STATO SOCIALE, PSICHIATRIA, MAGISTRATURA E SOCIETA’

ABUSI SU MINORI: COSA C’E’ DIETRO?

   A Reggio Emilia NEL 2019 su un’inchiesta relativa ad abusi su minori ci  furono 27 indagