime. Le sue principali aree operative erano legate all’attività di banca d’investimento e di asset management, con interessi nel settore del private equity. Era, inoltre, uno dei maggiori operatori mondiali del mercato di strumenti derivati e di titoli di Stato statunitensi e stranieri.

   Il fallimento di L. B. è stato il più grande default della storia nordamericana con reazioni a catena su tutti i mercati finanziari del mondo, e con conseguenze destinate a durare per anni. Al momento della dichiarazione di bancarotta la banca aveva globalmente oltre 28.000 dipendenti e debiti finanziari per più di 700 miliardi di dollari, a fronte di attività prevalentemente finanziarie il cui valore, a causa della crisi, continuava a registrare costanti perdite. Il mancato salvataggio del colosso statunitense da parte del governo federale ha avviato un intenso dibattito sull’opportunità, e secondo alcuni sulla futura necessità, di un intervento statale in casi simili. https://www.treccani.it/enciclopedia/lehman-brothers_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/ https://www.treccani.it/enciclopedia/lehman-brothers_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

[11] In politica monetaria, con allentamento quantitativo si designa una delle modalità non convenzionali eterodosse e ultraespansive con cui una banca centrale interviene sul sistema finanziario ed economico di uno Stato, per aumentare la moneta a debito in circolazione https://it.wikipedia.org/wiki/Allentamento_quantitativo

DAL CAOS ATTUALE VERSO UN NUOVO MONDO?

•marzo 25, 2024 • 2 commenti

   Non si può non dire che a livello mondiale si vive in una situazione di caos totale, dove sono emersi fenomeni come QAnon.

   Sostenendo di essere un insider di alto livello, Q ha pubblicato messaggi criptici su 8Chan[1] svelando la portata del cosiddetto “Deep state” (Stato Profondo) affermando che è vicino alla sua fine.

   Per alcuni, Q è un eroe, un patriota. Per altri, Q è un troll che conduce un elaborato LARP (un gioco di ruolo dal vivo) oppure un operatore di guerra psicologica condotta dal governo. Al centro di tutto: centinaia di messaggi criptici pubblicati su base regolare da un utente anonimo di 8Chan che afferma di avere una “Autorizzazione di livello Q” dove viene ritenuto che sia – anche se non ci sono prove concrete a testimoniarlo – il “più alto livello di sicurezza all’interno di tutti i reparti” (Affermazioni che sono fatte anche se non si sa se Q è un uomo, una donna o un gruppo di persone).

   Attraverso brevi post su forum composti da parole chiave, codici, indovinelli, domande, immagini e bizzarri comandi informatici, Q afferma di offrire il “più grande leak di informazioni nella storia conosciuta”. Piano piano, un pezzo viene aggiunto a un gigantesco puzzle cospirativo che, una volta compreso, si dice che sblocchi la verità sui poteri che sono.

   Attraverso i suoi post, Q descrive un élite globale che è malvagia, satanica e incline alla pedofilia. Nelle sue descrizioni, questo gruppo di élite si occupa della tratta internazionale di esseri umani, orchestra false flag per far avanzare l’Agenda mondialista e conduce rituali occulti a porte chiuse. Possiede e utilizza Hollywood, i media mainstream e i social network per controllare la narrazione e censurare la verità.

   Anche se quanto sopra potrebbe non sorprendere il “truther” (sarebbero seguaci del movimento per la verità sull’11 settembre, che contestano il resoconto principale degli attacchi dell’11 settembre del 2001) medio, il messaggio di Q ha un twist sorprendente: Donald Trump stava per scatenare una guerra silenziosa contro questa élite globalista e stava persino preparando un importante “contro colpo di stato” per riprendere possesso del governo americano. Secondo Q, l’indagine sulla collusione russa è uno specchio per le allodole. In realtà, stava per incriminare centinaia di politici e celebrità di alto profilo tra cui i Clinton e i Soros. Ci si aspettava che questa operazione causi turbolenze intense e persino rivolte.

   Non è da scartare che il fenomeno Q sarebbe stato da collegare alle elezioni USA del 2020. Trump avvicinandosi alla fine del suo primo mandato si stava preparando per il suo secondo mandato. In questi quattro anni Trump ha interpretato il suo ruolo in modo significativamente diverso dal suo predecessore Barak Obama. Il Primo presidente afro-americano della storia USA, che  è stato costantemente incensato dai mass-media mondiali, avvocato di successo e “self made man” (uomo che si è fatto da sé, cioè che deve il successo sociale o professionale esclusivamente ai propri meriti e alla propria attività), nonché paladino della sinistra radical chic[2] e campione del “politicamente corretto” che il 9 ottobre gli è stato conferito il Premio Nobel per la Pace (proprio così) “per il suo straordinario impegno per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli”.

   Ebbene se parliamo del “buono”  Obama, nel periodo della sua amministrazione sono avvenuti conflitti armati: guerra civile e intervento imperialista in Libia nel 2011 (finita con la l’assassinio di Gheddafi), a questo conflitto ne è uscito un secondo nel 2015 (sempre in Libia), il tutto incorniciato in un costante stato di violenze che perdura ancora oggi; guerra civile in Siria iniziata il 15 marzo sempre del 2011, il governo di Damasco è stato salvato dell’intervento russo, ma perdura lo stato di guerra e divisione nazionale; colpo di Stato in Egitto nel 2013 grazie al quale il presidente democraticamente eletto Mohsmed Morsi è stato sostituito dal generale golpista Abdel Fattah    al-Sisi , il quale, tra assassini politici ed incarcerazioni illegali, è ancora saldamente al potere; sanzioni al Venezuela varate da Obama nel 2014, con conseguente crisi economica e successivi tentativi di mezze spallate, spallate intere e tentativi di colpi di Stato l’ultimo dei quali nel 2019; deposizione del Presidente del Brasile Dilma Vana il 31 agosto 2016 e sua sostituzione con Michel  Temer,  politico di stampi liberale ed ora con l’ancor più destrorso Bolsonaro fortemente legato all’imperialismo USA, con buona pace dei BRICS che hanno perso il loro B., per inciso ai sicari politici della Casa Bianca non è sembrato vero di poter regolare i conti con l’ex presidente della repubblica del Brasile Lula da Silva che proprio nel 2016 ha iniziato il suo calvario con la giustizia di Brasilia che lo ha portato in carcere (vicenda che ricorda tanto quella da vicino quella dell’ex presidente egiziano Morsi). Infine, ultimo in ordine di tempo ma non certo in ordine di importanza, il tentativo di colpo di Stato nel luglio del 2016, ufficialmente organizzato dagli USA da Fethullah Gülen[3], e che ha   visto alla fine prevalere il presidente turco Erdogan, il quale da campione nell’Occidente in Medio Oriente è magicamente diventato un tiranno ottomano. Tutti questi importanti e drammatici avvenimenti si sono verificati con l’attivo concorso dell’imperialismo USA e del suo presidente.

   Cerchiamo di capire, adesso, chi sono quelli che cercano di influenzare e manovrare il presidente americano. Vediamo in sintesi quale è la composizione delle varie élite americane e dei tre poli attorno ai quali si coagulano per ragioni essenzialmente di origine “etnica”[4] e non geografiche, ma che descriverebbero come tali per maggiore sintesi

   L’ élite della costa orientale, quella originale WASP[5] di origine britannica, una sorta di aristocrazia della repubblica nord americana arrivata già dalla Gran Bretagna, educata nei college esclusivi di Harvard e Yale, legata al mondo finanziario delle banche e speculativo di Walle Street. Questa frazione di classe dominante è quella più antica, si è costituita alla fine del XVIII secolo nel periodo della lotta di indipendenza dalla Gran Bretagna.

   La seconda élite è quella cosiddetta texana caratterizzata da dinastie famigliari che si sono affermate nel corso del XIX secolo impegnate nella conquista dell’ovest post guerra di secessione. Le origini etniche sono marginalmente inglesi, queste famiglie provengono invece da altri paesi europei (in primo luogo Francia, Irlanda e Germania) come quella dei Bush, è una élite nata “indigena” fortemente bianca, radicata nel territorio e quindi nazionalista, legata al mondo degli idrocarburi e dell’energia, tradizione dei magnati del Texas.

   La terza élite è quella della cosiddetta costa californiana, caratterizzata etnicamente dalla marcata presenza di tedeschi arrivati negli USA soprattutto nel XX secolo a seguito delle due rovinose sconfitte militari di quel paese. Questa élite è legata all’industria aereo spaziale ed elettronica per scopi militari, in altre parole è il gruppo di potere che ha organizzato e che gestisce la poderosa macchina industriale bellica moderna degli USA. La potenza di questa macchina industriale bellica è stata indicata nel 1961 in un famoso discorso del presidente degli USA Eisenhower, in cui fu coniato il termine di complesso militare-industriale: “Negli affari di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro le influenze arbitrarie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa do poteri che vanno oltre le loro prerogative esistenti ora e persisterà in futuro”.[6] In realtà, nella bozza originale era usato un termine per sottolineare il ruolo del Congresso ovvero: “congressional- military-industrial complex”.[7]

   Tra i tre gruppi, quest’ultima  élite è la più giovane, ed ha accolto l’eredità tecnologica e, in modo surrettizio, il retaggio ideologico del Terzo Reich hitleriano, vedasi le vicende legate alla figura di Wernher von Braun nel secondo dopoguerra ed agli scienziati nazisti ideatori dei razzi V1-V2 precursori dei missili che oggi sono a spina dorsale dei sistemi d’arma più evoluti.

  Approfondiamo la parte di questa componente per comodità definiamo tedesca che è quella legata ai nazisti.

   Il 10 agosto 1944 a Strasburgo nella Francia occupata, in una villa di proprietà della famiglia Speer e trasformata in albergo, l’Hotel Maison Rouge si riuniscono tutti i maggiori esponenti del potere economico, politico e militare del Terzo Reich[8] In quelle stesse ore gli alleati angloamericani sbarcati in Normandia poco più di due mesi prima, stavano avanzando verso la Germania. Sono presenti i nomi più importanti della gerarchia nazista, come Martin Bormann, segretario personale di Hitler e l’ammiraglio Canaris, i proprietari delle industrie volano dell’industria bellica, come Krupp, Messershmitt, Thyssen, Bussing, finanzieri e capi di istituti di credito, membri delle SS e del partito nazionalsocialista.

   All’ordine del giorno di questa riunione era la sopravvivenza del nazismo: in sostanza si trattava di coniugare il passato con il futuro individuando un nuovo “spazio vitale” dove mettere in salvo la vita e fortune dei più alti gerarchi del Terzo Reich. Lo scopo era di conciliare due aspirazioni: quella dei politici di far rinascere il Terzo Reich, e quella degli industriali e dei banchieri di mettere in salvo i loto beni, che dopo la disfatta c’era il pericolo di essere confiscati. Si giunse a un accordo: gli imprenditori finanzieranno la fuga dei gerarchi, che a loro volta custodiranno e gestiranno tutti i capitali trasferiti.

   Dopo Strasburgo ingenti somme di denaro sono subito trasferite in alcune banche di Paese “neutrali”, quali la Svizzera, la Spagna, la Turchia, ma soprattutto l’Argentina e il Paraguay. Quando i capitali tedeschi sono al sicuro, si costituiscono le società commerciali. Esportare il capitale è relativamente facile, grazie alla fitta rete di rapporti intessuta in tutto il mondo dagli uomini d’affari e degli industriali tedeschi. Un rapporto del Dipartimento del Tesoro degli USA, datato 1946, rivelerà che nell’insieme le imprese finanziate dagli industriali nazisti dopo la fine della guerra furono circa 750: 214 solo in Svizzera, 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in Argentina e 233 in altre nazioni.

   Dai verbali dell’incontro di Strasburgo emerge che il partito era disposto a elargire forti somme agli industriali, che stava a significare che disponeva di enormi risorse finanziarie paragonabili alle riserve delle grandi imprese industriali, e che, a differenza degli industriali, di quel denaro all’estero ancora non disponeva.

   Ma come il partito nazionalsocialista era riuscito ad accumularlo tutto questo capitale? Simon Wiesenthal il famoso e controverso (per il suo rapporto con il sionismo) cacciatori di nazisti afferma che: “i nazisti non erano dei semplici assassini, erano degli assassini rapinatori. Mi sembra importante rilevarlo perché c’è in Austria e in Germania una certa tendenza ad attribuire il grande massacro al solo motivo della follia. In realtà non si è mai unicamente trattato del predominio di una razza nordica nel continente europeo, si è sempre trattato anche della cosiddetta arianizzazione dei beni ebraici, del saccheggio delle abitazioni degli ebrei, dell’oro che si ricavò dai denti degli ebrei dopo averli uccisi e nelle camere a gas. Gli alti papaveri nazisti hanno rubato a man bassa e ci si può fare un’idea di quanto, considerando ha Salisburgo era stato arrestato un certo dottor von Kummel, già aiutante di Martin Bormann, il quale cercava di andare all’estero con una quantità d’oro del valore di cinque milioni di dollari. A qualche chilometro di distanza in direzione est, vicino al castello di Fuschl, che era appartenuto a Ribbentrop (e oggi ospita un albergo di lusso), un contadino trovò una cassetta con parecchi chili di monete d’oro, che molto onestamente consegnò alla polizia. E a qualche decina di chilometri da quel luogo, ancora verso est, nella zona dell’Ausseee, dopo la guerra affiorarono dappertutto monete d’oro tra le più stupefacenti, solo che in molti casi non furono consegnati affatto”.[9]

   Molte delle colossali somme di denaro contante, gioielli, oro, opere d’arte e certificati azionari che uscirono dalla Germania, andarono ad impinguire il capitale delle più importanti multinazionali statunitensi.

   Alcune grandi società USA (ITT, Rca, Ford) avevano fatto grossi investimenti in Germania all’inizio degli anni ’30. Il coinvolgimento dell’IBM nella Germania nazista era cominciato l’anno stesso della presa del potere di Hitler (1933) quando l’azienda eseguì il primo censimento nazista, l’8 gennaio 1934, con un investimenti di un milione di dollari l’IBM aprì una fabbrica di macchine Hallerikh a Berlino. In un libro L’IBM e l’olocausto (I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana di E. Black, Rizzoli, 2001), si rende evidente che l’IBM progettò, eseguì e fornì l’assistenza sanitaria necessaria al Terzo Reich per portare a compimento l’automazione per l’Olocausto. Watson, l’allora presidente dell’IBM, fu insignito nel 1937 della Croce del merito dell’aquila, la più alta onorificenza nazista. Saranno i fori delle schede IBM a decretare chi sarà deportato, chi sarà mandato nei campi di lavoro e chi in quelli di sterminio.

   Nonostante la dichiarazione di guerra tra gli USA e la Germania nazista, gli affari non cessarono. Quando il 20 ottobre 1942, furono confiscate le azioni dell’Union Banting Corporation (U.B.C.) perché accusata di finanziare la Germania e avere venduto quote azionarie ad importanti gerarchi nazisti, Averel Harriman (un industriale che nel 1921 decise di ripristinare il corridoio di navigazione tedesco Hamburg-America Line, che divenne la più grande linea di navigazione negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale), sua madre era Averel Harriman una che sovvenzionò l’Eugenetics Record Ospit, che era il cuore del movimento eugenetico USA) e Prescot Bush (padre di un presidente e nonno di un altro), che erano soci, si incaricano di effettuare presso la borsa di Wall Street le operazioni necessarie affinché la Germania potesse avere un parziale accesso ai crediti internazionali e grazie a questi riuscì a finanziarie le importazioni richieste dalla sua industria bellica.

   La famiglia Harriman e Prescot Bush tramite l’accordo con la German Steel riuscirono a fornire alla Germania nazista, tra le altre cose, il 50,8% dell’acciaio da cui si ricavarono gli armamenti; il 45,5% dei condotti e delle tubature della Germania e il 35% del materiale esplosivo.

   La compagnia chimica I.G. Farben e la Standard Oil prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale crearono una Joint Werstur. Nel settembre 1939 i dirigenti della Standard Oil volarono in Olanda, dove s’incontrarono con i dirigenti dell’I.G. Farben dove raggiunsero un accordo: la Standard Oil si impegnò a mantenere l’accordo con la I.G. Farben anche se gli Stati Uniti fossero entrati in guerra contro la Germania. Quest’accordo fu rilevato nel 1942 davanti alla Commissione investigativa del senatore H. Truman.

   Nel 1940-41 l’I.G. Farben costruì una fabbrica gigantesca ad Auschwitz, per utilizzare le licenza della Standard Oil – I.G. Farben, sfruttando la forza lavoro gratuita degli schiavi detenuti nei campi di concentramento, per produrre benzina dal carbone.[10]

   Molti degli stabilimenti comuni della Standard Oil – Farben erano situati nelle immediate vicinanze dei campi di prigionia, e nonostante il bombardamento sistematico dell’aviazione angloamericana delle città tedesche, i bombardieri agirono sempre con estrema cautela quando si trattava di colpire le zone in prossimità di questi stabilimenti. Nel 1945 la Germania era un cumulo di macerie, ma gli stabilimenti comuni Standard Oil e I.G. Farben erano tutti intatti.

   L’avvocato che rappresentava negli anni ’30 gli interessi di queste multinazionali non era altri che Allen Dulles, direttore dell’Office of Strategic Services (OSS) in Europa, nome in codice agente 100, colui che qualche anno dopo il termine del conflitto mondiale diventerà direttore della CIA.

   Tra gli ospiti di Maison Rouge, c’era un personaggio dall’aura leggendaria: è il colonnello delle SS Otto Skorzeny. Eroe di numerosissime missioni speciali, uomo d’azione molto legato a Hitler, nel corso della guerra d’imprese memorabili: dalla battaglia di Monte Cassino al sequestro nell’ottobre del 1944 a Budapest, del figlio dell’ammiraglio Horty, sospettato di tradimento e d’intesa con i sovietici; ma soprattutto è lui a guidare l’operazione di paracadutismo con cui il 12 settembre 1943, sul Gran Sasso, libera Mussolini prigioniero e portarlo in Germania da Hitler. Finita la guerra, grazie alla sua disponibilità a collaborare con i servizi segreti americani, Skorzeny goderà di una parziale protezione e di una relativa libertà di azione. Dopo due anni di interrogatori viene lasciato libero nel 1947. In realtà fa il doppio gioco con gli americani, nel senso che non ha smesso di combattere per la causa nazista. Un rapporto della Commissione Brandy lo indicherà a chiare lettere come il capo dell’organizzazione Die Spinne, la struttura segreta delle SS preposta e messa a punto, in vista della futura disfatta, preposta per l’autoprotezione dei vertici della Germania nazista, del loro denaro e dei loro segreti. Saranno gli alleati angloamericani a dare a questa struttura, che i tedeschi non riconosceranno mai l’esistenza (come la Mafia), il nome di Odessa, Organizzazione degli ex appartenenti delle SS. Il colonnello Skorzeny, dunque, da una parte prende accordi con gli americani per garantirsi libertà di movimento soprattutto in Sud America e in Spagna, dove si stabilirà nel dopoguerra; dall’altra si adopera per portare avanti il piano di salvataggio e di rinascita delineato alla Maison Rouge.

   Quella che si svolse negli anni tra il 1946 e il 1947 fu una partita a tre (se non a quattro). Da un lato agivano le forze degli alleati angloamericani, USA in primo piano; da un lato i capi nazisti (e una rete di fascisti italiani ed europei); il Vaticano alleato di entrambe le parti sotto il profilo di “contrasto al comunismo” e affidabilissimo dal punto di vista di vista logistico. Persino l’URSS entrò in gioco poiché era interessata agli scienziati nazisti.

   Senza dubbio l’accordo che riuscì meglio fu quello che raggiunse Reinhard Gehlen, il capo della sezione sovietica dei servizi di informazione dell’esercito tedesco.

   Gehlen nelle sue memorie ha raccontato come Allen Dulles cercò di agganciarlo in tutti i modi. Egli sarebbe potuto diventare un uomo molto utile per gli occidentali alla fine della guerra: “Alla fine di dicembre 1944 i colloqui arrivarono a buon fine. Ricordo bene i termini dell’accordo con l’Oss. Che un servizio clandestino tedesco potesse continuare ad esistere e a raccogliere informazioni nell’Est, come aveva fatto fino ad allora. La base dei nostri comuni interessi era la difesa contro il comunismo. Che questa organizzazione non avrebbe lavorato per o sotto gli americani, ma insieme agli americani. Che l’organizzazione sarebbe stata finanziata dagli Stati Uniti. Che i servizi segreti americani si sarebbero impegnati ad aiutare chiunque fosse stato proposto dall’organizzazione come un soggetto in pericolo”.[11]

  Che l’anticomunismo fosse la base comune dell’accordo tra imperialismo USA e nazismo, si potrebbe dedurre dalla storia di un servizio segreto come l’OPC (Office of Policy Coordination), la cui funzione esclusiva era la lotta contro l’Unione Sovietica e il Movimento Comunista. Secondo la direttiva 10/2 del Consiglio di sicurezza nazionale USA, l’OPC poteva organizzare operazioni a ogni latitudine per ribaltare i governi considerati ostili agli USA. Per dirigere l’OPC, il Dipartimento di Stato nominò un giovane e brillante avvocato, Frank Wiesner.

   John Loftus è un investigatore statunitense che per due anni (dal 1979 al 1981) si è occupato, per conto del Dipartimento della “Giustizia” USA, dei criminali di guerra nazisti, con l’incarico di procuratore federale presso l’ufficio di inchieste speciali. Studiando il Dossier della Brigata bielorussa – una delle unità SS che combatterono contro le truppe americane in Europa – Loftus scoprì che la maggior parte dei suoi membri aveva trovato rifugio negli Stati Uniti dopo aver partecipato a operazioni clandestine dell’OPC.[12]

   Nel libro Segreti inconfessabili, Loftus ha descritto in dettaglio l’invasione nazista dell’URSS, i massacri nell’Europa dell’Est e la creazione, sotto l’egida delle SS, del Consiglio centrale della Bielorussia e della Brigata bielorussa. Secondo, l’autore, i criminali di guerra implicati nelle atrocità sono stati ingaggiati da Wiesner. Nel corso della ritirata, le SS fin dal 1944 fecero una lista di chi doveva essere evacuato prioritariamente. Tutti quelli che si trovavano in questa lista riuscirono a fuggire e a vivere tranquillamente negli USA, dopo essere passati per l’OPC.

   Adesso andiamo nel 1953. In quest’anno la polizia tedesca dell’Ovest, con l’appoggio degli americani e degli inglesi, lanciò un’operazione mirata – si disse – a contrastare un presunto complotto neonazista. Fece irruzione nei locali della H.S. Lucht Imperial/Export di Amburgo, che commerciava con Berlino Est in non meglio precisati “traffici strategici”, trovando il corpo di Lucht privo di vita nel giardino della sua azienda. Ci furono molti arresti, tra cui Werner Naumann, colui che Goebbels, prima di suicidarsi, aveva designato come suo successore e che era stato uno degli ultimi a vedere Bormann in fuga. Dopo la sua cattura, Naumann fu interrogato ma rilasciato quasi subito. Tanta celerità fa nascere il dubbio[13] che questi arresti siano stati il mezzo con cui gli ambienti politico-industriali di Bonn, ai cui vertici si trovano ancora personaggi compromessi con il regime nazisti, abbiano cercato di comunicare agli amici e camerati rifugiati in America del Sud e soprattutto in Argentina che era giunta l’ora di rimpatriare e reintegrare nell’economia della Repubblica Federale Tedesca un certo numero d’industrie e d’imprese commerciali create là da Bormann e dai suoi amici, secondo il progetto importato nel 1944 alla Maison Rouge di Strasburgo.

   Ancora nel 1951 Adenauer aveva ben 134 funzionari che erano stati agli ordini di von Ribbentrop, 34 dell’organizzazione di Barman e una dozzina degli uomini di Gestapo-Müller.[14]   Mentre Adenauer stringeva accordi con gli alleati europei e l’Alleanza atlantica, parte degli industriali manteneva invece contatti con l’Unione Sovietica.

   Alla Deutsche Sudamericanische Bank di Buenos Aires, come pure nella vicina Deutsche Uberreiche Bank, un terzo del personale è tedesco. Dal 1953 al 1957, sotto la regia di Schacht e tramite il braccio operativo dell’avvocato Hermann Achenbach, si registra un’inversione di tendenza nella circolazione di capitali tra la Germania e il Sud America: i soldi arrivati qui nel 1943 e il 1945 cambiano rotta. Nel frattempo si sono ricostruite le fabbriche in Spagna, a Barcellona, a Getafe e a Cadice. A occuparsi delle industrie che producono in Spagna gli aerei Messerschmidt è Léon Degrelle, che rappresenta anche le industrie Focke-Wulf, Dornier, Heinkel e Junker.

   Una delle figure di maggior rilievo nelle operazioni di recupero dei beni sudamericani è il vecchio industriale Fritz Thyssen, amico di Bormann sin dal 1923. Thyssen non smise mai di finanziare il partito nazista, cui era si era iscritto dal 1931, e come lui lo fecero alcuni suoi amici, anch’essi del circolo di Keppler[15] industriali affiliati alla Massoneria.

   In meno di cinquant’anni, dopo la fine confitto, i “vecchi signori” (questa è la definizione loro assegnata nei servizi segreti), appoggiati da Abs e Pferdmenges, hanno reintegrato in Germania beni, denaro industrie e reti commerciali per un valore di 400 milioni di dollari, riciclato i beni occulti del Terzo Reich nella nuova Repubblica Federale Tedesca. Hanno vissuto tutte le stagioni della Germania trovandosi a manovrare in modo che né l’URSS né le comunità ebraiche alzassero la voce per denunciare le loro attività. Hanno sostenuto Hitler dagli anni ’30, poiché esponenti dei circuiti finanziari e bancari che cercavano di far risollevare dalla crisi politica ed economica la Germania di Weimar. Vissuta l’avventura del Terzo Reich, hanno creato legami economici con le prime multinazionali tedesco-americane, anglo-tedesche ed europee.

   È grazie al loro lungimirante e disinvolto realismo politico che l’enorme patrimonio, industriale e finanziario del Terzo Reich è stato traghettato nella Germania post bellica.

   In sostanza dopo la seconda guerra mondiale è nato il Quarto Reich che non s’identifica in un territorio preciso, né ancora in un preciso movimento politico ma in una rete di idee mitologie influenze diverse.

   Ma tutto ciò è ancora una risposta parziale. Se pensiamo alla rete Gehlen che agì di concerto con gli Stati Uniti, oppure alla rete di Otto Skorzeny che rappresentò il ponte fra Stati Uniti, Spagna franchista e Argentina peronista. Alle associazioni degli ex combattenti delle SS. A società come Stille Hilfe che garantisce una mutua assistenza ai “pensionati” del Terzo Reich. Realtà che dispongono denaro, spregiudicatezza politica e un’indubbia volontà di potere si deve capire che esso è qualcosa che non c’è pubblicamente ma che opera nell’ombra, si potrebbe dire che è la parte oscura del potere, un esempio per tutti: MK ULTRA.

   Tali esperimenti prevedevano l’uso di ipnosi, sieri della verità, messaggi subliminali, farmaci (soprattutto LSD), impianto di elettrodi, elettroshock e numerose altre metodologie atte a manipolare gli stati mentali delle persone scelte alterandone le funzioni cerebrali, ivi comprese pratiche di deprivazione o alterazione sensoriale e del sonno, isolamento, abusi verbali e sessuali, così come delle varie forme di tortura. I documenti recuperati indicano che la CIA avrebbe fatto tutto questo, al fine di controllare le menti delle persone sottoposte. Le cavie umane erano dipendenti dell’Agenzia, personale militare, agenti governative, prostitute, pazienti con disturbi mentali e persone comuni; il tutto con lo scopo di verificare che tipo di reazione avessero queste persone sotto l’influsso delle persone o altre sostanze.

   Tra gli operatori (ma sarebbe meglio dire i criminali) in seno al Progetto MKULTRA spicca il tenente colonello dell’esercito USA esperto in spionaggio psicologico Michael Aquino, che nel 1975 fondò il Tempio di Set assieme ad un certo numero di elementi appartenenti alla Chiesa di Satana. Aquino, sotto la direzione del comandante Paul Valley, ha scritto un articolo intitolato From PSYOP to Mind War: The Psychology of Victory. Egli sosteneva che i concetti alle base delle operazioni di spionaggio psicologico erano obsoleti, e che c’era bisogno di un modo nuovo di spiegare in che modo i militari possono utilizzare la guerra psicologica per raggiungere i loro obiettivi. Aquino, collegato al satanista Anton La Vey, fu anche indagato poiché sospettato di essere al centro di una organizzazione di pedofili. Nel 1972 La Vey e Aquino si separarono a causa di divergenze sulla natura di Satana (Aquino credeva a Satana come entità reale, mentre La Vey lo riteneva solo entità una entità simbolica).

   Tutto questo porterà nel 1975 alla costituzione del Tempio di Set, divenuto un organismo che pretende di essere il leader mondiale delle organizzazioni iniziatiche appartenenti alla cosiddetta “Via della mano sinistra”[16] professando la via setiana rifacentesi all’antico dio egizio Set (divinità primigenia del caos – guarda caso –delle guerra e della forza bruta) e alla pratica della Magia Nera. Pur con tali inequivocabili e negativi caratteristiche, il Tempio di Set è stato nondimeno riconosciuto in California come una organizzazione religiosa non-profit. Che l’antico esoterismo mediorientale pre-biblico di ispirazione “demoniaca” abbia trovato spazio e credito negli odierni ambienti dei servizi segreti USA come pure in altre realtà statunitensi di potere quali gli Skull and Bones e il Bohemian Grove può indubbiamente apparire sconcertante ai più. Ma non a chi conosca le remote ed occulte radici storico-culturali di tutto ciò.

   Essendo il gruppo più giovane, il gruppo “tedesco” raggiunse i vertice del potere negli anni ’80 del secolo scorso soprattutto sotto l’amministrazione di Ronald Reagan e dei suoi due uomini forte Caspar Weinberger e George Schultz, nonché della più recente esperienza di governatore della California dei cittadino austriaco Arnold Schwarzenegger (il cui padre era stato un membro del partito nazista).[17]

   Quando parliamo di nazismo bisogna avere chiaro la differenza che passa tra base di massa e base sociale. Poiché una base di massa non è sempre coincidente con la base sociale: la piccola borghesia è stata la base di massa del fascismo italiano ma la sua base la sua base sociale era la grande industria e i grandi agrari.

   Ora partiamo dal fatto che uno dei principali contrassegni che caratterizza la fase imperialista del capitalismo è contrassegnata dalla fusione del capitale bancario col capitale industriale, col formarsi in sostanza del capitale finanziario, di un’oligarchia finanziaria che tende a dominare completamente la vita sociale e politica e quindi lo Stato.

   I legami oggettivi di natura economica e finanziaria che s’intessono tra i vari gruppi monopolistici sono accompagnati da legami personali. Cioè questi legami oggettivi sono espressi naturalmente da persone, da uomini che sono alla direzione di gruppi produttivi o di gruppi finanziari. Si verifica quindi uno scambio di dirigenti. Nei consigli di amministrazione delle varie industrie si ritrovano gli stessi nomi; uomini di banca si ritrovano nei consigli di amministrazione di industrie e viceversa. Spesso in mancanza d’informazione sugli altri legami oggettivi che intercorrono tra gruppi diversi, l’esistenza delle stesse persone in consigli di amministrazione diversi è indice di questa colleganza.

   Nasce così un’oligarchia finanziaria, composta di questi capitalisti. Vi sono o sono stati in essa nomi mondiali come i Rockefeller, Morgan, i Ford, gli Stinnes, i Krupp, gli Agnelli ecc. ma ogni paese ha i suoi re la sua élite.

   Vi è anzi indubbiamente una correlazione tra la teoria della “classe eletta”, che si sviluppa alla fine del XIX secolo e che ha avuto in Italia il suo più alto sostenitore nel Pareto[18] e la sua base sociale costituita dal consolidarsi della oligarchia finanziaria.

   Così pure vi è una correlazione tra l’esigenza, in certi momenti una più stretta unità del capitale finanziario e la teoria del superuomo, del duce, del Führer.

   Ricordiamoci dell’impetuoso processo rivoluzionario che andò al di là della seconda guerra mondiale che investì tutti i continenti e che segno la fine del colonialismo classico. Il punto di partenza di questo gigantesco ciclo rivoluzionario è costituito dalla Rivoluzione d’Ottobre che per prima lanciò l’appello a spezzare le catene agli schiavi delle colonie fino a quel momento non solo privi di diritti, ma anche usati come carne da cannone nel corso dello scontro tra le grandi potenze imperialiste iniziato nel 1914.

   Il nazifascismo si presenta come reazione, a quell’appello. Non a caso esso trionfa, con modalità diverse, in tre Paesi che, giunti tardi al banchetto coloniale, si vedono frustrati nelle loro ambizioni e direttamente minacciati dalla possente ondata anticolonialista: e così, il Giappone cerca il suo “spazio vitale” in Cina; l’Italia in Etiopia, in Albania e altrove: la Germania in Europa orientale e nei Balcani.

   Se si analizzano i discorsi pronunciati da Mussolini nel periodo in cui era impegnato a celebrare l’aggressione all’Etiopia come un essenziale contributo alla diffusione della città europea in lotta contro uno “pseudo Stato barbarico e negriero” diretto dal “Negus dei negrieri”. Sembra di rileggere i testi che a suo tempo avevano scandito le tappe più importanti e più infami del colonialismo. Al Congresso di Berlino del 1885, alla vigilia del Congresso di Berlino del 1885, alla vigilia dell’annessione del Congo, Leopoldo II del Belgio dichiara: “Portare la civiltà in quella sola parte del globo dove essa non è giunta, dissipare le tenebre che avvolgono intere popolazioni: questa è – oso dirlo – una crociata degna di questo secolo di progresso”. E Mussolini nel dicembre 1934: “L’Etiopia è l’ultimo lembo d’Africa che non ha padroni europei”. Ovviamente le intenzioni sono ben altre da parte dei colonialisti, e i mezzi adottati per portare “progresso” e “civiltà” erano tutt’altro che civili e umani. I colonialisti belgi del Congo ridussero la popolazione indigena dai 20-40 milioni del 1890 agli 8 milioni del 1911. A loro volta, le truppe fasciste italiane ricorrono all’impiego massiccio di iprite e gas asfissianti, ai massacri su larga scala della popolazione civile, ai campi di concentramento.

   Nella sua guerra a Est, il Terzo Reich presenta le sue aggressioni, le sue conquiste come un contributo alla diffusione dell’esportazione e diffusione della civiltà. Subito dopo l’inizio dell’Operazione Barbarossa (l’aggressione all’Unione Sovietica), Hitler si atteggia, nel suo proclama del 22 giugno 1941 a “rappresentante, cosciente della propria responsabilità, della cultura e civiltà europea”.

   Perciò il nazismo è un cancro che nasce dentro la società capitalista. E non hanno del tutto del torto gli studiosi come Noam Chomsky e Naomi Wolf che hanno fatto un parallelo tra l’America di Bush e i fascismi europei: e non solo per la politica estera ma anche per le misure speciali di “sicurezza nazionale” prese (soprattutto quelle attuate dopo l’11 settembre 2001).

   Ebbene, è interessante considerare che un’icona dei think tank[19] di George Bush fosse il filosofo Leo Strauss.

   Leo Strauss, professore di filosofia politica all’università di Chicago dal 1953 al 1973, è stato, infatti, il maestro di una generazione d’ideologi e di politici che hanno rivestito ruoli di rilievo nel governo amerikano e nei settori neo-conservatori. Sono straussiani Paul Wolfowitz, ex presidente della Banca mondiale, e l’ex direttore della CIA James Woolsey, nel campo dei media John Podhoretz redattore del New York Post. Tra i pensatori e gli strateghi Samuel Huntington, Francis Fukuyama.

   Rimasti nell’ombra durante la presidenza Clinton, gli straussiani in quel periodo non sono però rimasti inattivi. Oltre a elaborare dottrine militari, tra cui quelle che furono in seguito applicate in Medio Oriente, in cui si prevede la fine degli accordi di Oslo. Il 3 giungo 1997 William Kristol due intellettuali “nella tradizione di Strauss” hanno lanciato a Washington, in collaborazione con l’American Entreprise, il Project for the New American Century, che si propone di rilanciare il ruolo di gendarme del mondo degli USA, a cominciare dall’intervento dell’Iraq. L’atto fondativo invita a una nuova politica estera basata “sull’egemonia globale benevola” degli Stati Uniti. Questa dottrina imperialista si poggia su due pilastri: il fondamentalismo religioso e la forte impronta imperialista con l’apologia senza veli della legge del più forte.

   Con sfumature diverse, questi erano gli stessi elementi che fondavano l’ideologia nazista. E si dà il caso che il legame tra l’America di Bush e la Germania di Hitler sia proprio Leo Strauss, già allievo e collaboratore del filosofo e giurista Carl Schmitt il quale, ammetterà lo stesso Strauss, furono fra coloro che spianò la strada al nazismo: “Un gruppo di professori e di scrittori hanno aperto la via a loro insaputa o no, a Hitler, Spengler, Möller van der Bruck, Carl Schmitt, Ernst Jünger, Martin Heidegger”.[20]

   Leo Strauss, era ebreo, era riuscito a fuggire dalla persecuzione nazista rifugiandosi negli USA anche grazie agli auspici del maestro. Nel 1933 in una lettera a Gershom Scholem, importante studioso di cabala ebraica, affermava di dover ringraziare Schmitt per la borsa di studio ottenuta dalla Fondazione Rockefeller che gli aveva permesso di emigrare con il pretesto di studiare Hobbes in Inghilterra. La corrispondenza tra Strauss e Schmitt tra il 1932 e il 1933 portò quest’ultimo a rivedere in maniera significava il suo lavoro La concezione della politica. Al momento in cui la fuga del giovane filosofo ebreo interruppe la loro collaborazione, Strauss e Schmitt lavoravano assieme su quella teoria dello Stato “totalitario”.[21]

   Giurista tra i più considerati dal governo nazista, Carl Schmitt, influente professore che era già stato consigliere giuridico del governo von Papen, pose le basi per lo snaturamento della Costituzione della Repubblica di Weimar e il successivo smantellamento del sistema costituzionale fondato sulle idee del liberalismo politico e dei diritti costituzionali. Considerando questo sistema impotente corrotto e inadeguato per pendere le misure necessarie le misure necessarie nel momento in ci la Germania affondava economicamente, propose di sostituirgli un regime eccezionale che snellisse le procedure dei sistemi legislativo ed esecutivo – governando sostanzialmente per decreto – e di stabilire una temporanea dittatura presidenziale. Schmitt ammirava Mussolini, con cui aveva discusso di diritto romano, e riteneva che il dittatore italiano avesse costituito un sistema perfetto fondato su uno Stato autoritario, oltre che sulla Chiesa, su un’economia di “libera impresa” (eufemismo per dire capitalismo), e su un mito fondativo forte capace di stimolare e affascinare il popolo. Fu infine Schmitt a fornire il quadro giuridico per l’introduzione delle misure d’emergenza che i nazisti inaugurarono all’indomani dell’incendio del Reichstag, il 27 febbraio 1933. E quando Hitler invase la Polonia, l’autorevole giurista giustificò la legalità della guerra preventiva con le esigenze della sicurezza tedesca serviva una sfera d’influenza capace di proteggere il Reich dalle “orde bolsceviche che premevano sui confini orientali”.

   Le tre élite possiedono anche una sorta di ideologia, che si sposta dal veteronazismo del gruppo californiano, alla destra tradizionale di stampo confessionale del gruppo texano allo pseudo sinistrismo elitario tipico di coloro che passano la vita a speculare nelle borse mondiali, muovendo miliardi di dollari creati artificialmente dalla Federal Reserve ad uso di Walle Strett, e che hanno perso contatto con il concetto produttivo del lavoro, tratto distintivo dei “bostoniani”.[22]  I tre gruppi marcano la propria presenza in modo trasversale nei due partiti nazionali, con una presenza maggiore dei californiani e dei texani nel partito repubblicano e dei bostoniani in quello democratico, ma senza alcuna rigida rappresentanza di tali idee all’interno dei due comitati elettorali che sono, alla fine dei conti, i maggiori partiti a stelle e strisce. Questi tre gruppi di potere interagiscono poi con quelli meno importanti e locali, disseminati nel territorio USA, ed hanno interessi diversi nonché disegni strategici differenti, rispecchiando così la natura vasta e disomogenea degli USA. Quando i tre gruppi riescono a concordare su una o più strategie, allora di genera una pressione irresistibile sul Presidente tramite varie cinghie di trasmissione che principalmente sono: il Congresso degli Stati Uniti, i comitati elettorali repubblicano e democratico, i mass media che negli USA sono ancora più manipolatori di quelli europei. Il terminale di queste violente pressioni “esterne” è la figura del Presidente, pensata all’interno di una costituzione che, sia pure emendata, risale al 1787, e che si rivolgeva criticamente alle monarchie europee di fine settecento. Il risultato di questa singolare elaborazione è stato quello di dare poteri al presidente americano simili, fatte le debite proporzioni temporali, a quelli dei sovrani che hanno guidato gli imperi centrali nella prima guerra mondiale, come Guglielmo II oppure Francesco Giuseppe: veri capi di governo e veri capi dell’esercito. Il potere dei presidenti e solo relativamente bilanciato dalle camere dei deputati e dai senatori, ed ancora dal potere giudiziario che negli Stati Uniti è estremamente disarticolato e legato al territorio. I tre gruppi di potere descritti devono fronteggiare enormi problemi che li costringono perennemente alla ricerca di una strategia risolutiva ed al necessario ma anche arduo allineamento tra loro: il fantastico debito pubblico americano che, nel all’inizio del 2020 si attesta intorno ai 22.000 miliardi di dollari (il debito pubblico italiano si attesta intorno ai 2.400 miliardi, se proprio vogliamo fare un paragone); che comporta come diretta conseguenza che il tempo lavora contro gli USA. L’enorme debito americano rende il dollaro tecnicamente privo di un suo valore economico, e solo la minaccia della ritorsione militare statunitense in caso di rifiuto dell’uso del dollaro nelle transazioni internazionali, a costringere mondo ad accettare ancora il biglietto verde come elemento di scambio con beni e servizi reali e tangibili. Per difendere il ruolo indifendibile del dollaro, a partire dall’inizio del XXI secolo i presidenti USA hanno adottato la strategia del perenne stato di guerra a bassa intensità, che è la continuazione della controffensiva che l’imperialismo porta avanti dal 1991.

      Dal 1991 di fronte alla crisi generale in atto, approfittando del crollo del revisionismo nei paesi dell’Est dove ancora sussistevano alcune precedenti conquiste della fase della costruzione del socialismo cessata nel 1956 e di fronte alle prime avanguardie della Rivoluzione Proletaria Mondiale (Perù, Filippine ecc.), l’imperialismo scatena un’offensiva controrivoluzionaria generale che pretende di scongiurare la rivoluzione come tendenza generale, storica e politica. Dalla guerra del golfo del 1991 gli USA si ergono a superpotenza generale. Quest’offensiva controrivoluzionaria è diretta contro il proletariato mondiale.

   Guerra permanente portata avanti con tutto ciò ad essa è accessorio (colpi di Stato, guerre locali per procura condotte da organizzazioni mercenarie tipo Al Qaida, ISIS, deposizioni si presidenti, assassini mirati come quello occorso del generale iraniano Soleimani ecc). I successi di questa strategia non sono mancati: ad esempio il vento bolivariano che aveva soffiato forte in Sud America e stato soffocato (grazie anche dei limiti e degli errori delle direzioni di questo movimento). Tuttavia il quadro mondiale è sempre più sfuggente al ferreo controllo di Washington e non potrebbe essere altrimenti considerando che la politica imperialista americana è ridotta di fatto alla sola minaccia militare.

   La Cina è la nuova officina del mondo, la Russia è tornata a giocare il ruolo di potenza mondiale, l’Europa è sempre di più in Giano bifronte, ex padroni sconfitti in due guerre mondiali e asserviti ed occupati militarmente, ma infidi detentori dell’Euro e pronti al “tradimento”[23] appena possibile. La fine del mandato di Obama ha coinciso con un passaggio delicato nell’elaborazione della nuova strategia mondiale: i tre gruppi di potere hanno dovuto scegliere se continuare lo stato di guerra a bassa intensità, magari aprendo nuovi conflitti locali (ad esempio promuovere una guerra di confine tra Pakistan e India), oppure passare con decisione a una guerra mondiale con tutte le incognite del caso soprattutto in ordine all’utilizzo dell’arma nucleare, oppure ancora cercare ancora una strategia che si ponesse nel mezzo alle due opzioni di bassa ed alta bellicosità.

LE TRE FORZE CHE CONTROLLANO LA POLITICA ESTERA USA

   È più realistico considerare la politica ed estera degli Stati Uniti in termini di complesso militare-industriale, complesso petrolifero e del gas (e minerario) e complesso bancario e immobiliare, piuttosto che in termini mistificatori di linea politica di repubblicani e democratici.

   I senatori e i deputati che contano non rappresentano i loro Stati e distretti, ma gli interessi economici e finanziari di chi ha maggiormente contributo alla loro campagna elettorale.

   Per quanto riguarda il finanziamento delle campagne elettorali negli USA c’è una data molto importante.

   Il 21 gennaio 2010 la Corte Suprema, accogliendo la richiesta dell’associazione conservatrice Citiznes United, deliberò che le società di capitali equivalgono a persone fisiche e quindi possono contribuire alle campagne elettorali senza alcun vincolo di sorta, di fatto autorizzandole a influenzare pesantemente l’esito delle elezioni con enormi e poco trasparenti elargizioni di denaro.

   Questi donatori rientrano fondamentalmente in tre blocchi principali gruppi oligarchici, che hanno acquisito il controllo del Senato e del Congresso per inserire i propri responsabili politici nel Dipartimento di Stato e in quello della “Difesa”.

   Il primo è il complesso militar-industriale: i produttori di armi come Raytheon, Boeing e Lockheed-Martin hanno ampiamente diversificato le loro fabbriche e l’occupazione in quasi tutti gli Stati, specialmente nel Congresso dove vengono eletti i capi dei principali Comitati del Congresso. La loro base economica è la rendita monopolistica ottenuta soprattutto dalla vendita alla NATO, agli esportatori del petrolio del Medio Oriente, e ad altri paesi con un surplus nella bilancia dei pagamenti. Le azioni di queste società sono aumentate immediatamente dopo la notizia dell’attacco russo, portando a un’impennata di due giorni del mercato azionario, poiché gli investitori hanno compreso che la guerra in un mondo di “capitalismo del Pentagono” fornirà la garanzia del paravento della “sicurezza nazionale” per profitti monopolistici da parte delle industrie belliche.

   Il complesso militar-industriale è tradizionalmente rappresentato al Congresso dai rappresentanti della California insieme con il Sud, saldamente filomilitare. Il conflitto ucraino promette un aumento vertiginoso delle vendite di armi alla NATO e agli altri alleati degli USA, arricchendo chi sta effettivamente dietro l’elezione di questi politici. Non è certamente che in paesi come la Germania e in Italia ci sia un aumento delle spese militari.

   Il secondo grande gruppo oligarchico è il complesso del petrolio e del gas, che cavalca lo speciale regime fiscale di agevolazioni garantito negli USA alle aziende che svuotano risorse naturali dal suolo per immetterle principalmente nell’atmosfera, negli oceani e nelle reti idriche. Così come il settore bancario e immobiliare cerca di massimizzare la rendita economica e i guadagni in conto capitale per alloggi e altri beni, l’obiettivo del settore petrolio gas e minerario è quello di aumentare al massimo il prezzo dell’energia, e quello delle materie prime, in modo da massimizzare i profitti derivati dalle risorse naturali. Ottenere il monopolio del mercato petrolifero nell’area del dollaro e isolarlo dal petrolio e dal petrolio e dal gas russo è da oltre un anno una delle maggiori priorità degli USA, poiché l’oleodotto Nord Stream 2 (che è stato bloccato)[24] minacciava di collegare più strettamente l’economia dell’Europa occidentale con quella russa.

   Se è vero che le attività riguardanti petrolio, gas e minerali non sono situate in tutti i distretti elettorali degli USA, lo sono però i loro investitori. I senatori del Texas e di altri Stati occidentali produttori di petrolio e minerali sono i soggetti principali del complesso del petrolio, del gas e minerario, e il settore del petrolio influenza fortemente il Dipartimento di Stato affinché questo fornisca lo scudo della “sicurezza nazionale” per speciali agevolazioni fiscali al settore.

   L’obiettivo politico accessorio è ignorare e rifiutare le spinte ambientaliste a sostituire petrolio, gas e carbone con fonti di energia alternative. Ecco perché l’amministrazione Biden ha sostenuto l’espansione delle perforazioni offshore, ha promosso l’allacciamento dell’oleodotto canadese alla fonte di petrolio più sporca del mondo nelle sabbie bituminose di Athabasca[25] e ha celebrato la rinascita del fracking .[26]

   Il terzo grande gruppo oligarchico è il settore finanziario della finanza, delle assicurazioni e del mercato immobiliare. Che è il moderno successore capitalista-finanziario della vecchia aristocrazia fondiaria postfeudale europea che vive di rendite fondiarie. Poiché attualmente la maggior parte delle abitazioni nel mondo sono occupate dai proprietari (sebbene dopo l’ondata di sfratti, la percentuale di proprietari che non occupano le case sia in forte aumento), l’affitto dei terreni viene pagato in gran parte al settore bancario sotto forma di interessi sui mutui e ammortamento del debito (con indici crescenti debito/patrimonio poiché i prestiti bancari gonfiano i prezzi delle case). Circa l’80% dei prestiti bancari statunitensi e britannici sono nel settore immobiliare e vanno a gonfiare i prezzi dei terreni per creare plusvalenze, che sono effettivamente esentasse per i proprietari assenti.

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLE E’LITE

   L’antica Roma si è caratterizzata per l’internazionalizzazione delle élites. La sua forza, almeno fino al III secolo, risiedeva nella capacità di integrare nella classe dirigente elementi appartenenti dalle periferie dell’impero. Questi elementi si integravano al vecchio nucleo centrale dell’impero, proveniente dalla penisola italica. La decadenza dell’Impero coincise con la progressiva autonomizzazione delle élites “nazionali”.[27] Con la caduta della parte occidentale dell’Impero, sotto la pressione barbarica, si ebbe il decadimento della produzione agricola e artigianale e delle città, cui seguì quelle delle élites ad esse legate. L’affermazione del modo di produzione feudale portò ad una economia essenzialmente di sussistenza e priva di scambi al di fuori di aree ristrette. La definitiva sparizione di un mercato internazionale, anche a seguito alla chiusura delle rotte del Mediterraneo dovuta all’espansione araba, determinò anche la sparizione dei collegamenti tra le élites. Soltanto dopo il 1000 ebbe inizio una rinascita degli scambi e una ripresa delle città, centri del commercio e della produzione artigiana specialmente in Italia, soprattutto dopo le crociate, divenne intermediaria tra l’Europa tra l’Europa e l’Oriente, attraverso le sue repubbliche marinare. Le fiere dello Champagne nel 1200 rappresentarono il nuovo centro dell’economia mercantile dell’Occidente e gli ebrei, proprio perché popolo disperso geograficamente, costituirono “la prima rete mondiale”.[28] Ma è nell’Italia centrosettentrionale che, 1200 e 1600, nasce il primo capitalismo. Questo porta con sé l’invenzione della moderna finanza, delle moderne tecniche contabili, della banca, e soprattutto del debito pubblico. Il modo di produzione capitalistico è il contrario dell’economia chiusa feudale, dal momento che si fonda sull’estensione degli scambi, e sul continuo superamento dei confini del mercato. Dunque, alla nascita del capitalismo si collega la nascita di una nuova élite internazionale, che opera sui mercati finanziari e delle merci a livello interstatale. I membri di questa élite hanno rapporti continuativi con i loro colleghi di altre nazionalità, con il loro Stato e con gli Stati e con le corti di tutta Europa. Essi sono i prestatori necessari in un’epoca caratterizzata dalla nascita di grandi Stati-nazione, che portano a continue guerre per l’egemonia continentale, combattute con eserciti permanenti e armamenti sempre più tecnologicamente avanzati e sempre più costosi, come le artiglierie, le fortificazioni in profondità, le flotte oceaniche. I rapporti tra élite finanziaria e Stato si traducono anche nella conquista del potere politico diretto, attraverso cui l’élite finanziaria si fonde con quella politica e con lo Stato. Col tempo la nuova élite della ricchezza, anche grazie ai matrimoni con i membri della nobiltà, e, in qualche caso, con delle case regnanti, diventa parte dell’aristocrazia.

   Esemplificativo il caso dei Medici: da questa famiglia di banchieri fiorentini vengono due papi, due regine di Francia e tre duchi. A fronte del fallimento di altre famiglie di banchieri come i Bardi e i Peruzzi, travolti dall’insolvenza del re d’Inghilterra, scelsero la diversificazione, basandosi su relazioni a partire dal cliente più solvibile di tutti, il papato. Come afferma Niall Fergusson[29] i Medici furono anche “i primi banchieri a compiere la transizione dal successo finanziario a uno Stato e al potere ereditario[30], sottomettendo la Repubblica fiorentina. Un fattore di internazionalizzazione del mercato finanziario e delle élites fu la creazione del debito pubblico, le cui radici affondano nello stato di guerra endemico in cui versavano le città-Stato italiane tra il 1300 e 1400. Le guerre venivano combattute mediante costose compagnie di mercenari e le città-Stato italiane ben presto si ritrovarono con le finanze a secco. A Firenze si ricorse allora al prestito obbligatorio (da cui il termine obbligazioni) da parte dei cittadini in cambio di un interesse. Inoltre, il capitale investito rimaneva liquido in quanto poteva essere venduto ad altri. Il debito pubblico rafforzava quella caratteristica che rende il capitale tale, la mobilità. Al prestito pubblico fiorentino, in realtà, contribuivano solo poche migliaia dei cittadini più ricchi ed in particolare la stessa famiglia Medici. Il sistema funzionava così bene perché i Medici stessi, insieme a poche altre famiglie, controllavano il governo della città e quindi la finanza pubblica. A dimostrazione che la forma oligarchica di governo, cioè il governo formato e controllato dalle élites finanziarie, è la migliore garanzia del pagamento del debito. Una condizione che, sulla base dell’esperienza più recente, è considerata necessaria anche oggi.

   Ad ogni modo, in Europa tra 1200 e 1500 si affermò la negoziazione della moneta internazionale privata, cioè la pratica del cambio valutario mediante lettere il credito.[31] In pratica, si trattava di garantire i pagamenti internazionali, mediante filiali bancarie sparse un po’ dovunque, alla presentazione di una lettera di credito. Era una specie di primo sistema monetario, che rappresenta l’infrastruttura dello sviluppo commerciale e finanziario continentale. L’anima del sistema era costituita da una casta di mercanti-banchieri caratterizzata dalla stabilità e dalla coesione del gruppo sociale al quale appartenevano. La possibilità esercitare il cambio tramite lettera era legata alla parentela con le poche grandi famiglie italiane che svolgevano un ruolo di primo piano nel commercio intereuropeo e nelle operazioni bancarie. Alla strutturazione per famiglie, favorita dalla pratica dell’endogamia, si accompagnava la ripartizione geografica basata sulla città di origine, che determinava la creazioni di “nazioni”: i fiorentini, i lucchesi, i genovesi, più tardi i veneziani. Tali “nazioni”, disperse in Europa, la ricoprirono di una rete fortemente organizzata di corrispondenti insediati nelle maggiori piazze commerciali. In questo modo le “nazioni” dei mercanti-banchieri italiani, vennero a costituire la larga maggioranza nella comunità degli uomini d’affari europei. In Francia, gli uomini d’affari italiani, che erano appena il 5 per cento dei contribuenti, nel 1571 pagarono l’80% delle imposte versate dagli stranieri e il 25 per cento dell’intero gettito. I mercanti banchieri esercitavano anche una notevole influenza politica, attraverso il prestito ai sovrani. I genovesi nel 1519 figuravano tra i promotori della corruzione dei grandi elettori dell’Impero a danno del sovrano francese, Francesco I, e a sostegno del monarca spagnolo Carlo V. Col tempo si legarono sempre più alla Spagna, soppiantando i Fugger come prestatori della corona spagnola, cui anticiparono l’oro, attraverso l’uso di lettere di cambio, che serviva per pagare le truppe, che combattevano nelle Fiandre. In cambio dirottavano verso i porti italiani i lingotti di argento che provenivano dalle colonie spagnole dell’America Latina. Il sistema, che caratterizzò quello che è stato definito “il secolo dei genovesi”, era triangolare e definiva uno spazio monetario e finanziario europeo all’interno di uno spazio mondiale. Al vertice del triangolo c’erano le fiere di Bisenzone[32] e successivamente di Piacenza, dove si raccoglieva l’oro che, grazie a Venezia, proveniva dagli scambi commerciali con l’Oriente, e i prestiti derivanti dell’enorme attivo commerciale delle manifatture di Fiandra e Milano con il resto d’Europa. In Spagna, c’era Medina di Campo, dove venivano negoziati gli asiento[33], i contratti pubblici di prestito tra genovesi e corona spagnola, e Siviglia e a cui arrivava l’argento americano, che poi rifluiva verso l’Italia. Infine, ad Anversa arrivava dall’Italia l’oro destinato in parte alle truppe spagnole nelle Fiandre e in parte ai mercati del Baltico e dell’Inghilterra. Si trattava di un sistema mondiale che collegava, attraverso l’Europa, le Americhe alla Cina, da sempre assetata di argento per il suo sistema monetario. Dietro quella che poteva che può essere definita la prima “globalizzazione” della storia c’è il primo capitalismo di Genova e delle sempre più ricche città-Stato italiane. Ma, soprattutto, si affacciava per la prima volta alla ribalta della storia una nuova élite finanziaria internazionale. Dopo il 1650 Genova e l’Italia entrarono in un lungo periodo di decadenza e arretratezza, che durerà più di due secoli.Solo con l’industrializzazione a cavallo tra Ottocento e Novecento e, soprattutto, con il boom economico del secondo dopoguerra l’Italia riagganciò il gruppo di punta dei paesi imperialisti. Le ragioni del declino dell’Italia furono diverse. Tra queste, oltre al declino dell’impero spagnolo, l’essersi troppo fidati delle loro prodezze finanziarie ignorando il sempre più importante commercio atlantico e la concorrenza sleale basata sulle imitazione dei prodotti italiani con merci scadenti ma a basso costo da parte del Nord Europa come sostiene Braudel[34]. Ma la ragione principale è probabilmente da rintracciarsi nella mancanza nell’Italia di allora di uno Stato nazionale che fiancheggiasse e proteggesse militarmente, come invece accadeva in Olanda, Portogallo, Francia e Inghilterra, le flotte e i mercanti nelle costruzioni di reti commerciali nelle Americhe e nelle Indie orientali[35]. Del resto, Genova stessa con il suo governo debole militarmente e politicamente era quanto di più lontano dalla concezione moderna dello Stato e del capitalismo di Stato. Fu per l’appunto questa condizione di debolezza a costringere i mercanti-banchieri genovesi a perfezionare i loro strumenti finanziari transnazionali. Infatti, Giovanni Arrighi[36] ha identificato Genova il tipo ideale di tutte di tutte fasi di “capitalismo (finanziario) cosmopolita”,[37] il cui prototipo viene rintracciato dalla Repubblica di Venezia, il cui governo oligarchico ha rappresentato nella forma più pura di quello che Marx ebbe definire il “comitato di affari della borghesia[38].

   Il ruolo egemonico del capitalismo (finanziario) cosmopolita genovese fu preso, tra il 1620 e 1630, dal capitalismo (monopolistico) di Stato olandese che si basò fin dal principio su una propria autonomia e competitività nell’uso nel controllo della forza, ovvero sull’intervento di uno Stato militarmente organizzato. Successivamente nel Seicento, gli olandesi dovettero soccombere ad una forza capitalista organizzata in uno Stato più grande e potente, l’Inghilterra. Il capitale finanziario cosmopolita rinacque come haute finance (alta finanza), affermandosi durante l’egemonia affermandosi durante l’egemonia inglese, nel corso dell’Ottocento, soprattutto nella seconda metà del secolo. Esempio tipico e più importante della nuova alta finanza fu la famiglia Rothschild, i cui discendenti sono ancora oggi parte dell’élite finanziarie mondiale, risultando collegati in vario modo al Gruppo Bilderberg sia alla Commissione Trilaterale. I   Rothschild presentano alcuni tratti comuni con i genovesi, così come il secolo dell’alta finanza presenta similitudini con il “secolo dei genovesi”. In primo luogo, i Rothschild si arricchirono grazie al sostegno dell’Inghilterra durante le guerre napoleoniche, prima fornendo l’oro necessario alle truppe britanniche impegnate nella penisola iberica e poi beneficiarono dopo la battagli di Waterloo, della crescita dei prezzi dei titoli di titoli di Stato britannica di cui precedentemente avevano incetta. In realtà il mercato obbligazionario rimase sempre la loro anche principalmente area di competenza. Inoltre, il loro successo dipese dalla loro organizzatissima rete commerciale, basata sui forti legami familiari, che erano diffusi in tutta l’Europa. Soprattutto si basò sulla capacità di saltare sul carro della potenza egemone e stabilire, come fecero i genovesi, come i genovesi con la Spagna, una alleanza con essa, ricavandone protezione e trattamenti preferenziali. Il patrimonio della Casa Rothschild crebbe dagli 1,8 milioni di sterline del 1818 al 9,5 del 1852 e 41 del 1899[39]. Il loro potere era tale che molti contemporanei quanto Hobson scrisse nel 1902: “Non è possibile utilizzare rapidamente una grande di capitale senza con il loro consenso tramite le loro agenzie finanziarie. Qualcuno pensa davvero che uno Stato europeo potrebbe iniziare una grande guerra, o che un cospicuo finanziamento statale potrebbe venire sottoscritto se Casa Rothschild e le sue associate si opponessero?[40]

   È sbagliato ritenere che i Rothschild interessino soltanto le guerre, poiché l’alta finanza non ha interesse a favorire una potenza rispetto ad un’altra ma sull’equilibrio di potere in Europa. La loro alleanza con l’Inghilterra derivava dalla sua indiscussa egemonia, che rese per molto tempo impossibile a qualunque altra potenza europea o coalizione di potenze sfidarla sul terreno della forza, e dell’adesione dei suoi governi al principio del libero scambio. L’Inghilterra attirava da tutto il mondo i capitali che non trovavano adeguata collocazione per rispedirli per rispedirli ancora fuori, con la City di Londra come intermediaria. A gestire questa rete di scambi mondiale era l’élite dell’alta finanza. Questa élite si basava, allo stesso modo dell’élite italiana, spesso, a gruppi familiari. E trovava la sua caratteristica principale nel cosmopolitismo, favorito dalla forte mobilità tipica del capitale e legata ai debiti pubblici: “I Rothschild non erano sottoposti ad alcun particolar governo, come famiglia incarnavano il principio astrato dell’antinazionalismo; la    loro lealtà era verso la ditta il cui credito era diventato il solo vincolo sovranazionale tra governo politico e sforzo industriale in una economia mondiale in rapido sviluppo. In ultima analisi la loro indipendenza sorgeva dalle necessità del tempo, che richiedevano un agente sovrano che disponesse della fiducia degli statisti nazionali e degli investitori internazionali. Era a questa necessità vitale che la metafisica extraterritorialità di una dinastia di banchieri ebrei domiciliata nelle varie capitali europee offriva una soluzione perfetta[41].

   L’alta finanza ottocentesca rappresentò, dunque, un fattore di stabilità nel continente europeo. Infatti, tra la fine delle guerre napoleoniche (1815) e lo scoppio della prima guerra mondiale (1914) le potenze europee si trovarono impegnate a farsi la guerra solo per diciotto mesi, mentre nei due secoli precedenti si erano combattute tra i sessanta e i settant’anni. 

   Quando l’aumento della concorrenza tra capitali, verificatosi durante la Grande depressione del 1873-1875, si trasformò in concorrenza tra Stati, si mise in moto il meccanismo che condusse a quel conflitto generale che l’alta finanza paventava e temeva. Questi timori trovarono conferma con la Prima guerra mondiale, che scosse gravemente la presa dell’alta finanza sull’economia internazionale. Ma la dissoluzione definitiva del ruolo dell’alta finanza si verificò dopo la guerra, quando crollò la base aurea internazionale, portando con sé la disgregazione dell’economia mondiale. Allora i capitali di rinserrarono all’interno degli imperi, legati ai singoli Stati-nazione, portando a una nuova conflagrazione bellica generale. Solo dopo la seconda guerra mondiale, ricominciò, insieme alla ricostruzione di un mercato mondiale, il processo di internazionalizzazione della borghesia. E in particolare di ricostruzione dell’egemonia dell’alta finanza che giungerà a compimento con l’affermazione di una nuova “globalizzazione” alla fine degli anni ’80 del secolo appena trascorso e con la restituzione negli anni ’90 al mercato autoregolato del potere di decidere dalla quantità di moneta e finanza.

    Ciò che possiamo sintetizzare da quanto detto sopra è che, il capitalismo è tendenzialmente e nella sua intima essenza internazionale come caratteristica essenziale l’internazionalismo delle sue élite dirigenti. Il ruolo che queste ricoprono è quello di “agente sovrano” del capitale. Il rapporto che tale agente sovrano intrattiene con il potere dello Stato (degli Stati, per essere più corretti) muta a seconda delle fasi storiche. Ciò comporta una variazione del grado di autonomia delle élite che arriva fino al cosmopolitismo.

   Una delle conseguenze della crisi generale capitalismo cominciata nella metà degli anni ‘70 c’è lo sviluppo delle contraddizioni interimperialiste. Esse si sviluppano man mano che si accentuano le difficoltà di valorizzazione del capitale e quindi si acuiscono i contrasti tra i capitalisti, ognuno dei quali lotta per la sua sopravvivenza.

   Dopo la seconda guerra mondiale gli USA hanno assicurato la persistenza o il ristabilimento del dominio delle classi borghesi nella parte continentale dell’Europa Occidentale, in Giappone e in buona parte delle colonie. In alcuni di questi paesi lo Stato borghese era completamente dissolto a seguito della guerra (tipica la situazione della Germania); negli altri, gli Stati borghesi erano fortemente indeboliti e prossimi al collasso. Di conseguenza, le borghesie dei paesi continentali dell’Europa Occidentale e del Giappone non ebbero di meglio che accettare l’autorità degli USA per ristabilire il loro dominio di classe. La Borghesia Imperialista USA aiutò la borghesia dei singoli paesi a ricostruire propri Stati. Difficilmente avrebbe potuto fare diversamente, cioè assorbire direttamente la parte continentale dell’Europa Occidentale, il Giappone e le colonie degli ex Stati coloniali nei confini del proprio Stato sotto un’amministrazione unificata: sia per il movimento popolare (che in molti paesi era a guida comunista) presente in molti paesi dell’Europa Occidentale che, tra l’altro, aveva l’appoggio dell’URSS, sia per l’opposizione delle borghesie europee e francese. Gli USA, tuttavia posero molti limiti alla sovranità di alcuni Stati, in particolare degli Stati giapponese, tedesco, italiano, greco, turco e anche alla sovranità dell’Inghilterra e dei domini britannici, assicurandosi vari strumenti di controllo della loro attività e d’intervento in essa.

   Nei quarant’anni successivi i contrasti tra questi Stati e gli USA non hanno avuto un ruolo rilevante nello sviluppo del movimento economico e politico, con l’eccezione delle tensioni con Francia e Inghilterra in occasione della campagna di Suez (1956).

   Tutto questo non significa che era finita l’era l’epoca delle guerre tra Stati imperialisti come s’illudevano i revisionisti. Finché gli affari andavano bene, finché l’accumulazione del capitale si è sviluppata felicemente (e ciò è stato fino all’inizio degli anni ’70), non si sono sviluppate contraddizioni antagoniste tra Stati imperialisti, né potevano svilupparsi se è vero che esse sono la trasposizione in campo politico di contrasti antagonisti tra gruppi capitalisti in campo economico.

   Il problema si è posto a partire dalla metà degli anni ’70 ed il problema sta proprio e solo in questo: man mano che le condizioni di valorizzazione del capitale diventano difficili, lo Stato USA continua a essere il miglior garante (sia pure di ultima istanza) della borghesia giapponese e quindi del suo dominio in Giappone, il miglior garante della borghesia tedesca e quindi del suo dominio in Germania ecc. nella misura in cui questo predominio è una garanzia per il buon andamento delle varie economie, degli affari delle varie borghesie.

   La lotta che gli USA per la difesa dell’ordine internazionale, è nella realtà la lotta dei capitalisti USA per garantirsi la stabilità politica negli Stati Uniti, cioè del dominio di classe sulle masse popolari degli USA anche a scapito degli affari della borghesia di altri paesi, diventando quindi un fattore di instabilità politica di altri paesi.

   Né i capitalisti operanti in altri paesi possono concorrere a determinare la volontà degli USA al pari dei loro concorrenti americani, benché vi sia una discreta ressa di esponenti della Borghesia Imperialista specie di paesi minori a installarsi negli USA, a inserirsi nel mondo politico ed economico USA: dai defunti Onassis e Sindona, molti grandi capitalisti di altri paesi hanno cercato di “mettere su casa” negli USA.

   Esiste anche un’altra possibilità che man mano che aumentano le difficoltà dell’accumulazione del capitale, una frazione della Borghesia Imperialista mondiale tenti di imporre un’unica disciplina a tutta la Borghesia Imperialista costruendo attorno agli USA il proprio nuovo Stato sovranazionale: quest’ultimo assorbirebbe più strettamente in sé gli altri Stati limitandone ulteriormente l’autonomia.

   Negli anni trascorsi dopo la sonda guerra mondiale si è formato un vasto strato di Borghesia Imperialista Internazionale, legata alle multinazionali con uno strato di personale cresciuto al suo servizio.

   Già sono stati collaudati numerosi organismi (monetari, finanziari, commerciali) sovrastatali nei quali quello Strato di Borghesia Internazionale esercita una vasta egemonia.

   Parimenti si è formato un personale politico, militare e culturale borghese internazionale. Di conseguenza il disegno della fusione dei maggiori Stati imperialisti in unico Stato ha oggi maggiori basi materiali di quanto ne avessero gli analoghi disegni perseguiti nella prima metà del secolo scorso, dalla borghesia anglo-francese (Società delle Nazioni), dalla borghesia tedesca (Nuovo Ordine Europeo nazista), dalla borghesia giapponese (Zona di Coprosperità). Ma la realizzazione di un processo del genere, mentre avanza e si accentua la crisi economica, difficilmente si realizzerebbe in maniera pacifica, senza che gli interessi borghesi lesi dal processo si facciano forte di tutte le rivendicazioni e i pregiudizi nazionali e locali.

SIONISMO: INGRANAGGIO DELLA CONTRORIVOLUZIONE MONDIALE

   A questa analisi non bisogna dimenticare il ruolo del sionismo.

   L’assalto nel 2010 a una flottiglia pacifista ci deve farci interrogare sul reale ruolo di Israele, sui rapporti che ci sono tra Stati Uniti e Israele e dell’interconnessione tra complesso industriale – militare americano e il suo omonimo israeliano. Per esempio: la General Dynamics, uno dei grandi produttori mondiali di armi degli U.S.A. è proprietario del 25% dell’Elbit che è il secondo produttore di armi israeliane. Ma non c’è solo questo, Israele non è solo il boia del popolo palestinese, esso è un ingranaggio della controrivoluzione mondiale. Quest’aspetto assume forme diverse:

  1. Come la vendita di materiale di guerra (Israele consacra il 9% del suo P.I.L. alla guerra) o di sorveglianza poliziesca o di spionaggio;
  2. Addestramento di personale alla lotta contro la guerriglia;
  3. Inquadramento di milizie paramilitari nei paesi dove il regime al potere è minacciato da rivolte popolari.





Vediamo alcuni esempi:

  1. Colombia: le competenze sioniste sono state messe a servizio del narcopresidente Uribe per aiutarlo a distruggere le FARC, è ben noto lo sporco lavoro del colonnello Yair Klein per quanto riguarda vendita di armi e addestramento dei paramilitari colombiani;
  2. Georgia: i consiglieri militari Israeliani e hanno addestrato l’esercito georgiano per l’attacco dell’Ossezia del sud e hanno installato basi missilistiche che possono attentare la sicurezza dell’Iran;
  3. Sri Lanka: i consiglieri israeliani hanno aiutato il governo di Colombo nella lotta di sterminio contro i ribelli Tamil;
  4. USA; la sorveglianza del muro di 3500 Km che separa gli USA dal Messico è assicurata da materiale israeliano.

   Non è la prima volta che Israele si assume il compito di fare il lavoro sporco di vendere armi a controrivoluzionari quando l’imperialismo USA vuole “mantenersi con le mani pulite”. Basta ricordarsi dell’Iringate, dove gli intermediari Israeliani fornirono armi statunitensi all’Iran per evitare che l’Iraq vincesse la guerra e con il ricavato di questa intermediazione, fornirono armi alla controrivoluzione nicaraguense.


   Israele è stata dagli anni ’60 e ’70 un subappaltatore del lavoro sporco degli Stati Uniti. In America Latina, in Africa e in Asia, Israele prima come Stato e in seguito con le aziende private ha svolto contemporaneamente questo compito affidatogli dall’imperialismo USA e ha fatto anche i suoi interessi.

   In Colombia i paramilitari hanno goduto un clima generale d’impunità, fino al gennaio 1989, quando un gruppo di uomini armati guidato dal famigerato narcotrafficante Alonso de Jesùs Baquero, si macchiò di un crimine dell’uccisione di 11 funzionari del potere giudiziario a La Rochela, che causò un’ondata di proteste internazionali e costrinse l’allora presidente Barco Vargas a “disconoscere” le organizzazioni paramilitari e a decretarne lo “scioglimento”, anche se nessuna misura fu intrapresa realmente per perseguirle e a recidere il legame con le forze armate.


   L’inchiesta sul massacro di La Rochela rivelò un altro particolare: alcuni dei membri del gruppo criminale erano stati addestrati da una ventina di mercenari Israeliani e da cinque “ex membri della SAS”, per le operazioni nella selva. [42]


   Quello di La Rochela non fu l’unico massacro effettuato da uomini addestrati dai mercenari israeliani e britannici. Il 4 marzo 1988, un gruppo di sicari assassinò venti raccoglitori di banane nelle fattorie Honduras e La Negra del distretto di Urabà; il mese successivo lo stesso gruppo paramilitare entrava a Turbo per sterminare un gruppo di lavoratori scampato alla strage di Urabà. Le indagini sui due massacri individuarono narcos, proprietari terrieri, ufficiali dell’esercito.


   Il gruppo di addestratori era guidato dal famigerato colonnello Yair Klein, già membro delle forze di élite di Israele. Nel 1985 dimessosi dalle forze armate, Klein aveva costituito una società di “consulenza militare” con lo scopo di vendere armi e fornire consigliere ai paesi terzi. Tra gli affari più grossi che questa società è stata la vendita di armi per due milioni di dollari a favore delle milizie falangiste libanesi.

   L’intervento di Israele in America Latina si sviluppata anche in Perù. Questo intervento contro la guerra popolare diretta dal PCP è stato denunciato in due documenti.


   Il primo documento è quello del Movimento Popolare Perù, organismo generato del PCP, che nel documento DENUNCIAMO ALLA OPINIONE PUBBLICA NAZIONALE E INTERNAZIONALE IL GRANDE GENOCIDIO CONTRO IL POPOLO ALLO SCOPO DÌ APPLICARE IL TRATTATO DÌ LIBERO COMMERCIO CON L’IMPERIALISMO YANQUI DÌ ANNIENTARE LA GUERRA POPOLARE del novembre 2009,[43] dice in maniera esplicita:
“COME PARTE DI QUESTO MAGGIORE INTERVENTO MILITARE DELL’IMPERIALISMO YANQUI, IL GOVERNO DI GARCÌA- GAMPIETRI CONTRATTA I SERVIZI DEI CONSIGLIERI MILITARI ISRAELIANI PER SVILUPPARE ANCOR PIÙ LA “LA GUERRA DI BASSA INTENSITÀ” DIRETTA DAL COMANDO SUD DEGLI SS.UU.


   L’equipaggiamento dei militari israeliani, comandati dal generale B. Ziv., consiglierà l’Esercito Peruviano su come affrontare il “narco-terrorismo” nella zona della Valle dei fiumi Apurìmac ed Ene (VRAE) e che questo lavoro impegneranno 12 milioni di dollari, leggiamo nel quotidiano “La primera” di Lima, 1 novembre 2009.


   Un militare a riposo ha avvertito che questi consiglieri potrebbero rientrare nel tentativo di stabilire “una testa di ponte” per “giustificare la presenza di una base di interdizione elettromagnetica” come parte dei “comandi cibernetici che i nordamericani stanno già installando in Sudamerica”, “ Così i nordamericani con l’aiuto del generale B. Zivnon necessiterebbero più di avere un forte contingente terreste, potrebbe bastare questa base cibernetica per mobilitare gli aerei dalle basi in Colombia o, se necessario, ai mercenari ‘comandanti del Blackwater’ per operazioni che non avrebbero nulla a che vedere con la lotta contro-sovversiva”. “Gli israeliani realizzarono opere di preparazione dello Stato Maggiore del Gruppo nazionale di Pacificazione, fecero lavori di addestramento militare nella selva, probabilmente nella base contro sovversiva di Mazamari, con pattuglie delle tre forze armate e raccomandarono l’acquisto di strumenti di intelligence elettronico e logistico. Il contratto che hanno firmato con il Ministero della Difesa è di 12 milioni di dollari”.


  
Questo significa che i “consiglieri israeliani” vanno a servire il piano egemonista e controrivoluzionario del padrone yanqui, servono alla lotta contro il Partito Comunista del Perù, contro la ribellione maoista in tutto il paese che cerca di forgiare un potente movimento antimperialista in Perù, America Latina e nel mondo.


   Lo Stato di Israele da tempo svolge il suo ruolo come strumento dell’imperialismo yanqui, anche in America Latina e nel Perù. E’ una triangolazione per eludere i suoi stessi controllori domestici dell’imperialismo yanqui sulla vendita di armi, sul dispiegamento di truppe e sulla preparazione ad operazioni sotto copertura all’estero. E nel recente caso del Perù, per dissimulare il suo intervento dietro “il commercio di assistenza da parte dell’impresario israeliano. Per questo, noi denunciamo l’attuale intervento yanqui contro il nostro popolo come la nuova guerra segreta del genocida Obama


  Quest’accentuazione della presenza militare imperialista yaqui e sionista in America Latina nasce come primo motivo per bloccare la guerra popolare in Perù diretta del PCP e come secondo motivo contenere le presenze degli altri imperialismi.


   Nel dicembre 2008 il presidente brasiliano Lula ha approvato dei cambiamenti nella Strategia della Difesa.[44] Varie brigate della fanteria sono in procinto di trasferimento dal Litorale verso la regione centrale di Planoalto con l’obiettivo di difendere l’Amazzonia. In questa regione saranno creati 28 nuovi posti di frontiera che si sommano ai 21 adesso già esistenti. L’esercito è previsto un aumento di 59.000 nuovi effettivi. Quest’aumento sarà focalizzato nella regione amazzonica, la cui difesa è il nodo strategico per il Brasile. Dal 2004 la spesa militare del Brasile è aumentata del 45%, senza contare i recenti acquisti di sottomarini, elicotteri e 35 caccia di ultima generazione. Secondo un’informazione di O Estado de Sao Paulo (25 aprile 2010), il Ministero della Difesa brasiliano ha consegnato alla forza aerea 12 elicotteri di attacco comprati dalla Russia destinati alla base aerea di Porto Velbo, in Rondonia, stato amazzonico al confine con la Bolivia. Sono i primi elicotteri da attacco che possiede e la prima spesa militare fatta con la Russia. In pochi giorni, quando ha annunciato l’accordo con la Francia per costruire 36 caccia Raphale, quasi tutti in Brasile, si sarà completato un profondo cambiamento verso la creazione di un complesso militare industriale autonomo.


   Che questo sia un segno tangibile di conflitto interimperialistico per il controllo dell’America Latina, si può desumere dall’edizione del Diario del Pueblo (28.10.2010) dedicata alla crescita della marina da guerra cinese e del suo dispiegamento nel Pacifico occidentale. Le relazioni nel Pacifico stanno cambiando, il rafforzamento in atto delle forze navali degli USA in questa regione è causato dalla scalata militare cinese. In America Latina una giovane potenza imperialista si sta preparando a sostituire, anche sul piano militare, il decadente imperialismo USA.


   Tornando alla presenza sionista in Perù la seconda denuncia viene da un documento del Comitato Centrale del PCP[45] 4°dell’aprile 2010: “Hanno contrattato con consiglieri israeliani, la CIA non è bastata; il Mossad dice: servono per la lotta antisovversiva elicotteri notturni con più potenza di fuoco, questo richiede più soldi dal parlamento, hanno cambiato le funzioni dei giudici nelle zone di emergenza, ora lo fa direttamente la polizia e c’è una nuova legge – la cosiddetta “dell’impunità” con la quale la polizia è autorizzata a sparare senza rispondere per questo”.


   Qui ci sono due aspetti: il primo è quello della legislazione antisovversiva che ricorda quella dei territori palestinesi occupati e la seconda quello degli elicotteri notturni.


   Questi elicotteri ufficialmente per scopi “antisovversivi”, in realtà sono per scopi di controllo e forse per qualcosa di più tremendo. Questi elicotteri sono stati visti a Lima dal 2008, dove giravano in cerchio attorno alle aree più popolate. Dopo che sono passate sopra le case delle persone benestanti, gli abitanti cominciano ad acquistare medicine (che è escluso per la maggioranza della popolazione di Lima).


   Ora le forze di polizia hanno la capacità tecnica per rintracciare persone da elicotteri: sono in grado di vedere elettronicamente la loro firma del DNA sullo schermo di un computer. Questo è uno dei motivi perché nei vari paesi si è desiderosi di raccogliere un campione di DNA, dalle salive in ogni occasione. In seguito il DNA è digitalizzato ed entra nelle banche dati informatiche governative e può essere monitorato o usato per torturare le persone.

   In questi ultimi anni si è accentuato il processo d’integrazione tra strategie israeliane e NATO.


   Nell’aprile 2001 Israele firma al quartier generale della Nato a Bruxelles l’accordo di sicurezza, impegnandosi a proteggere le informazioni classificate che riceverà dalla cooperazione militare.

   Nel giugno 2003 il governo italiano stipula con quello israeliano un memorandum d’intesa per la cooperazione nel settore militare che prevede tra l’altro lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica. Nel febbraio 2005 il segretario generale della Nato compie la prima visita ufficiale in Israele, dove incontra le massime autorità militari israeliane per “espandere la cooperazione militare”. Nel marzo dello stesso anno si svolge la prima esercitazione navale congiunta Israele – Nato. In giugno, la marina Israeliana partecipa a un’esercitazione Nato del Golfo di Taranto. In luglio le truppe israeliane partecipano a un’esercitazione Nato “antiterrorismo” che si svolge in Ucraina. Nell’ottobre del 2006, Nato e Israele concludono un accordo che stabilisce una più stretta collaborazione israeliana al programma Nato “Dialogo mediterraneo”, il cui scopo è “contribuire alla sicurezza e stabilità della regione”. In tale quadro “Nato e Israele si accordano sulle modalità del contributo israeliano all’operazione marittima Nato Active Endeavour”. Israele è così premiato dalla Nato per l’attacco e l’invasione del Libano. Le forze navali Israeliane, che insieme con quelle aeree e terrestri hanno appena martellato il Libano con migliaia di tonnellate di bombe facendo stragi di civili, sono integrate nelle operazioni Nato che dovrebbe combattere il “combattere il terrorismo nel Mediterraneo “.


   Il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima del criminale attacco a Gaza, la Nato ratifica il “programma di cooperazione individuale” con Israele. Esso comprende “controterrorismo”, tra cui scambio d’informazioni tra i servizi segreti; connessione di Israele al sistema elettronico Nato; cooperazione nel settore degli armamenti, aumento delle esercitazioni militari congiunte Nato – Israele; allargamento della cooperazione nella lotta contro la proliferazione nucleare (tutto da ridere, perché Israele è l’unica potenza nucleare della regione, non solo, ha rifiutato di firmare qualsiasi trattato di non proliferazione). L’11 gennaio 2009, due settimane circa dopo l’attacco criminale delle forze militari a Gaza con il relativo massacro della popolazione civile, il segretario generale della Nato si reca in visita ufficiale in Israele nell’ambito del “Dialogo mediterraneo” (l’umorismo è molto diffuso negli alti vertici militari). Nel suo discorso ribadisce che “Hamas, con i suoi continui attacchi di razzi contro Israele, si è addossato la responsabilità delle tremende sofferenze del popolo che dice di rappresentare”.


   Nell’ambito della cooperazione Nato – Israele, l’Italia è centrale.


   La cooperazione militare Italia – Israele è stabilita dalla legge n. 94 del 17 maggio 2005. La cooperazione tra i ministeri della difesa e le forze armate dei due paesi riguarda l’importazione, l’esportazione e il transito di materiali militari, l’organizzazione delle forze armate, la formazione/addestramento. Sono previste a tale scopo riunioni dei ministri della difesa e dei comandanti in capo dei due paesi, scambio di esperienze fra gli esperti, organizzazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni. In tale quadro, quando nel marzo 2005, ci fu la prima esercitazione congiunta Nato – Israele nel Mar Rosso, a guidare la flotta era la marina italiana. Chissà se in quell’occasione si esercitarono ad assaltare anche le navi disarmate dei pacifisti.


   E in questo quadro di rafforzamento imperialista nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente, a Sigonella, il 20 gennaio 2009 quando tutti gli occhi dei media sono puntati all’inauguration day di Obama, s’inaugura il sistema Nato Ags.

   Questo sistema, spiega il comunicato ufficiale[46] servirà a sorvegliare non il territorio Nato, ma il “terreno”, fornendo importanti funzioni “prima e durante le operazioni Nato” in altri paesi. Esso sarà “uno strumento chiave per rendere più incisiva la Forza di risposta della Nato (Nrf)”: poiché deve fornire il quadro dettagliato del territorio da occupare, permettendo anche di “individuare e prendere di mira veicoli in movimento”. Ciò sarà reso possibile da vari tipi di piattaforme aeree e stazioni di controllo terrestri. Si tratta del più sofisticato sistema di spionaggio elettronico, finalizzato non alla difesa del territorio della Nato, ma potenziamento della sua capacità offensiva “fuori aerea”, soprattutto quella mediorientale.

   Bisogna capirsi, perché quando si parla del ruolo internazionale di Israele e del sionismo, so benissimi che si rischia di scadere nel complottismo più deteriore e reazionario, del tipo “protocolli dei saggi anziani di Sion” e robacce del genere.


  Quando dico che Israele è un ingranaggio della controrivoluzione mondiale, non intendo dire che Israele è uno strumento passivo di essa, e che l’imperialismo non è senza contraddizioni. Anzi tutto il contrario. Perciò quando si parla dell’influenza della Lobbie sionista, si deve intendere dell’attività di un gruppo di capitalisti di diversi paesi, che hanno in comune l’origine ebraica, nel cercare di influenzare l’attività degli USA (come di altri paesi imperialisti) e che partecipano, di fatto, attivamente a determinarne l’orientamento.


   Perciò quella frazione borghese, denominata Lobbie sionista, cerca di influenzare la politica USA e per questo entra spesso in conflitto con gli imperialisti rivali (come l’Europa) e con altre frazioni borghesi interne (o esterne) agli Stati Uniti.

GLI ORGANISMI OCCULTI DEL POTERE

   Per cercare di capire l’esistenza di organismi occulti che cercano di influenzare la vita economia, politica e culturale, bisogna partire dal fatto che dalla fine del XIX secolo è il periodo dove il capitalismo comincia a entrare nella sua imperialista, in cui la borghesia da forza rivoluzionaria rispetto ai modi di produzione precedenti (ed alle forme politiche che corrispondevano a essi), che combatteva per la libertà di vivere e lavorare dove meglio credeva, diventa una classe reazionaria che, pur di difendere i suoi meschini privilegi, impedisce alla gran parte degli esseri umani di realizzare uno o più dei loro diritti naturali come attualmente si vede dall’utilizzo degli apparati repressivi statali per negare la libertà di movimento a milioni di migranti che sono costretti a reclamarla anche a costo della vita.

   E proprio in questa fase che nascono nuove forme di controllo e di repressione, alimentate da specifici pregiudizi e che sono alimentate da apposite costruzioni culturali.

   E in questo periodo che si sviluppano interpretazioni arbitrarie della biologia che vorrebbero stabilire che alcuni popoli sono superiori e altri inferiori (razzismo) e che alcuni individui sono superiori e altri inferiori (come l’eugenetica).

   E come si diceva prima si comincia a teorizzare che i leader sono geneticamente destinati a comandare e che ciò che vale per un individuo vale per un gruppo, un popolo, una nazione.

   Tutte queste ideologie che hanno una base comune, ebbero la funzione di dare una base culturale ai lager nazisti.

   Se questa affermazione potrebbe sembrare esagerata, prendiamo come esempio l’eugenetica.

   Il termine eugenetica significa “la buona specie” fu coniata nel XIX secolo da Francis Galton (che tra l’altro era un parente di Charles Darwin), il quale sentiva “l’obbligo morale” di incoraggiare coloro che erano forti e sani a fare tanti figli con il fine di “migliorare” l’umanità e che l’incrocio selettivo degli adatti poteva portare alla razza superiore, come si concepiva all’epoca l’aristocrazia inglese. Nella stessa epoca Herbert Spencer sviluppò “l’evoluzione della psicologia” teorizzando che molte persone erano biologicamente imperfette e degne solo di una morte molto veloce.

   Dal 1907 al 1973, negli USA percorrendo l’eugenetica nazista, 24 stati autorizzarono la sterilizzazione coatta di pazienti di ospedali psichiatrici, di condannati per crimini sessuali, di “imbecilli”, di “individui moralmente depravati”, di epilettici. La maggioranza di queste persone erano immigrati slavi, ebrei, e soprattutto neri.

 Così, gli Stati Uniti sono stati il primo paese al mondo ad autorizzare la sterilizzazione con finalità eugenetiche. Nel 1907 lo Stato dell’Indiana approvò, infatti, la prima legge per la sterilizzazione di pazienti ricoverati in istituzioni psichiatriche.

   Negli USA gli eugenisti sostenevano che il paese si stava deteriorando a causa della qualità dei geni della popolazione statunitense, e per questi motivi richiedevano interventi politici per incrementare il numero di individui dotati di “geni buoni”. La riscoperta della legge di ereditarietà di Mendel agli inizi del XX secolo aveva aperto la strada della genetica che oggi conosciamo. Tuttavia, queste stesse basi scientifiche che indicavano le leggi di ereditarietà negli organismi viventi inclusi gli esseri umani divennero presti un potente sostegno per il movimento eugenetico che l’utilizzò per affermare l’inferiorità di alcuni gruppi etnici e classi sociali.

   Se si vuole capire perché gli USA furono i pionieri della sterilizzazione, bisogna partire tra gli scheletri negli armadi delle lobby interessate alla conservazione della natura (è proprio vero che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni). Su tutti emerse il circolo formato da scienziati, economici e politici del professor Henry Fairfiled Obsorn. I membri più importanti del circolo di Obsorn (come T. Roosevelt che divenne in seguito Presidente della repubblica stellata) fondarono nel 1887 il Bonne and Crockett Club (B&C) che costituì la prima associazione conservazionista degli USA ed ebbe un ruolo fondamentale nel sostenere sia il Museo Americano di Storia Naturale, il parco zoologico di New York e la Lega di Difesa della Foresta Rossa a San Francisco che i movimenti eugenetici di restrizione dell’immigrazione. In un’epoca sempre più secolarizzata, la natura diviene un surrogato di Dio, tanto che per il presbiteriano Obsorn natura e Dio sono pressoché la stessa cosa.

   Per tanti anni, il cuore del movimento eugenetico americano fu l’Eugenetics Record Office, allestito nel 1910 a Gold Spring Harber (che è lo stesse centro che attualmente ospita – guarda caso – l’Uman Genome Project, per la ricerca sul geoma) sovvenzionato da Mary Harrimann. Mary era la moglie di Edward, il magnate delle ferrovie, e la madre di Averel, l’industriale che nel 1921 decise di ripristinare il corridoio di navigazione tedesco Hamburg-America Line, la più grande linea di navigazione negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale. Nel 1926 accolse nella sua ditta un socio il cui nome divenne in seguito famoso: Prescott Bush, padre di presidente e nonno di un altro.

   Con tutta probabilità l’americano che dopo il 1933 ha maggiormente influenzato l’eugenetica tedesca, è stato Harry Laughlin, con il modello di legge per la sterilizzazione e l’eugenetica del 1922 che condusse alla sterilizzazione do almeno 20.000 americani. La legge di Laughlin fu presa come modello dalla Germania nazista.

   E prima dell’eugenetica ci furono le teorie di Malthus che sostenevano che la causa delle miseria era che produzione non bastava per tutti poiché esiste la sovrappopolazione. Le posizioni di Malthus si riallacciavano alla legge dei rendimenti decrescenti di Smith e Ricardo. Questa legge prevedeva l’incremento costante dei prezzi dei prodotti agricoli e delle materie prime, rispetto alle quali, i salari diminuivano, il che a sua volta provocava l’impoverimento della classe operaia e il peggioramento sistematico del suo livello di vita con il trascorrere del tempo. Per questa via il sottoconsumo di Sismondi coincide con il consumismo dei maltusiani: “E’ da questa teoria di Malthus che nasce tutta questa concezione sulla necessità che esista e si sviluppi senza sosta il consumo improduttivo, concezione che trova uno zelante propagandista in questo apostolo della sovrappopolazione per mancanza di mezzi di sostentamento”.[47]

   Con l’aggiornamento e lo sviluppo delle conoscenze scientifiche, i pretesi cultori della discriminazione sociale cercano sempre nuovi appigli.

   Lombroso discrimina i popoli e gli individui riferendosi essenzialmente a caratteristiche anatomiche. In seguito si cercherà di discriminare su basi fisiologiche, poi su basi biochimiche.

Altri modi per tentare di distinguere individui e popoli in superiori e inferiori (concetto indispensabile all’imperialismo) sono legati a metodologie storiche e psicologiche.

   Ora non c’è da meravigliarsi che in quest’epoca storica nascano società segrete che si ispirino a una dottrina che proclami la missione di un popolo.

   Un esempio di questo tipo di società è stato senzadubbio il The Group.

   The Group era il nome di un’esclusiva entità sorta in Inghilterra negli anni Novanta dell’Ottocento, nota anche come The Society of the Elect (La società degli eletti). A crearla tra il 1890 e il 1891 furono Cecil John Rhodes fondatore della colonia che prese il nome di Rhodesia, William Stead e Lord Esher. L’obiettivo di lungo termine di questi personaggi, era quella di assumere il controllo totale dell’impero britannico, degli Stati Uniti d’America e conseguentemente del mondo intero. Rhodes era considerato il principale teorico dell’imperialismo britannico e della superiorità della razza anglosassone. Riteneva che l’uomo bianco di lingua inglese, aveva il sacrosanto diritto di imporre il suo dominio sull’intero pianeta. Questo vero e proprio “cerchio magico” che decideva tutto, ed era, nei fatti, un gruppo esclusivo con base a Londra, una congrega ristretta e ossessivamente consacrata alla conquista e alla conservazione del potere su scala mondiale. I potenti membri del Group, sapevano bene che la Germania guglielmina stava rapidamente superando l’imperialismo britannico in settori vitali come la tecnologia, la scienza, l’industria e il commercio su scala mondiale. Inoltre, stava minacciando gli interessi inglesi in Medio Oriente e nel Golfo Persico, tramite l’alleanza strategica tra il Reich tedesco e l’impero ottomano[48].

   Erano una cinquantina di personalità di primissimo piano che componevano la Società degli eletti, The Group, nel periodo tra il 1890 e gli anni Venti del novecento. Eccone alcune: Edoardo VII, principe del Galles e re d’Inghilterra dal 1901 al 1910; Lord Nathaniel Mayer Rothschild (1840-1915), primo barone di Rothschild; Winston Churchill. A sua volta The Group controllava The Secret Society[49] un congrega aperta a un maggior numero di affiliati.

   Nell’Inghilterra vittoriana nell’ambiente dell’Università di Oxford intorno alla figura di John Ruskin, un critico estetico, riformatore sociale e nonché un profeta politico, si raccolse un gruppo di persone imbevute di teorie che avevano come obiettivo, secondo le parole di Ruskin: “Il mio scopo costante è stato quello di mostrare l’eterna superiorità di alcuni uomini su altri”.[50]

   Nel 1891 un gruppo di discepoli oxoniani imbevuti di tali dottrine – tra i quali spicca l’energico uomo d’azione e di affari Cecil Rhodes, fondatore della colonia che prese il nome di Rhodesia – avrebbe costituito una società segreta caratterizzata da una fanatica vena di pananglismo razzista; imporre al mondo il predominio britannico, tale programma nato nella tradizionale atmosfera del Rule Britannia, ma animato da un affatto nuovo, che dalla nazione sposta l’accento alla razza, postulando l’esigenza di un’alleanza tra le nazioni di razza anglosassone. Dopo la morte di Rhodes un’altra figura di proconsole sudafricano, lord Alfred Milner, organizza una cerchia esterna, la Rounde Table, che deve assicurare alla società segreta, di cui non si conosce il nome (che forse, per maggior segretezza, si evitò di coniare) un ambiente di “simpatia” e di fattiva collaborazione. Nel 1914 funzionano gruppi di Round Table in Inghilterra, Sud Africa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India e Stati Uniti. Il coordinamento della loro attività intellettuale vie assicurata per mezzo di un organo trimestrale, The Round Table, che esce completamente anonimo, allo stesso modo della rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica; analogia non casuale, se si pensa che la Compagnia di Gesù costituiva il modello organizzativo di Cecil Rhodes.

   Alla fine della prima guerra mondiale, quando ormai è chiaro che gli Stati Uniti sono destinati ad assumere un’importanza sempre più grande nel concerto mondiale, il gruppo americano della Round Table offre la piattaforma per la creazione del Council of Foreign Relations (CFR) delineato nei colloqui anglo-americani di Parigi, che assume il compito contrastare la tendenza isolazionista della borghesia americana (e della sua influenza nell’opinione pubblica degli Stati Uniti) e indirizzare la politica estera del governo statunitense nel senso voluto dalla società segreta, nel senso cioè di una affermazione planetaria della razza anglosassone.

   È dagli ambienti gravitanti intorno al CFR è derivato l’impulso per l’intervento degli USA nel secondo conflitto mondiale, ed è dagli stessi ambienti che viene impostata la strategia della cosiddetta guerra fredda, che sarebbe stata abbandonata n seguito constatazione della sua sterilità. Risultando impossibile abbattere in modo frontale il campo socialista, è dai cervelli del CFR che nasce la strategia alternativa, basata sull’indebolimento dei paesi socialisti, che l’avvento del revisionismo ha portato nel Movimento Comunista Internazionale e nei paesi socialisti ha comportato, il cui sgretolamento era assicurato dalla penetrazione commerciale occidentale e dal contagio ideologico rappresentato dagli eurocomunisti (i partiti comunisti dell’Europa occidentale).

   Altre società più o meno segrete nate verso la fine del XIX secolo c’è la Golden Dawn (più precisamente Hermetic Order of the Golden Dawn, in italiano Ordine Ermetico dell’Alba Dorata). I tre fondatori erano i massoni britannici William Robert Woodman, William Wynn Westcott e Samuel Liddel MacGregor Mathers che tra l’altro erano membri della Societas Rosicruciana in Anglia (S.R.I.A.).

   Accanto a essa, bisogna ricordarsi anche l’Ordo Templi Orientis (OTO), società fondata da massoni tedeschi, che fu presa in mano dal famoso mago e occultista Crowley, che la trasformerà profondamente, utilizzandola come veicolo per quella sua filosofia “magico-libertaria”, che ebbe un grande influsso negli anni ‘60/’70 sulla cultura “alternativa”, degli hippie e in seguito nella New Age.

   Tuttavia, la più nota fra le realtà neospiritualiste che ispirerà il pensiero mondialista è la Società Teosofica.

   La Società Teosofica è nota ed è inscindibile da quella della sua fondatrice, Elena Petrovna Blavatsky, nata in Russia nel 1831 da genitori tedeschi e fuggita a 16 anni da quel paese (e da un matrimonio con un ufficiale). La sua vita sarà costantemente costellata da contatti con personaggi di varia e spesso enigmatica provenienza, tra cui non mancheranno molti frequentatori di logge massoniche. Massone, era il colonnello americano Henry S. Olcott, con il quale la Blavatsky creò a New York, nel 1873 la Società Teosofica, una sorta di parareligione sincretista, che univa elementi di Oriente e d’Occidente in una sorta di meeting post spiritualista.

   Questa funzione “strumentale” della Blavatsky, all’interno di complesse vicende dai risvolti non sempre chiari, sembra evidenziarsi soprattutto a partire dai suoi primi viaggi in India (1878), che all’epoca era sotto dominio britannico. In India, la funzione della Società teosofica sarà non solo quella di elaborare una sorta di neo-orientalismo esportabile in Occidente, ma anche, quella di occidentalizzare l’Induismo. Lo storico indiano R. Mukerjee inserisce la Società teosofica fra le quattro organizzazioni che maggiormente hanno lavorato per trasformare la tradizione indù in una forma più in sintonia con la mentalità occidentale, elaborando una sorta di “protestantesimo indù[51]. Non a caso, uno dei più stretti collaboratori della Società teosofica in India, Dayananda Saraswati, sarà noto nella sua terra con il soprannome di “Lutero indiano[52] Un’operazione culturale, questa, che sembra avere avuto aiuto diretto dello stesso governo britannico, che allora (e non bisogna scordarsi) era sotto il suo dominio, ed era interessato alla creazione di una “forma di spiritualità” che potesse essere condivisa dagli occupanti e dai colonizzati.[53]

   In Occidente, il ruolo della Società teosofica sarà quella di creare una nuova religiosità sulle rovine del cristianesimo: “Il nostro scopo non è di restaurare l’Induismo, ma di cancellare il Cristianesimo dalla faccia della Terra”.[54]

   Lo stesso obiettivo, sarà ribadito anche dal successore della Blavatsky, Annie Besant, che nel discorso di chiusura al Congresso dei Liberi Pensatori tenutosi a Bruxelles nel 1880, affermerà: “Innanzitutto combattere Roma e i suoi preti, lottare ovunque contro il Cristianesimo e scacciare Dio dai cieli!”.

   Alice Bailey, fondatrice nel 1920 dell’associazione Lucifer Truts, il cui nome è stato poi cambiato in Lucis Truts, affinché il riferimento a Lucifero (che per il Teosofismo è un’entità positiva, presiedente all’evoluzione dell’umanità) non ferisse la sensibilità dei “profani”. Oggi la Lucis Trust è membro del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, il cui debito ideologico è stato pubblicamente riconosciuto nel 1948 dall’allora assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite, il belga Robert Muller.

   Alice Bailey, è stata tra quelli che hanno promosso quell’ideologia dell’Era dell’Acquario che, a partire dalla cultura hippie degli anni ’60 fino alla New Age, ha costituito un vero e proprio annuncio profetico del “nuovo mondo”. Secondo la Bailey, infatti, l’Età dell’Acquario sarebbe destinata a sostituire la vecchia Età dei Pesci (dominata dal cristianesimo) con una Nuova Era di riunione fra i popoli e fra le religioni, sotto il controllo delle organizzazioni internazionali. Quest’obiettivo si realizzerà, secondo la Bailey con un’opera volta a trasformare la coscienza di massa: “Segno della magia del settimo grado sulla coscienza di massa, è l’uso crescente di slogan per ottenere certi risultati e spingere gli uomini a certe azioni collettive”.[55] Cosa non è quest’affermazione se non dare dignità teorica alla manipolazione delle menti delle persone?

   Tutte queste realtà visibili, tuttavia, sembrano essere più che altro la punta dell’iceberg di un mondo complesso e sotterraneo, di cui è difficile farsi un’idea. In definitiva, per quanto riguarda le organizzazioni e i gruppi visibili, non ha torto René Guénon, quando afferma un giudizio sulla Blavatsky: “Si può legittimamente concludere che M.me Blavatsky fu soprattutto, nel bel mezzo delle circostanze, un “oggetto” o uno strumento nelle mani di individui o di gruppi occulti che si facevano scudo della sua personalità, allo stesso modo di altri che a loro volta furono strumenti nelle sue mani”.[56]

   I principali esponenti di queste società esoteriche non erano che agenti dei Servizi dell’intelligenze britannica a cominciare da Theodore Reusse (Oto), Aleister Crowley (Oto), Arnold Krumm-Heller (Fra) e Rudolf Steiner[57] (Società Teosofica). L’ Ordine Ermetico dell’Alba Dorata, era un’entità esoterica di primo livello, ma soprattutto un potente gruppo di influenza e un fondamentale strumento di spionaggio al servizio dell’impero britannico. Puntava, infatti a infiltrarsi nelle classi dirigenti delle principali nazioni occidentali per condizionarne da dietro le quinte le politiche governative, economiche e finanziarie.

BILDERBERG: COMPLOTTISMO O ANALISI DI CLASSE

   Senza dubbio tra i motivi che tendono a suscitare la curiosità del pubblico sul Bilderberg e contribuisce all’alone di mistero che lo circonda, è dovuto alla segretezza sui contenuti dei dibattiti, nonché la presenza a questi dibattiti del Ghota economico e politico di USA e Europa Occidentale. La ragione principale è però riconducibile alla sempre più diffusa percezione di impotenza dal parte del cosiddetto “cittadino comune” nei confronti di un economia e di una politica che sfuggono alla sua comprensione. Una crisi economica cominciata alla metà degli anni ’70 e sembra non finire mai (anzi si accentua), il potere astrato e sfuggente dei mercati finanziari, la stessa vicenda dei debiti pubblici e dell’euro, con le conseguenze devastanti sulle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di milioni di lavoratori, favoriscono la sensazione dell’esistenza di forze oscure e incontrollabili. Una testimonianza evidente di questo stato psicologico di massa può essere individuato nella fortuna di romanzi alla Dan Brown e di innumerevoli saggi su massoneria, sette segrete, tra cui gli Illuminati (che vengono collegati al Bilderberg), e chi ne ha più ha ne metta.  In un clima come questa, diventa facile, ad attribuire le cause di quanto sta succedendo all’esistenza di complotti e di gruppi che, come una specie di grande cupola, reggono un “nuovo ordine mondiale”.

   Questo tipo approccio, fortemente dominante a livello mediatico, limita la comprensione della natura e del ruolo di organizzazioni come il Bilderberg e la Trilaterale. E, in definita, anche la consapevolezza della loro pericolosità, poiché diventa facile derubricare le critiche come fantasie complottiste oppure come critiche folk di qualche giornalista a caccia di scoop.

   Il Bilderberg è una delle organizzazioni, tra le più importanti, della classe capitalistica internazionale. Negli anni ’90 ci fu il fenomeno denominato “globalizzazione”. Sarebbe più corretto dire si stava attuando la mondializzazione del Modo di Produzione Capitalistico (formazione di un unico sistema capitalista mondiale, esteso a tutti i paesi, che è andata ben oltre la fase dell’internazionalizzazione del MPC – anni ’70 – in cui ai paesi semicoloniali si sono aggiunti gli e paesi cosiddetti “socialisti” o che ancora si definiscono tali come la Cina, nel ruolo di fornitura di materie prime e semilavorate e di produzione di manufatti a bassi salari e senza alti costi concernenti la sicurezza e alla protezione dell’inquinamento) nelle fusioni e aggregazioni che crearono grandi imprese produttive mondiali[58] nell’ulteriore sviluppo della finanziarizzazione e della speculazione.

   Questo processo di accumulazione capitalista (e del relativo allargamento del proletariato) ha avuto un carattere mondiale, diseguale e combinato. Alcuni paesi ne restavano fuori, o a lato, come se fossero elementi a sé stanti e non invece parte integrante di un tutto unico, di un’unica divisione del lavoro in via di una formidabile ristrutturazione, che vedeva l’ascesa delle piccole tigri asiatiche, della Cina e di altri paesi emergenti, l’enorme ampliamento del mercato del lavoro planetario, le trasformazioni in corso in campo tecnologico, produttivo, organizzativo come risposta del capitale globale (quello vecchio e quello nuovo) alla propria crisi.

   Il rilancio produttivo dell’ultimo trentennio (stentato in Occidente, poderoso, in larga parte dell’Asia) è stato trainato dalla formazione di un mercato internazionale dei capitali sempre più integrato e deregolamentato pre mano dei grandi stati. 

   Dall’avvio di questa nuova fase – l’ultima del capitalismo, quella della mondializzazione del MPC, gli investimenti diretti verso l’estero sono passati dai 58 miliardi di dollari del 1982 agli 1.833 miliardi di dollari del 2007, 500 dei quali nei paesi “in via di sviluppo” (140 nella sola Cina inclusa Hong Cong).

   I tassi di crescita sono stati: + 23,6% nel periodo 1996-1990, + 22,1% nel periodo 1991-1995, + 39,9% nel periodo 1996-2000 e nel 2006 + 47,2%, questo gigantesco afflusso di capitali ha creato come si diceva prima una mondializzazione industriale.

   Con un forte aumento dei reparti produttivi collocati in Asia, in America Latina. Nel periodo tra il 1982 e il 2007 i dipendenti delle filiali all’estero delle multinazionali sono balzati d 21 milioni e mezzo e 81 milioni e 615.000.

   Tutto ciò ha portato, per quanto riguarda la collocazione del proletariato industriale mondiale, che, nel 2008 la grande maggioranza degli operai addetti all’industria è al di fuori degli Stati Uniti, dell’Europa e del Giappone.

   Nella sola Cina vi sono attualmente 100 milioni di lavoratori dell’industria, 50 milioni di addetti all’edilizia, 6 milioni di minatori, 20-25 milioni di lavoratori dei trasportatori. Dal 1996 al 2006 la totalità della crescita occupazionale industriale mondiale si è realizzata fuori dai paesi OCSE.

   Nei primi 5 anni del XXI secolo Brasile, Cina, Russia e India hanno creato 22 milioni di nuovi posti di lavoro l’anno complessivamente 110 milioni (molti dei quali nell’industria). Questi addetti all’industria lavorano in media 9-10 ore al giorno, se non di più. La grande maggioranza di loro riceve paghe, nettamente inferiori alla media mondiale dei salari industriali degli anni ’70. Questa tendenza di fondo è in atto anche per i lavoratori dei paesi imperialisti, statunitensi in testa, che sempre in questo periodo hanno visto venire meno le garanzie occupazionali e il salario ridotto sempre più all’osso.

   Questa fase della cosiddetta “globalizzazione” è stata caratterizzata da una riduzione del costo medio della forza-lavoro su scala mondiale, realizzata in misura non secondaria con l’immissione massiccia di forza-lavoro femminile, e, insieme per l’effetto di una forte crescita della produttività del lavoro, specie nei paesi di nuova industrializzazione. Con una formula sintetica si può dire: la massa degli operai (e anche dei tecnici) dell’industria di oggi lavora a orari di fine ottocento (o che comunque si stanno allungando di continuo), con salari da inizio novecento e una produttività da era informatica, o quasi. Questo rilancio capitalistico si è avvalso, infatti, sia dell’estensione della meccanizzazione e della robotizzazione dei processi produttivi alle imprese produttive dei nuovi continenti, che di una nuova rivoluzione tecnica informatica e digitale capace di abbattere i costi di una serie di operazioni amministrative delle aziende, dalla contabilità agli acquisti, dagli inventari alla gestione dei subappalti, dalle comunicazioni esterne a quelle interne. Per non parlare, poi, di quanto si sono ridotti, grazie alle nuove tecnologie, i costi della circolazione delle merci di una circolazioni delle merci fattasi quanto mai veloce, e quelli direttamente quanto mai veloce, e quelli direttamente al processo di produzione.

   Con la mondializzazione del Modo di Produzione Capitalistico il Capitale ha raggiunto la sua fase transazionale, in sostanza ha raggiunto uno stadio di evoluzione dove la sua caratteristica specifica è l’estrema mobilità settoriale e territoriale, in cui sia l’attività di investimento sia la sua stessa composizione proprietaria sono multinazionali. Ad esempio, nelle prime 30 imprese tedesche solo il 37% del capitale è in mano a capitalisti tedeschi. Caratteristica principale di   questa frazione di classe è l’estrema interconnessione, non solo tra banche e imprese, ma anche tra settori economici diversi, e soprattutto tra capitali di diversa provenienza nazionale. Gli stessi consigli di amministrazione sono interconnessi, grazie alla presenza dei cosiddetti iterlocker (inglesismo per definire consigli di amministrazione intrecciati), di top manager, e azionisti che siedono contemporaneamente in diversi consigli di amministrazione. Questi soggetti sono come i nodi di una rete; non a caso molti studiosi definiscono il Bilderberg come un Network. Del resto, come ha ricordato Gramsci, la forma organizzativa tipica del capitale non è certo quella del partito organizzato (anche se ha la necessità di controllare i partiti di massa per imporsi), ma quella del gruppo informale. Dunque, se il capitale è strutturalmente interconnesso su base transnazionale, anche i suoi agenti singoli, lo sono. Di conseguenza, anche la loro organizzazione tipica non può che essere internazionale. Il Bilderberg, la Trilaterale, l’Aspen Institute rappresentano la concretizzazione di questo tipo di ideale. In particolare, il Bilderberg è l’organizzazione di una parte del settore specifico di questa borghesia, quello atlantico, che fa riferimento alla NATO. Non è un caso: gli USA e l’Europa Occidentale sono due aree fortemente interconnesse tra loro ed egemoni. I giapponesi e le borghesie orientali (compresa la borghesia cinese) sono stati tenuti fuori dal Bilderberg. Negli anni ’70, fu creata la Trilaterale, che spesso comprende le stesse personalità europee, statunitensi e canadesi del Bilderberg alle quali, oltre a quelle giapponesi, ogni anno si aggiungono quelle di nuovi Paesi asiatici.

   Naturalmente l’integrazione sovranazionale non deve essere confusa con l’esistenza di una sorta di supercapitalismo o di Impero alla Toni Negri privo di contraddizioni. Il capitale non sarebbe tale se non fosse molteplice e ineguale e quindi, se non ci fosse una concorrenza tra capitali. La fase transnazionale non è neanche la fine degli Stati-nazione, per lo meno di quelli più forti e imperialisti. È la fase dell’aumento della concorrenza tra capitali, tra aree valutarie (pensiamo quella fra dollaro ed euro) e tra Stati. Così come è la fase della accentuazione della lotta di classe, quella del capitale contro il proletariato.

   Se ci si chiede a cosa serve il Bilderberg bisogna vedere la composizione del suo comitato direttivo e, meglio ancora, la composizione degli invitati ai suoi meeting. Nel comitato direttivo prevalgono esponenti della finanza e dell’industria, poiché lo statuto prevede che politici non carica non possano farvi parte. Diversa è la situazione nei meeting annuali. I partecipanti al meeting del 2015 erano 138, suddivisi in tre categorie principali: la prima è quella che fa riferimento agli agenti diretti del capitale. Cui appartengono ben 65 personalità, di cui 28 afferenti a società finanziarie (banche, assicurazioni, società d’investimento), 29 a oligopoli e monopoli industriali, (energia, estrazioni minerarie, metalmeccanica, chimico-farmaceutica, informatica ecc.), e 8 a grandi network editoriali della Tv e della carta stampata. La seconda è quella delle politiche e delle istituzioni statali e interstatali con 38 persone. Si tratta di personaggi di primissimo piano, tra cui primi ministri, ministri dell’economia e degli esteri, membri della Commissione Europea, tra i quali Barroso e di organismi sovranazionali, come Christine Lagarde del Fondo Monetario Internazionale. Infine, abbiamo 28 persone che appartengono a think tank (10), Università (12), centri di ricerca e società di consulenza globali. Quasi tutti questi istituti sono legati a grandi corporation, parecchi sono americani e appartengono all’area neoconservatrice. Per dirla con Gramsci, si tratta del “meglio” dell’intellettualità organica al capitalismo internazionale.[59]

   La funzione del Bilderberg è quindi quella di riunire gli esponenti di punta del capitale mondiale con i principali decision maker politici. La presenza di queste due categorie contemporaneamente legittima l’idea che le riunioni siano l’occasione di definire linee guida generali da implementare con decisioni politiche a livello nazionale e sovranazionale. A quali principi s’ispirano linee guida è facile intuirlo. Sono quelli diventati egemoni negli ultimi 30 anni a partire dal tatcherismo e dalla reaganomics: mercato autoregolato, autonomia delle banche centrali, riduzione dello “stato sociale”,[60] privatizzazioni, deregolamentazione del settore bancario, dei mercati finanziari e del mercato del lavoro e soprattutto governabilità eretta a principio del funzionamento della democrazia (quella borghese ovviamente).

   Un esempio lampante, di tutto ciò inerente al discorso della governabilità, lo si ha quando nel maggio del 2013, Jp Morgan, storica società finanziaria (con banca inclusa) statunitense, pubblicò un documento che diceva tra l’altro[61]: “I sistemi politici dei paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano caratteristiche inadatte a favorire l’integrazione. C’è forte influenza delle idee socialiste”.[62] Il messaggio è chiaro: liberatevi delle vostre costituzioni antifasciste.

   È un diktat, che i governi devono adeguarsi senza discutere.

   Cosa preme all’alta finanza? Liberarsi di una costituzione che, sarà la più bella del mondo, ma non è stata mai attuata? No, il problema vero è togliere l’agibilità politica e sindacale ai lavoratori, preparare catene per chi lotta effettivamente, e forse anche liberarsi del peso dei sindacati ufficiali, che sono diventati troppo costosi al sistema vigente.

LA METAMORFOSI DI TRUMP

   Gli otto anni di Obama erano stati agevoli sul fronte dell’etero direzione dell’inquilino della Casa Bianca. Grazie ai media era stato creato un personaggio che in apparenza sembrava un signor nessuno che non ha nessun gruppo di potere alle spalle, ambizioso e attivista in modo patologico, adulato dal mondo dei media fino all’eccesso, pronto a tutto pur di alimentare la propria vanagloria. In cambio del proprio ruolo di pop star globale, nonostante una politica estera fatta di sobillazioni, guerre, colpi di Stato, ingerenze negli affari esteri di altri paesi, mentre la politica interna si è rivelata altrettanto demagogica ed incompleta (dall’Obama care[63] al muro sul confine del Messico iniziato sotto la sua amministrazione). Popolare tra gli snob privilegiati (attori, cantanti, intellettuali e croupier di Wall Street), inviso al resto della popolazione USA, la sua eredità è stata pesante tanto da contribuire all’affossamento della campagna elettorale Hillary Clinton.

   Nella sconfitta della Clinton, un ruolo lo hanno avuto i vertici militari USA, più dubbiosi circa la capacità reale della macchina militare USA di misurarsi con eserciti meno limitati di quello iracheno, libico o siriano. Da tenere conto che la sconfitta della Clinton ha anche contribuito la strategia che avrebbe potuto portare ad una guerra ad alta intensità.

   Con questo non voglio dire che gli Stati Maggiori americani siano composti da pacifisti, ma semplicemente da persone che dalla sconfitta in Vietnam in avanti, hanno analizzato e discusso sulla limitata capacità militare dell’esercito di terra rispetto alla marina ed all’aviazione, che sono il fiore all’occhiello della forza militare americana. Senza avere la certezza di un esercito di terra che desse reali garanzie di successo se lanciato all’assalto nelle pianure ucraine e russe oppure in quelle cinesi, i vertici militari preferiscono prendere tempo e dietro di loro le tre élite sopra descritte. Questi stessi Stati Maggiori hanno interpretato l’outsider Trump come un autentico burattino ancor più facilmente manovrabile dello stesso Obama. Questa opinione si è potuta scorgere nella composizione del primo gabinetto di governo: il generale James Mattis segretario della “Difesa”, il generale John F. Kelly segretario della interna, il generale Michael T. Flynn prima ed il generale H. R. Master poi quali consiglieri per la sicurezza nazionale. Per alcuni anni l’amministrazione Trump è assomigliata quasi ad una giunta militare sudamericana. Il presidente USA, inoltre, si lanciava in proclami bellicosi, minacce e insulti quasi giornalieri, via Twitter, a mezzo mondo, un autentico show da vero “bad boy” hollywoodiano. Ma qualcosa non funzionava per i falchi che si celavano dietro i tendoni della stanza ovale. Di nuove guerre guerreggiate non se ne vedevano l’ombra, anzi sotto l’amministrazione Trump, ad esempio, le sorti quasi segnate di Assad volgevano al meglio, ed è un fatto che non ha seguito i tristi destini Gheddafi e Morsi. Sicuramente volevano per esempio magari una bel conflitto contro l’Iran, contro la Corea del Nord o contro la Cina. Che fa, invece, Trump? Si incontra ripetutamente con il presidente nordcoreano tra il 2018 ed il 2019, e pure in tono amichevole.

   Il gabinetto Trump cambia aspetto: via il generale Mattis all’inizio del 2019, via il generale Kelly da segretario alla sicurezza interna e nel 2019 anche da capo del gabinetto della Casa Bianca, via Mc Master dalla carica di consigliere per la sicurezza nazionale nel 2018. In questo modo il gabinetto Trump non assomiglia più alla giunta di Brasilia. Trump cerca così di svincolarsi dalla stretta asfissiante dei militari, sembra (in apparenza) di non rispondere alla guerra dei dazi con la Cina, fatta di accelerate e frenate, litigi e accordi, è poi usata come alibi per bastonare i servi europei (Germania ed Italia in testa), i quali a differenza di Pechino, i rincari dei dazi doganali li possono solo subire e non rendere indietro, se non vogliono che da qualcuna delle centinaia di basi militari americane tra la Baviera e la Sicilia non si preveda a montare un movimento separatista, organizzare una manifestazione di protesta violenta, oppure usare l’ISIS per qualche attentato nei centri della città. Trump sembra essersi messo in testa di rianimare una tradizione politica americana fatta di protezionismo, non di isolazionismo, che nel XIX secolo era stata incarnata dal Hamilton e dal Partito Federalista.

   In sostanza per riepilogare, la fine della presidenza Obama ha visto il fallimento della politica che porta il suo nome, anche se essa non è frutto di idee partorite nella sua testa, ma dell’elaborazione di un vasto settore della classe dirigente USA. Questo non vuol dire che la corrente politica che, per semplificare, chiameremo Obama-Clinton, trasversale rispetto ai due baracconi politici Democratico e Repubblicano, sicuramente continuerà ad avere un peso politico anche internazionale poiché è l’espressione di una frazione più importante della Borghesia Imperialista internazionalizzata. C’è una buona probabilità che Trump si rimangi tutta una serie di promesse, per quelle fatte ai lavoratori è perfino scontata, ma anche quelle fatte a importanti settori borghesi, poiché il presidente degli USA non è per niente la persona più potente del mondo come vaneggiano certi giornalisti. Partiamo dal fatto che all’interno della classe dirigente USA, è in atto uno scontro condotto con tutti i mezzi, dalla macchina del fango fino all’omicidio politico, e sono numerosi i personaggi “suicidati”, o vittime di “incidenti automobilisti” e di morti “di infarto” nonostante l’invidiabile salute di cui godevano fino al giorno prima.[64]  Si vede la CIA schierarsi con Obama e la Clinton, l’FBI, seppure con ambiguità, con Trump. La frattura che divide la Borghesia Imperialista americana, è difficilmente sanabile, potrebbe potenzialmente creare un terreno favorevole per lo sviluppo delle lotte di classe su scala generale.

   Il relativo indebolimento dell’imperialismo USA può lasciare spazio a molte lotte, perché al momento non c’è una potenza che, possa sostituire a livello globale come quando gli USA sostituirono la Gran Bretagna come principale potenza imperialista. La Russia, infatti, pur avendo una notevole industria militare e una direzione politica molto efficiente, non ha una forza economica paragonabile a quella degli USA, ed è troppo dipendente dalle esportazioni di petrolio e dalle continue variazioni di prezzo di questo prodotto. La Cina ha settori avanzatissimi, ma anche zone interne molto arretrate, e non ha ancora sviluppato una marina confrontabile con quella USA che ha permesso, e in parte ancora permette, agli USA di controllare le rotte internazionali del commercio. La possibilità di trasferire capitali da un paese all’altro per via informatica ha prodotto l’idea di un imperialismo disincarnato, fatto di pura trasmissione transizione di titoli d’influsso indiretto sui paesi dominati. In realtà la cosiddetta globalizzazione è stata possibile  perché il controllo militare e politico della potenza dominante, che poteva con golpe o pseudo rivoluzioni, riportare al proprio alveo i paesi i paesi che cercavano di uscirne, minacciare militarmente i paesi che volevano abbandonare il dollaro, ottenere, nel caso uscirne, minacciare militarmente i paesi che volevano abbandonare il dollaro, ottenere, come caso dell’Afghanistan, non solo l’appoggio del Pakistan, ridotto a satellite, ma anche la collaborazione di Russia, Cina e Iran, che nell’immediato potevano avere vantaggi dalla rimozione dei talebani non calcolando la difficoltà di liberarsi in seguito di una presenza così ingombrante come quella USA.

   La smagnetizzazione della grande calamita di Washington è cominciata, e non fermerà certo questo processo Trump, nonostante le scelte che potrebbe fare. Tutto questo avrà effetto su tutte le classi sociali. Sulle borghesie europee, dove la Brexit anticipa gli sviluppi centrifughi, che finiranno col rompere la UE, recinto in cui gli USA hanno chiuso i propri satelliti e complici. E sta entrando in crisi pure il patto atlantico, come si può vedere dell’atteggiamento turco, più vicino a Putin che agli USA. “La convergenza di Mosca e Ankara sta causando gravi difficoltà all’Occidente, poiché un ulteriore sviluppo delle relazioni tra i due Paesi può comportare l’uscita della Turchia dalla NATO e costituire un enorme successo nella politica estera russa” scrive il Frankfurter Allgemeine Zeitung.[65] In questo quadro appaiono ridicole appaiono ridicole le velleità italiane di sostituire la Gran Bretagna in un triumvirato guida della UE. All’Italia manca, non tanto la potenza economica, quanto una classe dirigente che non sia serva fin nel più profondo del midollo. Si aggiunga che, per esempio i terremoti politici e le vicende internazionali, non ultima la questione dei rifugiati di ogni sorta, neppure la Merkel e tantomeno Hollande, possono sentirsi al sicuro.

   I clamorosi insuccessi dell’amministrazione Obama sono sotto gli occhi di tutti. È stato Putin, è la risposta quasi unanime di chi non riesce a staccarsi da una visione della politica basata sui cosiddetti “grandi personaggi”. In realtà, la sconfitta di Obama si è verificata soprattutto in casa, per la mancata approvazione dei trattati TPP e TTIP, mentre i docili gregari d’Europa e Asia erano pronti a sottoscriverli. Il fallimento del tentativo di legare più agli USA i paesi europei e quelli dell’Estremo oriente in funzione antirussa e anticinese ha finito col favorire movimenti centrifughi che vanno dall’Inghilterra della Brexit al Giappone e alle Filippine. Tokio sta trattando giganteschi affari con Mosca e fa leva efficacemente sul desiderio dei giapponesi di ottenere le isole Curili per favorire il distacco di Tokio dagli USA.[66]   Le tensioni nel Sud-Est asiatico, che hanno anche lo scopo di impedire la collaborazione tra Giappone e Cina, non dovrebbero cessare con Trump, apertamente anticinese per motivi di concorrenza commerciale, non certo ideologici.

   La politica di Obama in Medio Oriente mirava ad impegnare la Russia e le potenze locali, Turchia, Iran, Arabia Saudita e la stessa Israele, in una guerra di logoramento in Siria. L’appoggio all’ISIS, lasciato scorrazzare con le Toyota in Iraq e Siria, e rifornito di armi, non solo attraverso i camion turchi ma anche con rifornimenti paracadutati spacciati all’opinione pubblica per bombardamenti. In realtà si bombardavano le centrali elettriche e le infrastrutture siriane.

   L’intervento russo, dimostratosi più efficace del previsto, ha scompigliato questi piani. Non solo ha fatto strage di jihadisti addestrati dalla CIA, ma ha fatto fuori anche istruttori USA, sauditi, turchi. I 14 ufficiali NATO e arabi, catturati in un bunker jihadista sono solo una parte degli ufficiali collaboratori di Al Qaida arrestati.

   Il piano per intrappolare la Russia nella guerra in Siria sarebbe riuscito se il governo Obama non avesse voluto strafare, cercando nello stesso tempo di scalzare Erdogan, favorendo le trame della fazione di Gülen, che non è un’associazione culturale religiosa come si vuole dare ad intendere, ma un’organizzazione paragonabile a Stay Behid (Gladio), e che agisce a stretto contatto con la CIA.[67] I tentativi di golpe e di assassinare Erdogan – di cui questi accusa neppure troppo velatamente gli USA – hanno convinto il suo governo ad abbandonare la guerra contro Damasco e ad accodarsi con la Russia. Alle trattative tra Mosca, Ankara e Teheran gli USA non sono stati neppure invitati. Uno smacco colossale.

   Oltre a quello turco, altri governi si sono sentiti traditi da Obama. Le trattative con l’Iran hanno fatto infuriare Israele, l’Arabia Saudita e curdi, prima esaltati e ora abbandonati.

   Risultato invece che combattersi, Russi, Turchi e Iraniani, si sono accordati fra loro senza coinvolgere gli USA. Obama ha cercato di reagire ricorrendo al più grottesco maccartismo, accusando Putin di avere provocato la sconfitta della Clinton, come se le elezioni americane non si fossero confermate di per sé un mercato, con le prove della corruzione della Fondazione Clinton, finanziata soprattutto dall’Arabia Saudita e con l’intervento della FBI a favore di Trump pochi giorni prima delle elezioni. Le elezioni americane non hanno bisogno di alcun intervento esterno per rivelarne il marciume.

   Se Trump salvo impedimenti dall’impeachment alla morte improvvisa, potrà esercitare e intervenire in Medio Oriente, peggioreranno le condizioni dei palestinesi, arretreranno le conquiste dell’Iran oltre allo stesso Qatar. Si tratta di questioni di gas e petrolio, perché l’Exxon è interessata al gas del Qatar, al gigantesco giacimento da cui attinge anche l’Iran oltre allo stesso Qatar.

   Alla fine della fiera c’è una buona probabilità che si giunga a una riedizione delle sfere d’influenza nel Medio Oriente, tra russi e americani.

   Il mercato che si compie sulla pelle dei popoli è accettato senza grosse reazioni dalla borghesia, ma non è accettabile da parte del proletariato e dalle masse sfruttate. I confini del Medio Oriente sono stati tracciati con matita e righello nelle sedi diplomatiche europee, e solo la mitraglia ha interrotto le periodiche migrazioni dei beduini dall’Arabia all’Iraq, al Sinai, alla Giordania. Occorre far saltare questi reticolati. Un passo essenziale sarà la formazione di un partito di classe unico che accomuni i proletari di Aleppo e Baghdad, il Cairo, Algeri, Casablanca ecc. Coloro che formuleranno una serie di rivendicazioni per tutta l’area dovranno avere una conoscenza approfondita di tutti quei paesi. Il loro compito sarà molto difficile, anche perché il ritorno del colonialismo a guida USA ha determinato un arretramento incredibile. Bush padre, al tempo della prima guerra del Golfo, dichiarò che avrebbe fatto tornare l’Iraq al Medio Evo, e mantenne la parola. Clinton, Bush figlio, Obama e i loro complici europei hanno proseguito sulla stessa strada, col la scusante di portare la democrazia (quella borghese, che è la dittatura mascherata della borghesia). Problemi urgenti per il Medio Oriente sono la necessità di rompere la cappa soffocante dei religiosi con la separazione tra Stato e Chiesa, la liberazione della donna e la proibizione del matrimonio delle bambine, la libertà di riunione e di organizzazione sindacale, la soppressione dell’Apartheid in Israele, la cacciata di tutte le a basi estere e delle truppe straniere, la libera circolazione dei lavoratori. In Arabia Saudita la maggior parte dei proletari veri e propri sono immigrati e quindi, per sottrarli al ricatto delle espulsioni (o peggio, a una donna che si è ribellata al padrone, è stata amputata una mano), occorre conquistare la cittadinanza. Questi sono compiti di una rivoluzione borghese, ma la borghesia ha in quest’area tradito il suo compito storico alleandosi con l’imperialismo europeo e americano e con i peggiori cascami del clero e delle dinastie beduine.[68] A questa bisogna collegare obiettivi più specificamente classisti come gli aumenti salariali, la riduzione dell’orario di lavoro per legge, misure sanitarie sul posto di lavoro.   

   In Europa e negli USA la borghesia è riuscita grazie al riformismo egemone a contrappore nel movimento operaio gli obiettivi democratici alla lotta per il socialismo grazie alla disponibilità di sovraprofitti. In questi ultimi decenni ha cominciato a rimangiarsi tutto per via dell’accentuazione della crisi generale del capitalismo iniziata dalla metà degli anni 70. Un’altra soluzione non è possibile in Medio Oriente, per cui il capitale, più i suoi sindacalisti e riformisti, in connubio con religiosi, militari, e bande paramilitari, e l’inesistenza della possibilità della formazione di un’aristocrazia operaia dovrebbe rendere più decisa la lotta per il comunismo.

   Per quanto riguarda i proletari americani ci vorrà qualche tempo prima che molti di loro che hanno votato si convincano che Trump non è meno imperialista guerrafondaio di quanto lo erano Obama e la Clinton. Questa presa di coscienza potrebbe essere ritardata se Trump rifiutasse di firmare la lista degli omicidi mirati che la CIA presenta al presidente, creando così l’illusione di un ritorno all’Habeas Corpus e allo spirito della costituzione. Ovviamente questi sono sogni, come quello della ricomparsa dell’occupazione diffusa e dei salari decenti, che è meglio dissipare quanto prima.

   Ci sono molte persone che si augurano che in politica estera e sperano, che l’avvicinamento alla Russia da parte di Trump sia un fattore di pace. In realtà, mentre Obama e Clinton vogliono gli USA come unico gendarme del mondo, Trump vuole cooptare in questa mansione carceraria anche la Russia. Si tratta di due visioni diverse su come schiavizzare l’umanità.

L’IMPERIALISMO PUO’ CAMBIARE TATTICA MA NON LA NATURA

   L’imperialismo è l’esito estremo, ultimo del processo di accentramento (concetto dialettico: ipertrofia ad un polo, spoliazione all’altro) del capitale ed in quanto tale inasprisce al massimo grado le diseguaglianze tra le classi, le nazioni e gli stati. Sono sbagliate le posizioni che sostengono che il “vecchio” processo –  accentratore e polarizzante del capitalismo s’è rovesciato nel suo contrario per sua propria naturale evoluzione (e non per via insurrezionale). Secondo queste posizioni l’accesso al club ristretto dei paesi imperialisti si sarebbe “liberalizzato”, “democratizzato!”. Come mai? Si è forse invertito il tradizionale flusso degli investimenti internazionali che esporta “in periferia” i capitali metropolitani eccedenti per reimpostarli al centro ingrassati di extra-profitti? Il sistema bancario internazionale si sta forse riequilibrandosi a favore del Terzo Mondo?  Si è forse spostato verso Sud il centro di gravità della scienza e della tecnica mondiali?

   Può aiutare a capire maggiormente la natura reale dell’imperialismo se si analizza lo scontro che c’è intorno al greggio ed alle materie prime. Esso è grande scontro tra le classi del sistema imperialista, a cui la classe operaia e il resto delle masse popolari sono profondamente interessate. Le nazionalizzazioni delle risorse petrolifere che ci sono state nel mondo arabo islamico nel secondo dopoguerra sono avvenute di norma, a seguito di rivoluzioni o insorgenze popolai aventi per bersaglio le corrotte cosche latifondiste semifeudali e le multinazionali,  ed il processo rivoluzionario del mondo arabo-islamico che dalle vicende del petrolio  è inseparabile, ha avuto durature conseguenze destabilizzanti sull’Europa e sull’intero Occidente imperialista (a cominciare dal 1968/69 e dall’avvio a partire dalla metà degli anni ‘70 della crisi economica del capitalismo).

   L’esperienza storica mostra come le classi sfruttate arabo islamiche abbiano preso parte a pieno alla contesa intorno al petrolio, non consentendo alle vecchie e nuove classi proprietarie locali di confiscare solo per sé gli accresciuti introiti. La lotta antimperialista di massa è sempre stata (a partire dal Messico del periodo 1917-1938 e per dall’Iran delle tiepida “rivoluzione costituzionale” di Mossadeq 1951-1953) parte costituente e determinante dello scontro di classe, internazionale e locale insieme per la ripartizione della rendita petrolifera.  Il movimento per le nazionalizzazioni più radicali è stato tutt’uno con la scesa in campo degli sfruttati arabi (esempi lampanti sono stati la detronizzazione per via insurrezionale della monarchia hashemita in Iraq nel 1958, la guerra di liberazione algerina, la “rivoluzione dall’alto” in Libia nel 1969 dove però non mancò una forte ondata di lotte anche operaie e senza scordarsi del movimento nazional-rivoluzionario palestinese) e più ancora lo sono state le congiunture (1973, 1979, 1990) in cui si è materializzata la spinta al rialzo del prezzo del petroli, momenti centrali della fase dal primo al secondo tempo della rivoluzione democratica nel mondo arabo-islamico..

   Le masse lavoratrici di quest’area, tengono giustamente per fermo il fatto che il prezzo del petrolio stracciato hanno solo da perdere, mentre la conquista di un pur parziale controllo delle quantità e dei prezzi del petrolio strappata conflittualmente all’imperialismo dei paesi esportatori può ridondare a loro vantaggio, alla condizione di far valere con lotta anti-borghese le proprie necessità.

   La mondializzazione capitalista presuppone un paese egemone, che abbia un autentico dominio nel campo industriale. A garanzia del commercio industriale, nel XIX secolo bastava il dominio dei mari, infatti, l’Inghilterra impediva il blocco dei traffici da parte di potenze locali e imponeva con forza ogni commercio a partire da quello dell’oppio. Non aveva bisogno di un grande esercito, perché era protetta in quanto isola – questo svantaggio svanirà con lo sviluppo dell’aviazione e dei missili – e manteneva il dominio nelle colonie prevalentemente con le truppe indigene.

   Scriveva Engels a Daniel’son: “A partire dal 1870 la Germania e, in particolare l’America sono diventate rivali dell’Inghilterra nel campo dell’industria moderna, mentre la maggior parte degli altri paesi europei hanno sviluppato a tal punto la propria industria che hanno cessato di dipendere dall’Inghilterra. La conseguenza è stata che il processo di sovrapproduzione si è esteso in un ambito molto più vasto rispetto all’epoca in cui si limitava principalmente all’Inghilterra e almeno fino ad oggi – ha assunto un carattere cronico invece di uno acuto. Procrastinando quel temporale che prima ripuliva l’atmosfera una volta ogni dieci anni, questa depressione cronica che dura a lungo deve preparare un tracollo di violenza ed estensioni senza precedenti”.

    E in una lettera successiva, aggiunse: “Se un grande paese industriale con una posizione di monopolio provocava una crisi ogni 10 anni, cosa accadrà con quattro di tali paesi? (Inghilterra, Francia, USA e Germania). Approssimativamente una crisi 0gni 10/4 anni, cioè praticamente una crisi senza fine”.[69]

   In una lettera a Florence Kelley-Wischnewetzky, del 3 febbraio 1886 chiarì che tre paesi, Inghilterra America, e Germania erano in concorrenza per la conquista del mercato mondiale, e come ognuno di questi fosse in grado di coprirne tutto il fabbisogno. Da qui la sovrapproduzione.se si chiedesse a un economista borghese di spiegare quel periodo, ci riempirebbe di tabelle e di calcoli matematici. Engels spiegava meglio con parole semplici, eppure scriveva ad un economista traduttore del Capitale in russo e alla traduttrice in inglese de La situazione della classe operaia in Inghilterra di Engels stesso.

   Furono le lotte per il mercato mondiale e non le pattumie di Guglielmo II o la pazzia di Hitler a portare alle guerre mondiali. Dopo il secondo conflitto mondiale sia ex paese dell’asse che quelli alleati (tranne gli USA) erano a terra. Gli USA poterono così imporre il loro dominio economico e militare, la loro lingua, i loro costumi, furono gli stessi investimenti americani a risuscitare, almeno sul piano economico, i vecchi avversari, Germania, Giappone, Italia, poi lo sviluppo economico giganteggiò in altre parti del mondo. Gli stessi successi della mondializzazione capitalista stanno avendo come conseguenza il tramonto dell’egemonia economica USA, anche se, se per inerzia storica, non è ancora infranto il suo dominio politico, militare, culturale e linguistico.

   Il controllo del mondo è diventato sempre più costoso. È fallito, come si diceva prima, il progetto pseudoliberale di Obama, di inquadrare l’economia mondiale tagliando fuori Russia e Cina, e rinchiudendo una serie di altri paesi in due gabbie, TTIP e TPP, in cui solo gli USA avrebbero posseduto le chiavi, con la sostituzione del diritto internazionale con sentenze di commissioni legate alle multinazionali. I trattati avevano lo scopo di vincolare agli USA paesi che, per esigenze di mercato, avevano bisogno di commerciare con la Cina o con la Russia o con tutte e due. Non si tratta quindi della tanto decantata economia di mercato, ma di fare violenza al mercato (cosa abituale nell’età imperialista). La vittoria di Trump non è la causa della sconfitta di questo progetto, ma della presa d’atto della sua irrealizzabilità. Durate la campagna elettorale, persino la Clinton prese le distanze dal TPP.

   Il tramonto dell’egemonia economica degli USA, anche se lungi dall’essere conclusa, è la causa remota di tutti i cambiamenti politici che stanno avvenendo in Europa. Il peso dell’enorme apparato di cui gli USA si servono per mantenere l’egemonia è insostenibile. Le basi, oltre 800, e le costosissime portaerei possono essere ancora utili per guerre contro paesi mal armati o piccole potenze, ma da quando la Russia ha dimostrato di poter colpire con precisione ogni punto del Vicino Oriente con missili lanciati da corvette da mille tonnellate naviganti nel Caspio, ogni base, ogni portaerei si è trasformata in un possibile bersaglio.

   Gli USA hanno di fronte un bivio: o accettare il fatto che il loro impero è sovraesteso rispetto alle attuali possibilità economiche, ed iniziare una serie di negoziati con gli altri paesi per il ritiro da posizioni economiche insostenibili (le esercitazioni in Corea del Sud comportano spese gigantesche, anche se condivise col governo di Seul),[70] e seguire così la via in cui fu costretta la Gran Bretagna col ritiro delle posizioni a est di Suez, oppure affrontare, una crisi senza speranza come quella dell’URSS, a causa del revisionismo. [71]

   Come diventano obsoleti la politica di Obama e certi armamenti costosissimi, così perdono di significato gli strumenti politici per condurre tale politica, come i socialdemocratici europei e il PD. Venendo meno la sponda americana, il falso cosmopolitismo – che poi all’atto pratico nascondeva la subordinazione gli USA – tende a svanire, resta il nazionalismo, su cui convergono, da destra a sinistra le forze borghesi e piccolo borghesi. Molti si stupiscono se persone che sono considerate di sinistra si incontrano con gente di Casapound, ma se si avesse memoria storica questo fenomeno non è nuovo, se si pensa che alla vigila della prima guerra mondiale migliaia di esponenti dell’estrema sinistra socialisti (pensiamo a Mussolini), anarchici, sindacalisti rivoluzionari passarono praticamente da un giorno all’altro, dalle manifestazioni antimilitariste all’isterismo patriottardo, si capirà che il fenomeno non ha niente di muovo. Solo chi aveva solide radici di classe poté resistere. Non si può comprendere il fenomeno che viene considerato a torto o a ragione rossobrunismo (più a torto che a ragione) dal punto di vista morale. Poiché in periodi di grosse crisi, si muovono forze immense, e gli intellettuali piccoli borghesi vi sono trascinati come foglie. Le masse in periodo come questo si dispongono come la limatura di ferro sotto l’influenza di una calamita.  La calamita USA non attrae più, anzi respinge, Javier Solana, ex segretario della NATO s’è visto rifiutare il visto di ingresso negli USA con la motivazione ufficiale che aveva visitato l’Iran.[72]  I dirigenti europei e americani non riescono neppure più ad accordarsi sui generici documenti che nascondano all’opinione pubblica le loro divergenze. Trump tratta direttamente con Mosca e Pechino, senza coinvolgere l’Europa, alla quale chiede soprattutto di aumentare le spese militari e comperare armi dagli USA.

   L’influenza americana comincerà a decrescere anche nel campo del costume e culturale, ma il predominio della lingua inglese durerà ancora per una generazione o due. Il calo del peso politico della Francia, per esempio, non comportò immediatamente la perdita di importanza della lingua francese, che sul continente europeo ancora negli anni ’60 del XX secolo era la più conosciuta. Può sembrare assurda la sostituzione di un monolinguismo di fatto come l’attuale con la babele del plurilinguismo ma questa sarà probabilmente la tendenza dei nazionalismi in ascesa.

GUERRA PER L’EGEMONIA MONDIALE E L’ITALIA

   In questo quadro di ridiscussione dei vecchi equilibri c’è stato lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia che potrebbe far crollare l’Unione Europea. Previsioni di sapore quasi millenaristica, si rincorrono da anni, che sono state ignorate dai media preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Nel 2018, quando nacque il precario governo giallo verde – una parodia fatta di populismo parolaio e “sovranismo” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma avessero preso il potere dei bolscevichi che volessero instaurare la dittatura del proletariato anziché Di Maio e Salvini. Si ebbe lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’Paolo Savona (aggiungendo, per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, “saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare”)[73]. Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete appena promesso.

   Al che, ritirata generale: i 5 Stelle si sfilarono subito da ogni impegno elettorale, e Salvini a sua volta ripiegò sul solo problema-migranti (facendolo diventare il problema italiano per eccedenza), permettendo così al PD e sinistri vari di trasformare il leader della Lega nell’unico, vero problema italiano. Amnesie prodigiose: come se il consenso tributato inizialmente ai grillini, e poi il boom dell’ex Carroccio alle europee, non fossero dovuti all’esasperazione crescente, ma a una curiosa patologia psichiatrica dell’elettorato, curabile dalle Ong e dal Quirinale, da qualche magistrato, dalla professoressa Greta Thunberg e dalle Sardine prodiane. Poi, a cancellare tutto, è arrivato il maledetto coronavirus. Grillo e Di Maio s’erano già riallineati all’establishment, alleandosi con il Pd e votando Ursula von der Leyen alla guida della Unione Europea. Ma, sotto la pressione dell’emergenza sanitaria, lo stesso Salvini s’è accodato alla linea “cinese” del massimo rigore fatta di quarantena e coprifuoco per tutti, anche se la strage non accenna a ridursi. La polmonite indotta dal misterioso virus, forse prodotto in laboratorio (sotto gli occhi dell’Oms?), provoca infatti una carneficina, nell’Italia devastata dall’austerity: tagli da 37 miliardi firmati da Monti, drastica carenza di terapia intensiva e 70.000 posti letto in meno.

   L’ipocrisia nazionale trasforma in “eroi” i medici e gli infermieri –  che nella realtà sono dei martiri al macello, senza protezioni e sfiniti dalle carenze di personale – mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi dell’altro pericolo: le possibili rivolte, innescate dalla rabbia popolare contro un governo che ha chiuso tutti in casa,[74]  senza dare garanzie su come sopravvivere a una crisi che si annuncia eterna. Mentre in paesi come la Germania e il Regno Unito è il governo ad accreditare gli indennizzi direttamente sul conto corrente dei “reclusi ai domiciliari”, in Italia – un mese dopo il blocco – non s’è ancora visto un soldo: si lotta per prenotare i primi pietosi 600 euro, combattendo contro il server dell’Inps.

   L’Italia è sprangata: serrande abbassate in ristoranti e negozi, aziende ferme, tribunali chiusi, Parlamento per molto tempo vuoto, governo sbaraccato. C’è stato un colpo di Stato in Italia? Di questo si accusa Orban, che però ha avuto almeno il via libera del Parlamento ungherese.[75] Da noi, invece, nessuna legittimazione esplicita. E’ Conte a gestire in solitudine lo stato d’eccezione, i famosi “pieni poteri” che fecero gridare al golpe quando a evocarli fu l’improvvido Salvini. Domanda: chi c’è, dietro a Conte? “Lo stesso network vaticano che gestì Andreotti, allora guidato dal cardinale Achille Silvestrini”, sostiene Fausto Carotenuto, allievo di Mino Pecorelli e a lungo analista dell’intelligence[76]. E il Vaticano che fa? Tace, per ora: silenzio assordante. Da che parte sta, il grande potere (finanziario) che Gianluigi Nuzzi chiama Vaticano SpA? Cosa c’e, esattamente, dietro alla solitudine siderale di Papa Francesco?

   Tutto, però, lascia pensare che non lo sia, visto che l’emergenza si sta trasformando in una stranissima guerra mondiale sotterranea, in cui persino la Russia – ufficialmente alleata della Cina – sbarca i suoi militari in Italia, con l’ovvio consenso della Casa Bianca. Cosa sta succedendo? Quali esplosivi retroscena nasconde, il pandemonio globale scoppiato a Wuhan sotto il naso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il corredo dei presunti vaccini prontamente targati Bill Gates[77], proprio mentre mezza America tentava di disarcionare il Trump più ostile di sempre, verso Pechino? Giulietto Chiesa diversi mesi prima aveva affermava che l’Occidente si sta spaccando in due tronconi, uno atlantista e l’altro pro-Cina?[78] Pietra dello scandalo, la sortita della Bank of England a Wall Street, nell’estate 2019. Gli inglesi – ben collegati alla filiera Rothschild trapiantata in Cina – ebbero l’ardire di ventilare l’avvento di una super-moneta internazionale, in grado di archiviare il dollaro (cioè l’egemonia statunitense)[79]. Possibili partnership collaterali: i colossi americani del web, da Google a Facebook, e la cinese Huawei per la rete 5G (infrastruttura oggi fermata in Svizzera e in Slovenia, temendo rischi per la salute.

   Nella sostanza una parte della finnza britannica osa sfidare il monopolio statunitense con la proposta di una moneta mondiale quasi “cinese”. Si potrebbe tentare che esiste una correlazione tra i disordini ad Hong Kong nati dalle contraddizioni materiali delle masse popolari di questa città, e guidate da una direzione borghese e il loro uso strumentale da parte dei media imperialisti e la tentata scalata aggressiva della Borsa di Hong Kong a quella inglese.

   Sempre a fine agosto, s’è scoperto che Trump stava negando a Google e Facebook l’autorizzazione alla posa di “Faster[80] un cavo sottomarino di 13.000 chilometri tra la costa californiana (Silicon Valley, non per caso) e Hong Kong (neanche qui c’entra il caso). Dentro quel cavo – spesa inziale, 300 milioni di dollari – ci sarebbe «una inedita quantità di fibre ottiche di nuovo tipo, ad altissima capacità». “Faster” potrebbe mettere in contatto tra loro più di un miliardo di “devices” del tipo Android, facendo viaggiare l’informazione a 60 terabytes al secondo, cioè dieci milioni di volte più veloce dell’esistente cavo, che vale probabilmente milioni di dollari al centimetro. Per il responsabile per le infrastrutture di Google, Urs Holzle, siamo già entrati nell’era degli “zettabyte”, un multiplo che suona come “un miliardo di megabytes al secondo”. E “Faster” sarebbe quindi il condotto ad alta pressione in cui far volare questo mare di informazioni. Da tenere conto che la gestione di queste infrastrutture e la loro proprietà comporterà una filiera di conseguenze planetarie, che dovrebbe portere con sé il controllo, la vendita, la distribuzione di dati che, in pratica, riguarderanno ogni “oggetto” dell’agire umano, individuale e collettivo. C’è il pericolo di un controllo globale.

  Uno dei motivi che non viene concessa l’autorizzazioen a Google e Facebook sta nel fatto che questi due colossi non sono soltanto delle imprese private Sono conglomerati industriali e finanziari così giganteschi, che possono ormai competere con quasi tutti gli Stati del mondo e batterli, ricattarli, sottometterli. Che potrbbero accordarsi con la Cina, in nome del business. I giganti del web sono tra gli attori principali e, come tali, prendono decisioni politiche. Anzi dirigono l’orchestra, quando possono. E cominciano a poterlo fare. Ecco il punto: quando a loro serve, si organizzano per costituire delle coalizioni, dei partners, in modo tale da mettere con le spalle al muro – eventualmente davanti al plotone di esecuzione – chiunque cerchi di fermarli. Ecco perché Trump si era opposto: poiché la costruzione di un Internet concorrente di queste dimensioni, che “ragiona” non come America, ma come entità sovranazionale, cioè che fa anche una propria politica estera, diventa molto pericoloso. Tanto più, quando sceglie come alleati i nemici di Trump, e quando mette tra i suoi obiettivi quello di sostituire la politica estera degli Stati Uniti con un’altra, i cui contorni si decideranno magari a Londra, se non a Hong Kong o addirittura a Pechino.

   Infatti Google e Facebook hanno impegnato nell’impresa “Faster”, fin dal 2017, cinque o sei alleati asiatici, in maggioranza giapponesi, ma anche cinesi. C’è la Telecom&Media Group Co, del signor Peng. La quale ultima collabora molto attivamente con i colossi di Silicon Valley, da un lato, e dall’altro con la cinese Huawei, bersaglio principale di Trump, con il suo dinamismo verso il 5G. Poi, si sa, Trump ha scatenato la guerra delle tariffe con Pechino, che è in corso e si sta aggravando, con pesanti ripercussioni planetarie. Lo scontro con Huawei è partito in contrappeso all’iniziativa cinese sul 5G e al gigantesco progetto di Pechino “One Belt One Road”, altrimenti detto la “Nuova Via della Seta”. Poi, di colpo, a sparigliare le carte è scoppiato il caos mondiale del coronavirus.

    Si potrebbe sostenere che una frazione delle Borghesia Imperialista americana che si sia internazionalizzata o mondializzata ha espresso una profonda contraddizione con la borghesia monopolista americana che non ha fatto questo salto. La questione non è priva di conseguenza sulla forma-Stato e ciò è dovuto al fatto che a livello statale e mondiale, il Capitale Monopolistico Multinazionale ha costruito un solido telaio di istituti economici, politici e ideologici che gli consentono di esercitare sugli esecutivi dei paesi imperialisti al finde di condizionare le strategie politiche centrali in modo funzionale ai propri interessi.

   In questo quadro la funzione del parlamento a un duplice ruolo. Da una parte alimenta l’illusione che il meccanismo di formazione delle decisioni politiche riposi nei cittadini e dall’altro protegge dai sguardi indiscreti l’attività separata e sostanzialmente autonoma dell’esecutivo.

   Ora, quando i rapporti di produzione strozzano l’ulteriore espansione delle forze produttive si produce il fenomeno della crisi, che nella fase attuale e crisi generale che prende non solo gli aspetti economici, ma anche politici, culturali e ambientali, la politica è costretta a tirare fuori i denti ed a assumerne un ruolo determinante.

   L’essenza delle posizione determinante dello Stato nella fase di crisi generale sta nella molteplicità dei meccanismi politici, sociali, economici, giuridici, ideologici e militari, in funzione della conservazione

   Il carattere strutturale della crisi non fa che potenziare il ruolo dello Stato quale rappresentante della frazione della Borghesia Imperialista internazionalizzata.

   Crisi dell’egemonia del dollaro (perciò dell’egemonia americana a livello mondiale), nuove potenze (Russia e Cina), frazioni di Borghesia Imperialista internazionalizzata che cerca di rimodellare a livello più ampio la propria influenza politica, usando organismi internazionali come strumenti come l’OMS.

   Come leggere gli attacchi di Trump all’OMS? Attacchi che sono giunti fino a bloccare i fondi all’Organizzazione Mondiale della Sanità, di cui gli Usa sono il primo contributore con 400-500 milioni l’anno (un decimo del bilancio), accusandola di aver insabbiato insieme alla Cina l’emergenza coronavirus causando molte più vittime, nonché di aver criticato la sua decisione di sospendere tutti i voli provenienti da quel Paese.[81]

   Una mossa temporanea, finché gli Stati Uniti avranno completato la loro indagine sulle responsabilità dell’Oms e sulla sua volontà di autoriformarsi, ma che colpisce nel pieno della pandemia una delle principali organizzazioni di quel sistema multilaterale tanto avversato dal presidente americano, con ripercussioni prima di tutto sui Paesi più poveri. 

   La crisi in atto fa esplodere tutte le contraddizioni a livello dei singoli stati come a livello internazionale. La frazione della Borghesia Imperialista che quarant’anni fa si era alleata anche con i revisionisti cinesi, viene rimessa la sua egemonia mondiale. Indubbiamente c’è una reazione a livello di massa, quando ci si è accorti della gestione autoritaria dell’emergenza coronavirus, che viene definita in “salsa cinese”, voleva essere il pretesto per congelare la democrazia in Occidente, che in questo periodo non era funzionale all’adeguamento dello stato alla frazione dominante della Borghesia Imperialista. Nel mirino dunque Pechino, ma anche l’Ue e istituzioni sovranazionali come l’Oms, sospettata come minimo di omessa vigilanza sull’ipotetica manipolazione del virus. E in attesa di vedere il seguito del film – con Trump che mette mano al bazooka finanziario statale – si moltiplicano i messaggi spiazzanti. Il solitamente taciturno Bob Dylan, per esempio: con esplicito riferimento al coronavirus (mettetevi al riparo, siate prudenti) ha pubblicato un inedito, in cui denuncia il complotto che assassinò John Kennedy.[82] Retro messaggio implicito: dietro alla pandemia c’è forse la medesima filiera dell’orrore? La stessa che pretese la riduzione dei diritti (The crisi of Democracia), per poi magari organizzare anche l’ecatombe dell’11 Settembre?

L’ECONOMIA DI GUERRA NELLO STATO DI EMERGENZA

   Lo scoppio ufficiale della guerra fra Russia e Ucraina (conflitto che non è cominciato nel 2022 ma nel 2014 col colpo di Stato in Ucraina) ha fatto quasi cadere nel dimenticatoio le belle promesse di grade sviluppo economico contenute nel PNR, provocando anzi una accelerazione vertiginosa della crisi. Ancora prima dello scoppio del conflitto per chi voleva vedere era evidente che la pandemia permanente poteva essere l’innesto di una grande e duratura recessione con tutte le relative conseguenze di disoccupazione di massa e impoverimento delle classi lavoratrici.

   Intanto era partito un altro elemento fondamentale dell’economia di guerra, vale a dire il vistoso aumento del prezzo delle materie prime con la conseguente ripresa dell’inflazione. L’aumento del prezzo interessava naturalmente il petrolio, il gas naturale e il carbone, di cui peraltro esiste nel mondo una grande sovrapproduzione ma, ancora di più, alcune materie prime necessarie alla cosiddetta transizione green e a quella digitale, parliamo del rame, del litio (usato per le batterie), del silicio (usato per i microchip), del cobalto (usato per le tecnologie digitali), ecc. A questi vistosi aumenti concorrono diverse cause: dalle difficoltà di estrazione che comportano enormi devastazioni ambientali con l’utilizzo anche di lavoro minorile (in Congo e altrove), all’aumento a dismisura dei costi di trasporto, per finire con le immancabili speculazioni finanziarie sulle materie prime e sui titoli derivati (futures) a esse legate. Questa combinazione fra stagnazione e inflazione ricorsa l’inizio della crisi degli anni Settanta, dopo la famosa “crisi petrolifera” del 1973, quando per descrivere la nuova situazione economica venne coniato il termine, poi diventato corrente, di stagflazione.

   Cosa era successo all’inizio degli anni Settanta?

   Nel 1971, gravati da un enorme deficit della bilancia dei pagamenti (conseguente al loro indebolimento sui mercati internazionali e al deficit dello Stato amplificato dalla guerra del Vietnam), gli USA decretarono unilateralmente l’inconvertibilità del dollaro in oro (di fatto sospesa da tempo), allo scopo di: promuovere la svalutazione del dollaro e, di conseguenza, un alleggerimento automatico del deficit del bilancio dei pagamenti: far riacquistare competitività alle merci americane, facendo gravare l’inflazione sugli altri paesi capitalisti; indurre una parziale svalorizzazione delle riserve in dollari dei paesi concorrenti e degli eurodollari.   

   Il deprezzamento del dollaro spinse i possessori di grandi capitali monetari (ovvero i capitalisti finanziari) a cercare di garantirsi contro il rischio di possibili perdite attraverso l’acquisto di materie prime, inducendo un generale rialzo dei prezzi, che aprì la strada all’impennata del prezzo del petrolio del dicembre 1973.

   Tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974 il prezzo del petrolio si quadruplicò.

   Il prezzo del petrolio aveva avuto una storia relativamente tranquilla dalla seconda metà del XIX secolo fino ai primi metà degli anni ’70 del secolo scorso, quando i 6 paesi dell’OPEC fecero raddoppiare il prezzo del petrolio, portandolo a superare i 10 dollari a barile. L’aumento del costo del petrolio significava da un lato, una fetta più grossa per gli “sceicchi” (ovvero la casta semifeudale dominante nei paesi arabi, per lo più legata all’imperialismo USA) e dall’altra costi di produzione maggiore per gli europei e i giapponesi, più dipendenti dalle importazioni petrolifere che non gli USA (le cui merci guadagnarono, di fatto, competitività sul mercato mondiale). Dall’altro lato, la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere attuata da alcuni paesi arabi (quali la Libia e l’Algeria) e l’embargo selettivo sull’export di petrolio attuato verso gli USA e i paesi europei sostenitori di Israele, le borghesia arabe iniziarono a scrollarsi di dosso, il sistema di saccheggio impostogli dall’imperialismo. Si manifestava così, pure a questo livello, la forza del moto rivoluzionario d’Asia, e d’Africa che la rivoluzione iraniana del 1979 ravvivò.[83]

   L’aumento del prezzo del petrolio (quintuplicato in due anni, poi raddoppiato nei successivi 8-9 anni) concorse con il ciclo mondiale delle lotte operaie del periodo 1968-72 ad accrescere i costi di produzione dei capitalisti europei e giapponesi proprio nel momento in cui finiva il trentennio di sviluppo e aumentava di più il bisogno del capitale ad abbassare i costi di produzione.

   Iniziò così una fase di profonda ristrutturazione dell’economia capitalistica su scala mondiale che si sviluppò su due linee: con la ristrutturazione degli impianti produttivi (con l’introduzione di macchinari più sofisticati e il “decentramento produttivo” nelle metropoli imperialiste e con massicci trasferimenti verso i paesi di “nuova industrializzazione”) e con la ristrutturazione dei meccanismi della finanza mondiale.

   Tornando a oggi, la guerra ha portato all’estremo i fenomeni che sono racchiusi nel termine di stagflazione, compresa l’inflazione dilagante che coinvolge ora anche i generi di prima necessità, con il conseguente taglio di fatto dei salari dei lavoratori, oltre all’aumento stratosferico delle bollette energetiche. Il riferimento naturalmente è alla “grande depressione” degli anni Trenta del secolo scorso, tanto è vero che a questo punto, sorge spontanea una domanda: la guerra e le distruzioni in Ucraina possono costituire i prodromi di una terza guerra mondiale? Certamente, anche se da diversi anni ormai si sente parlare di “terza guerra mondiale a pezzi”, di “guerra per procura” ecc., questa volta il ricorso a una terza guerra mondiale per risolvere la crisi è reso molto problematico dall’entità delle distruzioni che tale evento comporterebbe.

   Questo ragionamento poggia su un analisi classica delle guerra intesa come risoluzione della crisi capitalistica, come ben dimostrato dalle due guerre mondiali del Novecento. Il meccanismo di risoluzione della crisi attraverso la guerra si basa schematicamente su due effetti esplosivi dello scontro bellico:

  1. Una distruzione ingente di forze produttive, quindi di capitale sovraccumulato che aveva dato origine alla crisi, e di forza-lavoro in eccesso;
  2.  L’emergere nel conflitto di un imperialismo egemone nella ricostruzione postbellica e nella nuova fase di accumulazione capitalistica.

   Negli anni Quaranta gli USA erano in grado di mettere insieme le forze necessarie al rovesciamento della situazione di crisi, forze che andavano dalla potenza militare a un apparato industriale decisamente superiore, all’organizzazione del lavoro fordista a una composizione sociale decisamente più dinamica di quella prevalente in Europa. Tutto ciò ha portato dopo la sconfitta del regime nazista al cambio di egemonia mondiale rispetto a quella inglese basata sul sistema coloniale, cioè sulla rapina delle ricchezze delle colonie, dando origine al periodo della trentennale età dell’oro del capitalismo e al mondo bipolare (ovvero della contraddizione tra paesi capitalisti e paesi socialisti) che conosciamo.

   Attualmente nessuna delle potenze in gioco sembra in grado di produrre questo immane sforzo: non gli USA che rimangono comunque i più forti sul piano militare, ma deboli sul piano industriale dopo decenni di delocalizzazioni, la cui egemonia mondiale si fonda ormai sul capitale finanziario, non l’Unione Europea, debole sul piano militare e in preda alle solite divisioni, con una industria tecnologicamente avanzata che ha bisogno dei mercati mondiali di gamma medio/alta; non la Russia che accoppia alla potenza militare ereditata dall’URSS una economia basata quasi esclusivamente sull’esportazione di materie prime; non la Cina ancora indietro sul piano militare e tesa ad espandersi sul piano commerciale lungo le varie “vie della seta” e con problemi di sviluppo interno ancora non risolti. Le prime mosse dopo l’azzardo di Putin in Ucraina sembrano confermare queste ipotesi, con gli USA aggressivi a parole ma cauti nei fatti, la Cina che attende l’evolversi degli avvenimenti e l’Unione Europea con smanie interventiste che servono a giustificare una politica di riarmo.

   Esiste poi un altro elemento, vale a dire la fuoriuscita dalla fase precedente che ha caratterizzato gli ultimi decenni impropriamente definita “globalizzazione”. Bisogna operare una distinzione fra creazione del mercato mondiale, che è una caratteristica permanente e ineliminabile del modo di produzione capitalistico, pur con le sue diverse fasi, e la cosiddetta “globalizzazione”, intesa come la risposta data dal Capitale alla crisi degli anni Settanta e alla relativa caduta del saggio di profitto, con le sue caratteristiche specifiche che oggi sono entrate in una fase di crisi. Una risposta che ha portato attraverso processi di concentrazione globale, di megafusioni transnazionali e acquisizioni all’estero, al formarsi delle grandi multinazionali apolide in concorrenza fra di loro per il controllo del mercato mondiale. Tanto per fare un esempio il settore agro-alimentare è in mano a tre colossi multinazionali Dow-Dupont, ChemChian-Syngenta e Bayer-Monsanto che controllano il 63/69% del mercato e il 75% del business dei pesticidi e diserbanti[84]. Non solo, il formarsi delle grandi multinazionali ha determinato una nuova e, forse, inedita divisione internazionale del lavoro basata sul controllo delle nuove tecnologie e sulle differenze, a livello mondiale, del costo del lavoro.

   È noto che già prima della guerra russo-ucraina si erano verificate gravi disfunzioni in importanti filiere produttive per la mancanza o la carenza dei chips (microprocessori di computer) e di altri semilavorati che viaggiano lungo le catene produttive delocalizzate. La guerra in corso ha accentuato in maniera estrema questi processi. Ad esempio in Germania BMW e Volkswagen rischiano di dover fermare la produzione di automobili per la mancanza di questi cavi elettrici in quanto avevano delocalizzato l’imbracatura di questi cavi ad aziende con stabilimenti in Ucraina[85]. Fin dagli anni Novanta la grande industria automobilistica tedesca, al seguito dell’espansione dell’Unione Europea e della Nato verso est, ha delocalizzato in questi paesi le lavorazioni a basso valore aggiunto, mantenendo in patria quelle ad alta tecnologia con personale specializzato. Ora tutto questo rischia di saltare.

   Tuttavia è difficile pensare che si possa riorientare la divisione internazionale del lavoro (con il conseguente commercio mondiale) affermatasi negli ultimi decenni per costringerla entro i limiti dei blocchi geopolitici, come sostengono i sostenitori della “fine della globalizzazione”. Una situazione simile si verificò nei primi anni del secolo scorso. Nel primo decennio del Novecento, periodo passato alla storia come “la belle époque”, fu un periodo di grande sviluppo capitalistico, pensiamo solamente allo sviluppo tecnologico che ci fu in questo periodo (elettricità, telefono, cinema, automobili, ecc.), con scoperte che oggi diamo per scontate o addirittura superate; ci fu la nascita dei grandi monopoli, la crescita del capitale finanziario; l’intervento dello Stato nell’economia; un grande sviluppo del commercio internazionale. La fine di questo ciclo capitalistico di sviluppo corrisponde al sorgere di protezionismi nazionalistici, dello sviluppo dei dazi doganali ecc. che porteranno alla guerra.

GUERRA ED EMERGENZA PERMAMENTE

   Nel 2022 l’emergenza pandemica non era finita. È statatenuta in caldo, pronta a essere ripresa in seguito. Contro la sua ripresa militano alcuni fattori importanti:

  1. Interni a ogni paese: riluttanza delle popolazioni, stanche delle restrizioni e sfiduciate dai vaccini, il riemergere di una crisi economica che potrebbe riaprire il conflitto sociale su vasta scala, indebolendo la disponibilità della gente a mettere al primo posto la pandemia.
  2. Internazionali: molti paesi potrebbero sottrarsi a un’ulteriore allarme mondiale. L’India è il caso più evidente: la lotta dei contadini non si è fatta condizionare dai lockdown, con oltre un anno di mobilitazione ha vinto costringendo il governo a recedere dalla controriforma agraria e ha smantellato la narrazione pandemica, inducendo il governo a diffondere l’ivermectina[86] che ha drasticamente ridotto ricoveri e decessi. Indubbiamente uno dei fattori che ha contribuito alla mobilitazione vittoriosa dei contadini indiani è la guerra popolare diretta dal PCI (M). In Russia non sono state mobilitazioni di piazza ma la popolazione ha sabotato i vaccini[87]. Rifiuti analoghi in molti paesi asiatici, africani, latinoamericani e nei Balcani.

   La stessa Cina presenta caratteri diversi dalla gestione occidentale: fa lockdown rigidi, ma limitati nello spazio e nel tempo, perché avverte il pericolo di attacchi biologici (la scoperta dei laboratori in Ucraina la dice lunga sulla pratica USA/occidentali di diffondere patogeni soprattutto verso laRussia e la Cina)[88]. Ciò non toglie che i lockdown siano egualmente inutili a sradicare il virus e molto utili, invece, a operazioni di disciplinamento sociale. La Cina, comunque, non usa vaccini occidentali, non impone obbligo vaccinale e non usa Gren Pass.

   La riluttanza a obbligo vaccinale e Gren Pass è molto forte in due paesi occidentali decisivi: USA e Germania.

   L’OMS, non di meno, sta cercando di dotarsi di un potere mondiale accentrato in caso di pandemia al fine di disporre misure d’ogni tipo a tutti i paesi a prescindere dalla loro legislazione[89]. D’altronde la definizione di pandemia è stata slegata da ogni criterio di quantità di morti e malati. È nella disponibilità dell’OMS dichiararla sulla base contagi.

   Questo vuol dire che chi domina l’OMS non molla anzi rilancia. Grande finanza, Big Pharma, Big Tech, gli imperialisti anglosassoni non rinunciano a utilizzare gli allarmi sanitari per imporre a tutto il mondo il proprio dispotismo sanitario con il condizionare politica, economia, rapporti sociali di ogni paese. Finora solo la Russia ha avanzato qualche dubbio su questa assunzione di potere dell’OMS sugli Stati[90].

   La pandemia, dunque, è ancora in caldo come mezzo di disciplinamento sociale interno e internazionale. Tuttavia, senza soluzione di continuità, una nuova emergenza è già iniziata. Quella bellica. L’intervento russo in Ucraina, provocato da una decennale aggressione da parte di Nato e dell’Occidente imperialista, ha fatto comparire un nuovo nemico. Governi e media lo trattano con le stesse modalità usate contro il Sars-Cov-2. Un nemico oscuro, irrazionale, imprevedibile, privo di umanità, contro il quale è necessario unirsi compatti in una comunità resiliente sotto la guida dello Stato, accettare ogni sorta di sacrificio esistenziale, fare la guardia contro l’untore sedotto dal negazionismo o dal filo-putinismo (magari solo perché vuole tenere la temperatura di casa a 20° invece di 19°).

   Finora la propaganda emergenziale bellica non ha sfondato a livello popolare come quella pandemica perché è più complicato agire sulla minaccia alla propria vita, che per la pandemia è stato facile diffondere, mentre per la guerra è necessario convincere che le armate russe siano una minaccia alla vita maggiore di quella rappresentata dalla guerra Nato/Russia per la quale si invoca la necessità di intrupparsi. Questa, infatti, potrebbe divenire nucleare e ciò suscita più paura del propagandato rischio dell’arrivo dei “disumani russi” in casa propria. Sicuramente, poi, per la perplessità sull’utilità di farsi del male per punire Putin con le sanzioni.

   Ciò nonostante, l’emergenzialismo bellico prosegue. Si conclusa o no l’operazione russa in Ucraina, il progetto occidentale è del tutto chiaro: aprire uno stato di guerra permanente contro la Russia, e dopo aver sconfitto o logorato questa, contro la Cina. Una guerra effettuata con tutti i mezzi a disposizione: politici, mediatici, economici, militari, biologici, sportivi, culturali, religiosi ecc.

   L’Occidente imperialista aveva preparato contro la Russia un blitzkrieg. Dopo averla costretta a intervenire le ha scatenato contro un nugolo di sanzioni con le quali contava di precipitarla in una severa crisi economica con la speranza di provocare una crisi sociale e politica, con la caduta di Putin e il ritorno ai “gloriosi” (per l’Occidente imperialista) anni di Eltsin, con una popolazione immiserita, le risorse naturali e minerali saccheggiate, e la possibilità di attuare quello che non era riuscito allora, ossia il completo annientamento della sua unità statuale. La Russia ha dimostrato, finora, di saper resistere contro le manovre occidentali, aiutata anche dal fatto che la maggioranza di paesi al mondo si sono rifiutati di aderire alle sanzioni. Il blitzkrieg è fallito. Ciò ha fatto insorgere nelle élite occidentali qualche dubbio sulle modalità di prosecuzione. Da un lato si schierano coloro che premono per elevare il livello a scontro militare tra Nato e Russia, non perché convinti di vincerlo all’immediato, ma perché contano sul fatto che la Russia arretrerebbe piuttosto che accettare la guerra totale, e, ancor più, sul fatto che una lunga guerra logorerebbe la Russia più dell’Occidente, che ha capacità produttiva di armi molto superiori alla prima. Dall’altro iniziano a farsi vivi settori economici e politici che temono i danni subiti da una guerra totale contro la Russia e mirano a un compromesso sull’Ucraina con una prosecuzione della guerra tramite, per ora, i soli metodi finanziari, economici ecc.[91]

   I fautori dell’innalzamento dello scontro militare si trovano dislocati in quell’ambiente che si potrebbe anglosfera, mentre i secondi sono osteggiati pesantemente dai media che rivelano (come per la pandemia) la loro completa sottomissione agli ordini di scuderia USA e delle grandi multinazionali, si manifestano, sempre meno timidamente, in alcuni paesi europei (e anche negli USA).

   È possibile vedere in queste prime crepe i prodromi di un disallineamento tra Europa e USA?

   Una separazione nel campo occidentale è, prima o poi, non certo, però per iniziativa di qualche borghese, ma solo come effetto indotto da forti conflitti di classe, cui forzatamente offrire un piano di riscatto nazionalistico a sostegno delle proprie mire imperialiste anche contro i precedenti alleati.

  In mancanza di ciò l’Occidente imperialista si può dividere, al massimo, sulle tattiche di scontro e su come ripartire al proprio interno i suoi vantaggi e svantaggi, ma rimane unito nell’obbiettivo di fondo; stroncare il tentativo russo e cinese di affrancarsi dal ruolo di produttori; l’una di materie prime a basso costo, l’altra, di plusvalore del capitale occidentale. Se la Germania e gli altri paesi europei dovessero, infatti, in futuro sganciarsi dagli USA, non per questo costruirebbero con Russia e Cina rapporti alla pari, ma avrebbero persino maggiore bisogno di sottometterle sul piano economico e politico, di sfruttare a proprio vantaggio la loro potenza militare e utilizzare le loro popolazioni come carne da cannone nel caso di conflitto mondiale.

   Per l’Occidente imperialista c’è piena condivisione sugli scopi delle misure anti-Russia. Si tratta di costringerla a sottomettersi pienamente a chi domina il mercato mondiale, la forma dell’imperialismo, in cui un pugno ristretto di paesi si appropriano della stragrande quota di profitti mondialmente prodotti tramite il dominio del capitale finanziario accumulato grazie al fatto che il loro sviluppo capitalistico data da un tempo più lungo. Il capitale finanziario, moltiplicatosi con le sue ingegnerie, è divenuto ormai, con il credito, indispensabile per mantenere in vita lo stesso processo di accumulazione e per sostenere alcuni mercati solvibili di consumo, decisivi per tutta la produzione mondiale. Il suo potere si esercita, inoltre, con la violenza diplomatica e militare. Per affrontare una crisi dell’accumulazione, che perseguita da decenni l’intero sistema, deve incrementare ulteriormente la massa di profitto che si appropria. Ciò comporta la necessità di aumentare l’estorsione di plusvalore dai lavoratori di tutto il mondo, ma a anche di centralizzare a sé tutti i profitti. La centralizzazione si traduce, in Occidente, in un attacco durissimo oltre ai proletari, alle piccole imprese, ai ceti medi proprietari e cognitivi, e per il resto del mondo nel tentativo di ridurre le pretese – se possibile annullarle del tutto – di stati che cercano di trattenere per sé maggiori quote di profitto per finanziare un proprio sviluppo e per evitare l’esplosione di conflitti sociali.

      Russia e Cina sono riuscite negli ultimi decenni a compiere passi, modesti ma reali, di accumulazione in proprio, con cui migliorare anche le condizioni delle proprie classi sfruttate (che non hanno mai messo di battersi!). Ciò è stato possibile grazie al loro inserimento nel mercato mondiale, l’una come produttrice di materie prime, l’altra come officina del mondo. Questa loro risalita non è stata ritenuta più tollerabile dagli imperialisti occidentali. Ogni quota di profitto trattenuta da loro è una quota di profitto sottratta al grande capitale occidentale. Questo è l’incubo che agita Wall Strett, City, Washington, Londra, Tokio, Berlino, Roma, ecc. Non la paura della Cina, col supporto russo, possa sostituire gli USA (e l’Occidente imperialista nel suo insieme) nel dominio mondiale. Questa è una sonora stupidaggine che non ha alcun fondamento reale sul piano finanziario, economico, politico, militare. È solo un argomento di propaganda agitato per suscitare la paura del proletariato occidentale sulla minaccia di nuovi e più paurosi mostri, cui possono dare credito solo certi sinistri, “antagonisti” e “comunisti” abituati a prendere per buone le panzane distribuite dalle grancasse capitalistiche, governative e mediatiche per disciplinare proletari e ceti medi da spolpare.

      Il ricatto che l’Occidente imperialista scaraventa sulla Russia è: se vuoi stare nel mercato mondiale devi starci alle nostre condizioni, rinuncia a un proprio sviluppo industriale, svendi le materie prime. Ovviante se applicasse queste condizioni ci sarebbe una miseria crescente tra le masse proletarie e contadine.

   La Russia capitalista non vuole e non può rinunciare al mercato mondiale, ma deve provare a modificarne la struttura, cercando di elevare la sua quota di profitti per finanziare un maggiore sviluppo in termini di industrialismo, produttività agricola, autonomia finanziaria, creando, con ciò, anche le condizioni per una maggiore e durevole stabilità sociale al proprio interno.

   Per difendersi, in questo momento di acutizzazione dello scontro, la Russia è costretta a cercare mercati alternativi, che, in buona parte, sta effettivamente trovando. Tutto ciò conduce alcuni analisti a sostenere che ormai siamo entrati in una fase di “deglobalizzazione” con la formazione di due blocchi mondiali, l’uno intorno a USA/Europa, l’altro a Cina/Russia. Altri analisti sostengono che è iniziata l’era del “multipolarismo”, in cui ogni paese vedrà riconosciute le proprie le proprie esigenze senza subire più il dominio di qualche potenza egemone. Tutte queste tesi sono delle autentiche illusioni ottiche. Il capitale finanziario e l’imperialismo che vi è collegato non possono rinunciare ad appropriarsi della massa di plusvalore prodotto in ogni singolo angolo del mondo. D’altro lato nessun paese capitalista, debole e forte, può, ormai, fare a meno del mercato mondiale per sostenere e sviluppare i propri livelli di produzione di materie prime, e, ancora di più, di prodotti e servizi. La “deglobalizzazione” o il “multipolarismo” potrebbero, perciò, affermarsi al più per un limitato periodo di tempo, in cui, però, inevitabilmente, tutte le condizioni per un nuovo violento scontro bellico mondiale.

   Il coinvolgimento nel mercato mondiale costituisce, quindi, un vero punto di debolezza per la Russia capitalista. Non può farne a meno, e, perciò, conduce la sua lotta con la prospettiva di un compromesso con chi lo domina. Chi lo domina, però, non può più tollerare alcun compromesso anzi ha la necessità urgente di revisionare al ribasso quelli tollerati finora.

    Tutto ciò nasce dal fatto che dalla metà degli anni Settanta è cominciata la crisi generale del capitalismo, crisi che nel 2007/2008 ha avuto una sua accentuazione.

   Una crisi da cui il capitalismo non è mai realmente uscito, anzi, essa è stata affrontata creando nuovo debito e alimentando ulteriormente le gigantesche bolle finanziarie.

    Contemporaneamente si è proseguito nell’attacco alle conquiste sociali come le pensioni e la sanità pubblica, si è definitivamente smantellata la rigidità del mercato del lavoro attraverso la precarizzazione diffusa e l’incremento dello sfruttamento operaio, mentre i salari regredivano. Ma tutti questi provvedimenti non sono stati sufficienti a dare un vero nuovo slancio all’economia e a rimpinguare di profitti la mostruosa massa di capitale finanziario esistente.

      In un articolo pubblicato nell’ottobre 2014 su Affari e finanza (il settimanale di economia e finanza di Repubblica) del quale si desume che, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), alla fine del 2013 le attività finanziarie sull’intero globo assommavano a 993 bilioni di dollari (993 mila miliardi) mentre il prodotto lordo mondiale (World Bank) si attestava sui 75 milioni di dollari (75 mila miliardi). In altre parole, il capitale finanziario, era 13 volte il prodotto della economia “reale” (cioè dell’insieme dei beni materiali e dei servizi prodotti sul pianeta).

   Tenuto conto che la forza lavoro mondiale assomma a circa 3 miliardi e 415 milioni di persone (World Bank, 2016) le due cifre sopra riportate che ogni lavoratore del globo (da 15 anni in su):

  • Produce annualmente beni c/o servizi per un valore (venduti dai produttori) circa 21.962 dollari;
  • Ed è personalmente “sovrastato” da una “nuvola” di 290.776 dollari che vorrebbero trovare un impiego profittevole (per i capitalisti che ne detengono i titoli), ma che non lo trovano nelle condizioni attuali di funzionamento del modo di produzione capitalista (stante il grado di sviluppo raggiunto dalla composizione organica del capitale a livello mondiale).

   Dall’articolo sopracitato si desume anche che, secondo stime della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di quei 993 mila miliardi di dollari:

  • 283 mila miliardi sono finanza primaria, ovvero azioni, obbligazioni e attivi bancari;
  • Mentre 710 mila miliardi di dollari sono prodotti costituiti da prodotti derivati scambiati fuori dai mercati regolamentati, dei quali solo una piccola quota è legata a transazioni che hanno a che fare con l’economia reale. Il grosso sono scommesse: sui tassi di interesse, sulle valute, sui prezzi delle materie, sull’andamento degli azionari, sul fallimento di stati o di grandi imprese.

   Nella tabella seguente, riepiloghiamo i dati citati sopra:

Economia reale capitalista e captale finanziario. Anno 2013

 Miliardi di dollari% sul totale
PIL75.0007,0
FINANZA PRIMARIA283.00026,5
DERIVATI FINANZIARI710.00066,5
TOTALE CAPITALI1.068.000100

  Da questi dati si deduce che l’economia reale capitalista (quella che si produce beni e servizi) è sovrastata è schiacciata da una massa enorme di capitali in cerca di una valorizzazione adeguata agli appetiti dei capitalisti.

   Mentre l’economia reale produce continuamente profitti che vanno ad aggiungersi alla massa dei capitali eccedenti le possibilità di impiego nell’economia reale stessa al grado attuale di sviluppo della composizione organica del capitale diminuiscono. 

   Proviamo a dare le conclusioni politiche di questa analisi. Nel 2013 i capitalisti vantavano un capitale di circa un milione di miliardi di dollari USA. Nelle mani dei capitalisti, il denaro non è mezzo di scambio d’acquisto, ma capitale e quindi ognuno dei capitalisti, vuole che il suo capitale renda, anche se lui “non si sporca le mani” nella produzione di merci. E infatti di anno in anno la massa del capitale vantato dai capitalisti aumenta. Ormai (da quando nel 1971 Nixon abolì la convertibilità del dollaro in oro) il denaro mondiale è tutto fiduciario, i banchieri centrali creano denaro e il denaro è capitale da valorizzare.

   Di fronte a questo sta una produzione annua di merci (beni e servizi) che, nonostante tutte le misure messe in atto per aumentarla moltiplicando i bisogni e riducendo la vita dei beni messi in circolazione, nel 2013 ammontava solo a 75 mila miliardi di dollari. Per quanto ogni capitalista produttore di merci sprema i suoi lavoratori (che però sono anche i clienti), i capitalisti da qui ricavano una massa di profitti che è solo una frazione dei 75 mila. Infatti in questi sono compresi anche i salari e il capitale costante (mezzi di produzione consumati e materie prime). È quindi evidente che col passare degli anni i capitalisti hanno sempre più difficoltà a valorizzare il loro capitale con i profitti che ricavano dall’economia reale (la produzione di merci). Ma, a parte i “risparmiatori” che ci rimettono le penne (le crisi bancarie e di borsa sono ricorrenti), l’oligarchia finanziaria, ha i mezzi (il denaro, la posizione politica e sociale e l’intraprendenza) per muovere mari e monti perché il suo capitale renda.  Quando nella sezione terza (capitali 13, 14 e 15) della sezione terza de Il Capitale Marx illustrò le crisi per sovrapproduzione assoluta (cioè riguardante tutti i settori dell’economia) in cui il capitale sarebbe incappato, egli indicò anche alcune controtendenze che avrebbero frenato il cammino. Ne enumera ben nove. Tra esse indicò anche l’aumento del capitale azionario (grosso modo una parte di quello viene definita finanza primaria), ma non mise però lo sviluppo illimitato del capitale finanziario (una buona parte della finanza primaria) e speculativo (principalmente i derivati finanziari). Cosa del tutto comprensibile, dato che Marx illustrava un futuro a cui la società borghese sarebbe approdata se la rivoluzione socialista non avesse posto fine ad essa. Engels nelle Considerazioni supplementari scritte nel 1895, quindi trent’anni dopo che Marx aveva scritto la sezione sulla sovrapproduzione assoluta di capitale, accenna allo sviluppo del capitale speculativo che già alla fine dell’Ottocento aveva assunto un ruolo rilevante, ma di denaro mondiale fiduciario ancora neanche si parlava. Noi oggi ci troviamo in una situazione in cui il corso delle cose è determinato proprio dall’eccedenza di capitale: una massa enorme e crescente di capitale che deve valorizzarsi senza direttamente “sporcarsi le mani” nella produzione di merci. Per quanto grande sia la massa dei profitti che i capitalisti estorcono all’economia reale, essa non basta a soddisfare la fame di profitto di tutto il capitale; mentre la grandezza del capitale complessivo non fa che crescere, l’economia reale diventa una porzione sempre minore di esso. D’altra parte la valorizzazione del proprio capitale è per ogni capitalista la legge suprema, quella che determina il comportamento di tutti i capitalisti e delle loro autorità (chi non sta al gioco al gioco, viene scartato: “siamo in guerra” disse qualche anno fa Marchionne).

   Tornando al conflitto russo-ucraino, la Russia capitalista può guerreggiare fino un certo punto, essa è pronta a sancire un compromesso, che sarà pagato soprattutto dalle sue classi sfruttate. Queste (e buona parte di quelle ucraine, sicuramente nelle zone russofone) sostengono lo sforzo bellico del paese, in quanto sono perfettamente consapevoli che lasciando spazio ai progetti occidentali vorrebbe dire essere ricacciate agli anni terribili di Eltsin. La prospettiva che, però, le si para davanti porrà all’ordine del giorno la necessità di introdurre un proprio protagonismo.

   Anche se la Russia, infatti, uscisse vincente in Ucraina, cosa probabile, dovrebbe affrontare uno scontro ancora più duro. La necessità capitalistica di non poter fare a meno del mercato mondiale costituirà per essa una pesante palla al piede. Perciò la prospettiva che si apre è: o la Russia cede, con conseguenze drammatiche per il suo proletariato, o la guerra totale. Nel primo caso il proletariato – vistosi tradito dai cedimenti dello stato – sarebbe chiamato ad assumere direttamente sulle proprie spalle l’onere della lotta contro l’imperialismo, e però, dovrebbe necessariamente rifiutare la palla al piede del coinvolgimento nel mercato mondiale capitalistico.


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[1] 8chan, viene considerato il posto peggiore di Internet, nacque promettendo la libertà di scrivere qualsiasi cosa: ora è il sito dove i militanti di estrema destra pubblicano le proprie rivendicazioni

[2] È una frase idiomatica pre definire gli appartamenti alla borghesia che vari motivi (moda, esibizionismo, o per inconfessati interessi personali) ostentano idee e tendenze politiche affini a quella che si potrebbe definire “sinistra radicale” o comunque opposte al loro ceto di appartenenza. Per estensione, la definizione di radical chic comprende anche uno stile di vita e un modo di vestirsi e comportarsi. La definizione fu creata nel 1970 da Tom Wolfe, saggista, giornalista, scrittore e critico d’arte statunitense. Il 14 gennaio di quell’anno, Felicia Montealegre, moglie del celebre compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein organizzò un ricevimento di Vip e artisti per raccogliere fondi a favore delle Pantere Nere (alcuni membri delle Pantere Nere furono invitati al ricevimento). Il party si tenne a casa dei Bernstein, un attico di tredici camere su Park Avenue. Tom Wolfe scrisse un ampio resoconto sulla serata, descrivendo in modo molto critico gli invitati, rappresentanti dell’alta società newyorchese.

[3] È un predicatore e politologo turco, studioso dell’Islam e leader del movimento Gülen, conosciuto più significativamente come Hizmet. Ha fondato una rete di scuole principalmente in Turchia ma anche in altri paesi

[4] Metto etnica tra virgolette poiché sta indicare l’origine e non necessariamente l’appartenenza.

[5] Con il termine WASP negli Stati Uniti, appartenente o relativo alla classe dei bianchi di origine anglosassone e di religione e cultura protestante (white anglo-saxon protestant), che vogliono distinguersi dagli altri gruppi della società americana, con atteggiamenti conservatori ed elitari.

[6] Public Papers of the Presidents, Dwight Eisenhower, pp. 1035-1040.

[7] Geoffrey Perret, Eisenhower, Adam media Corporation, 2000.

[8] Tranne significative eccezioni quali Goebbels, Himmler e lo stesso Hitler.

[9] Marco Dolcetta, Gli spettri del quarto reich Le trame occulte del nazismo dal 1945 a oggi, BUR saggi, 2007, Milano, pp. 39-40.

[10] Tutte le maggiori aziende tedesche durante la seconda guerra mondiale approfittarono della manodopera dei campi di concentramento per ridurre i costi di produzione.

  Secondo la storica Anni Lacroix Riz dai 12 ai 14 milioni di lavoratori stranieri deportati – in gran parte ebrei e prigionieri di guerra – sono stati utilizzati dalle aziende tedesche durante il conflitto mondiale

[11] Reinhard Gehlen, The Gehlen Memoirs, Collins, London, 1972.

[12] Franco Fracassi, il quarto reich Organizzazioni, uomini e programmi dell’internazionale nazista, Editori Riuniti, 1996, Roma, p. 15.

[13] A sollevarlo fu un articolo uscito su Der Spiegel il 13 febbraio 1954.

[14] Heinrich Müller (1900 – scomparso a Berlino, 1º maggio 1945) è stato un ufficiale tedesco, comandante dell’Amt IV del RSHA e della Gestapo dal 1939 fino alla sua misteriosa scomparsa l’1 maggio 1945.

[15] Il Freundeskreis Reichsführer-SS (Circolo degli amici del Reichsführer-SS) venne creato nella primavera del 1934, dopo che Himmler strinse amicizia con Wilhelm Keppler, un dirigente delle IG Farben. Questo circolo comprese un gruppo di ricchi industriali e di consulenti finanziari che versò regolari contributi finanziari a sostentamento delle attività culturali e sociali delle SS in cambio della protezione di Himmler; durante tutta la vita del Terzo Reich il Freundeskris depositò somme enormi nelle casse delle SS in cambio di contratti vantaggiosi nei territori occupati e di manodopera a basso costo dai campi di concentramento.

[16] Via della mano sinistra e della mano destra sono due termini che si riferiscono ad una dicotomia tra due opposte filosofie, presente nella tradizione esoterica occidentale, che si estende su diversi gruppi coinvolti nell’occulto e nella magia cerimoniale. In alcune definizioni, il sentiero della mano sinistra è identificato con la magia nera, quello della mano destra con la benevola magia bianca.

[17] https://en.wikipedia.org/wiki/Gustav_Schwarzenegger

[18] Vilfredo Federico Damaso Pareto (1848 – 1923) è stato un ingegnere, economista e sociologo italiano. Riguardo al suo pensiero politico, Pareto fu il primo a introdurre il concetto di élite, che trascende quello di classe politica e comprende l’analisi dei vari tipi di élite. La sua teoria delle élite trae origine da un’analisi dell’eterogeneità sociale e dalla constatazione delle disuguaglianze, in termini di ricchezza e di potere, presenti nella società. Pareto intende studiare scientificamente queste disuguaglianze, percepite da lui come naturali. Nel corso del suo sviluppo, ogni società ha dovuto di volta in volta misurarsi con il problema dello sfruttamento e della distribuzione di risorse scarse. L’ottimizzazione di queste risorse è quella che è assicurata, in ogni ramo di attività, dagli individui dotati di capacità superiori: l’élite. È interessato in particolar modo alla circolazione delle élite: “la storia è un cimitero di élite “. A un certo punto l’élite non è più in grado di produrre elementi validi per la società e decade; nelle élite accadono due tipi di movimenti: uno orizzontale (movimenti all’interno della stessa élite) e uno verticale (ascesa dal basso o declassamento dall’élite).

[19] Un think tank (letteralmente serbatoio di pensiero in inglese) è un organismo, un istituto, una società o un gruppo, formalmente indipendente dalle forze politiche (anche se non mancano think tank governativi), che si occupa di analisi delle politiche pubbliche e quindi nei settori che vanno dalla politica sociale alla strategia politica, dall’economia alla scienza e la tecnologia, dalle politiche industriali o commerciali alle consulenze militari.

   Il termine è coniato negli Stati Uniti d’America durante la seconda guerra mondiale quando il Dipartimento della Difesa creò delle unità speciali per l’analisi dell’andamento bellico chiamate in gergo proprio think (pensiero) tank (tanica, serbatoio, ma anche carro armato).

   In Italia le più conosciute think tank sono Italia Futura e Arel/Associazione TrecentoSessanta presiedute rispettivamente da Luca Cordero di Montezemolo e da Enrico Letta. Oltre a queste troviamo altre “fondazioni di matrice politica” nel panorama italiano quali FareFuturo di Adolfo Urso, ItalianiEuropei di Massimo D’Alema, Nuova Italia di Gianni Alemanno, Magna Carta di Gaetano Quagliariello, Medidea di Giuseppe Pisanu, Liberal di Ferdinando Adornato, ItaliaDecide di Luciano Violante, Folder di Antonio Di Pietro Sardegna Democratica di Renato Soru e Mezzogiorno Europa nato per volontà da Giorgio Napolitano

[20] Marco Dolcetta, gli spettri del quarto reich Le trame oscure del nazismo dal 1945 a oggi, BUR, p. 9.

[21] Metto totalitario tra virgolette giacché mistificante, in quanto nasconde il contenuto di classe dei vari regimi politici.

[22] Per bostoniano non si intende solamente gli abitanti di Boston, ma in questo caso un personaggio raffinato, elitario; intellettualistico

[23] Metto tra virgolette la parola tradimento perché le varie svolte politiche dei paesi sono determinati dalle scelte e dagli interessi delle reciproche borghesie.

[24] Il Nord Stream 2, lungo 1.200 chilometri (745 miglia) sottomarino, che va dalla costa baltica russa alla Germania nord-orientale, è costato 12 miliardi di dollari e segue lo stesso percorso del Nord Stream 1, completato più di dieci anni fa. Come il suo gemello, Nord Stream 2 sarà in grado di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Europa, aumentando le forniture di gas a un prezzo relativamente economico. Il gruppo russo Gazprom ha una partecipazione di maggioranza nel progetto da 10 miliardi di euro (12 miliardi di dollari. https://www.ilgiorno.it/esteri/nord-stream-2-gasdotto-sottomarino-russia-germania-1.7395468

[25] Athabasca è una città del Canada situata nella provincia dell’Alberta

[26] Fracking è una abbreviazione di “hydraulic fracturing” che significa fratturazione idraulica. Queste due parole racchiudono tutto il concetto del fracking: frantumare la roccia usando fluidi saturi di sostanze chimiche ed iniettati nel sottosuolo ad alta pressione.

   In questo discoro si deve intendere come un modo “non convenzionale” per estrarre gas da roccia porosa di origine argillosa detta scisti (shale in inglese), le cui vacuità ospitano in prevalenza metano. Con le tecniche “tradizionali” questo gas non potrebbe essere estratto, visto che il gas è intrappolato in una miriade di pori sotterranei e la classica trivella verticale non arriverebbe ad aprirli tutti.  https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/07/fracking-lultima-diavoleria-dei-petrolieri-per-spremere-terra/438727/#:~:text=Fracking%20%C3%A8%20una%20abbreviazione%20di,nel%20sottosuolo%20ad%20alta%20pressione.

[27] Metto nazionale tra virgolette in quanto all’epoca la definizione di nazione non era stata creata. La uso per definire gli appartenenti delle élites di una certa area geografica.

[28] Fernand Braudel, Civiltà ed imperi del mediterraneo dell’epoca di Filippo II, Einaudi, Torino 2007, pp. 865-866.

[29] Niall Ferguson è uno storico, saggista e giornalista britannico

[30] Niall Fergusson, Ascesa e declino del denaro, Mondadori, Milano 2009, p. 37.

[31] M. T. Boyer Xambeau, G. Deleplace, L. Gillard, Banchieri e Principi, Moneta e Credito nell’Europa del Cinquecento, Torino, 1991.

[32] Bisenzone, luogo della provincia di Piacenza dove si svolgevano le Fiere di Cambio. Le Fiere di Cambio ebbero grande importanza nella vita economica del Medioevo e dei primi secoli dell’Età moderna. Abbandonata progressivamente l’economia naturale, ossia la pratica del baratto – sale marino o olio rivierasco scambiati con grano o legna e così per altri prodotti – le Fiere di Cambio sorsero accanto a quelle delle merci, naturale evoluzione di queste, in conseguenza del crescente afflusso sulle stesse di monete diverse e spesso alterate, nonché della difficoltà dei pagamenti a distanza, che fece introdurre nel sec. XII l’uso della lettera di cambio, strumento per rendere più sicuro e rapido il movimento del denaro, ed evitare che l’insufficienza del contante fosse d’ostacolo allo sviluppo delle attività commerciali.


   Le lettere di cambio, prima forma rudimentale dell’odierna cambiale, erano brevi scritti con cui si ordinava un pagamento in un determinato luogo e ad una data persona, in compenso di un acquisto o per una valuta di valore equivalente riscossa altrove. Secondo l’opinione più comune, furono inventate dagli Ebrei, quando, banditi dalla Francia, si rifugiarono in Lombardia. Con lettere o con biglietti compilati in brevi specifici o riservati termini, affidati a mercanti o a viaggiatori, trovavano il modo di rientrare in possesso di quanto avevano lasciato nei paesi d’origine in custodia a loro amici.


   Occorre sapere che anche piccole Signorie potevano avere il privilegio di battere moneta, con regolamenti propri, che raramente tenevano conto rigidamente di appropriati valori rispetto a quelli di altri paesi, per cui è evidente la confusione che doveva nascere nei mercati, uguale quasi a quella delle lingue o dei dialetti, con conseguenze ovviamente ancora più gravi.

[33] Il termine asiento in origine indicava qualsiasi accordo stipulato tra il sovrano spagnolo ed un privato cittadino. In seguito divenne sinonimo di contratto per l’importazione di schiavi neri nelle colonie spagnole in condizioni di monopolio.

[34] F. Braudel, Civiltà ed imperi del mediterraneo dell’epoca di Filippo II, Einaudi, p. 546 e p. 691. Vedere anche M. Cipolla, Storia economica dell’Europa pre-industriale, il Mulino, Bologna, 2002.

[35] Quando Genova capì l’importanza del commercio con le Indie orientali, dopo aver costituito una compagni sul modello di quelle olandesi, francesi e inglesi, nel 1649 provò spedire sue quelle rotte due navi. La spedizione durò poco, navi ed equipaggi vennero bloccati e sequestrati da una flotta da guerra olandese.  M. Cipolla, Storia economica dell’Europa pre-industriale, il Mulino, Bologna, 2002. P.372.

[36] Giovanni Arrighi (1937-2009). Economista, sociologo e accademico italiano che si è occupato di economia politica. È stato docente di sociologia alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove ha diretto per diversi anni il dipartimento di sociologia. I suoi lavori sono stati tradotti in più di quindici lingue

[37] Giovanni Arrighi, Il lungo XX secolo, Il Saggiatore, Milano 2004, p. 200.

[38] K. Marx e F. Engels, Il manifesto del partito comunista, Newton Compton, Roma 1994, p. 20.

[39] Niall Fergusson, Ascesa e declino del denaro, Mondadori, Milano 2009, pp. 67-68.

[40] John Atkinson Hobson, L’imperialismo, Newton & Compton editori, Roma 1996, p. 95.

[41] Karl Polany, La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca, Einaudi, Torino 2000, p.14.

[42] Informe Confidencial del Das al Juzgado Segundo de Orden Pùblico del 10 maggo 1988.

[43] http://www.guardareavanti.info/mlm/Denunciamos2009.htm

[44] http://selvasorg.blogspot.com/2010/05/brasile-sfida-il-piano-colombia.html

[45]  http://proletaricomunisti.blogspot.com/2010/06/pc-quotidiano-7-8-maggio

[46] M. Dinucci, Il “nuovo concetto strategico” della NATO, Marxismo Oggi 2001.

[47] K. Marx, Teorie del Plusvalore, Tomo II°.

[48] Fabio Amodeo e Maio Cereghino, Lawrence d’Arabia e l’invenzione del Medio Oriente, Feltrinelli, 2016.

[49] Mario j. Cereghino-Giovanni Fasanella, LE MENTI DEL DOPPIO STATO, CHIARELETTERE, Milano, 2020, p. 294.

[50] Gianni Vannoni, le società segrete dal Seicento al Novecento, Sansone Editore, 1985, p. 324.

[51] R. Mukerjee, Storia e cultura dell’India, Milano, 1966.

[52] Questo soprannome gli fu affibbiato dal giornalista L. Gupta, in un articolo comparso su Indian Review, Madras, 1913.

[53] Sul ruolo del governo britannico nella diffusione del Teosofismo in India, cfr. M.V. Dharmamentha, L’occupazione inglese in India, in Idem, Lo Yoga e il neospiritualismo contemporaneo, cit. pp. 159-165

[54] Dichiarazione pubblicata sulla rivista The Medium and Daybreak, London 1893, p. 23.

[55] A.A. Bailey, Il destino delle nazioni, Roma 1971, p. 135.

[56] R. Guénon, Il Teosofismo, vol. I, cit. pag. 32.

[57] Mario j. Cereghino-Giovanni Fasanella, LE MENTI DEL DOPPIO STATO, CHIARELETTERE, Milano, 2020, p. 294.

[58] Secondo uno studio della Kpmg Corporate Finance, società di consulenza, ripreso da Le Monde, diplomatique del 20.08.1999, nel corso del primo trimestre del 1999, sarebbero state effettuate circa 2500 operazioni di fusioni-acquisizioni per un ammontare di 411 miliardi di dollari di dollari con un rialzo del 68% rispetto al primo trimestre del 1998. 

[59] http://www.nwo.it/bilderberg-analisi.html

[60] Che è conquista dei lavoratori. Le riforme sono in sostanza il sottoprodotto di una lotta rivoluzionaria/radicale.

[61] https://culturaliberta.files.wordpress.com/2013/06/jpm-the-euro-area-adjustment-about-halfway-there.pdf    

[62] http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/ricetta-jp-morgan-per-uneuropa-integrata-liberarsi-delle-costituzioni-antifasciste/630787/

[63] Nel 2010 l’allora presidente Barack Obama ha posto la sua firma sulla legge riguardante la riforma sanitaria degli Stati Uniti, chiamata appunto Obamacare. La firma della riforma ha rappresentato un momento storico per il paese, dato che il sistema sanitario USA è prevalentemente di natura privata e con la sua introduzione si è tentato di ampliare la copertura offerta ai cittadini.

[64] Le morti provvidenziali che proteggono Hillary Clinton. 5 morti in quattro settimane di Algarath, algarath.com, Come Donchisciotte 30/08/2016. 

[65] FAZ: l’uscita  della Turchia dalla NATO diventerà un enorme successo per la Russia, Sputnik Italia 26/12/2016, con una citazione da Frankfurter Allgemeine Zeitung.

[66] Nikkei: Putin ha messo tra USA e Giappone la mina delle Curili, Sputnik Italia 26/12/2016.

[67] Fetullah Gülen: l’integralista islamico che voleva sostituire Erdogan, pubblicato il 20/07/2016 in Internazionale/Medio Oriente/Speciale Turchia di Redazione.

[68] Senza protezione imperialista le varie dinastie e caste, dominanti quando non governanti, non avrebbero mai potuto conservare l’arretratezza, oggi resa più evidente da Obama, utilizzando la forza ottenuta dalla rendita petrolifera in luogo della vecchia rendita agricola e mercantile.

[69] Engels a Nicolaj Francevic Daniel’son, 13 novembre 1885, e 8 febbraio 1886.

[70]In base a un accordo di condivisione dei costi, raggiunto nel 2014, Seoul ha pagato, all’epoca, 867 milioni di dollari per i costi militari statunitensi e la sua quota è aumentata ogni anno in base all’inflazione. Quest’anno, la Corea del Sud starebbe pagando circa 890 milioni di dollari, un po’ meno della metà del totale”. Da Il dibattito sulle esercitazioni congiunte Usa-Corea del Sud, 19 giugno 2018 di Elvio Rotondo in Analisi Mondo (Analisi difesa).

[71] L’attuale crisi mondiale è cominciata nella metà degli anni ’70 negli USA, e si è estesa negli altri paesi capitalisti più avanzati e poi attraverso l’esportazione di capitali e l’industrializzazione accelerata, in tutto il mondo, contribuendo tra l’altro al crollo del blocco socialista.

   Questo blocco era profondamente integrato nel mercato mondiale. Prendiamo come esempio la Polonia. Secondo Business Week del 1981 la Polonia importò negli anni ’70 beni capitali per 10 miliardi di dollari. Questo enorme import di mezzi di produzione doveva sviluppare una produzione per il mercato interno e alimentare un crescente flusso di export di manufatti e di materie prime. Per sviluppare il nuovo apparato industriale, la Polonia aveva bisogno di essere finanziata dalla Russia o dalle banche. Ma la Russia non era in grado di farlo, al massimo poteva riciclare dei prestiti che riceveva dalla finanza occidentale. Il Newsweek del 4 gennaio 1981 fa ammontare il debito polacco a 26,3 miliardi di dollari. Il governo polacco era debitore a istituzioni pubbliche e private della Germania Federale (4,1), degli USA (3,1), della Francia (2,6), dell’Austria (1,8), della Gran Bretagna (1,8), del Brasile (1,5), dell’Italia (1,1), del Giappone (1,1), del Canada.

   In molti paesi dell’Est nel decennio ’60 e ’70 si procedette a industrializzazioni poco meditate, senza valersi di economie in grande e i vantaggi che sarebbero potuto essere ottenuti se si fosse attuata una divisione del lavoro socialista. Per finanziare questa industrializzazione si è fatto ricorso all’indebitamento esterno con i paesi capitalisti in questo modo si è giunti a una situazione nella quale si sono variati dei veri piani di austerità tanto duri come quelli applicati nel cosiddetto Terzo Mondo dal Fondo Monetario Internazionale, che hanno suscitato il malcontento delle masse operaie e popolari.

   Quando dalla metà degli anni ’70 con l’avvio della crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale, i capitali cercavano nuovi mercati per valorizzarsi, questo è stato uno degli elementi determinanti del crollo dei regimi revisionisti poiché la borghesia internazionale (ma anche quella russa presente negli apparati del partito e dello Stato), aveva bisogno di una sovrastruttura politica funzionale alla situazione economica in atto (bisognava privatizzare per creare maggiori campi per gli investitori di capitale).    

[72] https://www.globalist.it/world/2018/06/24/rifiutato-l-ingresso-negli-usa-a-solana-ex-segretario-della-nato-ha-visitato-l-iran-2026791.html

[73] http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/oettinger-mercati-insegneranno-italiani-votare-modo-giusto-b3e13ea2-aded-41ea-bbd7-d8b876982d56.html

[74] https://corrieredellumbria.corr.it/news/coronavirus/1546024/coronavirus-servizi-segreti-avvertono-premier-conte-pericolo-rivolte-ribellioni-sud-.html

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-l-allarme-degli-007-sul-sud-rischio-rivolte-1846185.html

[75] https://www.ilsole24ore.com/art/ungheria-orban-si-prende-pieni-poteri-l-opposizione-e-dittatura-ADqhRzG?refresh_ce=1

[76] https://www.libreidee.org/2020/04/guerra-per-la-terra-litalia-e-i-poteri-oscuri-dietro-al-virus/

[77] https://www.corriere.it/tecnologia/20_aprile_08/coronavirus-via-test-umani-il-vaccino-finanziato-bill-gates-b8ebe1b2-796b-11ea-afb4-c5f49a569528.shtml

[78] http://sakeritalia.it/interviste/intervista-giulietto-chiesa/

[79] https://www.ilsole24ore.com/art/carney-propone-una-libra-globale-superare-l-egemonia-dollaro-ACLbl5f

[80] https://forum.termometropolitico.it/799857-coronavirus-strani-retroscena-globali-e-quei-14-aerei-russi.html

[81] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/04/15/coronavirus-trump-sospende-i-finanziamenti-alloms_ce957fb4-6564-425f-9575-7010d876fa36.html

[82] https://tg24.sky.it/intrattenimento/2020/03/27/bob-dylan-nuova-canzone-assassinio-kennedy.html

https://www.libreidee.org/2020/04/il-massone-bob-dylan-kennedy-e-i-golpisti-del-coronavirus

[83] In Iran, poi, il proletariato è stato la forza decisiva e la spina dorsale della rivoluzione, non bisogna scordare che i lavoratori crearono gli Shoraz, strutture consigliari assimilabili ai Soviet.         

[84] Nolan, P e Zhang, J., La Concorrenza Globale dopo la Crisi Finanziaria, in Countdown 2, Studi sulla crisi.

[85] Spaventa Alessandro, La guerra in Ucraina ferma la produzione di BMW e Volkswagen, in notizie.fiscali.it del 21 marzo 2022.

[86] https://www.corrierenazionale.net/oan-lo-stato-piu-popolato-dellindia-e-ufficialmente-covid-free-dopo-luso-diffuso-di-ivermectina/

https://www.meteoweb.eu/2021/08/ivermectina-contro-il-covid/1715179

[87] https://www.limesonline.com/cartaceo/il-morbo-che-fa-rimpiangere-lurss

https://quifinanza.it/editoriali/video/sputnik-v-vaccino-russo/470953

[88] https://www.ilgiorno.it/mondo/oms-laboratori-ucraina-virus-batteri-quali-sono-1.7454231

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/09/in-ucraina-laboratori-di-armi-biologiche-le-accuse-russe-e-la-collaborazione-con-usa-e-canada-dove-sono-le-strutture-e-quali-sono-le-regole/6520647

https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/guerra-ucraina-russia-guerra-armi-biologiche-laboratori-f3c6myao

[89] https://www.wired.it/article/oms-trattato-pandemie/

https://www.swissinfo.ch/ita/politica/qual-%C3%A8-l-impegno-del-mondo-per-un-oms-pi%C3%B9-forte-/47610936

https://www.swissinfo.ch/ita/sanit%C3%A0-mondiale_bill-gates-ha-troppa-influenza-sull-oms-/46600166

[90] https://tg24.sky.it/mondo/2022/05/18/guerra-ucraina-russia-oms-wto-

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/mosca-isolata-duma-valuta-ritiro-oms-e-wto-ucraina-intanto-2035168.html

[91] Le critiche di Kissinger a Biden sono un fatto evidente delle preoccupazioni di questi settori economici

https://www.informazione.it/a/960B2577-4015-4FC8-AEE9-D47435F61B36/Kissinger-critica-Biden-Sbagliato-ideologizzare-la-guerra-in-Ucraina

https://www.pointofnews.it/ultime_notizie_su_biden/articolo-3303658-Guerra_in_Ucraina._Kissinger_critica_la_strategia_di_Biden_-_Tempi

PAOLO RUMOR: IL LATO OSCURO DELLA STORIA

•marzo 20, 2024 • Lascia un commento

   La lettura del libro di Paolo Rumor l’altra europa Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea, Hobby & Work è illuminante e istruttivo di come circoli ristretti possano influenzare la vita economica, politica e culturale delle nazioni.

   Paolo Rumor è il figlio di Giacomo Rumor che pur non avendo avuto un ruolo importante nella vita politica nazionale come suo fratello Mariano (che fu Presidente del Consiglio dei Ministri ben cinque volte, a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70) rivestì incarichi locali di amministrazione, a Vicenza e nel Veneto, quali: la presidenza della CCIAA (dal 1947 al 1965), del Consorzio per lo Sviluppo; del Centro per la Produttività; dell’Ente Case Popolari; del Progetto per il Canale Navigabile Veneto-Lombardo; dell’Ufficio per l’Emigrazione; di quello per la Direzione Aziendale allocato c/o l’Università di Padova; nonché la vicepresidenza dell’Ente Fiera, dell’Autostrada Serenissima; della Cassa di Risparmio di Verona-Vicenza-Belluno ed altri.

   Ancora prima di ricoprire questi incarichi, fu Presidente della CCIAA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura) di Vicenza.

   In questo libro, Paolo Rumori, parla del contenuto dei documenti di suo padre e della sua attività, soprattutto quando tra la seconda metà degli anni ’40 e i primi anni ’50 aveva lavorato con persone che erano direttamente impegnate negli studi per le primissime fasi di progettazione dell’Unione Europea. Egli era stato scelto da De Gasperi quando questi era ministro degli esteri (insieme ad altre persone) come referente per le questioni europee in questo settore, indicato dal Vaticano come persona gradita fra gli esponenti del mondo cattolico. I primi contatti non ufficiali fra alcuni Paesi che erano stati coinvolti nel conflitto mondiale erano iniziati appena cessato iniziati appena cessato il conflitto mondiale, quando in Italia il Presidente del Consiglio era Parri. Gli Stati Uniti spingevano in questa direzione. Erano state istituite delle Commissioni informali di studio per esaminare gli aspetti chiave della futura Unione.

   Giacomo Rumor affermò che negli anni immediatamente successivi all’entrata degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale, dietro pressione di Roosevelt era stata formata una struttura di esperti che studiasse i presupposti giuridici, economici e sociali sui quale formare un abbozzo di Unione Europea, e ciò in vista dei nuovi assetti politici, statutari ed economici che si volevano dare al continente, sia per evitare la reiterazione dei conflitti interstatali divenuti troppo dirompenti nell’ultimo secolo, sia per condurre al consolidamento di un’economia liberale (eufemismo per dire economia capitalista) diffusa in tutta l’area del mercato mediterraneo. Quest’ultima, assieme a quella del mondo occidentale in genere, e di quei paesi che si trovavano a gravitare attorno a essa, doveva essere stabilizzata e armonizzata con le istituzioni democratiche, e divenire in grado di competere con coloro che erano previsti come nuovi soggetti economici emergenti in Oriente, di fronte ai quali il mondo occidentale (con la sua identità di cultura) si sarebbe trovato a confrontarsi in tempi relativamente brevi.

   Nei primi tempi la materia di studio era stata in stata in prevalenza quella concernente i rapporti economici. I paesi occidentali avevano incaricato dei loro commissari, scelti alcuni dei quali tra gli esponenti della Resistenza (escludendo però i comunisti) per questi incontri. La caratteristica di questo gruppo di lavoro era che non facevano parte emissari che erano politicamente o pubblicamente già impegnati, bensì persone che fungevano da esperti e da fiduciari.

   Come si diceva prima, il nome di Giacomo Rumor in questo gruppo di lavoro era stato caldeggiato dal Vaticano per intervento diretto di monsignor Montini.

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   In questa documentazione emerge che l’idea di unione europea non era nuovo. Era stato preparato molto tempo dietro dalla Terza Casa di Lorena-Vandémont. Lo schema di statuto internazionale del 1948, su cui era innestato il successivo impianto europeistico, era tratto da uno scritto denominato Atto di intenti 20 luglio 1889, a firma D’Angloise-Boile-Michelini-Kauffmann, depositato all’epoca presso la Prefettura di Augusta, poi trasferito a Strasburgo.

   I lavori di questi esperti (che venivano chiamati Commissari) erano organizzati in Divisioni. Vi erano quindici Divisioni, comprendenti quasi tutte le materie che fanno parte di una struttura statale, e sulle quali verteva l’analisi dei predetti esperti: quella concernente l’aspetto costituzionale, quella dedicata al campo amministrativo, quella focalizzata sulla finanza, quella incentrata sul sistema fiscale; e poi anagrafe e cittadinanza, famiglia, assistenza sociale, lavoro, patrimonio, commercio interno, commercio estero, risorse energetiche, territorio, polizia, viabilità e trasporti. Rumor era inserito nella Commissione del commercio estero.

   I membri in tutto erano sessanta. Il rappresentante di ciascuna Divisione si incontrava solo con gli altri tre membri del suo gruppo e poi riferiva ai rappresentanti delle altri quattordici Divisioni durante alcuni incontri che avvenivano in genere tra Verona, Vienna e Parigi, ma anche altrove, Europa orientale compresa. Le Commissioni in realtà non avevano una sede centrale, ma si riunivano in aree decentrate per favorire i loro partecipanti; ciò anche in zone allora in guerra.

   Quest’organo aveva compiti solo consultivi, perciò è probabile che gli atti siano stati accorpati a quelli dell’attuale Consiglio d’Europa sotto qualche altra denominazione. Ma potrebbe anche darsi che siano stati “secretati”, perché a quel tempo (appena terminato il secondo conflitto mondiale) le commissioni di studio erano classificate come “consulte diplomatiche interne” dei rispettivi Capi di Stato. Non sembra che tali lavori abbiano interferito né con la politica interna né con quella estera dei governi, al punto che neppure i parlamenti nazionali non ne erano a conoscenza.

   Per qualche tempo aveva fatto parte di queste consulte anche l’italiano Cesare Merzagora[1], nella Commissione del Commercio estero, e alcuni altri connazionali (meno di una decina) che Paolo non conosceva i nominativi.

   Quando è stata varata la Comunità Europea, nel suo primo assetto strettamente economico, essa aveva un apparato statutario già predisposto, in tale settore e nelle linee essenziali, dalle Commissioni che avevano lavorato negli anni 1944-50.

   Dalle lettere di Giacomo Rumor emerge come nel periodo 1943-1944 avessero siglato con i rappresentanti delle componenti borghesi della Resistenza italiana (perciò escludendo i comunisti) delle convenzioni precise, sia per la futura stabilità politica dell’Europa, sia per la rivitalizzazione economica dopo i danni bellici, e quindi per la ricostruzione. Queste deputazioni, erano state realizzate/impostate da Schumann Maurice[2] (con l’adesione successiva del tedesco Konrad Adenauer e dell’italiano Enrico De Nicola) in esecuzione di un “pressante invito” preciso e diretto, proveniente dagli Stati Uniti

   Pertanto erano state firmate delle clausole politiche concernenti i rapporti Est-Ovest, e delle clausole economiche. Fra queste ultime esisteva un patto al quale l’Italia si sarebbe servita, per il periodo di alcuni decenni, di risorse energetiche derivanti dalle compagnie statunitensi o controllate da queste.[3] Ciò era considerato un modo indiretto e più agevole per pagare almeno parte delle spese belliche in corso e quelle future.

   Nel momento dell’adozione di tali pattuizioni non esistevano strutture diplomatiche indipendenti da parte italiana, mentre il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) non era ritenuto affidabile perché troppo influenzato dai comunisti e dai loro alleati. Pertanto gli USA avevano utilizzato nelle loro trattative con Francia e Italia, come canale riservato, il Vaticano nonché quelle persone impegnate nella Resistenza delle quali la Chiesa aveva una sicura fiducia e che con ogni probabilità avrebbero ricoperto, alla fine della guerra, incarichi di rilievo. La rete di questi interlocutori era costituita al vertice, per gli USA, da James Jesus Angleton, funzionario di primissimo piano dell’OSS e poi della CIA; da Monsignor Giovanni Battista Montini per il Vaticano; da Luigi Gedda (presidente dell’Azione Cattolica), che era il portavoce di Montini, dal vescovo Francis Spellman (divenuto cardinale di New York nel 1946), interlocutore riservato del governo USA.

   All’epoca monsignor Montini era uno dei dirigenti del Servizio Segreto Vaticano (nonché, dal 1944, pro-segretario di Stato). Egli fu in precedenza l’assistente ecclesiastico degli universitari cattolici (e fu in questa veste conobbe Giacomo Rumor).

   Dalla lettura di queste carte emerge in molto chiaro dell’esistenza (e che quanto afferma suo figlio Paolo opererebbe tuttora), ad un livello molto alto e diverso da quelli conosciuti, di un Gruppo o un’Entità (di cui facevano parte persone appartenenti a vecchie casate nobiliari) che lavorava non solo ad un progetto di Europa, ma anche ad altre finalità.

   Le persone che appartenevano (e appartengono) a tale Gruppo o Entità non esitano a ricorrere a tecniche di suggestione o dissimulazione per pilotare l’emotività dell’opinione pubblica, le sue aspettative, le sue aspirazioni mentali, e conseguentemente far accettare cambiamenti che coinvolgono le comunità nazionali. L’attività dei singoli governi non sembra avere la capacità di interferire con la citata programmazione, quantomeno a breve termine; e neppure i partiti politici, che in realtà vengono totalmente esclusi da quella che in gergo viene chiamata “La Grande Opera”.

   Entrambi, governi e partiti, subiscono a loro insaputa l’influenza discreta ma incisiva di una rete di statisti e consiglieri collocati in ambiti chiave delle funzioni strategiche. In effetti, durante taluni incontri tenutisi a Vienna per i lavori delle commissioni cui partecipava Giacomo Rumor, erano presenti persone che in linea teorica non avrebbero dovuto partecipare, poiché risiedevano in Cecoslovacchia e in Ucraina, dove ricoprivano anche incarichi di governo locali.[4]

   Ancora durante le seconda guerra mondiale (ma nella realtà il processo era iniziato ben prima) alcuni circoli intellettuali inglesi, americani e francesi avevano preso ad adoperarsi non solo perché l’Europa avesse una unificazione economica e politica, ma anche perché fosse retta da una leadership morale impersonata da alcuni appartenenti ad un ramo di antica nobiltà, che affondava le proprie radici in un passato, in parte di estrazione ebraica.

   Su questo argomento Paolo Rumor afferma che esistono dei documenti chiamati Protocolli e a tale proposito si ricorda di un circolo politico denominato Circuit, osteggiato dalla Chiesa Cattolica nonostante vi partecipassero dei prelati di alto rango.

   Nel periodo di collaborazione ai lavori per gli studi preparatori per la costruzione dell’Unione Europea, Giacomo Rumor intrattenne rapporti con Alain Poher (che divenne un esponente del partito cattolico di centro francese, il Mouvement Républican Popoulaire e del parlamento francese), con Maurice Schumann (futuro Segretario di Stato agli esteri); con Robert Schumann (fautore della politica europeistica basata sull’intesa franco-tedesca); con Jeanne Monnet (che nel 1952 divenne il primo presidente dell’Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) e con altre personalità.

   Questo gruppo di persone comprendeva alcuni intellettuali che aderivano ad un movimento europeo esistente ancora negli anni ’30, che erano chiamati Priori. Giacomo Rumor affermava che questi personaggi che erano stati i primi a coltivare l’idea di una federazione degli Stati europei, e ciò fin dalla seconda metà del XIX secolo. Questo sodalizio, dichiarava di far risalire la propria strategia a un passato straordinariamente lontano. All’epoca di cui parlava la documentazione di Giacomo Rumor, i suoi membri erano in prevalenza di estrazione francese, inglese e scozzese. Avevano preso quest’iniziativa in un gruppo riservato al quale in seguito anche Maurice Schumann ne divenne membro.

   Alcuni appartenenti di questo movimento, furono poi utilizzati in parti dal servizio segreto americano durante il secondo conflitto mondiale (era l’OSS).

   Esisteva inoltre un organismo di unione molto più elitario, all’interno del primo, formato da due circoli, Kreisau e Alpha Galates, che avrebbero dovuto costituire una forma attuativa o intermedia, entrambe cessate dopo poco tempo, attorno ai primi anni ’50.

   Una parte del corpo unionista europea venne impiegato dopo la seconda guerra mondiale dalla CIA, dai servizi segreti italiani e da quelli vaticani, per ostacolare la diffusione del Movimento Comunista e di tutte le forze progressiste e di sinistra che erano ritenute di ostacolo al loro progetto.

   Schumann aveva incaricato Jean Monnet (che era commissario del piano francese di modernizzazione) di stilare il dispositivo di un vero e proprio atto costitutivo europeo e non già di un accordo su basi economiche. Monnet si era quindi avvalso di un referente inglese e di uno spagnolo che già aveva lavorato con lui durante lo svolgimento di alcune transazioni per incarico del governo francese a Washington, nonché di vari esperti costituzionalisti, e di un certo Baruch[5] per gli aspetti finanziari. Costoro avevano creato con altri un piccolo “gabinetto” che si era occupato di riepilogare gli studi precedenti composti tra le due guerre mondiali, agli inizia del XX secolo e prima ancora.

   Tuttavia le prime realizzazioni concrete sono le procedute per comparti. Anzitutto su è dato vita alla Comunità Europea sul Carbone e l’Acciaio nel 1951; poi sono seguiti il Trattato sulla Difesa Europea del 1952; quindi trattato di Roma del 1957 l’Euratom.

IL CASO MATTEI

   Come si diceva prima, fra le clausole degli accordi assunti tra i rappresentanti qualificanti per il futuro governo italiano e gli USA nel 1943 – relativamente al prevedibile rimborso dei costi per l’intervento americano che si andava a preparare, nonché di quelli per la ricostruzione civile e la successiva rivitalizzazione economica – ve ne era anche uno secondo con la quale l’Italia si sarebbe servita, per un periodo di qualche decennio, di risorse petrolifere derivanti o controllate dalle compagnie statunitense.

  In base a questi patti, l’Italia era stata assegnata a due diverse compagnie di produzione petrolifere: il nord del Paese all’uno e il sud all’altra.

   I predetti accordi hanno rischiato di andare in crisi quando Enrico Mattei, nei primi anni ’50, decise unilateralmente (e contrariamente al parere del parere del Presidente della Repubblica) di alleggerire il fabbisogno energetico italiano senza consultarsi con le controparti statunitensi.

   Mattei era stato nominato commissariato straordinario dell’AGIP in alta Italia nel maggio del 1945 e poi presidente dell’ENI dalla sua costituzione del 1953. Aveva compiuto già nel 1946 una serie di perforazioni a Coriaga, in Val Padana, peraltro insoddisfacenti. Nel 1949, tuttavia, trovò un giacimento di idrocarburi a Cortemaggiore, nella bassa piacentina: evento che indusse il ministro dell’Economia Lombardo (socialdemocratico) a proporre di incentivare l’iniziativa privata italiana nello sfruttamento delle risorse nazionali. Si aggiunse quindi l’ulteriore scoperta dei giacimenti di Rivalta e del cremonese, cui seguirono molte altre perforazioni di metano. Nel 1955 fu individuato in Abruzzo un vastissimo giacimento, ritenuto in grado di soddisfare tutte le esigenze italiane.

   Parallelamente, Mattei aveva preso dei contatti con l’URSS per il gas e il petrolio della Siberia, nonché con il governo persiano per la costituzione di un consorzio iraniano aperto anche agli USA. Dalla metà degli anni ’50 si schierò apertamente contro le “Sette sorelle” che erano le multinazionali che monopolizzavano la produzione del petrolio a livello mondiale (ovvero l’Esso, la Royial Ducht Shell, la Anglo-Persian Oil   Company, la Mobil, la Texaco, la Standard Oil of California e la Gulf Oil). Gli USA erano preoccupati perché queste iniziative erano contrarie alle intese del ’43, ma anche perché l’emancipazione energetica italiana avrebbe reso il governo italiano meno dipendente dall’economia USA e, si stimava, reso (potenzialmente) più incline ad una politica tendenzialmente neutralista che avrebbe indebolito la NATO nel fronte sud dell’Europa.

   Il problema degli approvvigionamenti di materie combustibili era stato discusso fin dai primi tempi degli studi per l’Unione Europea. Si riteneva, infatti, che, per riuscire a possedere la necessaria libertà nelle scelte politiche, bisognava anche avere una relativa indipendenza nelle provviste energetiche. Questo problema era stato temporaneamente risolto per mezzo degli accordi di fornitura con gli Stati Uniti, ma si era istituito sul tema un Gabinetto apposito, e i suoi membri si erano riuniti in alcune conferenze di lavoro a Vienna tra il 1948 e il 1951. Vi parteciparono per conto dell’AGIP Enrico Mattei e il suo portavoce confidenziale, Raffaele Mattioli.

    Nel 1952 era stata costituita anche un’intesa tra l’AGIP e il corrispondente organismo tedesco per l’energia. A quel tempo la ricerca alternativa (debitamente autorizzata, all’inizio dagli USA) si era sviluppata in alcune direzioni principali: i giacimenti del mare del Nord; quelli della Val Padana e di alcune zone del centro-sud Italia; gli scisti bituminosi e i rapporti con alcuni Paesi arabi. Dopo un decennio prese corpo perfino l’ipotesi di un accordo per l’acquisto di petrolio della Russia; nel 1962 maturò una possibilità analoga con la Cina e l’Algeria. L’accordo con quest’ultima avrebbe consentito all’Italia di sottrarsi dalla dipendenza petrolifera degli USA.

   In questo quadro cominciò ad emerge un conflitto fra Mattei e le multinazionali del petrolio. Tra l’altro egli continuò a mettere in dubbio i rapporti internazionali dell’Italia, sostituendosi, di fatto, alle decisioni riservate alla diplomazia politica. Il clima internazionale in quel periodo era molto teso, e proprio in contemporanea si era accesa la questione dei missili sovietici a Cuba. Mattei continuò inoltre i rapporti con gli iraniani. Tuttavia quest’ultimo paese era diventato dopo il golpe del 1953, un protettorato USA, per cui occorreva il consenso degli USA all’operazione. Perciò, quando Mattei prese unilateralmente contatto con l’Iran, la diplomazia riservata tra USA e Vaticano (che a volte era utilizzata a quella collateralmente a quella ufficiale fra Stati) fu attivata. A Giacomo Rumor fu chiesto da Montini (su iniziativa del cardinale Spellman) di interporre la sua influenza e amicizia con Mattei. Essi si conoscevano dai tempi della Resistenza, e in seguito avevano intrattenuto rapporti a proposito del Polo energetico di Ravenna-Ferrara.

   L’avvertimento riferito dal Vaticano era che il braccio armato di un cosiddetto “Contingente americano” si sarebbe occupato di eliminare il presidente dell’ENI se egli non avesse desistito dalle trattative con i Paesi estranei all’influenza statunitense.

   A Roma operava una cellula di una cosiddetta “Ala riformata” di questo “Contingente americano”. Un suo membro, chiamato col soprannome di Sokar (un corso), si era fatto assumere all’aeroporto di Fontanarossa (Catania) poco prima dell’attentato. Vi era poi un italiano chiamato Neter.  Entrambi erano definiti col termine di lupetto e lavoravano nell’aeronautica a Pavia, abbinati allo stesso programma, a proposito della questione Mattei.[6]

   Mattei fu messo in guardia sia da Giacomo Rumor che da un agente del KGB. Fu uno sforzo inutile, poiché Mattei non ritenne queste segnalazioni preoccupanti.

   Questo “Contingente americano” era un’istituzione scelta e molto dissimulata: una specie di compagine strategica ed operativa (composta da addetti specialisti) di quell’altra entità – che Paolo Rumor definisce “organizzazione” – che era già esistente nel XIX secolo e che già spingeva all’epoca la costruzione di un nuovo ordine politico europeo basato sui valori di libertà, umanesimo ecc. Quest’organizzazione dette il primo impulso all’impianto generale tendente all’Unione Europea, ed era contraddistinta da un retaggio ebraico mescolato a forti connotazioni massoniche. Quest’organizzazione (spiccatamente elitaria), e la precedente menzionata, erano di natura conservatrice e anticomunista. Essa fu utilizzata nel 1947 da Andrè Malraux contro i comunisti in Francia. Questa organizzazione era chiamata anche L’Unione dei Migliori, oppure L’école des home, con riferimento di “Uomo cosmico, apritore della porta e custode delle chiavi”.

   La direzione operativa del braccio armato in Italia, durante quel periodo di tempo, era affidata ad un certo Nutting, e ad Henri Lobineau di Vienna.

   Mattei rappresentava una linea politica presente in Italia che pur non volendo mettere in discussione la scelta atlantica ed europea da parte dell’Italia, voleva sviluppare una maggiore autonomia italiana in seno all’alleanza occidentale. Già la Francia si stava avviando in questa direzione, tramite l’opzione nucleare e nel 1966 con l’uscita dalla NATO. Bisogna tenere conto che la posizione della Francia era ben diversa da quella italiana, poiché risultava (nonostante il crollo e l’occupazione tedesca del 1940) essere parte delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, e mantenere rapporti privilegiati nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna.

   Nell’ottica di uno sviluppo dell’economia maggiormente autonomo, succedeva che mentre da un lato Mattei cercava vie alternative nell’approvvigionamento di idrocarburi, il ministro per le Opere pubbliche e quello dello dell’Economia del governo Tambroni incentivavano le Camere di Commercio e gli Enti Locali a consorziarsi per studiare piani di utilizzo delle vie d’acqua navigabili ai fini del trasporto commerciale. L’Italia, ancora alla fine degli anni ’50 non aveva ancora optato di privilegiare il trasporto su gomma.

   In quel periodo Giacomo Rumor era presidente del Consorzio per l’Idrovia, nel tratto Padova-Verona. L’intero percorso del canale doveva collegare il porto Malamocco con la Lombardia. Questo progetto, teso ad assorbire una parte consistente del traffico commerciale non veloce dell’alta Italia, subì una brusca interruzione in conseguenza dell’attentato a Mattei. Infatti l’episodio venne recepito per quello che esso effettivamente era: un secco rifiuto a vedere modificati in quel momento gli orientamenti generali assunti verso la metà del conflitto mondiale oltre ad una risposta allarmata per certe prospettive politico-strategiche dell’Italia.

LA TRACCIA DELLA STRUTTURA NEL TEMPO

   Nella documentazione di paolo Rumor emergono anche le preoccupazioni vaticane rispetto alle posizioni illuministiche di alcuni membri di entità (come Monnet), tanto da pensare che quando Benedetto XVI, sulla scia dei suoi predecessori, faccia riferimento alle radici cristiane dell’Europa, esso esprimesse la preoccupazione con cui il Vaticano notava – e nota – l’influenza di questa entità che aveva cominciato ad operare prima delle due guerre mondiali e che ha radici massoniche.

   Giacomo Rumor pensava che ci fosse una sorta di “papato alternativo e clandestino” che agiva nell’ombra, utilizzando spesso per i suoi scopi e per portare avanti il suo progetto, altre organizzazioni già esistenti, la cui natura ne risulta a volta contraffatta.

   Come si diceva prima la Chiesa Cattolica non apprezzava l’orientamento ideologico di alcune personalità che facevano parte delle Commissioni per l’Unione Europea.

   Verso la fine degli anni ’50 essi avevano pubblicato una rivista di nome Circuit che era un progetto di carattere nazionalista mascherato da un apparente oggetto riguardante l’edilizia.

   Paolo Rumor afferma che suo padre aveva maturato il sospetto che l’ideazione stessa e la traduzione in pratica di un Unione delle nazioni europee rivelava una “mano guida” all’opera da diverso tempo.

   Questo supposizione gli era stata confermata da Schumann, il quale asseriva che il Progetto risaliva, come studio, alla prima metà del XIX secolo, ma che questa pianificazione sarebbe appartenuta addirittura all’epoca carolingia (per quanto questa affermazione non può che apparire come minimo singolare e certamente generale delle legittime perplessità); con più precisione, ad un accordo siglato dai Franchi di Clodoveo nel 496 con Remigio, intermediario, del Papa, grazie all’influenza di un promotore, Elisacardo, e con l’appoggio dato qualche anno prima da Zenone di  Costantinopoli. La programmazione era stata tuttavia interrotta dopo l’invasione araba del 641 dell’Egitto e della Persia, che aveva separato l’Europa continentale dalle coste del Mediterraneo del Sud. Dopo di ciò il Progetto sembra avere seguito una strategia ben definita, che all’inizio consisteva nel servirsi di alcune dinastie regnanti – principalmente, dopo quella franco-normanna e in epoca più tarda, delle case di Lorena e Asburgo; poi, molto più avanti, delle strutture politiche espresse dagli Imperi Centrali; in seguito in seguito da quelle dei governi democratici e anche di alcuni governi dittatoriali; per approdare, infine, agli organismi sopranazionali (MEC, CEE): tutto ciò allo scopo di portare a compimento l’unione geopolitica dell’Europa, primo essenziale passo per allargare la compagine al bacino meridionale del Mediterraneo, cioè alla fascia comprendente i Paesi stanziati tra Marocco e Turchia. Sembra sottinteso che l’area del contingente europeo debba procedere in modo politicamente “gemellato” con quella americana.   

   La formulazione delle linee essenziali di questa geopolitica secondo i ricordi di Paolo Rumor sarebbe stata contenuta nello Hieron uno scritto realizzato intorno al 1870 in Francia. In esso vi era enunciata una sorta di società cristiana e transcristiana in cui si proponeva una struttura locale che unificasse i popoli del bacino europeo. In essa, tuttavia, gli elementi ideologici prevalevano su quelli socio-economici.

   L’Unione era vista (nell’ambito del ristretto ambiente che aveva alimentato in passato l’idea della federazione europea) come un ricorso – o una rievocazione – dell’ancestrale, semi-mitica unione originale che si affermava essere esistita all’inizio, prima che avvenissero quegli sconvolgimenti che avevano disgregato o destrutturato la civiltà urbana stanziata in parte nel bacino meridionale del Mediterraneo e in parte nel subcontinente indiano e in altre località del globo terrestre. In sostanza Paolo Rumor pensa che si utilizzi un simbolismo dialettico e concettuale in base al quale l’operazione politica era ritenuta la ripetizione di un accadimento antecedente e lontanissimo. Lo scopo di quest’iniziativa sarebbe stato, in sostanza, quello di riprodurre a livello molto esteso, sia in modo fisico sia sociale, una condizione esistita in un remoto passato. Gli impedimenti politici e sociali che si sovrapponevano nel momento contingente a una tale ambiziosa realizzazione erano definiti “incidenti di percorso”, comunque tali da non impedirne il paziente e metodico lavoro di messa in opera.

   Nel gruppo dei componenti le commissioni che aveva partecipato Giacomo Rumor, erano presenti alcuni persone che i loro nominativi furono in seguito citati in diverse pubblicazioni negli anni ’90. C’era il notissimo scrittore e drammaturgo Jean Cocteau, che in seguito fu indicato come il Gran Maestro del Priorato di Sion e il ben noto esoterista Gurdjjeff. Fra i membri italiani vi era Cesare Merzagora. C’erano persino due membri dell’Histadrut europea (il ramo europeo del sindacato sionista dei lavoratori ebrei).

   In sostanza dalla documentazione di Giacomo Rumor emerge che sin dalla seconda metà del XIX secolo un gruppo di persone (nessuna delle quali era politicamente conosciuta) aveva iniziato a dare attuazione ad una nuova impostazione geopolitica dell’Occidente che, in ampia sostanza, voleva proporre l’Europa e gli Stati Uniti come modello di sviluppo civile per gli altri Paesi. In pratica s’intendeva perseguire una sorta di occidentalizzazione dell’intero pianeta sulla linea di fondo di alcuni criteri guida costituiti da:

  • Libera concorrenza economica.
  • Parlamenti a impostazione elettiva.
  • Abolizione delle influenze religiose nell’organizzazione civile.
  • Adozione di valori etici di natura universale.

  Per cercare di capire l’esistenza di organismi occulti che cercano di influenzare la vita economia, politica e culturale, bisogna partire dal fatto  che dalla fine del XIX secolo è il periodo dove il capitalismo comincia a entrare nella sua imperialista, in cui la borghesia da forza rivoluzionaria rispetto ai modi di produzione precedenti (ed alle forme politiche che corrispondevano a essi), che combatteva per la libertà di vivere e lavorare dove meglio credeva, diventa una classe reazionaria che, pur di difendere i suoi meschini privilegi, impedisce alla gran parte degli esseri umani di realizzare uno o più dei loro diritti naturali come attualmente si vede dall’utilizzo degli apparati repressivi statali per negare la libertà di movimento a milioni di migranti che sono costretti a reclamarla anche a costo della vita.

   E proprio in questa fase che nascono nuove forme di controllo e di repressione, alimentate da specifici pregiudizi e che sono alimentate da apposite costruzioni culturali.

   E in questo periodo che si sviluppano interpretazioni arbitrarie della biologia che vorrebbero stabilire che alcuni popoli sono superiori e altri inferiori (razzismo) e che alcuni individui sono superiori e altri inferiori (come l’eugenetica).

   Si comincia a teorizzare che i leader sono geneticamente destinati a comandare e che ciò che vale per un individuo vale per un gruppo, un popolo, una nazione.

   Tutte queste ideologie che hanno una base comune, ebbero la funzione di dare una base culturale ai lager nazisti.

   Se questa affermazione potrebbe sembrare esagerata, prendiamo come esempio l’eugenetica.

   Il termine eugenetica significa “la buona specie” fu coniata nel XIX secolo da Francis Galton (che tra l’altro era un parente di Charles Darwin), il quale sentiva “l’obbligo morale” di incoraggiare coloro che erano forti e sani a fare tanti figli con il fine di “migliorare” l’umanità e che l’incrocio selettivo degli adatti poteva portare alla razza superiore, come si concepiva all’epoca l’aristocrazia inglese. Nella stessa epoca Herbert Spencer sviluppò “l’evoluzione della psicologia” teorizzando che molte persone erano biologicamente imperfette e degne solo di una morte molto veloce.

   Dal 1907 al 1973, negli USA percorrendo l’eugenetica nazista, 24 stati autorizzarono la sterilizzazione coatta di pazienti di ospedali psichiatrici, di condannati per crimini sessuali, di “imbecilli”, di “individui moralmente depravati”, di epilettici. La maggioranza di queste persone erano immigrati slavi, ebrei, e soprattutto neri.

   Così, gli Stati Uniti sono stati il primo paese al mondo ad autorizzare la sterilizzazione con finalità eugenetiche. Nel 1907 lo Stato dell’Indiana approvò, infatti, la prima legge per la sterilizzazione di pazienti ricoverati in istituzioni psichiatriche.

   Negli USA gli eugenisti sostenevano che il paese si stava deteriorando a causa della qualità dei geni della popolazione statunitense, e per questi motivi richiedevano interventi politici per incrementare il numero di individui dotati di “geni buoni”. La riscoperta della legge di ereditarietà di Mendel agli inizi del XX secolo aveva aperto la strada della genetica che oggi conosciamo. Tuttavia, queste stesse basi scientifiche che indicavano le leggi di ereditarietà negli organismi viventi inclusi gli esseri umani divennero presti un potente sostegno per il movimento eugenetico che l’utilizzò per affermare l’inferiorità di alcuni gruppi etnici e classi sociali.

   Se si vuole capire perché gli USA furono i pionieri della sterilizzazione, bisogna partire tra gli scheletri negli armadi delle lobby interessate alla conservazione della natura (è proprio vero che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni). Su tutti emerse il circolo formato da scienziati, economici e politici del professor Henry Fairfiled Obsorn. I membri più importanti del circolo di Obsorn (come T. Roosevelt che divenne in seguito Presidente della repubblica stellata) fondarono nel 1887 il Bonne and Crockett Club (B&C) che costituì la prima associazione conservazionista degli USA ed ebbe un ruolo fondamentale nel sostenere sia il Museo Americano di Storia Naturale, il parco zoologico di New York e la Lega di Difesa della Foresta Rossa a San Francisco che i movimenti eugenetici di restrizione dell’immigrazione. In un’epoca sempre più secolarizzata, la natura diviene un surrogato di Dio, tanto che per il presbiteriano Obsorn natura e Dio sono pressoché la stessa cosa.

   Per tanti anni, il cuore del movimento eugenetico americano fu l’Eugenetics Record Office, allestito nel 1910 a Gold Spring Harber (che è lo stesse centro che attualmente ospita – guarda caso – l’Uman Genome Project, per la ricerca sul geoma) sovvenzionato da Mary Harrimann. Mary era la moglie di Edward, il magnate delle ferrovie, e la madre di Averel, l’industriale che nel 1921 decise di ripristinare il corridoio di navigazione tedesco Hamburg-America Line, la più grande linea di navigazione negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale. Nel 1926 accolse nella sua ditta un socio il cui nome divenne in seguito famoso: Prescott Bush, padre di presidente e nonno di un altro.    

   Con tutta probabilità l’americano che dopo il 1933 ha maggiormente influenzato l’eugenetica tedesca, è stato Harry Laughlin, con il modello di legge per la sterilizzazione e l’eugenetica del 1922 che condusse alla sterilizzazione do almeno 20.000 americani. La legge di Laughlin fu presa come modello dalla Germania nazista.

   E prima dell’eugenetica ci furono le teorie di Malthus che sostenevano che la causa delle miseria era che produzione non bastava per tutti poiché esiste la sovrappopolazione. Le posizioni di Malthus si riallacciavano alla legge dei rendimenti decrescenti di Smith e Ricardo. Questa legge prevedeva l’incremento costante dei prezzi dei prodotti agricoli e delle materie prime, rispetto alle quali, i salari diminuivano, il che a sua volta provocava l’impoverimento della classe operaia e il peggioramento sistematico del suo livello di vita con il trascorrere del tempo. Per questa via il sottoconsumo di Sismondi coincide con il consumismo dei maltusiani: “E’ da questa teoria di Malthus che nasce tutta questa concezione sulla necessità che esista e si sviluppi senza sosta il consumo improduttivo, concezione che trova uno zelante propagandista in questo apostolo della sovrappopolazione per mancanza di mezzi di sostentamento”.[7]      

   Con l’aggiornamento e lo sviluppo delle conoscenze scientifiche, i pretesi cultori della discriminazione sociale cercano sempre nuovi appigli.

   Lombroso discrimina i popoli e gli individui riferendosi essenzialmente a caratteristiche anatomiche. In seguito si cercherà di discriminare su basi fisiologiche, poi su basi biochimiche.

   Altri modi per tentare di distinguere individui e popoli in superiori e inferiori (concetto indispensabile all’imperialismo) sono legati a metodologie storiche e psicologiche.

   Ora non c’è da meravigliarsi che in quest’epoca storica nascano società segrete che si ispirino a una dottrina che proclami la missione di un popolo.

   Nell’Inghilterra vittoriana nell’ambiente dell’Università di Oxford intorno alla figura di John Ruskin, un critico estetico, riformatore sociale e nonché un profeta politico, si raccolse un gruppo di persone imbevute di teorie che aveva come obiettivo, secondo le parole di Ruskin: “Il mio scopo costante è stato quello di mostrare l’eterna superiorità di alcuni uomini su altri”.[8]   

   Nel 1891 un gruppo di discepoli oxoniani imbevuti di tali dottrine – tra i quali spicca l’energico uomo d’azione e di affari Cecil Rhodes, fondatore della colonia che prese il nome di Rhodesia – avrebbe costituito una società segreta caratterizzata da una fanatica vena di pananglismo razzista; imporre al mondo il predominio britannico, tale programma nato nella tradizionale atmosfera del Rule Britannia,  ma animato da un affatto nuovo, che dalla nazione sposta l’accento alla razza, postulando l’esigenza di un alleanza tra le nazioni di razza anglosassone. Dopo la morte di Rhodes un’altra figura di proconsole sudafricano, lord Alfred Milner, organizza una cerchia esterna, la Rounde Table, che deve assicurare alla società segreta, di cui non si conosce il nome (nome che forse, per maggior segretezza, si evitò di coniare) un ambiente di “simpatia” e di fattiva collaborazione. Nel 1914 funzionano gruppi di Round Table in Inghilterra, Sud Africa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India e Stati Uniti. Il coordinamento della loro attività intellettuale vie assicurata per mezzo di un organo trimestrale, The Round Table, che esce completamente anonimo, allo stesso modo della rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica; analogia non casuale, se si pensa che la Compagnia di Gesù costituiva il modello organizzativo di Cecil Rhodes.

   Alla fine della prima guerra mondiale, quando ormai è chiaro che gli  Stati Uniti sono destinati ad assumere un’importanza sempre più grande nel concerto mondiale, il gruppo americano della Round Table offre la piattaforma  per la creazione del Council of Foreign Relations (CFR) delineato nei colloqui anglo-americani di  Parigi, che assume il compito contrastare la tendenza isolazionista della borghesia americana (e della sua influenza nell’opinione pubblica degli Stati Uniti) e indirizzare la politica estera del governo statunitense nel senso voluto dalla società segreta, nel senso cioè di una affermazione planetaria della razza anglosassone.

   È dagli ambienti gravitanti intorno al CFR è derivato l’impulso per l’intervento degli USA nel secondo conflitto mondiale, ed è dagli stessi ambienti che viene impostata la strategia della cosiddetta guerra fredda, che sarebbe stata abbandonata n seguito constatazione della sua sterilità. Risultando impossibile abbattere in modo frontale il campo socialista, è dai cervelli del CFR che nasce la strategia alternativa, basata sull’indebolimento dei paesi socialisti, che l’avvento del revisionismo ha portato nel Movimento Comunista Internazionale e nei paesi socialisti ha comportato, il cui sgretolamento era assicurato dalla penetrazione commerciale occidentale e dal contagio ideologico rappresentato dagli eurocomunisti (i partiti comunisti dell’Europa occidentale).

   Altre società più o meno segrete nate verso la fine del XIX secolo c’è la Golden Dawn (più precisamente Hermetic Order of the Golden Dawn, in italiano Ordine Ermetico dell’Alba Dorata). I tre fondatori erano i massoni britannici William Robert Woodman, William Wynn Westcott e Samuel Liddel MacGregor Mathers che tra l’altro erano membri della Societas Rosicruciana in Anglia (S.R.I.A.).

   Accanto a essa, bisogna ricordarsi anche l’Ordo Templi Orientis (OTO), società fondata da massoni tedeschi, che fu presa in mano dal famoso mago e occultista Crowley, che la trasformerà profondamente, utilizzandola come veicolo per quella sua filosofia “magico-libertaria”, che ebbe un grande influsso negli anni ‘60/’70 sulla cultura “alternativa”, degli hippie e in seguito nella New Age.

   Tuttavia, la più nota fra le realtà neospiritualiste che ispirerà il pensiero mondialista è la Società Teosofica.

   La Società Teosofica è nota ed è inscindibile da quella della sua fondatrice, Elena Petrovna Blavatsky, nata in Russia nel 1831 da genitori tedeschi e fuggita a 16 anni da quel paese (e da un matrimonio con un ufficiale). La sua vita sarà costantemente costellata da contatti con personaggi di varia e spesso enigmatica provenienza, tra cui non mancheranno molti frequentatori di logge massoniche. Massone, era il colonnello americano Henry S. Olcott, con il quale la Blavatsky mise in piede a New York, nel 1873 la Società Teosofica, una sorta di parareligione sincretista, che univa elementi di Oriente e d’Occidente in una sorta di meeting post spiritualista.

   Questa funzione “strumentale” della Blavatsky, all’interno di complesse vicende dai risvolti non sempre chiari, sembra evidenziarsi soprattutto a partire dai suoi primi viaggi in India (1878), che all’epoca era sotto dominio britannico. In India, la funzione della Società teosofica sarà non solo quella di elaborare una sorta di neo-orientalismo esportabile in Occidente, ma anche, quella di occidentalizzare l’Induismo. Lo storico indiano R. Mukerjee inserisce la Società teosofica fra le quattro organizzazioni che maggiormente hanno lavorato per trasformare la tradizione indù in una forma più in sintonia con la mentalità occidentale, elaborando una sorta di “protestantesimo indù”.[9]  Non a caso, uno dei più stretti collaboratori della Società teosofica in India, Dayananda Saraswati, sarà noto nella sua terra con il soprannome di “Lutero indiano”.[10] Un’operazione culturale, questa, che sembra avere avutoaiuto diretto dello stesso governo britannico, che allora (e non bisogna scordarsi) era sotto il suo dominio, ed era interessato alla creazione di una “forma di spiritualità” che potesse essere condivisa dagli occupanti e dai colonizzati.[11]

  In Occidente, il ruolo della Società teosofica sarà quella di creare una nuova religiosità sulle rovine del cristianesimo: “Il nostro scopo non è di restaurare l’Induismo, ma di cancellare il Cristianesimo dalla faccia della Terra”.[12]

   Lo stesso obiettivo, sarà ribadito anche dal successore della Blavatsky, Annie Besant, che nel discorso di chiusura al Congresso dei Liberi Pensatori tenutosi a Bruxelles nel 1880, affermerà: “Innanzitutto combattere Roma e i suoi preti, lottare ovunque contro il Cristianesimo e scacciare Dio dai cieli!”.

   Alice Bailey, fondatrice nel 1920 dell’associazione Lucifer Truts, il cui nome è stato poi cambiato in Lucis Truts, affinché il riferimento a Lucifero (che per il Teosofismo è un’entità positiva, presiedente all’evoluzione dell’umanità) non ferisse la sensibilità dei “profani”. Oggi la Lucis Trust è membro del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, il cui debito ideologico è stato pubblicamente riconosciuto nel 1948 dall’allora assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite, il belga Robert Muller.

   Alice Bailey, è stata tra quelli che hanno promosso quell’ideologia dell’Era dell’Acquario che, a partire dalla cultura hippie degli anni ’60 fino alla New Age, ha costituito un vero e proprio annuncio profetico del “nuovo mondo”. Secondo la Bailey, infatti, l’Età dell’Acquario sarebbe destinata a sostituire la vecchia Età dei Pesci (dominata dal cristianesimo) con una Nuova Era di riunione fra i popoli e fra le religioni, sotto il controllo delle organizzazioni internazionali. Quest’obiettivo si realizzerà, secondo la Bailey con un’opera volta a trasformare la coscienza di massa: “Segno della magia del settimo grado sulla coscienza di massa, è l’uso crescente di slogan per ottenere certi risultati e spingere gli uomini a certe azioni collettive”.[13] Cosa non è quest’affermazione se non dare dignità teorica alla manipolazione delle menti delle persone?

   Tutte queste realtà visibili, tuttavia, sembrano essere più che altro la punta dell’iceberg di un mondo complesso e sotterraneo, di cui è difficile farsi un’idea. In definitiva, per quanto riguarda le organizzazioni e i gruppi visibili, non ha torto René Guénon, quando afferma un giudizio sulla Blavatsky: “Si può legittimamente concludere che M.me Blavatsky fu soprattutto, nel bel mezzo delle circostanze, un “oggetto” o uno strumento nelle mani di individui o di gruppi occulti che si facevano scudo della sua personalità, allo stesso modo di altri che a loro volta furono strumenti nelle sue mani”.[14]  

   Per capire ulteriormente il contesto in cui avvengono questi fenomeni bisogna partire dal fatto che una delle caratteristiche della fase imperialista del capitalismo è il formarsi del capitale finanziario che è un entità che consta di due momenti indissolubili: la concentrazione della produzione e i relativi monopoli, la fusione delle banche con l’industria, il capitale finanziario sarebbe il capitale monopolistico che monopolizza ingenti disponibilità di capitale di prestito.

   Con il formarsi del capitale finanziario, si forma una oligarchia finanziaria che tende a dominare la vita sociale, politica e culturale e quindi lo Stato.

   I legami oggettivi di natura economica e finanziaria che si intessono tra i vari gruppi monopolisti, sono accompagnati da legami personali. Questi legami oggettivi sono espressi naturalmente da persone, da uomini che sono alla direzione dei gruppi produttivi o di gruppi finanziari. Occorre quindi uno scambio di dirigenti. Nei consigli di amministrazione delle varie industrie si ritrovano gli stessi nomi; uomini di banca si ritrovano nei consigli di amministrazione di industrie e viceversa.

   Nasce così un’oligarchia finanziaria, composta da questi capitalisti e qualche volta di dirigenti. Essa è composta di personaggi come Rockefeller, Carnegie, Morgan, Ford, Krupp ecc.  

  Vi è senza dubbio una correlazione tra la teoria della “classe eletta”, che si sviluppa come si diceva prima alla fine del XIX secolo e che ha avuto in Italia il più alto sostenitore nel Pareto, e la base sociale costituita dal consolidarsi della oligarchia finanziaria.

   Così pure vi è una correlazione, in certi momenti di una più stretta unità del capitale finanziario e la teoria del superuomo, del duce, del Führer.

   Il formarsi di questa élite è legata, oltre che da associazioni proprie di categorie, che rappresentano un’altra forma di direzione economica (Associazioni industriali), da associazioni culturali, onorificenze (Cavalieri del lavoro) e circoli vari (Rotary Club ecc.). In tal modo cerca di mantenere il più possibile un’unità anche ideologica. Questa élite non si accontenta del dominio sulla struttura economica ma cerca anche quello sulla sovrastruttura. Essa cerca di dominare la sfera sociale nella formazione dei quadri tecnici e intellettuali (pensiamo al ruolo della Fondazioni, delle borse di studio ecc.) e l’opinione pubblica con il dominio dei media.

   In tal modo si crea la base psicologica per il dominio dello Stato. Questa élite, mantiene il suo dominio, la sua influenza ideologica non solo attraverso gli strumenti citati prima, ma anche attraverso la scuola, attraverso la vita che obbliga tutti gli elementi dirigenti a essere necessariamente incapsulati in un organismo capitalistico o nell’apparato direttivo dello Stato. 

   Tornando alla documentazione di Giacomo Rumor, da essa emerge che le persone che avevano lavorato per l’impostazione dell’Unione Europea erano, in parte (ma erano le più influenti), schierate con una concezione laica, anche se la maggior parte era di estrazione o di educazione cattolica/protestante, insistevano tuttavia che nella futura Unione fossero recepite solo connotazioni spirituali comune ai laici.

   Questo gruppo unionista qui descritto avrebbe fatto dei tentativi di aggregazione di frange o movimenti federalisti già esistenti in Europa fin dal XIX secolo e poi nel corso della prima metà del XX secolo. Come il Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi (fondato a Milano nel 1943).

   In questi documenti si descriveva un gruppo di persone chiamate gli Anziani e si riferivano taluni scritti denominati Protocolli dei Priori.

   Giacomo Rumor aveva incontrato varie volte Schumann e a quanto sembra ne ricevette una confidenza. Nel 1948, durante le sedute della commissione cui partecipavano, Schumann gli confidò che l’aspirazione a una “geopolitica umanistica” aveva preso una forma concreta ai tempi della Restaurazione (dopo la caduta di Napoleone), perché allora si era ritenuto che i tempi fossero maturi.

   In quel periodo la Casa di Lorena aveva fatto da “protettrice” al circolo che aveva elaborato le fasi attuative ed i vari passaggi ritenuti necessari per arrivare ad una conclusione concreta di geopolitica, e che aveva utilizzato a tale scopo uno schema preesistente.

   Questo circolo sembra che si chiamasse Ordine delle Ardenne (o di Stenaj) e che qualche componente del clan scozzese di origine normanna dei Sinclair vi avesse svolto un ruolo importante. Sembra, che questo gruppo, nei secoli precedenti, avesse fatto da custode e catalizzatore dell’idea di identità europea e si fosse adoperato per preservare e stimolarne alcune significative espressioni. Ciò sarebbe avvenuto in vari modi, anche patrocinando attività letterarie, contribuendo alla riscoperta dei testi antichi, finanziando l’opera di diversi ricercatori al tempo degli Enciclopedisti. Avrebbero beneficiato di appoggio, artisti, filosofi, scienziati e uomini di governo come Filipepi (che sarebbe il vero cognome di Botticelli), Robert Boyle, John Locke, Victor Hugo, Andrè Gide e diversi altri, anche recenti; il tutto mediante fondazioni, elargizioni, associazioni.

   Da questa documentazione l’elenco dei nominativi di questa struttura partiva dagli anni ’60 del XX secolo per poi retrocedere progressivamente lungo i decenni e i secoli.

   I nominativi appartenevano a nazionalità diverse (anche olandese, spagnola, statunitense, italiana, svizzera, polacca, balcanica). La maggioranza (quella riguardante nel periodo XIX e XX secolo) era comunque franco-inglese. Non c’erano solo uomini politici, molti provenivano dal mondo della cultura; altri erano ricercatori in varie discipline scientifiche: archeologi, etnologi e antropologi. Vie erano anche dei prelati, un rabbino, un gesuita. Qualcuno era islamico (nativo e residente in Paesi dell’area mediorientale); più di uno era senza qualifica, nel senso che non vi era citata la sua professione.

   Nell’organigramma della struttura cerano persone che non vi facevano parte in pianta stabile, ma venivano individuate di volta in volta per compiere missioni specifiche o per prestare consulenze occasionali. Queste costituivano la parte di gran lunga prevalente di tutto l’apparato, ed il loro interessamento veniva per così dire richiesto, sotto mentite spoglie. L’utilizzo di tali operatori saltuari, che non conoscevano l’ambito gerarchico della struttura, poteva essere una strategia efficace per avvalersi di menti preparate, senza la necessità di una loro adesione consapevole alla manovra che di volta in volta si stava portando avanti.

   Tale organismo non aveva a che fare con la Massoneria, anche e qualcuno dei suoi membri apparteneva di fatto a qualche loggia locale. Anche se secondo Paolo Rumor taluni termini e connotazioni di fondo non possono essere disgiunti dalla cultura propria della Massoneria. Egli ipotizza che questa struttura abbia trovato accoglienza o protezione in ambienti massonici, mutuandone fatalmente qualche espressione lessicale, retorica o simbolica.

   L’elenco riguardava i membri aderenti della parte consultiva della struttura. Ve ne sarebbe poi un altro concernente, la parte decisionale, di chi avvalendosi dei consulenti, impartiva le direttive a un terzo gruppo, formato da colo che svolgevano funzioni meramente attuative. A questo terzo gruppo potrebbero verosimilmente essere appartenuti quei membri del “Contingente americano” che hanno eseguito il piano di soppressione di Mattei. In sostanza questa struttura era composta di tre livelli a compartimenti stagni: consultivo, deliberativo e attuativo.

  Paolo Rumor ipotizza che sarebbe esistita nel passato (ed esisterebbe ancora oggi) un’organizzazione che assumeva diverse denominazioni a secondo della cultura e del periodo in cui si trovava ad operare. Di questa cultura e di questo periodo adottava i connotati tradizionali, così da rendersi sostanzialmente indistinguibile dal contesto storico-sociale esterno. La sua parte più interna, inoltre, si tramandava convinzioni tutt’affatto particolari e indipendenti da quelle propri del resto dei suoi membri (dai quali si presuppone si limitava a trarre i servigi) nonché dalla formazione mentale dominante da costoro. In questo modo a struttura sarebbe riuscita a confondersi, nel corso delle varie epoche storiche, con le espressioni e le tradizioni prevalenti, pur mantenendo intatta la propria personalità peculiare, e tale permane tuttora.

   Secondo Paolo Rumor questa struttura si identifica solo formalmente con parti o spezzoni di altre strutture sociali, politiche, religiose scientifiche, ludiche, umanistiche, letterarie e solidaristiche delle varie epoche di appartenenza, comportandosi quindi nello stesso modo in cui agiscono taluni organismi parassitari del mondo biologico. Essa si adeguava altresì ai vari gradi e strati sociali, come ad esempio i rami di nobiltà, quelli ecclesiastici e militari, per quanto riguarda il passato; mentre, per quel che concerne il presente, alle espressioni mercantili, socioeconomiche, scientifiche, medianiche ecc.

   La conformazione a rete di tale struttura faceva sì che la maggior parte dei suoi aderenti ed operatori non fosse al corrente delle decisioni assunte dai loro vertici (che peraltro restavano a loro sconosciuti, tranne quelli contigui, cioè posti sullo stesso piano organizzativo). La compagine avrebbe sempre funzionato in questo modo, anche quando ospitava in tempi antichi una prevalenza di membri di estrazione e cultura ebraica, i quali comunque non ne costituivano la totalità, perché secondo la documentazione di suo padre c’era un sottogruppo esistente (al tempo dei Kittim, nel periodo appena successivo alle guerre maccabaiche, tra il II e il I secolo avanti cristo) in Siria, in Marmarica, e in tante altre località.

   Sempre secondo questa documentazione vi sarebbe stata in India, in epoca molto precedente a quella alessandrina una struttura gemella con rapporti reciproci, poi estinta o riassorbita dalla prima. Essa è data per ubicata nell’antica calle dell’Indo, in una zona chiamata Mero, che veniva tenuta in considerazione dalla stessa compagine quale incrocio significativo di due linee della Terra identificate in epoca molto antica, corrispondenti a quelle erano avvenuti gli sconvolgimenti climatici assieme alla cosiddetta “caduta degli angeli”, al “sobbalzo” della terra e allo “spostamento o rottura del palo (asse, colonna)”.

   Ci si rende conto che adesso c’è una mescolanza tra mito, e storia. Secondo questa documentazione, la parte mediterranea della struttura – quella corrispondente ai membri di estrazione ebraica – avrebbe subito una scissione (a quei tempi si sarebbe detto scisma) al suo interno, al tempo della famiglia “delle due colonne”, poi superata con o stralcio della parte dissidente, che è stata dissidente, che è stata espunta dal vertice tempo, e che sarebbe andata assumere configurazioni autonome, devianti e conflittuali rispetto al ceppo ortodosso creando una forma non secolare.

   Poi Paolo Rumor dai suoi appunti elenca tutta una serie di nominativi che avrebbero parte della struttura. Una serie di nominativi che va dalla fine dell’impero romano fino al XX secolo. Qui ovviamente entriamo in un campo che non è chiaro dove inizia il mito (o la disinformazione) che si confonde con la storia.

DALLA DOCUMENTAZIONE DI GIACOMO RUMOR EMERGE REBBE IL RETAGGIO DI UNA PERDUTA CIVILTA’

   Dunque, i contenuti della documentazione di Giacomo Rumor riguardano due materie apparentemente diverse: una di natura politico-economica e l’altra storica-archeologica, con la singolare intrusione di racconti dal carattere mitico-leggendario.

   Paolo Rumor non avrebbe riportata questa seconda parte delle memorie di suo padre, se non si fosse reso conto, che c’era una singolare corrispondenza con nomi e situazioni presenti anche in certa saggistica che affronta temi storici, scientifici, archeologici con approcci decisamente alternativi.

   Si può dedurre che dai circoli intellettuali in cui si muovevano i primi ispiratori dell’unità europea (e dietro ai quali si profilava la Struttura), sin dai tempi della restaurazione, vi era la convinzione che un periodo storico plurimillenario stesse per concludersi, e si stava cominciando ad avviare un nuovo ciclo dell’evoluzione umana. L’idea del compimento di un ciclo storico si sarebbe rafforzata con la scoperta avvenuta in due tempi fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, di alcuni documenti che confermavano e integravano il complesso di tradizioni e conoscenze che la Struttura si tramandava da secoli. Da tali documenti, tenuti segreti, deriverebbero le informazioni contenute nel materiale appartenuto da Giacomo Rumor.

   Ora vediamo di vedere di che cosa si tratterebbe, tenendo conto che non è mai stata data una prova pubblica di questi reperti.

   Agli inizi del XX secolo nella sinagoga di Nusaybin (in passato Nisibis, cittadina turca presso il confine con la Siria) sarebbero stati rinvenuti alcuni rotoli di rame, facenti parti di un più ampio materiale considerato perduto; Giacomo Rumor avrebbe ricevuto stralci delle traduzioni dai testi originali in greco, coopto e siriaco.  

   I rotoli sarebbero attualmente conservati nientemeno che nella famosa cappella di Rosslyn (che avrebbe origini templari e massoniche), in alcuni bauli.

   Il testo di Nusaybin conterrebbe la descrizione di un’età proto-storica caratterizzata da un elevato livello di organizzazione sociale e economica, nonché da avanzate conoscenze che si potrebbero definire già definire scientifiche e che l’umanità avrebbe nuovamente conseguito solo nell’età illuminista. In quest’epoca remota sarebbero esistite delle comunità urbane in località costiere del Mediterraneo e di altre regioni, ora sommerse dal mare; poi a causa di sconvolgimenti globali e repentine mutazioni climatiche, sarebbe seguito un lungo periodo di decadenza; quindi una fase di lenta, faticosa, parziale ricostruzione, in cui sarebbe stata determinante l’opera di un gruppo di “Illuminati”.

  Prima di liquidare tutto questo come un mito senza basi storiche, pensiamo ad alcune scoperte archeologiche effettuate in Germania nel 2005: “Un gruppo di ricercatori dell’Istituto regionale di archeologia della Sassonia ha annunciato nello scorso mese di giugno, di aver rinvenuto prima due singolari statuette preistoriche legate al culto sessuale e datate almeno al 5.000 a.C. e poi addirittura di aver individuato, sempre nell’area della Sassonia, i resti di oltre 150 templi colossali e di altre imponenti costruzioni che risalgono allo stesso remotissimo periodo (…). Fino ad ora si pensava che l’architettura monumentale, e con essa le prime civiltà urbane sviluppate, fossero nate in ben altre parti del pianeta e in periodi più recenti di almeno 2.000 anni, le nostre nuove scoperte rivoluzionano quindi la storia europea più remota e dimostrano che probabilmente la civiltà è nata prima qui e poi si è trasferita in Egitto”.[15]   

   Se si è diffidenti verso questa notizia, poiché si rischia di correre dietro alla mitologia nazista, comunque non si può non tenere conto che proprio negli ultimi tempi, c’è stata la scoperta di misteriose piramidi a gradoni in Bosnia che sta facendo pensare a più di uno scienziato alla possibile esistenza di una vera e propria antichissima civiltà indoeuropea sassone-danubiano-balcanica.[16] 

   Nei rotoli di Nusaybin sarebbero state citate tutte le località dove erano diffuse gli “Illuminati”, specificando che sono “prima dell’acqua”, da intendersi: prima che venissero sommerse dall’innalzamento del livello marino seguito al termine dell’ultima glaciazione (10-11.000 anni fa). Alcune località sono riportate nelle memorie: l’isola di Galonia nel mediteranno (la Galonia Leta dei romani), situata nel luogo dove si trova Malta, ma molta più grande di questa e un tempo unita alla Sicilia da una lunga lingua di terra emersa; la “altura nel basso del Nilo”, identificabile con la piana di Giza; il “golfo partico, quello antico”, intendendosi con ciò la valle che anticamente esisteva in luogo dell’attuale Golfo Persico; il Golfo Persico; il golfo di Cambay, nell’Oceano Indiano, anch’esso un tempo terraferma; la penisola di Kumari, con i suoi 49 territori, identificabile con il continente perduto delle leggende Tamil – Kumar Kandam – una lingua di terra unita unità all’estremità sud della penisola indiana e comprendente le isole Maldive e Sri Lanka definito “il continente di Seille”, prima della riduzione ovvero prima che il mare ne prendesse una parte; “il continente Sondien”, identificabile con una vastissima regione un tempo emersa e unita alla penisola dell’Indocina, ma di cui oggi restano solo gli arcipelaghi dell’Indonesia e delle Filippine; “l’isola dei progenitori degli Jomon, prima dell’ascensione di Sosano”, che potrebbe corrispondere all’arcipelago delle Ryukyu (fra Taiwan, Okinawa e l’estremità meridionale del Giappone), in prossimità di un vastissimo territorio ora sommerso dalle acque del mar Giallo e del Golfo di Corea; “il continente di Kambu o Kolba” (identificabile con Cuba) “sito cinquanta giorni di navigazione a ponente dello scoglio di Calpe” (identificabile con Gibilterra); “l’arcipelago di Vacca, il cui nome è precedente a quello di Colba, unica terra rimasta” (pertanto identificabile con il vasto complesso di terre emerse esistenti un tempo nella regione caraibica, in particolare  c/o la penisola della Florida e le isole Bahamas).

   Oltre all’elenco degli affiliati e alla descrizione delle località, il testo di Nusaybin conterrebbe anche le rappresentazioni cartografiche di taluni regioni costiere riportate in differenti condizioni e periodi di tempo (sarebbe questa la fonte delle mappe incluse nei documenti originali di Rumor); riporterebbe inoltre una sorta di rappresentazione, metaforica e allusiva, degli elementi che si sarebbero abbattuta su quella antica civiltà. A tali eventi si riferivano termini quali “caduta delle luci”, “accoppiamento”, “grande freddo”, “palo rotto”, “ritardo del sole sulla cima dell’adunanza” e “incursione della stella sulle regioni del monte”; ciò era all’idea di punizione che avrebbe colpito l’umanità  per la colpa di avere “guastato gli animali; creato le vite che lo Spirito e l’ordine non avevano voluto; acceso le luci che non danno calore; violato il corpo della madre  e misurato le sue estremità; sperato il seme della terra; sorprendere all’uscita della porta del cielo”. Altri brani, ricopiati e tradotti dallo stesso Paolo Rumor, dicono: “(…) prima dello spostamento del fuoco, quando il trapano non si era ancora scardinato; il leone era ancora sacrificato; gli angeli non si erano ribellati; l’acqua del mare obbediva all’abisso e non aveva iniziato a crescere (…)  i forzatori del cielo erano arrivati di seguito al leone (…) l’abisso e le onde di pietra avevano abbattuto gli uomini perché questi avevano profanato il corpo della madre misurando le sue estremità, saccheggiando le sue vene, rivelando i suoi segreti accendendo luci che non danno calore, creando animali che lo Spirito non aveva voluto”. Si parlava di Giganti che, oltre ad essere responsabili delle colpe di cui sopra, avrebbero “spinto la ruota fuori del solco”, e in conseguenza di ciò “l’acqua contenuta nei suoi depositi si era riversata sulla terra” subito dopo i Giganti sarebbero arrivati i Sorveglianti. Il linguaggio è evidentemente mitico, ma il testo di Nusaybin preciserebbe espressamente trattarsi di rappresentazione allegorica di fatti reali.

   Gli studi degli archeologi definiti “non ortodossi” dimostrerebbero che in tempi assai remoti la sopravvivenza della civiltà umana è stata messa a dura prova dagli assestamenti climatici e geofisici che seguirono l’era glaciale.[17] La nostra specie precipitò più volte nel caos, proprio come descritto dalle tradizioni che riportano la storia del diluvio universale. Pertanto è assai probabile che, nel processo di ricostruzione l’etnia più “avanzata” abbia svolto un ruolo guida sul resto dei popoli del globo.

   Perciò secondo questo filone “non ortodosso”, in seguito ai continui mutamenti climatici, le popolazioni che si erano insediate in Mesopotamia e nel Mar Rosso (quando il Golfo Persico era ancora una terra emersa), furono costrette a traslocare altrove. E poiché la religione egizia presenta imbarazzanti tratti in comune con quella mesopotamica, secondo molti studiosi come Zacharia Sitchen, Laurence Gardener e altri, con ogni probabilità la sua casta sacerdotale deriva la propria origine razziale dalla migrazione delle stesse genti da tale aerea geografica. Gli Egizi, e il popolo sumero della Mesopotamia, infatti, seppur con appellativi diversi adoravano le stesse identiche divinità lunari,[18] ovvero proprio quelle che risultano essere le più antiche. Il dio egizio Thot, per esempio, trova il suo esatto corrispettivo nel dio sumero Sin.[19]

   Bisogna dire che la documentazione che Paolo Rumor rese pubblica, è stata fonte di ispirazione di molti ricercatori tra i quali spicca il giovane Diego Marin con i suoi libri Il segreto degli illuminati Dalle origini ai giorni nostri: storia dell’Occhio che Tutto Vede, OSCAR MONDADORI, e in seguito assieme a Stefania Marin IL SANGUE DEGLI ILLUMINATI Dalla P2 al caso Orlandi: tracce di una storia antica. Tanti imperi, una sola famiglia, MACRO EDIZIONI.

   Un altro passaggio nel testo di Nusaybin affermerebbe: “I sorveglianti sono divenuti Illuminati quando hanno posto le tre piattaforme rialzate sulla collina a fianco del fiume, nel luogo in cui l’alto e il basso si bilanciavano, lungo la via d’acqua che serpeggia fra le canne, sul punto di maggiore intersezione della rete, scrivendo con la pietra gli avvertimenti da rispettare”. Le cosiddette piattaforme sarebbero state completate migliaia di anni dopo, secondo il progetto originario che vi era stato depositato, ma con alcuni orientamenti modificati in base a mutati riferimenti spaziali e stellati; ciò a causa di un evento geofisico a cui si riferisce con l’espressione di “scivolamento di manto

   Tra i documenti di Rumor vi sono degli schemi grafici (planimetrie e sezioni) che rappresentano un sistema di corridori e ambienti sotterranei esteso a tutta l’area della Sfinge e delle piramidi di Giza. Questi schemi indicano anche il punto in cui nel 1872 sarebbero state rinvenute, da una spedizione privata, delle tavolette di gesso incise: un ambiente artificiale sotterraneo ubicato nel corridoio che collega la Sfinge (chiamata il puntatore) alla piramide di Khufu (chiamata la “prima piattaforma”), sotto la “pancia” della Sfinge stessa. Queste incisioni (in prevalenza costituite da segni grafici e geometrici, ma con simboli numerici differenti) sarebbero state interpretate all’illustre archeologo Alexander Thom,[20] insieme al testo di Nusaybin di cui si è già parlato, alcuni decenni dopo la loro scoperta.

La Struttura avrebbe incaricato numerosi e diversi specialisti allo scopo di studiare i rotoli di Nusaybin e le tavolette di Giza: Alexander Thom, come si è detto, sarebbe stato uno dei consulenti interpellati per la traduzione e l’interpretazione dei testi; altri sarebbero stati incaricati di comprendere e descrivere in termini scientifici i fenomeni geofisica a cui tali testi, aldilà del linguaggio figurato, si riferiva come a fatti reali.

   Tra questi consulenti ci sono nomi di archeologi, antropologi, storici. Persone come Alexandre Lenoir (1761-1839) archeologo, raccoglitore e conservatore del patrimonio culturale, che era tra l’altro un massone ed era convinto della discendenza della Massoneria dall’antico Egitto; i fratelli Waynmann (1844-1930) e suo fratello maggiore John Dixon, ingegneri ferroviaria e archeologi dilettanti, sono noti per aver scoperto nel 1872 i cunicoli della Camera della Regina nella piramide di Khufu (e alcuni oggetti all’interno di essi; Livio Catullo Stecchini (1913-1979), professore di storia antica, fu autore di ricerche sulla storia della scienza, della metrologia e della cartografia (formulò anche una controversa teoria numerologica sulla piramide di Khufu); Marcel Griaule (1898-1956), che insieme a Germen Dieterlen, compì lunghi studi sulla cultura africana dei Dogon  grazie ai quali si rivelarono inspiegabili (anche se tuttora controverse) conoscenze astronomiche sul sistema triplo di Sirio.

   Una delle ipotesi sono emerse da questi studi è che l’edificazione della Sfinge e delle tre piramidi di Giza fosse anche la codifica di un avvertimento affinché i posteri potessero comprendere gli eventi accaduti.[21]

   La chiave per la decodifica del progetto di Giza e per la rivelazione del suo messaggio sarebbe nella combinazione di due preesistenti teorie: quella di Bauval[22] sulla correlazione Giza – Orione e quella di Hapgood,[23] sugli slittamenti della crosta terrestre. Ne risulterebbe una sorta di “disegno planetario” in cui l’ubicazione di numerosi antichi siti in tutto il mondo acquista un preciso significato geodetico alla luce dei precedenti assetti della Terra; la stessa diffusione di determinati toponimi il cui significato rimanda a concetti astronomici, come il Meru (la montagna sacra degli induisti, simbolo dell’asse polare) sembrerebbe ricollegarsi alle linee di scorrimento della crosta terrestre in occasione degli eventi presumibilmente accaduti più volte in passato e descritti dalla teoria di Hapgood.

   È molto difficile trovare delle prove certe di questi avvenimenti visto la natura segreta di questa Struttura. Questo non vuol dire che non ci siano delle prove oggettive.

   Il richiamo a cataclismi naturali, abbattutisi sulla Terra nel periodo terminale dell’ultima era glaciale, trova oggi precisi riscontri scientifici; non solo la riduzione delle terre emerse per effetto dell’innalzamento del livello del mare, come descritta nei documenti e nelle mappe di Rumor, è sostanzialmente corretta; eventi di natura astronomica e geofisica con disastrose conseguenze globali. Nel 2006, al meeting dell’American Geophysical Unione ad Acapulco, un gruppo di ricercatori americani ha presentato la teoria secondo cui una cometa sarebbe caduta sulla calotta glaciale che ricopriva il Nord America, 12.900 anni fa, causando devastanti inondazioni ed estinzioni; altri studiosi prima fra tutti l’americano Paul LaViolette, ritengono che la Terra sia stata colpita dagli effetti di una potentissima esplosione del nucleo galattico, circa nello stesso periodo;[24] inoltre, anche la stessa possibilità di un riorientamento degli strati più esterni della Terra rispetto all’asse di rotazione sembra trovare conferma (benché non dell’ampiezza ipotizzata Hapgood).

   Che nelle terre, un tempo emerse e poi cancellate dall’innalzamento dei livello marino, possano trovarsi vestigia di civiltà evolute è una possibilità concreta, avvalorata da ritrovamenti di estesi rovine sommerse, che sono oggetto di studio, proprio in alcune delle ubicazioni che le memorie citano: uno è il tratto di mare che separa la penisola indiana da Sri Lanka; un altro, ancora in India, è nel Golfo di Cambay.[25] Ma vale la pena ricordare anche le presunte strutture sommerse di Yonaguni nel Mar della Cina, e la presunta città sommersa al largo di Cuba: benché i dati siano ancora molto controversi, è suggestivo il fatto che si tratti anche di questi casi di ubicazioni citate nelle memorie.

   Il riscontro più impressionante, riguarda il luogo del ritrovamento delle tavolette di gesso, nei pressi della Sfinge. Secondo i documenti di Rumor questo luogo sarebbe “(…) situato nel “PR” (termine testuale non abbreviato) ubicato sotto (la Sfinge), in un ambiente artificiale semiallagato, con degli incavi laterali, al cui centro è ricavato un rialzo su cui giacciono delle colonne cadute”. Ora, questa descrizione richiama innegabilmente quella del cosiddetto “pozzo di Osiride” scoperto da Zahi Hawass nel 1999. Dopo aver drenato l’acqua che riempiva quasi completamente il pozzo, Hawass descrive un vano con al centro un grande sarcofago su un basamento tagliato nella roccia e i resti di quattro colonne agli angoli; secondo uno schema simile all’Osireion di Seti I ad Abydos, il canale d’acqua che circonda questa sorta di isola ed è interrotto in corrispondenza dell’ingresso alla camera prende così la forma della parola geroglifica “pr” (si pronuncia pir), che significa casa e che Hawass riferisce “pr wsir nb rstaw”  (casa di Osiride, signore di Rastaw) attribuito alla piana di Giza. Significativamente, Rastaw (il nome di Giza per gli egizi) era espressamente riferito all’idea di cunicoli di passaggi, come è rappresentato dalla mappe di Rumor; peraltro lo stesso archeologo ha parzialmente esplorato un cunicolo che parte dal vano del sarcofago e procede per un lungo tratto in direzione della piramide di Khufu.

  C’è da chiedersi la connessione tra questa Struttura segreta e le scoperte archeologiche, dove si parla di antiche civiltà distrutte da un disastro di natura globale.

   Un ipotesi plausibile, potrebbe essere che tra i membri di questa Struttura, la rievocazione di un’unione originaria (che comprendeva il Nord Africa) che si affermava sia esistita in passato remoto, prima che una serie di catastrofi distrusse la civiltà urbana. Anche il regime nazista giustificava la sua forzata unificazione europea in conformità a questo principio: “l’Europa era già unita al tempo degli Anziani” come affermava Himmler. Come si che le tradizioni esoteriche amano parlare di “superiori sconosciuti”, “occhio che vede tutto”, immagini che fanno pensare a qualcuno che osserva e muove i fili bell’ombra.

   Come non è da scordarsi che da sempre, sin dai tempi di Roma antica, i gruppi economicamente dominanti, per affermare le proprie prerogative, si sono dati orme specifiche, di tipo oligarchico ed in antitesi a quelle di forma democratica (nel senso di potere del popolo). Tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’epoca moderna si è verificato un mutamento di queste élites che sono diventate sempre più internazionali e interconnesse, un po’ come era la vecchia nobiltà europea con cui in effetti spesso si sono fuse. Infatti, con l’avvento del capitalismo si è avviato un processo di costruzione e progressivo allargamento del mercato mondiale. Anche la storia è diventata più mondiale, mentre le interdipendenze tra i singoli Stati-nazione sono aumentate. Questo processo ha subito un primo salto si qualità alla fine del XIX secolo con l’affermarsi del capitale finanziario, un secondo dopo la seconda guerra mondiale negli anni ’50, quando il sistema capitalistico è stato riunificato e riorganizzato attorno all’egemonia statunitense, e un terzo negli anni ’90 quando si è riaffermata la liberalizzazione dei mercati finanziari. 


[1] Cesare Merzagora è stato un politico e banchiere italiano. Fu presidente del Senato della Repubblica dal 1953 al 1967, e come tale supplì il presidente della Repubblica Segni da agosto a dicembre 1964. https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Merzagora

[2] Uomo politico francese (Parigi 1911 – ivi 1998); dopo il crollo francese nel giugno 1940 riuscì a raggiungere Londra; partecipò quindi allo sbarco in Normandia e nel 1945 prese parte alla fondazione del Mouvement républicain populaire, di cui fu presidente fino al 1949. Segretario di stato agli Affari Esteri (1951-54), ministro per la Ricerca (1967-69), per gli Affari Sociali (1968-69), degli Esteri (1969-73); membro del senato dal 1974, vicepresidente dal 1977 al 1983, fu presidente (1986-95) della Commissione degli Affari culturali. Accademico di Francia, fu autore di volumi di storia e politica e di novelle.

[3] Il compito di Mattei fu messo a capo dell’AGIP perché la liquidasse. Frugando però tra i documenti riservati all’ente, ne trovò uno che parlava della scoperta di un giacimento di metano fatta nel 1944 in un paesino della Val Padana.

[4] Tutto ciò dimostra quanto sia vera la tesi della lotta tra le due linee nel Partito, negli apparati dello Stato socialista e negli organismi di massa. Tesi che afferma che la destra borghese e revisionista è composta dai dirigenti del partito e degli apparati dello Stato che seguono una linea filocapitalista. 

[5] Bernardo Baruch, finanziere americano e consigliere politico.

[6] Paolo Rumor nota correttamente che gli pseudonimi che utilizzano i due personaggi assomigliano a quelli utilizzati dalla mitologia egizia.   

[7] K. Marx, Teorie del Plusvalore, Tomo II°.

[8] Gianni Vannoni, le società segrete dal Seicento al Novecento, Sansone Editore, 1985, p. 324.

[9] R. Mukerjee, Storia e cultura dell’India, Milano, 1966.

[10] Questo soprannome gli fu affibbiato dal giornalista L. Gupta, in un articolo comparso su Indian Review, Madras, 1913.

[11] Sul ruolo del governo britannico nella diffusione del Teosofismo in India, cfr. M.V. Dharmamentha, L’occupazione inglese in India, in Idem, Lo Yoga e il neospiritualismo contemporaneo, cit. pp. 159-165.

[12] Dichiarazione pubblicata sulla rivista The Medium and Daybreak, London 1893, p. 23.

[13] A.A. Bailey, Il destino delle nazioni, Roma 1971, p. 135.

[14] R. Guénon, Il Teosofismo, vol. I, cit. pag. 32.

[15] Proia Gianluigi, L’Origine occulta dell’Umanità secondo il nazismo, Mystero Extra, n. 4, estate 2006.

[16] AA.VV. Queste piramidi potrebbero riscrivere la Storia, Hera, n. 80, settembre 2006, p. 46. Sulla scoperta della più antica civiltà d’Europa, Avvenire, 12 giugno 2005, e anche Materi Nino, Scoperte le tracce della più antica civiltà d’Europa, Il Giornale, 12 giugno 2005. 

[17] Marco Pizzutti, scoperte archeologiche non autorizzate oltre la verita’ ufficiale Antologia delle scoperte sotto censura, edizioni il punto D’INCONTRO. Vicenza, 2010, p. 190-193.

[18] G. Hancock, Impronte degli Dei, Corbaccio, P. 176.

[19] W. B. Emery, Archaic Egypt, Penguin Books, London, p. 38.

[20] Archeologo e docente a Oxford. Scopre l’unità di misura dei popoli antichi (la cosiddetta iarda megalitica) e dimostra che le culture megalitiche europee e cananee conoscevano la dimensione precisa dalla circonferenza terrestre sia ai poli che all’equatore, e che ad esse si deve la divisione sessagesimale del tempo e della sfera terrestre

    Ipotizza inoltre che questi popoli fossero trasmettitori di tali conoscenze da una precedente civiltà o popolazione non identificata, i megalitici avrebbero a loro volta trasmesso agli egizi (come prima compagine sociale centralizzata) le notizie del cubito (unità di misura che presuppone la geodesia), suddivisione in base alla quale secondo alcuni studiosi, sarebbero strutturate le piramidi egizie.  

[21] Loris Bagnara, Il segreto di Giza, Newton & Compton, 2003.

[22] Robert Bauval (1948 -). Saggista e ingegnere britannico.

   Nato dai genitori di origine belga, Bauval ha frequentato la British Boys’ School di Alessandria d’Egitto e successivamente un collegio francescano nel Buckinghamshire in Inghilterra. Si è iscritto a corsi d’ingegneria delle costruzioni presso la London South Bank University, conseguendo il diploma di laurea. Fu costretto a lasciare l’Egitto durante la presidenza di Nasser. Sovente ha lavorato come ingegnere in Medio Oriente e in Africa.

   Appassionato di egittologia e buon conoscitore del periodo denominato Antico Regno, deve la sua notorietà ad un libro, Il mistero di Orione (The Orion Mystery), edito nel 1994 e scritto con Adrian Gilbert. Questo best seller cerca di dimostrare che le tre principali piramidi della piana di Giza sono accuratamente allineate come le stelle che formano la “cintura” della costellazione di Orione (cintura di Orione). La realizzazione dei tre enormi monumenti sepolcrali rientrerebbe in un grande ed articolato progetto fatto realizzare dai faraoni nel corso del tempo. Nel libro in questione, i due autori, studiando in particolare la piramide di Cheope, formulano anche l’ipotesi che gli antichi egizi conoscessero bene il fenomeno astronomico chiamata precessione degli equinozi.

[23] Charles Hutchins Hapgood (1904- 1982). Storico USA, funzionario dei servizi segreti americani durante la seconda guerra mondiale. Studia alcune antiche cartografie rinvenute a Costantinopoli dagli arabi nei primi anni del XVI secolo; qui depositate fin dal tempo dei greci e provenienti dalla biblioteca di Alessandria. In un suo saggio degli ani ’50 (The Earth’s Shifting Crust) enuncia la teoria dello “scorrimento della crosta terrestre”, secondo la quale vaste parti del continente antartico potrebbero essere rimaste sgombre dai ghiacci fino al 4000 avanti Cristo, con un clima molto più caldo di quello attuale. Le carte nautiche e costiere da lui studiate sarebbero la trascrizione della topografica dell’Antartico qual era prima che fosse ricoperto dai ghiacci, e quella di altre regioni del globo prima che il livello dei mari si innalzasse al termine dell’ultima era glaciale, intorno all’8000 avanti Cristo. Dette carte mostrano di derivare da una fonte comune più antica e suppongono l’utilizzo della trigonometria sferica. La teoria di Hapgood è stata sostanzialmente convalidata da Albert Einstein (non a caso autore della prefazione a The Earth’s Shifting Crust) e suppone tra l’altro che la Terra sia stata cartografata da una civiltà non identificata molto antecedente a quelle più antiche storicamente conosciute.

   Hapgood è morto nel 1982, investito da un’auto.

[24] Il codice dell’Apocalisse, 2006, Nexus Edizioni Srl.

[25] Graham Hancock, Civiltà sommerse, 2002, Corbaccio.

PROSPETTIVE DELLA SOCIETA’ ATTUALE

•marzo 19, 2024 • Lascia un commento

In molte analisi di molti intellettuali critici della società attuale si afferma che un’oligarchia capitalista, dominata dal triangolo intelligence-informatica-media, stia lavorando per assumere il pieno controllo sui cittadini, che svuota del tutto la democrazia allo scopo di conservare il potere del capitalismo impedendo ai cittadini di appropriarsi delle nuove forze produttive informatiche per realizzare una vera democrazia.

Una tesi simile si sono sviluppate soprattutto nel cosiddetto mondo che si autodefinisce del “dissenso”, che si è formato soprattutto nella resistenza alla gestione autoritaria della pandemia, all’obbligo vaccinale e al green pass. Per altri la cupola (per chi viene definito “complottista”) l’oligarchica che aspira al potere totale è costituita da massoni, o dalla finanza ebraica, o da formazioni ancora più esoteriche.

Indubbiamente l’obiettivo di realizzare il controllo di ogni singolo componente della società è senz’altro in atto. Ma limitare la faccenda al solo controllo non consente di comprendere l’insieme del problema, e, di conseguenza, neanche quali forze sociali e politiche sono già chiamate, e quali altre lo potrebbero essere, all’azione per contrastare l’insieme del problema.

L’informatica si è sicuramente sviluppata anche grazie all’impulso degli apparati di sicurezza degli stati capitalisti dominanti, con una funzione essenzialmente contro-rivoluzionaria, di prevenire e impedire insurrezioni e rivoluzioni tramite mezzi che comportano un minore ricorso alla repressione violenta, senza, naturalmente, evitarla del tutto, ma rendendo il tutto più efficiente.

Ma questo non è l’unico obiettivo del suo sviluppo e, a ben guardare, neanche il più importante. Il motivo principale del suo sviluppo è, infatti, la necessità capitalistica di incrementare la produttività del lavoro, ossia di spremere maggior valore dall’unità di tempo di lavoro umano. Questa non è solo un’esigenza oggettiva per il capitale in generale, che deve confrontarsi con la tendenza alla caduta del saggio medio di profitto, ma è un’esigenza soggettivamente determinante per i capitali più grandi, i quali sono più grandi e potenti proprio perché detengono le forze maggiormente produttive, con le quali riescono a realizzare profitti superiori alla media di tutti gli altri capitali. Questa corsa non può fermarsi mai, perché ogni nuova forza produttiva è destinata a diffondersi anche ad altri capitali e la sua diffusione erode la differenza di profitti. Ecco perché il grande capitale deve costantemente ricercare innovazioni produttive (di processo e di prodotto), per conservare quella differenza, che è poi l’anima della concorrenza, di cui il rapporto sociale di produzione basato sul capitale non può fare a meno. Inoltre, il possesso delle forze più altamente produttive è anche la chiave per conservare permanentemente lo scambio diseguale, cioè per ottenere che una giornata di eguale tempo di lavoro produca valori differenti, che quella dei paesi altamente produttivi valga tre, quattro, decine di volte più di quelle dei paesi sotto-sviluppati o semi-sviluppati.

Lo sviluppo della produttività del lavoro è un problema connaturato alla vita umana. Come l’uomo si distingue dagli altri animali per la sua capacità di produrre, modificando la natura, i mezzi della propria sopravvivenza, così è altamente interessato a incrementare la produttività del suo lavoro, per ottenere maggiori mezzi con minore fatica. Il capitale, tuttavia, utilizza lo sviluppo delle forze produttive umane per uno scopo diverso, incrementare i profitti. Di conseguenza, non può consentire la diffusione libera e completa delle forze produttive a tutta l’umanità, ma ne deve conservare la proprietà, in modo da poterle utilizzare unicamente al proprio scopo, assoggettare ogni attività umana alla produzione di profitto, e, allo steso tempo, sottomettere la riproduzione della vita umana alla riproduzione del capitale: vivi solo se ti conquisti un ruolo funzionale alla riproduzione del capitale, immediatamente produttivo di valore, oppure, se improduttivo, che rientri nelle funzioni complessivamente utili per sostenere la riproduzione capitalistica. Ciò comporta che la vita umana è mediata dalla riproduzione del capitale, assoggettata a essa, alienata.

Questo segna il rapporto di classe, che è rapporto di sfruttamento, al di là del fatto che le classi siano divenute (in apparenza) più sfumate rispetto agli albori della fase di affermazione del rapporto di capitale come modo predominante di produzione (in Europa e Usa avvenuto dalla seconda metà dell’800). La borghesia non si presenta più solamente come il singolo padrone, ma come una classe composita che possiede un capitale già completamente socializzato al suo interno. Il proletariato non si presenta solamente come operaio, ma con mille diverse sfaccettature che fanno tutte perno, non di meno, sul rapporto di lavoro salariato.

Ma segna anche il rapporto imperialista, con il quale le forze più produttive del lavoro sono concentrate, con la correlata potenza finanziaria e militare, in un pugno ristretto di paesi e vengono concesse agli altri (i sette ottavi del mondo) in modo limitato e condizionato, ovvero solo in quantità e qualità necessarie ad alimentare i profitti di chi le detiene. In questo modo la gran parte dei paesi del mondo viene conservata in un costante livello di sotto-sviluppo (necessario per depredarla di risorse energetiche e materie prime) e a un’altra parte viene concesso non più di un semi-sviluppo (in modo da sfruttarne le forze-lavoro per l’estrazione di profitti destinati al centro del capitalismo mondiale). Ogni volta che un paese cerca di elevarsi a un livello superiore di sviluppo viene immediatamente stroncato. I paesi decolonizzati cui è stato impedito lo sviluppo autonomo e li si è soggiogati di nuovo attraverso la schiavitù del debito, contratto proprio nella vana speranza di acquisire forze produttive moderne per svilupparsi. Ma è accaduto anche ai paesi semi-sviluppati quando hanno provato a fare un ulteriore salto di sviluppo, ad Argentina e Brasile negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, alle tigri asiatiche sul finire degli anni ‘90 (tranne a quelle utili per scopi geo-politici imperialistici, come Taiwan e Corea del Sud) anch’esse stroncate tramite manovre monetarie e finanziarie che ne hanno fatto esplodere i debiti. E accade oggi con Cina, Russia e Iran, paesi semi-sviluppati (basta confrontare i loro Pil pro capite con quelli dell’Occidente complessivo…), ai quali si vuole impedire ulteriore sviluppo con sanzioni, ricatti, crisi militari, aggressioni dirittumanistiche, in nome della democrazia contro gli autoritarismi, per la difesa delle regole contro i nuovi imperialismi, ecc., fino a ciò che ormai sembra inevitabile, un nuovo conflitto bellico mondiale.

Le forze produttive moderne negate ai paesi sotto-sviluppati non sono soltanto quelle informatiche, ma tutte quelle necessarie allo sviluppo di agricoltura, industria e un efficiente settore dei servizi e amministrazione. Le masse in rivolta nel Sahel che appoggiano i golpe degli eserciti per liberarsi dall’oppressione europea, esigono non solo la libertà di utilizzare l’informatica, ma anche i mezzi meccanizzati per l’agricoltura, quelli per costruire alloggi e infrastrutture, e quelli per creare e far funzionare una propria industria, servizi e amministrazione, insomma tutto ciò che serve per acquisire finalmente un po’ di benessere, uscendo dalla miseria e dall’abbandono in cui sono stati precipitati dal colonialismo e dal suo rinnovarsi sotto la schiavitù del debito. Le forze produttive moderne negate ai paesi semi-sviluppati sono invece soprattutto quelle legate all’informatica e ai suoi sviluppi. A questi paesi servono per sviluppare la produttività del lavoro in modo autonomo al fine di diventare più competitivi sul mercato mondiale e incrementare i bassi profitti di cui oggi si appropriano in modo da conseguire un ulteriore sviluppo. Tutte queste istanze non sono sostenute solo da stati, governi, borghesie locali (queste, in verità, preferirebbero rimanere nel ruolo di servitori ben pagati del grande capitale occidentale…), ma anche dalle masse proletarie e diseredate, che, anzi, sono la vera molla che spinge/costringe i governi e gli stati ad assumere posizioni meno compiacenti verso il grande capitale. Sono istanze pienamente capitaliste (anche quando vengono agitate da stati o partiti che si auto-definiscono comunisti o socialisti). Vero. Esigono più e non meno capitalismo, solo che lo esigono autonomo, cioè non condizionato dai poteri politici, finanziari, industriali, ecc. che albergano in Occidente. Si possono per questo le loro rivendicazioni considerare frutto di arretratezza politica? Noi europei dovremmo sapere che così, perché è lo stesso identico motivo per cui il proletariato dell’Europa, hanno stretto il patto socialdemocratico con il capitale, legando al suo sviluppo quello delle proprie condizioni di vita e di lavoro. Il patto iniziò con la socialdemocrazia di fine ‘800, è fu minacciato dall’ondata rivoluzionaria suscitata dalla rivoluzione di ottobre, ma il riformismo socialdemocratico riuscì a mantenere l’egemonia nel movimento operaio, aiutando la borghesia a reprimere il movimento rivoluzionari e cercando di ripristinare lo scambio antecedente alla guerra. Cosa che avvenne ovunque, anche in Germania e Italia, dove i regimi fascisti continuarono ad alimentarlo sia pure a condizione di affasciare tutte le classi attorno allo Stato e allo sforzo del capitale nazionale di conquistarsi il proprio spazio vitale. È ripreso con forza e si è intensificato dopo la Seconda guerra mondiale, anche perché nel frattempo la produttività del lavoro si era ulteriormente incrementata (anche grazie agli sviluppi tecnologici, logistici, ecc., provocati dallo sforzo bellico) e coincideva con una fase di crescita complessiva successiva alla distruzione bellica. Ha iniziato ad andare in crisi nella seconda metà degli anni ‘70. Quindi, per circa un secolo -eccetto le due guerre e la crisi del ‘29- ha funzionato. Il capitale ha continuato a crescere e le condizioni di lavoro e di vita delle classi salariate sono effettivamente migliorate (non senza conflitti di classe, ovviamente, perché il capitale non regala nulla). Perché, dunque perché stupirsi se oggi i proletari russi e cinesi, le masse diseredate del Sahel e quelle super-sfruttate dell’Asia, ecc. rivendicano la possibilità di ripetere un percorso analogo a quello fatto in Europa e in Usa? Sono arretrate loro o chi si attarda ancora, dall’alto della sua coscienza di europei civilizzati e acculturati, a considerarle arretrate, stupidamente sottomesse a regimi autoritari, incapaci di rivendicare la vera democrazia, ecc.?

La questione della distribuzione delle forze produttive sta, perciò, diventando esplosiva e sempre più centrale nei conflitti economici, finanziari, politici e militari in giro per il mondo. D’altronde, il mondo ha vissuto un’esplosione demografica, soprattutto nel Terzo Mondo globale, paesi sotto e semi-sviluppati, e, di conseguenza, la vita di questa massa crescente di popolazione non può più essere riprodotta alle vecchie condizioni sotto e semi-sviluppate. Il Club di Roma, aveva previsto questa situazione ed era consapevole della minaccia che avrebbe portato alla conservazione dei rapporti capitalistici. Per questo già negli anni ‘70 promuoveva la necessità di fermare la crescita demografica e di puntare, anzi, alla riduzione della popolazione mondiale. Ne sono conseguiti processi di sterilizzazione, affamamento, uso di vaccini, guerre distruttive, soprattutto in Africa, Asia e America Latina, ma anche in Usa, Canada e Australia non ci sono state esitazioni a ridurre la fertilità di nativi e afro-americani. Nonostante ciò la popolazione del Terzo Mondo globale è aumentata, e ha visto una crescente rapina ai suoi danni prima con il colonialismo, poi da parte del grande capitale, tutto e solo dell’Occidente collettivo. Oggi inizia a esigere il suo diritto alla sopravvivenza, a migliorare le proprie condizioni di vita, e vuole farlo non chiedendo aiuti o assistenza, ma di essere messa in condizione di lavorare con l’utilizzo di forze produttive moderne, quelle che l’Occidente ha sviluppato anche grazie alla rapina del Terzo Mondo oltre che alla rapina ai danni del cervello sociale.

Sarebbe errato vedere solamente la questione delle forze produttive informatiche, e ciò, ripeto, ma di tutte le forze produttive moderne.

Non di meno è vero che, posta questa fondamentale premessa, quelle informatiche e digitali hanno assunto ormai un ruolo determinante in tutto il ciclo di produzione e riproduzione del capitale. Ed è proprio questo che gli conferisce il dominio su tutto il resto dei capitali.

Le cosiddette frazioni dominanti all’interno del capitale non nascono, infatti, da alleanze di interessi particolari e settoriali, ma il dominio si concentra sempre nelle mani del capitale che detiene, appunto, le forze più altamente produttive o quelle in grado di generarle. Industria pesante prima, industria delle risorse energetiche e dei macchinari produttivi poi. Sempre associate al capitale finanziario, il quale ha sempre il sommo interesse allo sviluppo dei profitti industriali, senza i quali esso non esisterebbe nemmeno, a meno che non si voglia credere alla favoletta del denaro che crea denaro. Aveva ragione Lenin a sostenere che si era arrivati, già nella sua epoca, a una piena fusione tra capitale industriale e bancario. Oggi siamo andati molto oltre su questo piano, infatti, i fondi passivi, ormai presenti in modo decisivo in tutte le aziende fondamentali di tutti i settori (finanza compresa) per centralizzare la maggior parte dei profitti socialmente prodotti a livello mondiale. Si tratta davvero, di una fenomenale socializzazione del capitale. Al centro di essa c’è sicuramente il settore delle alte tecnologie informatiche. Queste, infatti, sono divenute essenziali per il funzionamento di industria, trasporti, commerci, servizi, amministrazione. Perché? Perché ogni incremento di produttività e/o di efficienza di ciascun settore dipende ormai quasi esclusivamente dall’impiego delle tecnologie informatiche. Ciò le rende centrali, e perciò dominanti su tutto il resto. Al dominio corrisponde, però, anche un prelievo diretto su ogni attività umana che produce profitto e, ormai, anche su una serie infinita di attività umane che non sono immediatamente produttive. Traggono profitto, per molti versi diventati una vera e propria rendita, dai programmi, dai continui aggiornamenti, dalle innovazioni che introducono in ogni settore, a partire da sé stessi, con i microchips o le macchine per produrli. Ogni settore e singola impresa è costretto a ricorrervi per non rimanere escluso nella concorrenza feroce per prevalere, o non restare indietro, nella produttività del lavoro, che per il singolo capitale significa cercare di produrre a un costo inferiore dei concorrenti e con un saggio di profitto superiore. Il dominio di questo settore è, quindi, estremamente reale. Non ha più bisogno di ricorrere ad alcuna violenza per affermarsi (all’inizio della sua storia l’ha utilizzata, per esempio. Quando, negli anni ‘60, i capitalisti Usa imponevano ovunque l’uso dei primi computer anche se spesso non comportavano incrementi di produttività, ma spese improduttive). Oggi non solo anche il nomade Tuareg deve dotarsi di smartphone (con profitto di chi lo produce e di chi ne alimenta i programmi), ma anche l’ultimo degli artigiani deve possedere mezzi informatici e magari dirottare parte dei suoi magri profitti a Google per ottenere una posizione di privilegio nelle interrogazioni dei potenziali clienti. Dominio perciò reale che non ha bisogno di escamotage per affermarsi: tutto il sistema mondiale del capitale dipende da questo settore, e tutto il sistema mondiale del capitale cede a esso una parte, peraltro crescente, dei profitti che produce.

Non ha bisogno di violenza per imporsi, ma non esita a ricorrere a ogni mezzo per conservare il suo monopolio, tutto saldamente incentrato negli Usa, che, peraltro, dominano completamente anche la rete internet. Ad Europa, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Taiwan, ne viene concesso l’utilizzo quasi libero, e si tollera che sviluppino qualche singolo elemento, purché non metta in crisi il monopolio Usa, ma lo rinforzi. Questi paesi hanno, così, la possibilità di conservare un divario di produttività sul resto del mondo, di compartecipare al suo sfruttamento. Agli altri paesi le forze produttive informatiche vengono distribuite solo parzialmente a condizione che vengano impiegate per produrre per conto delle multinazionali occidentali, e a condizione di evitare qualsiasi sviluppo autonomo di esse. Se qualche paese tenta di svilupparle in modo autonomo è immediatamente stroncato. Il caso più evidente è la Cina. Quando le sue aziende hanno sviluppato un 5G efficiente e meno costoso gli sono stati immediatamente chiusi i mercati più importanti, quelli occidentali. Per condizionarla ancora di più è stata impedita la vendita dei chips più avanzati. Quando la Huawei ha prodotto uno smartphone in grado di competere con Apple, con un proprio programma di funzionamento, Google gli ha negato il collegamento a Google-play, chiudendogli con ciò i mercati occidentali e limitando fortemente quelli, comunque meno redditizi, del resto del mondo. Per stroncare alla base ogni velleità cinese si è impedito lo sviluppo di propri microchips avanzati, vietando la vendita dei macchinari per produrli, ma anche la cessione dei brevetti con cui svilupparli. La Cina si dichiara in corsa per colmare queste lacune. Ce la farà? Tra quanti anni? Nel frattempo quali altre innovazioni saranno state realizzate in Usa? Una corsa persa in partenza. Ma anche se la Cina riuscisse a colmare il divario non potrebbe mai infrangere il monopolio sul mercato mondiale delle multinazionali Usa, protetto dalla potenza dello stato e della finanza Usa, a meno di una guerra mondiale….

Il dominio reale su ogni altro settore è, dunque, conseguito, e con esso anche il monopolio mondiale che consolida lo scambio diseguale tra Occidente collettivo e resto del mondo. Ma non si possono alimentare sogni di gloria definitiva, il processo deve essere continuamente rivoluzionato. Sia perché l’intero rapporto di capitale esige un innalzamento continuo dei saggi di plusvalore estratti dal lavoro umano, per contrastare la tendenza alla caduta dei saggi medi di profitto, e può farlo solo tramite innovazioni produttive, sia perché il settore dell’alta tecnologia informatica deve, a sua volta, conservare e incrementare la quota generale di profitti che preleva da quelli mondialmente prodotti.

E ciò porta alla rivoluzione in atto, della digitalizzazione diffusa a ogni attività e all’IA, all’interno della quale si colloca anche la questione del controllo.

Il controllo è, a un tempo, esigenza produttiva e politica. Produttiva perché l’estrazione di dati da ogni atto umano è indispensabile per costruire un sistema di produzione e circolazione del capitale sempre più produttivo e centralizzato. Politica perché questa rivoluzione in ogni ambito produttivo e riproduttivo, associata alla crisi generale della valorizzazione del capitale, alla contemporanea resistenza a nuovi saccheggi e anzi alla crescente richiesta di sviluppo da parte del resto del mondo, comporterà sicuramente la produzione di popolazione in eccesso e anche una riduzione di redditi e consumi per buona parte di quella non eccedente. Da ciò possono effettivamente sgorgare rivolte, insurrezioni e rivoluzioni.

Se si rivolge l’attenzione solo alla questione del controllo da parte dello stato, allora non rimane che sperare che prima o poi i cittadini si ribellino. Se si vede invece il problema nel suo complesso, allora è possibile anche vedere quali forze di resistenza, variegate ma comunque più potenti, esso può suscitare. Un esempio al proposito: è del marzo 2024 la notizia di un panel[1] gli scienziati africani che ha prodotto un documento sulla riforma dei trattati dell’Oms, dichiarando che gestione centralizzata delle pandemie, lockdown, obblighi vaccinali, imposizioni dei farmaci occidentali, sono imperialismo sanitario[2] (vedremo, poi, se gli stati africani saranno capaci di resistere ai ricatti occidentali e rifiutare la riforma).

Inoltre, se si vede il problema nel suo complesso si può anche capire come la speranza nella ribellione dei cittadini al controllo sia molto esile, se non proprio illusoria.

Infatti, credo, che sia errato vedere come sia esistita in passato un’epoca in cui vigeva un compromesso sociale e che si stia passando oggi a un’epoca in cui il potere possa essere esercitato solo con una sofisticata dittatura. Nessun potere, infatti, può basarsi solo sulla dittatura, in ognuno vi è sempre un compromesso sociale, con tutta la società o con una sua grande parte. Il compromesso socialdemocratico era fondato sul binomio sviluppo del capitale/sviluppo del benessere sociale. Crollato per la crisi di valorizzazione del capitale, è stato sostituito da quello neoliberale, in cui la riduzione dei redditi da lavoro veniva compensata con il ricorso facile al credito, alimentato da una finanza cresciuta grazie all’incremento di capitale che non trovava più impieghi direttamente produttivi, e dalla fornitura di merci a costo ridotto, grazie alla trasformazione della Cina in fabbrica del mondo (cosa, peraltro, che ha consentito un reale rilancio anche della valorizzazione del capitale, una crescita reale della produzione mondiale e immensi profitti di multinazionali e finanza occidentali). Ora, anche questo compromesso viene a scadenza, essenzialmente perché i lavoratori (e i contadini) cinesi hanno, a loro volta, rivendicato al proprio stato la concretizzazione del loro patto, sviluppo del capitale con sviluppo del benessere sociale, e lo stato ha dovuto iniziare a concretizzarlo, alzando i salari, diminuendo gli orari di lavoro, migliorando le condizioni e la sicurezza del lavoro, annullando la povertà nelle campagne, incrementando le spese sociali e mettendo in cantiere persino una riforma sanitaria per la sanità pubblica gratuita. Per sostituirlo ne è stato prodotto uno nuovo, basato sulla sicurezza, dapprima contro il terrorismo che minacciava il nostro modello di vita, in seguito sulla nuda vita. Con la pandemia lo stato si è proposto garante, infatti, della salute dei cittadini. I quali hanno accettato di rinunciare a ogni aspetto di vita relazionale e di sottomettersi a considerare la nuda esistenza come essenza della vita, riconoscendo allo stato, alle istituzioni internazionali come l’Oms, alla scienza e alla tecnologia, di essere gli unici in grado di garantirla, e sottomettendosi volentieri a tutte le loro disposizioni.

Quindi c’è ancora materia di patto, di compromesso sociale. Che, tuttavia, se si riducesse solo a questo non potrebbe durare a lungo. Infatti, il patto non riguarda la sola salute, ma cerca di coinvolgere la sicurezza nel suo insieme. Sicurezza dalla crisi climatica incombente e sicuramente devastante. Sicurezza dai nemici esterni, dalle loro minacce militari (l’autocrate Putin, gli ayatollah oscurantisti, ecc.), economiche (la Cina che fa “concorrenza sleale” e vuole sottrarci mercati, ecc.). Il tutto si unifica nella lotta, nella creazione di un’unione interclassista, guidata da Stati, da organi super-statali, da aziende tecnologiche e da tutti i capitalisti occidentali che per definizione “inclusivi”, per difendere il “nostro” giardino occidentale dalla giungla che ci aggredisce.

Questo patto è il prodromo di un percorso che porterà inevitabilmente a un conflitto bellico, nel quale sarà necessario produrre una popolazione lobotizzata per evitare il fronte interno, ma anche una popolazione disposta a mettere la vita in gioco nella guerra (se, nel frattempo, non riescono a implementare il controllo da remoto di mente e sentimenti, questo diventa molto problematico, dopo decenni di allevamento dell’individualismo sfrenato)[3]. Non di meno, il patto, con flebili dissensi (già repressi e che lo saranno sempre di più) e qualche mugugno, si sta affermando nella maggioranza della popolazione, soprattutto quella colta, ma anche delle classi salariate. Urge chiedersi perché. In buona parte esso è la continuazione del patto originario: se per decenni il capitale si è sviluppato e ha sviluppato il benessere sociale, se quando è andato in crisi ha trovato comunque il modo di alleviare le conseguenze su di noi, se ha dimostrato di essere in grado di difendere la nostra vita dall’attacco della natura, di fronte all’incedere per mille motivi dell’insicurezza, non ci resta che continuare a far conto su di esso e sui suoi rappresentanti tecnologici, finanziari, militari, nonché sulle istituzioni statali, dimostratesi, almeno nella pandemia, utili per la nostra vita. Lo stesso sentimento sciovinista contro la Cina (un po’ meno contro la Russia) è in piena crescita. I motivi addotti sono i più disparati: assolutista, comunista, imperialista, opprime il suo stesso popolo, ecc. Ma la sostanza materiale della paura è che se la Cina (alias i suoi lavoratori) non rinuncia al desiderio di sviluppo e non torna al docile ruolo di fabbrica del mondo che sforna prodotti a basso prezzo per i disastrati proletari occidentali e ad alto profitto per le multinazionali, l’Occidente perde il privilegio nei profitti sul mercato mondiale e la stabilità del “nostro modello di vita” è definitivamente rovinata.

Questo patto si arricchisce anche di un altro componente. Se a qualcuno la diffusione delle nuove tecnologie evoca la minaccia di panopticon o panottico[4], per la maggioranza della popolazione non sono altro che un nuovo generale sviluppo cui è utile sottomettersi in quanto come i precedenti sarà in grado di beneficiare chi coglie l’opportunità di saltare al tempo sul carro…

La dittatura in costruzione è, perciò, davvero sofisticata, ma non è fondata solo sul controllo. Coinvolge una serie complessa di aspetti, e, in ultima istanza, fa leva su tutti gli elementi materiali, culturali, ideologici, ecc. che hanno fatto da corredo al patto socialdemocratico, sia pure modificandoli. Può, di conseguenza, essere contrastata solo da una conflittualità che non riguardi solo il controllo, ma tutti i suoi elementi costitutivi. Le condizioni per il suo emergere si vanno creando sempre di più, con la crisi del capitale, il suo tramutarsi in aggressività crescente al resto del mondo e alle stesse condizioni di esistenza delle classi sfruttate in Occidente. Ciò crea anche le condizioni per l’emergere di una resistenza internazionale. Che si creino le condizioni non vuol dire che scaturisca meccanicamente la conflittualità. È ovvio. Non di meno è il terreno su cui concentrare le energie da parte di coloro che ne comprendono lo sviluppo e le conseguenze.

Un primo passo per invertire questa tendenza dovrebbe essere l’espropriazione dell’oligarchia capitalista a partire da quella informatica. Questa espropriazione dovrebbe essere intesa come un passaggio della proprietà allo stato, il quale dovrebbe mettere al servizio della società le forze produttive. Questo dovrebbe avvenire gratuitamente, ma è ovvio che sarebbe la stessa gratuità di ogni servizio dello stato, pagato con prelievi di imposte o debito pubblico, anticipo su futuri prelievi.


[1] Gruppo di esperti in grado di fornire informazioni riguardo a un determinato problema: per esempio un p. di scienziati assisterà il governo nella scelta delle fonti energetiche. https://dizionari.repubblica.it/Italiano/P/panel.html

[2] https://www.ilsussidiario.net/news/africa-contro-il-trattato-pandemico-oms-lockdown-e-vaccini-obbligatori-sono-imperialismo-sanitario/2674887/

[3] Da qui il controllo mentale, la guerra cognitiva, insomma il cervello degli esseri umani è diventato un campo di battaglia.

[4] Panopticon o panottico è un carcere ideale progettatonel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. https://it.wikipedia.org/wiki/Panopticon

Panottico è una parola composta da pan che in greco significa “tutto” e optikon che significa “vedere”, panopticon o panottico indica dunque la capacità di “vedere tutto” con un unico sguardo.

Si tratta di una locuzione che viene da un’idea architettonica; lo spazio panottico serve a controllare in modo completo tutto ciò che è posto al suo interno, nascondendo invece la presenza della sorveglianza:
Il panottico è una macchina per dissociare la coppia vedere-essere visti: nell’anello periferico si è totalmente visti, senza mai vedere: nella torre centrale, si vede tutto, senza mai essere visti1.
Definiamo le piattaforme di condivisione gratuita dei “panottici digitali”. Per capire cosa stiamo descrivendo occorre fare luce su quando e perché questa particolare architettura sia stata creata, poi anche su quali elementi ha modificato e ibridato per conservare e migliorare se stessa nel suo oggi digitale. Il filosofo Michel Foucault, per dare corpo alle sue tesi sulla società disciplinare, nel saggio Sorvegliare e punire. Nascita della prigione analizza negli anni Settanta l’architettura panottica che il giurista Jeremy Bentham aveva ideato sul finire del XVIII secolo come “carcere ideale”. Tale idea di reclusione dimostra che è possibile manipolare il comportamento delle persone senza alcun intervento diretto, ma solo sottoponendo gli individui a un regime di visibilità costante. In un carcere panottico2 la presenza del sorvegliante diventa superflua perché la trasparenza radicale3 dell’architettura garantisce l’introiezione completa delle norme e assicura il funzionamento automatico del potere.
Il panoptismo dunque è il luogo privilegiato della disciplina perché l’individuo sottoposto a questo campo di visibilità: prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare spontaneamente su se stesso; inscrive in se stesso il rapporto di potere, diventa il principio del proprio assoggettamento4.
L’architettura e le norme che in essa sono inscritte sono massimamente economiche: hanno l’obiettivo di fabbricare individui utili. L’ordinamento panottico fornisce la formula per una generalizzazione che dal carcere passa alle altre istituzione disciplinari: la scuola, l’esercito, l’ospedale, la fabbrica5.
Il destino compirà il desiderio di dominio di Bentham: il suo modello diventerà coestensivo all’intero corpo sociale, mutandosi in uno “standard” che non abbisogna più di luoghi fisici: La “disciplina” non può identificarsi né con un’istituzione, né con un apparato; essa è un tipo di potere, una modalità per esercitarlo, comportante tutta una serie di strumenti, di tecniche, di procedimenti, di livelli di applicazione, di bersagli: essa è una fisica o una anatomia del potere, una tecnologia6

HAITI VERSO UNA NUOVA OCCUPAZIONE MILITARE

•marzo 17, 2024 • Lascia un commento

   Il 2 ottobre 2023 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato, con tredici voti favorevoli e due astensioni (Russia e Cina), una risoluzione con cui l’ONU da il via libera all’invio di una forza multinazionale di polizia ad Haiti[1]. La discussione a New York in merito alla costituzione di un contingente internazionale armato da distaccare nell’isola caraibica era iniziata, dietro le pressioni di USA e Canada – appoggiati, di volta in volta, da altri paesi del continente americano (come Ecuador e Messico) – circa un anno fa ma diversi ostacoli di natura politica ed organizzativa avevano causato il continuo rinvio della decisione finale.

   La motivazione che ha spinto il Consiglio di Sicurezza a promuovere questa operazione di polizia internazionale – che però non agirà, paradossalmente, sotto le insegne dell’ONU – è stata quella di ripristinare l’ordine pubblico e la sicurezza nell’isola ma soprattutto nella capitale Port au Prince, dove imperversano bande criminali che hanno assunto di fatto il controllo delle principali vie d’accesso, di interi quartieri, di zone strategiche come il porto ed il terminal petrolifero di Varreux.

   Ma prima di entrare nel merito della difficile situazione che sta attualmente attraversando l’isola caraibica, può essere forse utile ripercorrere, sia pure a grandi linee, alcuni passaggi della sua complessa storia.

DALLA COLONIZZAZIONE SPAGNOLA AL DOMINIO FRANCESE

   La “tranquillità” di Haiti ebbe fine nel dicembre del 1492 quando il genovese Cristoforo Colombo, al servizio del Re di Spagna, approdò sulle coste di questa isola che i conquistatori spagnoli “battezzeranno” con il nome di “Hispaniola”, cioè “Spagnola”.

   La popolazione indigena, stimata, secondo fonti dell’epoca, intorno ai due milioni di individui – ma il dato non è certo ed è stato in diversi studi considerato eccessivo – guardò ai nuovi arrivati con curiosità mista a sospetto. Ed in effetti essa conobbe assai presto le violenze e le angherie di ogni genere che questi “strani” uomini portati dal mare cominciarono a perpetrare nei suoi confronti. Nonostante diverse sollevazioni, represse dagli invasori con inaudita ferocia e con la benedizione dei missionari cattolici giunti al seguito delle milizie spagnole, la popolazione indigena venne completamente sottomessa. Ridotti ad una condizione di totale schiavitù, costretti a lavorare senza sosta – compresi i bambini – nelle piantagioni e nelle miniere, flagellati dalla diffusione di malattie importate dagli spagnoli e sconosciute al sistema immunitario degli indios, la popolazione locale scese nel 1506 a non più di 60000 sopravvissuti, fino alla sua definitiva estinzione datata intorno al 1540[2].

   La mancanza di “manodopera” – l’afflusso di schiavi africani verso le colonie spagnole dell’area caraibica procedeva a rilento -; la colonizzazione di nuove e ricche terre (Messico e Perù in particolare) che attirarono maggiormente l’attenzione dei conquistadores spagnoli; l’aggressività manifestata sulle coste occidentali di Hispaniola da una pirateria che agiva sotto la protezione della rivale Francia, indussero la Spagna a ritirarsi sempre più verso la zona orientale dell’isola (la futura Repubblica Dominicana). Infine, nel 1697, il paese iberico cedette definitivamente la contesa parte occidentale alla Francia.

   L’avvento della Francia quale potenza dominante segnò, relativamente a quella porzione di isola che solo nel 1801 acquisirà la denominazione di “Haiti” (“Montuosa”), un deciso salto di qualità nello sfruttamento coloniale. I nuovi padroni dell’isola rilanciarono tanto l’attività mineraria quanto e soprattutto la produzione agricola -in particolare le piantagioni di caffè, di zucchero, di tabacco e di altri prodotti alimentari richiesti sui mercati europei anche attraverso una massiccia “importazione” di schiavi africani che, vivendo e lavorando in condizioni disumane, morivano in gran numero, imponendo la necessità di un continuo ricambio. Inoltre, è con il dominio francese che si afferma nell’isola una più rigorosa stratificazione sociale, basata sull’appartenenza razziale e sul potere economico.

   La società “haitiana” venne strutturata, di fatto, sulla base di quattro diversi gruppi:

  1.  I grandi bianchi (“grand blanc”), che raggruppava i funzionari del governo francese e i grandi proprietari terrieri. Di fatto essi costituivano la ricca borghesia schiavista, la cima della piramide della società coloniale;
  2.  I piccoli bianchi (“petit blanc”), cioè i bianchi europei non latifondisti ma attivi nel commercio e nell’artigianato. Era questo un gruppo spesso schiacciato tra i soprusi commessi a loro danno dai grandi bianchi e le spinte provenienti dal basso, soprattutto dai mulatti;
  3. i mulatti e i neri liberi, quindi i nati da genitori di origini etniche diverse o ex schiavi i cui padroni avevano, per vari motivi, concesso loro la libertà. Si trattava di un gruppo molto conflittuale al proprio interno, sia dal punto di vista della ricchezza di cui molti di loro (soprattutto tanti mulatti) potevano disporre, sia dal punto di vista della maggiore o minore quantità di sangue nero che scorreva nelle loro vene (più chiaro era il colore della loro pelle, maggiore era la possibilità di vivere e di emulare i lussuosi usi e costumi dei dominatori francesi;
  4. Gli schiavi, decisamente la componente più numerosa nella società coloniale dell’isola caraibica. La proporzione -probabilmente per difetto- con i due gruppi assommati di bianchi era di 20 a 1; l’80% degli schiavi, provenienti da diverse zone dell’Africa, lavorava nelle piantagioni. Proprio l’incontro e la fusione di differenti idiomi africani portarono alla nascita del creolo haitiano, la lingua ancor oggi parlata, oltre al francese, dalla popolazione di Haiti;

   A questi quattro gruppi ne va aggiunto un quinto, i cimarroni, che raggruppava gli schiavi fuggiti dai loro padroni e che trovavano rifugio nelle zone montuose all’interno del paese. Questi schiavi ribelli erano soliti organizzarsi in libere comunità, da dove partivano attacchi armati ai latifondisti bianchi ed alle loro proprietà ed appelli alla ribellione rivolti agli schiavi ancora in catene.

   Questa rigida organizzazione sociale entrò infine in crisi a seguito di quanto accadde nella madrepatria alla fine del ‘700: la Rivoluzione Francese del 1789.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE AD HAITI

   Sebbene le notizie su quanto stesse avvenendo in Francia giungessero inevitabilmente in ritardo nei territori francesi d’oltreoceano, le diverse e convulse fasi della rivoluzione finirono comunque per scardinare in profondità le basi della società razzista e schiavista della colonia. Il primo a subirne gli effetti fu il gruppo dei grandi bianchi che non solo riprodusse al proprio interno la contrapposizione tra fautori della monarchia e sostenitori delle varie fazioni della borghesia rivoluzionaria, ma si spaccò anche sulla richiesta di indipendenza della colonia dalla Francia. Mentre i grandi latifondisti ed i ricchi commercianti invocavano la secessione, sperando in tal modo di ampliare la rete internazionale delle loro relazioni commerciali – sottraendole al monopolio francese – e di assumere il controllo totale del commercio degli schiavi, i funzionari statali e le gerarchie militari si opponevano alla separazione dalla madrepatria.

   Ma, in una sorta di effetto a cascata, le conseguenze degli eventi francesi si manifestarono ben presto in tutti gli altri gruppi sociali: dai piccoli bianchi – che assunsero la denominazione di “patrioti” – ostili sia ai grandi bianchi che ai mulatti e ai neri liberi – che reclamavano entrambi, a loro volta, uguali diritti a quelli dei cittadini francesi – fino agli schiavi neri che, chiedendo invano l’abolizione della schiavitù, infine si ribellano in armi nell’agosto del 1791.

   Quindi, mentre la lontana colonia era attraversata da tensioni e violenze sia a sfondo politico che sociale, lo scoppio della guerra in Europa tra la Francia rivoluzionaria e l’Inghilterra complicò ulteriormente la situazione nell’isola caraibica che fu invasa dagli inglesi e, contemporaneamente, dovette fronteggiare il pericoloso ritorno degli spagnoli.

   A questo punto si aprì per Haiti una fase particolarmente caotica della sua storia, in cui i vari gruppi – o, spesso, solo segmenti di questi – che avevano caratterizzato la vita politica e sociale haitiana fino a quel momento, si resero protagonisti, anche d’intesa con le varie potenze coloniali in lotta tra loro nel territorio haitiano, di un susseguirsi di spregiudicate alleanze o di fragili accordi (dall’autogoverno dell’isola all’abolizione totale o parziale della schiavitù), sistematicamente violati a favore di nuove “combinazioni” politico-militari o di ambizioni personali di leader locali. Infine, un esercito haitiano guidato da ufficiali prevalentemente di origine mulatta ma composto anche da soldati neri e da gruppi di bianchi costrinse al ritiro da Haiti gli invasori inglesi e spagnoli ma dovette poi far fronte nel 1802 ad una spedizione militare francese con cui la madrepatria cercò di recuperare il controllo totale della colonia e di ripristinare la schiavitù.

   Dopo alterne vicende gli haitiani ebbero finalmente la meglio sui francesi nel dicembre del 1803. Il 1° gennaio 1804 venne proclamata l’indipendenza di Haiti, che fu il primo Stato indipendente dell’America Latina ed il primo Stato governato da politici neri, il generale Jean Jacques Dessalines, ex schiavo nero nelle piantagioni di proprietà dei latifondisti bianchi, divenne il primo Presidente della Repubblica haitiana.

   La travagliata indipendenza Nei decenni che seguirono la dichiarazione d’indipendenza, il Paese fu percorso da violente lotte intestine che portarono addirittura, per diversi anni, ad una divisione del territorio haitiano tra un “impero” nel nord ed una repubblica filobolivariana nel sud dell’isola.

   Ricostituitasi nel 1820 l’integrità territoriale sotto la bandiera della Repubblica, Haiti dovette fare i conti sul piano internazionale con una condizione di blocco diplomatico e commerciale. D’altronde uno Stato costituitosi da una ex colonia, governata da ex schiavi, sostenitore – tramite l’invio di armi, denaro e volontari – delle lotte di liberazione condotte in America Latina da Simòn Bolivar, non poteva non essere inviso a stati schiavisti e coloniali come gli Stati Uniti, la Spagna, il Portogallo, ovviamente la Francia e, in relazione alle proprie convenienze, l’Inghilterra.

   La Francia riconobbe l’indipendenza di Haiti – senza peraltro sottoscrivere alcun trattato ufficiale di pace – solo nel 1862 e solo dopo aver imposto all’isola un esoso risarcimento per le piantagioni espropriate o distrutte dagli schiavi nel corso della lotta per l’indipendenza e l’abolizione della schiavitù. Per ottemperare a questo impegno i governi haitiani furono costretti ad indebitarsi pesantemente con diverse banche statunitensi, francesi e, soprattutto, tedesche (Ancor oggi si ritiene che i problemi di sottosviluppo di Haiti derivino innanzitutto da quel “debito”, estinto negli anni a venire ma a prezzo di grandi sacrifici per la popolazione haitiana).

…Seguì quindi il riconoscimento ufficiale della Gran Bretagna. Nel 1864 ci fu quello dello Stato della Chiesa che aveva subito anch’esso espropriazioni, distruzioni e perdita di potere nell’isola ribelle. Il riconoscimento degli Stati Uniti avvenne nel 1862, sotto la presidenza Lincoln e nel corso della guerra civile americana, che si concluse con l’abolizione della schiavitù anche in quel paese.

   Contrastati – talvolta dati e poi ritirati – furono invece i riconoscimenti di altri paesi dell’area latino-americana, molto influenzati nelle loro decisioni dalle pressioni esercitate dalla Chiesa cattolica. I mancati riconoscimenti internazionali ebbero come immediata conseguenza quella di isolare Haiti sul piano commerciale, privandola dei tradizionali sbocchi di mercato per la sua produzione agricola, in faticosa ripresa dopo le vicende belliche ed il terremoto sociale che avevano sconvolto la vita dell’isola negli ultimi decenni. Inoltre, il ricavato dall’esportazione delle merci – che avveniva più grazie al contrabbando che non a regolari transazioni commerciali – veniva convogliato dalle autorità haitiane, che temevano possibili aggressioni da parte della Francia o di altre potenze coloniali e schiaviste, al rafforzamento militare del Paese.

DOPO L’INDIPENDENZA

   Alla fine del 1821 una sollevazione antispagnola nella parte orientale di “Hispaniola” consentì al nuovo presidente di Haiti, il nero Boyer, di intervenire vittoriosamente a sostegno degli insorti. L’isola fu quindi riunificata. Ma gli haitiani, comportandosi più da invasori che da liberatori, finirono per ridare fiato al sentimento nazionalista dei domenicani i quali, dopo 22 anni di occupazione militare, riuscirono a cacciare via l’esercito haitiano e a proclamare l’indipendenza della Repubblica Domenicana.

   La ventennale presenza haitiana nella zona domenicana consentì il raggiungimento di importanti risultati – tra cui una estesa riforma agraria e la definitiva abolizione della schiavitù – ma concorse anche ad inasprire fortemente i rapporti tra le due diverse popolazioni. Tanto che ancor oggi, a distanza di oltre 180 anni da quegli eventi, le relazioni tra i due paesi confinanti sono segnate da ricorrenti scontri diplomatici e da tensioni anche sul piano militare.

   Tra il 1844 ed il 1915 Haiti sprofondò in una situazione di permanente instabilità istituzionale e di dilagante violenza politica. Si succedettero alla guida della Repubblica – salvo una parentesi monarchica nel decennio 1849-1859 – numerosi presidenti – solo tra il 1908 ed il 1915 ben nove – per la gran parte rovesciati, anche a poche settimane dal loro insediamento, da sommosse popolari ma soprattutto da colpi di stato militari.

   Ben pochi di questi presidenti si avviarono sulla via di riforme politiche ed economiche che apportassero sensibili miglioramenti alle condizioni di vita dei vari strati della popolazione, preoccupati piuttosto – ma quasi sempre inutilmente – di non inimicarsi l’esercito che si presentava sempre più come il baricentro della vita politica haitiana. Il neocolonialismo statunitense Il 1915 costituisce per Haiti un nuovo punto di svolta nella sua storia. In un contesto, quindi, di continue turbolenze istituzionali e politiche, la struttura sociale del paese caraibico si era intanto riassestata – pur con una rigidità relativamente minore rispetto al passato – intorno a quattro gruppi fondamentali:

  1. I bianchi, eredi dei “grand blanc” della società coloniale schiavista. Sopravvissuti – pochi – alle durissime lotte dei decenni precedenti, alcuni di loro detenevano ancora la proprietà di estese piantagioni e mantenevano un forte potere economico;
  2. Una influente borghesia mulatta – cui si affiancavano gruppi di discendenti di ex neri liberi e di ex schiavi – particolarmente radicata nella capitale Portau-Prince e nei più importanti centri costieri dell’isola e dedita al commercio ed alle libere professioni (soprattutto legali);
  3. Una élite nera, proveniente dalle famiglie già schiave, che aveva trovato la sua rivalsa sociale entrando nelle scuole militari e contribuendo alla formazione dei quadri dell’ufficialità dell’esercito haitiano. Questi militari neri esercitavano una forte presa su una buona parte della popolazione di colore che veniva talvolta manipolata e indotta a ribellioni che avevano come obbiettivo la rimozione di un presidente sgradito alle forze armate;
  4. La stragrande maggioranza della popolazione nera che, già schiava, si trovava ora in uno stato di formale libertà ma di sostanziale schiavitù salariata. Alcuni gruppi di lavoratori neri, al fine di sfuggire a questa condizione di sfruttamento, cercarono, unendo le forze, di formare autonome comunità contadine, scontrandosi con l’ostilità degli altri gruppi sociali e spesso con la repressione governativa.

   In questo quadro politico e sociale si inserirono le politiche neocoloniali di diverse potenze straniere Indebolitasi la presenza francese, fu innanzitutto la Germania a cercare di prendere il suo posto nell’area caraibica. Approfittando di alcuni incidenti diplomatici, navi da guerra tedesche presero a stazionare già nel 1897 nel porto di Port-au-Prince mentre compagnie commerciali del paese europeo, dopo aver stretto accordi con la locale borghesia mulatta, assunsero di fatto il controllo del traffico marittimo haitiano.

   Ciò pose in allarme gli Stati Uniti che, dopo aver subito nel 1891 un rifiuto alla richiesta di concessione di uno scalo marittimo nel paese caraibico, tornarono alla carica, riuscendo nel 1908 alcune compagnie statunitensi ad ottenere l’appalto per la costruzione di ferrovie e, soprattutto, l’ampliamento delle piantagioni di banane attraverso l’espropriazione di terre alle locali comunità contadine (un provvedimento governativo che fu appoggiato anche dai latifondisti haitiani che speravano di trarvi a loro volta dei vantaggi). Nel 1910 la National City Bank acquisì una quota significativa della Banca centrale di Haiti, fino a quel momento interamente controllata dal Ministero del Tesoro.

    Ma il controllo tedesco sull’intermediazione commerciale continuò a rappresentare un grosso limite per i profitti statunitensi almeno fino al 1915, quando, approfittando delle difficoltà della Germania a seguito dello scoppio in Europa del Primo Conflitto Mondiale, gli Usa non esitarono ad invadere Haiti. Nel giro di poche settimane i marines assunsero il controllo dell’intera isola. Gli Stati Uniti fecero eleggere, da un riluttante Parlamento haitiano, un nuovo presidente a loro gradito, Philippe Dartiguenave, che non esitò a sottoscrivere un trattato con cui l’amministrazione del Paese veniva condivisa con gli occupanti, che potevano anche esercitare un diritto di veto sulle decisioni governative, mentre il 40% circa delle entrate finanziarie dello stato passavano sotto il controllo diretto degli Usa. L’esercito venne sciolto e fu istituita una forza di polizia comandata da ufficiali statunitensi.

    Nel 1917 il Presidente Dartiguenave sciolse, “manu militari” statunitense, la Camera haitiana che aveva rifiutato di approvare una Costituzione ispirata da Washington e che comunque venne promulgata l’anno successivo dopo un referendum cui partecipò solo il 5% degli aventi diritto al voto.

   In essa, tra l’altro, si sanciva la trasformazione delle concessioni di terre date in precedenza ad aziende straniere in loro proprietà a pieno titolo. Gli atteggiamenti razzistici degli invasori statunitensi, le loro pretese di costruire infrastrutture stradali e portuali ricorrendo al sistema gratuito delle corvée, le loro politiche a favore di una modernizzazione (istruzione pubblica, servizio sanitario, sistema telefonico) che andava, però, esclusivamente a vantaggio degli occupanti e delle locali élite filostatunitensi, esacerbarono il risentimento della popolazione haitiana, tanto che alla fine del 1918 il Paese caraibico sprofondò in uno stato insurrezionale.

   Mentre diversi intellettuali, generalmente di origine mulatta e francofoni (tra cui Jacques Roumain, uno dei fondatori nel 1934 del Partito Comunista Haitiano), manifestavano attraverso la letteratura e l’arte la loro opposizione all’arroganza straniera, si costituì nel paese un movimento armato di circa 40000 contadini – i cosiddetti “Cacos” – che arrivò, nell’ottobre del 1919, ad attaccare la capitale Port-au-Prince. Ci vollero due anni prima che i soldati statunitensi riuscissero a sedare la ribellione e la repressione dei marines fu talmente brutale che lo stesso Congresso USA decise di istituire una commissione d’inchiesta che indagasse sulle violenze commesse dai suoi militari. Il risultato dell’indagine fu l’elezione nel 1922 di un nuovo presidente, Louis Borno, ancora più fedele del precedente agli interessi statunitensi.

    Gli Stati Uniti assunsero il controllo totale – mantenuto fino al 1946 – della politica doganale haitiana; parificarono, con gravi conseguenze sulla vita dei ceti più poveri, la moneta locale al dollaro; trasportarono le riserve auree e monetarie del Paese a New York, presso la National City Bank, rifiutandosi poi quest’ultima di pagare i dovuti interessi ad Haiti (con un danno per lo Stato haitiano stimato intorno al milione di dollari). Furono potenziate le forze di polizia e venne ricostituito l’esercito al fine di reprimere eventuali ribellioni popolari. Ed è ciò che effettivamente accadde nel 1929, quando, a seguito del crollo della Borsa di Wall Street e della contrazione delle esportazioni agricole, il governo fantoccio haitiano impose, al fine di rifarsi dei profitti perduti, nuove e pesanti imposte ai contadini dell’isola, che nel dicembre di quell’anno ripresero le armi.

   Nella primavera del 1930 gli Stati Uniti cominciarono a preparare il loro ritiro da una sempre più ostile Haiti, non prima però di aver commesso nuove efferatezze nei confronti della popolazione contadina e di aver insediato alla guida della repubblica caraibica altri presidenti a loro “devoti”. Gli USA lasciarono infine Haiti nell’agosto del 1934.

   La dittatura dei Duvalier: “Papà Doc” e “Baby Doc” Con la ritirata statunitense, l’esercito haitiano tornò ad essere protagonista indiscusso della vita politica del Paese. Fino al 1957 vari presidenti si succedettero alla guida dell’isola, regolarmente deposti da golpe militari organizzati dalle diverse e rivali fazioni che si agitavano all’interno delle forze armate. Senza che mai, comunque, fosse messa in dubbio da alcuno la dipendenza politica ed economica del Paese dagli Stati Uniti d’America.

   Ma nel settembre del 1957, con l’affermazione alle elezioni presidenziali, sali al potere il medico Francois Duvalier, detto “Papà Doc”. Egli poté contare, grazie a promesse demagogiche e credenze popolari, sull’appoggio della maggioranza della popolazione nera. Papà Doc impose da subito una politica di tipo dittatoriale: sciolse i partiti d’opposizione, epurò gli ufficiali inaffidabili dell’esercito, esautorò – fino a decretarne lo scioglimento – il Parlamento, governò esclusivamente tramite decreti presidenziali.

   Il dittatore disponeva di una milizia paramilitare – i Volontari per la Sicurezza Nazionale, tristemente conosciuti come i “Tonton Macoutes” – con la quale seminava il terrore e la morte in tutto il paese e nelle stesse forze armate (solo nel 1967 si contano almeno 2000 esecuzioni capitali, tra cui molte quelle che riguardarono i militari).

   Il 1° aprile 1964 Francois Duvalier si proclamò “presidente a vita” della Repubblica di Haiti, godendo del sostegno incondizionato degli USA -ai quali si presentava come l’unico baluardo contro la diffusione del comunismo nell’area caraibica, soprattutto dopo il trionfo della rivoluzione a Cuba – e del ritrovato appoggio della Chiesa cattolica – dopo alcuni anni di raffreddamento nelle loro relazioni a seguito della persecuzione di alcuni rappresentanti del clero haitiano.

   Nel febbraio 1971, a poche settimane dalla morte (aprile di quell’anno), Papà Doc organizzò un plebiscito popolare con cui “ottenne” la designazione del figlio, il diciannovenne Jean-Claude Duvalier (poi detto “Baby Doc”), quale suo successore.

   Nonostante il dilagare della corruzione, dell’incompetenza, del malcontento della popolazione nera (diversamente dal padre, il giovane Duvalier cercò l’appoggio della componente mulatta della società haitiana) e le nuove tensioni con le gerarchie cattoliche romane, Baby Doc riuscì a governare il Paese per altri 15 anni, fino al gennaio 1986, quando una sollevazione popolare lo costrinse all’esilio in Francia.

   La fine della quasi trentennale dittatura della famiglia Duvalier non significò però per il popolo haitiano l’inizio di una storia di libertà, di democrazia, di giustizia sociale. La parabola di Jean-Bertrand Aristide. L’illusione di un cambiamento Dopo la fuga di Jean-Claude Duvalier, l’esercito – insieme, questa volta, con i Tonton Macoutes – represse nel sangue le manifestazioni popolari che avevano portato alla caduta di Baby Doc, mentre, tra i vari leader della sollevazione, emerse la figura di un ex prete salesiano ed esponente della Teologia della Liberazione, Jean Bertrand Aristide. E quando, solo nel dicembre 1990, si poterono tenere nuove e partecipate elezioni presidenziali la vittoria, con il 67% dei voti, arrise proprio ad Aristide, che si presentò promettendo più democrazia ed una maggiore giustizia sociale ed uguaglianza razziale.

   Ma le speranze di una rinascita per il popolo haitiano cozzarono, solo nove mesi dopo, con il golpe militare, sostenuto dal presidente USA Bush e dalla Cia, del generale Cedras. Paradossalmente Aristide ed altri suoi sostenitori ripararono proprio negli Stati Uniti, protetti da ambienti del partito democratico ostili all’amministrazione repubblicana (E ciò mentre l’OSA e l’ONU imponevano al nuovo regime pesanti sanzioni economiche che finirono solo per aggravare le già dure condizioni di vita della popolazione mentre le élite politiche e militari del Paese si sostenevano favorendo il traffico internazionale di droga attraverso i porti haitiani) –

   Sotto la protezione del nuovo presidente degli USA, il democratico Bill Clinton, Aristide fece ritorno ad Haiti nell’ottobre 1994 per essere reintegrato nelle sue funzioni di presidente fino al 1996, quando gli fu negata dalla vigente Costituzione la possibilità di esercitare un secondo mandato presidenziale (e ciò nonostante che potesse contare ancora sull’appoggio di gran parte della popolazione povera haitiana). In un contesto segnato da una crescente violenza politica e criminale, Aristide, a capo di un nuovo movimento nazional-populista, venne di nuovo rieletto presidente di Haiti nelle elezioni del 2000 (ma, in questa occasione, con un’affluenza complessiva alle urne di appena il 50% degli elettori). La sua storia politica si interruppe definitivamente nel 2004, quando, abbandonato dagli Stati Uniti e da buona parte dei suoi stessi sostenitori, un nuovo colpo di stato lo costrinse a lasciare la carica presidenziale e ad imboccare la via dell’esilio (questa volta in Sudafrica). Ma la parabola discendente del “prete dei poveri” era in realtà iniziata quando, nell’autunno del ’94, egli aveva rimesso piede nel palazzo presidenziale di Portau-Prince scortato dai marines statunitensi. La tutela yankee su Aristide significò per la popolazione haitiana la fine di ogni speranza riformistica e progressista.

   La “riconoscenza” verso gli USA e la necessità di non perdere gli aiuti finanziari promessi da alcuni istituti internazionali – in primis il FMI – costrinsero Aristide ad accettare molti compromessi: dalla privatizzazione – a vantaggio soprattutto di aziende nordamericane e francesi – di svariate imprese statali alla riorganizzazione della polizia e dell’esercito sotto la supervisione di addestratori statunitensi, fino all’esproprio di altre terre e all’imposizione di nuove imposte a danno delle comunità contadine e delle classi medie; non ultimo il blocco forzato dell’emigrazione haitiana verso la Florida. Aristide cercò poi di rientrare in patria nel 2011 ma, completamente isolato ed anzi sottoposto ad accuse di malversazione e di altri crimini, riprese la via dell’esilio. Gli ultimi venti anni di Haiti Dunque, Haiti non è nuova dall’accogliere sul suo territorio una presenza militare straniera.

    A seguito del ricordato golpe militare del 1991, l’isola caraibica aveva già “ospitato” tra il 1993 ed il 2001 diversi interventi ONU, aventi come obbiettivo la “stabilizzazione democratica” del Paese e l’addestramento di nuove forze di polizia. Quindi gli haitiani si guadagnarono nuovamente l’attenzione della “Comunità Internazionale” all’indomani della ribellione armata che costrinse nel 2004 il presidente Aristide alla fuga in Sudafrica.

   A quel punto le Nazioni Unite decisero – soprattutto per volontà degli USA – di colmare il conseguente vuoto di potere inviando una consistente missione, sotto bandiera ONU ed affidata al comando di ufficiali brasiliani, composta da militari provenienti da più di 35 paesi. Questa spedizione (denominata Minustah) rimase nel Paese fino al 2017, attirandosi l’odio di gran parte della popolazione locale a causa dei gravissimi abusi, soprattutto sessuali, commessi nei confronti di minori e di tante giovani donne haitiane.

   Poi nel 2010, con il devastante terremoto che sconvolse la parte haitiana dell’isola Hispaniola – circa 300.000 i morti – vi fu una ulteriore spedizione Onu, questa volta sotto comando USA, che agli occhi degli haitiani parve più che un intervento a fini umanitari una vera e propria occupazione militare delle aree strategiche (la capitale, i porti, le miniere di rame, bauxite, nichel, oro e argento) dello stato caraibico. Inoltre, la nuova missione ONU fu ritenuta responsabile dalla già martoriata popolazione haitiana dell’esplosione di una drammatica epidemia di colera che provocò nel tempo la morte di almeno altre 10.000 persone e durante la quale si distinsero per la loro abnegazione i medici inviati da Cuba.

   Solo nel 2016, dopoché l’ONU considerò ristabilite le condizioni di legalità necessarie per la ripresa di una vita “democratica” ad Haiti, furono indette nuove elezioni presidenziali, vinte dal giovane imprenditore Jovenel Moise. Il neo presidente operò scelte sia di politica interna che internazionale caratterizzate da ambiguità ed oscillazioni: dagli appelli a difesa della sovranità nazionale (evocando le lotte anticoloniali ed antischiaviste sostenute dagli haitiani alla fine del ‘700) al dover fare i conti con le pressioni esercitate dall’“invadente” vicino statunitense (da qui il conseguente raffreddamento nel luglio 2018 delle relazioni diplomatiche e commerciali con il Venezuela bolivariano); da riforme economiche di stampo populista in contrasto con i dettami del FMI ai condizionamenti imposti sul piano economico e sociale dai più forti clan familiari presenti nell’isola.

    Una controversa gestione della pandemia da Covid 19 ed un crescente accentramento del potere nelle mani del presidente – a scapito dei già ristretti margini di agibilità politica a disposizione dei gruppi di opposizione – generarono proteste popolari, ripetuti ed inutili rimpasti governativi, tentativi di colpi di Stato. Jovenel Moise è stato infine assassinato, in circostanze mai perfettamente chiarite, nel luglio 2021, quando un commando di sicari, al soldo, sembra, di trafficanti di droga colombiani, assaltò con successo la residenza presidenziale. Jovenel Moise avrebbe così pagato con la vita – secondo quanto affermato dai suoi seguaci – la sua volontà di colpire le vie del narcotraffico tra la Colombia ed Haiti.

   Il Primo Ministro Claude Joseph decretò lo stato d’assedio nell’intero territorio nazionale, assumendo di fatto il controllo dei mezzi di comunicazione ed isolando quindi il Paese dal resto del continente americano e del mondo intero. Solo pochi giorni dopo lo stesso Joseph venne rimpiazzato alla carica di Primo Ministro da Ariel Henry, considerato uno dei possibili mandanti dell’assassinio di Moise ed un fantoccio dell’amministrazione USA.

   Ma il fedelissimo di Washington, ancora oggi al potere, si è dimostrato incapace di preservare il Paese dal caos e di garantire il “tranquillo” sfruttamento delle sue ricchezze da parte del potente protettore. Sono le gang criminali – ed alcune in particolare, equiparabili a piccoli eserciti – a dettare legge nel Paese e soprattutto nella capitale Port au Prince. Le bande criminali Formate e in molti casi guidate da ex poliziotti ed ex militari, le bande criminali, presenti in tutto il Paese ma soprattutto nella capitale (se ne contano più di 100), hanno assunto oramai il controllo di due terzi dell’isola e di circa l’80% di Port au Prince.

   Dediti a molteplici attività criminose – dal traffico di droga in combutta con i cartelli colombiani e con i cui proventi le gang si riforniscono di armi, ai sequestri di persona con richiesta di riscatto fino ad assassinii su commissione e a violenze di ogni genere e contro chiunque indistintamente – questi gruppi si sono resi protagonisti di azioni degne di veri e propri piccoli eserciti. La famigerata “G9 an fanmi ak alye” (“G9 nella famiglia e negli alleati”), capeggiata dall’ex poliziotto Jimmy Chérizier (conosciuto come “Barbecue”), blocca militarmente il terminal petrolifero di Varreux, collocato nel porto della capitale haitiana e sito dove viene immagazzinato gran parte del carburante destinato allo svolgimento delle attività quotidiane e produttive nell’isola caraibica.

   È quindi la “G9” che provvede a far uscire il carburante dal terminal, riversandolo sul “mercato nero” a prezzi stratosferici. Un’altra banda – la “5 Seconds” – ha assaltato nel giugno 2022 il Palazzo di Giustizia di Port au Prince, cacciando i funzionari governativi, saccheggiando e devastando l’edificio, mandando completamente in tilt l’intero apparato giudiziario del Paese.

   Nella totale impossibilità per i 14.000 poliziotti – un numero di molto inferiore a quello di coloro che fanno parte della criminalità organizzata in bande – che dovrebbero garantire l’ordine pubblico e la sicurezza ad Haiti, di contrastare lo strapotere di queste organizzazioni, si contano nell’isola caraibica tra il gennaio ed il settembre 2023 almeno 3000 omicidi, quasi 1500 sequestri di persona, circa 200.000 persone costrette ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla violenza criminale, un numero elevatissimo di stupri – usati come strumento di punizione e di intimidazione.

   Nel Paese considerato come uno dei più pericolosi al mondo per l’incolumità fisica delle persone, non va certamente meglio a giornalisti e reporter. Molti sono coloro che sono stati rapiti, torturati, uccisi, soprattutto quando impegnati ad indagare sui rapporti che legano queste bande criminali a quei gruppi paramilitari – eredi dei Tonton Macoutes – che ricorrono anch’essi a violenze ed efferatezze contro attivisti sindacali e dei diritti umani per conto delle élite politiche ed economiche dominanti nell’isola.

LE CONDIZIONI DELLA POPOLAZIONE HAITIANA

   La parte haitiana dell’isola Hispaniola – divisa ad oriente con la Repubblica Domenicana- è abitata da circa 11 milioni di persone, di cui circa 3 milioni concentrate nell’area metropolitana della capitale Port au Prince – alle cui porte sorge la baraccopoli di Cité Soleil (400.000 abitanti), teatro nel 2007 di una vera e propria guerra, durata diverse settimane, tra le gang criminali da un lato e le forze Onu e di polizia locale dall’altro.

   Haiti è oggi uno dei cinque paesi più poveri al mondo, con un’inflazione che si attesta attorno ad un +33% annuo, con una popolazione stremata ed affamata che, dopo la decisione presa – su “consiglio” del FMI – dal governo di Ariel Henry di eliminare i sussidi governativi per l’acquisto di carburanti e di viveri, si è resa protagonista di disordini e saccheggi in varie zone del Paese.

   E ciò mentre per molte famiglie haitiane l’unica speranza di sopravvivenza quotidiana è quella di sacrificare minori e giovani donne ai potenti racket della prostituzione. Inoltre i sempre più frequenti black out elettrici che causano la paralisi delle attività produttive e commerciali, si sommano alla carenza di benzina – la cui distribuzione è oramai prerogativa dei gruppi criminali che ne controllano lo stoccaggio – determinando il blocco dei trasporti e con esso il collasso della già precaria struttura sanitaria: ambulanze ferme, ritardi nella consegna dei medicinali agli ospedali, mancato ritiro dei rifiuti – tanto che si sta riaffacciando nel paese lo spettro del colera. E se questa è la drammatica condizione in cui versa la popolazione urbana, nelle zone rurali e periferiche dell’isola la situazione appare ancor più grave, venendo meno in particolare una regolare fornitura di acqua potabile che alimenta il rischio di insorgenza di altre malattie epidemiche.

LA NUOVA MISSIONE INTERNAZIONALE

   È in questo contesto di instabilità politico-istituzionale, di paura ed insicurezza, di tensioni sociali, di estrema povertà, che è maturata la volontà del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di inviare ad Haiti una forza armata multinazionale (la MSS, Multinational Security Support) “affinché gli haitiani possano tornare a fare una vita normale” secondo quanto affermato dal portavoce dell’ONU Farhan Haq.

   La risoluzione, sollecitata in particolare – come già detto – dagli USA e dal Canada (“impressionati” dalle violenze subite da alcuni cittadini nordamericani residenti nell’isola caraibica), prevede che dal gennaio 2024 un contingente internazionale composto da reparti speciali di polizia e da altre unità di supporto militare venga impiegato sul territorio haitiano in aiuto alla polizia locale e a protezione di porti, aeroporti, siti produttivi e commerciali, scuole, ospedali e di altri luoghi “sensibili” tenuti sotto scacco dalla violenza delle bande criminali.

    La missione, che non agirà sotto bandiera ONU e non conterà nelle sue fila agenti di polizia o militari statunitensi e canadesi, avrà intanto la durata di un anno – con una prima valutazione degli effetti dell’intervento dopo nove mesi. Il comando del contingente sarà affidato ad ufficiali kenyani, dopoché il paese africano -tra non poche titubanze e polemiche – ha accettato tale incarico, promettendo anche di mettere a disposizione ben 1000 uomini delle sue forze speciali di polizia. Alla presenza del Kenya si è poi aggiunta quella di altri paesi: Bahamas, Giamaica, Antigua, Barbuda e probabilmente il Perù. Ancora da definire nei particolari la partecipazione di Mongolia, Senegal, Belize, Suriname, Guatemala. Anche la Spagna e l’Italia hanno dichiarato il loro interesse a far parte della missione (L’Italia aveva peraltro già partecipato, tra il 2008 ed il 2010, con 120 uomini dei reparti speciali dei carabinieri, alla missione ONU Minustah).

   Stati Uniti e Canada “si limiteranno” invece a fornire all’intervento internazionale un apporto logistico e finanziario (con uno stanziamento di 100 milioni di dollari). Ai partecipanti alla missione saranno assegnati poteri molto ampi. Oltre ad addestrare ed affiancare nelle operazioni di polizia gli agenti haitiani, essi potranno adottare misure di emergenza, procedere a perquisizioni, fermi ed arresti, ricorrere all’uso della forza ogni qualvolta necessaria per ripristinare l’ordine pubblico e “liberare” dalla presenza della criminalità organizzata le zone nevralgiche – come l’area portuale – della capitale Port au Prince. L’obbiettivo finale, si afferma, è quello di creare le condizioni adatte per uno svolgimento “democratico” delle prossime elezioni che ad Haiti non si tengono dal 2016.

LA MSS E LE CRITICHE AD HAITI

   Al di là dello scontato plauso alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza da parte del Segretario Generale dell’Onu, il portoghese Antonio Guterres, del direttore generale dell’OMS, del governo haitiano di Ariel Henry e dei suoi “protettori” internazionali (in primis gli USA), la nuova missione MSS ha suscitato forti critiche e perplessità all’interno di Haiti.

   Infatti, l’intervento di stati stranieri non sembra risultare molto gradito a buona parte degli haitiani. Numerose organizzazioni popolari e circoli di attivisti dei diritti umani, di tutela dei minori, di contrasto alla corruzione, hanno dichiarato la loro intenzione di promuovere un vero e proprio “assedio” delle istituzioni pubbliche haitiane e di diverse ambasciate (in particolare quelle di USA, Canada e Francia) al fine di dimostrare la loro ostilità verso la presenza di forze straniere sul territorio haitiano e di ottenere le dimissioni di Ariel Henry e la formazione di un governo di transizione composto da rappresentati di tutti i partiti e della società civile che traghetti autonomamente il paese verso nuove elezioni.

   Diverse poi sono le associazioni umanitarie e le comunità religiose di base – eredi della Teologia della Liberazione – che hanno espresso forti timori in merito all’affidamento della guida della missione al Kenya. Le forze speciali di quel paese, infatti, sono state protagoniste di efferate violenze (stupri, torture, uccisioni a sangue freddo) e di gravi violazioni dei diritti umani in occasione di altre – in particolare nel Corno d’Africa – missioni di “pace” o di interposizione tra paesi belligeranti.

   Al fine di placare le proteste l’ONU ha previsto l’applicazione di “misure” atte a prevenire – o a punire con fermezza – eventuali abusi sessuali od altre manifestazioni di “cattiva condotta” da parte dei militari stranieri e a garantire una più facile comunicazione tra gli ufficiali africani che parlano inglese e swahili e gli haitiani di lingua francese e creola. Ma l’adozione di questo “codice comportamentale” non ha comunque abbassato il livello di preoccupazione della popolazione locale.

   Ma le reazioni più decise all’ingresso di poliziotti e militari stranieri ad Haiti sono state manifestate proprio dai più influenti capi delle varie gang criminali. Il già ricordato “Barbecue” ha lanciato una vera e propria “chiamata alle armi”, promettendo guerra aperta per rovesciare il governo attuale e contrastare in armi la forza multinazionale quando questa metterà piede sull’isola. Sembra in tal modo profilarsi un drammatico scenario di guerra urbana che finirebbe per sprofondare definitivamente nel baratro la già tormentata popolazione haitiana. … e sul piano internazionale Ha destato sorpresa l’astensione, in sede di Consiglio di Sicurezza ONU, di Russia e Cina, da cui ci si attendeva, se non il ricorso al veto, almeno un voto contrario, considerando che nessuno ha potuto dubitare del preponderante ruolo svolto dagli USA nel sostenere questo intervento internazionale.

   Probabilmente non si è voluto innalzare da parte dei due paesi il livello di scontro geopolitico in atto da tempo tra i 15 membri del Consiglio (si pensi soltanto alle tensioni generate dal conflitto russo-ucraino o dalla questione di Taiwan, aggravate poi, nei giorni seguenti la votazione, dalle drammatiche vicende mediorientali). In particolare, il rappresentante cinese alle Nazioni Unite, Zhang Jun, non ha esitato ad esprimere critiche molto severe verso la nuova missione multinazionale, inviata a sostegno di un governo – quello di Ariel Henry – giudicato dalla Cina privo di legittimità popolare e complice del traffico di armi che dagli Stati Uniti, con l’appoggio della diaspora haitiana in Florida, sbarcano nell’isola caraibica.

   Forti proteste verso la decisione presa dal Presidente del Kenya, William Ruto, di assecondare la proposta USA di guidare questa difficile spedizione oltreoceano si sono avute proprio nel paese africano. Gli oppositori di Ruto e buona parte della stampa kenyana si domandano quali siano le motivazioni per cui il paese – alle prese, tra l’altro, con una grave crisi economica e finanziaria che sta pesantemente aggravando le condizioni di vita della popolazione – si debba imbarcare in una missione giudicata molto impegnativa e rischiosa.

   Alcuni politici e giudici locali hanno anche denunciato come illegale questa scelta la quale, non avendo avuto ancora alcuna approvazione da parte del Parlamento di Nairobi, pone questioni di incostituzionalità circa il mandato affidato allo stato africano. Le ragioni di questa presa di posizione della dirigenza keniana sono da ricercare senz’altro nell’accordo di cooperazione politico-militare sancito ufficialmente il 25 settembre 2023 tra gli Stati Uniti ed il Kenya. Si tratta di un’intesa – della durata, al momento, di cinque anni e dal costo per gli Usa di 100 milioni di dollari – che prevede tra l’altro la dotazione di equipaggiamenti e di armamenti più moderni per l’esercito keniano e l’addestramento di truppe d’élite da parte di istruttori statunitensi. La giustificazione che sta alla base di questo accordo – al di là della preparazione di cui le forze keniane dovrebbero disporre per dirigere la MSS ad Haiti – risiede nella comune volontà dei due stati di contrastare più efficacemente il pericolo di infiltrazione di cellule terroristiche islamiche nel territorio del paese dell’Africa orientale.

    Molti analisti ed esperti di politica internazionale ritengono invece che questa stretta cooperazione sia finalizzata al contenimento di quell’ondata di protesta antioccidentale che sta attraversando molte nazioni africane. Un forte fremito di ribellione che ha portato all’instaurazione, sia pure spesso attraverso golpe militari, di regimi decisamente ostili soprattutto alla Francia e agli stessi USA e viceversa assai benevoli verso la Russia. È il caso del Mali, del Niger, del Burkina Faso mentre sono al momento falliti tentativi simili in Sierra Leone e nel Gabon ed estese manifestazioni di protesta sono state duramente represse in Senegal. Quindi il Kenya, legato a doppio filo alla politica imperialista degli USA e strozzato da un debito estero cresciuto a dismisura con la presidenza di William Ruto, è stato “chiamato” a fare nella lontana Haiti il “lavoro sporco” – consistente innanzitutto nel ristabilire il pieno controllo sullo sfruttamento delle risorse alimentari e minerarie dell’isola caraibica – per conto di Stati Uniti e Francia. … e in America Latina?

   Nell’area centro-sudamericana – quella parte di continente che è considerata dagli USA come il proprio “cortile di casa” – il disegno imperialista che soggiace al nuovo intervento armato ad Haiti è stato apertamente denunciato da Cuba. Il governo dell’Avana si è schierato contro l’invio di una missione militare nell’isola ed il paventato uso della “forza”, sostenendo, al contrario, che Haiti necessita semmai di una assistenza umanitaria e di forme di cooperazione economica incentrate sul rispetto della sovranità dell’isola e della dignità della sua popolazione. Il Ministero degli Esteri cubano ha ricordato come il saccheggio coloniale e neocoloniale – concretatosi ora attraverso una costante sudditanza economica agli USA, ora tramite interventi militari esterni – sia all’origine della povertà, del sottosviluppo, dell’instabilità sociale e della mancanza di sicurezza nella vicina isola caraibica.

   In un contesto mondiale caratterizzato dall’esplosione di sanguinosi conflitti, dall’acutizzarsi della tensione su scala internazionale, dal manifestarsi di nuovi focolai di guerra, nel giudizio espresso dal governo cubano circa la decisione di procedere di fatto ad una nuova “occupazione” militare di Haiti, non è sfuggita la considerazione che questa mossa, anche facendo salve le buone intenzioni di una parte dell’ONU di prestare aiuto alla popolazione haitiana, non possa infine tradursi in un tentativo di destabilizzazione dell’area centrale e caraibica del continente americano che avrebbe ovviamente nella Cuba socialista il suo primo e principale obbiettivo. La valutazione fatta dai cubani non ha trovato però particolare sostegno in altri paesi dell’area. A parte il Nicaragua, la Bolivia, in parte il Venezuela, gran parte degli Stati latino-americani hanno concordato con la risoluzione ONU del 2 ottobre ed alcuni in particolare hanno anche offerto – come si è visto – la propria disponibilità a far parte della nuova missione internazionale.

    Questa frattura nell’area latino-americana sul giudizio da dare alla missione MSS ha costituito, in certo qual modo, una sorta di premessa per il successivo e diverso posizionamento assunto dai vari stati centro-sudamericani rispetto alle drammatiche vicende della guerra israelo-palestinese.

I COMUNISTI HAITIANI

   Il movimento comunista haitiano non ha la forza, innanzitutto per la sua esiguità, di organizzare e di mobilitare le masse popolari e proletarie del Paese contro i nuovi propositi imperialisti di occupazione dell’isola. Il New Haitian Communist Party (NHCP), di tendenza maoista, fondato da poche centinaia di attivisti marxista-leninisti nel 2000, risente ancora delle conseguenze negative dovute alla dissoluzione del Puch (United Party of Haitian Communists) tra il 1989 ed il 1991, quando la dirigenza del partito, a seguito degli eventi verificatisi nella lontana Europa orientale, decretò la fine dell’esperienza comunista, lo scioglimento dell’organizzazione e la confluenza dei suoi militanti in un più ampio Fronte di Resistenza Nazionale.

   Le origini del movimento comunista ad Haiti risalgono al 1934, quando venne costituito da un piccolo gruppo di intellettuali, soprattutto storici e scrittori (tra cui la figura più prestigiosa era senz’altro quella del già ricordato Jacques Roumain), il Partito Comunista Haitiano. Il movimento si distinse da subito per la sua opposizione all’occupazione statunitense, per i suoi richiami al sentimento nazionale haitiano e alle lotte antischiaviste di fine ‘700, ma anche per la riscoperta dei valori comunitari e solidaristici delle originarie popolazioni indigene.

   Nonostante i contatti stabilitisi tra il HCP e i “Cacos”, l’alleanza tra questi esponenti – spesso anche molto apprezzati fuori dei confini nazionali – della cultura francofona in Haiti ed il movimento contadino ribelle – dove, tra l’altro, era dominante la lingua creola – non ebbe successo. Nel 1936 il giovane partito comunista venne posto fuorilegge e molti dei suoi dirigenti e militanti furono uccisi, incarcerati o costretti all’esilio. Da quel momento il movimento comunista haitiano, alle prese con una incessante e spietata repressione governativa – che raggiungerà il suo culmine con la dittatura dei Duvalier – sarà obbligato a riorganizzarsi continuamente, assumendo denominazioni diverse o “mascherandosi” all’interno di più generici fronti nazionali o popolari (Come Partito Socialista Popolare Haitiano, i comunisti riusciranno addirittura a far eleggere due deputati nelle elezioni politiche del 1946. Ma nel 1949 anche questo partito fu posto al bando).

   Anche il movimento comunista haitiano è andato incontro nel corso delle sue vicissitudini ora a fusioni ora a successive scissioni tra le sue componenti. D’altronde in un paese la cui storia è stata profondamente segnata dall’esperienza coloniale e neocoloniale, dal regime schiavistico e dagli odi razziali, la “natura” che era venuta assumendo nel tempo la società haitiana e, di conseguenza, la strada da percorrere per trasformarla in senso socialista, non potevano non costituire, a seconda dell’analisi che se ne faceva, motivo di discussione e di scontro tra i comunisti dell’isola caraibica.

   Affermando il carattere semifeudale e semicoloniale della società haitiana, una parte del locale movimento comunista ha sostenuto negli anni la necessità di una rivoluzione nazionale, democratica, antimperialista, come prima ed inevitabile fase verso la costruzione del socialismo, passando quindi anche attraverso esperienze frontiste con altre forze politiche e sociali non necessariamente riconducibili al marxismo-leninismo.

   Altre aree invece, pur ammettendo l’esistenza di consistenti sacche di arretratezza culturale e socio-economica nella popolazione haitiana, hanno evidenziato, oltre alla forte propensione alla lotta manifestata da questo popolo in molti passaggi della sua storia e all’essere sempre stato di fatto inserito nelle dinamiche geopolitiche ed economiche mondiali (ancor più oggi con i processi di “modernizzazione” capitalistica e di globalizzazione economico-finanziaria in atto), il progressivo rafforzarsi di un proletariato industriale (dagli operai delle industrie alimentari ed estrattive ai quadri tecnici delle aziende multinazionali dell’elettronica fino ai portuali) molto combattivo sul piano delle rivendicazioni economiche ma debole dal punto di vista delle prospettive politiche, in quanto privo di adeguati ed autonomi strumenti politico-organizzativi. Da qui la necessità di ricostruire, nonostante le difficoltà, un partito indipendente – estraneo ad ipotesi frontiste – dei lavoratori haitiani, quale loro punto di riferimento nella lotta per l’immediata instaurazione della dittatura del proletariato e per l’edificazione del socialismo.

   Concludendo “È una situazione assolutamente da incubo per la popolazione di Haiti. Nelle circostanze attuali è indispensabile un intervento armato”, ha affermato il segretario dell’ONU Guterres; “Il popolo di Haiti non sta vivendo, sta sopravvivendo”, ha incalzato Jean Victor Geneus, ministro degli Esteri haitiano; “La decisione dell’ONU è un raggio di speranza per il Paese”, ha rilanciato il primo ministro Ariel Henry. E così via con altri commenti (dal segretario di Stato USA Blinken al direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus) ispirati a drammaticità e fiducia verso l’azione che potrà dispiegare in terra haitiana la missione internazionale MSS.

   Indubbiamente se è vero che la popolazione haitiana nel suo complesso e le sue componenti più deboli in particolare non possono non soffrire pesantemente per il clima di paura e di insicurezza creato nel paese dalle bande criminali, non si può dimenticare che queste stesse gang sono state in origine finanziate dai ricchi imprenditori haitiani per colpire – in appoggio ai già ricordati gruppi paramilitari – chi si opponeva – sindacalisti, attivisti dei diritti umani, avvocati, giornalisti – al loro dominio di classe ed utilizzate dalle élite politiche locali per condizionare le scelte sia di politica interna che internazionale del Paese.

   Oggi, nel vuoto di potere che si è di fatto aperto dopo l’assassinio di Jovenel Moise, queste organizzazioni criminali agiscono autonomamente, scagliandosi anche contro i loro vecchi padroni. E in un paese dove l’80% della popolazione vive in uno stato di povertà giudicata “degradante” per la dignità dell’essere umano, mentre l’1% controlla pressoché la totalità della ricchezza nazionale e quasi tutte le attività industriali e minerarie sono in mano a grandi aziende straniere – in primis statunitensi – non ci si può stupire come molti adolescenti ed emarginati trovino l’unica forma di ribellione e di sopravvivenza o “arruolandosi” nei ranghi della criminalità organizzata o cercando di fuggire nella vicina Repubblica Domenicana (che sempre più frequentemente chiude i propri confini, schierando anche l’esercito, all’ingresso degli haitiani).

   Oggi la “Comunità Internazionale” sbandiera la causa dei poveri di Haiti – “buco nero del mondo”, come l’ha definita l’ambasciatore Usa a Port au Prince – schiacciati in realtà tra la efferatezza delle bande criminali e lo sfruttamento – vera causa della povertà e della violenza – cui è sottoposta la popolazione di quel paese dai padroni interni ed internazionali. L’intervento armato che si va predisponendo si presenta pertanto sia come un puntello per l’illegittimo governo Henry, in quanto garante del mantenimento della condizione di asservimento dei lavoratori haitiani tanto della campagna quanto delle città, sia la trasformazione dell’isola caraibica in un potenziale avamposto militare al servizio degli interessi geopolitici dell’imperialismo statunitense nella prospettiva di una futura – se necessario – destabilizzazione dell’area centro-caraibica.


[1] https://mondointernazionale.org/post/la-nuova-missione-onu-ad-haiti

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Haiti

https://www.wikiwand.com/it/Storia_di_Haiti

LA POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO MELONI E RUOLO DELL’ITALIA

•marzo 11, 2024 • Lascia un commento

   Nel settembre 2022, una coalizione di destra ha ricevuto, il mandato di governare il paese, con 12,3 milioni di voti su 51 milioni di elettori.

   Il voto in apparenza sembrava aver premiato quello che appariva l’elemento di novità, con l’investitura personale di una leader politica a lungo appara “fuori dai giochi” e priva di responsabilità nello sfascio progressivo del sistema paese[1]. Era accaduto prima con Renzi, Di Maio, Salvini e compagni cantante: meteore transitate veloci nel firmamento della politica, per poi disintegrarsi senza lasciare traccia, se non qualche scoria ancora depositata nel sottosuolo tossico del paese.

   La vicenda di Giorgia Meloni sembra inscritta nel solito tragitto, che porta i politici a conquistare il potere usando toni incendiari e agitando polemiche violente, per poi rientrare nei ranghi, delimitati dalle compatibilità e dai limiti intriseci dell’azione di governo. Quello che stupisce, nella nuova formazione al governo, è la velocità e l’intensità di questo processo di allineamento.

   La continuità delle politiche con la linea Draghi (del cui governo peraltro facevano parte sia Forza Italia che la Lega) è impressionante, su tutte le questioni di fondo.

  Proviamo a ragionare sulla direzione in cui sta andando chi da ormai da più di un anno gestisce il governo e che vuole restarci per un tempo prolungato, sebbene tutti sappiamo che il terreno è sempre sdrucciolevole e che gli attori in campo non manchino di pensare ad opzioni B, prima ancora che si sia dispiegato a pieno l’opzione A.

   Partiamo dunque dalla prima legge di stabilità (per il 2023), varata in fretta a poche settimane dalla vittoria elettorale, in condizioni avverse: sia per la partecipazione di fatto ad una guerra non secondaria (come il conflitto russo-ucraino), sia per l’impellenza di un occhiuto controllo da parte comunitaria, che ha subito messo sotto la lente le prime prove del governo “sovranista”.

   Al che si è subito capito che il nuovo governo non avrebbe alzato un sopracciglio senza il benestare di Ursula Von der Leyen e dell’approvazione unanime di tutti i commissari europei, ai quali peraltro era bastato il fatto che Draghi in persona avesse guidato l’impostazione della legge di bilancio e l’indirizzo programmatico a venire.

   E infatti gran parte dei provvedimenti erano inseriti nella linea tracciata. Due terzi della manovra (21 miliardi) erano utilizzati per calmierare le bollette di luce e gas, dopo l’impennata dei prezzi dovuta alla guerra e alla condotta speculativa dei colossi del settore. Il 2022 ha comportato un rincaro della bolletta energetica che cubato sul sistema italiano per 90 miliardi di euro e circa la metà di questa cifra è stata assorbita dalle tasse statali, determinando un impensabile picco delle entrate. Lo Stato ha guadagnato anche come proprietario di partecipazioni, perché ENI ha chiuso l’anno scorso con 12,3 miliardi di euro di utili, garantendo ricchi dividendi a tutti gli azionisti.

   Le bollette, dicevamo, pesano molto sui bilanci familiari: ma il governo Meloni, caritatevolmente, ha alzato a 15.000 euro la soglia dell’ISEE sotto la quale si ha diritto ad un bonus. Peccato che i 21 miliardi stanziati per il 2023 siano poca cosa rispetto ai 62 che lo stesso governo Draghi aveva impegnato nel 2022 per la stessa finalità: infatti hanno coperto solo le esigenze del primo trimestre e dopo il 31 marzo il provvedimento è stato rimosso: i prezzi del gas sono diminuiti in estate, ma ora per l’autunno si rischia di tornare agli aumenti selvaggi.

   Il calo del prezzo del gas è venuto in soccorso, ma per il petrolio è andato diversamente (anche perché l’OPEC-plus[2]non risponde più ai comandi USA): il governo ci ha messo del suo, non propagando, non prorogando la sospensione delle accise su carburanti e facendo e facendo così risalire il prezzo della benzina e gasolio a livelli record. I provvedimenti mirano ripristinare la logica del mercato e scaricare sulle masse popolari i maggiori oneri, amplificati dal carico fiscale. Intanto la prosecuzione del conflitto e la recisione del legame Europa-Russia costringono ad acquistare gas liquefatto dagli altri partner (Algeria, Azerbaigian, USA e Qatar) con prezzi molto superiori a quelli praticati per decenni dal precedente fornitore. Sarà quindi molto improbabile un ritorno al calmieramento delle bollette, attuato in modo sporadico perlomeno per le famiglie più in difficoltà: anche la sospensione degli oneri di sistema è stata revocata, per tornare alla normalità.

   Il sostegno alle famiglie a basso reddito per i consumi domestici si è affiancato peraltro a quello concesse al sistema delle imprese attraverso i crediti di imposta, che voleva evitare la chiusura degli impianti ed il fallimento aziendale: problema esplosivo che riguarda in primo luogo le aziende energivore. Un problema che è tanto più grave in un paese che ha una dipendenza energetica pari al 76% e che si è affidato ai combustibili fossili fino all’ultima meta, senza sviluppare autonomamente le varie fonti alternative disponibili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico). Errori che si pagano e che pagano e che portano poi a ritorni di proposte, come il nucleare di nuova generazione.

   Tornando alla manovra, non è mancato un segno distintivo nella predisposizione dei provvedimenti fiscali, che dovevano in qualche modo soddisfare gli impegni dei governi precedenti, nell’abbassare il cuneo fiscale (a vantaggio di dipendenti e imprese), ma anche a cominciare a sdoganare in forma sontuosa gli interessi dei mandanti elettorali: evasori, partite IVA, piccole esercizi artigianali e commerciali, modesti agricoltori, piccola impresa. Non solo balneari, dunque, ma tutto quel modo che viene definito dei “ceti medi”.

   Bisogna chiarirsi su cosa si deve intendere per “ceti medi”.

   Bisogna partire dal fatto che nella società imperialista, oltre alla borghesia e al proletariato, che sono le due classi fondamentali nel rapporto di produzione capitalista. Hanno continuato a sussistere e a prodursi varie classi intermedie, smentendo apparentemente la tesi della polarizzazione della società in due in due classi contrapposte e la sussunzione dell’intera società nel capitale.

   Ma le classi intermedie della società esistono, nascono e si riproducono, nel contesto determinato dal capitale, non hanno autonomia economica vivono di riflesso alla vita del capitale e occupano gli spazi che il capitale lascia libero. I bottegai e i piccoli commercianti si allargano o restringono in funzione del ciclo del capitale e dell’interesse dei capitalisti a investire nel campo del commercio al dettaglio; gli artigiani e i professionisti crescono o diminuiscono di numero di numero in base al movimento di centralizzazione o decentralizzazione del capitale, gli impiegati statali in base alla privatizzazione o statalizzazione dei servizi ecc. Alcune di queste classi si espandono in nuovi campi di attività creati dal movimento del capitale (basti pensare al campo d’azione della piccola impresa familiare creato in alcune zone in questo secondo dopoguerra dallo sviluppo del turismo). Sono casi rari marginali le attività economiche “autonome” che non risentono in maniera determinante dell’andamento del ciclo di valorizzazione del capitale e non sono subordinate ad esso. In ciò si manifesta il grado di capitalizzazione dell’attività economica dell’intera società e il ruolo dirigente assunto dal capitale nonostante la varietà delle forme economiche esistenti.

   A conseguenza della perdita di autonomia economica, le classi intermedie hanno perso di importanza nella direzione del movimento economico della società e nella vita politica di essa. E il contrasto tra capitalisti e proletari è il contrasto determinante: le altre classi vivono di riflesso, al seguito ora dell’uno ora dell’altro, in via di evoluzione verso l’uno o l’altro in equilibrio instabile tra i due. Esse possono avere un ruolo determinante solo come supporto all’uno o all’altro dei due antagonisti. Ognuna di esse “usata” da una delle classi principali e da specifici gruppi all’interno di esse.

   Ora questi “ceti medi”, molti ei quali erano abituati a non pagare le tasse che d’altronde sono in difficoltà vera, soprattutto per l’impatto che le politiche inerenti alla gestione dell’emergenza Covid hanno determinato su settori non marginali della ristorazione, dell’artigianato, del commercio e in generale della piccola impresa semi familiare.

   Le risorse per proseguire l’abbassamento del cuneo finale sono quindi state circoscritte inizialmente a 4 miliardi di euro, concedendo una riduzione una riduzione di 3 punti percentuali per i redditi fino a 20.000 euro annui e 2 punti soltanto ai redditi fino a 35.000 euro. Con il decreto lavoro (annunciato provocatoriamente il 1° maggio) la percentuale è poi salita per i restanti mesi: 6% di riduzione per i redditi sotto i 35.000 euro e 7% per quelli sotto i 25.000 euro. L’aumento totale in busta paga corrisponde a una cifra lorda oscillante tra i 50 e 100 euro, che costano nulla ai padroni e sono a carico dell’INPS e quindi della fiscalità generali. La misura non è strutturale ma limitata al 2023.

   Ben diverso il trattamento riservato ai titolari di partita IVA: qui è scattato l’innalzamento della platea dei forfettari, che potranno optare per la flat-tax, passata da 65.000 a 85.000 euro di ricavi annui. L’ali quota super-agevolata del 15% verrà quindi applicata su un numero più esteso di titolari (e ricordiamo che l’imponibile vero e proprio è ancora più ridotto, perché ai ricavi si applica un parametro di riduzione in funzione del settore di appartenenza). Per i primi 5 anni di attività, addirittura, le partite IVA possono continuare a pagare solo il solo il 5%. Ma c’è un ulteriore vantaggio, perché si introduce la flat-tax incrementale anche per chi prima era in regime ordinario, misura che consente s chi ha aumentato il fatturato di pagare solo il 15% su altri 40.000 euro di ricavi, applicando parametri particolari. Una misura spacciata come incentivo alla crescita dimensionale delle imprese, ma che riduce ulteriormente la base fiscale dello stato. Il pacchetto costa, nel suo complesso, oltre un miliardo di euro.

   La flat-tax è la sintesi dell’impianto fiscale del governo, l’esatto contrario di una impostazione progressiva che, come prevede la Costituzione, è la premessa per una politica dei redditi e della ricchezza. Ma i provvedimenti volti a tutelare gli interessi del popolo delle partite IVA.

   Già prima della legge di bilancio il governo aveva tentato di portare a 10.000 euro il limite per l’uso del contante. I rilievi comunitari hanno poi consigliato un innalzamento “solo” da 3 mila a 5 mila, ma il segnale è forte e chiaro. Così come il tentativo, poi abortito per le stesse ragioni, di alzare da 30.000 a 60.000 l’obbligo di accettare i pagamenti i pagamenti con il pos (cioè, con le carte per avere pagamenti tracciabili). La Banca d’Italia ha calcolato che 1% di contante in più significa maggiore evasione fiscale in una gamma tra +0,08 e +1,8%. Sdoganare il contante in un paese come l’Italia, significa un corposo regalo alle mafie, alla criminalità, all’economia sommersa, al lavoro nero.

   Il rilassamento del rigore finanziario e della trasparenza fiscale è poi palesemente rivendicato nell’estesa campagna di rottamazione delle cartelle, con condono fiscale incluso, seppur negato (stralcio sotto i mille euro).

   La sbandierata politica del “non dare fastidio a chi fa”) si è tradotto ancora una volta nel differimento al 2024 di plastic tax sugar tax, per 600 milioni di euro totali, consentendo un’ulteriore tregua per le imprese che dovrebbero pagare per le esternalità negative delle loro produzioni (plastiche da smaltire, bevande zuccherate nocive alla salute).

   Proroga anche l’esenzione IRPEF sui redditi dominicali[3] e agrari (248 milioni di costo nel 2023): per il settore agricolo è ormai una costante dal 2017 e dal 2016 le stesse attività sono esentate anche IMU e IRAP. Non stupisce che la Meloni sia stata accolta trionfalmente al Congresso della Coldiretti.

   Una voce importante della manovra è la tassa sugli extraprofitti delle imprese: già nel 2022 Draghi aveva toppato alla grande, mettendo in previsione un gettito da 10 miliardi di euro, con una norma scritta male, tesa a colpire con un aliquota del 25% l’aumento del fatturato delle impese energetiche rispetto all’anno prima. Poche aziende hanno pagato ed il risultato è stato appena ed il risultato è stato un quarto del previsto: inoltre molte (incluse le aziende di Stato) hanno fatto ricorso, denunciando una distorsione delle leggi di mercato, inaccettabile per delle società quotate, e si rischia di ripetere l’esperienza della “Robin Tax”, imposta da Tremonti nel 2009 e cassata dalla Suprema Corte nel 2015. Rischio quanto mai reale, tenendo conto anche del fatto che l’incremento del fatturato è riconducibile all’aumento dei prezzi della materia prima importata, che non sempre è possibile trasferire per intero al consumatore in un mercato vincolato: non a caso sono esplosi gli utili di ENI (che estrae petrolio e gas direttamente), mentre sono calati quelli delle (ENEL, Iren, A2A, ecc.) che producono energia comprando per lo più dall’estero.

   Per il 2023 il governo Meloni ha modificato il meccanismo (50% di aliquota su un incremento dei profitti superiore ai 10% rispetto agli anni precedenti), ma soprattutto ha ridimensionato la previsione di gettito (ora attestata a 2,5 miliardi di euro). Ad inizio agosto poi, con un blitz pre-vacanziero, il governo ha varato una tassa sugli extra- profitti delle banche, che ha provocato uno smottamento in borsa del settore, con la perdita secca di dieci miliardi di euro di capitalizzazione in un solo giorno. Messo alle strette, entro le 24 ore il governo ha posto dei paletti che riducono nettamente il prelievo, si parla ora di non oltre due miliardi (sugli oltre 25 di utili netti annuali previsti). M la partita non è chiusa: le banche si appellano al mercato e alle norme comunitarie e anziché pagare e tacere puntando a un negoziato con il governo per ottenere un forte sconto.

   Viene da ridere pensando ai 40 miliardi di tasse di extra-profitti (su banche, assicurazioni, società energetiche e farmaceutiche), vagheggiati in campagna elettorale un po’ da tutti i partiti dell’arco parlamentare.

   Restando sulla tassazione dei capitali, la manovra introduceva tre “novità” sui redditi finanziari:

  1. La tassazione al 26% delle plusvalenze sulle cripto-valute;
  2. Una tassa sull’emersione di patrimoni (3,5% del capitale + 0,50% per ogni anni di maturazione delle plusvalenze), come riedizione aggiornata dello scudo fiscale di tremontiana memoria;
  3. L’affrancamento al 14% delle plusvalenze “latenti”.

   Sul mercato del lavoro le mosse del governo sono state un chiaro ritorno all’indietro, con la reintroduzione dei voucher e la possibilità di usarli fino a 10.000 euro l’anno per utilizzatore (impresa) e fino a 5.000 euro (lavoratore). Hanno potuto usarlo le imprese fino a dieci addetti (inclusi discoteche e night-club), con il vantaggio di poter cannibalizzare integralmente il lavoro stagionale legato al turismo. Il voucher è la forma pura dello sfruttamento del lavoro a basso costo: esclude ferie, malattia, disoccupazione e permessi; non a caso era stato abolito nel 2017 in seguito alla minaccia di un referendum di un referendum abrogativo. Ora è ritornato in grande stile come completamento importante della precarizzazione del lavoro. Un fenomeno in atto da almeno tre decenni, ma che ha raggiunto nel luglio 2022 il record dei contratti a termine (3.176.000), principale vettore della ripresa occupazionale post-pandemica.

   Alle imprese poi vantaggi senza precedenti:

  1. Chi assume a tempo indeterminato 36 mesi di esenzione totale dei contributi (48 mesi per le Regioni svantaggiate del sud);
  2. Bonus del 60% sull’intero imponibile INPS per 12 mesi per chi assume giovani Neet[4] sotto i 30 anni;
  3. Cumulabilità (almeno parziale) dei due incentivi.

   Il ritorno al passato si è poi concretizzato, con il Decreto Lavoro, nell’abolizione finale del decreto dignità: la ministra Calderone ha eliminato la causale per i contratti a termine fino a 24 mesi introdotto la possibilità di prorogarli di altri 12 mesi per determinate causali o con un accordo contrattato con i sindacati. Mentre sta maturando anche un ulteriore peggioramento dell’indennità di disoccupazione, c’è stata l’abolizione del reddito di cittadinanza per tutti coloro sono considerati “occupabili” e non rispettano i requisiti molto stringenti di situazione familiare. Per loro si apra un percorso ad ostacoli di ordine burocratico, che prevede vari passaggi per la messa a disposizione (per inutili corsi di formazione, inesistenti posti di lavoro e inaccettabili contratti capestro), con la prospettiva di avere 350 euro al mese per 12 mesi soltanto. Poi il nulla e la disoccupazione.

   Nelle città e nelle province più colpite (Palermo, Napoli, Caserta, Torino…) restano senza reddito le famiglie più svantaggiate, a decine di migliaia, questo disagio, degrado crea tensione e il dispiegarsi dei tanti modi semi-legali o extra-legali per sopravvivere.

   Allo stesso tempo per i “garantiti” si rafforza il “welfare aziendale”, esentato da tasse e contributi nelle varie componenti salariali: dopo avere alzato, una tantum, a 3.000 euro l’anno la soglia di esenzione per fringe benefits[5] nel 2022, il governo ha detassato al 5% le mance di chi lavora al bar e ristoranti ed abbassato dal 10% al %% l’aliquota sui premi aziendali collegati produttività. Un occhiolino di riguardo governativo verso un nuovo “patti tra produttori”, che erode la base fiscale e contributiva, nella logica “si salvi chi può”

    E sulla vicenda delle pensioni resta in piedi, come prevedibile l’impianto della legge Fornero, con qualche proroga di deroghe: prorogata al 31.12.2023 quota 103 (62 anni di età e 42 anni di lavoro), con una platea potenziale ormai ridotta a poche decine di migliaia di lavoratori; lo stesso è valso per opzione donna, con l’introduzione di requisiti restrittivi in termini di età e condizione personale (74% di invalidità, assistenza a familiari con handicap, rischio di licenziamento, presenza di familiare).

   Il piatto forte però è stata, per il 2023, la manovra sulla rivalutazione delle pensioni, che ha rappresentato il principale fattore di discontinuità con il governo Draghi.

   Contravvenendo a norme già emanate, il governo ha tagliato la percentuale di rivalutazione delle pensioni, che ha novembre 2022 l’INPS aveva fissato al 7,3% per tenere conto della forte inflazione in corso d’anno. Le pensioni avrebbero dovuto essere rivalutate per scaglioni, garantendo l’indicizzazione piena a quelle più base e una rivalutazione proporzionale (ma difendibile) per quelle medie-alte. Invece il governo è passato ad un meccanismo per fasce, che copre al 100% solo le pensioni fino al 2.100 euro lordi al mese e all’85% quelle fino a 2.600 euro lorde al mese. Per quelle superiori a quel livello, la sua misura dell’indicizzazione è precipitata dal 57% al 32%, a seconda delle fasce, con risparmi stimati nel biennio di circa 17 miliardi di euro.

   Le risorse così risparmiate sono state spalmante, sfruttando una propaganda populista, sulle pensioni più basse, in modo da portare almeno a 600 euro al mese quelle degli ultra-75enni; la manovra però ha consentito un taglio strutturale e permanente agli assegni di pensionati più “ricchi”, che non recupereranno mai più l’inflazione ha eroso del loro potere d’acquisto.

RUOLO DELL’ITALIA

   Per capire maggiormente le politiche economiche che si sono sviluppate nel nostro paese bisogna partire dal fatto che l’Italia è in ultima analisi si presenta non solo come un paese imperialista, ma nello stesso tempo, come un imperialismo di tipo “semi-dipendente” e nel complesso “marginale”. Le radici di queste caratteristiche vanno ricercate nella formazione del capitalismo italiano e nella differenza che è intercorsa con i principali paesi europei, il Giappone e gli USA.

   In tutti questi paesi, diversamente da quanto è avvenuto in Italia, ‘accumulazione del capitale industriale è stato direttamente il motore centrale dello sviluppo economico e del relativo superamento dei rapporti di produzione semi-feudali nelle campagne. In questi paesi si è realizzata quindi un’effettiva rivoluzione borghese. In tali paesi, il ruolo dello Stato nella prima e decisiva fase di questo processo, è consistito nell’operare per garantire la cornice giuridico-istituzionale più favorevole alla riproduzione dei rapporti capitalistici. Sulla base dello sviluppo della libera concorrenza e dell’accumulazione generata da capitale industriale, si sono sviluppati quindi istituti finanziari strettamente collegati all’industria. Per tutta una fase la libera concorrenza tra le varie imprese industriali, non ostacolata da un intervento statale, ha favorito la selezione tra le imprese accelerando i processi di concentramento e centralizzazione, imprese meno produttive. In questo modo si è arrivati alla formazione di una robusta formazione economico-finanziaria fondata sulla grande e media industria e quindi alla progressiva genesi dell’imperialismo sulla base della costituzione dei classi monopoli industriali e finanziari. Conseguentemente, a partire dalla fine della Prima guerra mondiale, si è sviluppato successivamente il Capitale Monopolistico di Stato (CMS) caratterizzato dalla fusione tra i monopoli pubblici e soprattutto privati con la macchina statale. Solo la consueta identificazione estranea al marxismo, tra CMS e proprietà pubblica delle proprietà pubblica delle imprese monopoliste ha precluso sino ad oggi un’adeguata comprensione di uno dei perduranti caratteri fondamentali dei paesi imperialisti.

   L’Italia capitalistica non ha però seguito un simile percorso. Questo a causo di alcune arretratezze di fondo. Non si è infatti mai potuta sottrarre completamente ai destini dei paesi a capitalismo dipendente e solo per il rotto della cuffia è riuscita nei primi anni del Novecento a cogliere le ultime possibilità per un’entrata nell’ambito delle potenze imperialiste, questo immediatamente prima che l’imperialismo si affermasse organicamente su scala mondiale. Dopa tale informazioni infatti, l’avvenuta spartizione del mondo ha determinato ovviamente la costituzione di una formidabile “barriera all’ingresso”[6]che ha condizionato i paesi non imperialisti o alla condizione del capitale dipendente o a quella del capitalismo burocratico.

   L’Italia è entrata nell’ambito delle potenze imperialiste come ultima ruota del carro. Non come un paese organicamente subordinato all’imperialismo ma sicuramente come un paese capitalista “semi-dipendente” sul piano finanziario, nell’ottocento fortemente condizionato dal ruolo degli istituti bancari delle principali potenze capitaliste europee, da quelli della Francia dell’epoca dell’unificazione dell’Italia, proseguendo poi con quelli della Germania. Nonostante quest’ultima alla fine dell’Ottocento abbia scelta di ridimensionare la propria presenza in Italia, è rimasto il dato di fatto che per tutta una fase lo sviluppo industriale è stato trainato, oltre che dallo Stato, tramite la leva del debito pubblico, anche dalle banche tedesche che ne hanno sancito la dipendenza dall’economia tedesca e la tipica struttura produttiva funzionale a quella dei paesi capitalisti più forti.

   Con l’inizio del Novecento, nonostante l’Italia fosse entrata nell’area dei paesi imperialisti, marginalità e semi-dipendenza finanziaria si sono nuovamente ripresentate rispetto ai rapporti con la Germania. Dopo la Seconda guerra mondiale sono stati gli USA e ancorale principali potenze europee a svolgere un ruolo di sostanziale predominio. L’idea secondo cui l’uscita dall’Unione Europea libererebbe l’Italia da questa condizione di semi-dipendenza, è mistificante perché confonde la questione dei caratteri strutturali assunti dall’imperialismo nei primi anni del Novecento con la questione dell’esistenza o meno dell’Unione Europea. Anche se l’Unione Europea dovesse competente venire meno, questo non muterebbe affatto i caratteri marginali dell’imperialismo italiano. Che lo voglia o no, la borghesia italiana p oggettivamente semi-dipendente[7] dalle principali potenze economiche, in primo luogo dagli USA e dalla Germania. La rottura dell’Unione Europea si tradurrebbe non in una minore “dipendenza” ma all’opposto, in una forma più diretta e accentuata[8]. L’idea che l’imperialismo italiano possa operare in direzione del superamento dei propri caratteri strutturali ritornando alla moneta nazionale, sviluppando una politica protezionista e introducendo elementi di autarchia economica, è semplicemente la copertura degli interessi di chi in nome di tutto questo vuole, da un lato legare ancora più strettamente ancora più strettamente l’economia italiana all’economia di questa o quella potenza imperialista (come la Germania)[9], all’altro usare il nazionalismo e la manovra monetaria (svalutazione e inflazione) per fomentare fascismo e poter trasferire ampie porzioni di reddito dagli strati popolari ai vari strati borghesi.

L’ABNORME RUOLO DELLE RENDITE

   Non solo l’Italia è un paese imperialista semi-dipendente e sempre resterà tale siano a quando dominerà il capitalismo, a meno di qualche improbabile vittoria su vasta scala delle potenze occidentali in una guerra mondiale imperialista, ma è anche, un paese imperialista caratterizzato da un ruolo abnorme delle rendite.

   Quando si dice che l’Italia è arretrata economicamente e quando conseguentemente si sottolinea anche sotto questo profilo la sua specificità rispetto ai principali paesi imperialisti europei, si dovrebbe proseguire di conseguenza andandone a individuare le cause di fondo. Fenomenicamente si tratta di una ben nota situazione che rimanda ad aspetti come la polverizzazione della struttura produttiva, la debolezza della media e grande impresa, i bassi salari, l’elevata precarizzazione e l’elevatissimo tasso di disoccupazione, i bassi tasi di investimento nella ricerca, la persistenza della questione meridionale e delle isole, la struttura particolarmente iniqua della tassazione, lo stato disastroso della sanità e degli altri servizi pubblici, l’abnorme corruzione e lo strapotere delle mafie e della grande criminalità, l’anomalia della presenza interno dello Stato del Vaticano, le servitù militari, i rilevanti nessi strutturali tra organizzazioni fasciste, apparati repressivi e servizi segreti, NATO e imperialismo USA ecc.  

   Si può sostenere, che uno dei motivi dell’economia italiana è indissolubilmente connessa all’abnorme ruolo giocato dalle rendite parassitarie. In Italia la questione delle rendite non trova, a differenza dei principali paesi europei, la sua origine primaria nella trasformazione del capitale industriale in capitale finanziario, ma invece nella trasformazione di un sistema economico, sociale e politico caratterizzato da un paesaggio agrario semi-feudale predominante in aree significative del paese, soprattutto del Meridione, almeno negli anni Cinquanta.

   Il sistema delle rendite semi-feudali a partire dai primi anni del Novecento si è lentamente trasformato in quello delle rendite urbane e di altre tipologie di rendite speculative e parassitarie (incremento dell’intermediazione commerciale, laute sovvenzioni pubbliche alle imprese operanti nel settore delle bonifiche e della costruzione delle opere pubbliche, aumento della burocrazia statale e impiegatizia, espansione della corruzione politica, finanziamenti agli istituti e agli enti religiosi, ecc.), con la conseguenza di fondo che parte dei capitali accumulati dagli istituti finanziari monopolistici italiani non ha mai assunto un effettivo carattere industriale-finanziario (a differenza quindi dei monopoli industriali-finanziari caratteristici dei principali paesi imperialisti dell’inizio Novecento e direttamente considerati da Lenin nella sua opera L’imperialismo fase suprema del capitalismo).

   Insieme a queste tipologie di rendite vanno considerate anche le rendite finanziarie di tipo più moderno, legate cioè all’ascesa dell’imperialismo, quelle derivanti dagli impieghi della spesa pubblica per il foraggiamento e per il sostentamento della società civile e della macchina statale burocratico-militare (società politica) e quelle relative ai contributi e ai finanziamenti all’industria e ad altri settori imprenditoriali.

   Qui si può accennare anche all’importante tesi di Gramsci secondo cui, quanto più una società è espressione di una formazione storica e sociale complessa, sofferta e tortuosa, tanto più risulta caratterizzata da una pesante stratificazione sovrastrutturale. A maggior ragione quindi una società di questo tipo, lo sviluppo del capitalismo è gravato dal peso di sopravvivenze e residui del passato che continuano a persistere nel tempo nella società civile e nell’apparato burocratico della società. Questa tesi di Gramsci è rilevante perché connette la questione della formazione storica, politica e ideologica della società civile e dello Stato a quella dell’estensione delle “rendite parassitarie” derivanti dalla spesa pubblica[10].

PERCHE’ IN ITALIA LE CONTRADDIZIONI SONO PIU’ ACUTE?

   Questi aspetti di fondo, ossia la semi-dipendenza sul piano finanziario e il ruolo abnorme delle rendite agrarie e urbane, hanno fatto sì che l’Italia, a differenza dei principali paesi imperialisti occidentali, si sia sviluppata tardivamente dal punto di vista economico e statale e che tale sviluppo si avvenuto usando, come classicamente sono costretti a fare i paesi dipendenti e quelli a capitalismo burocratico, la leva dello Stato per incentivare o favorire lo sviluppo dell’industria. In questo modo si è sviluppato e affermato quel complesso di caratteristiche del capitalismo e dello Stato che sono diventate tratti irreversibili che non solo emergono sempre con particolare evidenza nelle principali crisi economiche, politiche, sociali e sanitarie, ma che soprattutto contribuiscono a caratterizzarle con maggiore dirompenza.

   La semi-dipendenza dall’imperialismo estero il ruolo abnorme delle rendite di tipi agrario e, collegate a queste, di tipo urbani e speculativo, il rilevante ruolo degli istituti finanziari disinteressati o persino ostili allo sviluppo industria industriale, in particolare a quello della media e della grande industria, il costituirsi dello Stato come attore primario dello sviluppo tramite il finanziamento con denaro pubblico dello sviluppo industriale e dei monopoli finanziari a esso connessi, tutto ciò ha comportato quanto segue:

  1. Lo sviluppo industriale è avvenuto sulla base di un immane impoverimento delle masse contadine, in particolare del Meridione e delle Isole[11], e sulla base di uno sfruttamento selvaggio della classe operaia spesso orientato più all’estorsione del plusvalore assoluto e all’abbassamento del valore della forza lavoro piuttosto che come nei principali europei, all’estorsione del plusvalore relativo;
  2. Il ruolo determinante dello Stato come strumento privilegiato pe r lo sviluppo e per il salvataggio delle imprese, oltre a favorire la formazione di una struttura produttiva più orientata in senso tradizionale e meno stimolata all’investimento nei settori tecnologicamente più avanzati e decisivi, ha anche favorito la formazione di un capitalismo industriale dai tratti parassitari in cui i profitti proveniente dallo sfruttamento dei lavoratori salariati si uniscono alle “rendite” provenienti da contributi e dai finanziamenti pubblici;
  3. I tratti parassitari del sistema industriale italiano non solo hanno determinato una scarsa propensione alla competizione con il complesso delle rendite di tipo classico, ma hanno anche prodotto un tipo di capitalismo cointeressato a costituire con esse un blocco dominante unitario. Caratteristiche di fondo che esclude la possibilità di significative divisioni della classe dominante e che evidenzia la natura illusoria e riformista nell’ambito della cosiddetta sinistra “radicale” e di quella “rivoluzionaria”, di tutte le impostazioni e le linee politiche che mirerebbero a sviluppare le contraddizioni politiche all’interno di tale blocco;
  4. Le diverse tipologie di rendite in Italia oltre a contribuire, come le classiche tipologie di rendite presenti anche negli altri paesi imperialisti, ad abbassare la produttività del lavoro e a ridurre il capitale a disposizione per gli investimenti produttivi, operano con particolare intensità come insaziabili consumatrici di denaro pubblico e quindi con una relativa formidabile comprensione della spesa per la sanità, la scuola, le pensioni ecc.;
  5. Come nei paesi dipendenti e in quelli a capitalismo burocratico anche in Itali le privatizzazioni, proprio come le statizzazioni ossia i salvataggi di imprese e banche, non sono affatto funzionali all’espansione capitalistica, come invece dalle teorie no-global ed eco-socialiste. Sono viceversa sostanzialmente funzionali alle rendite parassitarie dalla spesa pubblica, che vanno così a confondersi direttamente con il finanziamento delle diverse istituzioni, dei differenti apparati e dei vari organismi dello Stato;
  6. Nell’accentuarsi della crisi generale del capitalismo la pressione delle diverse tipologie di rendite aumenta. Tutto questo è non solo la base principale del carattere classista dei servizi sociali pubblici, ma è anche la spiegazione del perché, in particolare in Italia, tale servizi siano caratterizzati da un’acuta crisi endemia. Il blocco dominante, in paesi come il nostro e in forme diverse nei paesi a capitalismo dipendente e a capitalismo burocratico, non può risolvere tale crisi senza intraprendere una reale politica di modernizzazione industriale e di accrescimento delle economie di scala[12], accompagnata da una radicale comprensione di tutte le tipologie di rendita. Si tratta ovviamente di una missione impossibile che peraltro nessuno si sognerebbe realmente intraprendere, tantomeno l’imprenditoria legata all’industria, in primo luogo perché tale eventualità farebbe implodere il blocco dominante spalancando le porte a una rivoluzione proletaria;
  7. Il ruolo giocato dalla spesa pubblica indirizzata alla promozione delle rendite e alla riproduzione del sistema Capitalismo Monopolistico di Stato ha determinato una struttura di tassazione particolarmente iniqua con un carico fiscale che non trova riscontro nei principali paesi europei, incentrato oltre che sulla tassazione dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei micro-imprenditori dei vari settori (agrario-pastorale, piccolo commercio e ristorazione, piccole imprese di tipo artigianale, turismo ecc.) che sull’abnorme tassazione dei consumi. Anche in quest’ultimo caso quindi gravante sulla classe operaia, sulle masse popolari e sugli strati intermedi della piccola borghesia;
  8. L’intervento dello Stato non si è militato alla riproduzione dell’apparato burocratico-militare o alla promozione delle attività industriali, ma si è esteso in generale sia al sostegno alle diverse attività imprenditoriali (escludendo solo quelle attivate dai settori bassi e intermedi della piccola e intermedi della piccola borghesia), sia al foraggiamento di una vasta società civile e quindi di un’ampia piccola borghesia privilegiata contraddistinta da funzioni organizzative e attività tipo intellettuale, fomentando ovunque parassitismo, corruzione politica, ideologia e sociale, concorrenza e competizione per l’ottenimento e il miglioramento delle posizioni e degli spazi di potere, e determinando la formazione di una caratteristica classe intellettuale la cui ala sinistra mira a egemonizzare le lotte dei movimenti sindacali (compresi quelli si definiscono “alternativi”;
  9. La struttura della produzione e della distribuzione si è quindi caratterizzata:
  10. Per avere una moltitudine di piccole e piccolissime imprese mediamente arretrate, incentrate nei settori tradizionali, poco elastiche rispetto alle innovazioni, incentrate nei settori tradizionali, poco elastiche rispetto alle innovazioni, disinteressate alla ricerca scientifica, sistematicamente impegnate, anche perché a volte costrette da logiche di pura sopravvivenza, a comprimere i salari e i diritti residui dei lavoratori e quasi mai ottemperati alle poche e insufficienti norme di salvaguardia della loro salute e sicurezza;
  11. Per un gruppo ristretto di medie industrie prive di una reale possibilità di competere con le principali imprese europee sulla base di adeguate immissioni di tecnologia e ricerca;
  12. Per un gruppo ancora più ristretto di grandi imprese caraterizzate da un’intrinseca fragilità produttiva, che in forme diverse vengono largamente foraggiato dallo Stato e che sono frequentemente soggette, in particolari fasi di profonde crisi economiche, allo smantellamento al servizio delle rendite, ad acquisizioni da parte di imprese estere e a processi di ristrutturazione che assumono la forma giuridica della privatizzazione o viceversa della ripubblicozzazione, sempre occasioni per altro per rimpinguamenti parassitari.

  L’Italia tende così a coniugare pessime condizioni di vita e di lavoro, bassi livelli di qualità della vita, sevizi sociali scadenti o parzialmente inesistenti, con una classe politica e intellettuale sempre arrogante e prepotente, caratterizzata da un pragmatismo senza principi. Tutto questo nel quadro di una situazione di crisi perdurante che logora velocemente le varie forze politiche di potere, spingendo i centri dirigenti del Capitalismo Monopolistico di Stato a operare continui rafforzamenti degli esecutivi e continui limitazioni di libertà e diritti, con una pesante comprensione politica e ideologica della vita e dell’attività delle larghe masse e con continui sconfinamenti in dinamiche di ibridazione fascista dello Stato “neoliberale” corporativo.


[1] In apparenza appunto se non si tiene conto la notizia che Giorgia Meloni dal febbraio 2021 è membro dell’Aspen Institute, un think tank internazionale con sede a Washington D.C., di cui fanno parte numerosi finanzieri, uomini d’affari e politici.  https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgia_Meloni#:~:text=Dal%20febbraio%202021%20%C3%A8%20membro,uomini%20d’affari%20e%20politici.

https://formiche.net/2021/02/meloni-lamericana-se-la-leader-di-fdi-entra-nellaspen-institute

[2] Tutto comincia il 30 novembre del 2016 quando l’Opec decide di tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno, a partire dal primo gennaio del 2017. L’obiettivo dei paesi produttori è risollevare le quotazioni che all’inizio del 2016 erano precipitate sotto i 30 dollari al barile a causa dell’eccesso di offerta sul mercato. Per la prima volta ai tagli si uniscono anche altri paesi esterni al cartello, in primis la Russia.

   Questo fatto sancisce di fatto la nascita dell’Open plus perché agli 1,2 milioni di barili Opec vanno aggiunti altri 600 mila (300 mila in capo alla Russia) le aziende che portano i tagli totali a 1,8 milioni. Quello di novembre 2016 rappresenta il primo taglio della produzione effettuato dal cartello dal 2008.

[3] Il reddito dominicale (indica quella parte di reddito relativa alla proprietà dei beni e non al concreto esercizio dell’attività agricola. https://it.wikipedia.org/wiki/Reddito_dominicale

[4] I NEET sono giovani che non studiano, non hanno un lavoro e non sono impegnati in percorsi formativi.  https://www.lenius.it/giovani-neet/

[5] Il fringe benefit rappresenta una forma di remunerazione aggiuntiva, che va oltre il salario base. Si tratta di vantaggi non monetari offerti ai dipendenti, mirati a migliorare la loro qualità di vita lavorativa e possono includere assicurazioni sanitariepiani pensionisticiassegni familiariauto aziendali e molte altre agevolazioni. L’obiettivo principale è migliorare la soddisfazione e la motivazione dei dipendenti, oltre a consolidare l’immagine positiva dell’azienda.   https://dcommerce.it/gestione-aziendale/fringe-benefit/

[6] Che solo paesi come la Russia e la Cina hanno potuto oltrepassare.

[7] Rientra nella natura di un imperialismo semi-dipendente il fatto di far sempre pagare i costi supplementari alle masse popolari del “proprio” paese.

[8] Da questo punto di vista, paradossalmente, i più sfegatati sovranisti e nazionalisti sono anche le forze politiche più “antinazionali”. Nell’acuirsi della crisi generale del capitalismo che accentua il carattere semi-dipendente dell’imperialismo italiano, è ovvi che, come riflesso di questa situazione e dei relativi interessi strategici del CMS, tali forze si candidino a diventare compiutamente una nuova classe politica di governo a danno degli interessi della maggioranza della popolazione italiana. L’esperienza della Lega e di Forza Italia è emblematica.

[9] Basta a tale proposito una semplice considerazione dei rapporti reali per vedere come moltissime imprese del nord e del Nord-Est, per altro oggi vicine alle posizioni politiche della Lega, operino in stretto legame con imprese tedesche e mirino a rafforzare tale legame che pure le vede sostanzialmente dipendenti. Rientra in questo quadro l’enfasi con cui sta lavorando all’Euregio ’ (accordo transfrontaliero tra lo Stato federato austriaco del Tirolo e le due province autonome italiane del Trentino e dell’Alto Adige) come progetto ponte con la Germania. 

[10] In questo quadro Gramsci sottolinea anche, come aspetti della questione Vaticano e della questione meridionale, il ruolo accaparratore diretto o indiretto di rendite pubbliche da parte del apparato ecclesiastico.

[11] Costringendo nel giro di poco più di un secolo quasi cinquanta milioni di cittadini italiani a emigrare all’estero.

[12] La locuzione economie di scala è usata in economia per indicare la relazione esistente tra aumento della scala di produzione e diminuzione del costo unitario del prodotto. Il costo unitario è dato dal costo totale diviso per la quantità prodotta e corrisponde al costo medio. https://it.wikipedia.org/wiki/Economie_di_scala

LA PARAPISCOLOGIA E I SUOI USI

•marzo 4, 2024 • 1 commento

PRELUDIO ALLA PARAPISCOLOGIA

L’ANTICHITA’

   La nascita della parapsicologia, i suoi albori storici, le sue premesse e le sue origini possono essere rintracciate ed identificate con l’aurora della storia dell’umanità. Perciò chiunque voglia solo rendere conto, anche senza troppi approfondimenti, di ciò che sia stata la nascita delle idee e delle vedute moderne della parapsicologia, deve risalire nel tempo, e talora molto indietro.

   Molte delle teorie e delle ipotesi esplicative che sono considerate moderne, o per lo meno molto vicine alle vedute attuali, hanno in realtà origini estremamente remote nel passato e se ne possono ritrovare chiare e inequivocabili tracce, solo che si apra una qualsiasi opera storica o un qualsiasi testo religioso che si riferisca ad antichi popoli e ad antiche credenze.

   Allo stesso modo in cui si suole dire che la chimica abbia avuto come matrice e primo motore l’antica alchimia o la moderna astronomia abbia avuto come origine l’antica astrologia, così è lecito per gli studiosi di parapsicologia affermare che la scienza in cui essi dedicano abbia avuto come inequivocabile punto di partenza tutto quel complesso di pratiche, di credenze, di istanze profonde, di esigenze, di naturali e ancestrali desideri umani, che ha dato origine alla magia, alla stregoneria, all’occultismo e che è patrimonio comune dell’umanità sotto tutti cieli, sotto tutte le     latitudini, sistema di credenze religiose ed in ogni contesto sociale.

LA BIBBIA

   Gli elementi storici che fanno pensare ad una sorta di rudimentale forma di parapsicologia possono trovarsi già nella preistoria narrata nella Bibbia. A tutti è ben noto che il Vecchio Testamento è infatti un libro di enorme valore storico, nel quale è possibile trovare un complesso di fatti che, con ragione, possono essere interpretati con un valore parapsicologico.

   È noto che Saul (1040-1000 a.C.) – che aveva proibito nel suo reame ogni pratica di tipo evocatorio o divinatorio (oggi si direbbe spiritismo) – impaurito dalla potenza dell’armata filistea, che avrebbe dovuto inevitabilmente affrontare in campo aperto, aveva conforto e rassicurazione nell’interpretazione dei sogni o nelle ispirazioni; rimasto deluso, sempre più incerto ed atterrito circa il futuro, non trovò altra alternativa che rivolgersi a qualcuno che avesse in sé “lo spirito di Pitone” (cioè l’arte della divinazione) che potesse metterlo in comunicazione con qualche “grande spirito” che gli potesse dare consiglio e magari gli predicesse l’esito della prossima battaglia. Consigliato di rivolgersi ad una donna che risiedeva ad Endor che era dotata di tali poteri, egli vi si recò sotto false spoglie perché nessun altro lo riconoscesse. Alle tergiversazioni della donna (sensitiva o medium come oggi si chiamerebbe), che temeva di incorrere nei fulmini terribili della legge, Saul, dopo averla tranquillizzata sulla propria discrezione ed averle garantito l’impunità, le chiese di voler parlare con lo spirito del vecchio grande Samuele. Lo spirito apparve, nelle sembianze di un vecchio avvolto in un ampio mantello ed apostrofò violentemente il re per averlo distolto dal suo riposo e dalla sua tranquillità. Alle giustificazioni ed alle pressanti richieste di Saul che gli faceva presente la sua incertezza ed il suo timore per la prova cui stava preparandosi – l’infausta battaglia di Gilboath – lo spirito rispose predicendogli: “Domani tu ed i tuoi figli sarete con me”, il che si verificò puntualmente il giorno successivo (RE – I – cap. XV).

I POPOLI DELLA MESOPOTANIA

   Nelle sue StorieErodoto informa che i popoli che abitarono in epoche varie della protostoria il “paese dei fiumi” (la Mesopotamia) e cioè i Sumeri, gli Accadi, i Caldei ed i Babilonesi avevano tutti nel loro sistema religioso la credenza della sopravvivenza dell’anima alla morte corporale ed erano sicuri dell’esistenza di una vita futura.

   Per essi l’anima – chiamata edimmu (in particolare da Caldei e Accadi) abitava una particolare regione inferiore della terra, detta Kigallu. Le edimmu che erano felice, erano propizie per i viventi, mentre quelle insoddisfatte o quelle i cui corpi erano stati privati della sepoltura vagavano sulla terra, per cui si pensava che la fossero la causa di ogni sciagura umana.

  La terra dei Caldei era considerata nell’antichità come la patria della facoltà divinatoria, tanto che Erodoto, riferendosi ai Caldei li chiamava “razza di maghi indovini”. Presso quel popolo vi era una casta di sacerdoti ufficiali, riconosciuta dallo Stato, cui era assegnato il compito preciso di dare presagi ed alla quale si contrapponeva un numeroso stuolo di maghi e streghe di tipo non riconosciuto e che si servivano di pratiche o rituali vari (formule di scongiuro, bacchette divinatorie, circoli magici, acqua, fuoco, saliva danze rituali, musica). Scopo di tali pratiche era quello di ingraziarsi l’azione delle anime o di impedire l’azione malefica delle stesse o degli spiriti o dei demoni (che essi chiamavano con nomi vari, quali lamasthu, lilù, lilitù o ardat lilitù) o infine degli spettri (che venivano denominati uruku).

   Tutte queste pratiche vengono esattamente descritte in un testo in scrittura cuneiforme, ritrovato negli scavi di Ninive e, attraverso altre fonti, si conoscono anche descrizioni di rituali ufficiali solenni, il cui nome era tapsirtu. Un mitico re dei Caldei, di nome Emmenduramma, vissuto in tempi remotissimi, sarebbe stata addirittura considerato il creatore ed il fondatore dell’arte divinatoria; i suoi successori continuarono a praticarla ed a favorirla, creando delle scuole sacerdotali da cui uscivano gli uomini che avrebbero poi costituito la casta dei sacerdoti-indovini ufficiali, a cui tutti si rivolgevano e che esprimeva dal suo seno i suoi bravi “specialisti” od “esperti” che ricevevano vari nomi. Tra loro vi erano gli asipu (esorcisti), i mahhu (profeti), i baru (veggenti), mentre le sacerdotesse profetesse erano le entu e quelle soltanto veggenti erano le natifu.

   Tutti costoro quando esercitavano la loro attività si ponevano in particolari stati psicofisici, attraverso, preghiere, digiuni, suffimigi, danze rituali ecc., tali da favorire la loro attività di divinazione. Molto usata tra i Caldei era anche l’oniromanzia, cioè la predizione attraverso l’analisi dei sogni, come viene attestato dall’interpretazione fatta dei sogni del re Assurbanipal, a cui venne predetta la vittoria, e del re Nabucodonosor, al quale il profeta Daniela, meglio dei profeti locali, predisse la rovina, interpretando le famose parole “Mane, thekel, phares”, viste nel sogno, e che significavano “sei stato pensato”, sei stato giudicato mancante (cioè ingiusto”, quindi morrai).

   Tutte le capacità in possesso dei sacerdoti derivavano loro, secondo le opinioni del tempo, da un dio che era Ea, o Marduk, o altri, a seconda del popolo; i sacerdoti non erano che gli intermediari o gli strumenti di emanazione (medium, dunque), attraverso speciali capacità, innate ed affinate con l’esercizio che permettevano loro di leggere i sogni che gli dei mandavano, per predire l’avvenire.

   In tal modo, dalle fonti storiche si hanno precise informazioni sui metodi divinatori di quei popoli; tali metodi risalgono a 3000-2500 anni prima di Cristo e, oltre alla citata “oniromanzia”, sono:

  • L’esame degli intestini degli animi sacrificanti o aruspicina (cani, mufloni, volpi, montoni, cavalli, asini, asini, buoi, leoni, orsi, pecore, pesci, serpenti); l’esame del fegato, o “epatoscopia”, e soprattutto l’esame del cuore; dal colore, dall’aspetto, dal peso, dal contenuto di tali organi venivano tratti presagi, che venivano poi registrati in appositi libri profetici);
  • L’esame del comportamento di certi animali, quali i serpenti (“ofiomanzia”), gli uccelli (“ornitomanzia”), dei quali ultimi si osservava il volo, lo stridio, oppure le interiora dopo averli uccisi; i tori, i cani, gli scorpioni, i pesci, per tutti i quali se ne studiava il comportamento, l’aspetto, il colore del pelo, la forma delle orecchie, delle corna;
  • L’esame del comportamento di gocce d’olio fate cadere in acqua (“lecamomazia”); presagi vari si traevano dalla forma che assumevano dette gocce, dalla distanza alla quale esse si arrestavano dalla superfice dell’acqua o dal fondo del recipiente, dalla eventuale frammentazione delle gocce stesse.
  • L’esame dell’acqua contenuta in speciali catini o bacili (“idromanzia”): l’acqua sottoposta a speciali pratiche rituali acquistava per i sacerdoti alcune proprietà, come particolari suoni emananti dal liquido. Secondo lo scrittore bizantino Psellus, alcuni sacerdoti avevano appunto il potere di ascoltare quei suoni per trarne presagi adeguati.
  • L’esame di particolari pietre preziose, quali i diamanti: se ne studiava il tipo di rifrazione e la direzione della rifrazione della luce;
  • La valutazione di particolari modi di stormire delle foglie di ceti alberi, come le palme e le querce (“fillomanzia”);
  • Lo studio della nascita dei bambini (se “normali” od “anormali”, con mostruosità o difetti); di quella dei pulcini, dei cavalli e di altri animali.

   I Caldei furono anche dei grandi astrologi e per tale ragione gran parte delle loro pratiche magico-divinatorie si ispiravano all’osservazione degli astri che, a seconda del tipo di influenza sull’umanità, erano divisi in tre gruppi:

  • Astri benefici, come Giove e Venere, rispettivamente chiamati anche Grande e Piccola Fortuna,
  • Astri malefici, quali Saturno e Marte, rispettivamente chiamati Grandi e Piccola Sventura;
  • Astri ambigui, quali il Sole, la Luna e Mercurio, che erano buoni o cattivi a seconda dei casi e delle combinazioni fra loro e con altri astri.

   In base ai loro studi, i Caldei elaborano apposite tavole astrologiche, dalle quali –  primi nella storia – trassero la pratica dell’oroscopo, inventata da loro e di cui si conservano i più antichi “temi astrologici”, tra cui notevole quello di Sargon il vecchio, grande re degli Accadi, che fu chiamato anche On-Sarrukin.

   Molto diffuso in Caldea era anche l’uso di esorcismi attraverso talismani, amuleti e formule di scongiuro per difendersi dagli spiriti maligni, le cosiddette pratiche “apotropaiche” (dal greco apotrepo, allontanare) quindi pratiche per scacciare il maligno, rappresentato da demoni cattivi come Uruq, che era il re degli spiriti maligni o anche dai pazzi, oppure da malattie incurabili o deturpanti. I talismani erano in primo luogo certe speciali pietre, ma anche delle schiacciate di argilla su cui veniva incise formule di scongiuro o, infine ì, recipienti contenuti acqua del Tigri, che per quei popoli era ciò che il Nilo era per gli Egizi, il fiume sacro, il padre di tutto, dio Tigri.

   Analoghe pratiche erano usate anche dagli altri popoli che abilitarono la Mesopotamia, come i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi, i Medi. Oltre al merito di aver in certo senso inventato tutto questo rituale, a tali popoli va anche il merito di averlo diffuso in tutto il mondo allora conosciuto. I Greci lo appresero dai Persiani che a loro volta l’avevano appreso dai Medi, invasori della Mesopotamia; i Romani lo impararono dai Greci; gli Ebrei e gli Arabi lo ricevettero dagli Assiri, dai furono a lungo dominanti. Attraverso tale tradizione il patrimonio della “fertile mezzaluna” (la regione che va dall’Egitto alla Mesopotamia) divenne patrimonio comune del mondo antico e poi di quello moderno.

L’EGITTO

   La terra del Nilo, come quella “dei due fiumi” – che sono poi i corni estremi della “fertile mezzaluna” citata poco fa – fu l’altra culla della scienza dell’aldilà, e dei rapporti fra cielo e terra. In antico ci si rivolgeva all’Egitto soprattutto “per sapere” e “per saper vedere ed interpretare”.

   Nel Talmud, a proposito di Gesù Cristo, è detto che egli era stato iniziato ai misteri in Egitto in quanto con tale espressione si poteva comprendere e spiegare come egli fosse di capace di guarire i malati e risuscitare i morti. L’Egitto è sempre stato considerato la terra del mistero e della sapienza;[1] il suo fascino è stato tramandato fino ai tempi moderni, tanto che alchimisti ed occultisti del XVIII secolo, some il conte di Saint- Germain o come Cagliostro si dichiaravano “figli d’Egitto” perché ne conoscevano i segreti. Del resto, anche Mosè soggiornò a lungo in Egitto ed apprese colà tutto il suo sapere, anche quello ermetico ed occulto. Maghi ed indovini popolarono quella terra e da essa si dipartirono per insegnare al mondo i suoi segreti.

   Tutta la religione egizia è un esempio di occulta magia che si collegava alla credenza negli spiriti; religione e magia in quella parte del mondo erano talmente fuse e coesistenti, da non essere possibile scinderle; il ricorso al soprannaturale era continua era continuo, totale e sia nell’una che nell’altre la ritualità era una parte preponderante se non essenziale. I riti e le cerimonie in onore di Iside, di Serapide, di Osiride e tutte le altre forme di culti furono anche denominate “misteri” ed avevano perciò carattere iniziatico segreto.

    La religiosità Egiziana si compendiava prevalentemente nel culto dei morti e dell’aldilà, nel culto dei giusti. Il Libro dei Morti, scoperto da Champollion (il decifratore dei geroglifici egiziani attraverso la “stele di Rosetta”) e tradotto da Richard Lepsius, fornisce una descrizione completa di quel complesso di culti, di preghiere, di formule di scongiuri, ed evocazione, di procedure cerimoniali e funerarie: da esso si desume come le anime dei morti, secondo la concezione egizia, sopravvivessero ai corpi e fossero capaci di far ritorno sulla terra, talora anche sotto di spiriti cattivi o dannosi. Era uso rivolgersi ad esse chiedendo consigli, ispirazioni, sogni o visioni premonitorie o comunque qualsiasi forma di aiuto soprannaturale. Anche in Egitto era in grande onore l’astrologia, come in Mesopotamia, e si conoscono all’uopo vari trattati attraverso il ritrovamento e la traduzione di appositi di appositi papiri.

   I sogni costituivano per gli Egizi una fonte importante per l’interpretazione e la divinazione: esistevano sacerdoti ed anche particolari studiosi molto versati nella valutazione dei sogni, sia a fini divinatori (oniromanzia), sia a fini solamente interpretativi generici (oniromanzia od onirocritica).

   La casta sacerdotale era veramente uno stato nello stato: nella terra del Nilo: l’intera vita del Egitto era controllata da quella potentissima oligarchia che faceva presagi, interpretava i sogni, presiedeva e celebrava le cerimonie di ogni genere, diagnosticava le malattie e le guariva, con metodi “magnetici” o, in senso molto lato “psicoterapici”; inoltre aveva un predominio quasi assoluto sulla maggioranza degli atti del governo. I componenti di quella formidabile élite vivevano in maniera quasi regale: si formavano attraverso un duro apprendistato ed un intenso studio nella cosiddetta “Casa della Vita” nella quale veniva loro rivelata e fatta assimilare la “scienza segreta magica”.

   Una delle credenze metafisiche più interessanti e più propriamente egiziana è quella che è chiamata “del Ba e Ka”. Essa costituisce la base della spiritualità egizia: l’anima per gli Egizi era chiamata Ba ed alla morte del corte essa si staccava dalla spoglia mortale, raggiungendo l’aldilà per aggregarsi allo stuolo delle anime, ciascuna votata ad un suo particolare dio. Nella tomba ove il cadavere era deposto, fra suppellettili e amuleti vari, si considerava che, oltre alla spoglia materiale, dimorasse e “vivesse” magicamente un “qualche cosa” che costituiva una specie “doppio” del corpo, non più materiale, ma fluidIco, energetico e semispirituale. Esso veniva costituite una specie di “negativo” che sopravviveva alla materia e che era capace in qualche modo di distaccarsene e ricongiungersi anche alle anime. Si aveva un rand rispetto per tale elemento, insieme immateriale ed energetico. Che era sommamente venerabile, da onorare, rispetto e da ingraziarsi e soprattutto da non irritare in alcun modo, per evitare eventuali ritorsioni, se non addirittura la perdizione completa e l’annientamento della personalità del defunto.

   Un simile concetto ternario verrò adottato quasi tal quale, parecchi secoli dopo ed in epoche molto vicine alle presenti dal signor Hippolyte Léon Dénizard-Rivail, alias Allan Kardec. Costui, per sostenere la sua teoria spiritica, postulerà che tra corpo materiale ed animale. Dovrà esistere un intermediario fluidico o “perispiritico” che, dapprima legato all’anima, se ne distacca ma continua ad esistere, fungendo da tramite tra il mondo degli spiriti e quello dei viventi, prendendo contatto con l’analogo “perispiritico” di persone dotate dalla possibilità di comunicare. In tal modo il “perispirito” di Kardec sembra non essere altro che la riedizione moderna, riveduta ed adattata ai tempi, dell’antichissimo concetto dell’egizio Ka.

   Anche in Egitto esisteva il collegio dei profeti e dei veggenti, nonché una serie di oracoli, di cui i più rinomati furono considerati quello di Amon-Rà (il Sole) e quello di Heliopolis, i quali però non raggiunsero mai la rinomanza e la popolarità di quelli dell’antica Grecia, che però da essi direttamente derivarono.

   La credenza nel malocchio era profondamente radicata anche nel paese delle Piramidi; si credeva nelle influenze malefiche e ci si serviva di talismani e di amuleti, nonché di relativi scongiuri più o meno cerimoniali; si praticava anche la “magia nera” e l’affatturamento, malgrado le proibizioni della legge. C’era persino un calendario con giorni fasti e nefasti e addirittura con parti faste e nefaste dei singoli e nefasti (ogni giorno era diviso in tre parti). Durante i giorni o le parti del giorno nefaste che erano determinate anch’esse dalla casta sacerdotale, non si intraprendeva né si portava a termine alcunché di importante.  

   Altro fenomeno da qualche studioso ritenuto di natura medianica, mentre la maggioranza lo reputa invece frutto di banale illusionismo, è quello delle cosiddette “statue parlanti”, o “gesticolanti”, che predicevano l’avvenire, che consigliavano, approvavano l’operato di coloro che le consultavano.

GLI EBREI

   Sebbene meno importante ed originale dei precedenti popoli in campo magico ed astrologico, quello degli Ebrei – dalla religione così diversa dagli altri popoli, con il suo assoluto monoteismo e la sua gelosa teocrazia – coltivò in sommo grado i doni profetici per mezzo delle varie attività “mantiche” (dal greco manteia, predizione, profezia), quali l’oniromanzia e l’onirocrizia, con corpi di specialisti ufficialmente inquadrati dallo stato. Attraverso i sogni, secondo gli Ebrei, era Jahvé che si manifestava per illuminare gli uomini. Anche l’ornitomanzia era attivamente praticata.

   Ciò che soprattutto distingue questo popolo dagli altri è la diffusione che aveva in esso la profezia sotto forma di ispirazione divina, la quale si concentrava essenzialmente in alcune grandi figure di uomini illuminati, i Profeti, i cui nomi sono arcinoti attraverso la Bibbia: Elia, Eliseo, Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele tra i maggiori, una pleiade numerosa di altri tra i minori.

    Carattere peculiare della profezia ebraica era quello di non possedere degli apparati rituali, né un vero formalismo cerimoniale di tipo magico: i profeti erano uomini austeri, venerabili ed autorevoli, per bocca dei quali il dio si compiaceva di parlare, facendo conoscere il suo volere. La profezia era dunque sacra e libera perché veniva per volere dell’unico, supremo dio. Siffatti uomini mostravano di avere, oltre a doti di ispirazione divina, anche altre doti di vera e propria percezione extrasensoriale (chiaroveggenza, chiaroudienza, precognizione, telepatia); i più dotati di questi speciali attributi sembra siano stati Eliseo (poté ascoltare a distanza i discorsi del re di Siria, svelando i piani del nemico e facendoli sapere al re di Israele) ed Ezechiele, il quale aveva visioni di avvenimenti anche ad enorme distanza. Le visioni e le ispirazioni di tali uomini avvenivano sia stato normale che in stati di coscienza variamente alterati (estasi, sonno, stati di dormiveglia o al suono di musiche o canti, al momento di risveglio, ecc.).

   L’astrologia fu tramandata agli Ebrei attraverso i Caldei e fu praticata attivamente, mentre la magia (sia la “bianca” ovvero benefica e divinatoria, sia “nera”, cioè malefica ed evocatoria dei defunti), la stregoneria e la negromanzia erano severamente vietate e punite persino con la morte (ecco quella tal paura dalla quale fu assalita la pitonessa di Endor quando fu interpellata da Saul che ella non aveva riconosciuto nel suo consultante).

   Come gli Egiziani, gli Ebrei ammettevano la natura ternaria dell’uomo (corpo materiale; perispirito, spirito).

   Oltre alla creazione della prima religione monoteistica e della prima nazione teocratica, l’umanità deve agli Ebrei anche un altro contribuito di profonda sapienza occulta e divinatoria: il libro della Qabbalah, volgarmente “Cabala”, che significa “tradizione ricevuta” e che dimostrò al mondo quale fosse la profondità, l’originalità e la perfezione dell’arte divinatoria, basata sulla “aritmomanzia” (divinazione attraverso i numeri e lettere), detta anche “numerologia”. Trasmessa oralmente i secoli e scritta per i posteri soltanto nel medioevo, tale scienza o tradizione custodiva le chiavi delle Sacre Scritture, non però di quello era scritto in lettere o parole, ma di quello che invece si celava “sotto il velame delle versi strani” (per dirla alla maniera di Dante). Per i cabalisti, cioè, era molto più importante trascurare “il vestito e la lettera” e ricercare invece “il corpo e l’anima”, cioè lo spirito delle -scritture; tutto ciò era possibile attraverso sistemi numerici e varie combinazioni – note solo agli italiani – fondate sulle lettere e i numeri dei versetti.

LA GRECIA

   La culla delle mitologia, della legenda, dell’arte e della libertà derivò tutto ciò che sapeva di magia e di occultismo dall’Oriente e dall’Egitto; su tutto ciò furono però gli autori greci a redigere i documenti più attendibili, completi e perfetti, in grazia proprio di quella precisione, di quella chiarezza e di quello spirito critico e di osservazione che in Greci ha albergato da sempre.

   La Grecia fu invasa dalle armate persiane: le sue colonie in Asia minore lo furono anche da Medi, Lidi e Frigi; tutto ciò portò a contatto molto presto il popolo ellenico con i popoli orientali. È così che maghi, indovini, occultisti e sapienti orientali invasero lentamente il paese, fino a fare assimilare dalla stessa mitologia greca gli dei dell’Oriente (Iside accanto ad Atena); anche gli oracoli ed i culti delfici pare che siano arrivati in Grecia prevenendo da Creta, tappa obbligata fra Grecia e Medio Oriente.

   Magia ed occultismo trovarono nel contesto culturale greco un terreno eccezionalmente fertile; l’enorme, prorompente vitalità e la sete di conoscere di quel popolo straordinario furono le cause per le quali i Greci assimilarono in maniera, definita da qualche studioso, furiosa, i miti, i simboli ed i rituali estranei, rendendoli vivi e vitali all’interno del loro sistema di credenze.

   Sul suolo greco la divinazione attraverso le varie mantiche fiorì in maniera incredibile: anche là, accanto ad una divinazione ufficiale praticata da sacerdoti di varie divinità, si fece strada una divinazione libera attraverso persone dotate del “dono” che esercitavano liberamente tutte le forme di auspicio: dalla “ornitomanzia” su cigni, rondini,  corvi, aquile ed altri uccelli, alla “teratomanzia” (da theratos, avvenimento casuale od anche anomalia) che traeva presagi da tutto ciò che poteva avvenire casualmente (l’incontro con determinate persone, l’abbaiare di un cane, il leccarsi di un gatto o inconvenienti futili come lo starnutire di qualcuno o infine intoppi casuali), alla “idromanzia”, alla “aleuromanzia” (attraverso le farine) , alla “chiromanzia” (la lettura della mano) e simili.

   Il posto più importante in campo divinatorio fu però occupato in Grecia degli oracoli che pervennero sicuramente su quel suolo dall’Egitto; tale fatto è anche comprovato dalla constatazione che le divinità oracolari greche ed egiziane furono comuni (Ermete).

   L’oracolo (letteralmente: responso) è essenzialmente conversazione fra la divinità ed i sacerdoti, che in Grecia furono quasi totalmente rappresentati da donne che dimostravano in luoghi particolari e che il dio titolare dell’oracolo “possedeva”, controllava, compenetrandole col suo spirito, né più né meno come gli “spiriti guida” compenetrerebbero e controllerebbero i medium odierni o del recente passato.

   Le sacerdotesse erano dette anche Pitonesse o Pizie e la loro opera profetica si estrinsecava in condizioni psicofisiche particolari, tali da far pensare allo stato che modernamente viene chiamato trance (estasi), e che a quei tempi si usava chiamare “delirio sacro”, raggiunto spesso con l’assunzione di speciali decotti di erbe o inalando particolari valori, che, non raramente, emanavano dal suolo e dal fondo di caverne. I luoghi ove le Pizie operavano erano singolari: si trattava di sorgenti, di grotte naturali, sostituite poi da ricavate in rocce, ove veniva collocata la statua del dio. Un tripode era posto al centro del vano e suo sedeva o si appollaiava la donna, alla quale il visitatore si rivolgeva, essendosi previamente a sua volta purificato con abluzioni e con preghiere, se non anche inalando fumi di foglie bruciate, per più di lauro.

   Rivolta la domanda attraverso sacerdoti assistenti della Pitonessa (la medium in trance), essa dava i suoi responsi in versi che stranamente – sembravano a tutti molto umani – o almeno poco divini come forma (specie quelli di Apollo, che era in definitiva il dio della poesia, della musica e delle arti) e nei quali quasi sempre lo stile era alquanto rozzo.

   Anche nei riguardi dell’esito di tale consultazione fatta dagli antichi non si trova nulla di nuovo; nel tempo presente o in tempi molto vicini si è fatta la stessa obiezione o constatazione, di fronte a certi responsi in tutto deludenti come forma, come stile e come contenuto, specie quando essi erano considerati provenire da spiriti elevati e talora elevatissimi. Nel De oraculis Plutarco fa dire ad certo Teone: “Questo pensiero (degli dei) ci è conosciuto e poiché si manifesta in un altro essere – e proprio grazie a lui – esso è contaminato tutto dalla natura di costui” e più avanti aggiunge: “I concetti divini sono alterati dal loro passaggio attraverso un corpo mortale”, e questa risposta è più o meno – stranamente – sovrapponibile a quella che gli spiritisti moderni hanno dato e continuato a dare alle obiezioni in tal senso.

   Gli oracoli celebri della Grecia hanno informato di loro tutta la storia di quel nobile popolo; nel corso della sua storia la Grecia annoverò varie decine di tali fonti di ispirazione divina, per lo più dedicate al dio Apollo, tra tutte le quali le più venerate e celebri erano gli oracoli di Delfo e di Delo, quest’ultimo nell’isola ove la mitologia fissò la nascita del dio, figlio di Giove e di Latona. Ben presto però Delfo sopravanzò in celebrità e notorietà l’altro, ed è proprio delle risposte della Pizia di Delfo che parlò Erodoto, fornendo il primo esempio di telepatia sperimentale della storia.[2]

   Il sacro e venerato luogo fu chiamato da Tito Livio nientemeno che “l’oracolo del genere umano” del suo tempo e vale la pena di spendere qualche parola su di esso perché la sua storia è singolare ed interessante per le sue vicende e per ciò che “tecnicamente” vi si svolgeva. Era posto in un vallone selvaggio e dirupato, tale da incutere di per sé il massimo rispetto; in tempi antichissimi pare vi avesse sede un oracolo dedicato a Gea, la dea della terra, i responsi della quale erano uditi venire ed interpretati attraverso lo stormire delle fronde del lauro (“fillomanzia”) o il mormorio delle acque di una sorgente (“idromanzia”). Dal culto di Gea il luogo passò a quella di Dioniso (il Bacco dei romani) con responsi che venivano dati dalle baccanti in volta. Tali donne vennero allora chiamate per la prima volta Pitonesse o Pizie, seguendo una leggenda che narrava come in quel luogo il dio avesse ucciso un drago, un rettile (un pitone), lasciandovelo imputridire. Da quel fatto e dal verbo pythestai (imputridire) nacque la nomea del luogo che fu anche chiamato “Pitone” e quindi “Pizie” le sacerdotesse. Al tempo di Omero nel luogo era venerato oltre a Dioniso anche Apollo, per cui, a partire da una certa epoca, due furono gli dei venerati sul posto. Chi vi si recava, li venerava e li interrogava insieme, essendo custodi l’uno (Dioniso) dei segreti della terra di cui il vino ne era come il sangue e l’altro (Apollo Pizio, dal nome del luogo) di quelli del cielo. 

   Nella grotta, posta sull’orlo di una voragine, circondata da oleandri e presso la quale sgorgava una sorgente, la Pizia sul tripode, vestita da paludamenti vistosi, con foglie di lauro in bocca e con un ramo pure di lauro, in mano, cadeva in trance e rispondeva alle domande che i sacerdoti le ponevano. La cerimonia oracolare descritta avveniva dapprima una sola volta all’anno; ma poi, diffusasi l’usanza per il governo delle varie polis di consultare l’oracolo per ogni circostanza importante, le cerimonie furono ripetute ogni mese ed al settimo giorno, ed i responsi potevano avere valore dirimente assoluto per i consultanti, in tutto e per tutto.

   Erodoto, nel suo resoconto prima citato per Creso re di Lidia, afferma che come egli avesse consultato altri sei oracoli oltre a quello di Delfo; di tali oracoli non fu mai conosciuta la risposta, si sa però quali essi furono ed i loro nomi verranno citati per opportuna intelligenza del lettore sull’intera questione. Essi furono: quello di Alba, quello di Mileto in Asia Minore, quello di Giove a Dodona, quello di Amfiarào, quello di Trofone (consacrato all’eroe, grande costruttore di templi), in Boezia ed infine quello di Giove-Ammone in Egitto.

   Accanto ad alcuni oracoli vi erano talvolta ei templi dove molti andavano a chiedere la guarigione di malattie ed erano templi dedicati ad Esculapio; il più celebre fu quello di Epidauro, nel quale si verificavano cerimonie pubbliche il cui scopo era quello di provocare nel malato uno stato magnetico ed ipnotico, durante il quale egli aveva visioni e sogni, mentre gli venivano somministrati o consigliati rimedi vari.

   Molti astrologhi orientali e caldei si stabilirono in Grecia, diffondendovi le loro nozioni; tra essi, i più celebri furono Berosio (che fondò a Cos una scuola di astronomia ed astrologia), Pazatas, Astrampico ed Aràto cg fu anche poeta e compose un poema astronomico, I fenomeni.

   I Greci praticavano anche la cosiddetta “ecoscopia” o divinazione dall’aspetto esterno degli edifici o delle case (“oikia” vuol dire casa) e su tale mantica    Senofane scrisse un trattato. Glu uccelli per i Greci erano considerati era oggetto di attenta osservazione; diffusa anche era l’usanza di trarre auspici attraverso il getto dei dadi, chiamati “Trie”.

    Tra gli organi interni quello che per i Greci “significava” di più a scopo divinatorio era il fegato: esso era osservato con molta venerazione per il suo aspetto lucido e compatto; Platone lo definì “uno specchio che conserva e riflette le immagini divine osservate durante la vita”. Anche alle uova veniva attribuito valore divinatorio a seconda che –  messe sopra il fuoco –  scoppiassero o traspirassero.

   I numeri avevano un grande significato presso i Greci; cifre come il 3, il 7 ed il 9 con i loro multipli avevano grane rilievo: benefico per il 3 ed il 9, infausto per il 7, e su dette credenze, specie per opera di Pitagora, nacque l’aritmomanzia o numerologia.

   Oltre alle Pizie, in Grecia erano molto stimate e temute le Sibille, la cui esistenza sarebbe però contestata da alcuni storici: esse erano delle profetesse che l’immaginazione popolare aveva creato quasi in opposizione alle Pizie di Apollo, ed ai loro riti, attribuendo alle Sibille il valore di fenomeno di divinazione più popolare, libera e meno elaborata: se ne conoscevano anche di molto potenti a Cuma, Delfo, Samo, Dodona, in Libia, nell’Asia Minore (sulle pendici del monte Ida, vicino a Troia) ed in Africa Orientale (Eritrea).

   Infine la storia racconta che in Grecia era molto diffuso il culto degli spiriti e molti uomini importanti come Socrate, per esempio, affermavano di avere il loro spirito personale o demone al quale si rivolgevano in ogni occasione, per consiglio, suggerimento ed ispirazione.

ROMA

   Le vicende magico-occultistiche romane sono una diretta e quasi filiazione di quelle greche, pur ammettendo gli   influssi greci ed orientali dovettero al loro arrivo fare i conti idealmente con i culti che già esistevano belli e fatti sul suolo italico.

   Il popolo più pratico e realista dell’antichità, quello dei Romani, era però un popolo nel cui fondo religioso spirava già da tempo l’alito del magico e dell’occulto, nonché misterioso popolo degli Etruschi che, secondo fonti autorevoli, sarebbe provenuto proprio dall’Oriente.

   Attraverso l’opera di due mitici personaggi etruschi di nome Tagéte, un uomo, e di Bégoe, una ninfa, vennero raccolti in forma organica di libri una serie di insegnamenti che formavano tre corpi di dottrine, i libri aruspicini (cioè scoprire degli dei attraverso l’esame   dei visceri animali; dalla radice mesopotanica – har che significa fegato); i libri folgorali (studio dei fulmini e dei fenomeni atmosferici) ed i libri rituali. Tali libri, portati a Roma, furono adottati ufficialmente.

   Collegi di “auguri” si formarono ben presto per osservare il volo degli uccelli (anche Romolo e Remo lo fecero); gli auguri erano 15 in ogni collegio e furono patrizi fino ad una certa epoca, poi per metà anche plebei, in seguito alle ben note rivoluzioni sociali, infine divennero democraticamente elettivi.

   Anche gli “arùspici” erano riuniti in collegi ed insieme agli “auguri” erano oltremodo potenti; a Roma, non si muoveva letteralmente foglia che i super-potentissimi sacerdoti non autorizzassero dall’empireo della loro sapienza. Essi erano i depositari non solo della capacità di vedere il presagio, ma del “saperlo vedere”, conoscendo il codice segreto e le condizioni particolari nelle quali i fatti avevano realmente un significato.

   Sempre a Roma gli astrologhi vennero chiamati anche “matematici” e provennero quasi tutti dalla Grecia; Nechepso e Petoriside furono i più celebri autori di libri astrologici e le loro opere costituiscono, per vari secoli, vere enciclopedie di consultazione.

   Canti, danze ed altri riti orgiastici erano considerati mezzi per avvicinarsi alle divinità ed anche cerimonie, nella Roma fi allora che con termini moderni avrebbe potuto essere definita tecnica e meritocratica, molte persone bevevano pozioni inebrianti, quale misure di latte, miele, papavero ed altre sostanze, con produzione di stati di “delirio sacro”, durante i quali donne e uomini danzavano, smaniavano e profetavano.

   La nascita dei bambini e degli animi era una buona occasione per trarre debiti auspici, specie se i neonati erano deformi, mostruosi o androgini. Tito Livio ha scritto molto su questo argomento e sui metodi di divinazione che venivano usati per l’auspicio, nonché su vari fenomeni che si verificarono a seguito di quegli avvenimenti (nascita di bambini con quattro mani e/o quattro piedi, bambini senza una mano od un arto, maiali con mani e piedi umani, buoi parlanti, ecc.).

   Le pratiche magiche di provenienza caldea presero ben presto piede a Roma e rapidamente prosperarono, diffondendosi in ogni strato sociale, anche nelle case dei grandi dignitari ed alla corte degli imperatori (Ottaviano, Caligola, Nerone). L’imperatore Ottone sembra che sia divenuto tale a seguito di una vera e propria sembra che sia divenuto tale a seguito di una vera e propria “congiura di astrologhi” che gli avevano predetto la conquista del potere dopo che avesse fatto fuori il suo predecessore, Galba.

 Tiberio e Tito erano cultori di astrologia e di oroscopi: essi erano attentissimi nel ricavare quelli dei loro possibili “rivali”, come del resto fece anche Domiziano. In molti casi, però, gli astrologhi sbagliarono clamorosamente ed i loro augusti consultanti presero perciò delle decisioni che dovrebbero effetti non previsti e talora diametralmente opposti (Domiziano, ad esempio, fece uccidere Mezio Pomposiano il cui oroscopo aveva predetto che avrebbe predetto che avrebbe avuto una “progenie imperiale” e risparmiò invece colui che gli successe realmente, cioè Nerva).

   Anche Marco Aurelio si giovò dei servigi degli indovini e degli astrologhi, così come Settimio Severo ed Alessandro Severo, il quale ultimo appoggiò talmente gli astrologhi da creare per essi perfino una scuola con annesse “borse di studio” per i migliori e più dotati allievi. Roma perciò fu popolata di astrologi e matematici e la loro fortuna durò completa fino all’avvento delle pratiche magiche, occultistiche e divinatoria in tutto il mondo romano e civile di allora.

  Nel mondo romano diffusissima era la credenza negli spiriti che erano ritenuti i veri protettori della famiglia: ben conosciuta sono i loro nomi che erano i Lares o i Lemuri, ma si conoscevano anche degli spiriti malefici la cui azione era dannosa per i viventi e questi ultimi si chiamavano comunemente Larvae.

   Vari episodi di carattere telepatico sotto forma di sogni od apparizioni o visioni vengono descritti da vari autori classici, come Quintiliano nella sua X Prerorazioni e come Cicerone nel De Divinatione.[3]

   Casi di guarigione per imposizione delle mani si trovano citati da Tacito e da Svetonio, nonché da Plutarco; Plinio ha lasciato la descrizione di una “casa infestata” in Atene, mentre Tertulliano ha testimoniato autorevolmente che i Romani avevano anche (o ne conoscevano l’esistenza) i loro bravi tavolini semoventi i quali venivano, insieme a seggiole, bicchieri o altri oggetti a scopo di previsione, come asserisce anche un attendibile scrittore come Ammiano Marcellino

IL PENTAGONO STUDIA IL PARANORMALE COME ARMA

   Scrisse il New York Times del 1984: “Secondo tre nuovi rapporti, il Pentagono ha speso milioni di dollari in progetti segreti per indagare sui fenomeni extrasensoriali e per verificare se il puro potere della mente umana possa essere sfruttato per compiere vari atti di spionaggio e di guerra: penetrare in archivi segreti, ad esempio, localizzare sottomarini o far esplodere missili guidati in volo”[4].


   Nel 1977, secondo questo resoconto, il Presidente Carter ordinò alla CIA un’indagine sulla ricerca psichica dietro la cortina di ferro, nel tentativo di valutare una possibile minaccia sovietica.

   Dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, ormai è noto che l’esercito USA e i servizi segreti americani hanno indagato sui fenomeni psichici, condotto missioni clandestine basate su soggetti ritenuti di avere poteri “soprannaturali” e gareggiato con l’Unione Sovietica in una corsa agli armamenti psichici[5].

   Nel 1945, con il regime nazista sconfitto, dei membri dell’Operazione[6] Alsos si diressero a Berlino per raccogliere quante più informazioni possibili sui progetti militari tedeschi. Nei resti bombardati di una villa in un quartiere benestante di Berlino sud-occidentale, scoprirono un nascondiglio di documenti e manufatti che facevano parte dell’Ahnenerbe, l’organizzazione scientifica di Heinrich Himmler, che era ben finanziata e aveva vaste dimensioni. Aveva persino un’intera sezione dedicata alla Indagine sulle cosiddette scienze occulte.

   L’alto dirigente nazista era ossessionato dall’occulto. Su ordine di Himmler, gli ufficiali delle SS fecero incursioni nei territori occupati dalla Germania alla ricerca di artefatti legati alla magia, saccheggiando persino musei in Polonia, Ucraina e Crimea alla ricerca di testi mistici. Gli scienziati nazisti di Ahnenerbe setacciarono il mondo alla ricerca di oggetti come il Santo Graal e la Lancia del Destino, la lancia che si pensa abbia ucciso Cristo.

   Nell’Ahnenerbe ESP, c’era un ampia documentazione inerente: psicocinesi, radiestesia, in ogni di ciò che si potrebbe definire soprannaturale o paranormale[7].

   Nel seminterrato della villa, i ricercatori hanno trovato resti di simboli e riti teutonici, nonché il teschio di un bambino in una fossa angolare di cenere. Anche i sovietici avevano sequestrato una quantità equivalente di informazioni su questo stesso argomento[8].

   Sia la CIA che il KGB effettuavano esperimenti simili, sostenendo che il programma dell’altra parte richiedeva contromisure per difendersi.

   L’intervento del governo USA sui fenomeni psichici è iniziata ufficialmente come parte del programma MK Ultra. Mentre si occupavano di ricerca sulla mente e di come interferire sul comportamento, è diventato significativo il sottoprogetto 58 di MK Ultra[9], che è il programma per l’uso di droghe, che chiamano psicofarmacologia, per migliorare il funzionamento psichico nelle persone psichiche.

   Si raccontava che gli americani avessero messo delle persone telepatiche sui sottomarini nucleari, e che i sovietici avessero dei raggi per il controllo mentale e che una sensitiva russa fosse così potente da poter fermare una rana solo con la mente. Con ogni nuova voce, alcune basate su esperimenti reali, altre basate su campagne di disinformazione, la corsa agli armamenti psichici si intensificava[10].

  La ricerca governativa sui fenomeni psichici faceva spesso la spola tra il Dipartimento della “Difesa” e la CIA, con un programma che veniva chiuso dopo risultati inconcludenti, per poi essere riaperto con un nuovo nome. Negli anni Settanta, il programma di remote Viewing era di proprietà del Dipartimento della “Difesa”. La visione a distanza è essenzialmente l’idea che qualcuno possa visualizzare dettagli di persone e oggetti lontani attraverso la telecinesi.

   Una piccola operazione era gestita dalla base aerea di Wright Patterson, in Ohio, e il suo capo aveva una segretaria, Rosemary Smith, che credeva di avere poteri psichici. Questa operazione aveva un budget molto ridotto, perché la maggior parte delle persone pensava che fosse una cosa da pazzi. Le cose cambiarono nei momenti di emergenza, come nel 1976, quando al team di remote Viewing fu affidata una missione che aveva dell’incredibile.

    Un bombardiere sovietico era caduto nelle giungle dell’Africa e la CIA e l’intelligence militare dell’Esercito avevano utilizzato tutti i mezzi di raccolta di informazioni a loro disposizione, dalla tecnologia satellitare, all’intelligence umana, ma non trovarono assolutamente nulla.

   Non avendo nulla da perdere, l’Esercito contattò il servizio di Remote Viewing di Patterson, che mise al lavoro la segretaria Rosemary Smith, la quale fu in grado di disegnare mappe che indicavano con precisione dove si trovava l’aereo, nel raggio di poche miglia. Il cablogramma è stato inviato alla CIA, che ha inviato una squadra paramilitare nella giungla e, vicino all’area in cui Rosemary Smith aveva detto che si trovava, ha visto un abitante del villaggio che trasportava un pezzo di aereo fuori dalla giungla, e questo li ha portati al sito dell’incidente.

   Un’unità dell’Esercito fu istituita da ufficiali di alto rango che non vedevano di buon occhio l’idea di assumere dei “sensitivi” per la ricerca, e per questo motivo crearono il programma all’interno dei ranghi dell’Esercito. Uno dei compiti dell’unità era la visione a distanza e, nel settembre 1979, il Consiglio di Sicurezza Nazionale chiese al Detachment G. di usare i suoi poteri di visione a distanza per indagare su una base navale sovietica.

   Mentre si concentrava su una foto in una busta chiusa, uno dei membri dell’unità ha descritto la visione di un edificio sulla costa, che odorava di gas e prodotti industriali. All’interno dell’edificio c’era un grande oggetto simile a una bara – un’arma – con le pinne, come uno squalo.

   Pochi mesi dopo, la CIA ricevette immagini satellitari che mostravano che i sovietici avevano costruito un nuovo sottomarino con missili balistici. Reso famoso dalla designazione NATO, la classe Typhoon, il mastodontico sottomarino nucleare era noto in URSS come Akula. In russo significa “squalo”.

   Attualmente, l’Office of Naval Research chiama questo programma Anomalous Mental Cognition, riferendosi a un programma da 3,9 milioni di dollari fondato dall’ONR nel 2014 per indagare sull’esistenza della precognizione, che viene definita “senso di ragno”. Sì, come nei fumetti.

   Nel 2006, il sergente maggiore dell’esercito Martin Richburg percepì qualcosa di strano in un uomo in un bar in Iraq. Dopo aver fatto sgomberare il locale, scoprì un ordigno esplosivo improvvisato che l’uomo aveva lasciato dietro di sé. Che si tratti di istinto o di qualcosa di più, i ricercatori sono comprensibilmente curiosi di vedere se esiste un meccanismo per attivare questo tipo di intuizione.

OPERAZIONE STARGATE

    Nel 1995 la CIA dichiarò pubblicamente il suo interesse verso la cosiddetta osservazione a distanza (RV)[11], ovvero la capacità di spiare telepaticamente luoghi lontani. All’epoca dell’annuncio sul proprio ruolo in questo ambito, la CIA e il Dipartimento della “Difesa” USA si occupavano della RV (gli studi preliminari ufficialmente erano cominciati nel 1972) e la DIA (Defense Intelligence Agency)[12].

   Nel 1995 la CIA declassificò e rese disponibili a Russel Targ documenti riguardanti il finanziamento da parte dell’Agenzia al proprio programma degli anni ’70 presso lo Stanford Research Institute di Melano Park California[13]. Il 6 settembre 1995 l’Ufficio Affari Pubblici della CIA rilasciò la seguente dichiarazione, riguardante il suo ruolo nella osservazione a distanza.

   Come da Mandato del Congresso, la CIA sta rivedendo le informazioni disponibili e i passati programmi di ricerca inerenti ai fenomeni parapsicologici, in particolare modo la “Osservazione a distanza”, onde determinare se possano dimostrarsi di qualche utilità per la raccolta di informazioni sensibili.

   Negli anni ’70 la CIA ha finanziato la ricerca in tale ambito. All’epoca si stabilì che il programma, da sempre considerato teorico e controverso, non fosse particolarmente interessante.

   Nel giugno 1995 l’ufficio Ricerche e Sviluppo della CIA incaricò l’American Institute of Research (AIR) di condurre una revisione del proprio programma Star Gate[14].

   La missione inziale di Star Gate aveva un triplice scopo:

  1. Valutare analoghi programmi stranieri nel campo della osservazione a distanza;
  2. Tramite gli appaltatori condurre la ricerca sull’esistenza, nonché sugli effetti, di questo effetto;
  3. Indagare e verificare il potenziale della RV come strumento di intelligence.

   In virtù di un cambio della politica relativa al campo di ricerca, tutti i programmi RV furono sospesi nella primavera del 1995. Ad ogni modo, in occasione di precedenti esperimenti i risultati di molteplici osservazioni venivano riassunti in rapporto di tre o quattro pagine, che venivano poi inoltrati all’agenzia che aveva originariamente commissionato l’osservazione. Tuttavia, dal 1994 in avanti, alle agenzie destinatarie dei rapporti RV fu richiesto formalmente di valutare l’accuratezza ed il valore dei contenuti a quanto pare, i risultati non erano conformi ai più aggiornati requisiti standard di intelligence.

   In merito alla revisione dell’AIR “Per valutare il programma di ricerca si è contenuto un gruppo di specialisti ‘di prim’ordine’, comprendente due noti esperti di parapsicologia: la D.ssa Jessica Utts, docente di statistica presso la University of California di Davis, ed il Dr. Raymond Hyman docente di Psicologia presso la University of Oregon. Oltre che in virtù delle loro credenziali, i due sono selezionati per rappresentare entrambe le posizioni in merito al controverso ambito del paranormale: la D.ssa Utts ha pubblicato articoli che danno un’interpretazione positiva, mentre il Dr.Hyman è stato scelto per rappresentare una posizione più scettica”.[15]  

   In merito agli studenti di ricerca sulla RV condotti in vari laboratori il riassunto esecutivo dell’AIR traeva le seguenti conclusioni:

  1. Si è comprovata un’attività di laboratorio statisticamente rilevante, nel senso che gli esiti positivi ricorrono con maggiore frequenza rispetto a dinamiche casuali;
  2. Non è chiaro se sia possibile attribuire in modo inequivocabile gli esiti osservati alla capacità paranormale dei soggetti praticanti le osservazioni a distanza, invece che alle peculiarità dei valutatori e dell’obiettivo o ad altre peculiarità dei metodi impiegati. L’impiego degli stessi soggetti praticanti la osservazione a distanza, dello stesso valutatore e delle stesse fotografie dell’obiettivo rende impossibile individuare i loto risultati indipendenti;
  3. Non sono stati forniti riscontri imputabili a fenomeni chiaramente che le cause degli esiti positivi siano imputabili a fenomeni paranormali; gli esperimenti di laboratorio non hanno individuato le origini o la natura del fenomeno della osservazione a distanza.

   Per determinare il valore operativo della osservazione a distanza nella raccolta di informazioni sensibili, l’AIR ha applicato una strategia basata su tre parametri:

  1. In primo luogo si è esaminata la letteratura di ricerca pertinente onde stabilire se le condizioni applicate durante la raccolta di informazioni consentano la RV;
  2. In secondo luogo sono stati ascoltati membri dei tre gruppi implicati nel programma: utilizzatori finali delle informazioni; i soggetti praticanti l’informazione a distanza e il direttore del programma
  3.  In terzo luogo si sono valutate ottenute dai giudizi degli utilizzatori finali sull’accuratezza ed il valore dei rapporti RV.[16]

   I risultati delle scoperte sono riassunti come segue:

  1. Le condizioni in base alle quali si osserva il fenomeno della osservazione a distanza in laboratorio non si applicano alle situazioni di raccolta di informazioni. Ad esempio, i soggetti cui non è possibile fornire feedback ed obiettivi potrebbero non esibire le caratteristiche necessarie a produrre esiti positivi;
  2. Gli utilizzatori finali indicano che sebbene si sia osservata una certa precisione riguardo alle caratteristiche di fondo, i rapporti di osservazione a distanza non hanno prodotto le concrete e specifiche informazioni considerate preziose nella raccolta di informazioni riservate,
  3. Le informazioni fornite erano incoerenti ed imprecise in relazione ai dettagli ed hanno richiesto rilevante interpretazione soggettiva;
  4. Le informazioni fornite non erano mai state utilizzate in alcun caso per condurre operazioni a distanza non ha prodotto informazioni in base a cui agire.

   Il rapporto dell’AIR concludeva sebbene in laboratorio fossero stati osservati risultati staticamente significativi, nondimeno l’esistenza della RV come fenomeno paranormale non veniva confermata in modo inequivocabile, il che andava ulteriormente a sostegno della tesi che gli esperimenti di laboratorio non siano riusciti a fornire scientificamente valide sulla natura e l’origine della osservazione a distanza.

   A questo punto bisogna fare una precisazione. Ad eccezione del mondo occidentale, in gran parte dei paesi dei Paesi del pianeta, in particolare quelli orientali non è stata condotta una ricerca sistematica sul paranormale, e questo non perché la scienza sia un privilegio di quel mondo, definito “civilizzato”, ma perché in altre culture – come quelle orientali – l’esistenza della sfera “mistica” viene tranquillamente accettata.

   In sostanza gli esperimenti hanno maggiori possibilità di riuscita in un clima possibilista.

   A dare una spinta sulle ricerche in questo settore fu data dalla CIA che guardava con preoccupazione le informazioni in merito a questo argomento che venivano effettuati dall’Unione Sovietica. Per questi motivi la CIA intendeva trovare un istituto di ricerca che fosse in qualche modo esterno al circuito academico e che gestisse un programma di indagine classificato e finanziato senza troppi clamori.

   Si condussero dei test con Ingo Swann che era una persona dotata delle qualità richieste per la RV.

   I primi test erano semplici ed ebbero successo; gli agenti della CIA in visita al laboratorio chiedevano a Swann di descrivere degli oggetti che essi avevano in una scatola. Nell’ottobre del 1972, in seguito ai risultati di questi test inziali, fu concordato un programma di studio pilota della durata di otto mesi, con un budget di 49.909; noto con il nome di Biofields Measurement Program si protrasse ad agosto del 1975.[17]

   Uno dei più interessanti esperimenti era il n. 46, che aveva lo scopo: “Tentare di accertare se la percezione su lunga distanza potesse estendersi sino a molta distanza (sic), onde registrare il tempo richiesto prima che le impressioni iniziassero ad essere fornite, e di confrontare le impressioni con i riscontri scientifici”.[18]

  L’obiettivo del prescelto era Giove: la data dell’esperimento il 27 aprile 1973. Il Pioner 10 della NASA, già in viaggio verso il pianeta, era ancora troppo distante per inviare dati al controllo a terra, principalmente presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL). Gli osservatori a distanza erano Ingo Swann in California e Harold Sherman in Arkansas.

   Con due osservatori a 2.000 migliaia di distanza l’uno dall’altro, l’idea era quella di verificare se i dati ottenuti indipendentemente avrebbero prodotto una corrispondenza reciproca, come di fatto accade. Nel corso di questo esperimento si scoprì un anello intorno a Giove. “Nell’atmosfera, a quota molto elevata, vi sono dei cristalli che brillano. Forse le strisce sono fasce di cristalli, simili agli anelli di Saturno, sebbene non altrettanto lontani (dal pianeta), molto vicini, interni all’atmosfera. Scommetto che rifletteranno le sonde radio. Questo sarebbe possibile vi fosse una nube di cristalli colpiti da onde radio diverse?[19]. L’esistenza dell’anello fu rilevata e confermata agli inizi del 1979, sei anni dopo l’esperimento. Copie del rapporto di 300 pagine furono inviate a vari istituti scientifici, fra cui la NASA.

   In URSS, nel frattempo, pubblicamente si negava la credibilità di qualsiasi ricerca psichica, e addirittura si chiusero istituti di ricerca impegnanti in tale ambito.

   I tentativi dei sovietici di addestrare i propri cosmonauti in materia di telepatia[20] suscitarono l’attenzione della CIA. Il collaudo ebbe luogo nel marzo 1967, quando un messaggio telepatico in codice venne trasmesso da Mosca a Leningrado[21].

   Nel 1967 la rivista russa Maritime News pubblicava la seguente notizia: “I cosmonauti in orbita sembrano avere la capacità di comunicare telepaticamente fra loro più facilmente che con la gente a terra. Un sistema di preparazione PSI stato inserito nel programma di addestramento dei cosmonauti. Si spera che possa aiutarli a prevedere ed evitare eventuali pericoli”.[22]

   Il 17-18 novembre del 1971 si tenne a Mosca il secondo simposio sui contatti radio-cosmici. In questo simposio fu trattato un vasto arco di quesiti: l’esplorazione radio-fisica della Luna e dei pianeti, la diffusione delle radio-onde, sistemi di con comunicazione per mezzo di satelliti artificiali dalla Terra, nonché i problemi di presa contatto con civilizzazioni extraterrestri. La sezione I problemi di contatto con le civilizzazioni extraterrestri, sotto la direzione del membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze dell’URSS V. S. Troitski e del candidato delle scienze fisico matematiche B. N. Panovkin, e quella che raccolse il maggior numero di partecipanti.[23]

   In base ai calcoli riportati nella relazione di N. T. Petrovic, nella nostra galassia (la Via Lattea) possono esistere più di due milioni di pianeti abitati da esseri viventi. Ma, se ciò è esatto, occorre fare delle ricerche! M. K. Krein di Kiev, propose per il contatto con un’altra civilizzazione i delfini! Sorse l’interrogativo come faremo capirsi.

   Per questa ragione numerosissime relazioni furono dedicate al problema dello studio di una lingua per comunicare con i rappresentanti di altre civilizzazioni.

   Nella relazione Analisi strutturale dei problemi di civilizzazioni extra-terrestri gli autori hanno presentato queste domande sotto forma del cosiddetto <albero delle mete> del sistema “pattern”. L’<albero delle mete> per questo problema è composto di 11 livelli e presenta complessivamente 256 elementi. Ma l’intervento più intervento e sorprendente per tutti i partecipanti al simposio, è stato quello di E. Naumov, il quale illustrò un novo 257simo aspetto del problema rimasto al di fuori delle relazioni degli altri relatori: la possibilità di contatto fra gli esseri viventi per via extra-sensoriale.[24] Nella sua relazione Naumov si è soffermato in particolare sui risultati della ricerca nel campo della parapsicologia, sia nell’Unione Sovietica come all’estero. Nella ricerca realizzata nell’URSS hanno suscitato interesse gli esperimenti di telecinesi,[25]   realizzati con Nina Koulagina. Essa fu studiata da vari scienziati e i numerosi fenomeni da lei prodotti (spostamenti di svariati oggetti, protetti anche da scremature, levitazioni ecc.) furono documentati da fotografi e filmati.

   Nella sua relazione Naumov toccò la questione: “perché i risultati ottenuti da parapsicologi non hanno ancora avuto riconoscimento generale?”. Egli rilevò che una delle ragioni principali è anzitutto la barriera psicologica di fronte ad ogni cosa nuova e diversa, la quale modifica in qualche misura la nostra immagine del mondo. Ma la negazione delle discipline non ha mai condotto al progresso.

   Il giorno di Natale del 1962 l’URSS condusse l’ultimo dei 65 test nucleari, iniziati il 1° agosto 1962 ed eseguiti sulle montagne di Semipalatinsk e i ghiacci dell’isola di Novaya Zemlya. Agli inizi del 1963 i sovietici firmarono un trattato per la messa al bando dei test, e il loro programma relativo proseguì nel sottosuolo. Il grande quesito degli USA era: e in futuro? I servizi segreti USA non disponevano di sufficienti informazioni a proposito della produzione sovietica di materiale nucleare, degli schemi di impiego, delle applicazioni e tendenze del futuro.[26]

   Nel luglio 1974 Pat Price fu incaricato di osservare a distanza a distanza l’area di collaudo di         Semipalatinsk; di primo progetto ufficiale di osservazione a distanza che aveva come obiettivo l’obiettivo l’Unione Sovietica: “Per determinare l’utilità dell’osservazione a distanza in condizioni operative, si è condotto un esperimento di osservazione a grande distanza su un obiettivo di attuale interesse, ovvero un non meglio identificato centro di ricerca a Semipalatinsk, URSS, indicato dai finanziatori. L’esperimento in questione si è svolto in tre fasi, sotto il diretto controllo del COTR (rappresentante tecnico del Contracting Officer).

   Nella fase uno, agli sperimentatori sono state fornite le coordinate territoriali e l’unica informazione supplementare era la designazione dell’obiettivo come impianto di collaudo R&D (ricerca di sviluppo). Gli sperimentatori hanno quindi condotto un esperimento di osservazione a distanza con il soggetto 1 (Pat Price) su una base a doppio cieco; i risultati dell’esperimento sono stati inoltrati ai rappresentanti del committente per la valutazione.

   Se i risultati non vi fossero risvelati promettenti, l’esperimento si sarebbe fermato questo punto, tuttavia sono stati considerati di qualità sufficientemente buona, al punto che si è passati alla fase due, nella quale il soggetto si concentrava sulla produzione di dati fisici che potessero essere verificati dal committente, fornendo al contempo una calibratura. Il termine della fase due si è evoluto gradualmente nella prima parte della fase tre, ovvero la produzione di dati non verificabili e, non disponibili per il committente, ma comunque di un certo interesse. La valutazione dei dati da parte del committente e attualmente in corso”.[27]

   Alcuni risultati degli esperimenti RV erano sorprendenti. Nel contesto di un programma televisivo di Night Line TV del 28 novembre 1995 un rappresentante della CIA noto unicamente con il nome di Norm ed ex consulente tecnico del vicedirettore della CIA John McMahon, a riguardo dell’impiego dei programmi RV nella metà degli anni ’80 dichiarò: “Bene, se è dei risultati degli otto martini che volete parlare, non ne parlerò”. “Risultati degli otto martini” era una locuzione interna che designava i dati della osservazione a distanza talmente validi da incrinare i dati della osservazione a distanza talmente validi da incrinare il senso della realtà di chiunque. Nel corso dello stesso programma l’ex direttore della CIA Robert Gates aggiunse che la RV aveva un promettente futuro.

   Ingo Swann aveva fornito un resoconto di un tale risultato otto martini, conseguito nel 1975-76.[28] Gli chiesero di osservare a distanza sottomarini sovietici.[29]   Secondo le parole Swann, “lì seduti vi erano tutti i generi di pezzi grossi, Puthoff si trovava alla mia sinistra, alla mia sinistra, alla destra un generale a due o tre stellette ed io me ne stavo lì inquieto mentre mi fornivano le coordinate. Si trattava di uno dei ‘grandi test’ che si svolgevano con testimoni, e la sala era piena. Quindi stavo eseguendo il mio boogaloo di osservazione a distanza ed infine mi imbattei in qualcosa per cui mi bloccai, osservai e commentai, ‘Mio Dio’. Quindi sussurrai alle orecchie di Hal, ‘Hal, non so che fare. Penso che questo sottomarino abbia abbattuto un UFO o che l’UFO gli abbia sparato contro. Che devo fare? ’ Puthoff era pallido come un cencio, mi guardò e mormorò, “Cristo, è il tuo show. Fai quello che ritieni opportuno”. Così abbozzai un disegno dell’UFO, il pezzo grosso alla mia destra lo afferrò e disse, “Di che si tratta, Mr. Swann?” Al che replicai, “Signore, ritengo alquanto ovvio” Quindi prese il foglio e si alzò, imitato da tutti i presenti tranne che dal sottoscritto e da Puthoff, e uscì dalla sala, seguito da tutti gli altri. Allora Puthoff ed io tornammo all’albergo ed io dissi, “Cristo, abbiamo mandato a morte il programma” Quindi uscimmo, ci ubriacammo di margarita e cose del genere, poi tornammo indietro. Tre giorni dopo Puthof ricevette una telefonata, nella quale gli chiesero ‘OK, quanti soldi volete’ “.[30]

   I programmi “Fenomeni Mentali Anomali”, realizzati presso l’SRI dal 1973 al 1989, dal 1992 al 1994 programmati presso la SAIC (Science Application International Corporation). Un memorandum divulgato il 25 luglio dal Dr. Edwin C. May forniva denominazioni dei dieci esperimenti condotti alla SAIC.[31]

   Uno delle sezioni operative del programma RV era il progetto GRILL FLAME del DoD. Varie organizzazioni appartenenti alla comunità dell’intelligenze USA si sono rifiutate di rifiutare ai vari ricercatori la documentazione inerente a tutto ciò. Infine, il 1° febbraio 1996, Armen Victorian -ricercatore e scrittore, che da molti anni conduce ricerche inerenti al controllo mentale, ai servizi segreti ed altri argomenti connessi – riuscì ad ottenere documenti rilevanti a questo progetto poco conosciuto, trovati e declassificati in seguito ad una richiesta del 7 dicembre 1995 partita dall’US Intelligence and Security Command.

USO MILITARE DELLA PERCEZIONE EXTRASENSORIALE

        I parapsicologi ritengono che nel corso dell’evoluzione gli esseri umani abbiano sviluppato, degli adattamenti organici paragonabili alle moderne conquiste della radiotecnica e dell’elettronica.

  Il termine Percezione Extrasensoriale comprende fenomeni diversi. Alcuni di essi hanno il carattere di reazioni motorie a influenze “non percepite” (subsensoriali) di qualche tipo di radiazione emessa dal terreno, come l’emanazione di radio, o l’aumento della ionizzazione dell’aria causato da quest’ultimo. Alcune persone sono particolarmente sensibili a tali fattori, mentre nella maggioranza restano al di sotto della soglia di sensibilità.   

   Un’inchiesta del New York Times del 29 gennaio 1980 afferma che il 45% degli scienziati in attività negli Stati Uniti considera “molto probabile” l’esistenza dei poteri extrasensoriali; il 9% crede fermamente nella loro effettiva realtà, mentre il restante 46% non vi crede assolutamente. I militari fanno parte dei convinti.

   Il rapporto tra quello che viene definita come magia e la guerra è vecchia come l’umanità. Presso gli antichi la guerra e i combattimenti avevano frequentemente una connotazione sacra. Tutti gli individui validi di sesso maschile della comunità, partecipavano al combattimento; l’ingresso di un giovane nel mondo degli adulti è segnato da un rito d’iniziazione che prevede anche la consegna delle armi e il valore in guerra è considerato una sorte di patente di virilità all’interno della comunità di appartenenza. È comprensibile come i guerrieri fossero motivati a dare il meglio di sé per salvare il proprio gruppo e accrescere il proprio valore.

   Nella storia della magia sono stati numerosi i maghi chiamati dal proprio governo a mettere a disposizione le proprie conoscenze di illusionismo e psicologia per fini bellici.

   Uno dei più famosi è stato Jeane Robert Houdin[32], nel 1856 il governo francese, gli chiese aiuto per sedare la rivolta della tribù dei marabutti,[33] in Algeria (territorio che all’epoca era colonia francese). Robert Houdin partì per l’Algeria e diede una serie di spettacoli nel territorio in rivolta. Due sono gli effetti che, più degli altri convinsero i marabutti della “superiorità” della magia francese rispetto alla loro: l’esperimento della cassa e la pallottola bloccata.

   Nel primo, un forzuto marabutto prima riesce tranquillamente ad alzare una piccola scatola appoggiata sul pavimento, ma dopo che Robert-Houdin dichiara di avergli “levato ogni forza grazie alla magia”, il giovane marabutto non riesce a schiodare la scatola nemmeno di un centimetro. Gli anni passati a studiare le novità tecnologiche dell’epoca, evidentemente, non sono andati buttati, poiché questo fu uno dei primi esperimenti di elettromagnetismo di cui si ha traccia.[34]

   Il secondo esperimento fu la creazione di un effetto che ancora oggi è realizzato da alcuni importanti illusionisti per il mondo e che ha anche visto morire diversi maghi che hanno provato solo a eseguire questo numero.

   L’effetto è semplice: un colpo di pistola viene sparato contro il mago, il quale non solo non muore, ma riesce a fermare la pallottola tra i denti.

  Alla fine i capi tribù conclusero che la loro magia non poteva competere con quella dei francesi e la pace fu ristabilita.

   Durante la prima guerra mondiale Nevil Maskelyne (1863-1924) figlio di John Nevil Maskelyne (1839-1917) che non era solo il mago più famoso d’Inghilterra, ma anche un inventore d’illusioni talmente valide che sono tuttora eseguite in tutto il mondo dai moderni illusionisti, allenò maghi-spia per conto di T. E. Lawrence d’Arabia.

LA GUERRA DEI MAGHI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

   Secondo il giornalista americano Clifford Linedecker esperimenti di guerra parapsichica sarebbero stati tentati durante la seconda guerra mondiale.[35] Da una parte si erano schierati l’astrologa Sybil Leek e il sensitivo e agente dei servizi segreti inglesi Ian Flemming (che diventerà famoso come l’autore del personaggio OO7), alle dipendenze di un team di psicospie al servizio di Churchill; dall’altra parte, l’astrologo svizzero Karl Kraft, che assieme a diversi satanisti lavorava con le spie del Terzo Reich.

   Nell’ambito dell’Operazione Sovrana, che consisteva nello spiare in trance le basi delle V2 sul Baltico, gli inglesi avevano assunto un certo dottor E. Montgomery, un sacerdote giamaicano di Kingston che sin dalla più tenera età aveva rivelato notevoli poteri paranormali, dalla chiaroveggenza e (a quanto pare) alla capacità di viaggiare in astrale. È proprio in astrale, avrebbe spiato i piani dei nazisti.

   Si sa che i nazisti condussero delle ricerche nell’ambito del paranormale, fissati com’erano all’occulto. Le SS assoldarono numerosissimi astrologi e occultisti. Tre dei più conosciuti, che lavorarono durante il conflitto per Walter Schellenberg[36] e sostanzialmente anche per lo stesso Himmler (che aveva sviluppato un vero fanatismo per l’argomento), furono Ludwing Straiak (1879-1951), il dott. Wilhelm Gutberlet Wilhelm (entrambi esperti nell’uso del pendolo) e l’astrologo Wilhelm Wulff (il cosiddetto Istituto del pendolo).

   Assieme a Wulff, un altro celebre astrologo della Germania nazista fu Karl Ernst Krafft Karl.

   Quando Hitler, dopo la caduta del fascismo, ordinò di localizzare la posizione di Mussolini con qualunque mezzo, fu impiegato anche il potere del pendolo. Nel libro di Peter Levenda, Unholy Alliance, l’episodio è raccontato così: Ciò nonostante, un certo “Maestro del Pendolo Siderale” riuscì infine a localizzare Mussolini su un’isola ad ovest di Napoli. Va aggiunto che in quel momento Mussolini non aveva alcun contatto con il resto del mondo. Fu infatti l’isola di Ponza dove fu trasferito all’inizio. In altre parole, il “Maestro del Pendolo Sidereo” riuscì a localizzare il prigioniero italiano più celebre del ventesimo secolo… in cambio di nient’altro di un pranzo decente, qualche drink, una buona sigaretta, e un pendolo in oscillazione sulla cartina dell’Italia. Si ricorda anche che uno degli amici più intimi di Hitler fu proprio il “Maestro del Pendolo Sidereo” dott. Gutberlet. Nessuno è in grado di dire se si tratti dello stesso “Maestro”[37].

   Nel suo Lo Zodiaco e la Svastica, Wulff sostiene a sua volta che uno dei suoi primi incarichi importanti dopo essere stato arrestato dai nazisti fu di localizzare Mussolini, che era scomparso dopo la sua caduta in disgrazia nel 1943. Anche Wulff assicura di aver scoperto la dove era stato portato Mussolini.

   Anche l’architetto Ludwig Straniak fu utilizzato dai tedeschi. Pare avesse un dono particolare nel localizzare oggetti su mappe usando il pendolo. Come test, gli organi maggiori della Marina Tedesca gli ordinarono di trovare l’incrociatore Prinz Eugen, allora in mare. Pare rimasero particolarmente sorpresi nel veder localizzare la nave di guerra nonostante fosse in quel momento impegnata in una segretissima missione al largo della Norvegia.

   Anche i sovietici come vedremo incoraggiarono le ricerche in questo senso.

IL PROGRAMMA STARGATE

   Nel 1970 uscì un libro dal titolo Psychic discoveries behind The Iron Curtain (Scoperte psichiche dietro la Cortina di Ferro), scritto da Sheila Ostrander e Lynn Schroeder. Gli autori dicevano che i sovietici spendevano un budget di 60-300 milioni di rubli all’anno per reclutare sensitivi, medium, individui dotati di capacità psicocinetiche e telepatiche, arruolandoli con mansioni controspionaggio psichico e di ricerca sulle applicazioni per la “sicurezza nazionale”.

   Questo libro innescò una preoccupazione tra i vertici militari USA, tanto che la DIA creò un documento Controlled Offensive Behavior – USSR (Comportamento Offensivo Controllato – Unione Sovietica)[38] che sottolineava che “dietro al crescente interesse sovietico per l’utilizzo delle possibili capacità telepatiche di comunicazione, e per i fenomeni di telecinesi e bionica ci sono scopi militari del KGB. Le conoscenze sovietiche in questo campo sono superiori a quelle occidentali”. La DIA temeva che i sovietici potessero guadagnare una posizione di vantaggio nello spionaggio internazionale usando personale “atipico” come le spie psichiche che avrebbero potuto leggere a distanza le intenzioni politiche dei leader americani, o dei documenti top secret sulla locazione strategica di truppe e armamenti USA, fino ad arrivare all’assassinio psichico e alla possibilità di inabilitare satelliti e veicoli spaziali. All’epoca simili affermazioni suscitarono parecchie controversie negli ambienti governativi e scientifici che sorreggevano con quella che era ritenuta la tecnologia più spettacolare.

   Ad ogni modo, vista l’evidenza, la CIA è stata costretta a superare una visione scientifica convenzionale.[39] In questo clima la ricerca e lo sviluppo del Programma Star Gate è stata affidata a due scienziati di prestigio come Russel Targ, noto studioso nel campo della parapsicologia e Harold Puthoff, ingegnere e specialista come Targ di fisica del Laser. In un periodo di oltre 20 anni furono spesi oltre 30.000.000 di dollari per la ricerca svolta alla SRI (Stanford Research Institute) e ulteriormente sotto la direzione di Edwin May  alla SAIC (Science Applications International Corp) dove in condizioni di massimo controllo sono state prodotte prove che dimostrano non solo l’uso della telestesia (visione a distanza o remota: facoltà paranormale che permette di percepire e descrivere eventi e/o oggetti lontani preclusi alla percezione normale) per raggiungere obiettivi strategici militari, queste ricerche dimostravano ulteriormente che le facoltà paranormali fanno parte della nostra natura innata.

  Nel primo libro di Targ I miracoli della mente troviamo non solo dei dati sconvolgenti, ma anche il funzionamento dei test fatti in laboratorio che si svolgevano nel seguente modo: all’inizio esperti psichici di provenienza militare – in seguito civili “dotati” o anche dilettanti – seduti in stanze protette dagli effetti dei campi esterni (Pozzo di Faraday) venivano intervistati sulle informazioni che riuscivano ad ottenere utilizzando la visione remota. In pratica veniva loro fornita un’immagine fotografica, chiusa in una busta (che era scelta a caso), oppure le coordinate geografiche di un sito d’interesse militare. Al sensitivo era chiesto di proiettare la mente in quel luogo e descrivere la scena. Paradossalmente il meccanismo della visione remota e di tanti fenomeni ESP (come i sogni precognitivi, la telepatia, l’esperienza di premorte) non può essere spiegato con nessuna teoria scientifica in atto, poiché non segue le leggi conosciute della fisica classica ma si avvicina concettualmente alla fisica quantistica. In cerca di una spiegazione, studiosi come Planck, Schroedinger, Pauli, Broghe hanno colto la connessione che esiste tra l’esperienza (avvenuta nel passato) che l’interazione di due particelle crea tra le stesse una forma di “collegamento” diretto e istantaneo che va al di là dello spazio e del tempo, in modo che ognuna di esse continua a condizionare il comportamento dell’altra. Nell’Universo vige un principio di “non località” (termine clonato dalla fisica quantistica) attraverso il quale i fenomeni avvengono come se ogni cosa fosse in diretto e continuo contatto con ogni altra. Le ricerche fatte alla SRI sulla visione a distanza hanno confermato l’esistenza di una “mente non locale” alla quale si può avere accesso attraverso le percezioni extrasensoriali, così come afferma il fisico David Bohm: “Qualsiasi evento si verifichi è immediatamente disponibile come informazione in qualsiasi luogo”. Per eseguire una connessione mentale non locale Russel Targ afferma che si è ispirato anche agli insegnamenti sapienziali e ai testi sanscriti che insegnavano come lo stato di “consapevolezza espansa”, equiparato a uno stato di meditazione, consenta a una persona di ricevere o trasmettere informazioni. Lo scienziato chiarisce che la telepatia e gli altri fenomeni paranormali comportano l’unione con una coscienza universale e che non nascono da nessun particolare credo, rito o azione tranne una: quella di calmare la propria mente. Nato per necessità strategiche Star Gate alla fine ci riconduce a quella metafisica e alla ricerca della coscienza che se da un lato non può non esercitare fascino e seduzione dall’altra rimane un argomento tabù per molti.

    Parlando della ricerca psichica all’SRI, nel suo rapporto del 1995 preparato su richiesta della CIA, la dottoressa Jessica Utts, docente di statistica all’University of California, si espresse così: “Dopo aver utilizzato i parametri standard che vengono applicati a qualsiasi altro settore scientifico, si conclude che la percezione extrasensoriale poggia su valide fondamenta. I risultati statistici degli studi esaminati vanno ben al di là di quanto ci si aspetterebbe dal caso. Obiezioni che tali risultati possano derivare delle pecche metodologiche negli esperimenti vengono fortemente ricusate. Risultati di portata simile a quella rilevata nella ricerca finanziata dal Governo, effettuata allo SRI e al SAIC, sono stati riprodotti in numerosi laboratori del mondo. Una tale conformità non può essere facilmente spiegata da rivendicazioni di vizio o frode”. 

   Seguendo un protocollo informale Russel Targ e Hal Puthoff hanno prodotto dei risultati che hanno stupito la CIA. Le linee principale del programma Star Gate sono state rese note anche prima d’ora ma nuovi dettagli devono venire ancora alla luce.

   Dalle 73.000 pagine classificate e rese disponibili dalla CIA sono emerse dei dati eclatanti, vediamone alcuni.

   Nel 1974 Pat Price, sensitivo della SRI, avendo ricevuto solo le coordinate geografiche di un sito lontano ha descritto in modo corretto una pista di atterraggio rappresentando l’area di collaudo nucleare sovietica, ultra segreta di Semiplatinsk nel Kazakhstan; tre anni dopo la rivista Aviation Week ha conferma to la notizia. Un sensitivo è stato incaricato di trovare un bombardiere russo TU95 che si era schiantato in un punto imprecisato dell’Africa e grazie alla visione a distanza gli amerikani lo hanno trovato per primi. Il caso è stato confermato dall’ex presidente Jimmy Carter in un suo discorso. Nel settembre 1979 la NSC (Consiglio Nazionale per la Sicurezza) ha chiesto informazioni riguardo a un sottomarino sovietico con 18/20 missili di lancio che doveva essere pronto in 100 giorni; dopo 120 giorni sono stati avvistati due nuovi mezzi marini rispettivamente con 20 e 24 missili. Nel febbraio del 1988 viene chiesto di rintracciare il Colonello William Higgings allora prigioniero in Libano (non servì a molto perché il colonello fu ucciso).

   Questi sensitivi furono usati per individuare delle armi nucleari rubate in Sud Africa, individuare il luogo dove era sequestrato Dozier che era stato rapito dalle Brigate Rosse e per ritrovare un missile SCUD.

  Nelle liste dei partecipanti al programma Star Gate ci sono anche nomi di personaggi come: Joe McMoneagle ufficiale in ritiro del Servizio Segreto per i Progetti Speciali; Paul H. Smith ufficiale in ritiro dei servizi presidente del CVR (Conferenza per la Visione Remota) insieme a Hal Puthoff, direttore dell’Istituto per Ricerche all’avanguardia di Austin ed anche l’attore americano Ingo Swan, noto per le sue capacità psichiche, tra questi nomi si trovare tra l’altro la celebre guaritrice russa Djuna Davitashvilli che, in un esperimento videoregistrato fatto insieme a Russel Targ e a sua figlia Elisabeth in Russia nel 1984, è riuscita a descrivere in 33 commenti un posto scelto a caso in America e questo a 16.000 Km di distanza.

    Nel 1978 ci fu esperimento, dove Hella Hamid e Ingo Swan riuscirono a ricevere messaggi telepatici da Paolo Alto in California, sulle manovre da compiere a bordo di un sottomarino a 152 metri di profondità e a 800 Km di distanza dalle coste.

   L’applicazione più originale condotta dalla CIA fu quella denominata in codice Oracolo. Miles Copeland ex funzionario della CIA, rivelò che tra gli anni ’50 e ’60 lavorava al cosiddetto “Ufficio sociale” (!) a Langley un gruppo che schedava superstizioni, credenza, fobie e nevrosi di molti personaggi del mondo politico internazionale, con lo scopo di manipolarli (o di screditarli, come quando fu svelato che Reagan aveva un’astrologa personale e che avrebbe voluto la reincarnazione di Adamo e quella di Cortez). È probabile che queste schedature continuino.[40]  Ad esempio, si è scoperto che Boris Eltsin si è recato in passato in Brasile per consultare il medium Rubens Farias, consigliere personale dell’ex presidente del Brasile Joao Figueiredo; questo Farias sostiene di parlare per bocca del dottor Fritz un medico tedesco morto durante la guerra, che gli avrebbe conferito straordinari poteri di guarigione e che, molti anni prima, si sarebbe incarnato in un altro celebre guaritore Zé Arigò, che attirava folle oceaniche. Il premier greco Papandreu consultò gli astrologhi per scegliere la data delle elezioni da tenere in Grecia. Deng Xiaoping si faceva curare da uno sciamano.

   Negli anni ’70, il servizio francese SDECE cercò di corrompere Jean Viaud, famoso astrologo di Arcachon (città francese situata nella regione d’Aquitania) e redattore di Horoscope consultato da noti leader del Terzo Mondo per costringerlo a fornire oroscopi manipolati. Questi, immaginando che avrebbe rischiato la pelle, rifiutò.[41]  

RICERCHE PSICHICHE NELL’EX URSS

   Nel 1923 Vasiliev ricevette l’incarico ufficiale da parte delle autorità sovietiche di studiare a fondo la telepatia, per conto dello Stato, presso l’Istituto Bekhterev.

   Una delle personalità che si applicò nelle ricerche inerenti la telepatia nei primi anni dell’URSS, fu V.L. Durov. Un attore che divenne celebre per la sua abilità nell’addestrare i cani che eseguivano i suoi ordini che erano trasmessi telepaticamente. Fino alla sua morte nel 1934, fu direttore del Laboratorio Zoopsicologico di Mosca, dove egli proseguì i suoi esperimenti telepatici in collaborazione con diversi scienziati. 

   Nel 1940 girava a Mosca Wolf Messine, un ebreo polacco ricercato dai nazisti non solo per le sue origini, ma per la profezia della fine di Hitler qualora avesse attaccato l’URSS, a quanto pare, nel 1953 la scoperta di soggetti dotati di facoltà telecinetiche fece balenare c/o le Forze Armate sovietiche, l’idea di un loro utilizzo come l’intercettazione telepatica di piani strategici, il disturbare aerei, radio ecc.  

   Nel 1966 Karl Nikolaiev (che era un telepate) aveva condotto un esperimento di telepatia da Mosca alla Siberia e, nel giro di un anno, presa parte ad alcuni test. All’Università di Leningrado fu messo in una stanza piena di macchinari che registravano le sue reazioni corporee, mentre a Mosca alcuni scienziati cercavano di inviargli dei messaggi Morse mediante telepatia. L’esperimento ebbe successo; i mutamenti delle onde cerebrali del sensitivo furono registrati e decifrati fino a ottenere una parola.

   I presunti esperimenti telepatici che gli americani stavano facendo nei sottomarini nucleari, spinsero i russi a creare negli anni ’60, con il dottor Edward Naumov, uno speciale laboratorio presso l’Istituto di Fisica del Collegio di Stato di Ingegneria Strumentale di Mosca. La creazione del laboratorio, del quale Naumov ricopriva il ruolo di responsabile della parte inerente alla parapsicologia, ebbe il benestare di molti eminenti studiosi: il professor Terletsky, il dottor Sitkovsky dell’Accademia di Scienze Sociali, il dottor Oschchepkov, scopritore del radar in Unione Sovietica e direttore dell’Istituto di Ingegneria.

   Naumov spiega così la differenza tra russi e americani: “Anche qui abbiamo una folta schiera di scettici; però in parte grazie alle dimostrazioni ESP del dottor Rhine in America, i nostri ricercatori non sono impegnati ancora a dimostrare che l’ESP esiste, ma cercano di capire come e perché funzioni la forza PSI”.

   Oltre 40 scienziati, fra cui due premi Nobel, testarono con la telecinetica Nelya Mikhailova, i risultati con la sensitiva parvero strabilianti. La donna fu seguita fino alla fine da Vasiliev.

   Vasiliev, ufficialmente non aveva più lavorato negli ultimi sei anni di vita; oggi si sa che, eseguì dei test con la sensitiva, che era in grado di muovere a distanza scatole di fiammiferi o bicchieri senza toccarli. Probabilmente, spaventato dal potere di questa donna che era in grado di scatenare, temeva che le autorità potessero utilizzare la telecinesi come arma da guerra.

   Nelya divenuta troppo popolare, colpevole di aver attirato su di sé l’attenzione dell’Occidente capitalista e temendo che qualche potenza nemica, cercasse di allungare le mani sulla donna, alla vigilia del Congresso di parapsicologia tenutosi a Mosca nel 1968, la stampa si accanì contro di lei, definendola ciarlatana e truffatrice.    Il risultato di questa campagna è che non poté partecipare al Congresso.

   Nel 1967 la rivista russa Maritime News questa notizia: “i cosmonauti in orbita sembrano avere la capacità di comunicare telepaticamente fra loro più facilmente che con la gente a terra. Un sistema di preparazione PSI è stato inserito nel programma dei cosmonauti. Si spera che possa aiutarli a prevedere ed evitare eventuali pericoli”.

   Il dottor E. B. Konneci, quattro anni prima, quando era responsabile delle ricerche sulle biotecnologie dell’Ente nazionale dell’aeronautica affermò che programma spaziale sovietico era studiata la natura e l’essenza di alcuni fenomeni di comunicazione elettromagnetica fra organismi viventi.

   A Mosca il 17-18 novembre 1971, si tenne un simposio sui contatti radio cosmici. Nel simposio si trattò un vastissimo arco di quesiti: l’esplorazione radio-fisica della luna e dei pianeti, la diffusione delle radio-onde; i sistemi di comunicazione a mezzo satelliti artificiali; e i problemi di presa contatto radio con eventuali civiltà extraterrestri (questa sezione fu quella che raccolse il maggior numero di partecipanti).[42]

   L’intervento più interessante di questo simposio è stato quello di E. Naumov, che rispetto alla comunicazione con eventuali civiltà extraterrestri, vedeva la possibilità di contatto fra gli esseri viventi per via extra sensoriale. Nella sua relazione Naumov si soffermò sui risultati della ricerca nel campo della parapsicologia sia nell’URSS sia che negli altri paesi.

   Nella sua relazione Naumov ha anche toccato la questione del “perché i risultati ottenuti dai parapsicologi non hanno avuto un riconoscimento generale?”. Egli rilevò che esiste una barriera psicologica di fronte ad ogni cosa nuova e diversa, la quale modifica in qualche misura la nostra immagine del mondo.   

LE MACCHINE PSICOTRONICHE DELLA CECOSLOVACCHIA

   La Cecoslovacchia, ufficialmente, è sempre stata un passo in avanti nelle ricerche parapsicologiche.[43]

   Pavel Stepanek, era uno straordinario telepate, ed indovinava con straordinaria facilità le carte Zener.[44] Tuttavia, verso il 1965, si registrò un suo incredibile insuccesso con il dottor John Beloff, indovinando molte meno carte di quanto avvenga per caso: stava perdendo i suoi poteri?

   Già prima della guerra, il dottor Osc Fischer, aveva lavorato con il sensitivo Stevan Ossowiecki, di Varsavia e con il chiaroveggente Erik Jan Hanussen. Sotto il nazismo, Hanussen divenne ricco e potente grazie alle sue qualità di veggente e astrologo. Ma alla fine fu assassinato nazisti, poiché come chiaroveggente non solo aveva previsto la fine di Hitler, ma a quanto pare riusciva a vedere gran parte dei loro progetti segreti.

   La considerazione della parapsicologia era così diffusa negli ambienti culturali cecoslovacchi che perfino il fisiologo Eduard Babak, rettore dell’Università di Brno, nel suo discoro di insediamento, asserì che in certe particolari condizioni psicofisiologiche, la psiche umana piò influenzare la psiche di un altro essere umano anche sena l’intervento della percezione sensoriale.

   Kuchynka (un pioniere della ricerca ESP in Cecoslovacchia) affermava che l’importanza della parapsicologia risiede nel farci comprendere che siamo legati al cosmo molto più intimamente di quello che abbiamo sempre pensato.

   L’uso dell’ESP in Cecoslovacchia non è stato limitato ai ricercatori universitari e a gruppi privati: l’esercito cecoslovacco, nel 1966, rivelò che la parapsicologia fu usata di frequente in guerra, in particolare nella campagna controrivoluzionaria del 1919 dove la Cecoslovacchia partecipava assieme ai romeni e agli imperialisti francesi contro la repubblica ungherese dei consigli. Nel 1925, l’esercito cecoslovacco pubblicò un libro ad uso dei militari, dal titolo Chiaroveggenza, ipnotismo e magnetismo di Karel Hejbalik.

   Secondo quanto scrive lo studioso Miroslav Ivanov nel suo libro Non soltanto le uniformi nere, durante la seconda guerra mondiale le persone dotate di poteri paranormali furono usate come sentinelle, per avere notizie sui campi di concentramento.

   Furono infatti i cecoslovacchi a mettere a punto, alla fine degli anni ’60, le prime macchine psicotroniche. Si trattava di tutta una serie di oggetti bruniti o lucidi, ruvidi, martellati, in acciaio, bronzo, rame, ferro, oro, in grado di amplificare le energie psichiche dei sensitivi. Tali strumenti vennero presentati per la prima in un documentario realizzato da alcuni scienziati cecoslovacchi per il Congresso di Mosca del 1968.

   Gli scienziati cecoslovacchi ritengono che gli essi umani e tutte le cose viventi siano pieni e piene di un tipo di energia che, fin a poco tempo fa, era stata ignorata dalla scienza ufficiale. Questa energia chiamata “energia psicotronica”, sembra essere la spiegazione di tutti gli eventi psichici.

   Tra gli strumenti presentati a Mosca c’è il generatore psicotronico, o Pavlita (dal nome del suo inventore), che è in parte è un derivato dagli antichi manoscritti che contenevano delle scoperte ormai dimenticate.

   Dal 18 al 22 giugno 1973 si tenne a Praga una Conferenza Internazionale di Psicotronica. Parteciparono a questa Conferenza 246 studiosi provenienti da 21 paesi di tutto il mondo. La delezione più numerosa proveniva dal USA con 120 membri, seguiti dalla Cecoslovacchia con 60. I lavori della Conferenza furono suddivisi in sei sezioni: Sezione 1 – Psicotronica e ricerche tradizionali, Sezione 2 –Psicotronica e Fisica, Sezione 3 – Psicotronica e Antropologia, Sezione 4 – Psicotronica e Radioestesia, Sezione 5 – Psicotronica e Pedagogia, Sezione 6 Psicotronica e l’Uomo: Natura, Animali, Vegetali.  

  I “PIEGACUCCHIAI” DELL’ERA BUSH

   Nell’era Bush Junior ci furono tutta una serie di militari che sono stati dei propugnatori delle ricerche sui fenomeni paranormali per fini militari/spionistici, essi sono:

  • Il General maggior Albert N. Stubblebine III. È stato il direttore generale dell’Intelligence dell’Esercito INSCOM tra il 1981 e il 1984. In quel periodo lanciò tutta una serie di progetti segreti a Forte Meade per la visione remota e altre cose del genere. È stato uno dei più espliciti nel proporre una versione New Age delle tecniche militari di combattimento.[45] Nel 1981 sempre a Forte Meade fondò una unità di spie psichiche e promosse progetti analoghi a Fort Bragg. È uno convinto che applicando le tecniche del controllo della mente sulla materia si potrebbe attraversare i muri;[46]   
  • Il gen. Wayne Downing. Aveva diretto le operazioni speciali in occasione dell’invasione di Panama del 1989, dopo l’11 settembre fu nominato Direttore nazionale e vice consigliere della Sicurezza nazionale per la lotta contro il terrorismo, carica che ricoprì fino al giugno 2002;
  • Il Gen. Peter Schoomaker, Capo di stato maggiore dell’esercito USA, è stato il comandante generale del Comando congiunto per le operazioni speciali (1994-1996);  
  • Il Gen. William Bokin. Comandante delle operazioni speciali dell’esercito dal 1998 al 2000. Era il comandante delle forze speciali USA nel 1993 a Mogadiscio, quando queste furono sconfitte, dalla guerriglia somala.

   Questa gente, sopra descritta, sono dei personaggi paradossali, al servizio di un’amministrazione che era composta da fondamentalisti cristiani, ci si trova uno come il maggiore Aquino un esperto di guerra psicologica, che nel 1975 fondò una setta satanica chiamata il Tempo di Set[47] che fu sospettata di essere al centro di un giro di pedofilia.

   In un documento del 1980 scritto da Aquino assieme al Gen. Paul Vallely dal titolo From PSYOP MindWar: The Psychology of Victory (Dalla guerra psicologica alla guerra mentale: la psicologia della vittoria), si presentava un piano per una guerra psicologica perpetua, rivolta anche contro la stessa popolazione americana. Nel documento si afferma tra l’altro: “La guerra mentale deve iniziare nel momento in cui la guerra si ritiene inevitabile. Deve ricercare l’attenzione della nazione nemica attraverso ogni mezzo possibile e deve colpire i potenziali soldati prima che essi indossino le uniformi. Essi sono più vulnerabili alla guerra mentale nelle loro case e comunità” “La guerra mentale è soprattutto strategica…Nel suo contesto strategico deve estendersi in ugual modo ad amici, nemici e neutrali in tutto il globo  non attraverso i primitivi volantini gettati sui campi di battaglia o gli altoparlanti della guerra psicologica, né attraverso gli sforzi deboli, imprecisi della psicotronica, ma attraverso i mezzi di informazione posseduti dagli Stati Uniti che hanno la capacità di raggiungere virtualmente ogni popolo sulla faccia della terra. Questi mezzi di informazione sono ovviamente quelli elettronici, radio e televisione. Gli sviluppi più avanzati delle trasmissioni consentono una penetrazione delle menti ovunque nel mondo come non sarebbe stato concepite fino a pochi anni fa”.

   Valley promosse anche le ricerche sulle tecniche subliminali di lavaggio del cervello e sulle armi che aggrediscono direttamente il sistema nervoso e cerebrale dei soggetti presi di mira.

L’IMPORTANZA DELL’OBIETTIVO POLITICO

   Dunque la mente è un terreno di combattimento, e conquistarla è un obiettivo. Già Sun Tzu ne L’arte della guerra, un testo studiato da tanti politici e militari e da Mao (che lo cita nel suo saggio problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina) mostra che la guerra è uno degli strumenti a disposizione del potere politico per conseguire i suoi fini, ma un mezzo particolarmente delicato poiché dal suo uso dipende la salvezza o la rovina dello Stato: perciò risulta chiara la subordinazione della guerra alla sfera politica e la preoccupazione per la conservazione del potere, anticipando a più di due millenni la famosa definizione di Clausewitz sulla guerra come prosecuzione della politica con altri mezzi.

   Perciò la centralità dell’obiettivo politico rispetto al mezzo bellico e all’uso della forza militare, risulta chiaro per Sun Tzu: “1. Dichiarare la guerra, il risultato ideale è di prendere intero e intatto il paese nemico. Danneggiarlo o distruggerlo non è altrettanto buono. Del pari, è meglio catturare un’armata, o un reggimento, o una compagnia, o un distaccamento intatti piuttosto che distruggerli. 2. Perciò, combattere e vincere cento battaglie non è prova di suprema eccellenza: la suprema abilità consiste nel piegare la resistenza (volontà) del nemico senza combattere”. In sostanza scopo principale non è il solo e semplice successo, ma il massimo profitto che lo si ottiene quando oltre alle proprie forze anche quelle nemiche restano intatte, ma sottoposte al controllo dell’avversario che le fa proprie accrescendo così la propria potenza.

   Come fattore politico di potenza da comparare, Sun Tzu mette immediatamente in evidenza il Tao, inteso come livello variabile di fiducia e di consenso popolare espresso nei confronti dello Stato e dei nuclei dirigenti al potere: la guerra rappresenta una decisione/azione che li riguarda entrambi, anche perché secondo la filosofia cinese che Sun Tzu riprende e fa sua, quando il popolo si ribella al sovrano, significa che il sovrano, ha compiuto pesanti ingiustizie venendo così privato del “mandato del cielo”. Essendo nel pensiero cinese che la giustizia, la legge e la ragione stanno sempre dalla parte del popolo. Perciò nelle strategie belliche lo scontento/appoggio popolare sono un elemento importante in guerra e in generale nella lotta politica. Non è un caso che a più di 2000 anni di distanza Mao con la strategia della Guerra Popolare di Lunga Durata rielabora creativamente le regole strategiche di Sun Tzu.

   Perciò le guerre mentali fanno parte di una strategia tendente a piegare la resistenza dell’avversario e cercare di annichilire le eventuali resistenze.

   Un compito preventivo dunque, dove la crisi generale del Modo di Produzione Capitalista peggiora costantemente le condizioni di vita e di lavoro delle masse dell’intero pianeta. 

   Secondo alcuni ricercatori del Complex System Institute le rivolte del 2008 e del 2011, hanno avuto origine dall’aumento dei prodotti alimentari e hanno stabilito che, quando l’indice dei prezzi del cibo supera una certa soglia, è probabile l’esplosione di rivolte. 

   Visto che l’aumento dei prodotti alimentari prosegue costantemente, come affrontano questo problema i governi europei e americani, la UE, le autorità academiche e gli enti di ricerca? Subordinando sempre di più l’agricoltura alle esigenze del capitale, che non sono certo compatibili con la lotta contro la fame. La Carnegie Institution e la Stanford University hanno accertato che esistono 4,7 milioni di chilometri quadrati di terre abbandonate. Si tratta di un territorio grande la metà degli USA.  Utilizzarle per produrre cibo? Neanche per idea! I ricercatori ritengono che la “la biomassa totale potrebbe ammontare a più di 2,1 miliardi di tonnellate con un contenuto totale di energia di circa 42 exajoules (miliardo di miliardi di Joule) equivalenti di 170 milioni di barili di petrolio”.[48]

   Quando questa razza di “filantropi” parlano di “colture bioenergetiche sostenibili”, non intendono certo “sostenibili” per le masse che sono alla fame e quelle ancor più numerose che con mille stenti riescono a riempire a malapena lo stomaco. Gli interessi di rapina capitalista non hanno difficoltà a nascondersi dietro una maschera ecologica.

   La crisi economica ha già portato a una riduzione della speranza di vita non soltanto nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo ma nei maggiori paesi imperialisti a partire dagli Stati Uniti: “per i bianchi poveri si torna alla media degli anni ’50. Pesa il minor ricorso a cure mediche. Gli americani hanno perso in 48 mesi il 10% di reddito. Per le donne senza diploma l’aspettativa di vita è diminuita di 5 anni”.[49]  

   Perciò non è un caso che un orwelliano Obama voleva mettere obbligatoti i chip sottocutanei. “I microchip si sono già “impossessati” anche dei bambini. Più di qualche asilo – con il consenso dei genitori – ha scelto di monitorare molto da vicino – tramite dei chip inseriti nelle divise scolastiche – i passi delle future generazioni”.[50]


 

PRELUDIO ALLA PARAPSICOLOGIA

[1] Pensiamo solamente alle teorie relative alla Grande Piramide di Cheope. Si è ripetuto un’infinità di volte che la Grande Piramide non era una tomba ma un monumento destinato a conservare per le generazioni future una serie di calcoli e misurazioni matematiche connessi all’astronomia e ed altre scienze.

[2] Inardi M., L’ignoto in noi, SugarCo, Milano 1973, pag. 79.

[3]                                             C.s.                                     pag. 82.

IL PENTAGONO STUDIA IL PARANORMALE COME ARMA

[4] https://www.nytimes.com/1984/01/10/science/pentagon-is-said-to-focus-on-esp-for-wartime-use.html

[5] http://www.ansuitalia.it/Portale/privacy-e-cookies.html

[6] L’operazione Alsos fu un tentativo di spionaggio sullo stato del progetto nucleare tedesco compiuto dalle forze alleate durante la seconda guerra mondiale

https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Alsos

https://segretidellastoria.wordpress.com/2018/06/18/operazione-alsos-a-caccia-dellatomica-tedesca/ ù

[7] https://marcos61.wordpress.com/2014/01/20/il-nazismo-occulto/

[8] http://www.sogliaoscura.org/par-psicortinaferro.html

[9] https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110416411-014/html

[10] https://www.rai.it/dl/televideo/Esp_Anticipazioni_Web/Esp/Sussidi/Paral_8.htm

https://www.army.mil/article/229265/the_supernatural_side_of_u_s_military_academy_at_west_point

OPERAZIONE STARGATE

[11] Anche se nelle lettere del 22 luglio e 27 novembre 1992 la CIA aveva in precedenza negato a Armen Victorian -ricercatore e scrittore, che da molti anni conduce ricerche inerenti al controllo mentale, ai servizi segreti ed altri argomenti connessi. – di avere a disposizione documenti sull’argomento, in seguito ammette di possedere nell’ordine di oltre centomila pagine.

[12] E’ la principale agenzia militare d’intelligence USA per l’estero, e uno dei principali produttori e gestori delle informazioni negli Stati Uniti.

[13] Copie di questi documenti furono inviate a Armen Victorian nell’agosto 1995. Per una curiosa coincidenza, il 27 agosto 1995 il britannico 1995 il britannico Channel 4 ha trasmesso il documentario The Real X-Files sul programma RV nel Regno Unito (in seguito trasmesso negli USA), preparando il terreno per il loro annuncio pubblico. Il soggetto di The Real X-Files era di Jim Schnabel, il quale era stato in precedenza implicato nel ridimensionamento del fenomeno dei cerchi di grano e, nel suo libro Dark White delle denunce relative a rapimenti da parte degli alieni.

[14] Il mandato ufficiale era di “esplorare e sfruttare un fenomeno parapsicologico noto come “osservazione a distanza” a beneficio della comunità di intelligence statunitense”. Reuter, Washington, DC, 28 novembre 1995. 

[15]An Evaluation of Remote Viewing: Research and Applications” di Michael D. Mumford, PhD, Andrew M. Rose, Phd, David A. Goslin, PhD: Preparato da The American Institute of Research (AIR), 29 settembre 1995. Executive Summry; Research Evaluation, p. E-2. Dopo la pubblicazione di questo rapporto, nel gennaio 1996, il Congresso, assieme al DoD e alla CIA, ha bloccato  ulteriori stanziamenti destinati alla ricerca psichica.

[16] Executive Summary (Operation Evaluation), rapporto AIR, p. E-3.

[17] A Perceptual Chnnel for Information Transfer over Kilometer Distances: Historical Perspective and Recent Research, H. E. Targ, in Proceedings of the Institute of Electrical of Electrical and Electronic Engineers, 1976.

[18] The 1973 Remote Viewing Probe of the Planet Jupiter. Ingo Swann, 12 dicembre 1995, Internet.

[19] MS. Beverly Humphrey, ricercatrice e analista statistica presso la l’SRI Radio Physics Lab., preparò un rapporto formale per conto di Puthoff e Targ. Il rapporto contava 300 pagine ed ebbe larga diffusione. Vedere anche Mind Rearch, H. E. Puthof e Russell Targ, Delacorate  Press/Eleanor Friede, New York.

[20] https://marcos61.wordpress.com/2014/10/20/i-progressi-della-parapiscologia-nellurss/

[21] Novel Biophysical Information Transfer Mechanism (NBIT), Final Report, 14 gennaio 1975.

[22] Alfredo Lissoni, psicospie, Editoriale Olimpia, pag. 63-64.

[23] L’idea dei contatti con onde radio con eventuali civilizzazioni extraterrestri è stata sviluppata negli USA dagli anni ’50 con il Progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence). Questo progetto si propone di ricercare intelligenze extraterrestri emettendo onde radio oppure emissioni ottiche di tipo Laser.

[24] Nello stesso periodo la NASA statunitense stava studiando una “convivenza mentale” che avrebbe dovuto essere la risposta ai problemi di comunicazione con altre civiltà. Fonte: Jack Stoneley in collaborazione con A. T. Lawton (scienziato della Royal Astronomy Society), progetto extraterrestri il contatto con intelligenze aliene per la salvezza dell’umanità futura, Longanesi&C, 1977.

[25] La telecinesi (o anche psicocinesi) è quel fenomeno per cui un essere vivente sarebbe in grado di agire sull’ambiente che lo circonda. La modalità più intuitiva per definire la telecinesi è la capacità di spostare oggetti con il pensiero.

[26] DC Power and Cooling Tower, Henry Rubenstein, in Studies in Intelligence, CIA, vol, 16, No 3 (autunno 1972), pp. 81-2.

[27] Progress Report No 5, Covering Period 1 April to August 1974   –  Project Atlas Remote Viewing p. 2. Vedere anche Final Report, January 1974 through February 1975, Programme Results; Applied Research Efforts, pp.8 e 9.

[28] Nella conversazione telefonica del 10 aprile 1996 con l’autore, Ingo Swann ha affermato che tutte le RV erano in grado 8 martini

[29] Russel Targ confermò che parte del RV venne effettuato su sottomarini russi ma che, data la natura classificata del programma inerente, i risultati non vennero mai loro comunicati. Da una conversazione fata da Armen Victorian -ricercatore e scrittore, che da molti anni conduce ricerche inerenti al controllo mentale, ai servizi segreti ed altri argomenti connessi, con Russel Targ il 23 aprile 1996.

[30] Intervista a Ingo Swann su Dreamland Transcribed Organization (trascrizione di Swann) University of Wisconsin, 12 dicembre 1996.

[31] Uno dei principali soci della Science Application Corporation (SAIC) è l’ammiraglio in congedo Bobby Inman, ex direttore della NSA, dell’ONI, nonché vicedirettore della CIA. Il lavoro dell’osservazione a distanza realizzato alla SAIC era di notevole importanza.

USO MILITARE DELLA PERCEZIONE EXTRASENSORIALE

[32] Jean Eugène Robert (18051871) È stato il più famoso illusionista francese del XIX secolo, soprannominato “il rinnovatore dell’arte magica“. Considerato come uno dei più grandi illusionisti e prestigiatori di tutti i tempi e ampiamente accettato come padre della magia moderna.

[33] Marabutto (fr. Marabout; sp. Morabito). – Vocabolo penetrato sin dagli inizî del sec. XIX nella letteratura di viaggi e divulgatosi nell’uso corrente europeo dell’Africa settentrionale a occidente dell’Egitto per designare i santi musulmani viventi o defunti, detti anche santoni, e inoltre i mausolei molto semplici ove sono sepolti. Quest’uso europeo non coincide esattamente con quello del vocabolo murābiṭ (nei dialetti arabi dell’Africa settentrionale mrābet, mrāboṭ, al plur. mrābṭīn) presso gl’indigeni di quei paesi, i quali con esso non intendono il mausoleo (detto invece per lo più qubbah) e nemmeno tutte le categorie di santi, ma soltanto quelli che non siano sceriffi (cioè non discendano da Maometto attraverso sua figlia Fātimah ed il marito di lei ‛Alī) né semplici idioti (bahlūl), e la cui barakah (v.) o virtù benefica si estenda alle cose di loro proprietà e si trasmetta alla loro concetto popolare, soprattutto marocchino, la santità non si fonda su manifestazioni di virtù nel senso religioso cristiano, ma sul fatto di produrre grazie miracolose, di carattere materiale tangibile, a favore di coloro che si rivolgono al santo e vengono con lui a contatto; nel santo vengono tollerati atti assolutamente riprovevoli, ritenuti fonte di benedizione per chi ne è vittima, anziché motivo di scandalo e di obbrobrio; credenze popolari queste, che hanno la loro radice nell’elemento berbero del Marocco e sono in contrasto con le stesse dottrine musulmane. Il fenomeno del marabuttismo prese un enorme sviluppo dal secolo XIV, e dal Marocco si estese a tutta l’Africa settentrionale sino alla Marmarica ed esercitò un profondo influsso sulla vita religiosa, sociale e politica e sulla stessa toponomastica; nell’anarchia in cui gran parte del Maghreb o Barberia viveva, molte volte i marabutti stabili o erranti furono giudici ascoltati, pacificatori di tribù in lotta, garanti della sicurezza delle carovane da loro accompagnate, islamizzatori di popolazioni barbare, centro di nuovi aggregati politico-sociali (tribù marabuttiche) considerate clepositarie di parte della barakah del marabutto e quindi tenute in alta considerazione. In altri casi i marabutti furono pericolosi agitatori politici contro sovrani tirannici e contro gli infedeli invasori.

La qualifica d’una persona viva o morta quale marabutto è frutto soltanto dell’opinione popolare locale, la quale può formarsi anche in seguito alle più strane circostanze; a sua volta la fama d’un marabutto è circoscritta assai spesso alla località nella quale egli vive o visse. La denominazione murābiṭ (mrāboṭ) nel senso esposto è di carattere quasi esclusivamente popolare e nota anche alla Spagna musulmana del sec. XV; in arabo letterario essa designò dapprima i guerrieri stabiliti nei ribāṭ o posti di confine verso le terre degli infedeli, e appunto perciò furono chiamati al-murābiṭīn (Almoravidi) i Berberi che, usciti dal loro ribāṭ in un’isola del Senegal, fondarono il loro famoso impero, esteso anche alla Spagna e durato dal 1056 al 1147; poi fu applicata in modo particolare alle persone animate da grande fervore religioso e da zelo contro gli infedeli, i quali volontariamente andavano a passare qualche mese nei ribāṭ per tenersi pronte alla guerra santa e intanto univano l’allenamento militare all’esercizio indefesso di pratiche di devozione; e di qui venne il significato di santo, particolare del Maghreb. Completamente errata è l’etimologia da marbūṭ (legato), sulla quale alcuni sociologi e studiosi di storia delle religioni hanno fondato, anche di recente, teorie insostenibili.

[34] http://www.mauromassironi.i/=?p=1320

[35] http://www.sogliaoscura.org/par-psicortinaferro.html

[36] Walther Friedrich Schellenberg (19101952). È stato un militare tedesco ufficiale delle SS e vice-comandante della Gestapo.

[37] Peter Levenda, satana e la svastica, OSCAR STORIA, 2005, Milano, p. 208

[38] www.coscienza.org 

[39] A essere precisi bisognerebbe dire gli organismi ufficiali e palesi della CIA non quelli occulti.

[40] http://www.damus.it/ipnosi/esp.html

[41] http://aurora-project.forumfree.it/?t=59624866

[42] Metapsichica Rivista italiana di parapsicologia – luglio/dicembre 1971 – gennaio/giugno 1972 – luglio-dicembre 1973.

[43]  Forse non è un caso che la capitale, Praga, è sempre stata definita una “città magica”, che insieme con Lione e Torino fa parte del “triangolo magico”. Già Rodolfo II, sul trono ceco dal 1576, fece di Praga la capitale segreta d’Europa – non solo la capitale dei nobili, ma anche degli artisti, commercianti e studiosi, e soprattutto degli astrologi e degli alchimisti. Rodolfo II era famoso per la sua corsa alla scoperta della produzione d’oro. Secondo la leggenda i suoi alchimisti in cerca del segreto della pietra filosofale furono ospitati nel “Vicolo d’Oro”. Non scordiamo della legenda riguardante il Golem.

   Il Golem (ebr. גולם) è una figura immaginaria frutto della mitologia ebraica e del folklore medievale. Il termine deriva probabilmente dalla parola ebraica gelem che significa “materia grezza”, o “embrione”. Esso fa la sua prima apparizione nella Bibbia (Antico Testamento, Salmo 139:16) per indicare la “massa ancora priva di forma”, che gli Ebrei accomunano ad Adamo prima che gli fosse infusa l’anima. In ebraico moderno golem significa anche robot. La leggenda è ambientata nel XVI secolo durante il regno di Rodolfo II. Si narra che nell’ anno 1580 un religioso di nome Taddeo, fanatico nemico degli Ebrei, si adoperasse per trasformare la pace e l’armonia che regnava nella comunità ebraica in astio e disaccordo e per far nascere nuove accuse superstiziose. Quando Rabbi Judah Loew, un rabbino che dopo molte peregrinazioni era giunto alla corte di Rodolfo II nella città di Praga, venuto a sapere dei crudeli intenti di Taddeo, decise di rivolgersi all’ Altissimo per proteggere la comunità ebraica. L’ Altissimo accolse la richiesta del rabbino e gli ordinò di creare un Golem di argilla per annientare Taddeo. La leggenda narra che per la creazione il rabbino si servì del libro ebraico Sefer Yetzirah, testo antichissimo che si distingue per l’esegesi sui segreti dell’alfabeto ebraico, delle Sefirot, i dieci attributi di Dio, contenuti nella Qabbalah ebraica. Una volta svelati i segreti della Qabbalah il rabbino plasmò una forma di argilla con sembianze umane e dopo un rituale magico, Zifurim, inserì nella bocca della creatura un pezzo di carta con incisa la parola Verità in ebraico “Emet “. Subito il Golem prese vita e si alzò in piedi, il Rabbino capì subito che il mostro avrebbe obbedito a lui solo e che incapace di parlare lo avrebbe servito fedelmente. Grazie all’intervento del mostro la comunità ebraica fu salva. Il Golem rimase ai servigi di Rabbi Loew che lo tenne con se fino a quando, capito che il potere della creatura avrebbe potuto rappresentare una minaccia per la comunità ebraica non lo distrusse, cambiando l’ordine delle lettere della parola Emet inserita nella sua bocca e trasformandola in Met, morte. Una volta distrutto il rabbino lo nascose nella sinagoga Vecchia-Nuova dove secondo la leggenda è ancora possibile ammirarne i resti. Al di là della leggenda e della veridicità o meno di alcuni particolari è evidente il richiamo al principio mistico ebraico secondo cui il mondo e la vita sono emanazione del divino. Quella del Golem è un’antichissima leggenda ebraica sul mito dell’uomo artificiale creato da un altro uomo. Naturalmente questo atto è una sfida a Dio, un tentativo di impossessarsi della sua forza creatrice, il che genera la punizione, che arriva proprio tramite la creatura. La creazione avviene attraverso la costruzione di un simulacro di elementi naturali, la terra, che prende vita grazie a formule magiche. Il Golem nasce come servitore e aiutante dell’uomo, è muto, imperfetto, privo della possibilità di creare un altro Golem. La leggenda è del tutto parallela alla creazione di Adamo da parte di Dio e presenta analogie fortissime con numerosi altri miti che si possono considerare varianti nate in contesti storici differenti.

[44] Le carte Zener sono un particolare tipo di mazzo di carte, inventato negli anni trenta dallo psicologo Karl Zener appositamente per il noto parapsicologo statunitense Joseph Rhine, che le ha usate per i suoi esperimenti sulla chiaroveggenza. Il set è composto da 25 carte di forma rettangolare (come le comuni carte da gioco) divise in cinque gruppi differenziate da un segno posto nel centro: il Cerchio, la Croce, il Quadrato, la Stella e l’Onda. Ogni gruppo di segni è presente cinque volte nel mazzo. L’esperimento condotto da Rhine consisteva nel chiedere ad un soggetto di indovinare la carta che si stava estraendo dal mazzo. In certi casi lo sperimentatore doveva estrarre le carte ponendole di fronte al soggetto da ricerca, mostrando però il dorso e chiedendo di dichiarare il segno; oppure ponendo il soggetto in una condizione di non poter vedere. Il test non accerta la presenza di particolari poteri, ma ne valuta la possibilità fondandosi sull’ipotesi statistica: per la legge dei grandi numeri le probabilità di indovinare una carta del mazzo tendono, con infinite prove, al 20% (1 su 5); solo uno scostamento significativo da questa percentuale – posto che l’esperimento venga condotto con metodo scientifico su un numero di casi statisticamente rilevante – si potrebbe supporre non attribuibile alla mera casualità.

[45] Nel romanzo L’uomo che fissa le capre di Jon Ronson dal quale è stato tratto il film dal titolo omonimo, uscito nelle sale cinematografiche nel 2009, si parla di questa esperienza.

[46] E poi si considera pazzi chi denuncia la realtà del controllo mentale.

[47] In Italia a la sede a Napoli, vedere il sito http://www.overlex.com/leggiarticolo.asp?id=510

[48] Biocarburanti Sostenibili dalle terre Abbandonate. Esistono 4,7 milioni di kmq di terre e pascoli abbandonati ecco come è possibile ripristinarli. Redazione – GennitrosSviluppo.com in Energia, Energie 27 giugno 2008.

[49] Marco D’Eramo, STATI UNITI. La crisi accorcia la vita anche ai White trash, attualità/notizie/mricN/8545, 22.09.2012.  

[50] Valentina Beli, Microchip nell’uomo: sicurezza le motivazioni ufficiali, 13.09.2012, CEST.

PNL, GUERRA COGNITIVA E LA BATTAGLIA PER IL DOMINIO DEL CERVELLO

•marzo 3, 2024 • Lascia un commento

PNL E I SUOI USI

   Si tratti di manuali di management o della letteratura dedicata alla realizzazione personale, all’autostima ecc., l’attitudine maggiormente valorizzata sembra essere la capacità di imporsi sugli altri. Tutto ciò grazie a una ridicola forma di sicurezza che rasenta l’arroganza. La certezza di avere ragione è ciò che contraddistingue i gregari. Tuttavia è il messaggio principale delle nostre gioiose bibbie manageriali, che moltiplicano le ricette per aiutare a rafforzare il loro ascendente sugli altri.

   Il principio che regola questa visione dell’essere umano non è certamente nuovo. Basti pensare ai puritani e ai giansenisti[1] del XVII secolo, come Pierre Nicole[2] con la sua analisi dell’amor proprio. Per i puritani, ogni individuo cerca di soddisfare i propri desideri attraverso astuzie e lusinghe. Contrariamente al credo dei cattolici, secondo i puritani non esistono atti virtuosi.  Sono convinti che per dominare gli altri, non vi sia mezzo migliore che assoggettarne l’amor proprio, fingendo onorarlo. “Alcuni cercano di soddisfarne gli interessi, altri usano l’adulazione per dominarlo. Si dà per ricevere. È l’origine e il fondamento di qualsiasi commercio tra gli uomini; poiché non si fa commercio solo di lavoro, servizi, premure, cortesie; e tutto ciò viene scambiato o per cose del medesimo genere o per cose più concrete, più materiali, come quando in cambio di una semplice compiacenza riusciamo a ottenere qualche agio effettivo[3]. È il principio del guadagno condiviso ante litteram. Ma i giansenisti non avrebbero mai potuto pensare che ognuno è interamente responsabile di quello che gli accade e che, di conseguenza, ognuno possiede in sé le risorse per cambiare lo stato delle cose. Questo, tuttavia, è precisamente il nuovo slogan del management: “Sta a voi riconoscere che siete gli unici responsabili della vita che avete scelto, e sta a voi riconoscere che è soltanto nostra la responsabilità di essere in un mondo quale quello che siete. Il vostro stato di salute, i vostri averi, quello i cui siete. Il vostro stato di salute, i vostri averi, la vostra vita affettiva e professionale, tutto ciò è opera vostra e di nessun altro[4]. Anche se non tutti i precetti degli altri guru del management risultano così perentori, l’idea di fondo è la stessa: non bisogna cambiare il mondo, dovete cambiare voi. Come fossimo in grado di controllare ogni cosa, non solo le nostre reazioni ed emozioni, ma anche le reazioni ed emozioni degli altri, per non parlare dell’ambiente (familiare, professionale, politico) entro il quale ognuno di noi si trova a evolvere.

   Con posizioni così, il principio di realtà giunge al limite estremo, con tutto ciò che ne consegue: senso di colpa e disagio per alcuni; delirio di onnipotenza e tendenza a manipolatrici per altri. Gli individui si troveranno così di fronte a una doppia ingiunzione, da un lato sono esortati a ad avere fiducia in loro stessi, e a non lasciarsi influenzare dagli altri, dall’altro si ritrovano sistematicamente sottoposti al giudizio di una società che non sopporta la fragilità, che costantemente li valuta sulla base del successo ottenuto, e che promuove il successo come unica criterio di valore. Questa sorta di accozzaglia intellettuale popone come modello umano un individuo ideale, sottratto a ogni forma di dipendenza: che non ha più bisogno degli altri, non li cerca più. Per questo motivo è necessario non dare mai la sensazione di essere dipendenti da qualcuno o da qualcosa: la dipendenza è segno di dell’incapacità di essere padroni di sé. Viceversa, mostrandosi padroni di se stesso, l’individuo giunge, a credere che tutto ciò sia possibile. Non è del tutto privo di sogni. Ma i suoi sogni non riguardano più i sentimenti, l’amicizia, l’amore. L’individuo è convinto che tutte le sue relazioni interpersonali siano relazioni fittizie, artificiali. È convinto che, se gli altri non hanno una buona opinione di lui, significa che c’è qualcosa nella sua testa che non va: per questo motivo deve diventare “un altro”, una persona radicalmente diversa, capace finalmente di imporre di imporre il suo stile e il suo volere.

   Da qui lo strepitoso successo degli “esperti di immagine” che esortano a cambiare look per “cambiare vita”. E così accade che lo “stile” e le “idee” che crediamo di imporre agli altri siano in realtà ogni volta la conseguenza delle suggestioni imposte dagli esperti di immagine. Pensiamo ad esempio al proliferare di trasmissioni che invitano a cambiare look. Il concetto è molto semplice: interiorizzare l’idea che grazie all’aiuto di esperti di moda e di bellezza, alcune persone hanno accettato di cambiare il loro look, per iniziare una nuova vita. Gli spettatori vengono invitati a partecipare al programma attraverso una sorta di “appello” a testimoniare con frasi del genere: “Avete voglia di cambiare radicalmente look. Volete correggere un difetto fisico. Contattateci”. Partecipare alla trasmissione significa trasformarsi in cavia nelle mani dei nuovi dei nuovi esperti in immagine: una donna che si considera poco femminile e vorrebbe diventare una femme fatale; un uomo che vive con disagio il proprio corpo e che vorrebbe essere più “credibile” sul posto di lavoro.  I “soggetti” vengono sezionati dallo sguardo degli esperti, poi invitati a cambiare le loro abitudini, vestiti e acconciati all’ultimo moda ecc. poco importa se, all’inizio, avranno qualche riserva, bisogna superare le reticenze, per ottenere il risultato voluto. Ovviamente, ogni volta lo scopo sembra essere raggiunto: la “nuova persona” viene accolta da una cerchia di conoscenti “stupefatti e incantati dal suo cambiamento”. Poco importa, una volta spento il televisore, di che ne sarà di questi fantocci che hanno cercato di convincersi che il miracolo sia davvero avvenuto. In Italia, il programma televisivo Bisturi Nessuno è perfetto, condotto da Irene Pivetti e Platinette e trasmesso nel 2004 da Italia 1, poi replicato nel 2008 su Sky Vivo, va ancora più lontano: al fine di “rendere belli” i partecipanti, li si sottopone a diversi tipi di operazioni chirurgiche. Come accadeva nel Brutto anatroccolo ogni partecipante scopre la sua nuova fisionomia guardandosi in uno specchio, davanti a migliaia di telespettatori curiosi e avidi di “sensazioni forti”.

   La gestione della comunicazione è diventata un elemento cruciale. La regola aurea del successo consiste nel comprendere che una comunicazione controllata è la condizione indispensabile per gestire le tensioni che ci circondano. Donde il crescente successo di quella che viene definita la “programmazione neurolinguistica” (PNL). Questa tecnica di controllo della comunicazione propone alle persone tutta una serie di consigli che consentono di cambiare atteggiamento e di creare nuove forme di “spontaneità” adatte alle differenti circostanze della vita. Originaria degli Stati Uniti, la PNL viene presentata come una tecnica in grado di indurre rapidamente i cambiamenti che consentono di raggiungere la felicità. I suoi “inventori” Richard Bandler[5] e John Grinder[6] sono convinti che tutti coloro che hanno successo nella vita condividano i medesimi atteggiamenti e la medesima gestualità. Da qui l’idea che per avere successo si sufficiente a riprodur riuscire a riprodurre queste attitudini. Per questo motivo la PNL tende a “riprogrammare” il cervello, allo scopo di aggiungervi nuovo potenziale. Come suggerisce il nome, la programmazione-neurolinguistica può riuscirci grazie alla sua azione sulle capacità comunicative. Nello specifico, il suo scopo è quello di identificare i comportamenti e i riflessi considerati inopportuni, e quindi di sostituirli con atteggiamenti e reazioni considerati positivi. Il principio, dunque, è semplice: la PNL propone innanzitutto di individuare il sistema relazionale di un individuo, in particolare in occasione delle sue esperienza di fallimento; in una seconda fase, prevede di migliorare nel soggetto la percezione delle situazioni, e infine interviene nella riprogrammazione di attitudini differenti, più positive.

   Nonostante la reazione del mondo scientifico, che definisce la PNL, come una “pseudo-scienza” questo dispositivo per il successo sembra perfettamente collaudato. Esso trova fautori in diversi ambienti e in tutte le nazioni.

     In Italia, secondo Nicola Biondo autore di Supernova[7] e Il sistema Casaleggio. Partito, soldi, relazioni: ecco il piano per manomettere la democrazia[8], giornalista che dall’aprile 2013 al 2014 ha diretto l’ufficio comunicazione M5S alla Camera dei deputati, afferma che in una casa romana si facevano riunioni, con atmosfere che ricordano un po’ lo stile Scientology. “Tendenze diffuse, nel Movimento: potremmo citare le simpatie della fidanzata di Luigi di Maio, Silvia Virgulti, appassionata di Donna Eden[9], la santona americana. O le simpatie di alcuni dei vertici M5S per Mk Ultra o per la Pnl per la quale Casaleggio stravedeva[10].

USO DELLA PNL PER LA GUERRA PSICOLOGICA

   Gli ultimi anni hanno visto culminare lo sforzo, durato quasi un secolo, per perfezionare l’ingegneria sociale e le tecniche di guerra psicologica nel mondo occidentale.

   Come precedentemente riportato da The Guardian e The UK Column, i governi di tutto il mondo occidentale, in particolare tra i Five Eyes[11] (i Cinque Occhi ovvero: Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti), hanno usato la Teoria dei Nudge[12] e la Programmazione Neuro Linguistica (PNL) per cambiare efficacemente i comportamenti delle persone senza che ne fossero consapevoli.

   Tra le tecniche utilizzate nella risposta alla pandemia di Covid-19, spicca la Programmazione Neuro Linguistica (PNL). La PNL, come si diceva prima, include l’idea di “re-inquadrare” la percezione della realtà delle persone, cambiando il contesto in cui le varie situazioni o realtà sono viste dagli individui.

   È interessante notare che il primo libro sulla PNL, The Structure of Magic (La struttura della magia), include capitoli come “Diventare un apprendista stregone” e “L’incantesimo finale”. Le tecniche terapeutiche associate alla PNL sono spesso descritte come aventi qualità simili alla magia.

   Queste tecniche sono considerate neutre e potenzialmente molto utili per i clienti che desiderano risolvere problemi personali, per loro stessa natura possono diventare armi ed essere usate per ridefinire la percezione della realtà delle persone.

   In effetti “reinquadrando” la percezione di un individuo e trasformando il suo “modello linguistico”, può essere convinto a fare scelte che non farebbe consapevolmente se fosse presentato un “contesto” più ampio o alternativo.

   Il documento di discussione MindSpace del 2010[13], troviamo qualcosa di simile a un manuale del “Sorcerer’s Apprentice” (Apprendista stregone) del ventunesimo secolo.

   Commissionato dal Cabinet Office britannico[14], il MindSpace è pieno di tecniche che potrebbero essere usate per andare a colpire quelli che i suoi autori chiamano “processi automatici”, cioè processi inconsci.

   Il documento si interpreta come un vademecum per cambiare i pensieri delle persone e i modelli di comportamento senza la loro conoscenza o consenso cosciente. Le tecniche di “re-framing”[15] sono presenti in modo notevole, in forma di modello “contestuale” del documento, in relazione al cambiamento di comportamento.

   Oggi, osserviamo la loro applicazione praticamente in ogni settore della politica pubblica. Apparentemente è un documento di discussione, la sezione del rapporto “A proposito di questo documento “, descrive il suo scopo come quello di “esplorare l’applicazione alle politiche pubbliche, della teoria comportamentale, per i leader del settore pubblico e i responsabili politici”.

   I suoi autori sono provenienti da diverse istituzioni “d’élite” del Regno Unito, tra cui l’Imperial College di Londra, Oxford e la Lindon School of Economics, nonché alcuni dei maggiori esperti nel campo della psicologia sociale e delle scienze comportamentali.

   A pagina 14, gli autori di MindSpace delineano le prospettive e le intuizioni di fondo che guidano il loro approccio al “cambiamento di comportamento”, facendo la distinzione tra “processi automatici” e “processi riflessivi”:

   “Il modello contrastante del cambiamento di comportamento, si concentra sui processi più automatici di giudizio e di influenza – quello che Robert Cialdini chiama processi mentali “click, whirr” (pigia il pulsante del frullatore). Questo sposta l’attenzione dai fatti e dalle informazioni, all’alterazione del contesto in cui le persone agiscono. Potremmo chiamare questo il modello “del contesto”, del cambiamento di comportamento.
Il modello del contesto riconosce che le persone sono a volte apparentemente irrazionali e incoerenti nelle loro scelte, spesso perché sono influenzate da fattori circostanti. Pertanto, si concentra maggiormente sul “cambiare il comportamento senza cambiare la mente “. Questa via ha ricevuto meno attenzione da parte dei ricercatori e dei responsabili politici.

   “Cambiare il comportamento senza cambiare la mente” è per molti versi, simile alle tecniche di “re-framing” della PNL. Considerando la sua importanza e il suo potenziale uso futuro, si dovrebbe aggiungere qualche parola sulla natura della PNL.

   Da quando le sue basi sono state gettate in The Structure of Magic di John Grinder e Richard Bandler, i professionisti della PNL hanno descritto la PNL come avente qualità simili alla magia.

   La PNL è di solito inquadrata come una questione di espansione della capacità del cliente di affrontare il mondo reale trasformando i modelli linguistici attraverso i quali si interfaccia con il mondo.

   I professionisti della PNL sottolineano che nessuno di noi interagisce direttamente con il mondo reale, ma piuttosto lo fa in accordo con i modelli che noi stessi abbiamo sviluppato per mappare il mondo. Detto altrimenti, la nostra esperienza reale del mondo e i modelli o le mappe che creiamo sulla base di tale esperienza non sono identici.

   In The Structure of Magic gli autori usano l’esempio di una mappa reale, che non è il territorio reale, ma solo una sua rappresentazione. La mappa è utile nella misura in cui assomiglia al territorio reale, ma non è il territorio.

   Da lì, gli autori elencano tre modi fondamentali in cui le persone possono deformare le loro mappe della realtà: cancellazioni, distorsioni e generalizzazioni.

   Come primo esempio pratico dei potenziali effetti, possiamo cambiare il quadro di riferimento rispetto al tempo: qualcuno a cui viene detto che ha un’ora per scrivere un articolo avrà probabilmente una risposta significativamente diversa rispetto a chi ha una settimana per scrivere lo stesso articolo. Il tempo diventa un’importante cornice di riferimento.

   John Grinder fa l’esempio di una sessione con una cliente che si lamenta: “Mio figlio mi fa arrabbiare così tanto quando torna a casa tardi”. La madre è sempre arrabbiata quando suo figlio torna a casa tardi. Sembra che non ci sia un’opzione che non porti a qualche tipo di stato di angoscia.

   Così il terapeuta può chiedere: “C’è una volta in cui tuo figlio è tornato a casa e non eri arrabbiata?” Chiedendo al cliente di identificare qualche volta in cui non ha avuto la stessa reazione, viene sfidato a recuperare nuove informazioni dalla sua “struttura profonda” e integrarle in un nuovo modello esteso. Il cliente sta creando una scelta dove prima non esisteva.

   In termini PNL, la “struttura superficiale” (Mio figlio mi fa arrabbiare così tanto quando torna a casa tardi) suggerisce che il figlio che torna a casa tardi, indipendentemente da qualsiasi contesto, è la causa della loro rabbia e angoscia.

   In questa limitata struttura superficiale non esiste alcuna scelta o risposta alternativa nel caso in cui il figlio torni a casa tardi. Tuttavia, usando una serie di domande, il terapeuta può spingere il cliente a raffinare il proprio modello per crearne uno più adattivo.

   Così i casi inclusi nella “struttura profonda” del cliente vengono portati in superficie, per esempio, forse tornare a casa tardi non era il vero problema: forse era la paura che il loro figlio fosse fuori fino a tardi dopo il tramonto, o un sentimento di mancanza di rispetto, un rifiuto di accettare la maturazione del loro figlio, o un sentimento di negligenza?

   In una parola: il cliente viene esortato a creare frasi “ben formate” che includono le cancellazioni o rifiutano le generalizzazioni, le distorsioni. In una parola: l‘esperto di PNL può aiutare i clienti a rivalutare la loro mappa linguistica, permettendo un cambiamento nella loro potenziale risposta o scelta in varie situazioni.

   Con queste tecniche di base della PNL o “incantesimi”, i pazienti ricevono nuove opportunità per riformulare la loro esperienza. Tuttavia, questa “riformulazione” del mondo secondo modelli linguistici alternativi significa anche che i loro pensieri e comportamenti possono essere alterati in meglio o in peggio.

   La natura naturalmente neutrale delle tecniche di “re-framing” può essere più accurata o meno accurata, o anche completamente falsa, a seconda di come si “ri-arrangia” la propria percezione della realtà.

   Un esempio rilevante potrebbero essere i recenti slogan nei messaggi inerenti il Covid-19 come: “Stai casa. Salva le vite”. Mentre un messaggio apparentemente semplice e diretto, ad un esame più approfondito rivela che la struttura superficiale, apparentemente semplice (“Resta a casa. Salva le vite”), ha una “struttura profonda” molto specifica.

   L’affermazione include ciò che in termini PNL potrebbe essere considerato “cancellazioni” o semplicemente “generalizzazioni”. Per esempio, se si cerca di invertire o esplorare l’affermazione “Resta a casa. Salva le vite” e tutte le sue possibilità, si scopre che lo slogan ha solo un’alternativa: “lascia la tua casa e uccidi la gente”.

   Il modello linguistico inquadra la realtà come un insieme di due scelte: prendere la decisione cosciente di salvare vite o togliere vite. Non ci sono sfumature, né eccezioni per le persone giovani e sane, né specifiche per le persone a più alto rischio di ammalarsi. Secondo il modello “Stai a casa. Salva le vite”, si possono effettivamente uccidere le persone semplicemente scegliendo di lasciare casa.

   Non è un caso la riformulazione di scenari quotidiani fondamentali, al fine di suscitare la massima risposta di paura con precisione quasi scientifica. Gli ingegneri sociali capiscono che inquadrando le domande in un certo modo, per colpire direttamente le “motivazioni automatiche”, si possono attivare i meccanismi evolutivi di base e trasformarli in armi.

   Infatti, come documenta il riassunto della riunione del consiglio del 22 marzo 2020 del gruppo consultivo scientifico britannico per le emergenze (SAGE, Scientific Advisory Group for Emergencies ), la percezione della minaccia e del pericolo personale rispetto al covid-19 doveva essere aumentata per aumentare l’adesione alle misure di distanziamento sociale del covid-19.

VERSO LA GUERRA COGNITIVA

   Come scritto nel documento Warfighting 2040[16], la natura della guerra è cambiata. La maggior parte dei conflitti attuali rimane al di sotto della soglia della definizione tradizionalmente accettata di guerra, ma sono emerse nuove forme di guerra come la guerra cognitiva (CW), questo significa che la mente umana viene ora considerata come un nuovo terreno di guerra.

  Tutto questo nasce dal fatto che la situazione mondiale si evidenzia come caratterizzata da un’ulteriore intensificazione delle contraddizioni fondamentali, in particolare la contraddizione principale tra imperialismo e popoli e nazioni oppressi. La crisi generale del capitalismo nella sua fase imperialista si è sviluppata in forme ancora più acute.

   Dunque, si sta sviluppando la crisi più profonda del sistema imperialista mondiale dalla seconda guerra mondiale, questo fatto genera gravi crisi politiche. L’imperialismo americano, come unica superpotenza egemonica, è in declino e cerca in tutti i modi di avanzare nel suo obiettivo strategico di mantenere ed espandere la sua posizione, anche se sta incontrando crescenti difficoltà nel realizzare i suoi piani da parte della Russia e della Cina. A partire dalla sconfitta in Siria e Afghanistan, lo sviluppo della guerra in Ucraina è un ulteriore chiaro esempio della crisi politica dell’imperialismo USA.

   La contraddizione interimperialista, si sta sviluppando nella tendenza alla guerra imperialista, che attualmente si esprime nel forte impulso agli armamenti, nel militarismo e nella ripresa della fallimentare offensiva controrivoluzionaria a livello globale.

   Per mantenere la sua posizione, l’imperialismo americano sta rafforzando le sue ambizioni egemoniche al di sopra delle sue alleanze e alleati, in particolare i paesi della NATO, ma nello stesso tempo si sta approfondendo la sua crisi tutto ciò dimostra il suo carattere di “colosso con i piedi di argilla”.

   Quando parliamo di crisi, bisogna partire dal fatto che essa non è dovuta non alla mancanza di capitali, ma a un loro eccesso. I capitali accumulati in decenni di cicli economici sono divenuti ormai una massa enorme, consolidatasi nella sua stragrande maggioranza, nella parte di mondo (alcuni paesi europei, Nord America, Giappone Australia) che per prima e più tempo ha sviluppato il capitalismo, e ha creato le multinazionali e gli Stati più potenti in grado di sottomettere l’economia mondiale alle proprie esigenze. Questi capitali per loro natura sono costretti a esigere una continua rivalutazione, ossia a crescere sempre di più, cioè ad appropriarsi di nuovi profitti. La speculazione finanziaria può dare l’impressione, in alcuni momenti, che i profitti possano sgorgare dal suo seno, ossia che il denaro crei denaro. Ma puntualmente e ciclicamente la resa dei conti si presenta: l’unica fonte di valore che può incrementare il capitale è il lavoro umano. Perciò più la crisi dell’accumulazione si manifesta, più diviene urgente incrementare la produzione di profitti reali. La quarta rivoluzione industriale è esattamente un tentativo di innalzare potentemente la produzione e la produttività del lavoro in ogni ambito della società.

   Ci si potrebbe chiedere come mai non si investono i capitali in eccesso nella parte del mondo che è in condizioni di sottosviluppo. Per un motivo molto semplice, questa parte di mondo deve essere mantenuta costantemente nel sottosviluppo, perché solo così si possono depredarne a basso costo le risorse naturali e produttive, oltre a sottometterla alla rapina dei prestiti esteri, che producono, tramite il pagamento del servizio del debito, un prelievo della ricchezza ivi prodotta e un assoggettamento economico e politico. Alcuni ritengono che la Cina costituisca un eccezione a questa regola, ma si sbagliano. La Cina, al di là delle apparenze è un paese ancora povero, costretto produrre una grande quantità di merci per le grandi multinazionali occidentali, che pagano ai cinesi prezzi irrisori, mentre incassano sul mercato prezzi ben più elevati. Quando ha provato a elevare il proprio livello produttivo, dotandosi in proprio mezzi produttivi più moderni, la Cina è stata immediatamente stroncata, dal duo Trump-Biden, che hanno vietato la vendita alla Cina dei microchip più moderni e delle macchine per produrli, consapevoli che per quanto capitali e lavoro la Cina possa investire nella rincorsa per produrli in proprio, le sue condizioni di storica arretratezza sul piano tecnologico non possono consentirle al momento di raggiungere lo stesso livello occidentale.

   Questa considerazione delinea anche il percorso per cercare da parte del capitale di uscire dalla crisi dell’accumulazione: incrementare l’estrazione di valore da tutti i paesi sottosviluppati. Il caso della Russia è in questo senso emblematico. L’aggressione contro di essa iniziata già negli anni Novanta e l’Occidente imperialista non si fa scrupolo di ammettere il proprio disegno: distruggere lo Stato unitario, frammentarlo in 6-7 unità in conflitto tra di loro, per poterne depredarne a prezzi stracciati le immense risorse minerali e naturali. D’altronde non si tratta di una politica nuova. È stata ampiamente utilizzata contro molti paesi che avevano cercato di sottarsi allo sfruttamento indiscriminato delle proprie risorse (solo negli ultimi tre decenni sono stati aggrediti e distrutti Iraq, Jugoslavia, Libia, Siria e sono sotto pressante minaccia Venezuela, Iran, Bolivia, Nicaragua ecc.). La Russia, certo, ha un potenziale demografico, economico e militare, superiore alle precedenti vittime. Più ostico sottometterla, e per questo motivo si è sviluppato un programma di guerra infinita contro di essa, per logorarla in tutti gli aspetti (anche per l’Iraq furono necessari 12 anni!). Una guerra in cui gli obiettivi dei più potenti paesi europei (tra cui l’Italia) e degli USA coincidono alla perfezione, al contrario di quel che pensano quanti ancora immaginano che vi siano interessi contrastanti tra Europa e Usa: entrambi ambiscono alle risorse russe, ed entrambe ambiscono a procacciarsele ai costi più bassi possibili, per cercare appunto di fare fronte alla sempre più pressante crisi di accumulazione del capitale.

   Al riguardo, va tenuto presente anche un altro aspetto. L’introduzione di nuovi standard produttivi di energia, di sistemi di produzione e di prodotti motivati con l’esigenza di contrastare la crisi climatica, introduce un ulteriore cuneo tra le economie più potenti (che detengono le nuove tecnologie) e quelle sottosviluppate, che sono costrette a dipendere ancora di più dagli aiuti delle economie maggiori, sotto forma di un nuovo strozzinaggio creditizio. Anche su questo gli sforzi della Cina di sviluppare la produzione di pannelli solari e di batterie al litio sono una bazzecola di fronte agli enormi costi che avrebbe per ridurre seriamente la dipendenza dall’energia fossile. Costi che sarebbero in grado di troncare ogni possibilità di continuare, sia pure lentamente, il suo sviluppo, e, dai quali, tuttavia, non potrà sottrarsi, dato che per vendere merci sui mercati mondiali le politiche di salvaguardia del clima impongono ad aziende e prodotti vincoli sempre più stringenti di sostenibilità ambientale. E la Cina non può fare a meno di vendere sui mercati mondiali, essendo il suo mercato interno poco solvibile per via una maggioranza di popolazione che vive ancora di misera agricoltura di sussistenza, salvata dalla povertà assoluta solo dalle integrazioni di reddito statali.

   L’artefice del grande piano di ristrutturazione sono, dunque i grandi Stati i, nonché alle loro istituzioni. Lo scopo non è solo salvare sé stesso, ma salvare l’intero sistema di produzione e di rapporto sociale sul quale domina incontrastato.

   I percorsi per cercare di contrastare la crisi generale del sistema e fornire nuovi profitti alla massa di capitali accumulati sono dunque: quarta rivoluzione industriale e incremento dello sfruttamento del Sud globale (definito spesso e volentieri Terzo Mondo).

   Il progetto è, nelle sue linee di fondo e nei suoi dettagli, oltre che chiaramente intellegibile, anche adeguatamente articolato e definito. Ha fatto già notevoli passi in avanti, ma la sua realizzazione dovrà, non di meno scontrarsi con molti ostacoli. 

   Innanzitutto, la quarta rivoluzione industriale è molto urgente per il sistema, è già questo inserisce un elemento di difficoltà nella sua concretizzazione che, per le molte innovazioni, richiederebbe tempi lunghi.

   Secondariamente, essa deve essere condotta in contemporanea a un assalto al resto del mondo per sottrargli una quota ancora maggiore del valore che produce. Ciò potrebbe suscitare forti resistenze.

   C’è non di meno un terzo aspetto che può introdurre ostacoli nell’ingranaggio della quarta rivoluzione industriale. Essa, infatti, a differenza delle precedenti, non ha da offrire neanche alle grandi masse dell’Occidente nuovi benefici, ma, al contrario deve spogliarle di gran parte di quelli ottenuti finora.

   Le popolazioni lavoratrici e i piccoli capitalisti, dei paesi occidentali stanno per essere travolte da una dinamica di progressivo impoverimento, che la piena attuazione della quarta rivoluzione renderà ancora più drammatica, transitando per una crisi finanziaria e una recessione sempre più incombenti. Milioni di persone non solo perderanno il lavoro, ma sono destinate a diventare una vera e propria popolazione in eccesso, per la quale non è possibile alcuna occupazione redditizia né alcun supporto da parte dei bilanci statali. Il rischio perciò di resistenze o di avere vere e proprie rivolte, si staglia con sempre maggior nettezza all’orizzonte. Per fargli fronte dal parte del potere costituito potranno venire utili mezzi di sfoltimento che accelerino la dipartita di un po’ di gente, ma, in ogni caso, è in allestimento da parte degli Stati un apparato di rigido controllo di ogni individuo, con i potenti strumenti offerti dallo sviluppo della quarta rivoluzione industriale, che si cercherà di implementare sfruttando tutte le emergenze, artificiali o meno, spacciandolo come misure di controllo esercitate per il bene di tutti, in prosecuzione di quanto già avviato. E, ove questo non bastasse, gli Stati stanno rafforzando oltre ogni limite gli apparati repressivi e danno dimostrazione, come si è visto di recente in Francia, la grande dimostrazione a utilizzarli senza remore o scrupoli di sorta.

   Le popolazioni lavoratrici, dipendenti, autonome e i piccoli capitalisti, si dovranno confrontare anche con un altro problema. Se finora la logica del profitto ha colonizzato le menti, le abitudini relazionali, i comportamenti individuali, oggi esiste un passo ulteriore: entrare nel corpo di ciascuno, iniettandogli veleni, facendolo dipendere da macchine “intelligenti”, fino ad appiccargli sul o dentro il corpo macchinette miniaturizzate, con ciò elevando al massimo livello la potenzialità del controllo, ma rendendo anche possibile dettare comandi al corpo e alle menti, direttamente dal sistema delle macchine. Un uomo-robot, decisamente più produttivo, in quanto controllabile in ogni sua azione/reazione sociale e politica.

   È dentro questo quadro che si si sviluppa in maniera crescente il ruolo della tecnologia e il sovraccarico di informazioni, le capacità cognitive individuali non sono più sufficienti a garantire un processo decisionale informato e tempestivo. Tutto questo porta così al nuovo concetto di guerra cognitiva, che è diventato un termine ricorrente nella terminologia militare negli ultimi anni.

   La guerra cognitiva provoca una sfida insidiosa. Sconvolge la comprensione ordinaria e le reazioni agli eventi in modo graduale e sottile, ma con effetti dannosi nel tempo.

   La guerra cognitiva ha una portata universale, dall’individuo agli stati e alle organizzazioni multinazionali. Si nutre delle tecniche di disinformazione e propaganda che mirano ad esaurire psicologicamente i ricettori di informazioni. Ognuno vi contribuisce, in misura diversa, coscientemente o subconsciamente, e fornisce una conoscenza inestimabile sulla società, soprattutto sulle società che si definiscono “democratiche”, liberali, “aperte”, come quelle occidentali.

   Gli strumenti della guerra dell’informazione, insieme all’aggiunta di “neuro-armi”, aggiungono prospettive tecnologiche future, suggerendo che il campo cognitivo sarà uno dei campi di battaglia di domani. Questa prospettiva è ulteriormente rafforzata dai rapidi progressi delle NBIC (nanotecnologia, biotecnologia, informatica e scienze cognitive) e della comprensione del cervello.

   Qualunque sia la natura e l’oggetto della guerra, si tratta sempre di uno scontro di volontà umane, e quindi la vittoria sarà la capacità di imporre un comportamento desiderato su un pubblico scelto. Le azioni intraprese nei cinque domini: aria, terra, mare, spazio e cyber, sono tutte eseguite per avere un effetto sul dominio umano.

   Se la moderna tecnologia ha la promessa di migliorare le prestazioni cognitive umane, essa contiene anche i semi di gravi minacce per le organizzazioni militari. Poiché le organizzazioni sono composte da esseri umani, i limiti e le preferenze umane influenzano ulteriormente il comportamento organizzativo e i processi decisionali. Le organizzazioni militari sono soggette al problema della razionalità limitata, ma questo vincolo è spesso trascurato nella pratica. In un ambiente permeato di tecnologia e sovraccarico di informazioni, gestire le capacità cognitive all’interno delle organizzazioni militari sarà la chiave, mentre sviluppare capacità per danneggiare le capacità cognitive degli avversari sarà una necessità.

DALLA GUERRA DELL’INFORMAZIONE ALLA GUERRA COGNITIVA

   La guerra dell’informazione (IW) è il tipo di guerra più correlato e, quindi, il più facilmente confuso con la guerra cognitiva. Tuttavia, ci sono distinzioni chiave che rendono la guerra cognitiva abbastanza unica da essere affrontata sotto la propria giurisdizione. Come concetto, l’IW è stato coniato e sviluppato per la prima volta sotto l’egida dell’esercito degli Stati Uniti ed è stato successivamente adottato in forme diverse da diverse nazioni. Come l’ex comandante della marina degli Stati Uniti Stuart Green ha scritto come: “Le operazioni di informazione, il più vicino Il concetto dottrinale americano esistente per la guerra cognitiva, consiste in cinque “capacità fondamentali”, o elementi. Questi includono la guerra elettronica, le operazioni di rete del computer, PsyOps, l’inganno militare e la sicurezza operativa[17]. In breve, la guerra dell’informazione mira a controllare il flusso di informazioni.

   La guerra dell’informazione è stata progettata principalmente per sostenere gli obiettivi definiti dalla missione tradizionale delle organizzazioni militari vale a dire, produrre effetti cinetici letali sul campo di battaglia. Non è stata progettata per ottenere successi politici duraturi. La guerra cognitiva si oppone alle capacità di conoscere e produrre, ostacola attivamente la conoscenza.

   Le scienze cognitive comprendono tutte le scienze che riguardano la conoscenza e i suoi processi (psicologia, linguistica, neurobiologia, logica e altro)[18] La guerra cognitiva degrada la capacità di conoscere, produrre o contrastare la conoscenza. Le scienze cognitive comprendono tutte le scienze che riguardano la conoscenza e i suoi processi (psicologia, linguistica, neurobiologia, logica e altro).

   La guerra cognitiva è quindi il modo di utilizzare la conoscenza per uno scopo conflittuale. Nel suo senso più ampio, la guerra cognitiva non è limitata al mondo militare o istituzionale.

   Dall’inizio degli anni Novanta, questa capacità tende ad essere applicata anche al campo politico, economico, culturale e sociale.

   Le moderne tecnologie Big Data[19] permettono di sviluppare favolose possibilità di calcolo e di analisi.

   I conflitti dipenderanno sempre più, e ruoteranno intorno a, informazioni e comunicazioni. In effetti, sia la cyberwar che la netwar sono modalità di conflitto che sono fondate in gran parte sulla “conoscenza”, su chi sa cosa, quando, dove e perché, e su quanto sia sicura una società.

    L’informazione è diventata un potenziale bersaglio. Prende di mira l’intero capitale umano di una nazione. Lo spostamento più sorprendente di questa pratica dal mondo militare a quello civile è la pervasività delle attività di CW nella vita quotidiana che si trovano al di fuori del normale costrutto pace-crisi-conflitto (con effetti dannosi). Anche se una guerra cognitiva potrebbe essere condotta a complemento di un conflitto militare, può anche essere condotta da sola, senza alcun legame con un impegno delle forze armate. Inoltre, la guerra cognitiva è potenzialmente senza fine, poiché non ci può essere un trattato di pace o una resa per questo tipo di conflitto.

    Esistono prove che dimostrano che i nuovi strumenti e tecniche di guerra hanno come obiettivo diretto il personale militare. Non solo con le classiche armi informatiche, ma anche con un arsenale in costante in crescita e in rapida evoluzione di neuro-armi, che prendono di mira il cervello.

   È importante riconoscere gli sforzi dedicati di varie nazioni per sviluppare operazioni non cinetiche, che prendono di mira l’umano con effetti ad ogni livello: dal livello individuale, fino al livello socio-politico.

   La rivoluzione nella tecnologia dell’informazione ha permesso manipolazioni cognitive di un nuovo tipo, su una scala senza precedenti e molto elaborata. Tutto questo avviene a costi molto inferiori rispetto al passato, quando era necessario creare effetti e impatti attraverso azioni non virtuali nel regno fisico. Così, in un processo continuo, le capacità militari classiche non contrastano la guerra cognitiva. Nonostante i militari abbiano difficoltà a riconoscere la realtà e l’efficacia dei fenomeni associati alla guerra cognitiva, la rilevanza dei mezzi di guerra cinetici e ad alta intensità di risorse sta comunque diminuendo.

   L’ingegneria sociale inizia sempre con una profonda immersione nell’ambiente umano dell’obiettivo. Si comincia, appunto, col cercare di capire la psicologia delle persone prese di mira. Questa fase è più importante di qualsiasi altra perché permette non solo il fissare gli obiettivi in maniera precisa, individuare le persone giuste, ma anche di anticipare le reazioni e di sviluppare l’empatia. Comprendere l’ambiente umano è la chiave per costruire la fiducia che alla fine porterà ai risultati desiderati. Gli esseri umani sono un bersaglio facile poiché tutti contribuiscono fornendo informazioni su se stessi, diventando così dei burattini degli avversari più potenti[20].

    Da tempo da parte dei militari e dei servizi segreti hanno capito che l’essere umano è estremamente vulnerabile.

   Ed ‘ per questo motivo che nelle metropoli imperialiste si sono sviluppati dli studi delle scienze umane e sociali come le scienze politiche, la storia, la geografia, la biologia, la filosofia, sui sistemi di voto, sulla pubblica amministrazione, sulla politica internazionale, sulle relazioni internazionali, gli studi religiosi, l’educazione, la sociologia, le arti e la cultura “L’ingegneria sociale è l’arte e la scienza di convincere le persone a conformarsi ai vostri desideri. Non è un modo di controllo mentale, non vi permetterà di far eseguire alle persone dei compiti selvaggiamente al di fuori del loro comportamento normale ed è tutt’altro che infallibile[21]

   La guerra cognitiva è anche una guerra di ideologie che si sforza di erodere la fiducia che sta alla base di ogni società.

    La guerra cognitiva persegue l’obiettivo di minare la fiducia (fiducia del pubblico nei processi elettorali, fiducia nelle istituzioni, negli alleati, nei politici, ecc.)[22]. Quindi l’individuo diventa l’arma, mentre l’obiettivo non è attaccare ciò che gli individui pensano, ma piuttosto il modo in cui pensano[23]. Ha il potenziale di disfare l’intero contratto sociale che sta alla base delle società. È naturale fidarsi dei sensi, credere a ciò che si vede e si legge.

   Ma la l’ampio uso di strumenti e tecniche automatizzate che utilizzano l’IA, che non richiedono un background tecnologico molto alto, permette a chiunque di distorcere le informazioni e di minare ulteriormente la fiducia nelle società aperte. L’uso di fake news, deep fakes, cavalli di Troia e avatar digitali creerà nuovi sospetti che chiunque potrà sfruttare. Per gli avversari è più facile ed economico minare la fiducia dei sistemi politici, economici e sociali, piuttosto che attaccare le reti elettriche, le fabbriche o i complessi militari.

   Quindi, è probabile che nel prossimo futuro ci saranno più attacchi, da un numero crescente e molto più diversificato di potenziali giocatori con un maggior rischio di escalation o di errori di calcolo. Le caratteristiche del cyberspazio (mancanza di regolamentazione, difficoltà e rischi associati all’attribuzione degli attacchi in particolare) significano si aspettano nuovi attori, sia statali che non statali[24]

    Per molti versi, la guerra cognitiva può essere paragonata alla propaganda, che può essere definita come “un insieme di metodi impiegati da un gruppo organizzato che vuole ottenere la partecipazione attiva o passiva alle sue azioni di una massa di individui, psicologicamente unificati attraverso manipolazioni psicologiche e incorporati in un’organizzazione”[25]. Lo scopo della propaganda non è quello di “programmare” le menti, ma di influenzare gli atteggiamenti e i comportamenti facendo adottare alle persone che sono ritenuti giusti, che può consistere nel fare certe cose o, spesso, nel smettere di farle. La guerra cognitiva è metodicamente sfruttata come componente di una strategia globale che mira a indebolire, interferire e destabilizzare le popolazioni, le istituzioni e gli Stati presi di mira, al fine di influenzare le loro scelte, di minare l’autonomia delle loro decisioni e la sovranità delle loro istituzioni. Tali campagne combinano informazioni reali e distorte (disinformazione), fatti reali e notizie fabbricate (disinformazione). La disinformazione sfrutta le vulnerabilità cognitive dei suoi obiettivi sfruttando ansie o credenze preesistenti che li predispongono ad accettare informazioni false. Questo richiede che l’aggressore abbia un’acuta comprensione delle dinamiche sociopolitiche in gioco e sappia esattamente quando e come penetrare per sfruttare al meglio queste vulnerabilità.

   La guerra cognitiva sfrutta l’innata vulnerabilità della mente umana a causa del modo in cui è progettata per elaborare le informazioni, che sono sempre state sfruttate in guerra, naturalmente. Tuttavia, a causa della velocità e della pervasività della tecnologia e dell’informazione, la mente umana non è più in grado di elaborare il flusso di informazioni. Dove la CW differisce dalla propaganda è nel fatto che tutti partecipano, per lo più inavvertitamente, all’elaborazione delle informazioni e alla formazione della conoscenza in un modo senza precedenti.

   Questo è un cambiamento sottile ma significativo. Mentre gli individui erano sottoposti passivamente alla propaganda, ora vi contribuiscono attivamente. Lo sfruttamento della cognizione umana è diventato un’industria di massa. E si prevede che gli strumenti emergenti di intelligenza artificiale (IA) forniranno presto ai propagandisti capacità radicalmente migliorate di manipolare le menti umane e cambiare il comportamento umano[26].

ECONOMIA COMPORTAMENTALE

   “Il capitalismo sta subendo una mutazione radicale. Quella che molti descrivono come ‘economia dei dati’ è in realtà meglio intesa come ‘economia comportamentale’“. Questo significa che la propaganda moderna si basa su analisi scientifiche di psicologia e sociologia. Passo dopo passo, il propagandista costruisce le sue tecniche sulla base della sua conoscenza dell’uomo, delle sue tendenze, dei suoi desideri, dei suoi bisogni, dei suoi meccanismi psichici, dei suoi condizionamenti – e tanto sulla psicologia sociale quanto sulla psicologia del profondo. “Nuovi strumenti e tecniche, combinati con il cambiamento delle basi tecnologiche e informative delle società moderne, stanno creando una capacità senza precedenti di condurre una guerra sociale virtuosa[27].

   L’economia comportamentale (BE) è definita come un metodo di analisi economica che applica intuizioni psicologiche sul comportamento umano per spiegare il processo decisionale economico. Come mostra la ricerca sul processo decisionale, il comportamento diventa sempre più computazionale, BE è al crocevia tra la scienza dura e la scienza morbida[28].

   Operativamente, questo significa un uso massiccio e metodico dei dati comportamentali e lo sviluppo di metodi per cercare aggressivamente nuove fonti di dati. Con la grande quantità di dati (comportamentali) che ognuno di noi genera per lo più senza il nostro consenso e consapevolezza, un’ulteriore manipolazione è facilmente realizzabile. Le grandi aziende dell’economia digitale hanno sviluppato nuovi metodi di cattura dei dati, permettendo l’inferenza di informazioni personali che gli utenti potrebbero non avere necessariamente intenzione di rivelare. I dati in eccesso sono diventati la base per nuovi mercati di previsione chiamati pubblicità mirata. Sostiene Soshanna Zuboff “Ecco l’origine del capitalismo della sorveglianza in un infuso senza precedenti e redditizio: surplus comportamentale, scienza dei dati, infrastrutture materiali, potenza di calcolo, sistemi algoritmici e piattaforme automatizzate[29].

   Nelle metropoli imperialiste, la pubblicità è diventata rapidamente importante quanto la ricerca. È diventata la pietra angolare di un nuovo tipo di business che dipende dal monitoraggio online su larga scala. L’obiettivo è l’essere umano nel senso più ampio ed è facile deviare i dati ottenuti da soli scopi commerciali, come ha dimostrato lo scandalo Cambridge Analytica (CA). Così, la mancanza di regolamentazione dello spazio digitale – la cosiddetta “palude di dati” – ne beneficiano i vari regimi che “possono esercitare un notevole controllo non solo sulle reti di computer e sui corpi umani, ma anche sulle menti dei loro cittadini[30].

   Dunque può essere utilizzato per scopi deleteri, come ha dimostrato l’esempio, come si diceva prima, dello scandalo CA[31]. Il modello digitale di CA ha delineato come combinare i dati personali con l’apprendimento automatico per fini politici, profilando i singoli elettori al fine di indirizzarli con annunci politici personalizzati.  

   Utilizzando le più avanzate tecniche di sondaggio e psicometria, Cambridge Analytica è stata effettivamente in grado di raccogliere una vasta quantità di dati di individui che li ha aiutati a capire attraverso l’economia, la demografia, le informazioni sociali e comportamentali ciò che ognuno di loro pensava. Ha letteralmente fornito all’azienda una finestra nella mente delle persone.

   La gigantesca raccolta di dati organizzata attraverso le tecnologie digitali è oggi utilizzata principalmente per definire e anticipare il comportamento umano. La conoscenza comportamentale è un asset strategico.

L’ECONOMIA COMPORTAMENTALE ADATTA LA RICERCA

   Ha affermato Julian Wheatland direttore operativo di Cambridge Analytica Hub dell’innovazione: “La tecnologia sta andando avanti senza sosta e continuerà ad andare avanti senza sosta. […] Poiché la tecnologia va così veloce e la gente non la comprende, ci sarà sempre a Cambridge Analytica[32] una parte di studio sulla componente psicologica relativa ai modelli economici, creando così rappresentazioni più accurate delle interazioni umane. “Cambridge Analytica ha dimostrato come sia possibile […] sfruttare gli strumenti per costruire una versione in scala ridotta delle massicce macchine di sorveglianza e manipolazione[33]

   Come dimostrato dall’esempio di Cambridge Analytica, si può armare tale conoscenza e sviluppare adeguate capacità offensive e difensive, aprendo la strada alla guerra sociale virtuale[34].

   Un uso sistematico dei metodi di BE applicati nel campo militare potrebbe portare a una migliore comprensione di come individui e gruppi si comportano e pensano, portando infine a una più ampia comprensione dell’ambiente decisionale degli avversari.

   C’è il rischio reale che l’accesso ai dati comportamentali utilizzando gli strumenti e le tecniche di BE, come mostrato dall’esempio di Cambridge Analytica, possono consentire a qualsiasi gruppo di potere – sia esso statale o meno – di danneggiare strategicamente i residui di democrazia formale che rimangono nelle metropoli imperialiste.

CYBERPSICOLOGIA

   Partendo dal presupposto che la tecnologia influisce su tutti, lo studio e la comprensione del comportamento umano in relazione alla tecnologia è vitale, dato che la linea tra il cyberspazio e il mondo reale sta diventando sfocata. L’impatto esponenzialmente crescente della cibernetica, delle tecnologie digitali e della virtualità può essere misurato solo se considerato attraverso i loro effetti sulle società, sugli esseri umani e sui loro rispettivi comportamenti.

    La cyberpsicologia è all’incrocio di due campi principali: la psicologia e la cibernetica.

   Centrata sul chiarimento dei meccanismi del pensiero e sulle concezioni, gli usi e i limiti dei sistemi cibernetici, la cyberpsicologia è una questione chiave nel vasto campo delle scienze cognitive. L’evoluzione dell’IA introduce nuove parole, nuovi concetti, ma anche nuove teorie che abbracciano lo studio del funzionamento naturale degli esseri umani e delle macchine che hanno costruito e che, oggi, sono completamente integrate nel loro ambiente naturale.

   Gli esseri umani di domani dovranno inventare una psicologia del loro rapporto con le macchine. Ma la sfida è quella di sviluppare anche una psicologia delle macchine, software artificiali in- tallimenti o robot ibridi. La cyber psicologia è un complesso campo scientifico che comprende tutti i fenomeni psicologici associati o influenzati da rilevanti tecnologie in evoluzione. La psicologia informatica esamina il modo in cui gli esseri umani e le macchine hanno un impatto reciproco, ed esplora come la relazione tra esseri umani e IA cambierà le interazioni umane e la comunicazione inter-macchina[35].

   Paradossalmente, lo sviluppo della tecnologia dell’informazione e il suo uso per scopi manipolativi in particolare, evidenzia il ruolo sempre più predominante del cervello. Il cervello è la parte più complessa del corpo umano. Questo organo è la sede dell’intelligenza, l’interprete dei sensi, l’iniziatore dei movimenti del corpo, il controllore del comportamento e il centro delle decisioni.

LA CENTRALITA’ DEL CERVELLO UMANO

    Per secoli, scienziati e filosofi sono stati affascinati dal cervello, che fino a poco tempo fa, lo consideravano quasi incomprensibile. Oggi, tuttavia, il cervello sta cominciando a rivelare i suoi segreti. Gli scienziati hanno imparato più cose sul cervello nell’ultimo decennio che in qualsiasi secolo precedente, grazie all’accelerazione della ricerca nelle scienze neurologiche e comportamentali e allo sviluppo di nuove tecniche di ricerca.

    Per i militari, rappresenta l’ultima frontiera della scienza, in quanto potrebbe portare un vantaggio decisivo nelle guerre di domani. Capire il cervello è una sfida chiave per il futuro. Negli ultimi decenni sono stati fatti progressi sostanziali nella comprensione del funzionamento del cervello. Mentre i nostri processi decisionali rimangono incentrati sull’uomo in particolare con la sua capacità di orientamento (OODA loop), alimentato da dati, analisi e visualizzazioni, l’incapacità dell’uomo di elaborare, fondere e analizzare la profusione di dati in modo tempestivo richiede che l’uomo faccia squadra con le macchine AI.

   Per mantenere un equilibrio tra l’uomo e la macchina nel processo decisionale, diventa necessario essere consapevoli dei limiti e delle vulnerabilità umane.

    Tutto inizia con la comprensione dei nostri processi cognitivi e del modo in cui funziona il nostro cervello. Negli ultimi due decenni, le scienze cognitive e le neuroscienze hanno fatto un nuovo passo avanti nell’analisi e nella comprensione del cervello umano e hanno aperto nuove prospettive in termini di ricerca sul cervello, se non proprio di ibridazione, di intelligenza umana e artificiale. Hanno soprattutto dato un contributo importante allo studio della diversità dei meccanismi neuro-psichici che facilitano l’apprendimento e, di conseguenza, hanno, per esempio, messo in discussione l’intuizione delle “intelligenze multiple”. Nessuno oggi può più ignorare il fatto che il cervello è sia la sede delle emozioni che la sede dove si sviluppano i meccanismi di memorizzazione, elaborazione delle informazioni, risoluzione dei problemi e del processo decisionale.

    La scienza cognitiva è la disciplina che associa la psicologia, la sociologia, la linguistica, l’intelligenza artificiale e le neuroscienze, che ha come obiettivo l’esplicitazione dei meccanismi di pensiero e di elaborazione dell’informazione che vengono utilizzati per l’acquisizione, la conservazione, l’uso e la trasmissione della conoscenza. Mentre le Neuroscienze associano biologia, matematica, informatica, ecc. hanno l’obiettivo di studiare l’organizzazione e il funzionamento del sistema nervoso, sia dal punto di vista della sua struttura che del suo funzionamento, dalla scala molecolare fino al livello degli organi.

LA VULNERABILITA’ DEL CERVELLO UMANO

   Gli esseri umani hanno sviluppato adattamenti per far fronte alle limitazioni cognitive che permettono un’elaborazione più efficace delle informazioni. Purtroppo, queste stesse scorciatoie introducono distorsioni nel nostro pensiero e nella comunicazione, rendendo gli sforzi di comunicazione inefficaci e soggetti a manipolazioni da parte di avversari che cercano di fuorviare o confondere. Queste distorsioni cognitive possono portare a giudizi imprecisi e a decisioni sbagliate che potrebbero innescare un’escalation involontaria o impedire l’identificazione tempestiva delle minacce. Comprendere le fonti e i tipi di pregiudizi cognitivi può aiutare a ridurre le incomprensioni e informare lo sviluppo di migliori strategie per rispondere ai tentativi degli avversari di usare questi pregiudizi a loro vantaggio. In particolare, il cervello: – non è in grado di distinguere se una particolare informazione è giusta o sbagliata.

   È portato a prendere scorciatoie nel determinare l’attendibilità dei messaggi in caso di sovraccarico di informazioni; – è portato a credere a dichiarazioni o messaggi che ha già sentito come veri, anche se questi possono essere falsi; – accetta le affermazioni come vere, se sostenute da prove, senza alcun riguardo per l’autenticità di tali prove.

   Questi sono, tra molti altri, i bias cognitivi, definiti come un modello sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio[36]. Ci sono molti diversi pregiudizi cognitivi[37] che derivano intrinsecamente dal cervello umano. La maggior parte di essi sono rilevanti per l’ambiente dell’informazione.

   Probabilmente il bias cognitivo più comune e più dannoso è il bias di conferma. Questo è l’effetto che porta le persone a cercare prove che confermano ciò che già pensano o sospettano, a considerare i fatti e le idee che incontrano come ulteriori conferme, e a respingere o ignorare qualsiasi prova che sembra sostenere un altro punto di vista. In altre parole, “la gente vede quello che vuole vedere[38]. I pregiudizi cognitivi riguardano tutti, dai soldati sul campo agli ufficiali di stato maggiore, e in misura maggiore di quanto tutti ammettano. Non è solo importante riconoscerlo in noi stessi, ma studiare i pregiudizi degli avversari per capire come si comportano e interagiscono. Come affermato da Robert P. Kozloski, “L’importanza di conoscere veramente se stessi non può essere sottovalutata. I progressi nelle tecnologie informatiche, in particolare l’apprendimento automatico, offrono all’esercito l’opportunità di conoscere se stesso[39]

   Reed Hastings di Netflix afferma che gli ambienti virtuali permetteranno alle organizzazioni militari di comprendere le prestazioni cognitive degli individui[40]. In definitiva, i vantaggi operativi nella guerra cognitiva deriveranno prima dal miglioramento della comprensione delle capacità cognitive e dei limiti militari.

IL RUOLO DELLE EMOZIONI

   Nel regno digitale, ciò che permette alle industrie digitali e ai loro clienti di distinguere gli individui nella folla, di raffinare la personalizzazione e l’analisi comportamentale, sono le emozioni. Ogni piattaforma di social media, ogni sito web è progettato per creare dipendenza e scatenare delle esplosioni emotive, intrappolando il cervello in un ciclo di post. La velocità, l’intensità emotiva e le qualità da camera d’eco dei contenuti dei social media fanno sì che chi vi è esposto sperimenti reazioni più estreme. I social media sono particolarmente adatti a peggiorare la polarizzazione politica e sociale a causa della loro capacità di diffondere immagini violente e voci spaventose molto rapidamente e intensamente.

   “Più la rabbia si diffonde, più gli utenti di Internet sono suscettibili di diventare un troll[41] A livello politico e strategico, sarebbe sbagliato sottovalutare l’impatto delle emozioni. Dominique Moïsi ha mostrato nel suo libro “The Geopolitics of Emotion[42] come le emozioni come la speranza, la paura e l’umiliazione – stavano plasmando il mondo e le relazioni internazionali con l’effetto eco-camera dei social media. Per esempio, sembra importante integrare negli studi teorici sui fenomeni terroristici il ruolo delle emozioni che portano a un percorso violento e/o terroristico. Limitando le capacità cognitive, le emozioni giocano anche un ruolo nel processo decisionale, nelle prestazioni e nel benessere generale, ed è impossibile impedire alle persone di sperimentarle.

LA BATTTAGLIA PER L’ATTENZIONE

   Mai la conoscenza e l’informazione sono state così accessibili, così abbondanti e così condivisibili. Ottenere l’attenzione significa non solo costruire un rapporto privilegiato con i possibili interlocutori per meglio comunicare e persuadere, ma significa anche impedire ai concorrenti di ottenere quell’attenzione, sia essa politica, economica, sociale o anche nella nostra persona.

    Questo campo di battaglia è globale attraverso internet. Senza inizio e senza fine, questa conquista non conosce tregua, scandita da notifiche dai nostri smartphone, ovunque, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.

   Coniato dal 1996 dal professor B.J. Fogg dell’Università di Stanford, La “captologia”[43] è definita come la scienza che utilizza “i computer come tecnologie di persuasione“. È quindi giunto il momento di adottare le regole di questa “economia dell’attenzione”, di padroneggiare le tecnologie legate alla “captologia”, di capire come queste sfide siano completamente nuove. In effetti, questa battaglia non si limita agli schermi e al design, ma si svolge anche nei cervelli, soprattutto nel modo in cui vengono ingannati.

   Si tratta anche di capire perché, nell’era dei social network, le informazioni ufficiali, istituzionali, riescano a convincere, rendendo allo stesso tempo passive le loro vittime. L’attenzione al contrario è una risorsa limitata e sempre più scarsa. Non può essere condivisa: può essere conquistata e tenuta. La battaglia per l’attenzione è ora all’opera, coinvolgendo aziende, stati e cittadini. Le questioni in gioco vanno ormai ben oltre il quadro della pedagogia, dell’etica e della dipendenza dallo schermo.

   L’ambiente di consumo, specialmente il marketing, è in testa. I commercianti hanno capito da tempo che la sede dell’attenzione e del processo decisionale è il cervello e come tale hanno cercato di capire, anticipare le sue scelte e influenzarlo. Questo approccio si applica naturalmente anche agli affari militari.

IMPATTI A LUNGO TERMINE DELLA TECNOLOGIA SUL CERVELLO

   Come sostiene il dottor James Giordano, “il cervello sarà il campo di battaglia del XXI secolo”. Quando si tratta di plasmare il cervello, l’ambiente tecnologico gioca un ruolo chiave. Il cervello ha una sola possibilità di svilupparsi. I danni al cervello sono molto spesso irreversibili. Capire e proteggere il nostro cervello dalle aggressioni esterne, di tutti i tipi, sarà una delle grandi sfide del futuro.

   Secondo la neuroscienziata Maryanne Wolf, gli esseri umani non erano fatti per leggere e l’invenzione della stampa ha cambiato la forma del nostro cervello[44].

   Ci sono voluti anni, se non secoli, per valutare le conseguenze – sociali, politiche o sociologiche dell’invenzione della stampa. Probabilmente ci vorrà più tempo prima di capire con precisione le conseguenze a lungo termine dell’era digitale, ma una cosa su cui tutti concordano è che il cervello umano sta cambiando oggi più velocemente che mai con la pervasività della tecnologia digitale. C’è una quantità crescente di ricerche che esplorano come la tecnologia influenzi il cervello. Gli studi dimostrano che l’esposizione alla tecnologia modella i processi cognitivi e la capacità di prendere la formazione. Una delle principali scoperte è l’avvento di una società di “scaricatori cognitivi”, il che significa che nessuno memorizza più informazioni importanti. Al contrario, il cervello tende a ricordare la posizione in cui sono state recuperate quando è necessario. Con il sovraccarico informativo e visivo, il cervello tende a scansionare le informazioni e a scegliere ciò che sembra essere importante senza considerare il resto. Una delle evoluzioni già notate è la perdita del pensiero critico direttamente collegata alla lettura dello schermo e la crescente incapacità di leggere un vero libro. Il modo in cui l’informazione viene elaborata influenza lo sviluppo del cervello, portando a trascurare i processi di pensiero sofisticati. I cervelli saranno quindi diversi domani. È quindi altamente probabile che i nostri cervelli saranno radicalmente trasformati in un periodo estremamente breve, ma è anche probabile che questo cambiamento avvenga a spese di processi di pensiero più sofisticati e complessi necessari per l’analisi critica.

   In un’epoca in cui la memoria è esternalizzata a Google, al GPS, agli avvisi del calendario e alle calcolatrici, si produrrà necessariamente una perdita generalizzata di conoscenza che non è solo memoria, ma piuttosto memoria motoria. In altre parole, un processo a lungo termine di disabilitazione delle connessioni nel cervello[45] è in corso. Presenterà sia vulnerabilità che opportunità. Tuttavia, ci sono anche molte ricerche che mostrano i benefici della tecnologia sulle nostre funzioni cognitive. Per esempio, uno studio della Princeton University[46] ha scoperto che i videogiocatori esperti hanno una maggiore capacità di elaborare i dati, di prendere decisioni più velocemente o anche di realizzare simultaneamente più compiti rispetto ai non giocatori. C’è un consenso generale tra i neuroscienziati sul fatto che un uso ragionato della tecnologia informatica (e in particolare dei giochi) è benefico per il cervello.

   Sfumando ulteriormente la linea tra reale e virtuale, lo sviluppo di tecnologie come la Realtà Virtuale (VR), la Realtà Aumentata (AR) o la Realtà Mista (MR) ha il potenziale di trasformare ancora più radicalmente le capacità del cervello[47]. I comportamenti negli ambienti virtuali possono continuare a influenzare il comportamento reale molto tempo dopo l’uscita dalla VR[48].  Tuttavia, gli ambienti virtuali offrono l’opportunità di integrare efficacemente l’addestramento dal vivo, poiché possono fornire un’esperienza cognitiva che un esercizio dal vivo non può replicare. Mentre ci sono preoccupazioni e ricerche su come i media digitali stanno danneggiando le menti in via di sviluppo, è ancora difficile prevedere come la tecnologia influenzerà e cambierà il cervello, ma con l’ubiquità dell’IT, diventerà sempre più cruciale rilevare e anticipare attentamente gli impatti della tecnologia informatica sul cervello e adattare l’uso della tecnologia informatica. A lungo termine, non c’è dubbio che le tecnologie dell’informazione trasformeranno il cervello, fornendo così più opportunità di imparare e di apprendere l’ambiente cibernetico, ma anche vulnerabilità che richiederanno un attento monitoraggio per poterle contrastare e difendere e come sfruttarle al meglio.

LE PROMESSA DELLE NEUROSCIENZE

   “La neuroscienza sociale mantiene la promessa di comprendere i pensieri, le emozioni e le intenzioni delle persone attraverso la semplice osservazione della loro biologia[49].

   Se gli scienziati riuscissero a stabilire una stretta e precisa corrispondenza tra le funzioni biologiche da un lato e le cognizioni e i comportamenti sociali dall’altro, i metodi neuroscientifici potrebbero avere enormi applicazioni per molte discipline. Comprendere il processo decisionale, gli scambi, l’assistenza sanitaria fisica e mentale, la prevenzione, la giurisprudenza e altro ancora. Questo evidenzia quanto le neuroscienze occupino un posto crescente nella ricerca medica e scientifica. Più che una disciplina, esse articolano un insieme di campi legati alla conoscenza del cervello e del sistema nervoso e si interrogano sulle complesse relazioni tra l’uomo e il suo l’ambiente e gli altri esseri umani. Dalla ricerca biomedica alle scienze cognitive, gli attori, gli approcci e le organizzazioni che strutturano le neuroscienze sono diversi. Spesso convergenti, ma possono anche essere competitive. Mentre le scoperte e le sfide delle neuroscienze sono relativamente note, questo campo suscita sia speranze che preoccupazioni. In modo disorganizzato e, a volte, male informato, le “neuroscienze” sembrano essere ovunque. Integrate, a volte indiscriminatamente, in molti dibattiti, si mobilitano intorno ai temi della società e della salute pubblica, dell’educazione, dell’invecchiamento, e alimentano le speranze di un uomo aumentato.

   Oggi, la manipolazione della nostra percezione, dei nostri pensieri e dei nostri comportamenti avviene su scale di tempo, spazio e intenzionalità prima inimmaginabili. Questa, precisamente, è la fonte di una delle maggiori vulnerabilità che ogni individuo deve imparare ad affrontare. Molti attori possono sfruttare queste vulnerabilità, mentre l’evoluzione della tecnologia per produrre e diffondere informazioni è sempre più veloce. Allo stesso tempo, mentre il costo della tecnologia diminuisce costantemente, più attori entrano in scena. Come la tecnologia si evolve, così fanno le vulnerabilità.

LA MILITARIZZAZIONE DELLA SCIENZA DEL CERVELLO

   Gli scienziati che sono presi da un delirio di onnipotenza, si chiedono come liberare l’umanità dai limiti del corpo. Il confine tra la guarigione e l’accrescimento diventa confuso. Inoltre, la progressione logica della ricerca è quella di raggiungere un essere umano perfetto attraverso nuovi standard tecnologici. Sulla scia della Brain Initiative degli Stati Uniti avviata nel 2014, tutte le grandi potenze (UE/Cina/Russia) hanno lanciato i propri programmi di ricerca sul cervello con finanziamenti sostanziali.

   La Cina vede il cervello “come il quartier generale del corpo umano e proprio attaccare il quartier generale è una delle strategie più efficaci per determinare la vittoria o la sconfitta sul campo di battaglia[50]. La rivoluzione nelle NBIC (nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie dell’informazione e scienze cognitive), compresi i progressi nella genomica, ha il potenziale per lo sviluppo di tecnologie a doppio uso. Un’ampia gamma di applicazioni militari come il miglioramento delle prestazioni dei solutori, lo sviluppo di nuove armi come le armi ad energia diretta sono già in uso.

PROGRESSO E VITALITA’ DELLE NEUROSCIENZE NEURO S/T

   Le neuroscienze impiegano una varietà di metodi e tecnologie per valutare e influenzare i substrati neurologici e i processi di cognizione, emozione e comportamento. In generale, la scienza del cervello può essere una ricerca di base o applicata. La ricerca di base si concentra sull’ottenimento di conoscenze e sull’approfondimento della comprensione delle strutture e delle funzioni del sistema nervoso a vari livelli, utilizzando i metodi delle scienze fisiche e naturali. La ricerca applicata cerca di sviluppare approcci traslazionali che possono essere direttamente utilizzati per comprendere e modificare la fisiologia, la psicologia e/o la patologia degli organismi di destinazione, compresi gli esseri umani.

   I metodi e le tecnologie neuroscientifiche (neuroS/T) possono essere ulteriormente classificati come quelli usati per valutare e per influenzare le strutture e le funzioni del sistema nervoso, sebbene queste categorie e azioni non si escludano a vicenda. Per esempio, l’uso di alcuni farmaci, tossine e sonde per chiarire le funzioni di vari siti del sistema nervoso centrale e periferico può anche influenzare l’attività neurale.

   La NeuroS/T è ampiamente considerata una scienza naturale e/o della vita e c’è l’intenzione implicita ed esplicita, se non l’aspettativa di sviluppare e impiegare strumenti e risultati della ricerca nella medicina clinica. Le tecniche, le tecnologie e le informazioni neuroscientifiche potrebbero essere utilizzate per scopi medici e non medici (educativi, professionali, di stile di vita, militari, ecc.[51] È discutibile se gli usi, le abilitazioni delle prestazioni e le capacità risultanti possano (o debbano) essere usati nelle operazioni di intelligence e/o diplomatiche per supportare aggressioni, violenze e conflitti.

   Di maggiore preoccupazione sono gli usi dei risultati della ricerca e dei prodotti per facilitare direttamente le prestazioni dei combattenti, l’integrazione delle interfacce uomo-macchina per ottimizzare le capacità di combattimento dei veicoli semi-autonomi (ad esempio, i droni), e lo sviluppo di armi biologiche e chimiche.

   Alcune nazioni della NATO hanno già riconosciuto che le tecniche e le tecnologie neuroscientifiche hanno un alto potenziale per l’uso operativo in una varietà di imprese di sicurezza, difesa e intelligence, pur riconoscendo la necessità di affrontare le questioni etiche, legali e sociali attuali e a breve termine generate da tale uso[52].

USO MILITARE E DI INTELLIGENCE DI NEURO S/T

   Nel 2014, un rapporto degli Stati Uniti ha affermato che le neuroscienze e la tecnologia si sono notevolmente migliorate e sono state sempre più considerate, e in alcuni casi valutate, per l’uso operativo nelle operazioni di sicurezza, intelligence e difesa.

   Più in generale, il riconoscimento iterativo della fattibilità delle neuroscienze e della tecnologia in questa agenda riflette il ritmo e l’ampiezza degli sviluppi nel campo. Anche se un certo numero di nazioni hanno perseguito, e stanno attualmente perseguendo la ricerca neuroscientifica e lo sviluppo per scopi militari, forse gli sforzi più proattivi in questo senso sono stati condotti dal Dipartimento della “Difesa” degli Stati Uniti; con la ricerca più notevole e rapidamente maturando e lo sviluppo condotto dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) e Intelligence Advanced Research Projects Activity (IARPA).

   Per essere sicuri, molti progetti DARPA sono esplicitamente diretti a far progredire trattamenti e interventi neuropsichiatrici che miglioreranno sia la medicina militare.

   Tuttavia, è importante notare i prominenti sforzi in corso – e in espansione – in questo campo da parte delle nazioni partner strategiche europee e transpacifiche della NATO. Come il rapporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche del 2008[53] affermava: “… nel bene e nel male, la capacità di comprendere meglio le capacità del corpo e del cervello… potrebbe essere sfruttata per raccogliere informazioni, operazioni militari, gestione delle informazioni, sicurezza pubblica e medicina legale“. Per parafrasare Aristotele, ogni attività e strumento umano può essere considerato come finalizzato a qualche “bene” definibile. Tuttavia, le definizioni di “bene” possono variare, e ciò che è considerato buono per alcuni può rappresentare un danno per altri. Il potenziale della neuroS/T di offrire intuizione, comprensione e capacità di influenzare gli aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali di individui e gruppi rende le scienze del cervello particolarmente attraenti per l’uso nella sicurezza, nell’intelligence e nelle iniziative militari/di guerra.

   Per affrontare questo tema, è importante stabilire quattro premesse fondamentali.

  1.  In primo luogo, la neuroS/T è e sarà sempre più ampiamente incorporata negli approcci alla cosidetta “sicurezza nazionale”, nella raccolta e nell’analisi dell’intelligence e negli aspetti delle operazioni militari;
  2.  In secondo luogo, tali capacità permettono un potere considerevole;
  3.  In terzo luogo, molti paesi stanno attivamente sviluppando e sovvenzionando la ricerca neuroS/T sotto programmi a doppio uso o per l’incorporazione diretta in programmi militari;
  4. In quarto luogo, questi sforzi internazionali potrebbero portare a una “corsa alle capacità”, poiché le nazioni reagiscono ai nuovi sviluppi cercando di contrastare e/o migliorare le scoperte degli altri.

   Questo tipo di escalation rappresenta una possibilità realistica con il potenziale di influenzare la cosiddetta “sicurezza internazionale”. Questo tipo di “tatticismo” deve essere riconosciuto come un potenziale impedimento ai tentativi di sviluppare analisi e linee guida (che informino o spingano le politiche) che cercano di contenere o limitare queste vie di ricerca e sviluppo. Le tecniche e le tecnologie neuroscientifiche che vengono utilizzate per gli sforzi militari includono:

  1. Modellizzazione dei sistemi neurali e reti interattive uomo/cervello/macchina nell’intelligenza, nell’addestramento e nei sistemi operativi;
  2.  Approcci neuroscientifici e neurotecnologici per ottimizzare le prestazioni e la resilienza nel personale di combattimento e di supporto militare;
  3.  Armamento diretto delle neuroscienze e delle neurotecnologie.

   Da notare che ognuno di essi può contribuire a stabilire un ruolo per la scienza del cervello sul campo di battaglia del 21 secolo.

ARMAMENTO DIRETTO DI NEURO S/T

   La definizione formale di un’arma come “un mezzo per contendere contro altri” può essere estesa per includere qualsiasi strumento “…usato per ferire, sconfiggere o distruggere”. Entrambe le definizioni si applicano ai prodotti della ricerca neuroS/T che possono essere impiegati in scenari militari/di guerra. Gli obiettivi delle neuroarmi in guerra possono essere raggiunti aumentando o degradando le funzioni del sistema nervoso, in modo da influenzare l’attività e le capacità cognitive, emotive e/o motorie (per esempio, percezione, giudizio, morale, tolleranza al dolore, o abilità fisiche e resistenza) necessarie per il combattimento. Molte tecnologie possono essere utilizzate per produrre questi effetti, e c’è un’utilità dimostrata per le neuroarmi sia in scenari di guerra convenzionale che irregolare.

    Attualmente, i risultati e i prodotti della ricerca neuroscientifica e neurofarmacologica computazionale potrebbero essere utilizzati per applicazioni più indirette, come l’abilitazione degli sforzi umani attraverso la simulazione, l’interazione e l’ottimizzazione delle funzioni cerebrali, e la classificazione e il rilevamento degli stati cognitivi, emotivi e motivazionali umani per aumentare l’intelligence o le tattiche di contro intelligence.

   Le neurotecnologie di interfaccia uomo/cervello-macchina in grado di ottimizzare i sistemi di assimilazione e interpretazione dei dati, mediando l’accesso e la manipolazione del rilevamento, dell’elaborazione e/o dell’integrazione dei segnali, vengono esplorate per il loro potenziale di delimitazione degli “anelli deboli umani” nella catena dell’intelligence.

   L’uso armato di strumenti e prodotti neuroscientifici non è nuovo. Storicamente, tali armi che includono gas nervini e varie droghe, stimolanti farmacologici (ad esempio, amfetamine), sedativi, stimoli sensoriali, sono stati applicati come neuroarmi per inabilitare il nemico, e anche la privazione del sonno e la distribuzione di informazioni emotivamente provocatorie in operazioni psicologiche (cioè, PSYOPS) potrebbero essere giustamente considerati come forme di applicazioni militari della ricerca neuroscientifica e neurocognitiva.

   I prodotti della ricerca neuroscientifica e neurotecnologica possono essere utilizzati per influenzare:

  1. Memoria, apprendimento e velocità cognitiva;
  2. I cicli veglia-sonno, la stanchezza e la vigilanza;
  3. Controllo degli impulsi;
  4. Umore, ansia e percezione di sé;
  5.  Decisione;
  6. Fiducia ed empatia;
  7.  Il movimento e le prestazioni (ad esempio, velocità, forza, resistenza, apprendimento motorio, ecc.).

   In ambito militare/guerresco, la modifica di queste funzioni può essere utilizzata per mitigare l’aggressività e favorire cognizioni ed emozioni di affiliazione o passività; indurre morbilità, disabilità o sofferenza; e “neutralizzare” i potenziali avversari o incorrere nella mortalità.

NEURODATA

   La combinazione di più discipline (ad esempio, le scienze fisiche, sociali e computazionali) e la “condivisione intenzionale di tecniche e tecnologie” sono state fondamentali per le rapide e numerose scoperte e sviluppi nelle scienze del cervello. Questo processo, la convergenza scientifica integrativa avanzata (AISC), può essere visto come un paradigma per unificare le discipline.

   La ricerca di un approccio innovativo che promuova l’uso di conoscenze, abilità e strumenti diversi e complementari sia per limitare gli approcci esistenti alla risoluzione dei problemi, sia per sviluppare nuovi mezzi per esplorare e promuovere i confini della comprensione e della capacità. Essenziale per l’approccio AISC nelle neuroscienze è l’uso di metodi computazionali (cioè, i grandi dati) e i miglioramenti per consentire una visione più profonda e un intervento più sofisticato sulla struttura e la funzione del cervello, e per estensione, la cognizione umana, l’emozione e il comportamento.[54]

   Tali capacità nelle scienze computazionali e cerebrali hanno implicazioni per la biosicurezza e le iniziative di difesa. Diverse neurotecnologie possono essere impiegate cineticamente (cioè, fornendo mezzi per ferire, sconfiggere o distruggere gli avversari) o non cineticamente (cioè, fornendo “mezzi per contendere contro gli altri”, specialmente in modi distruttivi).

   Mentre molti tipi di neuroS/T sono stati affrontati in e da forum, trattati, convenzioni e leggi esistenti, altri tecniche e tecnologie più recenti – inclusi i neurodati – non lo hanno fatto.

   In questo contesto, il termine “neurodati” si riferisce all’accumulo di grandi volumi di informazioni, alla gestione di insiemi informativi su larga scala e spesso diversi, e a nuovi metodi di visualizzazione dei dati, asimmetria, confronto, sintesi e analisi. Tali informazioni possono essere utilizzate per:

  1. Più finemente elucidare la struttura e la funzione del cervello umano;
  2.  E sviluppare archivi di dati che possono servire come metriche descrittive o predittive per i disturbi neuropsichiatrici.

LA NATO STA SVILUPPANDO LA BATTAGLI PER IL DOMINIO DEI CERVELLI

   La NATO sta sviluppando nuove forme di guerra per condurre una “battaglia per il dominio del cervello”. Per questo motivo ha testato nuove modalità di guerra ibrida[55] contro i suoi avversari, tra cui:

  1.  Guerra economica;
  2. Guerra informatica;
  3. Guerra dell’informazione
  4.  Guerra psicologica.

   Queste nuove forme di guerra si sviluppano poiché stiamo transitando velocemente verso una società del controllo. Una società in cui chi detiene il potere possa controllare ogni aspetto della vita di tutti i cittadini al fine di imporgli comportamenti conformi a quanto esso ha deciso.

Crisi ed emergenza permanente

   Il progetto, si articola attraverso il ricorso a emergenze continue: prima la pandemia, in seguito l’emergenza bellica per difendersi “dall’aggressività dell’orso russo”, il “pericolo cinese”, l’emergenza climatica causata dall’anidride carbonica di origine antropica, l’emergenza idrica per la siccità indotta dai cambiamenti climatici, l’emergenza della crisi finanziaria ed economica, e così via. Le singole emergenze e la loro combinazione sono utilizzate per disciplinare i comportamenti individuali e sociali contrabbandando il disciplinamento come necessario per il bene comune. E sono utilizzate anche per imporre nuovi prodotti di consumo, come le terapie geniche, e nuovi prodotti che cambiano le relazioni sociali, come le tecnologie della comunicazione, la digitalizzazione, la moneta digitale.

   Ognuna di queste emergenze è creata in modo artificioso.

   La pandemia Covid è ormai quasi-ufficiale che sia stata originata da un virus prodotto artificialmente in laboratori gestiti o diretti dal governo USA ed è stata comunque gonfiata con statistiche taroccate, divieti di cure e autopsie, repressione del dissenso. Tutto questo per un primo esperimento di disciplinamento sociale e per imporre un primo test di massa di nuove terapie geniche.

   L’emergenza bellica è stata preparata da una serie di provocazioni alla Russia, che fu costretta a intervenire per bloccare l’intervento ucraino contro le popolazioni russofobe del Donbass e contrastare l’accerchiamento politico-militare sempre più minaccioso della NATO.

   La paura del “pericolo cinese” è coltivata da decenni, da quando le multinazionali occidentali iniziarono a trasferire le produzioni in Cina per incrementare i propri profitti sfruttando la sua manodopera a bassa costo, mentre qui la colpa veniva dirottata contro la “concorrenza scorretta della Cina”.

   Lo sviluppo della paura verso “l’orso russo” e verso la Cina servono entrambe a implementare un’economia di guerra; con relativo disciplinamento della produzione, dei consumi e dei comportamenti sociali. Tutto questo in previsione di una guerra, prima o poi, guerreggiata, combattuta in prima persona dell’Occidente, appena esaurito l’ultimo ucraino o l’ultimo taiwanese.

   L’emergenza climatica è fondata sulla teoria dell’influenza decisiva dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo. Questa teoria viene utilizzata per modificare le abitudini di consumo e di vita e per implementare nuove tecnologie che saranno più distruttive per l’ambiente e la vita umana.

   Le crisi finanziaria ed economica sono usate in modo artificioso per perseguire soluzioni ai danni dei soliti noti, lavoratori e i ceti sociali inferiori del mondo.

   Assieme a questo nugolo di emergenze viene diffusa la prospettiva di un potenziamento dell’uomo attraverso l’applicazione della scienza genetica e la relazione con macchine dotate di Intelligenza Artificiale (IA), per realizzare il superamento dei limiti umani attraverso il transumanesimo.

   C’è da chiedersi tutto questo quale scopo ha? C’è una cupola che gestisce questi processi?

   A tal scopo è utile concentrarsi su uno degli scopi ufficialmente dichiarati: la quarta rivoluzione industriale.

   Di cosa si tratta?

  1.  La prima rivoluzione industriale fu quella della macchina a vapore. Questa sostituì l’energia prodotta dall’uomo, dagli animali, dal vento e dall’acqua (mulini), con l’energia meccanica prodotta da macchine funzionanti con combustibili dapprima vegetali (legno) poi fossili (carbone). Con essa fu possibile introdurre nella produzione i primi macchinari che infrangevano i limiti della produttività del lavoro umano: nello stesso tempo di lavoro aumentava, infatti, la quantità di prodotto. Ciò favorì, la diffusione del capitalismo, ossia di grandi complessi manifatturieri costruiti e diretti da possessori di capitali che mettevano al lavoro grandi masse di lavoratori retribuiti a tempo, col salario;
  2. La seconda rivoluzione industriale fu dovuta alla scoperta di una nuova forma di energia: l’elettricità, anch’essa prodotta per lo più da fonti fossili (carbone e petrolio). L’elettrificazione consentì lo sviluppo di nuovi macchinari industriali. Questi favorivano anche lo sviluppo della frammentazione del processo produttivo in mansioni sempre più semplici. Le macchine elettriche e l’applicazione della chimica e della meccanica (taylorismo) al processo produttivo incrementarono potentemente e ulteriormente la produttività del lavoro: la quantità del prodotto nello stesso tempo di lavoro si moltiplicava;
  3. Per terza rivoluzione industriale si deve intendere l’applicazione al processo produttivo dell’informatica. Anche questa ha aumentato ulteriormente la produttività del lavoro. In realtà si discute se l’incremento sia stato davvero notevole o si siano incrementati soltanto i profitti delle azione informatiche.

   Ognuna di queste rivoluzioni ha quindi, perseguito l’incremento della produttività del lavoro. E, non ha rivoluzionato quindi solo il processo produttivo, ma anche tutto il resto delle relazioni economiche, anche in ambiti diversi dalla produzione: da quelle sociali (aumento dei consumi, della mobilità, ecc.) nonché a cascata, di quelle politiche, amministrative, culturali, familiari ecc.

   Dalla prima alla terza rivoluzione industriale sono facilmente individuabili due processi specifici.

   Il primo quello relativo alla potenza del capitale: più si accresce la produttività del lavoro, più crescono i profitti, più esso assume potere sul lavoratore e sull’insieme dei rapporti sociali, che finiscono sempre di più per dipendere da esso e sono, perciò, indotti a conformarsi sempre di più alle sue necessità (si pensi per esempio, come la stessa vita umana sia ormai valutata sulla base del valore economico prodotto e realizzato, fino alla mostruosa monetizzazione della propria immagine e delle opinioni, come per gli influencer). 

   Il secondo è relativo al rapporto tra uomo e macchine: più si accresce il ruolo delle macchine nella produzione, più il lavoro umano si trasforma in un’appendice delle macchine. Anche questo non si è limitato alla sola sfera della produzione, ma ha invaso la vita stessa, come per esempio con la dipendenza compulsiva della comunicazione virtuale attraverso le macchine (computer, smartphone, ecc.).

   La quarta rivoluzione industriale si pone in linea di perfetta continuità con le precedenti. Essa si prefigge di incrementare la produttività del lavoro umano, unica fonte di valore che si trasforma in profitto, e lo fa, da un lato, perfezionando il sistema delle macchine, messe in grado di dialogare tra loro (internet delle cose), di essere comandate a distanza in tempo reale, di sviluppare in proprio modifiche, adattamenti, correzioni, ecc. del processo lavorativo tramite l’Intelligenza Artificiale (IA), e dall’altro rendendo l’uomo un’ancora più perfetta appendice delle macchine, con una sua diretta integrazione nel loro sistema, tramite anche ‘inserimento di apparecchi sul proprio corpo.

   Come le precedenti anche la quarta non si limita alla sfera della produzione, o più in generale alla sfera di attività che producono valore, ma è destinata a estendersi a ogni altra attività individuale e sociale che il valore non lo produce ma lo consuma, in modo da ottimizzare l’impiego a vantaggio della parte che si trasforma in profitto.

   Come le precedenti anche la quarta si prefigge di estendere ancora di più il dominio del capitale su ogni attività umana, di sottomettere, cioè, ogni attività alla logica del valore e, quindi, del profitto.

   Si pensi, per esempio, alla procreazione che da atto riproduttivo naturale si vuole trasformare in atto industriale, con l’impiego della scienza e della tecnologia, usando il corpo delle donne come macchina, in sostanza si vuole trasformare la generazione di nuovi esseri umani in atto produttivo in atto produttivo per i capitali impiegati. O si pensi alla sanità che si vuole trasformare in prevenzione con l’uso massiccio di vaccini prodotti da piattaforme geniche, per ridurre i costi dei sistemi sanitari gonfiando, nel contempo, i profitti del settore farmaceutico. Nella sanità, estenderà la tele-medicina, che consiste nel trasferire nelle macchine la conoscenza medica, con risparmi nei costi di strutture e personale e lauti profitti per i gestori di IA.

   Di esempi se ne potrebbero fare molti altri. Un campo molto importante è l’agricoltura. Anch’essa ha subito profonde trasformazioni, a ogni rivoluzione, finalizzata a incrementare la produttività della terra e del lavoro, ma anche a trasferire quote di profitto dalla produzione agricola alla trasformazione industriale. Con la quarta rivoluzione è messa in cantiere una vera e propria sostituzione dell’agricoltura o almeno di una sua parte rilevante, con la produzione di cibo effettuata direttamente dall’industria, come nell’allevamento di insetti e nella produzione di cibi sintetici tramite le manipolazione genetica e la coltura chimica e biologica.

   Ogni rivoluzione industriale ha suscitato resistenze sociali e politiche, ma è riuscita, in ultima istanza a imporsi e generalizzarsi. Questo è stato dovuto a due motivi principali:

  1. La forza crescente del capitale che ha assunto nel tempo il ruolo decisivo nella riproduzione della vita di ciascuno: per procurarsi i mezzi per sopravvivere è necessario a lavorare, ossia vendere la propria capacità lavorativa, scambiandola con denaro, a chi detiene le condizioni di produzione, servizi, ecc. Anche coloro che non vendono il proprio lavoro in cambio di salario, ma esercitano attività in proprio, con piccoli capitali possono sviluppare i loro affari se il circuito generale degli affari funziona, e questo dipende dal grande capitale. Inoltre, tramite la finanza e la diffusione delle tecnologie informatiche, il grande capitale non sta assumendo un sempre maggiore controllo del piccolo, ma lo sta trasformando in un suo tributario, espropriandolo una parte crescente dei profitti che produce;
  2. Ogni rivoluzione si è realizzata anche come risultato di esigenze che emergevano dal basso. Sia perché ogni innovazione scientifica e tecnologica non è mai prodotta dall’attività isolata di qualche genio, ma è sempre il frutto della combinazione di esperienza lavorativa, osservazione e studio. Sia perché ogni rivoluzione industriale industria ha prodotto degli effetti positivi anche per chi la subiva: l’impiego di nuove fonti di energia e delle macchine ha, senza dubbio, ridotto l’apporto della fatica fisica (che, tuttavia, non è certamente scomparsa in molti settori e nella maggioranza del mondo dove vive ancora in condizioni di sottosviluppo), permesso di ridurre l’orario di lavoro (che all’inizio dell’epoca industriale era di 12-14 ore al giorno per sei giorni la settimana), mentre l’incremento della produttività abbassava il costo dei prodotti facilitando l’aumento dei consumi anche per le classi inferiori. Anche questi benefici non hanno riguardato solo i lavoratori coinvolti nel processo produttivo, ma si sono estesi all’insieme delle attività lavorative e delle relazioni sociali generando inoltre una sostenuta crescita demografica.

   La quarta rivoluzione industriale è, quindi, un’ulteriore passaggio lungo un percorso iniziato con il capitalismo, o meglio con l’affermazione di questo modo di produzione rispetto ai modi di produzione precedenti, sostituzione avvenuta in Europa e negli USA, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e accelerata con l’inizio del XX secolo. Non di meno contiene delle differenze importanti rispetto a quelle che l’hanno preceduta.

   Anzitutto la sua esistenza è caratterizzata da una parossistica urgenza. L’intero sistema si trova, infatti, in un’acuta crisi manifestatasi con forza l’accelerazione della crisi determinatasi nel 2007-08, che, nonostante i tentativi di contrastarla, continua a incrementare le sue minacce di esplosione.

   Per lo più, tanto negli ambienti mainstream quanto negli ambienti alternativi, essa viene imputata alla finanza, ai suoi eccessi, alla sua deregulation, alla sua opacità, ecc. questa visione presuppone l’esistenza di un capitale finanziario speculatore e usuraio, e un capitale industriale, che per natura sarebbe più sano.

   Altri ricorrono a una definizione diversa dello stesso contenuto, tra economia di carta e economia reale. Entrambe distorcono la realtà dei fatti in quanto la differenza tra capitale finanziario e industriale non esiste. Ormai tutto il capitale industriale è anche capitale finanziario; tutte le aziende che dominano il mercato e ne condizionano l’andamento, la grande parte delle medie nonché delle piccole, sono, infatti, possedute da capitali espressi in azioni, che sono, appunto, titoli finanziari di ripartizione delle quote proprietarie, ma anche titoli finanziari che alimentano il circuito, ma sarebbe meglio dire il circo della finanza. Inoltre, tutte le aziende, anche quelle che non sono per azioni, ricorrono, per finanziarie le attività, a crediti bancari e a obbligazioni, che sono a loro volta titoli finanziari che navigano nel mare magnum della compra-vendita speculativa del circolo finanziario.

   Spiegare la crisi come effetto dell’impazzimento finanziario è anch’esso deviante e consolante. In quanto alimenta la speranza che separando l’economia reale da quella cartacea si possa preservare la prima dagli effetti perversi della seconda. Una prospettiva illusoria da noti illusionisti (una a caso, Tremonti), a cui si aggrappano molti (sicuramente sinceri) degli esponenti della galassia alternativa. In questa ultima l’illusione prende forma apparentemente più originali (come il far tornare la finanza al servizio dell’economia reale, o la Modern Money Theory, che teorizza l’irrogazione di denaro da parte dello Stato senza ricorso al debito pubblico), ma viziate dalla stessa incomprensione della natura della crisi.

   Questa, infatti, non è dovuta alla mancanza di capitali, ma a un loro eccesso. I capitali accumulati in decenni di cicli economici sono divenuti ormai una massa enorme, consolidatasi nella sua stragrande maggioranza, nella parte di mondo (alcuni paesi europei, Nord America, Giappone Australia) che per prima e più tempo ha sviluppato il capitalismo, e ha creato le multinazionali e gli Stati più potenti in grado di sottomettere l’economia mondiale alle proprie esigenze. Questi capitali per loro natura sono costretti a esigere una continua rivalutazione, ossia a crescere sempre di più, cioè ad appropriarsi di nuovi profitti. La speculazione finanziaria può dare l’impressione, in alcuni momenti, che i profitti possano sgorgare dal suo seno, ossia che il denaro crei denaro. Ma puntualmente e ciclicamente il redde rationem[56] si presenta: l’unica fonte di valore che può incrementare il capitale è il lavoro umano. Perciò più la crisi dell’accumulazione si manifesta, più diviene urgente incrementare la produzione di profitti reali. La quarta rivoluzione industriale è esattamente un tentativo di innalzare potentemente la produzione, la produttività del lavoro in ogni ambito della società.

   Ci si potrebbe chiedere come mai non si investono i capitali in eccesso nella parte del mondo che è in condizioni di sottosviluppo. Per un motivo molto semplice, questa parte di mondo deve essere mantenuta costantemente nel sottosviluppo, perché solo così si possono depredarne a basso costo le risorse naturali e produttive, oltre a sottometterla alla rapina dei prestiti esteri, che producono, tramite il pagamento del servizio del debito, un prelievo della ricchezza ivi prodotta e uno strumento di assoggettamento economico e politico. Alcuni ritengono che la Cina costituisca un eccezione a questa regola, ma si sbagliano. La Cina, al di là delle apparenze è un paese ancora povero, costretto produrre una grande quantità di merci per le grandi multinazionali occidentali, che pagano ai cinesi prezzi irrisori, mentre incassano sul mercato prezzi ben più elevati. Quando ha provato a elevare il proprio livello produttivo, dotandosi in proprio mezzi produttivi più moderni, la Cina è stata immediatamente stroncata, dal duo Trump-Biden, che hanno vietato la vendita alla Cina dei microchip più moderni e delle macchine produrle, consapevoli che per quanto capitali e lavoro la Cina possa investire nella rincorsa per produrli in proprio, le sue condizioni di storica arretratezza sul piano tecnologico non possono consentirle al momento di raggiungere lo stesso livello occidentale.

   Questa considerazione delinea anche il percorso per cercare da parte del capitale di uscire dalla crisi dell’accumulazione: incrementare l’estrazione di valore da tutti i paesi sottosviluppati. Il caso della Russia è in questo senso emblematico. L’aggressione contro di essa iniziata già negli anni Novanta non si fa scrupolo di ammettere il proprio disegno: distruggere lo Stato unitario, frammentarla in 6-7 unità in conflitto tra di loro, per poterne depredarne a prezzi stracciati le immense risorse minerali e naturali. D’altronde non si tratta di una politica nuova. È stata ampiamente utilizzata contro molti paesi che avevano cercato si sottarsi allo sfruttamento indiscriminato delle proprie risorse (solo negli ultimi tre decenni sono stati aggrediti e distrutti Iraq, Jugoslavia, Libia, Siria e sono sotto pressante minaccia Venezuela, Iran, Bolivia, Nicaragua ecc.). La Russia, certo, ha un potenziale demografico, economico e militare, superiore alle precedenti vittime. Più ostico sottometterla, e per questo si è sviluppato il programma di una guerra infinita contro di essa, per logorarla in tutti gli aspetti (anche per l’Iraq furono necessari 12 anni!). Una guerra in cui gli obiettivi dei più potenti paesi europei (tra cui l’Italia) e degli USA coincidono alla perfezione, al contrario di quel che pensano quanti ancora immaginano che vi siano interessi contrastanti tra Europa e Usa: entrambi ambiscono alle risorse russe, ed entrambe ambiscono a procacciarsele ai costi più bassi possibili, per cercare appunto di fare fronte alla sempre più pressante crisi di accumulazione del capitale.

   Al riguardo, va tenuto presente anche un altro aspetto. L’introduzione di nuovi standard produttivi di energia, di sistemi di produzione e di prodotti motivati con l’esigenza di contrastare la crisi climatica, introduce un ulteriore cuneo tra le economie più potenti (che detengono le nuove tecnologie) e quelle sottosviluppate, che sono costrette a dipendere ancora di più dagli aiuti delle economie maggiori, sotto forma di un nuovo strozzinaggio creditizio. Anche su questo gli sforzi della Cina di sviluppare la produzione di pannelli solari e di batterie al litio sono una bazzecola di fronte agli enormi costi che avrebbe per ridurre seriamente la dipendenza dall’energia fossile. Costi che sarebbero in grado di troncare ogni possibilità di continuare, sia pure lentamente, il suo sviluppo, e, dai quali, tuttavia, non potrà sottrarsi, dato che per vendere merci sui mercati mondiali le politiche di salvaguardia del clima impongono ad aziende e prodotti vincoli sempre più stringenti di sostenibilità ambientale. E la Cina non può fare a meno di vendere sui mercati mondiali, essendo il suo mercato interno poco solvibile per via una maggioranza di popolazione che vive ancora di misera agricoltura di sussistenza, salvata dalla povertà assoluta solo dalle integrazioni di reddito statali.

   L’artefice del grande piano di ristrutturazione è, perciò, sono, dunque i grandi Stati in cui è dislocato, nonché alle loro istituzioni. Lo scopo non è solo salvare sé stesso, ma salvare l’intero sistema di produzione e di rapporto sociale sul quale domina incontrastato.

   I percorsi per cercare di contrastare la crisi generale del sistema e fornire nuovi profitti alla massa di capitali accumulati sono dunque: quarta rivoluzione industriale e incremento dello sfruttamento del Sud globale (definito spesso e volentieri Terzo Mondo).

   Il progetto è, nelle sue linee di fondo e nei suoi dettagli, oltre che chiaramente intellegibile, anche adeguatamente articolato e definito. Ha fatto già notevoli passi in avanti, ma la sua realizzazione dovrà, non di meno scontrarsi con molti ostacoli. 

   Innanzitutto, la quarta rivoluzione industriale è molto urgente per il sistema, è già questo inserisce un elemento di difficoltà nella sua concretizzazione che, per le molte innovazioni, richiederebbe tempi lunghi.

   Secondariamente, essa deve essere condotta in contemporanea a un assalto al resto del mondo per sottrargli una quota ancora maggiore del valore che produce. Ciò potrebbe suscitare forti resistenze.

   C’è non di meno un terzo aspetto che può introdurre ostacoli nell’ingranaggio della quarta rivoluzione industriale. Essa, infatti, a differenza delle precedenti, non ha da offrire neanche alle grandi masse dell’Occidente nuovi benefici, ma, al contrario deve spogliarle di gran parte di quelli ottenuti finora.

   Le popolazioni lavoratrici e i piccoli capitalisti, dei paesi occidentali stanno per essere travolte da una dinamica di progressivo impoverimento, che la piena attuazione della quarta rivoluzione renderà ancora più drammatica, transitando per una crisi finanziaria e una recessione sempre più incombenti. Milioni di persone non solo perderanno il lavoro, ma sono destinate a diventare una vera e propria popolazione in eccesso, per la quale non è possibile alcuna occupazione redditizia né alcun supporto da parte dei bilanci statali. Il rischio perciò di resistenze o di avere vere e proprie rivolte, si staglia con sempre maggior nettezza all’orizzonte. Per fargli fronte dal parte del potere costituito potranno venire utili mezzi di sfoltimento che accelerino la dipartita di un po’ di gente, ma, in ogni caso, è in allestimento da parte degli Stati un apparato di rigido controllo di ogni individuo, con i potenti strumenti offerti dallo sviluppo della quarta rivoluzione industriale, che si cercherà di implementare sfruttando tutte le emergenze, artificiali o meno, spacciandolo come misure di controllo esercitate per il bene di tutti, in prosecuzione di quanto già avviato. E, ove questo non bastasse, gli Stati stanno rafforzando oltre ogni limite gli apparati repressivi e danno dimostrazione, come si è visto di recente in Francia, la grande dimostrazione a utilizzarli senza remore o scrupoli di sorta.

      Le popolazioni lavoratrici, dipendenti, autonome e i piccoli capitalisti, si dovranno confrontare anche con un altro problema. Se finora la logica del profitto ha colonizzato le menti, le abitudini relazionali, i comportamenti individuali, oggi esiste un passo ulteriore: entrare nel corpo di ciascuno, iniettandogli veleni, facendolo dipendere da macchine “intelligenti”, fino ad appiccargli sul o dentro il corpo macchinette miniaturizzate, con ciò elevando al massimo livello la potenzialità del controllo, ma rendendo anche possibile dettare comandi al corpo e alle menti, direttamente dal sistema delle macchine. Un uomo-robot, decisamente più produttivo, in quanto controllabile in ogni sua azione/reazione sociale e politica.

   Per una resistenza davvero efficace, tuttavia è indispensabile che ci sia un intreccio solido tra l’opposizione che si sviluppa nei paesi occidentali e quella nei paesi non occidentali. L’avversario di entrambi è infatti comune. Solo da ciò potrà emergere un’alternativa reale non a questo o quello aspetto del capitalismo, ma alla sua totalità.

IL DOMINIO DELLE MENTI

    La NATO sta mettendo a punto un tipo completamente nuovo di combattimento che ha etichettato come guerra cognitiva. Descritto come “l’armamento delle scienze del cervello“, il nuovo metodo prevede “l’hacking dell’individuo[57] sfruttando “le vulnerabilità del cervello umano” al fine di implementare un’ingegneria sociale più sofisticata.

   Fino a poco tempo, la NATO aveva diviso la guerra in cinque diversi domini operativi: aria, terra, mare, spazio e cyber. Ma con il suo sviluppo di strategie di guerra cognitiva, l’alleanza militare sta discutendo un nuovo, sesto livello: il “dominio umano“.

   Uno studio sponsorizzato dalla NATO del 2020 su questa nuova forma di guerra ha spiegato chiaramente: “Mentre le azioni intraprese nei cinque domini vengono eseguite per avere un effetto sul dominio umano, l’obiettivo della guerra cognitiva è rendere tutti un’arma[58].

   Ha sottolineato il rapporto: “Il cervello sarà il campo di battaglia del 21° secolo“, “Gli esseri umani sono il dominio conteso” e “probabilmente si verificheranno conflitti futuri tra le persone prima digitalmente e poi fisicamente in prossimità dei centri del potere politico ed economico[59].

   Mentre lo studio sostenuto dalla NATO ha insistito sul fatto che gran parte della sua ricerca sulla guerra cognitiva è progettata per scopi difensivi, ha anche ammesso che l’alleanza militare sta sviluppando tattiche offensive, affermando: “L’essere umano è molto spesso la principale vulnerabilità e dovrebbe essere riconosciuto non solo per proteggere il capitale umano della NATO ma anche per poter beneficiare delle vulnerabilità dei nostri avversari[60].

   In una rivelazione agghiacciante, il rapporto affermava esplicitamente che “l’obiettivo della guerra cognitiva è danneggiare le società e non solo i militari[61].

   Con intere popolazioni civili nel mirino della NATO, il rapporto ha sottolineato che le forze armate occidentali devono lavorare più a stretto contatto con il mondo accademico per militarizzare in sostanza, le scienze sociali e le scienze umane e aiutare l’alleanza a sviluppare le sue capacità di guerra cognitiva.

   Lo studio ha descritto questo fenomeno come “la militarizzazione della scienza del cervello“. Ma sembra chiaro che lo sviluppo della guerra cognitiva da parte della NATO porterà a una militarizzazione di tutti gli aspetti della società umana e della psicologia, dalle relazioni sociali più intime alla mente stessa.

   Tale militarizzazione onnicomprensiva della società si riflette nel tono paranoico del rapporto sponsorizzato dalla NATO, che avverte di “una quinta colonna incorporata, dove tutti, a sua insaputa, si comportano secondo i piani di uno dei nostri concorrenti” Lo studio chiarisce che quei “concorrenti” che presumibilmente sfruttano la coscienza dei dissidenti occidentali sono Cina e Russia.

   In altre parole, la NATO vede sempre più la popolazione interna dei paesi che compongono l’alleanza come una minaccia, temendo che i civili siano potenziali cellule dormienti cinesi o russe, vili “quinte colonne” che sfidano la stabilità delle “democrazie liberali occidentali”

   Lo sviluppo da parte della NATO di nuove forme di guerra ibrida arriva in un momento in cui le campagne militari degli Stati membri prendono di mira le popolazioni degli stati aderenti alla NATO a un livello senza precedenti.

   The Ottawa Citizen[62] ha riferito che il Joint Operations Command dell’esercito canadese ha approfittato della pandemia di Covid-19 per condurre una guerra dell’informazione contro la propria popolazione, testando tattiche di propaganda sui cittadini canadesi.

   Rapporti interni sponsorizzati dalla NATO suggeriscono che questa divulgazione sta solo grattando la superficie di un’ondata di nuove tecniche di guerra non convenzionali che le forze armate occidentali stanno impiegando in tutto il mondo.

   Due volte all’anno, la NATO organizza degli eventi che affrontano il tema della “Sfida dell’innovazione“. In questi eventi, – dove uno si svolge in primavera e l’altro in autunno, sono invitati aziende private, organizzazioni e ricercatori con lo scopo di contribuire allo sviluppo di nuove tattiche e tecnologie per l’alleanza militare.

   L’impostazione di questi eventi riflette l’influenza predominante dell’ideologia neoliberista all’interno della NATO, poiché i partecipanti nobilitano il libero mercato, propongono i partenariati pubblico-privato e fanno promesse di premi in denaro per far avanzare l’agenda del complesso militare-industriale.

   La sfida per l’innovazione dell’autunno 2021 della NATO è stata ospitata dal Canada e si intitolava “La minaccia invisibile: strumenti per contrastare la guerra cognitiva“.

   Ha scritto il governo canadese nella sua dichiarazione ufficiale sulla sfida: “La guerra cognitiva cerca di cambiare non solo ciò che le persone pensano, ma anche il modo in cui agiscono“, inoltre, “Gli attacchi contro il dominio cognitivo implicano l’integrazione di capacità cibernetiche, disinformazione/disinformazione, psicologiche e di ingegneria sociale“.

   Il comunicato stampa di Ottawa continuava: “La guerra cognitiva posiziona la mente come spazio di battaglia e dominio conteso. Il suo obiettivo è seminare dissonanza, istigare narrazioni contrastanti, polarizzare l’opinione e radicalizzare i gruppi. La guerra cognitiva può motivare le persone ad agire in modi che possono sconvolgere o frammentare una società altrimenti coesa”.

   Un gruppo di advocacy[63] chiamato NATO Association of Canada (NAOC) si è mobilitato per sostenere questa Innovation Challenge[64], lavorando a stretto contatto con gli appaltatori militari per attirare il settore privato a investire in ulteriori ricerche per conto della NATO e dei propri profitti.

   Sebbene la NAOC sia tecnicamente una ONG indipendente, la sua missione è promuovere la NATO. La NAOC ha forti legami con il governo del Canada, inclusi il Global Affairs Canada e il Department of National Difesa.

   Il ricercatore che ha scritto lo studio definitivo del 2020 sponsorizzato dalla NATO sulla guerra cognitiva, François du Cluzel, ha partecipato all’evento, insieme a ufficiali militari canadesi[65].

   Ha partecipato a questo evento Robert Baines, presidente della NATO Association of Canada[66]. È stato moderato da Garrick Ngai, un dirigente del marketing nell’industria delle armi che funge da consulente del Dipartimento della “Difesa” nazionale canadese e vicepresidente e direttore della NAOC.

   Baines ha aperto l’evento osservando che i partecipanti avrebbero discusso sulla “la guerra cognitiva e il nuovo dominio della concorrenza, in cui attori statali e non statali mirano a influenzare ciò che le persone pensano e come agiscono“.

   Il presidente della NAOC ha anche felicemente notato le redditizie opportunità per le aziende canadesi che questa sfida dell’innovazione della NATO ha promesso.

   Un ricercatore della NATO descrive la guerra cognitiva come dei “modi per danneggiare il cervello[67]

   Il panel[68] del 5 ottobre è iniziato con François du Cluzel,[69] un ex ufficiale militare francese che nel 2013 ha contribuito a creare il NATO Innovation Hub (iHub), che da allora gestisce dalla sua base a Norfolk, in Virginia.

   Sebbene l’iHub insista sul suo sito Web, per motivi legali, che “le opinioni espresse su questa piattaforma non costituiscono punti di vista della NATO o di qualsiasi altra organizzazione“, l’organizzazione è sponsorizzata dall’Allied Command Transformation (ACT), descritto come “uno dei due comandi strategici a capo della struttura di comando militare della NATO”.

   L’Innovation Hub, quindi, agisce come una sorta di centro di ricerca interno della NATO o di think tank. La sua ricerca non è necessariamente la politica ufficiale della NATO, ma è direttamente supportata e supervisionata dalla NATO.

   Nel 2020, il Supreme Allied Commander Transformation (SACT) della NATO ha incaricato du Cluzel, in qualità di manager dell’iHub, di condurre uno studio di sei mesi sulla guerra cognitiva.

   Du Cluzel ha riassunto la sua ricerca nel panel di questo ottobre. Ha iniziato le sue osservazioni osservando che la guerra cognitiva “in questo momento è uno degli argomenti più caldi per la NATO” ed “è diventato un termine ricorrente nella terminologia militare negli ultimi anni“.

   Sebbene sia francese, Du Cluzel ha sottolineato che la strategia di guerra cognitiva “è attualmente in fase di sviluppo dal mio comando qui a Norfolk, negli Stati Uniti“.

   Il manager del NATO Innovation Hub ha parlato con una presentazione PowerPoint e ha aperto con una diapositiva provocatoria che descriveva la guerra cognitiva come “Una battaglia per il cervello“.

   Ha detto du Cluzel “La guerra cognitiva è un nuovo concetto che inizia nella sfera dell’informazione, che è una sorta di guerra ibrida“.

   Ha continuato: “Si inizia con l’iperconnettività. Tutti hanno un cellulare”, per questo motivo: “Inizia con l’informazione perché l’informazione è, se posso dire, il carburante della guerra cognitiva. Ma va ben oltre la semplice informazione, che è un’operazione a sé stante: la guerra dell’informazione è un’operazione a sé stante“.

   La guerra cognitiva si sovrappone alle società Big Tech e alla sorveglianza di massa, perché “si tratta di sfruttare i big data“, ha spiegato du Cluzel: “Produciamo dati ovunque andiamo. Ogni minuto, ogni secondo che andiamo, andiamo online. Ed è estremamente facile sfruttare questi dati per conoscerti meglio e usare quella conoscenza per cambiare il tuo modo di pensare”.

   Naturalmente, il ricercatore della NATO ha affermato che gli avversari stranieri sono gli aggressori che impiegano la guerra cognitiva. Ma allo stesso tempo, ha chiarito che l’alleanza militare occidentale sta sviluppando le proprie tattiche.

   Du Cluzel ha definito la guerra cognitiva come “l’arte di utilizzare le tecnologie per alterare la cognizione degli obiettivi umani“.

   Tali tecnologie, incorporano i campi della NBIC: nanotecnologia, biotecnologia, tecnologia dell’informazione e scienze cognitive. Nel complesso, ha detto: “fa una specie di cocktail molto pericoloso che può manipolare ulteriormente il cervello“.

   Du Cluzel ha continuato spiegando che il nuovo esotico metodo di attacco “va ben oltre” la guerra dell’informazione o le operazioni psicologiche (psyops)”.

   Ha detto: De Cluzel: “La guerra cognitiva non è solo una lotta contro ciò che pensiamo, ma è piuttosto una lotta contro il modo in cui pensiamo, se possiamo cambiare il modo in cui le persone pensano”   la guerra cognitiva: “È molto più potente e va ben oltre l’informazione [guerra] e gli psyop“.

   De Cluzel ha proseguito: “È fondamentale capire che si tratta di un gioco sulla nostra cognizione, sul modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni e le trasforma in conoscenza, piuttosto che solo un gioco sulle informazioni o sugli aspetti psicologici del nostro cervello. Non è solo un’azione contro ciò che pensiamo, ma anche un’azione contro il modo in cui pensiamo, il modo in cui elaboriamo le informazioni e le trasformiamo in conoscenza“.

   “In altre parole, guerra cognitiva non è solo un’altra parola, un altro nome per guerra dell’informazione. È una guerra contro il nostro processore individuale, il nostro cervello“.

   Il ricercatore della NATO ha sottolineato che “questo è estremamente importante per noi militari“, perché “ha il potenziale, sviluppando nuove armi e modi di danneggiare il cervello, ha il potenziale per coinvolgere neuroscienze e tecnologia in molti, molti approcci diversi influenzare l’ecologia umana… perché tutti voi sapete che è molto facile trasformare una tecnologia civile in una militare“.

   Per quanto riguarda chi potrebbero essere gli obiettivi della guerra cognitiva, du Cluzel ha rivelato che chiunque e tutti sono sul tavolo.

   “La guerra cognitiva ha una portata universale, dall’inizio dell’individuo agli stati e alle organizzazioni multinazionali“, ha affermato. “Il suo campo d’azione è globale e mira a prendere il controllo dell’essere umano, sia civile che militare“.

   E il settore privato ha un interesse finanziario nel far progredire la ricerca sulla guerra cognitiva, ha osservato: “I massicci investimenti mondiali fatti nelle neuroscienze suggeriscono che il dominio cognitivo sarà probabilmente uno dei campi di battaglia del futuro“.

   Lo sviluppo della guerra cognitiva trasforma totalmente il conflitto militare come lo conosciamo, ha affermato du Cluzel, aggiungendo “una terza grande dimensione di combattimento al moderno campo di battaglia: alla dimensione fisica e informativa è ora aggiunta una dimensione cognitiva“.

   Questo “crea un nuovo spazio di competizione al di là di quelli che vengono chiamati i cinque domini delle operazioni – o domini di terra, mare, aria, cyber e spazio. La guerra nell’arena cognitiva mobilita una gamma più ampia di spazi di battaglia di quanto possano fare solo le dimensioni fisiche e informative“.

   In breve, gli umani stessi sono il nuovo dominio conteso in questa nuova modalità di guerra ibrida, insieme a terra, mare, aria, cyber e spazio esterno.

   Lo studio condotto da François du Cluzel, manager del NATO Innovation Hub, da giugno a novembre 2020, è stato sponsorizzato dall’Allied Command Transformation del cartello militare e pubblicato come rapporto di 45 pagine nel gennaio 2021 (PDF).

   L’agghiacciante documento mostra come la guerra contemporanea abbia raggiunto una sorta di stadio distopico, un tempo immaginabile solo nella fantascienza.

   “La natura della guerra è cambiata“, ha sottolineato il rapporto. “La maggior parte dei conflitti attuali rimane al di sotto della soglia della definizione tradizionalmente accettata di guerra, ma sono emerse nuove forme di guerra come la guerra cognitiva (CW), mentre la mente umana viene ora considerata come un nuovo dominio di guerra“.

   Per la NATO, la ricerca sulla guerra cognitiva non è solo difensiva; è anche offensiva.

   “Lo sviluppo di capacità per danneggiare le capacità cognitive degli avversari sarà una necessità“, affermava chiaramente il rapporto di du Cluzel. “In altre parole, la NATO dovrà acquisire la capacità di salvaguardare il suo processo decisionale e interrompere quello dell’avversario“.

   E chiunque potrebbe essere un bersaglio di queste operazioni di guerra cognitiva: “Qualsiasi utente delle moderne tecnologie dell’informazione è un potenziale bersaglio. Prende di mira l’intero capitale umano di una nazione”, aggiungeva minacciosamente il rapporto.

   “Oltre alla potenziale esecuzione di una guerra cognitiva per completare un conflitto militare, può anche essere condotta da solo, senza alcun collegamento con un impegno delle forze armate“, ha proseguito lo studio. “Inoltre, la guerra cognitiva è potenzialmente infinita poiché non ci può essere alcun trattato di pace o resa per questo tipo di conflitto“.

   Così come questa nuova modalità di battaglia non ha confini geografici, non ha limiti di tempo: “Questo campo di battaglia è globale tramite Internet. Senza inizio né fine, questa conquista non ha tregua, scandita dalle notifiche dei nostri smartphone, ovunque, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.

   Lo studio sponsorizzato dalla NATO ha osservato che “alcune nazioni della NATO hanno già riconosciuto che le tecniche e le tecnologie neuroscientifiche hanno un alto potenziale per l’uso operativo in una varietà di imprese di sicurezza, difesa e intelligence“.

   Ha parlato di innovazioni nei “metodi e tecnologie neuroscientifiche” (neuroS/T) e ha affermato che “l’uso dei risultati della ricerca e dei prodotti per facilitare direttamente le prestazioni dei combattenti, l’integrazione delle interfacce uomo-macchina per ottimizzare le capacità di combattimento dei veicoli semi autonomi (ad es., droni) e lo sviluppo di armi biologiche e chimiche (ad esempio, armi neuronali)”.

   Il Pentagono è tra le principali istituzioni che portano avanti questa nuova ricerca, come evidenziato dal rapporto: “Sebbene un certo numero di nazioni abbia perseguito, e stia attualmente perseguendo la ricerca e lo sviluppo neuroscientifico per scopi militari, forse gli sforzi più proattivi in ​​questo senso sono stati condotti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti; con la ricerca e lo sviluppo più importanti e in rapida maturazione condotti dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) e dall’Intelligence Advanced Research Projects Activity (IARPA)”.

   Gli usi militari della ricerca neuroS/T, secondo lo studio, includono la raccolta di informazioni, l’addestramento, “l’ottimizzazione delle prestazioni e della resilienza nel personale di supporto militare e di combattimento” e, naturalmente, “l’armamento diretto delle neuroscienze e delle neurotecnologie“.

  Questa arma di neuroS/T può e sarà fatale, lo studio sponsorizzato dalla NATO è stato chiaro da sottolineare. La ricerca può “essere utilizzata per mitigare l’aggressività e favorire cognizioni ed emozioni di affiliazione o passività; indurre morbilità, disabilità o sofferenza; e ‘neutralizzare’ potenziali oppositori o incorrere nella mortalità” in altre parole, mutilare e uccidere persone.

   Il rapporto citava il maggiore generale statunitense Robert H. Scales, che riassumeva la nuova filosofia di combattimento della NATO: “La vittoria sarà definita più in termini di acquisizione delle alture psico-culturali piuttosto che geografiche“.

   La NATO oltre a sviluppare tattiche di guerra cognitiva per “catturare la psico-culturale“, si sta anche armando sempre più vari campi scientifici.

   Lo studio ha parlato del “crogiolo delle scienze dei dati e delle scienze umane” e ha sottolineato che “la combinazione di scienze sociali e ingegneria dei sistemi sarà fondamentale per aiutare gli analisti militari a migliorare la produzione di intelligence“.

   “Se il potere cinetico non può sconfiggere il nemico“, ha affermato, “la psicologia e le relative scienze comportamentali e sociali sono in grado di riempire il vuoto“.

   “Sfruttare le scienze sociali sarà fondamentale per lo sviluppo del piano operativo del dominio umano”, continuava il rapporto. “Sosterrà le operazioni di combattimento fornendo potenziali corsi d’azione per l’intero ambiente umano circostante, comprese le forze nemiche, ma determinando anche elementi umani chiave come il centro di gravità cognitivo, il comportamento desiderato come stato finale“.

   Tutte le discipline accademiche saranno implicate nella guerra cognitiva, non solo le scienze dure. “All’interno dell’esercito, l’esperienza in antropologia, etnografia, storia, psicologia tra le altre aree sarà più che mai richiesta per cooperare con l’esercito“, ha affermato lo studio sponsorizzato dalla NATO.

   Il rapporto si avvicina alla conclusione con una citazione inquietante: “I progressi di oggi nelle nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie dell’informazione e scienze cognitive (NBIC), spinti dalla marcia apparentemente inarrestabile di una troika trionfante fatta di intelligenza artificiale, Big Data e ‘dipendenza digitale’ di civiltà hanno creato una prospettiva molto più inquietante: una quinta colonna incorporata, dove tutti, a sua insaputa, si comportano secondo i piani di uno dei nostri concorrenti“.

   “Il moderno concetto di guerra non riguarda le armi ma l’influenza“, ha postulato. “La vittoria a lungo termine rimarrà esclusivamente dipendente dalla capacità di influenzare, influenzare, cambiare o influenzare il dominio cognitivo“.

   Lo studio sponsorizzato dalla NATO si è poi concluso con un paragrafo finale che chiarisce senza ombra di dubbio che l’obiettivo finale dell’alleanza militare occidentale non è solo il controllo fisico del pianeta, ma anche il controllo sulla mente delle persone: “La guerra cognitiva potrebbe essere l’elemento mancante che consente il passaggio dalla vittoria militare sul campo di battaglia a un successo politico duraturo. Il dominio umano potrebbe benissimo essere il dominio decisivo, in cui le operazioni multidominio ottengono l’effetto del comandante. I primi cinque domini possono dare vittorie tattiche e operative; solo il dominio umano può ottenere la vittoria finale e completa”.

   Quando François du Cluzel, il ricercatore della NATO che ha condotto lo studio sulla guerra cognitiva, ha concluso le sue osservazioni nel panel della NATO Association of Canada, è stato seguito da Andy Bonvie[70], un comandante del Canadian Special Operations Training Centre.

   Con oltre 30 anni di esperienza con le forze armate canadesi, Bonvie ha parlato di come le forze armate occidentali stiano facendo uso della ricerca di du Cluzel e altri e incorporando nuove tecniche di guerra cognitiva nelle loro attività di combattimento.

   “La guerra cognitiva è un nuovo tipo di guerra ibrida per noi“, ha detto Bonvie. “E significa che dobbiamo guardare alle soglie tradizionali del conflitto e come le cose che vengono fatte sono davvero al di sotto di quelle soglie di conflitto, attacchi cognitivi, forme non cinetiche e minacce non combattive per noi. Dobbiamo comprendere meglio questi attacchi e adattare le loro azioni e la nostra formazione di conseguenza per poter operare in questi diversi ambienti“.

   Sebbene abbia descritto le azioni della NATO come “difensive”, affermando che gli “avversari” stavano usando la guerra cognitiva contro di loro, Bonvie non era ambiguo sul fatto che le forze armate occidentali stessero sviluppando queste tecniche, per    mantenere un “vantaggio tattico”.

   “Non possiamo perdere il vantaggio tattico per le nostre truppe che stiamo posizionando in avanti poiché si estende non solo tatticamente, ma strategicamente“, ha detto. “Alcune di quelle diverse capacità che abbiamo di cui godiamo all’improvviso potrebbero essere ruotate per essere utilizzate contro di noi.    Quindi dobbiamo capire meglio quanto velocemente i nostri avversari si adattano alle cose, e quindi essere in grado di prevedere dove andranno in futuro, per aiutarci a essere e mantenere il vantaggio tattico per le nostre truppe che vanno avanti“.

   Anche Marie-Pierre Raymond, un tenente colonnello canadese in pensione che attualmente serve come “scienziato della difesa e gestore del portafoglio dell’innovazione” per il programma Innovation for Defense Excellence and Security delle forze armate canadesi, si è unito al panel del 5 ottobre[71].

   “Sono lontani i giorni in cui si combatteva la guerra per acquisire più terra“, ha detto Raymond. “Ora il nuovo obiettivo è cambiare le ideologie degli avversari, il che fa del cervello il baricentro dell’umano. E rende l’umano il dominio conteso e la mente diventa il campo di battaglia”.

   “Quando si parla di minacce ibride, la guerra cognitiva è la forma di manipolazione più avanzata vista fino ad oggi“, ha aggiunto, osservando che l’obiettivo della guerra cognitiva mira a influenzare il processo decisionale degli individui e “influenzare un gruppo di individui sul loro comportamento, con l’obiettivo di ottenere un vantaggio tattico o strategico”.

   Raymond ha osservato che la guerra cognitiva si sovrappone pesantemente anche all’intelligenza artificiale, ai big data e ai social media e riflette su “la rapida evoluzione delle neuroscienze come strumento di guerra“.

   Raymond sta aiutando a supervisionare la NATO Fall 2021 Innovation Challenge per conto del Dipartimento della “Difesa” nazionale canadese, che ha delegato le responsabilità di gestione al programma dell’esercito Innovation for Defense Excellence and Security (IDEaS), dove lavora.

   In un gergo altamente tecnico, Raymond ha indicato che il programma di guerra cognitiva non è solo difensivo, ma anche offensivo: “Questa sfida richiede una soluzione che sosterrà il nascente dominio umano della NATO e avvierà lo sviluppo di un ecosistema cognitivo all’interno dell’alleanza, e ciò sosterrà lo sviluppo di nuove applicazioni, nuovi sistemi, nuovi strumenti e concetti che portino ad azioni concrete nel dominio cognitivo”.

   Ha sottolineato che ciò “richiederà una cooperazione prolungata tra alleati, innovatori e ricercatori per consentire alle nostre truppe di combattere e vincere nel dominio cognitivo. Questo è ciò che speriamo emerga da questo invito a innovatori e ricercatori”.

   Per ispirare l’interesse aziendale per la NATO Innovation Challenge, Raymond ha allettato: “I candidati riceveranno visibilità nazionale e internazionale e premi in denaro per la migliore soluzione”. Ha poi aggiunto in modo allettante: “Questo potrebbe anche avvantaggiare i candidati fornendo loro potenzialmente l’accesso a un mercato di 30 nazioni”.

   L’ufficiale militare canadese invita le aziende a investire nella ricerca sulla guerra cognitiva della NATO. L’altra istituzione che gestisce la NATO Innovation Challenge dell’autunno 2021 per conto del Dipartimento della “Difesa” nazionale canadese è lo Special Operations Forces Command (CANSOFCOM).

   Un ufficiale militare canadese che lavora con CANSOFCOM, Shekhar Gothi[72], è stato il relatore finale dell’evento della NATO Association of Canada del 5 ottobre. Gothi funge da “funzionario dell’innovazione” di CANSOFCOM per l’Ontario meridionale.

  Ha concluso l’evento facendo appello agli investimenti aziendali nella ricerca sulla guerra cognitiva della NATO.

   La sfida semestrale dell’innovazione è “parte del ritmo di battaglia della NATO“, ha dichiarato entusiasta Gothi.

   Ha osservato che, nella primavera del 2021, il Portogallo ha organizzato una Sfida per l’innovazione della NATO incentrata sulla guerra nello spazio[73].

   Nella primavera del 2020, i Paesi Bassi hanno ospitato una NATO Innovation Challenge incentrata sul Covid-19[74].

   Gothi ha rassicurato gli investitori aziendali che la NATO si farà in quattro per difendere i loro profitti: “Posso assicurare a tutti che la sfida dell’innovazione della NATO indica che tutti gli innovatori manterranno il controllo completo della loro proprietà intellettuale. Quindi la NATO non ne prenderà il controllo. Nemmeno il Canada. Gli innovatori manterranno il controllo sulla loro IP“.

   Il commento è stata una conclusione appropriata per il panel, affermando che la NATO e il complesso militare-industriale dominante, non solo cercano di dominare il mondo e gli umani che lo abitano con inquietanti tecniche di guerra cognitiva, ma anche di garantire che le società e i loro azionisti continuare a trarre profitto dai loro sforzi.

E IN ATTO UNA GUERRA NON DICHIARATA

    Quello che si è descritto adesso in merito ai progetti della NATO non è un futuro distopico, un utopia negativa ma una tragica realtà.

   Il 10 giugno 2023 si è tenuta a Bruxelles da parte di associazioni di vittime di armamenti di armi a energie diretta/controllo mentale una manifestazione[75]. Essa è stata la manifestazione a livello europeo di una tragica realtà: l’uso illegale in forma massiccia di armi ad energia diretta, il cui uso clandestino è stato per anni (e lo è ancora) estremamente diffuso , dove si è sparato microonde dannosissime, cancerogene e foriere di produrre ictus, emorragie cerebrali e causato, ustioni, abrasioni e danni non stimabili nella loro natura dai pronto soccorso, in quanto la classe medica e stata tenuta in gran all’oscuro del binomio ARMI AD ENERGIA DIRETTA – CONTROLLO MENTALE, dagli stessi loro “colleghi” che ben conoscono le possibili conseguenze nefaste di quelle che spacciano come “nuove tecniche” e soluzioni mediche.

  Questo uso criminale si attua dentro un realtà ben precisa nelle nostre società occidentali “sviluppate”, una realtà fatta da:

  • Centri di ricerca universitari e militari (neurologia, psichiatria, neurofisiologia, cibernetica e controllo computer tramite pensiero, robotica, biologia;
  • Multinazionali farmaceutiche e delle protesi uditive ed acustiche per invalidi, protesi articolari per handicappati ecc.;
  • Parlamentari connessi ai servizi segreti, a polizie parallele, a militari e a strutture “antiterrorismo” ecc.
  • Servizi segreti (servizi segreti carcerari come la cosiddetta “Falange Armata Carceraria”);
  • Intellettuali annoiati.

   Tutto ciò ha provocato:

  • Danni politici. Sviluppo del potere occulto mafioso, pedofilia e depravazione di massa. Ritengo che sia falso che tutto questo si scientificamente inevitabile e che non sia controllabile;
  • Danni etici. Aumento delle persone dipendenti da centri occulti che possono trasmettere in diretta segreti di qualsiasi genere, matrimoni e convivenze che si trasformano in mercificazione personale virtuale, vacuità delle leggi sulla privacy e il rispetto della persona della persona con le conseguenti ricadute sociali; fine di ogni sicurezza sociale, alienazione dei rapporti tra le persone, isolamento, depressione, mobbing ecc.

   Tutto queste ha determinato il formarsi nelle nostre società di un nazismo genetico fatto di controllo, discriminazione e sperimentazione sulle persone sensibili.

   Tutto ciò comporta:

  • Nell’organizzazione del potere e del consenso lo sviluppo della prassi inclusione/esclusione, del mobbing di massa nei luoghi di lavoro e sociali, dello stalking, del denaro e del sesso come momento di scambio e di potere, perdita di valore e dignità delle donne;
  • Si ha uno sviluppo delle tecnologia elettronica. Questo sviluppo è stato usato dal via libera delle aziende ai servizi segreti; 
  • Tutto ciò ha comportato una psichiatrizzazione di massa della società e alla negazione del diritto

 

[1] Il Giansenismo è un movimento religioso sviluppatosi inizialmente in Belgio e in Olanda per poi diffondersi nel mondo cattolico dalla metà del Seicento sino ai primi anni dell’Ottocento.

   Aveva come suo centro l’abbazia di Port Royal, vicino Versailles, in Francia, grazie a Du Vergier de Hauranne, abate di Saint Cyran, ad Antoine Arnauld e a Pierre Nicole, e successivamente a Blaise Pascal.

   Il Giansenismo deve il nome a Cornelis Jansen (1585-1638, italianizzato in Cornelio Giansenio), teologo olandese, professore a Lovanio (oggi in Belgio) e autore di un’opera, Augustinus, ispirata al pensiero di d’Ippona ntorno alla Grazia, pubblicata postuma nel 1640.

   Difendendo la concezione agostiniana del peccato originale e della salvezza mediante la Grazia divina, Giansenio sosteneva:

  1. Che il peccato originale ha privato l’uomo della libertà di volere, rendendolo incapace del bene e inclinandolo necessariamente al male;
  2. Che la grazia della salvezza è concessa da Dio, attraverso il sacrificio di Cristo, soltanto a pochi eletti disseminati in tutto il mondo (questo forte accenno alla predestinazione ha fatto accostare il Giansenismo al Calvinismo).

   Altri contenuti importanti del Giansenismo sono una vita improntata al più assoluto rigore morale, l’episcopalismo e l’importanza fondamentale attribuita alla Bibbia e agli scritti dei Padri della Chiesa.

https://www.studiarapido.it/il-giansenismo

[2] Pierre Nicole (Chartres, 13 ottobre 1625 – Parigi, 16 novembre 1695) è stato un filosofo e teologo francese. https://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Nicole

[3] Pierre Nicole, Oeuvre philosopliques et morales, Olms Verlag, 1970, p. 181,

[4] Mike Hernacki, The Ultimate Secret to Gettting Absolutely Everything You Want, New York, Berkeley, p.47.

[5] Richard Wayne Bandler (24 febbraio 1950) è uno psicologo, saggista, linguista, counselor e life coach statunitense. È stato il cofondatore negli anni settanta – insieme a John Grinder – della Programmazione neuro linguistica (PNL)

[6] John Grinder (10 gennaio 1940) è un linguista, filosofo e life coach statunitense, che fondò negli anni settanta con Richard Bandler la Programmazione neuro linguistica (PNL).

[7] Nicola Biondo, Marco Canestrari, Supernova – I segreti, le bugie e i tradimenti del Movimento 5 stelle: storia vera di una nuova casta che pretendeva anticasta, Ponte alle Grazie, Milano 2018.

[8] Nicola Biondo, Marcello Canestrari, Il sistema Casaleggio. Partito, soldi, relazioni: ecco il piano per manomettere la democrazia, Ponte alle Grazie, Milano. 2019.

[9] Donna Eden è autrice, docente e insegnante di medicina energetica, di cui risulta essere una delle maggiori esponenti a livello mondiale. https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/terapie-naturali/personaggi/donna-eden.html#:~:text=Donna%20Eden%20%C3%A8%20autrice%2C%20docente,maggiori%20esponenti%20a%20livello%20mondiale.

[10] Ferruccio Pinotti, POTERE MASSONICO, Chiarelettere, 2021, P. P. 223.

[11] I Cinque Occhi è un’alleanza di sorveglianza che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Questi paesi fanno parte dell’accordo UKUSA, un trattato di cooperazione congiunta in materia di intelligence dei segnali. https://it.wikipedia.org/wiki/Five_Eyes

[12] La teoria dei Nudge è un concetto che, nel campo dell’economia comportamentale, della psicologia cognitiva e della filosofia politica, sostiene che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti i processi di decisione di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, legislative o coercitive.

[13] https://www.ireneivoi.it/guide-operative-per-progettare-spinte-gentili-1-puntata/

[14] L’Ufficio di gabinetto è un dipartimento esecutivo del Governo del Regno Unito responsabile per il supporto del Primo Ministro e del Gabinetto del Regno Unito. È guidato dal Primo ministro, ma la sua gestione quotidiana è affidata al Segretario del gabinetto. https://it.wikipedia.org/wiki/Ufficio_di_gabinetto_(Regno_Unito)

[15] La tecnica di reframing del “come se”, sfrutta il potere dell’immaginazione al fine di proiettare se stessi e la situazione che si deve affrontare, in uno scenario in cui abbiamo già raggiunto il risultato sperato.

https://it.wikipedia.org/wiki/Reframing

[16]  https://tg24.sky.it/cronaca/2022/03/15/warfighting-circolare-esercito-italiano

[17] Green, Stuart A. “Guerra cognitiva”. The Augean Stables, Joint Military Intelligence College, luglio 2008, www.theaugeanstables.com/wp-content/uploads/2014/04/Green-Cognitive-Warfare.pdf.

[18] Clint Watts, (2018). Messing with the Enemy, HarperCollins

[19] In statistica e informatica, la locuzione inglese big data o l’italiana megadati indica genericamente una raccolta di dati informatici così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l’estrazione di valore o conoscenza. https://it.wikipedia.org/wiki/Big_data

[20] Come definito da Wikipedia, un sock puppet o sockpuppet è un’identità online utilizzata per scopi di inganno. Di solito si riferisce al presunto attivismo online russo durante la campagna elettorale USA 2016. https://en.wikipedia.org/ wiki/Sock_puppet_account

[21] Harl, People Hacking, Hub dell’innovazione – novembre 2020 Pagina 10 di 45

[22] https://www.belfercenter.org/sites/default/files/2019-11/CognitiveWarfare.pdf

[23] https://madsciblog.tradoc.army.mil/158-in-the-cognitive-war-the-weapon-is-you/

[24] August Cole-Hervé Le Guyader, NATO 6th Domain of Operation, 2020

[25] Jacques Ellul, (1962) Propaganda, Edizione Armand Colin

[26] Matt Chessen, Il futuro di MADCOM: Come l’AI migliorerà la propaganda computazionale, The Atlantic Council, settembre 2017

[27] Michael J. Mazarr Hub dell’innovazione – novembre 2020 Pagina 13 di 45

[28] https://en.wikipedia.org/wiki/Al_economics

[29] Shoshana Zuboff, (2019) The Age of Surveillance Capitalism, Public Affairs

[30] 4 Peter W. Singer, Emerson T. Brooking (2018) LikeWar The Weaponisation of Social Media, HMH Edition page 95

[31] https://it.wikipedia.org/wiki/Cambridge_Analytica

[32] Victoria Fineberg, (agosto) 2014 Behavioural Economics of Cyberspace Operations, Journal of Cyber Security and Information Systems Volume: 2

[33] Shoshana Zuboff, (2019) The Age of Surveillance Capitalism, Public Affairs

[34] Michael J Mazarr, (luglio 2020) Survival: Global Politics and Strategy, Virtual Territorial Integrity: The Next International Norm, in Survival: Global Politics and Strategy, IISS

[35] Bernard Claverie e Barbara Kowalczuk, Cyberpsychology, studio per l’Innovation Hub, luglio 2018

[36] Haselton MG, Nettle D, Andrews PW (2005). “L’evoluzione del bias cognitivo”. In Buss DM (ed.). Il manuale di psicologia evolutiva

[37] Wikipedia elenca più di diversi pregiudizi 180cognitivi: https://en.wikipedia.org/wiki/Cognitive_bias

[38] Lora Pitman (2019) “The Trojan horse in your Head: Cognitive Threats and how to counter them” ODU Digital Commons

[39] Hub dell’innovazione, novembre 2020 Pagina 19-

[40] Robert P. Kozloski, https://www.realcleardefense.com/articles/2018/02/01/knowing_yourself_is_key_in_cognitive_warfare_112992.htm febbraio 2018

[41] Peter W. Singer, Emerson T. Brooking (2018) LikeWar The Weaponisation of Social Media, HMH Edition page 165

[42] Dominique Moïsi (2010) La geopolitica dell’emozione, edizione Anchor

[43] Fogg, B.J. (2003). Tecnologia persuasiva: Usare i computer per cambiare ciò che pensiamo e facciamo. Morgan Kauf- mann Publishers

[44] https://mwi.usma.edu/mwi-video-brain-battlefield-future-dr-james-giordano/

[45] Bernard Stiegler, https://www.observatoireb2vdesmemoires.fr/publications/video-minute-memoire-versune-utilisation-raisonnee-du-big-data,  2019

[46] https://pphr.princeton.edu/2017/04/30/are-video-games-really-mindless/

[47]  “Mai un mezzo è stato così potente per la bellezza e così vulnerabile per l’inquietudine. La realtà virtuale ci metterà alla prova. Amplificherà il nostro carattere più di quanto altri media abbiano mai fatto“. Jaron Lanier, (2018) Dawn of the New Everything: Encounters with Reality and Virtual Reality, Picador Edition

[48] https://www.newscientist.com/article/2079601-virtual-reality-could-be-an-ethical-minefield-are-we-ready/

[49] Gayannée Kedia, Lasana Harris, Gert-Jan Lelieveld e Lotte van Dillen, (2017) Dal cervello al campo: The Applications of Social Neuroscience to Economics, Health and Law

[50] Pr. Li-Jun Hou, direttore del People’s Liberation Army 202nd Hospital, (maggio 2018), Chinese Journal of Trauma– tology

[51] Per maggiori informazioni sulla definizione di “dual use” in neuro S/T, vedere il saggio del Dr. James Giordano Ottobre 2020

[52] Consiglio Nazionale delle Ricerche e Accademia Nazionale di Ingegneria. 2014. Tecnologie emergenti e prontamente disponibili e sicurezza nazionale: A Framework for Addressing Ethical, Legal, and Societal Issues

[53]                                                                                               C.s.

[54] Giordano J. (2014). Intersezioni tra “big data”, neuroscienze e sicurezza nazionale: Questioni tecniche e preoccupazioni de- rivative. In: Cabayan H et al. (eds.) Un nuovo paradigma informativo? Dai geni ai “Big Data”, e dall’Insta- grammi alla sorveglianza persistente: Implicazioni per la sicurezza nazionale, p. 46-48. Dipartimento della Difesa; Strategic Multi- layer Assessment Group- Joint Staff/J-3/Pentagon Strategic Studies Group.

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

[55] Una guerra ibrida (in inglese hybrid warfare) è una strategia militare che impiega e mescola elementi delle guerre convenzionali e delle guerre non convenzionali, come la guerra politica, la guerra economica, la guerra irregolare, la guerra psicologica e gli attacchi cibernetici con altri metodi di influenza, come Fake news allo scopo di produrre disinformazione.  https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_ibrida

[56] “Rendi conto”; in espressioni di tono scherzoso o sarcastico, la resa dei conti, il giudizio finale: verrà il redde, stanne certo!

[57] Con il termine “hacking” si fa riferimento ad attività mirate alla compromissione di dispositivi digitali quali computer, smartphone, tablet e persino intere reti. L’hacking non nasce sempre con intenti criminali, tuttavia, oggi si definiscono spesso l’hacking e gli hacker come attività e soggetti che operano nell’illegalità, criminali informatici che agiscono per ottenere un guadagno finanziario, per protesta, per raccogliere informazioni (spionaggio) o per il semplice “divertimento” dell’impresa.   https://it.malwarebytes.com/hacker/

[58] https://www.rifondazione.it/esteri/index.php/2023/01/16/guerra-cognitiva-la-nato-sta-pianificando-una-guerra-per-le-menti-delle-persone/

[59]                                                                                C.s.

[60]                                                                                C.s.

[61]                                                                             

[62]  Quotidiano canadese.

[63] Advocacy in ambito politico identifica il supporto attivo e la promozione da parte di individui che mirano ad influenzare le politiche pubbliche e l’allocazione delle risorse all’interno dei sistemi politici, economici e sociali e relative istituzioni. https://it.wikipedia.org/wiki/Advocacy

[64] Una Innovation Challenge è un concorso che nasce con l’obiettivo di generare nuove idee, che possono riguardare la creazione o il miglioramento di prodotti, servizi, processi. La necessità di portare innovazione in azienda è oggi più forte che mai, e una Innovation Challenge permette di fare tutto.   https://www.bing.com/search?pc=CBHS&ptag=N4103D090918A9DFA1A1FF2&form=CONBDF&conlogo=CT3210127&q=Innovation+Challenge

[65] file:///C:/Users/user/Downloads/$MP-HFM-334-KN3.pdf

[66] https://natoassociation.ca/robert-baines-named-president-and-chief-executive-officer-of-the-nato-association-of-canada/

[67] https://www.rifondazione.it/esteri/index.php/2023/01/16/guerra-cognitiva-la-nato-sta-pianificando-una-guerra-per-le-menti-delle-persone/

[68] Termine corrispondente (anche per l’etimologia) all’italiano pannello, ma noto e usato con le seguenti accezioni specifiche: 1. Sistema di commutazione telefonica automatica a registro, studiato particolarmente per le grandi reti urbane americane, il cui nome deriva dal fatto di avere selettori con un banco di contatto costituito da un pannello verticale piano. 2. Campione rappresentativo di un universo (per es., di consumatori, di punti di vendita), cui si ricorre per la raccolta continuativa di informazioni statistiche, caratterizzato dal fatto che la sua composizione resta invariata nel corso di successive inchieste per sondaggio. 3. Gruppo di uomini d’affari in grado di fornire le informazioni necessarie per formulare previsioni circa l’andamento economico di un settore o del paese in genere. Più genericamente riunione di esperti, per es. dei dirigenti di un’azienda, o anche tavola rotonda indetta per esaminare e discutere un determinato problema.   https://www.treccani.it/vocabolario/panel/

[69] https://www.researchgate.net/profile/Francois-Cluzel-2

[70] https://www.linkedin.com/posts/nato-association-of-canada_nato-natoic2021-defenceideas-activity-6849416909029482496-IYtQ

[71] http://www.conquistedellavoro.it/global/come-la-guerra-cognitiva-pu%C3%B2-condizionare-la-societ%C3%A0-1.2790383

[72] https://ca.linkedin.com/in/shekhar-gothi-27427794

[73] https://www.theportugalnews.com/it/notizia/2022-04-09/2-nuovi-centri-di-innovazione-tecnologica-della-nato-per-il-portogallo/66302

https://euractiv.it/section/capitali/news/portogallo-la-nato-deve-prestare-maggiore-attenzione-al-fianco-meridionale

[74]                                                        C.s.

[75] https://associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/20230512-testo-inglese-italiano.pdf

GLI STUDI DEI FENOMENI DEFINITI METAFISICI DA PARTE DEGLI SCIENZIATI SOVIETICI

•febbraio 23, 2024 • Lascia un commento

   Con questo lavoro, voglio affrontare i fenomeni che sono racchiusi nella parola metafisica; utilizzando gli studi che fecero gli scienziati sovietici in questo campo, per scoprire ciò che cosa in essi appartiene al campo dei fenomeni naturali e cosa al regno della fantasia e delle allucinazioni; e scoprire infine se in essi ci sia qualcosa che appartiene all’ordine dei fenomeni ancora inesplicabili secondo leggi finora sconosciute della natura. Un tal esame rimuoverà laurea di mistero che per molti è fonte di attrazione e misticismo.

SUGGESTIONI E AUTOSUGGESTIONI

  Il meccanismo nervoso che sta alla base dei fenomeni suggestivi, è stato oggi del tutto chiarito.  In passato questi fenomeni erano scambiati per miracoli.

   Non deve stupire il fenomeno di funzioni organiche disturbate (spesso per autosuggestione che porta a “malattie psicogene”, ad esempio, la convinzione di un ipocondriaco di avere un organo malato, che in realtà è sano, può portare a un’effettiva disfunzione dello stesso) che possono essere riportate alla normalità mediante un’adeguata suggestione.

   Molta gente ha praticato la suggestione terapeutica e per secoli l’ha tramandata a voce facendo credere o credendo che fosse magia, stregoneria, incantesimo e così via. L’autosuggestione spesso opera di passo con la suggestione.

   L’azione dell’autosuggestione ha guarito vari malanni, in persone che credevano nel potere delle icone e delle reliquie. E’ utile ricordare che tali risultati si possono ottenere quando la malattia è di natura psicogena, quando è stata provocata da shock mentali, quando è nell’alterazione funzionale reversibile della normale attività del sistema nervoso. Esempi di tale malattia: paralisi, perdita di sensibilità cutanea, la cecità è il mutismo degli isterici.

   Le storie abbastanza attendibili di maghi, fachiri, streghe e stregoni medioevali, attestano che nello stato d’estasi essi perdevano ogni sensibilità al dolore e sopportavano torture e tormenti. E’ probabile che in questi casi operi un certo grado d’autoipnosi, l’azione suggestiva di una fede fanatica o l’autosuggestione. Perché è dimostrabile che è possibile inibire selettivamente per mezzo della suggestione verbale o dell’autosuggestione quei centri cerebrali che controllano le sensazioni dolorose com’è possibile utilizzare gli stessi per creare o conservare nel sistema nervoso centrale una forte e prolungata eccitazione.

MOVIMENTI AUTOMATICI

 Il comportamento si ha quando si pensa che l’attività mentale non sia accompagnata da movimenti visibili. Ma ciò non significa che non ci sia alcun movimento[1].

    L’intensità di un atto ideomotorio varia nei diversi individui, ma tutti possiedono questa capacità.

   Nel1853 il fisico Faraday, con uno strumento ideato per registrare il movimento fisico, dimostrò che le mani di chi prende parte a una seduta spiritica impartiscono al tavolino una serie d’inconsce spinte ideomotorie.

   Ehmann (psico-fisiologo)[2] registrò le mani dei partecipanti alle sedute spiritiche, utilizzando un chimografo (un tamburo rotante azionato da un meccanismo a orologeria). I movimenti delle mani di ogni partecipante furono registrati sotto forma di curve. L’analisi di tali curve prima e dopo che il tavolino si muovesse, consentì di spiegare come spinte non simultanee e orientate, possono, sommandosi, farlo oscillare e vibrare leggermente. Tali leggere oscillazioni corrispondono alle lettere dell’alfabeto che sono lette ad alta voce da uno dei partecipanti; con questo sistema si ottengono frasi complete contenenti la risposta a una domanda posa dallo “spirito”. Funge da “spirito” il cosiddetto medium, (quello dei presenti che possiede in modo più sviluppato la capacità di compiere atti ideomotori).

   Attraverso la registrazione elettrografica degli impulsi di eccitazione, il pensiero di un movimento è accompagnato dalla comparsa di una serie ritmica d’impulsi nei muscoli che dovrebbero eseguire il movimento. Questi impulsi sono trasmessi ai muscoli lungo le vie nervose piramidali, attraverso quei neuroni corticali la cui attività è legata al pensiero del movimento concepito dal soggetto.

   Attraverso le ricerche fatte all’inizio degli anni Sessanta da membri dell’Istituto Protetico e Ortopedico di Mosca, si è riusciti a stabilire che l’attività ideomotoria dell’uomo può guidare una macchina per mezzo di fili elettrici e domani con la trasmissione elettromagnetica.

   Un fenomeno di comportamento ideomotorio è la “lettura dei muscoli” (più conosciuta come “lettura del pensiero”) esempio: un indovino, le sue azioni sono guidate dai segnali ideomotori che egli invia come una guida in maniera involontaria.

TELEPATIA

   Nel 1876 in una riunione dell’Associazione Britannica degli scienziati il fisico inglese Barret (allievo di Faraday e Fyndall), fa una comunicazione sulla “trasmissione diretta del pensiero”. Nel 1882 Barret fondò la Società di Ricerca Psichiche. Nel 1920 fu fondato il Comitato Internazionale delle ricerche psichiche.

   Una soluzione scientifica sulla ricerca della telepatia può essere raggiunta con la sperimentazione mentale. Uno dei metodi usati dalla telepatia sperimentale era il calcolo della probabilità. Esso fu usato alla fine del XIX secolo dal fisico francese C. Richet che eseguì vari esperimenti consistenti nell’indovinare le carte da gioco su cui altre persone si stavano concentravano.  Secondo i suoi dati, il numero delle risposte esatte così previsto dalla teoria super sempre il numero previsto dalla teoria della probabilità.

   La teoria della probabilità stabilisce che su 2997 prove si dovrebbero ottenere 732 risposte esatte: “telepaticamente” se ne ottennero 789.

  Tali esperimenti, portano alla conclusione che come nel caso della suggestione verbale, non tutte le persone si prestano alla suggestione mentale e che per estendere tali esperimenti è necessario selezionare più idonei e più suggestionabili. Gli esperimenti di Richet furono estesi e perfezionati negli Stati Uniti (dal dottor Rhine) e in Inghilterra (dal dottor Soal) con la differenza che invece delle carte da gioco si servivano di cartoncini nei quali una figura nera si stagliava chiaramente su uno sfondo bianco.

   Gli esperimenti con la trasmissione mentale di disegni, uniti ai risultati degli esperimenti con le carte, contribuirono a chiarire gli assetti psicologici della percezione (recettività) telepatica. E importante valutare gli errori del “percipiente” (quello che riceve) nel rappresentare a realizzare disegni trasmessi dell’” induttore” (quello che trasmette).

   Si può dire, che dagli esperimenti fatti (quali quelli dell’ipnologo sovietico prof. K. I Platonov) le espressioni correnti come “telepatia mentale” o “suggestione mentale” non sono esatte. Attraverso questi esperimenti per via telepatica è stato possibile trasmettere unicamente immagini, sensazioni, impulsi visivi, raramente quelli uditivi (quelli che Pavlov le associa al primo sistema di segnalazione) e non pensieri connessi a parole (legate al secondo sistema di segnalazione).

   Uno delle premesse in questi esperimenti è l’esclusione della possibilità di percepire nel modo ordinario, ossia per mezzo degli organi di senso, il messaggio trasmesso mentalmente.

   L’accademico sovietico P.P. Lazarev nel 1922 scriveva sul possibile uso delle onde elettromagnetiche nell’attività mentale: “Le periodiche reazioni (chimiche) che si verificano nei centri (cerebrali) devono generare forze elettromotrici della luce nel trasmettere i fenomeni elettrici alla superficie del cranio, queste forze elettromagnetiche devono essere accompagnate da un’onda elettromagnetica, che si diffonde con la velocità della luce nel mezzo circostante.

   Ogni sensazione, ogni atto deve formare onde e il cranio umano dovrebbe irradiare onde di grande lunghezza (fino a 30.000 chilometri) nel mezzo circostante. E’ difficile dire quale ruolo fisiologico possano svolgere queste onde; ma è probabile che esse ci possono aiutare a spiegare i fenomeni suggestivi (ciò si riferisce evidentemente soltanto alla suggestione mentale e non verbale) come pure altri più complessi fenomeni della sfera psichica”.

   L’eletrocefalografia è ora entrata nella pratica medica corrente come strumento per la diagnosi di varie malattie cerebrali. Le ricerche condotte dal 1923 al 1929 dal neurologo italiano Cazzamalli in collaborazione con alcuni fisici, hanno portato alla scoperta di onde elettromagnetiche dell’ordine di lunghezza di qualche centimetro nello spazio che circonda il cranio di un soggetto. Ma dopo ricerche ora si sa che le onde elettromagnetiche d’alta o bassa frequenza possono agire sul cervello nel nodo indicato soltanto quando la loro intensità raggiunge il cosiddetto valore di soglia, quell’intensità in pratica i processi nervosi da esse attivati possono percepiti soggettivamente dall’uomo. Il fisico K. Arkadier sulla base di calcoli matematici, è giunto alla conclusione che l’intensità di questi campi elettromagnetici, generati dalle biocorrenti dell’attività cerebrali, è molto bassa e non raggiunge il valore di soglia. Essa è molto inferiore all’intensità dei campi elettromagnetici che si originano negli apparecchi e nei fili elettrici.

  L’ingegnere elettronico B. B. Kozminski ha osservato che, in elettrotecnica, le onde elettromagnetiche si possono ottenere per mezzo di un circuito chiuso oscillante per mezzo di un circuito chiuso oscillante in cui passi corrente alternata, contenente un condensatore e bobine solenoidali e dotate di una certa resistenza. Nel sistema nervoso la biocorrente che costituisce la base dell’eccitazione del sistema nervoso, è una corrente alternata. Egli paragona le terminazioni dendritiche simili a dischi a dei condensatori cellulari e i fasci di fibre nervose a solenoidi inseriti in un circuito oscillante chiuso B.B. Kazinskj che tutto ciò formi un vibratore cellulare capace di generare onde elettromagnetiche di lunghezza corrispondente.

  I risultati degli studi sui fenomeni di suggestione e l’interpretazione di questi fenomeni da un punto di vista dell’azione elettromagnetica di un cervello su un altro non consente di trarre conclusioni definitive.

CHE COSA SI PUO’ DIRE DELLA PERCEZIONE EXTRASENSORIALE

   I parapsicologi ritengono che nel corso dell’evoluzione gli esseri viventi e in particolare l’uomo abbiano sviluppato, per percepire ed esercitare l’influenza a distanza, adattamenti organici paragonabili alle moderne conquiste della radiotecnica e dell’elettronica.

   Per la rabdomanzia, vale a dire la capacità che alcuni animali o singoli individui di essere in grado di percepire oggetti o avvenimenti anche in condizione in cui è matematicamente esclusa la possibilità di una loro percezione attraverso i normali organi di senso, non si conosce la vera spiegazione. Sembra tuttavia che per avvicinarsi alla soluzione si debba ricorrere alla biofisica.

  Vi sono dei fenomeni chiamati “chiaroveggenza” che sono caratterizzati da una straordinaria sensibilità dei comuni organi di senso di vista e udito. Essi sono stati osservati in stato d’ipnosi o autoipnosi detta trance.

   L’acutizzazione dell’udito in alcune persone ipnotizzate è in taluni soggetti isterici può arrivare al punto che essi riescono a udire a grande distanza anche il più lieve mormorio.

   Pavlov “In noi uomini, l’attività conscia superiore agisce in senso contrario a queste capacità differenzianti inferiori e quindi impedisce un’altra differenziazione. Che le cose stiano così è dimostrato che in taluni casi, quando l’attività conscia normale dell’uomo è alterata, le sue capacità differenziati si acuiscono. Durante particolari stati di chiaroveggenza, le capacità differenzianti possono raggiungere nell’uomo una acutezza estrema”.

   Il termine “percezione extrasensoriale” comprende fenomeni diversi. Alcuni di essi hanno il carattere di reazioni motorie a influenze “non percepite” (subsensoriali) di qualche tipo di radiazione emessa dal terreno, come l’emanazione di radio, o l’aumento locale della ionizzazione dell’aria causato da questo ultimo.

   Alcune persone sono particolarmente sensibili a tali fattori fisici, mentre nella maggioranza restano sotto la soglia di sensibilità.

   Ipotizza il biologo Mecnikov: “E’ possibile che un determinato fenomeno, come la chiaroveggenza, possa limitarsi a risvegliare particolari sensazioni nell’uomo, ma presenti anche negli animali”.

E’ possibile la trasmissione a distanza dell’energia muscolare?

  Nel 1928 Reutler direttore di laboratorio di studi sulla malaria in Palestina osservò che le contrazioni muscolari di una creatura vivente agiscono a distanza aumentando le contrazioni muscolari.

   L’entamolo V.S. Steblin, dell’Istituto del Cervello di Leningrado riprese gli esperimenti di Reutler con gli scarafaggi appena catturati e sui maggiolini.

   In dieci anni esperimenti sugli scarafaggi, l’aumento della peristalsi intestinale[3] fu osservato in tre casi, nei quali la peristalsi era fin dall’inizio molto marcato. U.S. Steblin attribuì il mancato aumento della peristalsi, in sette esperimenti su dieci, alla temperatura relativamente bassa del laboratorio.

   Negli esperimenti con gli scarafaggi, il fenomeno Reutler si ripeté quando la temperatura ambientale era di 20-25°c.

   Il fenomeno Reutler sarebbe definitivamente accettato se si riuscisse a registrarlo elettrograficamente guidando le biocorrenti che si originano nei muscoli in contrazione su un oscillografo munito di amplificatore.

   Si potrebbe terminare rispetto fatti riguardanti la trasmissione dell’energia muscolare che si trattano di fenomeni di duplice natura:

  1. L‘attività di un organismo può essere legata a quella di un altro, in conformità a questi fatti è possibile postulare l’esistenza della trasmissione dell’energia muscolare, da una creatura vivente a un’altra attraverso lo spazio;
  2.  Si può ammettere la possibilità di un’influenza telecinetica sulla materia inanimata. Anche se gli esperimenti parspicologici per dimostrare quest’ultima tesi non sono riusciti a superare i valori delle coincidenze puramente casuali previste dalla teoria della probabilità.

LA MORTE E LE SUPERSTIZIONI AD ESSA LEGATA

  Nel 1895 due ipnologi francesi A. de Rochas e nel 1897 P. Jaire comunicarono la loro “scoperta”: l’esteriorizzazione (trasferimento all’esterno) della sensibilità cutanea.

  Per comprendere il fenomeno della morte, di ciò che la precede e di ciò che a esso fa seguito, sono importanti le acquisizioni di una branca delle scienze medico-biologiche, chiamata tanatologia (dal greco thanatos, morte). Gli scienziati russi Mecniko, Bakemetiev e altri hanno svolto un ruolo importante.

   Uno degli scopi della tanatologia è lo studio dei processi patologici che s’instaurano in un organismo morente e che portano alla morte (tanatogesi), come la scoperta dei metodi che consentono di ritardare la morte degli organismi vitali e perfino di ripristinare l’attività quando hanno già cessato l’attività (rianimazione).

   Le cause che conducono alla morte sono molteplici; ma lo stato di agonia (imminenza della morte) c‘è quando i diversi fattori cominciano a pregiudicare il funzionamento dei due motori principali:

  1. Il cuore, che provvede alla circolazione del sangue;
  2.  Il centro respiratorio, che stimola e controlla i movimenti d’ispirazione ed espirazione.

  Nel cadavere protetto dai processi di putrefazione, le singole cellule, continuano a presentare un barlume di vita ancora per un certo tempo. La vera morte s’impadronisce delle cellule quando le loro funzioni fisiologiche si sono definitivamente arrestate. Questo stato intermedio tra la vita e la morte è chiamato dai fisiologi paralisi.

LA RIANIMAZIONE CON TRASFUSIONE SANGUINEA

   Con la trasfusione di sangue/soluzione fisiologica c’è la possibilità di una ripesa temporanea dell’organismo, con l’esclusione del cervello. Questo, dimostra la possibilità di una vita puramente organica.

  Durante la seconda guerra mondiale, il professor V. A. Negovskj con i suoi collaboratori riuscì, in più di 50 casi, a rianimare soldati feriti che stavano morendo per lo shock traumatico o per la perdita di sangue[4].

LA PSICOLOGIA IN AIUTO ALLA GEOLOGIA

   Il 16 novembre 1971 alla facoltà di geologia dell’Università di Mosca si svolse un seminario sul problema dell’effetto biofisico, che precedentemente era chiamato rabdomanzia.[5]

   L’idrogeologo S. Broussilovki rilevò aprendo i lavori, affermò che l’effetto biofisico era noto da tempo, e che è applicato in pratica da centinaia di anni, ma finora non erano mai stati chiariti fino in fondo meccanismi di questo fenomeno.[6] Pertanto la parte basilare delle ricerche si deve concentrare sullo studio della natura dei fenomeni osservati, uno studio che diventa possibile solo con la stretta collaborazione dei geologi con i rappresentanti di altre discipline, come la fisica, la psicologia.

   La relazione del rappresentante delle scienze geologo-mineralogiche Nicola Sochevanov, era dedicata alo studio dei risultati contemporanei nell’applicazione del metodo dell’effetto biofisico per la ricerca dei depositi minerali. Inoltre, egli ha anche accennato alla questione delle riprese acrobiofisiche, quando l’operatore si trova su un aereo o un elicottero.

   L’operatore A. Bajenov ha illustrato durante il suo intervento i metodi di scelta e l’allenamento degli operatori. Egli ha fatto notare che, secondo i risultati delle più recenti ricerche, ogni essere umano è dotato di attitudini a produrre effetti biofisici, ma la difficoltà della scelta è appunto di trovare individui nei quali tale attitudine si presenti in maniera pronunciata in grado sufficiente per svolgere lavori di ricerche e di studio: e questo si ottiene mediante l’allenamento degli operatori.

   Il geologo Alessandro Ogilvy si è soffermato sulla questione della scoperta, tramite il metodo biofisico, di corsi d’acqua sotterranei e la misurazione della velocità di tali corsi d’acqua.

   Durante il seminario furono presentate relazioni da parte dei geologi e anche da parte dei parapsicologi. E. Naumov, che da molti anni si dedica allo studio dei fenomeni di parapsicologia, ha rilevato nella sua relazione la necessità di considerare l’effetto biofisico come un punto particolare di studi più vasti della parapsicologia e cercare la sua interpretazione in tale situazione. Egli ha fatto notare che non è più lecito porre l’interrogativo nei termini se esiste o meno l’effetto biofisico, dato che sono già stati raccolti numerosissimi risultati sperimentali. Bisogna concentrare, in primo luogo, le ricerche sperimentali sullo studio delle leggi della psicologia e della fisica, sulla ricerca dei metodi e delle teorie che spiegano tutto il fenomeno della parapsicologia, ivi compreso anche l’effetto biofisico.

   Al termine dei lavori del seminario, i partecipanti sono giunti alla conclusione che il metodo biofisico, svolto nel complesso dei metodi geologici e geofisici, aumenta l’effetto dei lavori della ricerca geologica, e in casi singoli si presenta come uno dei metodi basilari della stessa ricerca.

LA PARAPSICOLOGIA E IL COSMO

   Nel 1967 la rivista russa Maritime News pubblicava la seguente notizia: “I cosmonauti in orbita sembrano avere la capacità di comunicare telepaticamente fra loro più facilmente che con la gente a terra. Un sistema di preparazione PSI stato inserito nel programma di addestramento dei cosmonauti. Si spera che possa aiutarli a prevedere ed evitare eventuali pericoli”.[7]

   Il 17-18 novembre del 1971 si tenne a Mosca il secondo simposio sui contatti radio-cosmici. In questo simposio fu trattato un vasto arco di quesiti: l’esplorazione radio-fisica della Luna e dei pianeti, la diffusione delle radio-onde, sistemi di con comunicazione per mezzo di satelliti artificiali dalla Terra, nonché i problemi di presa contatto con civilizzazioni extraterrestri. La sezione I problemi di contatto con le civilizzazioni extraterrestri, sotto la direzione del membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze dell’URSS V. S. Troitski e del candidato delle scienze fisico matematiche B. N. Panovkin, fu quella che raccolse il maggior numero di partecipanti.[8]

   In base ai calcoli riportati nella relazione di N. T. Petrovic, nella nostra galassia (la Via Lattea) possono esistere più di due milioni di pianeti abitati da esseri viventi. Ma, se ciò è esatto, occorre fare delle ricerche! M. K. Krein di Kiev, propose per il contatto con un’altra civilizzazione i delfini! Sorse l’interrogativo come faremo capirsi.

   Per questa ragione numerosissime relazioni furono dedicate al problema dello studio di una lingua per comunicare con i rappresentanti di altre civilizzazioni.

   Nella relazione Analisi strutturale dei problemi di civilizzazioni extra-terrestri gli autori hanno presentato queste domande sotto forma del cosiddetto <albero delle mete> del sistema “pattern”. L’<albero delle mete> per questo problema è composto di 11 livelli e presenta complessivamente 256 elementi. Ma l’intervento più intervento e sorprendente per tutti i partecipanti al simposio, è stato quello di E. Naumov, il quale illustrò un novo 257simo aspetto del problema rimasto al di fuori delle relazioni degli altri relatori: la possibilità di contatto fra gli esseri viventi per via extra-sensoriale.[9] Nella sua relazione Naumov si è soffermato in particolare sui risultati della ricerca nel campo della parapsicologia, sia nell’Unione Sovietica come all’estero. Nella ricerca realizzata nell’URSS hanno suscitato interesse gli esperimenti di telecinesi,[10] realizzati con Nina Koulagina. Essa fu studiata da vari scienziati e i numerosi fenomeni da lei prodotti (spostamenti di svariati oggetti, protetti anche da scremature, levitazioni ecc.) furono documentati da fotografi e filmati.

   Nella sua relazione Naumov toccò la questione: “perché i risultati ottenuti da parapsicologi non hanno ancora avuto riconoscimento generale?”. Egli rilevò che una delle ragioni principali è anzitutto la barriera psicologica di fronte ad ogni cosa nuova e diversa, la quale modifica in qualche misura la nostra immagine del mondo. Ma la negazione delle discipline non ha mai condotto al progresso.

LE RICERCHE SULL’ESP

   La più insigne personalità che si sia applicata alle ricerche sulla telepatia nei primi anni dell’era sovietica è stato V. L. Durov. Un attore che possedeva un preciso senso delle necessità della scienza, e che divenne celebre per la sua abilità nell’addestrare dei cani a eseguire ordini trasmessi telepaticamente. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1934, fu direttore del Laboratorio Zoopsicologico di Mosca, dove egli proseguì i suoi esperimenti telepatici in collaborazione con altri scienziati russi.[11]

   Durov descrisse i suoi metodi d’ammaestramento telepatico dei casi nel suo libro Addestramento degli animali. Il lunghissimo allenamento consisteva, prima di tutto, nella creazione di un legame emotivo tra l’uomo e il cane: dovevano essere perfettamente affezionati l’uno all’altro. Una regola anch’essa importante era quella di attirare in qualche modo l’attenzione del cane, prima di ogni esperimento (Durov otteneva questo risultato prendendo la testa del cane fra le mani, fissandolo negli occhi e restando completamente immobili). Poi veniva ordinato telepaticamente al cane di compiere determinate azione. Gli ordini erano dati per concentrazione mentale, non formulandoli verbalmente. Era necessario, invece, creare nella propria mente un’immagine precisa, visiva e motoria, dell’azione che si desiderava che il cane eseguisse. I successi erano ricompensati con ghiotti bocconi di cibo.

   I cani riuscivano talvolta a compiere azioni, anche complesse: valga d’esempio il seguente esperimento in cui un cane ebbe l’ordine telepatico di andare a prendere un oggetto che gli era sconosciuto in un’altra camera, nella quale non erano mai stati eseguiti esperimenti con lo stesso animale. Naturalmente l’oggetto non era mai stato in contatto con Durov o con il cane (per eliminare ogni stimolo olfattivo). Si stabilì che l’oggetto bersaglio fosse un elenco telefonico, che, insieme con altri libri e molti altri oggetti, era posto su una delle tre tavole esistenti in una stanza adiacente al laboratorio in cui si eseguiva l’esperimento. Durov prendeva fra le mani la testa del cane e lo fissava immobile negli occhi. Dopo un po’ il cane, passando per la porta aperta, correva nella stanza vicina, si alzava sulle zampe posteriori fino a una delle tre tavole ma, non trovando ciò che voleva, ricadeva sul pavimento. Andava allora, alla seconda tavola, ma, nonostante il gran numero di oggetti che vi erano sopra, non trovava ancora ciò che stava cercando, e ricadeva di nuovo. Soltanto alla terza tavola, tenendosi sulle zampe posteriori, scorgeva l’elenco telefonico, lo prendeva fra i denti fra i denti e lo portava nel laboratorio.

   Negli Atti del Laboratorio di Durov sono riportati tanti esempi su come si svolgevano gli esperimenti,[12] un esempio di loro si svolgeva che in assenza del cane, i partecipanti si mettevano d’accordo su una serie di compiti da trasmettersi telepaticamente all’animale:

   Il cane doveva sedersi al pianoforte, su uno sgabello, e battere con le zampe sulla tastiera.

   Il cane doveva prendere un dolciume dalle mani di una donna seduta in prima fila, e portarlo a compositore che era seduto dall’altro lato della stanza.

   Il cane doveva arrampicarsi sul pianoforte e di lì abbaiare. Alcuni fra i partecipanti proposero di modificare così il terzo punto: il cane, abbaiando forte, doveva andare addosso a uno studente seduto in gruppo con altri studenti. La modifica fu accettata. Allora il cane fu fatto entrare nella stanza e l’esperimento ebbe inizio. 1° Durov collocò il cane su una sedia di fronte a lui e, immobile cominciò a fissarlo negli occhi. Il cane restò come intorpidito per qualche secondo, poi si staccò d’improvviso da lui, saltò giù dallo sgabello e batté diverse volte la zampa nella tastiera. 2° Durov riprese a fissare il cane negli occhi. Il cane, allora, si liberò dalla sua influenza, corse da una donna, afferrò un dolciume dalle sue mani, messo qualche passo uno studente, ma senza abbaiare tornò indietro, ma, invece di consegnarlo a lui lo ridusse a pezzi. 3° Dopo qualche secondo di concentrazione, il cane andò addosso allo studente, ma senza abbaiare, tornò indietro. La concentrazione fu ripresa, e questa volta il cane eseguì il suo compito senza errori; si lanciò, abbaiando, allo studente. I partecipanti controllarono accuratamente Durov durante tutto l’esperimento, poterono accertare che egli non aveva fatto nessun segnale, né con lo sguardo né con il gesto o movimenti del corpo. Quando il cane era presente Durov non guardava mai le cose scelte come bersaglio e non le toccava mai.

   In questi esperimenti, di solito l’agente telepatico era Durov, ma furono eseguite prove anche in sua assenza con altri sperimentatori. Apparvero alcuni errori, particolarmente interessanti poiché rammentava gli errori che erano stati registrati in esperimenti telepatici qualitativi con gli uomini. Esempi di telepatia da zone marginali della coscienza erano molto frequenti, anche se non riconosciuti come tali. Per esempio, una volta, il cane doveva eseguire il compito di eseguire il compito di prendere il compito fra i denti la catena dell’orologio del dott. R. Durante la discussione fra i partecipanti per la scelta dell’oggetto bersaglio, si era anche proposto di scegliere un vistoso distintivo d’oro che Durov aveva al bavero della giacca. Infine si decise per la catena per la catena dell’orologio. Nel corso dell’esperimento, il cane girò un intorno al dottor R., ma infine di decise a prendere fra i denti il distintivo di Durov. Un’altra volta accadde non eseguisse il compito non eseguisse il compito che gli era stato ordinato, ma ne eseguì un altro, diverso che era stato già fissato ma che doveva essere il compito dell’esperimento successivo. Bechterev osservò anche, che in questi esperimenti, l’interdipendenza della telepatia dalla struttura psichica del cane. Così dei compiti aventi aspetti intensamente emotivi (come l’abbaiare furioso del cane), o altri che l’animale non era riuscito a eseguire nell’esperimento precedente, lasciavano tracce nel cervello del cane, che li eseguiva nell’esperimento successivo, quando si pensava che dovesse obbedire a un ordine diverso.

   Dopo la morte di Durov gran parte delle ricerche sulla telepatia fu rivolta alla trasmissione d’impulsi di comportamento. Gli scienziati russi consideravano tale indirizzo tanto importante da indirizzarlo con un nome nuovo: lo chiamavano “suggestione mentale”, distinguendolo dalla telepatia che diventava un termine riservato agli aspetti percettivi.

   Ricerche sulla trasmissione telepatica d’impulsi motori per diversi anni furono compiute da L. A. Vodolazky e T. V. Gurstein (segnali per l’esecuzione di vari movimenti delle mani ecc.) e in seguito da S. Ya. Turlygin (ordine al percipiente, che era in piedi, di cadere all’indietro, dove era sorretto da un assistente che lo aspettava).

Questi esperimenti di Turlygin furono ripetuti dal notissimo fisiologo russo L. L. Vasiliev, che ottenne la registrazione automatica e obiettiva nel corso dell’esperimento. L’impiego di tale registrazione grafica automatica costituiva un’importante novità che, con diverse modifiche, fu ripetutamente usata negli sviluppi successivi della parapsicologia russa.

   I risultati degli esperimenti di Vasiliev che compì negli anni ’30, furono pubblicati dopo la sua morte, intorno al 1960.

   Nel 1932, Vasiliev trovò tre soggetti sensibili con i quali eseguì esperimenti in cui il soggetto era ipnotizzato a distante mediante un semplice impulso telepatico. Il processo di caduta in sonno era registrata automaticamente da appositi apparecchi: da un lato veniva registrata automatica da appositi apparecchi: da un lato veniva registrata la reazione galvanica della cute, e dall’altro la pressione del soggetto su una palla di gamma di gomma che metteva in azione meccanicamente una matita che ne tracciava l’andamento grafico (una maggiore pressione faceva registrare nel grafico una punta). Non appena il soggetto era ipnotizzato, cessava di premere e il grafico, in conseguenza, diventava una linea diritta. Poi, dopo un po’, il soggetto era risvegliato. Si presentavano, tuttavia, dei casi notevoli in cui l’impulso telepatico emesso non era sufficiente a ottenere un soggetto per risvegliarsi: di tanto in tanto il soggetto, nello sforzo per svegliarsi, premessa la palla e la linea diritta era interrotta da punte, poi l’impulso andava spegnendosi e il soggetto ritornava a dormire nel sonno ipnotico.

   In seguito questi esperimenti furono ampliati. Si giunse così, per esempio, a mettere in evidenza la selettività dei fattori telepatici. Se tutti e tre i soggetti erano riuniti, l’ipnotizzatore cominciava sempre ad agire su quello che aveva scelto in precedenza, ma il soggetto ipnotizzato era sempre conscio di quale, fra i tre ipnotisti che si alternavano, aveva inviato l’impulso telepatico. Furono anche eseguiti con successo esperimenti a grande distanza fra Leningrado e Sebastopoli (distanti più di 1000 miglia = circa 1600 Km).

   Essendo penetrato, in tal modo, le manifestazioni della telepatia, fu possibile progettare nuovi esperimenti intesi a controllare la validità della spiegazione elettromagnetica della telepatia. Com’era già accaduto ovunque, molti scienziati russi tentarono di spiegare la telepatia con un’analogia con le comunicazioni radio, ossia come una trasmissione di segnali elettromagnetici. Nonostante i molti argomenti che testimoniavano contro tale interpretazione (per esempio, l’immensa debolezza dei processi elettrici cerebrali, i problemi del codice delle informazioni trasmesse, quelli della identificazione del messaggio esatto ecc.), l’ipotesi era troppo semplice e troppo tentatrice: si poteva immaginare che i processi elettrici del cervello emettessero segnali elettromagnetici che potevano essere captati da un altro cervello: il cervello dell’agente avrebbe funzionato da radio emittente ed il cervello del percipiente da radio ricevente.

   Qualora l’ipotesi elettromagnetica fosse stata, quella appropriata bastava separare l’agente dal percipiente mediante schermi metallici che impedissero il passaggio delle onde elettromagnetiche, per rendere impossibile la telepatia. A tale scopo Vasiliev collocò l’ipnotista dentro una cabina accuratamente costruita con spesse lastre di piombo: il pavimento era fatto in modo che i fatti della cabina erano immersi in scanalature piene di mercurio. Quantunque le pareti della cabina fossero perfettamente schermate contro il passaggio di un larghissimo campo d’onde elettromagnetiche, la telepatia operò ugualmente, come se non esistesse nessuno schermo. Il risultato provò, dunque che la telepatia non è basata su segnali elettromagnetici.

   Lo psichiatra bulgaro G. Lozanov, si sforzò di applicare la “suggestione mentale” nella trasmissione controllata di messaggi, sperimentando con i suoi pazienti ipnotizzati. Al Congresso parapsicologico di Mosca del 1966, Lozanov affermò di essere riuscito in tal modo a trasmettere telepaticamente un messaggio semplice.

   All’inizio degli anni ’60, un nuovo fenomeno destò l’interesse del pubblico nell’URSS, e in seguito anche negli altri paesi: la “lettura con le dita”. Molte persone dichiaravano che, bendate, erano capaci di distinguere i colori, o anche leggere testi stampati, soltanto toccando con le punta delle dita le varie superfici. In realtà neanche questo fenomeno si presentava come una novità: già dalla prima metà del XIX secolo i seguaci di Mesmer[13] dichiaravano che i loro pazienti magnetizzati (oggi, si direbbe ipnotizzati) erano capaci, anche bendati, di leggere egualmente, perché i loro sensi, e in particolare quello visivo, erano stati trasferiti alla punta delle dita, o alla fronte ecc. Circa undici anni dopo, un fisiologo russo A. N. Leontiev, addentrava i suoi soggetti a distinguere i raggi di luce con le mani.

   Ma tutte queste osservazioni furono presto dimenticate. Il problema si pose di nuovo con la scoperta di Rosa Kuleshova, di Nizhny Tagil (territorio degli Urali). Rosa che all’inizio della sua celebrità aveva 22 anni, aveva lavorato per qualche tempo in un istituto per ciechi, dove aveva preso dimestichezza con la scrittura Braille. Le venne l’idea di imparare a leggere con il tatto anche lo stampato normale su superfici liscio. Ci riuscì dopo lungo addestramento, che, secondo quanto lei disse, era durato anni. Il mondo scientifico ebbe notizia delle sue facoltà nel 1962, quando ella fu accettata in una clinica per le malattie nervose a causa dei suoi disturbi epilettici. Fu presentata allora a un congresso scientifico e poi portata a Mosca per un esame delle sue facoltà.

Alcuni esperimenti fatti con lei a Mosca, per esempio quelli di M. S. Sminorv, diedero la prova che ella era veramente capace di distinguere i colori senza l’ausilio della vista. Per non parlare che alcuni dei suoi successi, basterà ricordare che, negli esperimenti di Smirnov condotti con la massima, cura, essa riuscì a identificare, come se lo toccasse, un quadro proiettato su uno schermo di vetro latteo, o a distinguere i raggi di luce monocromatica che erano stati prima scomposti attraverso un prisma e poi passati in filtri che assorbivano le radiazioni calorifiche. La sua facoltà scomparve poco a poco, ma restarono le prove scientifiche che, almeno in un periodo della sua vita, essa aveva realmente posseduto una genuina facoltà di lettura con le dita, che si potrebbe considerare come una forma di ESP.

   Diversi scienziati russi s’interessarono all’investigazione dei fenomeni di lettura con le dita: forse i più rilevanti fra gli sforzi compiuti in questo campo con successo, furono quelli di A. S. Novomeysky negli esperimenti con i suoi studenti al Collegio Pedagogico. Novomeysky dichiarò che il suo metodo gli permetteva di sviluppare questa facoltà nel 20% circa delle persone, a condizione che fossero abbastanza pazienti da sopportare un lungo addestramento.

   Naturalmente un fattore importante dell’ESP, la sua spiegazione teorica, rimane sempre un mistero: non conosciamo la natura dell’agente che si manifesta nell’ESP. Le nostre cognizioni in merito sono, sfortunatamente, soltanto di ordine negativo. Riportandoci alle esperienze di Vasiliev, possiamo dire, ad esempio, che l’ESP (nel caso dei suoi esperimenti telepatici) non può essere spiegata su basi elettromagnetiche. Cionondimeno bisogna emettere che la telepatia è una trasmissione di segnali che recano delle informazioni, segnali la cui natura è necessariamente energetica. Poiché la telepatia si comporta in materia così diversa da ogni altro tramite di comunicazione, dobbiamo concludere che il vettore di questi segnali deve essere del tutto diverso da ogni forma di energia conosciuta finora, ragionamento che ci obbliga a supporre l’esistenza di una nuova forma di energia: l’energia PSI (psi, da psicologia) che si propaga su un ipotetico campo PSI.

La prima conferenza internazionale per le ricerche in psicotronica a Praga

   Che cosa bisogna intendere per psicotronica? Qual è l’origine di questo termine?

   I fenomeni psicotronici sono classificati in modo diverso dai vari autori. La maggior parte dei fenomeni ha una caratteristica comune: le interazioni a distanza legate all’energia che è propria dell’organismo e che è tuttora oggetto di studio. Misure e registrazioni parziali indicano che questa forma energetica comprende probabilmente le stesse componenti delle forme energetiche note generate dall’organismo umano.

   Non si può tuttavia escludere che lo studio della materia vivente dal punto di vista energetico possa aggiungere alle nostre conoscenze qualcosa di sostanzialmente nuovo, come si afferma da parte di nuovi fisici e biofisici di grande rinomanza (Kapics, Tamm, Jungermann, e altri).

   Fra le forme energetiche si è attualmente in grado di individuare diverse gamme di radiazioni elettromagnetiche – per esempio radiazioni UV del nucleo cellulare, radiazioni rosse delle strutture cellulari infraplasmatiche, radiazioni di calore dell’organismo, processi elettrici dell’organismo, componenti ultrasoniche e idrodinamiche, ecc.

   L’interazione a distanza ha luogo:

  • Fra organismi viventi;
  • Fra materia vivente e inanimata;
  • Fra materia e campo informativo dell’ambiente.

   Gli studiosi interessati ai problemi di psicotronica da tempo si sono resi conto dell’assoluta necessità che i relativi problemi siano approfonditi su basi disciplinari, al fine di colmare le diverse lacune conoscitive ancora esistenti fra le varie discipline scientifiche. Per questo motivo, a seguito dell’iniziativa del Dottor Victor G. Adamenko (URSS) del Dottor Zdenek Rejdak (Cecoslovacchia) e del Dottor Max Toth (USA), s’è tenuta a Praga la prima Conferenza Internazionale per le ricerche psicotroniche, dal 18 al 22 giugno 1973.[16] Hanno partecipato alla Conferenza 246 studiosi provenienti da 21 paesi di tutto il mondo. La delegazione più numerosa proveniva dagli Stati Uniti d’America, con 120 membri, seguiti dalla Cecoslovacchia con 60. Un quarto circa degli intervenuti era costituita da parapsicologi professionisti; gli altri, specialisti in branche diverse della scienza tradizionale. I congressisti furono salutati al Dottor Karel Kuchynka, decano della parapsicologia cecoslovacca, poi il Dottor Zdenek Rejdak, nella sua prolusione, ha respinto gli atteggiamenti non scientifici di fronte alla psicotronica, indicando i tratti fondamenti le vie di ricerca che dovranno essere seguite, indicando i tratti fondamentali della futura evoluzione di questa nuova scienza. Contemporaneamente, egli rilevò la necessità che i relativi problemi al vasto pubblico. I lavori della Conferenza, caratterizzati furono suddivisi in sei sezioni, ossia: Sezione I – Psicotronica e ricerche tradizionali. Sezione II – Psicotronica e Fisica. Sezione III – Psicotronica e Antropologia. Sezione IV – Psicotronica e Radioestesia. Sezione V – Psicotronica e Pedagogia. Sezione VI – Psicotronica e l’Uomo.

Nel corso della Conferenza fu deciso un giornale internazionale dal titolo La psicotronica, in tre lingue: russo, inglese e ceco, al fine di favorire lo scambio di informazioni mensili concernenti la psicotronica, e per favorire la collaborazione fra gli studiosi e i centri studio.

   Nella sezione plenaria di chiusura, la Conferenza ha unanimemente deciso di fondare la Società Internazionale per le ricerche psicotroniche, con lo scopo essenziale di coordinare gli sforzi dei suoi membri scientifici.[14]

USO MILITARE E SPIONISTICO

   Rejdak, ex psicologo dell’esercito cecoslovacco fu uno dei più importanti parapsicologi dell’Est (nonché collaboratore Vasiliev), affermò ciò che prima aveva il “aura” o “magnetismo animale” attualmente è definito “plasma biologico”. Grazie a questo “plasma biologico” il guaritore interagirebbe con il paziente e “la vocazione della sensitiva per la rabdomanzia, ad esempio è presente nel 20% dei maschi e nel 40% delle femmine”.[15]

   Interrogato sulle armi psicotroniche, Rejdak rispose: “Lo sfruttamento di questi fenomeni in campo militare non è facile. Sfruttare la telepatia o altre capacità extrasensoriali a distanza; queste sono utilizzate dallo spionaggio per ottenere informazioni per via parapsicologica. Oggi si cerca di ottenere informazioni direttamente dalla subconoscenza. Per esempio il professor Sergeiev ha costruito un apparecchio, con elettrodi, che agisce sui processi subcoscienti della persona e che hanno una verifica sulla energetica esterna. Ad esempio, se questo apparecchio è collegato ad un autista, e se l’autista sente subcoscientemente che un altro veicolo sta arrivando da dietro una curva, questo apparecchio lo segnala, anche se la persona non è coscientemente informata. Questo tipo di ricerche possono avere uno sfruttamento militare”.[16]

   Lo scienziato inglese Turan Rifat, colpito dalle possibilità della chiaroveggenza indicate in un lavoro della dottoressa Jessica Utts, docente di Statistica a Stanford, afferma che: “L’interesse dei militari circa il Remote Viewing risale agli anni Cinquanta, perlomeno, quando in piena Guerra Fredda si cercava di carpire in questo modo dei segreti militari. Lo stesso hanno fatto i russi, quando gli americani lo scoprirono, aumentarono gli stanziamenti per il Progetto Scangate, continuato come Progetto Grill Flame, Center Lane, Sunstreak e Stargate”.[17]

   Queste ricerche nel capo militare si svilupparono nell’URSS a quanto sembra sin dall’inizio degli anni ’40, quando le autorità sovietiche reclutarono nel 1940 Wolf Messing, un ebreo polacco ricercato dai nazisti non solo per le sue origini ma per la sua profezia della fine di Hitler qualora questi avesse attaccato l’URSS. Messing non lesinava nel dare mostra di propri poteri di induzione mentale (sembra che avesse le capacità di guidare telecineticamente le menti altrui).

   Su queste ricerche sovietiche negli Stati Uniti si scrissero diversi libri di denuncia alcuni ironici e scettici, altri dal tono allarmistico. In Excalibur briefing, il colonnello dell’Esercito americano Thomas Bearden, coinvolto in ricerche psichiche per conto del Pentagono, afferma nientemeno che i sovietici studiavano il sistema di teletrasportare gli effetti delle esplosioni nucleari. In Psychic Discoveries. The Iron Curtain Lifted, edizione comprendente lo Psychic Discoveries Behind the Iron Curtain con l’aggiunta del successivo The Iron Curtain Lifted, pubblicato negli Stati Uniti con una prefazione di Uri Geller, tradotto prima in francese e poi in italiano, le autrici Sheila Ostrander e Lynn Schoeder esprimevano dopo un viaggio nei Paesi dell’Est, tutta la loro preoccupazione poiché i “parapsicologi americani fossero rimasti indietro”.

Sheila Ostrander e Lynn Schoeder furono delle profetesse? Non un complottista, ma un professore di psicobiologia dell’Università di Roma, direttore dell’Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR, Alberto Oliverio[18] in due sue corrispondenze da Mosca riportate il 6 gennaio 2003 sul Messaggero afferma che nel giro di pochi anni, a Kaluga, erano stati ritrovati una ventina di uomini scomparsi da casa da qualche settimana: managers, tecnici di alto livello, ingegneri elettronici, che vagavano nei pressi della stazione in preda ad una totale amnesia. Non ricordavano quasi nulla della propria vita ma continuavano a possedere altre forme di memoria legate in prevalenza al loro lavoro.[19]

   Cosa è successo a questi smemorati?

   E come mai alcuni di loro avevano ancora sulle tempie segni simili a quelli lasciati da elettrodi, quelle placchette di metallo con cui si può registrare l’attività elettrica del cervello o somministrare shock in grado di indurre amnesia? Ed è un caso che, nella regione di Kaluga, vi siano alcuni laboratori di ricerca, specializzati in studi di farmacologia del sistema nervoso? È possibile che gli smemorati di Kaluga siano serviti da cavie per un esperimento sulla memoria, per indurre l’amnesia o che altro?

   Questo genere di esperimenti sarebbe stato condotto anche negli Stati Uniti.

   Cathy O’Brien, ha asserito, in un memoriale esplosivo, Trance formation of America (1995) asserisce nei suoi libri essere stata vittima di progetti, abusi e sperimentazioni, nell’ambito di progetti per il controllo mentale (Progetto MK-ULTRA), da parte della da importanti personaggi della politica americana come: George W. Bush o Richard Bruce “Dick” Cheney.[20]

   Cathy O’Brien parla di laboratori militari segreti che opererebbero illegalmente sperimentazioni sugli esseri umani. Sarebbero impiantate in questi laboratori nel cervello sonde microscopiche o implants (elettrodi studiati sin dagli anni ‘60 su topo e scimmie) e le attiverebbero a distanza; esse produrrebbero scariche elettriche che stimolano determinate scariche aree del cervello, trasformando gli uomini in veri e propri robot.

   Si può credere o meno ai racconti di Cathy O’Brien ma non si può negare gli implants esistono: l’ex agente Cia Derrel Sims ne ha estratti chirurgicamente una cinquantina circa e, sebbene molti ufologi propendano per una matrice aliena dei marchingegni, sappiamo che sonde, forse meno sofisticate ma comunque terrestri, possono essere vendute su Internet e, tra l’altro, sono alla base di studi come il “braccialetto elettronico” per i carcerati.[21]

Sembrerebbe che i russi siano ancora più avanti e abbiano inventato “impianti” attivabili a distanza con la sola forza della mente.

   Di certo, qualcosa di strano accadde a Kaluga.

   Sembra che, come accennato prima, test di questo genere siano attualmente condotti negli Stati Uniti; secondo Ron McCray, gli Stati Uniti disporrebbero di una particolare macchina psicotronica, detta “induttore di paranoia”, con la quel manipolerebbero a distanza le persone; è documentato, inoltre, che gli americani dispongono di impianti sottocutanei che, mediante stimolazioni elettriche, possono alterare sensibilmente il comportamento degli esseri viventi, umani ed animali.

   Lo studioso polacco Michal Kaszowski ha dichiarato che, in Russia, sono state condotte molte ricerche insolite, come test di conquista della materia attraverso lo PSI. A detta di un pubblicista che lavorava per il Kijevskie Novosti, vi sarebbero laboratori segreti, noti come Chernobyl 2, dove si conducevano varie ricerche sull’influenza del cervello e della mente umana con tecniche super o subsoniche, o con campi magnetici. Probabilmente, questi esperimenti sono ancora in corso.

   Secondo il giornalista tedesco Joachim Ward, gli scienziati sovietici avevano sviluppato per conto del KGB un sistema di condizionamento mentale che trasformava in robot alcuni soldati impiegati per missioni speciali durante la guerra in Afganistan: i soldati erano stati programmati per entrare in azione non appena ricevevano via radio un segnale in codice registrato nel loro cervello: La psico-arma fu ufficialmente abbandonata per ordine di Gorbachev nel 1988.

   Secondo l’ex fisico del Pentagono Thomas Bearden l’ex Unione Sovietica aveva attuato un’operazione segreta detta “Fer-de-lance”, per la conquista del mondo con mezzi psichici.

   Si dice che medium russi, inoltre, sarebbero riusciti ad impadronirsi di uno dei più importanti segreti dello spiritismo: la capacità di materializzare e smaterializzare oggetti ed effetti. Con questa tecnica, i sovietici speravano di materializzare a distanza gli effetti delle esplosioni nucleari, attaccando dunque intere città senza l’utilizzo di cacciabombardieri e testate nucleari.

In seguito, l’esercito russo avrebbe costruito un carro armato psicotronico iperspaziale che, guidato da sensitivi e utilizzando la fisica dei campi elettromagnetici, sarebbe stato in grado di scatenare a distanza gli effetti della devastazione nucleare. Il carro armato, costruito nell’ambito del progetto “Woodpecker” (“Picchio”), sarebbe stato custodito in un hangar della città-fortezza di Semipalatinsk.

IGOR SMIRNOV E LE PSICOSCIENZE RUSSE

   Una parte delle ricerche russe sul controllo della mente, durante la cosiddetta guerra fredda, si basava su una nuova branca degli studi del comportamento umano l’ecopiscologia[22], che studia il rapporto tra gli esseri umani e il mondo naturale attraverso i principi ecologici e psicologici. Questo campo della ricerca scientifica mira a sviluppare e comprendere modi di espandere il legame emotivo tra le persone e il mondo naturale, aiutando in tal modo gli individui con lo sviluppo di stili di vita sostenibili e soluzioni alienazione dalla natura. Theodore Roszak[23] è accreditato per aver coniato il termine nel suo libro del 1992, La voce della Terra. In seguito ha ampliato l’idea nel 1995 con l’antologia Ecopsicologia con i coautori Maria Gomes e Allen Kanner.

   Questa branca degli studi ha aiutato lo sviluppo della tecnologia di un software, Semantic Stimuli Response Measurements Technology (SSRM Tek), che dovrebbe essere capace di essere capace di leggere la mente e le reazioni inconsce. Questi studi su questo software in Russia erano portati avanti allo Psychotecnology Research Institute, istituto gestito da Elena Rusalkina alla periferia di Mosca. E proprio qui, in un piccolo stanzino circolare senza finestre e con una sola porta, un computer viene adoperato per testare il comportamento dei volontari che si sottopongono agli esperimenti.

   Rusalkina è la moglie di Igor Smirnov, lo scienziato russo che si ritiene abbia delle incredibili capacità di controllo della mente, che ha lavorato anche per il KGB ed è considerato in patria come l’inventore delle “armi psicotroniche”, che secondo la Rusalkina sono più pericolose dell’arsenale di armi nucleari attualmente presente nel mondo. Il lavoro dell’istituto deve tutto proprio alle ricerche Smirnov, passato a miglior vita tre anni fa e sostituito dalla moglie nella gestione dell’istituto.

   Il principio su cui si basano le suddette psico-armi, e che Mindreader 2.0/SSRM Tek eredita, è la capacità – o presunta tale – di influenzare profondamente l’inconscio delle persone, registrarne le reazioni automatiche e agire di conseguenza. Il caschetto adoperato per i test nello stanzino simil-luogo di tortura fuori Mosca serve proprio a leggere queste reazioni: il soggetto dell’esperimento viene messo davanti a qualcosa di apparentemente innocuo – come può esserlo un videogame – che però invia allo schermo immagini subliminali troppo brevi per emergere alla soglia della coscienza, ma che vengono tuttavia registrate e comprese dall’inconscio.

   Se ad esempio sono proiettate fotografie di Osama Bin Laden o del World Trade Center, il pulsante da premere come risposta alle immagini varia drasticamente e senza possibilità di controllo consapevole tra gli innocenti e i presunti terroristi, stando almeno a quanto sostengono i ricercatori. Un principio che – se funzionasse come promette – potrebbe essere applicato allo screening negli aeroporti dagli apparati di controllo del DHS.

   Un rapporto, quello tra i russi delle armi psicotroniche e gli agenti americani che comincia molti anni fa, quando Smirnov e le sue ricerche furono coinvolti nel mattatoio di Waco (Texas): lo scienziato russo propose di bombardare le persone asserragliate assieme al cultista David Koresh con suoni in apparenza simili al grugnire stridulo di maiali isterici, contenenti però segnali subliminali che invitavano alla resa. L’FBI decise di agire altrimenti.[24] Smirnov rivelò che, nel caso i segnali non avessero funzionato, i seguaci di Koresh avrebbero potuto tagliarsi la gola l’un l’altro. Un mese dopo il massacro di Waco, Steve Killion vice capo divisione dei servizi tecnici dell’FBI disse ai giornalisti di Village Voice che nel corso di una normale trattativa è possibile imprimere un codice di messaggio con il quale far passare inconsciamente un messaggio subliminale.[25]  In sostanza, attraverso il telefono si fa passare dei “rumori” nella testa della persona.

   Smirnov, in un’intervista al Newsweek nel mese di agosto del 1994, disse che l’FBI aveva voluto far passare dei messaggi subliminali attraverso le linee telefoniche, e che al capo a Koresh gli avrebbero fato passare “la voce di Dio”, mentre ai membri della setta gli sarebbero stati trasmessi in via elettromagnetica le voci dei parenti.[26]  Nel mese di ottobre del 1994 in un articolo del Moskovskiie Novosti si dice che quello che ha Waco l’FBI mandò “la voce di Dio” al capo della setta.

   E’ possibile che a Waco siano state usate due diverse tecnologie una americana e una russa. Waco potrebbe essere stato un campo di sperimentazione delle armi psicotroniche.

   In un articolo del New York Times del 5 aprile 1999 di William J. Si racconta che gli scienziati russi nel 1989 avevano scoperto una nuova classe di armamenti che potrebbero danneggiare il sistema nervoso, modificare il comportamento e così via.

   Non solo, c’è cooperazione tra servizi in merito a questo tipo di armi, in un articolo del Moskovskiie Novosti dell’ottobre 1994, il vicedirettore della fabbrica che costruisce questo tipo di apparecchiature che molti di questi “prodotti” sono con una licenza americana sulla base di un accordo firmato tra il KGB e la CIA, il 24 settembre 1990. Quest’accordo prevedeva la ricerca congiunta nel settore della psicotronica.

  Se questo fosse vero, uno dei motivi del silenzio su questo tipo di armi (e sul controllo mentale in generale) è motivato che quello ci si trova di fronte è un’operazione di disinformazione, intossicazione delle notizie, che i vari servizi in cooperazione tra loro operano.

ALCUNE RIFLESSIONI PROVVISORIE

   Queste facoltà definite paranormali sono sempre esistite, ciò che mancava erano gli strumenti di spiegazione scientifica di questi fenomeni, che erano interpretati come fenomeni magici. Riteneva Vasiliev che molte di queste facoltà definite paranormali prime fasi evolutive dell’uomo, queste facoltà non utilizzate diventano automaticamente regressive.

   Ma come il cervello interviene nella produzione dei fenomeni paranormali? Il sistema nervoso centrale funziona coscientemente. E possibile collegare lo stato cosciente con quello subcosciente, con l’aiuto di esercizi fisici e altri. Qualsiasi fenomeno psichico è automaticamente collegato a un processo fisiologico: variazione del ritmo respiratorio, cambiamento della resistenza elettrocutanea, tutto questo cambia il campo energetico dell’organismo, che noi possiamo osservare, ad esempio se una persona è stressata, aumenta la ionizzazione nell’ambiente vicino al suo corpo. E dimostrato che tutto è collegato: lo psichico con il fisiologico e il campo energetico.

   Rimane sempre la domanda, ma queste ricerche a che servono? Quale finalità anno? Queste sono domande che ritengo legittime. Bisogna evitare lasciare questo campo a ciarlatani, a preti vecchi e nuovi (come gli psicologi). È solo una caricatura di materialismo quello che afferma che il materialista si occupa solo di cose materiali, che tutto ciò che esiste è materia. Materialista è chi riconosce la materia come fondamento dello spirito, e pensieri, sentimenti, progetti e ricordi non sono materia, e per questo non bisogna essere stupidi a negarne l’esistenza.

   La critica marxista alla presunta neutralità della scienza, della sua presunta separazione dal sistema economico-sociale in cui si sviluppa, ci aiuta a questa ricerca. Poiché bisogna, essere consapevoli che la scienza (e di conseguenza la ricerca scientifica) ha una dimensione storica: quindi non esiste una scienza autonoma dalla storia. Infatti, oggi la scienza serve alla borghesia per conservare la sua egemonia sul proletariato. Perciò anche queste ricerche in questo campo sono usate dalle classi dominanti.


[1] Il processo d’eccitazione corticale legato al pensiero di un qualsiasi movimento, c’induce a riprodurre automaticamente il movimento corrispondente

[2] https://marcos61.wordpress.com/2009/04/30/metpsichica-negli-studi-sovietici/

[3] Peristalsi: Contrazione dello stomaco e dell’intestino nel senso del percorso naturale del cibo. Contribuisce alla digestione favorendo l’amalgamarsi degli alimenti con succhi gastrico e consente l’eliminazione degli alimenti.

[4] Fonte principale. Titolo: Metapsichica e scienza sovietica. Autore: Leonid L. Vasilev.

[5] La rabdomanzia è l’attività condotta da certe persone (dette rabdomanti) per localizzare acqua, metalli, tesori nascosti, petrolio e perfino persone scomparse, avvalendosi di nient’altro che le proprie percezioni e di bastoni.

[6] L. Vilenskaya, Il progresso della Parapsicologia in U.R.S.S., METAPSICHICA rivista italiana di parapsicologia, gennaio-giugno 1972.

[7] Alfredo Lissoni, Psicospie, Editoriale Olimpia, pag. 63-64.

[8] L’idea dei contatti con onde radio con eventuali civilizzazioni extraterrestri è stata sviluppata negli USA dagli anni ’50 con il Progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence). Questo progetto si propone di ricercare intelligenze extraterrestri emettendo onde radio oppure emissioni ottiche di tipo Laser.

[9] Nello stesso periodo la NASA statunitense stava studiando una “convivenza mentale” che avrebbe dovuto essere la risposta ai problemi di comunicazione con altre civiltà. Fonte: Jack Stoneley in collaborazione con A. T. Lawton (scienziato della Royal Astronomy Society), Progetto extraterrestri il contatto con intelligenze aliene per la salvezza dell’umanità futura, Longanesi&C, 1977.

[10] La telecinesi (o anche psicocinesi) è quel fenomeno per cui un essere vivente sarebbe in grado di agire sull’ambiente che lo circonda. La modalità più intuitiva per definire la telecinesi è la capacità di spostare oggetti con il pensiero.

[11] Milan Ryzl, Ricerche sulla ESP nell’U.R.S.S., METAPSICHICA rivista italiana di parapsicologia, luglio-dicembre

1971.

[12]                                                         C.s.                                          

[13] Franz Anton Mesmer (1734 – 1815). Laureato in medicina e filosofia a Vienna, svolse la sua attività in Austria, Germania e Francia, a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Le sue teorie hanno dato vita al mesmerismo, e inoltre può considerarsi il precursore dell’ipnosi.

[14] Karel Kuchynk, Prima Conferenza Internazionale per le ricerche in psicotronica a Praga, METAPSICHICA rivista italiana di parapsicologia, luglio-dicembre 1973.

[15] Alfredo Lissoni Ppsicospie, Editoriale Olimpia, pag. 77.

[16]                                                     C.s.                              

[17]                                                    C.s.

[18] http://www.irppiscuolapsicoterapia.it/images/Curricula/ALBERTO_OLIVERIO.pdf 

[19] http://www.sogliaoscura.org/par-psicortinaferro2.html

[20] http://la-piovra.blogspot.it/2008/05/mk-ultra-la-testimonianza-di-cathy.html

[21] http://books.google.it/books?id=sMIYPB4GRNEC&pg=PA177&lpg=PA177&dq=l%27ex+agente+Cia+Derrel+Sims&source=bl&ots=MzemvVktuh&sig=XIMkzot7P0LDbIw88iG6dLD9b-w&hl=it&sa=X&ei=f93XU6KJAvOX0QWHg4GQBQ&ved=0CCUQ6AEwAQ#v=onepage&q=l%27ex%20agente%20Cia%20Derrel%20Sims&f=false

[22] htthttp://books.google.it/books?id=sMIYPB4GRNEC&pg=PA177&lpg=PA177&dq=l%27ex+agente+Cia+Derrel+Sims&source=bl&ots=MzemvVktuh&sig=XIMkzot7P0LDbIw88iG6dLD9b-w&hl=it&sa=X&ei=f93XU6KJAvOX0QWHg4GQBQ&ved=0CCUQ6AEwAQ#v=onepage&q=l%27ex%20agente%20Cia%20Derrel%20Sims&f=falsep://punto-informatico.it/2070052/PI/News/usa-caccia-psicoscienze-sovietiche.aspx

[23] Theodore Roszak (1933 – 2011). Professore emerito di storia alla California State University, East Bay.

[24] Smirnov, alla domanda da parte dell’FBI sull’efficacia dell’intervento, rispose che le probabilità erano al 70%.

[25] Village Voice, 8 marzo 1994.

[26] http://209.85.135.104/translate_c?h1=it&u=en&u=http//www.apfn.org/apin/smirnov

STALKING ORGANIZZATO

•febbraio 22, 2024 • Lascia un commento

    Per Stalking bisogna intendere un comportamento intrusivo, ripetitivo e indesiderato che si manifesta attraverso una serie di azioni o comportamenti volti a molestare, minacciare, intimidire o controllare una persona, con conseguenze significative per la sua sicurezza e il suo e il suo benessere emotivo.

   Mentre per Stalking di gruppo, Gang Stalking o Group Stalking si deve intendere un insieme di attività persecutorie in cui le persone colpite vengono molestate da un certo numero di individui.

   All’interno delle metropoli imperialiste ci sono molte persone che denunciano il fatto di essere vittime di uno Stalking organizzato.

   Che cosa è lo Stalking organizzato? Esso è un sistema di guerra non convenzionale/psicologica, e di tortura che ha come scopo l’eliminazione/neutralizzazione di un obiettivo che può essere: attivisti politici, spie, persone che tentano di denunciare crimini e abusi perpetrati da apparati statali, o da grandi aziende ecc.

   La diffusione della pratica dello Stalking organizzato deve essere vista dentro il quadro della crisi del sistema imperialista e dell’evoluzione del Capitalismo Monopolistico di Stato.

    Con i primi anni del Novecento l’imperialismo si affermava definitivamente in tutto il mondo, ma è soprattutto con la Prima guerra mondiale che il Capitalismo Monopolistico e lo Stato egemonico-burocratico-militare iniziarono a fondersi tra loro. Il Capitalismo Monopolistico di Stato (CMS) divenne così il “centro dello Stato” sulla base del quale nel giro di qualche decennio andò sviluppandosi un intero sistema statale (Sistema del Capitalismo Monopolistico di Stato – SCMS). La democrazia borghese che rappresentava l’involucro migliore del capitalismo ascendente diventava definitivamente impossibile. Lo Stato borghese assunse caratteri corporativi, compenetrati eventualmente da un sistema più o meno esteso di “democrazia formale” di tipo parlamentare che, in particolare a partire dagli anni ’30 con l’irrompere della crisi generale del capitalismo, si tradussero in varianti come la socialdemocrazia (repubblica di Weimar) e il liberalismo reazionario (New Deal). Insieme a queste varianti presero piede anche il fascismo e il nazismo e, in questo caso, anche il sistema della democrazia formale di tipo parlamentare venne meno.

  La socialdemocrazia, dopo il passaggio nel campo dell’imperialismo con la Prima guerra mondiale, si integrò con il CMS e diventò l’ala sinistra del SCS. Con i processi di fascistizzazione dello Stato, la socialdemocrazia si trasformò a sua volta in socialfascismo[1].

   L’idea che la democrazia borghese sia un sistema rappresentativo parlamentare coniugato con un ordinamento giuridico garante di un insieme più o meno esteso di libertà formali è un’idea sostanzialmente sbagliata che rimanda a una concezione dello Stato dell’imperialismo che non è marxista-leninista. Quest’idea si basa infatti su una concezione idealistica che antepone il concetto di democrazia borghese alla sua base economica e sociale. Ne viene fuori così un problema astratto di definizione di cosa sia e di cosa debba essere la democrazia che, se contribuisce sul piano politico a supportare e legittimare determinati interessi delle classi reazionarie, serve a confondere e oscurare la coscienza di classe del proletariato e delle masse popolari.

   La democrazia borghese non è un’idea astratta, ma una categoria storica, economica e politica. La democrazia borghese era il riflesso di una struttura produttiva e di un tipo di mercato regolati dalla libera concorrenza e caratterizzati da una dinamica sostanzialmente espansiva. Era quindi, conseguentemente, anche un riflesso di una sovrastruttura caratterizzata da una società civile relativamente autonoma dallo Stato borghese, cosa che comportava un livello di pressione degli apparati burocratico-militari relativamente contenuto. Lo Stato era una sorta di “guardiano notturno”, legittimava e sanciva con la sua presenza il capitalismo e gli interessi delle classi dominanti, ma interveniva attivamente con la repressione solo nelle situazioni critiche. Questa era appunto l’epoca deli liberalismo classico borghese che, nei paesi in cui si potuto affermare liberamente, garantiva mediamente condizioni molto più favorevoli di quelle attuali, per lo sviluppo dell’organizzazione e dell’iniziativa indipendente del proletariato. La democrazia borghese e il liberalismo borghese vengono meno con la fine dell’Ottocento.

   Con l’affermazione dell’imperialismo si ha anche, nella Prima guerra mondiale, pur a diverse velocità, la formazione del CMS nei vari stati imperialisti. Sulla base di questo CMS si è via via sviluppato, negli anni successivi, il SCMS. Quest’ultimo, legando indissolubilmente tra loro sul piano economo-sociale e burocratico-militare la società civile e gli apparati Statali repressivi, ha intrinsecamente assunto una natura reazionaria e corporativa. Il SCS e quindi il corporativismo a esso organicamente connesso escludono qualsiasi forma di democrazia borghese. Il CMS e il SCMS hanno oggettivamente svuotato e quindi superato la democrazia borghese e sancito la fine del liberalismo classico borghese. Con l’affermazione del SCMS, il corporativismo è diventato la base anche dei sistemi di rappresentanza parlamentare.

   La democrazia borghese può dunque essere sinteticamente definita come un sistema formale di diritti e libertà democratiche fondato sul capitalismo espansivo e su una sovrastruttura liberale classica; è evidente che questo tipo di sistema di democrazia formale è ben diverso dal sistema delle libertà formali che si può determinare sulla base dell’imperialismo. In quest’ultimo caso è insito che nel CMS un nucleo fascista che, nei casi in cui non dia luogo a una forma apertamente fascista, opera comunque condizionando fortemente in senso regressivo e limitativo lo stesso sistema delle libertà formali.

   Dentro questo processo di fascistizzazione della società si è cercato di portare avanti il cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”.

   Per affrontare correttamente la tematica del cosiddetto “nuovo ordine mondiale” bisogna partire dal fatto che dopo la Seconda guerra mondiale gli USA hanno assicurato la persistenza o il ristabilimento del dominio delle classi borghesi nella parte continentale dell’Europa Occidentale, in Giappone e in buona parte delle colonie. In alcuni di questi paesi lo Stato borghese era completamente dissolto a seguito della guerra in altre situazioni, gli Stati borghesi erano molto indeboliti e prossimi al collasso. Di conseguenza, le borghesie dei paesi continentali dell’Europa Occidentale e del Giappone non ebbero di meglio che accettare l’autorità degli USA per ristabilire il loro dominio di classe. La Borghesia Imperialista USA aiutò la borghesia dei singoli paesi a ricostruire i propri stati. Difficilmente avrebbe potuto fare diversamente, cioè assorbire direttamente la parte continentale dell’Europa Occidentale, il Giappone e le colonie degli ex Stati coloniali nei confini del proprio Stato sotto un’amministrazione unificata: sia per il movimento popolare (che in molti paesi era a guida comunista) presente in molti paesi dell’Europa Occidentale che, tra l’altro, aveva l’appoggio dell’URSS, sia per l’opposizione delle borghesie europee (particolarmente di quella francese e in effetti nel 1966 la Francia uscì dall’alleanza militare, ma non da quella politica). Gli USA, tuttavia posero molti limiti alla sovranità di alcuni Stati, in particolare degli Stati giapponese, tedesco, italiano, greco, turco e anche la sovranità della Gran Bretagna e dei domini britannici, assicurandosi vari strumenti di controllo della loro attività e di intervento in essa.

   Nei 40 anni successivi i contrasti tra questi Stati e gli USA non hanno avuto un ruolo rilevante nello sviluppo del movimento economico e politico, con l’eccezione delle tensioni con Francia e Inghilterra in occasione della campagna di Suez (1956).

  Tutto questo non significa che era finita l’epoca delle guerre tra Stati imperialisti, come s’illudevano i revisionisti. Finché gli affari andavano bene, finché l’accumulazione del capitale si è sviluppata felicemente (e ciò è stato fino all’inizio degli anni ’70), non si sono sviluppate contraddizioni antagoniste tra Stati imperialisti, né potevano svilupparsi se è vero che esse sono la trasposizione in campo politico di contrasti antagonisti tra gruppi capitalisti in campo economico.

   Il problema si è posto a partire dalla metà degli anni ’70 e sta proprio e solo in questo: man mano che le condizioni di valorizzazione del capitale diventano difficili, gli USA continuavano a essere il miglior garante (sia pure in ultima istanza) della borghesia giapponese e quindi del suo dominio in Giappone, il miglior garante della borghesia tedesca e quindi del suo dominio in Germania ecc. nella misura in cui questo predominio è una garanzia per il buon andamento delle varie economie, degli affari delle varie borghesie.

   La lotta che gli USA per la difesa dell’ordine internazionale, è nella realtà la lotta dei capitalisti USA per garantirsi la stabilità politica negli Stati Uniti, cioè del dominio di classe sulle masse popolari USA anche a scapito della borghesia di altri paesi, diventando quindi un fattore d’instabilità politica degli altri paesi.

   Né i capitalisti operanti in altri paesi possono concorrere a determinare la volontà degli USA al pari dei loro concorrenti americani, benché vi sia una discreta ressa di esponenti della Borghesia Imperialista specie nei paesi minori a installarsi negli USA, a inserirsi nel mondo politico economico USA: dai defunti Onassis e Sindona, molti capitalisti di altri paesi hanno cercato di “mettere casa” negli USA.

   Esiste anche un’altra possibilità che man mano che aumentano le difficoltà dell’accumulazione del capitale, una frazione della Borghesia Imperialista mondiale tenti di imporre un’unica disciplina al resto della Borghesia Imperialista costruendo attorno agli USA il proprio nuovo Stato sovranazionale: quest’ultimo assorbire più strettamente in sé gli altri Stati limitandone ulteriormente l’autonomia.

   Negli anni trascorsi dopo la Seconda guerra mondiale si è formato un vasto strato di Borghesia Imperialista Internazionale, legata alle multinazionali con uno strato di personale cresciuto al suo servizio.

   Sono stati collaudati organismi (monetari, finanziari, commerciali) sovrastatali nei quali questo strato di Borghesia Imperialista esercita una vasta egemonia.

   Parimenti si è formato un personale politico, militare e culturale borghese internazionale, di conseguenza il disegno della fusione dei maggiori Stati imperialisti in unico Stato ha oggi maggiori basi materiali di quanto ne avessero gli analoghi disegni perseguiti nella prima metà del secolo scorso, dalla borghesia anglo-francese (Società delle Nazioni), dalla borghesia tedesca (Nuovo Ordine Europeo nazista), dalla borghesia giapponese (Zona di Coprosperità). Ma la realizzazione di un processo del genere, mentre avanza e si accentua la crisi economica, difficilmente si realizzerebbe in maniera pacifica, senza che gli interessi borghesi lesi dal processo si facciano forte di tutte le rivendicazioni e i pregiudizi e nazionali e locali.

   Quello che è successo dopo la metà degli anni ’70 con l’avvio della crisi generale del capitalismo, c’è stata l’accelerazione della crisi del Movimento Comunista Internazionale e del cosiddetto “blocco socialista” corrosi dal revisionismo, gran parte del mondo si è ridotto a un territorio di caccia delle scorribande dei vari capitalisti. Gli Stati nazionali sono ridotti ad essere principalmente delle agenzie addette ad estorcere soldi soprattutto per soddisfare le pretese delle istituzioni finanziarie e per sopperire alle spese pubbliche residue voci delle spese residue (alcuni voci delle spese sono in costante crescita: riarmo, aggressioni, repressione, controllo, prebende per imbonitori), i loro patrimoni pubblici sono venduti (e spesso svenduti) perché i capitalisti sono alla ricerca forsennata di terreni di investimento per i loro capitali e per lo stesso motivo crescono i debiti pubblici, lo Stato USA e alcuni altri Stati e centri di potere esercitano il ruolo di polizia internazionale con azioni all’impazzata (spacciati come “spedizioni umanitarie”, “azioni contro il terrorismo” ecc.), usando basi e agenzie che hanno installato in tutto il mondo, sfruttando l’uso che in tutto il mondo del radicato senso comune di avere periodiche votazioni a suffragio  universale (democrazia borghese) ha fatto sorgere in ogni paese una gigantesca macchina di diversione, di disinformazione e intossicazione delle coscienze e dei sentimenti. 

   Il corso delle cose che si determina porta a una crescita continua di conflitti e di guerre intestine e tra Stati. I gruppi imperialisti non riescono più (stante la crisi generale in corso) a creare in alcun paese ordinamenti politici stabili, riescono solo a distruggere quelli che ancora trovano come ostacolo. Il variopinto movimento islamico non ha prospettive di svilupparsi in un nuovo sistema di ordinamento sociale.

   L’enorme ricchezza che si produce socialmente cresce intensamente per un pugno di imperialisti e di grandi borghesi e proprietari terrieri dei paesi oppressi, mentre le masse popolari di tutto il mondo sono escluse. Il risultato di tutto ciò è una crisi sempre più acuta e cicli sempre più brevi all’interno della crisi generale dell’imperialismo, che spinge tutti gli Stati imperialisti a intraprendere guerre di rapina per una nuova ripartizione. 

   Teniamo conto che la contraddizione principale che si sviluppa su scala planetaria è quella fra paesi imperialisti e popoli oppressi.

   C’è un nesso di fondo tra la profondità della crisi generale del capitalismo e la guerra imperialista.

   Come si diceva prima è dentro questo quadro che si sviluppa lo Stalking organizzato e il controllo mentale.

   Lo Stalking organizzato è un programma simile al programma COINTELPRO dell’FBI dove si prendeva di mira, sabotava ed eliminava attivisti politici in diversi modi e si infiltrava organizzazioni politiche (come le Pantere Nere). È anche simile al progetto MK-ULTRA della CIA, visto alcune vittime prese di mira (denominate Targeted Individuals) vengono spesso attaccate con armi elettroniche e usate come cavie umane per testarle.

SERVIZI SEGRETI

   Tutto questo dimostra che nei paesi imperialisti, che amano definirsi democratici, esiste un potere occulto, parallelo, organizzato a piramide, esteso in tutti i gangli, dalle forze armate, alle forze di polizia, ai Servizi segreti, al Parlamento, negli apparati dello stato, che legittima il proprio potere proprio con l’esercizio dell’arbitrio nella più completa impunità.

   Nel nostro paese, a tale potere occulto bisogna ricondurre, anche alcune delle stragi che sono state definite giustamente di Stato che si sono susseguite nel tempo e di cui non sono stati mai identificati gli autori, stragi effettuate per diffondere terrore e facilitare operazioni economiche e politiche.

   Questo potere occulto è una realtà ingombrante e insidiosa. Le inchieste della magistratura e del Parlamento si sono occupate delle attività illecite dei servizi segreti, delle trame terroristiche, della Loggia P2 e della mafia.

    Manca una visione d’insieme del fenomeno, dovuto in parte dalla ripugnanza di molti studiosi ad occuparsi di un argomento sfuggente e altamente inquinato.

   Questa ripugnanza non è del tutto negativa, giustamente si vede la storia, quella con la S maiuscola, è fatta dai grandi movimenti con le varie ispirazioni ideali, religiose e politiche, si studia la loro natura di classe e non certo l’opera di una minoranza di cospiratori. La teoria della cospirazione ha origine nel pensiero controrivoluzionario dei tempi della Rivoluzione francese. Dalla presunta congiura di pochi philophes illuministi, alla trama massonica sottesa a tutti i grandi avvenimenti storici, sino all’invenzione della cospirazione ebraica per il dominio del mondo, divulgata dai Protocolli dei Savi Anziani di Sion, e fatta propria dal nazismo e dal fascismo.

   Detto questo, non si può negare il ruolo che molti di questi che sono chiamati poteri occulti svolgono nelle società imperialiste.

   Prendere coscienza di questa realtà non significa modificare la propria concezione marxista della società e della storia, ma semplicemente tenere conto dei fatti, anche quelli più scomodi.

   È necessario innanzi tutto delimitare il campo della ricerca e definire i soggetti. Secondo Bobbio, la democrazia “è idealmente il governo del potere visibile, sotto il controllo della pubblica opinione[2]

   Di conseguenza, secondo Bobbio (e del pensiero liberale borghese) il problema dei poteri occulti non si pone neppure, o si pone in termini radicalmente diversi, poiché solamente negli stati assoluti d’ancien regime e nelle dittature, tutta l’attività di governo appartiene agli arcana imperii ed è coperta dal più geloso segreto.

   In realtà, tutta l’esperienza storica delle democrazie borghesi testimonia la giustezza della tesi di Lenin, che la repubblica democratica è il miglior involucro politico possibile per il capitalismo, che gli apparati militari e burocratici si mantengono e si rafforzano a prescindere dai regimi politici, se il proletariato non riesce a spezzare la macchina dello Stato: “Questo potere esecutivo, con la sua enorme organizzazione burocratica e militare, col suo meccanismo statale complicato e artificiale, con un altro esercito di impiegati di mezzo milione accanto a un altro esercito di mezzo milione di soldati, questo spaventoso corpo parassitario che avvolge come un involucro il corpo della società francese e ne ostruisce tutti i pori, si costituì nel periodo della monarchia assoluta, al cadere del sistema feudale la cui caduta aiutò a rendere più rapida”.

   La prima Rivoluzione francese sviluppò la centralizzazione “e in pari tempo dovette sviluppare l’ampiezza, gli attributi e gli strumenti del potere governativo. Napoleone portò alla perfezione questo meccanismo dello Stato”.

   “La repubblica parlamentare, infine, si vide costretta a rafforzare, nella sua lotta contro la rivoluzione, assieme alle misure di repressione, gli strumenti e la centralizzazione del potere dello Stato. Tutti i rivolgimenti politici non fecero che perfezionare questa macchina, invece di spezzarla

   “I partiti che successivamente lottarono per il potere considerano il possesso di questo enorme edificio dello Stato come il bottino principale del vincitore[3].

   Lo Stato borghese, anche quello formalmente più democratico riposa sulla separazione e sulla estraneità del potere delle masse. Nella società capitalista, la democrazia è sempre limitata dal ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico. La maggioranza della popolazione è esclusa dalla partecipazione alla vita politico-sociale. Tutti i meccanismi dello Stato borghese creano delle limitazioni che escludono le masse popolari dalla politica. Tutto ciò significa che, se la socializzazione dei mezzi di produzione deve significare che la società emancipandosi dal dominio del capitale, diviene padrona di sé e pone le forze produttive sotto il proprio controllo cosciente e condotto secondo un piano,la forma politica nella quale può compiersi quest’emancipazione economica del lavoro, non potrà che essere incentrata sull’iniziativa e l’autogoverno dei produttori.

   Torniamo a tentare di definire i poteri occulti. Nonostante la visione liberale afferma che la democrazia sia idealmente il governo del potere visibile, nella realtà l’esercizio concreto del potere comporta un’area opaca, ci sono momenti e funzioni coperti dal riserbo: segreti di ufficio, segreti militari. In una certa misura questa condizione vale anche per i partiti e le associazioni. Questo non significa che tutte le realtà politiche e associative siano “poteri occulti” altrimenti questa definizione perderebbe ogni significato reale.

   I poteri occulti sono definiti da tre requisiti principali:

   Il segreto, che copre tutto o in parte i membri, le azioni e talvolta gli stessi fini e addirittura l’esistenza dell’organizzazione;

   Il perseguimento autonomo di fini propri di potere, diversi o contrari al potere ufficiale;

   Il carattere chiaramente illegale dell’attività, e della stessa organizzazione occulta.

   Seguendo questi ragionamenti si può individuare i principali poteri occulti operanti in Italia:

   I servizi segreti nazionali, in quanto assumono il carattere di corpi separati, sottratti a ogni controllo politico reale e i servizi segreti stranieri che hanno agito sul territorio italiano con metodi illegali e spesso anche senza l’autorizzazione del governo italiano;

   Le logge massoniche segrete, come la P2;

   La grande criminalità organizzata come Cosa Nostra;

Le organizzazioni terroristiche che hanno attuato la strategia della tensione (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, ecc.).

   Due aspetti è necessario rilevare subito:

   La dimensione internazionale nella quale operano e sono organicamente inseriti;

   Il complesso dei rapporti che li lega, pur conservando ciascuno la propria autonomia.

   In termini più generali si potrebbe osservare che i poteri occulti rappresentano in una certa misura il rovescio difficilmente eliminabile del regime democratico borghese. Quanto più si estendono la democrazia di massa e le masse tentano di controllare la gestione del potere, tanto più aumenta la tentazione dei gruppi di potere di operare per vie traverse e coperte, per conseguire i propri fini, eludendo la volontà della maggioranza. Non è un caso che nell’analisi della Trilaterale sulla situazione della democrazia nei paesi imperialisti riteneva che ha partire dagli anni ’60 c’era stata un’offensiva egualitaria e democratica, dove lo Stato aveva ampliato le sue funzioni ma diminuito le sue capacità di scelta. Tutto ciò era causato dal sovraccarico di domande economiche, politiche e sociali che lo Stato non poteva rispondere. Da qui l’obiettivo diventava il recupero della governabilità.

   È in questo quadro che si può spiegare la diffusione in Italia di casi di tortura sofisticata e probabilmente sperimentale (generata da armi elettroniche-mentali) che trovano un comun denominatore proprio nell’esercizio arbitrario di forme persecutorie contro soggetti deboli o che, pur personalmente forti o politicizzati, abbiano creato problemi in ambito dei poteri occulti. Tale tipo di attività viene esercitata indipendentemente dai diversi governi che si susseguono e che non hanno interesse ad interferire in questa zona d’ombra anche in relazione ai silenzi ed alle ambigue complicità di cui nessuna forza politica sarebbe esente. Ed è in qualche modo legittimata proprio dall’arbitrio e dalla impunità acquisita che generano una forza incontrollabile ed autoreferenziale.

   Dunque, nucleo attivo di questo potere occulto, pur essendo autonomo, non può che collocarsi, per strutture e uomini, nell’area dei servizi segreti.

   Questi ultimi svolgono un ruolo separato, coperto da segreto, che esteriormente e formalmente opera nella legalità con obiettivo dichiarato, quello della sicurezza esterna e interna.

   La struttura dell’intelligence italiana si completa con la Segreteria Generale del DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza).

   I servizi segreti italiani sono un elefante fuori controllo. Soldi, armi e hanno avuto perfino una costosissima flotta aerea, il tutto fuori dal controllo ufficiale dello Stato.

    A Forte Boraschi, sede dell’AISE (e prima del SISMI), c’erano quaranta postazioni di controllo telefonico. Anche se nulla di questo si potrebbe fare senza l’autorizzazione del magistrato.

   Roberto Napoli, ex agente del Sisde diventato famoso per essere il contatto della famosa “fonte Achille”, lo racconta così: confusione, pressappochismo, clientelismo: “lo diceva anche Cossiga, uno che di servizi se ne intende: ‘Il Sisde è composto da un terzo di ladri, da un terzo da protettori di ladri, e da un terzo di persone per bene messe da parte”. Saltano i direttori dei vari servizi, ma i funzionari sono sempre li.

   Nel 1987, sotto la direzione dell’ex capo di Gladio, Paolo Inzerilli, tutto l’archivio dell’Ucsi viene informatizzato. Riprodotti su pochi e maneggevoli dischetti, i fascicoli vengono copiati e trasferiti alla divisione informatica del Sismi, la tredicesima. In quel modo così le notizie raccolte per un ufficio civile che dipende dalla Presidenza del Consiglio, l’Ucsi, vengono fagocitate in blocco dal Sismi, per usi non contemplati da nessuna normativa. Centinaia di migliaia di fascicoli sono così rimasti nella memoria di uno dei due mega elaboratori “3080” presi in affitto dalla IBM per la modica somma di venti miliardi e ancora oggi utilizzati al 10% delle loro possibilità. Ma le divisioni più importanti – come scrive Michele Gambino su Avvenimenti,- non hanno mai immesso sul circuito informatico interno i loro archivi. Ogni divisione ha infatti una sua segreteria riservata con un suo protocollo per i fascicoli, ed ognuna ha la sua produzione di dossier riservati. Circa un milione di persone, nel corso degli anni, sarebbe stata schedata.

   E in effetti in questo contesto anche tra i giornalisti che si potrebbero definire “ufficiali” si pongono dei problemi.

   Non è certamente un caso che il giornalista Calo Bonini su La Repubblica si chieda: “Cosa è stata la nostra intelligence politico-militare in cinque anni di guerra al terrore?”.

   Per onestà dovrebbero ammettere che l’Italia è diventata in questo secondo dopoguerra un terreno di scorribande da parte dei vari sevizi segreti stranieri in particolare di quelli americani a partire dalla CIA.

   Il caso Abu Omar, l’egiziano che fu rapito a Milano il 17 febbraio 2003 in pieno giorno è un esempio delle scorribande da parte della CIA in Italia. Come ha rivelato Luigi Malabarba (che, quando era senatore fu membro del Copaco l’organismo di “controllo” parlamentare sui servizi segreti), la CIA e il suo Capocentro a Milano, Robert Seldom Lady alla questura di Milano sono di casa, e forniscono computer e strumentazione alla Digos nell’attività di collaborazione contro il cosiddetto “terrorismo islamista”[4]. Questa circostanza è confermata dalla CIA e dallo stesso giudice Dambruoso. Questa commistione fra servizi segreti americani e polizia italiana (milanese in particolare) è affermata dal marocchino Daki. Daki, assolto due volte dal tribunale di Milano e successivamente espulso dall’Italia dal ministro Pisanu nel dicembre 2005, ha sostenuto che in quel periodo fu interrogato nell’ufficio di Dambruoso da americani che si dicevano dell’FBI, ma lui era convinto che appartenessero alla CIA. Un interrogatorio illegale, dove gli interroganti erano incappucciati.

   Diceva Bonini a proposito del rapimento di Abu Omar che: “La questione che pone l’inchiesta di Milano è nella risposta a questa domanda. I fatti sin qui accertati e, soprattutto non messi in discussione dai protagonisti dell’affare, ci dicono tre cose. Primo: il direttore del Sismi Nicolò Pollari, violando la legge che regola l’attività del Servizio, ha autorizzato il reclutamento e la retribuzione di almeno un giornalista (Renato Farina vicedirettore del quotidiano Libero, alias “fonte Betulla”). Secondo: il servizio ha controllato due cronisti di Repubblica. Terzo: a Roma in via Nazionale 230, Pollari ha allestito un proprio ufficio riservato, un’agenzia di disinformazione, affidandone la gestione all’uomo che usava presentare come il suo “orecchio”. Tale Pio Pompa, un passato di Telecom e un presente da funzionario del Sismi quale addetto alle “fonti aperte”, ai “rapporti utili” con chiunque potesse fornire informazioni capaci di prevenire o quantomeno far conoscere in anticipo il contenuto di ciò che la libera stampa si preparava a mandare in edicola sul conto delle attività del Servizio e delle due vicende che più lo hanno tormentato: il sequestro Abu Omar, il falso dossier “Nigergate.”

   Vi si può leggere quindi lo schema di un progetto assai moderno del Servizio Segreto, che ha al centro il ruolo decisivo dell’informazione. Un progetto che ha molto poco a che vedere con il passato buio di “deviazioni istituzionali”, ma che ha molto a che fare con il presente ereditato dall’11 settembre 2001. Da quel momento la paura diffusa genera la funzione di fabbricare informazioni necessarie a mantenere l’opinione pubblica in uno stato di mobilitazione permanente. Contemporaneamente la legalità è stata sacrificata alla sicurezza. Nel nome della sicurezza interna ed internazionale contro il pericolo del “terrorismo islamico” sono stati sospesi la legalità penale e lo stato di diritto. Un esempio lampante della violazione della legalità: sono stati effettuati voli segreti da parte della Cia, che è stata coadiuvata da servizi dei singoli paesi, verso prigioni nascoste ai confini dell’Europa, sono stati eseguiti sequestri lampo di presunti terroristi islamici portati in seguito verso Paesi dove la tortura è una pratica consueta e sistematica, tutto questo è stato fatto in nome della sicurezza nazionale e planetaria. Direttamente, senza bisogno di intermediari, gli Stati Uniti sono arrivati a gestire carceri speciali come Guantanamo dove i prigionieri di guerra internazionali non hanno patria, non hanno divisa e quindi non possono essere restituiti ad uno Stato che li rappresenti.

   In Italia e in altri paesi europei, come è stato ormai appurato anche dalla magistratura, l’azione illegale della Cia ha trovato forti complicità. Nel periodo berlusconiano vi sono state certamente responsabilità sia da parte dell’autorità politica che ha diretto i servizi segreti, sia da parte della direzione dell’intelligence politico-militare, sia infine da parte degli organismi di controllo parlamentare. Come osserva Giuseppe D’Avanzo (La Repubblica dell’8 giugno 2006) “dinanzi a queste responsabilità che il tempo e le indagini potranno soltanto definire più nitidamente, c’è il fuggi fuggi nelle fila del governo uscente di Berlusconi. Tutti gli attori si sono chiamati fuori e se la danno a gambe. Alfredo Mantica, già sottosegretario agli Esteri, si è preoccupato di proteggere le spalle di Gianfranco Fini, affermando che è possibile che uno dei nostri servizi (Sisde o Sismi) sapesse ma non lo avesse comunicato al Governo. … Mentre fino agli ultimi giorni di vita il governo Berlusconi ripete di non aver mai saputo nulla di quei sequestri illegali, il Parlamento, attraverso il Copaco presieduto da Enzo Bianco, o è stato ingannato dalle relazioni di Gianni Letta e di Nicolò Pollari, direttore del Sismi, o ha coperto consapevolmente una attività non autorizzata od autorizzata illegalmente”.

   E quanto al successivo governo Prodi, il cui silenzio è stato assordante, che dal mio punto di vista nasce dal fatto perché ha approvato incondizionatamente l’operato del governo uscente. 

   La storia di Maurizio Bassetti ex economo della Camera dei deputati negli anni Novanta, che aveva denunciato strani acquisti di immobili, di leasing, di banche collegate alla Camera. Una storia fatta di sotterranei infestati da “grossi topi” sempre pronti a rosicchiare pezzi di verbale secretati, di mazzette di denaro rivenute nello scarico di un lussuoso bagno per onorevoli, di uno strabiliante quantitativo di Tampax acquistati a peso d’oro, di palazzi comprati il doppio del loro valore, di partiti corrotti. E in seguito: pedinamenti, pestaggi, strane rapine, spacciatori intoccabili, ultrasuoni, microchip, torture elettroniche e mentali e tante altre cose.

   Dalla sua storia emergono le responsabilità nell’attività persecutoria nei suoi confronti da parte del SISMI e dei ROS.

   Attraverso un’agenzia investigativa scoprì che la sua ex moglie aveva dei rapporti con Mauro B. un personaggio del SISMI. Mauro B. coprì che “è un ingegnere elettronico informatico. Ha un incarico molto specifico alla Nato. Alla Cecchignola[5]. Quelli dell’agenzia avevano paura di pedinarlo”. Come scoprì il ruolo dei ROS nell’attività persecutoria nei suoi confronti: “C’è anche un elemento: le agenzie, nei loro contropedinamenti hanno riconosciuto dei personaggi appartenenti ai ROS di Ganzer. Li hanno proprio riconosciuti, perché erano ex carabinieri o carabinieri fuori servizio. Quindi quelli della mia agenzia vedevano i loro ex colleghi che mi pedinavano. Abbastanza curioso, no?

   Nel caso mio vi sono pochi margini di dubbio: io ho adesso i Ros di Ganzer, però la cosa è diretta dal Sismi[6]

LE “ARMI NON LETALI”

   Gli investimenti nel campo della ricerca e sviluppo tecnologico, attuate principalmente in paesi Nato durante il periodo della cosiddetta guerra fredda e proseguite successivamente, hanno prodotto risultati significativi che oggi possono essere sfruttati sia tecnologicamente, sia industrialmente, per la produzione di armi inabilitanti (non letali).

   Le tecnologie utilizzate sono essenzialmente su base elettronica/optoelettronica, acustica, chimica, biologica, medica e meccanica.

   Vi è quindi una vasta gamma di prodotti. Tra le aree tecnologiche principali vanno considerate:

   L’area optoelettronica: in questa categoria rientrano i laser a bassa frequenza e gli impulsi elettromagnetici non nucleari. Per quanto concerne le armi laser accecanti si discute se possano essere considerate “armi non letali”, dato che esse possono avere un’alta probabilità di infliggere danni permanenti particolarmente gravi alle persone;

   L’area acustica: in questa categoria rientrano i generatori di ultrasuoni, cioè dei suoni a frequenza ultrabassa che, se diretti contro una persona causano disorientamento, vomito, ustioni, ecc.

   Le armi non “letali” possono essere usate sia con riferimento alle PSO (Peace Support Operations – Operazioni di sostegno) sia ai servizi di tutela dell’ordine pubblico.

   Negli ambienti militari e di polizia si avverte fortemente la necessità di sviluppare, e quindi impiegare, una classe di armamenti in grado di operare un’azione dissuasiva evitando il ricorso all’impiego dei sistemi d’arma tradizionali ritenuti, in certe occasioni, non aderenti allo scopo per letalità ed impatto psicologico.

   Le c.d. “armi non letali” assicurano inoltre nelle operazioni una “risposta flessibile” idonea a soddisfare il bisogno di dosare la risposta armata e di avere a disposizione un deterrente soft in grado di evitare che dalla minaccia si passi direttamente all’impiego della forza letale.

   Uno dei principali problemi operativi è quello di tenere sotto controllo manifestazioni più o meno spontanee, in cui a civili disarmati si possono mescolare anche individui armati e “facinorosi” (c.d. operazioni di “Crowd control – Controllo della folla”).

   Sui possibili impieghi di armi non letali nelle operazioni di ordine pubblico, appare estremamente significativo quanto veniva riportato dalla Rassegna dell’Arma dei Carabinieri (n: 4 – Ottobre-dicembre 2003): “La degenerazione degli scontri di piazza in occasione di manifestazioni di vario genere ha messo in luce i limiti delle forze dell’ordine nel gestire cospicui gruppi di manifestanti violenti con gli strumenti classici in dotazione alle Forze di Polizia, strumenti non più in grado di soddisfare le moderne esigenze di ordine pubblico che si basano sulla necessità di evitare lo scontro e provocare il minor danno possibile alle persone, identificando e isolando i facinorosi.

   Anche in Italia le forze dell’ordine hanno affrontato, in alcune occasioni, scontri ad alta intensità simili a quelli che già hanno interessato le forze dell’ordine degli Stati Uniti (Rivolta di neri nei quartieri a Los Angeles, in Israele (Intifada) e in Gran Bretagna (scontri razziali e manifestazioni in Ulster), paesi questi che per primi hanno sviluppato la ricerca tecnologica nel settore delle armi non letali, alcune delle quali, già testate, sono andate ai compiti di contenimento di folle di rivoltosi. Si pensi alle pallottole di gomma e alle granate flashbang, cioè accecanti-assordanti, mentre si studiano altri strumenti quali sostanze collanti o scivolose per bloccare o impedire il passaggio lungo i confini di eventuali “zone rosse”, speciali cannoni per lanciare contro i gruppi più aggressivi miscele maleodoranti o schiume collanti che a contato con l’aria si solidificano bloccando i facinorosi o creando barriere invalicabili anche a una folla inferocita se opportunamente corrette con sostanze repellenti o irritanti. Sono altresì allo studio munizioni speciali caricate a vernice che permetterebbero di rendere facilmente distinguibili i manifestanti più facinorosi rispetto a quelli pacifici.

   Tutti questi sistemi sono già in dotazione sperimentale ai reparti militari statunitensi e anche ai reparti antisommossa di molte forze di polizia americane, mentre sono in fase di sviluppo altre armi non letali, quali emettitori acustici di ultrasuoni a bassissima frequenza in grado di provocare nausea e stordimento e quindi rendere inoffensivi gli aggressori ( utilizzati fin dagli anni 80 dai Sovietici per tenere lontani i curiosi dai perimetri di basi e poligoni militari e dagli Inglesi in Ulster) ed armi che emettono impulsi luminosi ad alta intensità e luci stroboscopiche ( note anche come Dream Machine), in grado di disturbare temporaneamente la frequenza delle onde celebrali umane, causando vertigini, disorientamento e nausea

   Le “armi non letali” od “invalidanti”, essendo armi in senso convenzionale con i requisiti previsti dall’art. 585 del nostro Codice penale, sono sottoposte alle medesime restrizioni cui sono soggette le armi tradizionali e letali.

   Da ricordare che l’art. 35 del I Protocollo addizionale alla Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1977 proibisce espressamente le “armi” che cagionano offese superflue o sofferenze non necessarie.

   Si tratta di un corollario alla regola, contenuta nell’art.22 della Convenzione II dell’Aia del 29 luglio 1899, ratificata dall’Italia il 4 settembre 1900, per la quale “il diritto dei belligeranti di adottare forme di offesa verso il nemico non è illimitato”. L’art. 51 della convenzione di Ginevra, infine, proibisce le armi che siano ad effetto indiscriminato. Si tratta di una regola fondamentale in quanto vieta l’azione di aggressione verso obiettivi che non siano di natura militare o che siano civili e militari ad un tempo ovvero soltanto civile senza distinzione. È facile sottolineare, guardando la conduzione della guerra in Iraq da parte degli Stati Uniti, come le suddette norme della Convenzione di Ginevra siano da considerare carta straccia.

   Certamente non è un caso che come denuncia l’Acofoinmenef[7] nel suo comunicato dell’otto agosto 2014, a denunciare il fatto che in Italia sempre più donne sono sistematicamente torturate fatte impazzire e violentate, con danni corporei inflitti a distanza, con controllo mentale a distanza, con minacce di metterle in TSO se denunciano qualcosa, ovviamente a volte le loro denunce sono confuse, ma è quello che succede quando persone normalissime si vedono attaccate in questa maniera. Con attacchi che causano danni alla struttura ossea delle vittime, che accelerano l’invecchiamento e portano a morte precoce.

CONTINUIAMO IL DISCORSO INERENTE ALLO STALKING ORGANIZZATO

   Lo Stalking organizzato oltre al programma COINTELPR e al progetto MK-ULTRA è anche molto simile alla tecnica Zertzung[8] che veniva usata dalla Stasi, la polizia politica della Germania dell’est.

    Si potrebbe dire che in molti paesi sia in atto una guerra silenziosa, che viene coperta dai media, dalla psichiatria, dalle ONG e dai politici.

   Lo sviluppo delle guerre popolari in paesi come. l’India, il Perù, la Turchia e le Filippine, delle lotte di resistenza nazionale e della resistenza da parte delle masse popolari di tutto il mondo agli effetti della crisi generale del capitalismo, accentua la crisi dell’imperialismo. Per questo motivo gli imperialisti hanno la necessità all’interno dei loro paesi di neutralizzare individui e gruppi di individui che si pongono in maniera critica o che vengono visti male o sono ritenuti un intralcio rispetto a gruppi di potere (che possono essere gruppi famigliari). Per questo motivo reclutano una parte della popolazione per perseguitare coloro che sono stati identificati come nemici. Le “forze di sicurezza” stanno conducendo operazioni psicologiche contro i civili, torturandoli con armi a energia diretta. L’intera operazione è al servizio di ricchi psicopatici che governano la nostra società.

   Nella sostanza lo Stalking organizzato è un’operazione civile- militare, illegale/criminale[9], che viene portata avanti da una forza internazionale formata da: aziende, militari, agenti segreti, forze di polizia, ONG e organizzazioni intergovernative (IGO).

   Partendo dell’esperienza diretta delle vittime, l’inizio dello Stalking organizzato inizia con una sorveglianza illegale delle persone prese come bersaglio, il monitoraggio della loro vita privata e la violazione del loro domicilio.

   Dopo che le vittime sono scelte per le fasi preliminari delle molestie, inizia il Gang Stalking organizzato vero e proprio

   Dopo un periodo di sorveglianza e di Stalking organizzato, contro le vittime spesso vengono usate le cosiddette “armi non letali”. Le “molestie elettroniche” (electronic harassment) aumentano gradualmente fino a condizioni estreme. Questo modello viene usato in tutti i paesi della NATO.

   Questa è una strategia che si potrebbe definire del “doppio taglio”. Di solito viene usata la stessa procedura, ma con variazioni individuali.

   Una parte di questa strategia consiste nell’attaccare le vittime con armi a microonde (armi ad energia diretta) e l’altra parte consiste nel cercare di fare passare le vittime come dei pazzi[10].

   Parte di questi protocolli sembra includere elementi della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL), che è un tipo di controllo mentale utilizzato dagli esperti della modifica comportamentale.

  Alcune delle tattiche usate dagli Stalkers sono chiamate Street Theatre (teatri di strada), che sono delle molestie tramite scenette o eventi creati in modo artificiale. Ci sono diversi tipi di tattiche di molestie, come il bloccare, attorniare o affollare la località in cui si trova la vittima. Gli Stalkers che si avvicinano alla vittima in modo da essere sentiti per poi inscenare conversazioni che contengono informazioni sulla vita personale e intima del bersaglio ottenute con la sorveglianza illegale.

   Presumibilmente, agli Stalkers viene detto che bisogna fare così per fare capire alle vittime che vengono osservate. Ciò può accadere in qualsiasi luogo pubblico.

   È molto probabile che la maggior parte degli Stalkers non sappiano cosa ci sia dietro a questo tipo di operazioni, magari pensano che sia una forma di mobbing organizzato che opera al di fuori del posto di lavoro e che il loro ruolo sia quello di sensibilizzare la vittima a mettersi degli innesti. Viene detto a loro che la persona presa di mira è un individuo pericoloso o potenzialmente pericoloso e che deve essere per questo motivo controllato.

   Le tattiche più usate sono:

  • Campagne di rumore. Consistono nel molestare la vittima con rumori (generati magari con trapani oppure con altri macchinari), sbattere intenzionalmente porte e tutto il resto. Serve a mantenere la vittima in uno stato di stanchezza e confusionale per sensibilizzarlo a dei suoni che sentirà quando verrà torturato;
  • Campagne di sensibilizzazione. Consiste nel sensibilizzare, con la ripetizione, le vittime a gesti, oggetti, parole, suoni, simboli per torturarla e perseguitarla. Serve per far sapere alla vittima che viene seguita ovunque mostrando simboli inerenti alle parole con cui è stata sensibilizza. Gli Stalkers cercano di sensibilizzare la vittima a più parole, oggetti, scene (creano degli autentici teatri di strada), ecc. Questi oggetti, gesti, suoni ecc. vengono poi associati a emozioni di tipo negativo come rabbia, diventando così degli inneschi dove si evocano appunto emozioni di tipo negativo. Da quello che ho potuto constatare le formule che gli Stalkers usano per nascondere le loro molestie sono;
  • La frequenza. Descrive quanto spesso un evento accada. Riguarda anche il numero di atti durante un singolo evento;
  • Durata. Riguarda la frequenza di un singolo evento. Riguarda anche la natura delle molestie che sono continue e non finiscono mai;
  • Intensità. L’amplificazione degli atti come fare rumore, la vista, l’affollamento, ecc. all’interno di un evento.

   Un esempio potrebbe essere quello in cui gli Stalkers sbattono la porta dell’auto. Avviene, magati, quando un vicino di casa arriva e altri due escono. Quando gli Stalkers si avvicinano ai propri veicoli vi è la ripetuta apertura e chiusura di porte/bauli e allarmi che suonano. Questi disturbi provengono dalle zone circostanti all’abitazione. Questo può accadere simultaneamente o in successione.

   L’evento, normalmente, dura più di cinque minuti; che è un lasso di tempo più lungo del solito per una normale operazione di apertura e chiusura di porte/bauli e alarmi che suonano (la durata). Oltre al fatto che questi “normali” eventi durano di più anche la frequenza in cui occorrono viene aumentata (frequenza).

   Vengono più volte sbattute le porte e i bauli delle automobili, anche se si tratta di un singolo individuo. Questo evento si verifica più volte nel corso della giornata (frequenza). Ogni singolo atto di Stalking organizzato– sbattere le porte e il baule – viene amplificato sbattendo deliberatamente con forza così da produrre un rumore più forte del normale (intensità).

   L’evento era più forte (ha prodotto un rumore più intenso), conteneva più azioni (più atti) ed è durato più a lungo del normale e così facendo hanno svolto un attacco segreto. Anche se un singolo individuo sta arrivando/partendo, la pratica standard sembra essere sbattere ripetutamente il baule, la porta anteriore e posteriore.

   Il tutto viene sincronizzato con l’attività della vittima, come ad esempio l’arrivo o la partenza. L’evento può anche essere parte di una campagna di rumore che consiste in un’alterazione di altri tipi di rumore. Questa formula di base viene usata con molte delle tattiche descritte in questo capitolo. La formula della frequenza e della durata viene utilizzata anche nel Mobbing.

   Oltre all’uso eccessivo di una tattica individuale, queste tattiche vengono combinate e utilizzate ininterrottamente, fatto che ne amplifica la potenza complessiva.

   Alcune delle tattiche di sensibilizzazione utilizzate da questi gruppi di stalking organizzato sono attacchi borderline/subliminali progettati per creare artificialmente fobie.

 Sono basate sulla Programmazione Neuro-Linguistica (PNL). Si può pensare alla PNL come ad uno strumento molto potente che può essere utilizzato per produrre una rapida e profonda trasformazione. Le parti della PNL che i gruppi di Stalking usano sono le ancore e gli inneschi (trigger).

   L’obiettivo di questi programmi è quello di sensibilizzare la vittima al più elevato numero possibile di inneschi he evocano stati d’animo dannosi, emozioni di natura negativa eccetera, come per esempio degli oggetti, colori, movimenti e suoni. Una volta fatto ciò, un obiettivo può essere torturato a morte in pubblico e sotto agli occhi di tutti senza che nessuno se ne accorga. Questo può accadere con o senza la consapevolezza del bersaglio.

   Tutto questo è qualcosa di brutalmente violento. 

   Questo si tratta di un programma di “condizionamento pavloviano”[11] che viene usato per condizionare le vittime a “rispondere emotivamente a un particolare innesco “.

   Queste emozioni negative vengono poi “inserite nel protocollo”

   Queste attività sono un processo, nel quale gli Stalkers si impegneranno nel molestare il bersaglio per condizionarlo e renderlo confuso e spaventato.

   I guru nei gruppi di “aiuto” usano questi programmi per creare stati emotivi di tipo positivo e ancorarli ad un movimento, un suono o un oggetto.

   Poi il suono, il movimento o un oggetto diventano l’innesco che richiamerà l’emozione. Anche se questo suona complesso è in realtà molto semplice nella pratica. Viene fatto creando uno stato emotivo desiderato, e poi, mentre la vittima si trova in quello stato, creare delle ancore, vale a dire, fare qualcosa ripetutamente.

   Queste ancore possono trasferire poi in modo efficace lo stato emotivo a qualsiasi cosa venga fatta ripetutamente.

   Uno stimolo che è associato ad un innesco provoca uno stato fisiologico che viene chiamato con il nome di ancoraggio nella PNL.

   Come vengono create le ancore?

   In primo luogo, attraverso la ripetizione, in secondo luogo, gli ancoraggi possono essere impostati in una singola istanza se l’emozione è forte e il momento è giusto[12].

   Questo processo di creare ancore viene anche chiamato transfert emotivo.

   Si possono creare ancore inconsapevolmente nel nostro ambiente con le persone che si frequentano, la musica che si ascolta, i luoghi e gli oggetti che si usano. Questi gruppi di Stalking organizzato sono ovviamente guidati da persone competenti nel campo delle scienze comportamentali. I gruppi di Stalking organizzato vengono utilizzati per creare gli stati emotivi negativi nelle vittime, come la paura e l’ansia, e ancorarle a oggetti comuni.

   Questa è la creazione artificiale e deliberata di una fobia!

   Uno stimolo esterno può innescare un potente stato negativo.

   Quello che fanno gli Stalkers è paragonabile a chi usa violenza per creare un infortunio e in seguito volutamente vuole irritare e peggiorare la cosa.

   Gli obiettivi sono costantemente monitorati e se una vittima risponde emotivamente a un particolare innesco, il fatto verrà inserito nel protocollo.

   Le organizzazioni note per aver studiato la PNL includono i servizi segreti militari, la CIA, l’FBI e le altre agenzie statali investigative.

   Secondo un articolo intitolato, Non-letalità, che venne pubblicato nel giugno del 1993 dalla Lobster Magazine, nei primi anni Ottana, il Dr. John Alexander insegnò la PNL a ufficiali e membri del governo USA assieme alle tecniche per modificare i modelli di comportamento[13].

   Il Dr. Alexander, nel libro The Warrior’s Edge, scritto in collaborazione con Janet Morris, contribuirono alla realizzazione di questo programma per conto di un gruppo di esperti[14].

   Nel loro libro, Dr. Alexander e Janet Morris scrivono che: “Nel 1983, il gruppo di formazione PNL, insieme a John Alexander, si impegnava a insegnare queste tecniche a diversi membri del Congresso, tra cui Al Gore e Tom Downey, sotto gli auspici del “Congressmen Clearing House on the Future”, un’attività venne istituita per fornire informazioni ai membri del congresso, se questi lo avrebbero richiesto[15].

   Poi continua affermando che: “Un’organizzazione che ha giocato un ruolo importante nella diffusione delle competenze della PNL fu la INSCOM (Army Intelligence e Security Command). A differenza del resto dell’esercito degli Stati Uniti, l’INSCOM non fa differenza tra i ruoli di guerra e in tempo di pace

   Affermano Morris e Alexander “L’ancoraggio si basa sul presupposto neurofisiologico che i modelli di comportamento possono essere installati; quindi, riattivati ogni volta che si verifica o viene creata una simile situazione. Sapendo questo, si può intenzionalmente installare gli ancoraggi per riportare il target a specifici stati emotivi. Il primo passo è creare lo stato emotivo desiderato nell’individuo[16]

   C’è stata una certa preoccupazione nel campo della salute mentale sul potenziale abuso della PNL.

   Purtroppo, come altri strumenti, come le pistole, possono essere oggetti di abuso nelle mani sbagliate. Andreas e Faulkner avvertirono dei “possibili usi e abusi di questa tecnologia” nel loro libro, PNL: La nuova tecnologia di realizzazione (NLP: The New Technology of Achievement).

   Scrissero, “Riconosciamo l’incredibile potenziale della PN e consigliamo di usarla con cauzione…”

   Come si diceva prima, infliggere intenzionalmente dolore emotivo è un atto di violenza. L’uso della PNL, in questo modo, è simile a un attacco fisico come un punzone o a un calcio, solo che non lascia lesioni visibili.

   Ecco un esempio di come i gruppi che usano la PNL per rendere la vittima consapevole di essere sottoposta allo Stalking organizzato: una mattina la vittima scende dall’auto e un uomo cammina di fronte a lei, la fissa direttamente in modo ostile continuando a far scattare la penna biro. Ovviamente, la vittima si sente un po’ a disagio e comincia a pensare che tutto ciò sia davvero strano, chissà che cosa avrà. Due ore più tardi la vittima sta uscendo da un centro commerciale in un giorno in cui non è particolarmente affollato. Mentre si dirige verso la sua auto una signora anziana gli si avvicina a piedi. Mentre sta per urtarla, la fissa negli occhi con atteggiamento ostile, facendo scattare più volte la penna biro. Allora probabilmente la vittima comincia qualcosa come: “I due fatti non possono essere correlati, probabilmente si tratta solo di una coincidenza. Mi hanno guardato tutti così male, facendo click con quelle penne…”

   Più tardi nel pomeriggio la vittima sta tornando a casa, e in un semaforo e con la coda dell’occhio vede un passeggero sull’auto alla sua sinistra, sente un leggero rumore e guarda. Vede un uomo che lo squadra con un ghigno sul viso e che tiene il braccio fuori dal finestrino facendo scattare ripetutamente una penna biro. Ora supponiamo che questo accada per un mese. Poi, pochi giorni dopo, si trova sul marciapiede con un amico o un familiare e un uomo gli passa accanto, senza guardare nessuno dei due, ma fa scattare la penna biro un paio di volte. Comincia a sentirsi ansioso e impaurito.

   Talvolta non ci si accorge neppure di essere stati sensibilizzati. Uno dei motivi per cui le persone possono non rendersi conto di essere vittime, o non ricordano come sia cominciato, è il fatto che questi gruppi di Stalking organizzato incrementano le molestie lentamente e gradualmente nel tempo. Ma anche rendendosi conto che si tratta di un’aggressione, come parlarne con gli amici e i familiari?

   Ecco, quindi, che cosa è avvenuto: gli urti, gli sguardi apertamente ostili e il ghigno malevolo hanno creato le emozioni negative e le hanno ancorate alla penna biro, che ora è diventata l’innesco. Questo è un esempio di programma di sensibilizzazione. Ora immaginate di essere sensibilizzati a più oggetti e suoni, ciascuno dei quali crea dolore ogni volta che lo si vede o lo si sente.

   Le vittime di tutto il mondo potrebbero testimoniare quanto venga ottenuto con suoni, gesti, cellulari, portatili, penne, automobili, orologi, abiti, simboli, colori e altro ancora. Questo tipo di aggressione richiede però un certo mantenimento, in quanto perde potenza se non viene rinforzato. I gruppi di Gang Stalking, perciò, rinforzano le ancore e gli inneschi con un’aggressione lampo, di quando in quando.

   L’esempio fatto è una tattica semplice che i gruppi possono usare per far sapere alla vittima di essere molestata in pubblico. Ma ci sono molti altri tipi di aggressioni in cui può essere usata la PNL. Ad esempio, se una persona di recente ha sofferto per un evento molto traumatizzante (magari facilitato da una componente della rete di Stalking organizzato), ad esempio un incidente, la morte di un familiare o di un animale domestico, o un tipo di aggressione particolarmente brutale, coloro che la tengono sotto sorveglianza sanno che esiste un colore, un oggetto o un suono che è stato collegato – ancorato – a tale dolore intenso. Poco tempo dopo, la vittima diventa oggetto di Stalking organizzato da parte di più persone che portano quell’oggetto, indossano quel colore o enunciano quella frase. Ciò riporta alla superficie tutto il dolore emotivo sofferto durante l’esperienza negativa. È facile immaginare il risultato quando ciò avviene più e più volte, ogni volta che si esce, o quando addirittura anche gli amici e i familiari iniziano a prendervi parte.

   I gruppi di Stalking organizzato scelgono un oggetto a cui la vittima è stata sensibilizzata e lo collegano a un altro oggetto. L’idea sembra essere di estendere il numero di oggetti associati a paura, ansia, ira o vergogna. Ad esempio, uno dei vicini ha fatto capire alla vittima che partecipa alle molestie. Quindi la vittima sa che quel vicino è coinvolto e che anche gli stalkers sanno che la vittima ne è al corrente. Tenteranno quindi di sensibilizzarla ad un altro stimolo come per esempio l’antifurto di un’auto.

   Poiché la vittima li ha già associati con il dolore intenso, possono estendere le molestie a un suono, facendo scattare l’antifurto dell’auto in rapide sequenze, per un breve periodo di tempo, molte volte durante tutta la giornata. Dopo aver applicato questa tecnica per un paio di giorni e sensibilizzato la vittima a tale suono, possono ridurre l’uso di questa tattica specifica e impiegare solo suoni occasionali di mantenimento per infliggere dolore.

   Perciò, invece di far scattare l’antifurto per dieci volte, si limitano a farlo per due o tre volte di seguito, il minimo necessario per segnalare l’aggressione. Anche se avviene solo un paio di volte di fila, la vittima sa perché lo fanno e avverte ira, paura, ansia o altre emozioni negative. Può anche sentirsi frustrata alla prospettiva di cercare di spiegare queste molestie ad un’altra persona.

   Chiunque altro osservasse l’evento potrebbe ritenere un po’ strano che qualcuno faccia scattare l’antifurto per alcune volte, ma probabilmente lo considererebbe un curioso incidente isolato. Non avendo avuto la stessa esperienza della vittima con quel suono, non essendo al corrente che si tratti di una piccola parte di un programma di molestie molto più vasto, sarebbe assai difficile spiegare loro che quei “bip” costituiscono un’aggressione.

    Nella PNL, il processo di copia di uno stato emotivo da un innesco esistente a un nuovo innesco è chiamato catena di ancore (chaining). O’Connor e Seymour dichiarano: “Le ancore possono essere concatenate in modo che una conduca all’altra. Ciascuna ancora costituisce un anello della catena e innesca quella successiva, come un impulso elettrico fluisce da nervo a nervo nel corpo umano”.

   Quando una persona è stata sensibilizzata a un colore o a un oggetto, l’articolo può diventare un simbolo di unità per il gruppo, proprio come un’uniforme. Ad esempio, dopo aver sensibilizzato la vittima al colore rosso venendo circondata in pubblico da persone che indossano indumenti rossi. Inoltre, si tratta di un’uniforme adattabile, in quanto può essere cambiata in meno di cinque minuti. Se la persona che si è resa conto di essere oggetto di gang stalking organizzato è stata sensibilizzata al rosso, gli organizzatori dei gruppi possono semplicemente farla aggredire da un’orda di individui vestiti di blu. Le molestie sono così concatenate al nuovo colore. Molto probabilmente, tali uniformi servono anche a favorire la coesione del gruppo e possono indurre sentimenti di potere tra gli esecutori dello Stalking organizzato.

INTERVISTA CCONCESSA AD UN EX AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI: SORVEGLIANZA SEGRETA E TORTURA DA PARTE DEI SERVIZI SEGRETI

   La storia che ci racconta Carl Clark non può non lasciarci senza fiato. Questo signore inglese descrive come ha sorvegliato e molestato gente per conto di vari servizi segreti, e come, dopo essere sfuggito, è diventato egli stesso vittima. Ha anche partecipato all’utilizzo delle armi a microonde sugli altri, ora tocca a lui sperimentare la cosa.

   Armin Gross: Vorrei che facesse luce su questo lato oscuro. Per chi ha lavorato?

   Carl Clark: Lavoravo come freelance dal 1980 al 2003 per vari servizi segreti. Fino al 1997, lavoravo attivamente per la CIA. Poi ho lavorato per i servizi segreti israeliani, il Mossad e l’Anti-Defamation League (ADL), un’organizzazione con sede negli USA contro la discriminazione e la diffamazione degli Ebrei. Sono stato anche nel MI5, un gruppo secondario dei servizi segreti britannici. Più tardi, sono entrato nei servizi segreti della polizia e in quelli di un laboratorio di ricerca. La mia zona d’ operazioni era l’Europa: Parigi, Zurigo, Berlino, Dusseldorf, Monaco, Madrid, Bilbao, Lione   e Mosca.

   Armin Gross: Quali sono state le attività principali?


   Carl Clark: Uno dei compiti principali era infiltrare dei gruppi per ottenere informazioni su di essi. Sono entrato in alcuni gruppi, ho fatto amicizia tra i membri dei gruppi e ho contribuito alla rovina della loro vita.

Armin Gross: Che gruppi erano?


Carl Clark: In sostanza, sono gruppi criminali o cartelli della droga. Per i servizi segreti israeliani fornivo informazioni sul “National Front”, un partito di destra radicale, sui nazisti o gli skinheads. Ciò che interessava loro erano i nomi, gli indirizzi, i luoghi di incontro, i piani e gli obiettivi. Per la Cia mi occupavo della sorveglianza di alcune persone.


Armin Gross: Che cosa ha fatto esattamente?


Carl Clark: Sorvegliavo della gente per molto tempo, ho ascoltato di nascosto le loro conversazioni. Ho anche ricevuto ordine di destabilizzarli. Così sono entrato di nascosto nelle loro case, ho rubato delle cose, ho cambiato il posto di un oggetto qua e là. Ho cancellato dati sui loro computer. Oppure, ho seminato confusione e panico nelle persone che stavo pedinando. Mi sono introdotto diverse volte nei loro quartieri. Andavo alle fermate degli autobus che prendevano e alle stazioni della loro zona, ecc. Abbiamo messo in scena una rissa in strada, proprio di fronte a questi individui e di fronte ad altri. Nel caso si pensasse di metterli sotto maggior pressione finanche al caso di doverli arrestare, ho anche raccolto alcune informazioni dal loro computer. Per esempio, informazioni di carattere pornografico o pedofilo e anche informazioni sullo sviluppo del sistema di produzione di una bomba, ecc.

Armin Gross: Quali sono gli individui a lei assegnati?


Carl Clark: Importanti politici, i membri dell’opposizione, gli individui che si sono confrontati con delle grandi imprese, come le aziende farmaceutiche. Alcuni appartenevano a bande di criminali. Ma c’erano anche due persone per le quali non sapevo perché erano state inserite in tale elenco.


Armin Gross: Quante persone ha molestato o pedinato in tutto?


Carl Clark: Negli anni ’80 circa cinque o sei, negli anni 90, sette e dal 2000 al 2003, tre. Si può vedere da questo piccolo numero, che si tratta d’intensa sorveglianza di una persona, per solo sei mesi per ottenere forse la maggior parte delle informazioni per un dossier.


Armin Gross: Come Lei è riuscito ad ottenere queste informazioni?


Carl Clark: Nella spazzatura, il telefono, nella posta, e su Internet. Con lo sviluppo della meccanizzazione, è diventato sempre più facile. Oggi non c’è più bisogno di impianti d’intercettazioni telefoniche. Si può origliare telefonini, telefoni con rete numerica integrata (RNI) o le piccole antenne paraboliche. Purtroppo, l’uso di armi a microonde è diventato abbastanza comune. Con le sorveglianze e le molestie senza tregua si può distruggere totalmente una vita.

Armi a microonde


   Armin Gross: Ha anche utilizzato queste armi?


Carl Clark: No, io ero responsabile del controllo! Sono stati i dipendenti dei reparti speciali. Ma io a volte mi trovavo sul “terreno”.


Armin Gross: Può descrivere in dettaglio l’uso di queste armi?


Carl Clark: È un po’ come un film di fantascienza. La gente può essere rintracciata ovunque, grazie al radar, al satellite, attraverso una stazione di base e programmi per computers complementari. Ad esempio, spesso tre dispositivi radar sono messi vicino alla persona. Il radar emette onde elettromagnetiche, quindi valuta i risultati. Così i miei amici che hanno lavorato in reparti speciali potevano inseguire l’individuo tutto il giorno tramite il proprio computer. Questo ha favorito l’uso delle armi. I colleghi potevano vedere esattamente dove dovevano mirare e come la persona reagiva.


Armin Gross: Quali sono gli effetti di queste armi sulle persone?


Carl Clark: Si può generare calore o bruciature interne, provoca dolore, nausea e paura. Tuttavia, spesso le tracce rimangono invisibili sulla pelle. Se queste persone vanno dal medico, questo gli dice che non hanno assolutamente nulla.


Armin Gross: Qual è l’obiettivo di questo “bombardamento”?


Carl Clark: Vogliono intimidire la gente. Nel mio caso, ho subito le radiazioni per tre anni, quando decisi di smettere con tutto. Sono certo che negli anni 2003/2004, le armi a microonde sono state usate contro di me, e mi hanno reso terribilmente aggressivo. Ho quasi ucciso qualcuno: la mia ex vicina, una simpatica vecchietta.


I tentativi di spingere la gente verso la demenza.


   Armin Gross: Pensa che ora è possibile influenzare direttamente i sentimenti con radiazioni elettromagnetiche?


   Carl Clark: Senza dubbio. Sappiamo che il corpo è estremamente sensibile alle radiazioni elettromagnetiche. I processi elementari delle cellule viventi operano con oscillazioni elettromagnetiche biogene. La frequenza può cambiare o interrompere questi processi dall’esterno. Ci sono stati nel contesto di ricerca militare tentavi di influenzare il corpo e lo spirito con frequenze. E ‘possibile in questo modo generare sentimenti di paura, aggressività, nervosismo o perdita di memoria . Se altri tipi di interventi sono loro aggiunti, è del tutto possibile condurre qualcuno alla demenza. Ad esempio, la frequenza radio è manipolata, in modo che la persona presa di mira sente il suo nome alla radio o in modo che il computer indica instancabilmente il suo nome sullo schermo. Delle voci sono anche inviate loro per fare commenti sulle proprie attività. Ho sentito, per esempio, al mattino, al risveglio, una voce che diceva: “Alzati e fa male a qualcuno!”.


   Armin Gross: le persone sono direttamente spinte in situazioni psichiatriche estreme?


   Carl Clark: Sì, vogliono mandare la gente direttamente in un ospedale psichiatrico. Se una persona in cerca di aiuto vuole andare alla polizia o dal medico, non la prendono sul serio. Alcuni medici ed alcuni ospedali collaborano con i servizi segreti. Le direttive diagnostiche permettono di classificare qualcuno come schizofrenico se si sente perseguito e sente voci.


   Armin Gross: Collaborano gli ospedali con i servizi segreti?


   Carl Clark: Sì, in tutti i casi. Le grandi aziende collaborano anche loro. Ecco perché si corre un gran rischio se si svolgono indagini sulle grandi aziende. Lo stato statunitense protegge le grandi aziende come McDonalds, Coca Cola, e alcune aziende farmaceutiche. Il governo americano si rivolge anche agli agenti dell’FBI, in casi di spionaggio industriale. Anche i massoni sono all’interno della CIA per svolgere un ruolo importante.

   Armin Gross: Perché ha smesso?


   Carl Clark: Avevo capito che ciò che facevo era sbagliato. Le ultime due persone a cui sono stato assegnato, non avevano fatto nulla. Non fanno politica, erano del tutto normali, non erano criminali né economicamente pericolosi. La sola ipotesi che mi sono permesso di fare su di essi era sopra il loro DNA o il loro sangue. Recentemente, molte indagini sono condotte in materia. Il DNA è associato con le ultime caratteristiche del nostro carattere. Il progetto sul genoma umano ha analizzato dal 1993 al 2004 tutte le coppie di basi del genoma umano, ha anche raccolto dati genetici di persone a rischio (Progetto sulla Diversità del Genoma Umano) ed ha confrontato i risultati. I nostri datori di lavoro hanno voluto la prova del DNA delle persone che abbiamo sorvegliato. Abbiamo sempre avuto nella nostra sede principale, nei primi giorni di sorveglianza, le analisi del DNA o del sangue di queste persone.


   Armin Gros: Ha detto che ha avuto problemi quando ha deciso di smettere nel 2003?


   Carl Clark: Quando una volta di notte ho fatto 3.000 miglia con un camion per consegnare dei pacchi, un elicottero mi inseguì per tutto il tempo. Un giorno, mentre ero in macchina lungo un viale, un uomo mi ha aggredito e mi ha dato un colpo vigoroso in faccia. Una volta qualcuno ha rimosso tre pezzi del mio motore in autostrada, il motore improvvisamente si è rotto. Un’altra volta quando stavo guidando un camion con un carico di tre tonnellate, due pneumatici esplosero improvvisamente nello stesso istante. La polizia è intervenuta e ha detto che non aveva mai visto una cosa simile. Una volta sono stato inseguito per mesi e mesi mentre guidavo la mia auto. Questo mi ha reso così arrabbiato che ho improvvisamente fermato la macchina, ho preso la mia mazza da baseball e sono uscito. Le tre auto dietro di me si fermarono e scomparirono a tutta velocità in retromarcia. Se fossero state delle persone normali, avrebbero denunciato tutto alla polizia, invece non lo fecero. Mi hanno mandato successivamente tre simpatiche persone che dovevano spiarmi.
Poiché mi ero reso conto che ero inseguito, mi azzardai una volta a dichiarare in una conversazione che avrei ucciso quelle persone che si intromettevano nella mia vita. Improvvisamente, non si sono più fatte vive.


   Armin Gros: E adesso come stanno le cose? Pensa che lei è sempre sotto sorveglianza?


   Carl Clark: Sì, naturalmente. Ho anche saputo che i servizi segreti vogliono sapere perché sono scappato ora in Germania.


   Armin Gros: Lei non vive pericolosamente in questo momento?


   Carl Clark: Io sono pronto a condurre una lotta contro di loro. Sanno anche che io so molto su di loro e cerco di fare qualcosa contro i loro misfatti. Ho amici in squadre speciali. Delle persone in Afghanistan ed in Iraq mi sostengono.


Rete di monitoraggio gigante.


Armin Gros: Sa in quali paesi i servizi segreti usano le armi ad energia diretta sugli esseri umani?


   Clark Carl: Negli Stati Uniti, in Germania, Cina, Corea del Nord, Russia, Francia e Inghilterra. Tutto questo avviene normalmente senza che i governi siano informati ufficialmente. Ma ufficiosamente, penso che ci dovrebbe sempre essere nel governo delle personalità coinvolte o ne sono a conoscenza, in un modo o nell’altro.


   Armin Gross: Sa quante persone sono sotto sorveglianza?


   Carl Clark: In Inghilterra ci sono circa 5.000 persone sotto sorveglianza e circa 15 000 “spie”. Oltre ai principali servizi segreti ci sono ancora 300-400 piccole imprese dei servizi segreti che sono state fondate da ex poliziotti o ex dipendenti dei servizi segreti. Hanno ricevuto l’approvazione del Ministero dell’Interno per monitorare, scattare fotografie, fornire informazioni. Pagano molto bene i loro dipendenti.


   Armin Gross: Fu un problema per Lei cambiare Servizi Segreti?


   Carl Clark: Nessuno, per i nuovi presidi fu sempre positivo perché in questo modo loro potevano ricevere informazioni da me su altri Servizi Segreti. Poiché i grandi Servizi Segreti non si fidano reciprocamente, io così ci guadagnavo di più.

 


Consigli per le vittime di monitoraggio/sorveglianza.

   Armin Gross: Ha Lei alcuni consigli per la gente che si sente sorvegliata?


   Carl Clark: è migliore evitare certi concetti come “mindcontrol”, “servizi segreti” eccetera, nella posta elettronica. Poiché la supervisione digitale avviene secondo certe parole di ricerca. Avrebbe senso cercare di scoprire se qualcuno si è introdotto nel tuo appartamento. Prima che le “spie” penetrano nel tuo appartamento, spesso usano gas anestetici che mandano nell’appartamento attraverso la fessura della posta. In seguito, ti svegli con un sapore metallico in bocca. Se gli autisti si comportano in modo strano mentre guidano, si consiglia di prendere nota del numero della targa. Possono essere avvolti in pellicola le lettere per non essere viste. Possiamo controllare le radiazioni ad alta frequenza in un appartamento con strumenti di misura speciale.


   Armin Gross: Conosce Lei altri whistleblowers o “denuncianti civici” che hanno storie simili?


   Clark Carl: Finora, no. Ma spero che altre vittime sempre più numerose si faranno conoscere.[17]


[1] Come tutte le formazioni riformiste/revisioniste al di là delle etichette che si appiccicano (comuniste, rivoluzionarie, antagoniste ecc.).

[2] N. Bobbio, Il potere invisibile, La Stampa 23 novembre 1980.

[3] Marx, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte.

[4] Luigi Malabarba, 2001-2006 SEGRETI E BUGIE DI STATO “partito americano” e l’uccisione di Calipari, Edizioni Allegre.

[5] Presso la Cecchignola l’ex magistrato scoprì l’esistenza di una setta di una psicosetta a basamento civil-militare operativa con varie metodiche e strumentazioni,  nell’ambito di una strategia eversiva o di attività coordinate e gestite da alcune componenti dei servizi militari, che utilizza anche soggetti residenti o provenienti dal mondo anglosassone. IL CASO FERRARO I SILENZI COLPEVOLI O CRIMINALI E UN APPARATO SOTTERRANEO CENTRALE POSTO ALLO SCOPERTO. (con didascalia ed analisi delle vicende più direttamente istituzionali con link alla integrale documentazione), :: Paolo Ferraro CDD (grandediscovery.altervista.org)
Maggiori informazioni https://grandediscovery.altervista.org/B/P/la-grandediscovery-3-psico-setta-a-basamento-militare-operativa/index.html

[6] Mauss, I SEGRETI DI MONECITORIO, MALATEMPORA EDITRICE, Roma, 2007, pp. 68-70.

[7] https://www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/

[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Zersetzung

[9] Mettiamo pure che le forze che gestiscono lo Stalking organizzato abbiano una qualche legge o ordine esecutivo che li permette di portare avanti queste operazioni, sicuramente questa gente ha truffato in massa e mentito per ottenere tali leggi che comunque rimangono anticostituzionali/criminali e quindi illegali sotto ogni aspetto.

[10]  Da qui il ruolo ausiliario cella psichiatra.

[11] Per questo sostengo che gli esperimento di Pavlov non c’entrano per niente con una società socialista che si deve fondare sull’emancipazione degli esseri umani e di tutte le creature viventi.

[12] Stalking organizzato – Tattiche, protocollo base e PNL • Organized Stalking and Mind Control (organized-stalking-and-mind-control.ch)

[13]                                                                                C.s.

[14]                                                                                C.s.

[15]                                                                                 C.s.

[16]                                                                                C.s.

[17] https://it.insideover.com/schede/storia/zersetzung-il-controllo-mentale-ai-tempi-della-stasi.html

Traduzione dall’inglese a cura di Rudy Andria

Fonte:http://rudy2.wordpress.com/intervista-concessa-ad-un-ex-agente-dei-servizi-segretisorveglianza-segreta-e-tortura-con-radiazioni-da-parte-dei-servizi-segreti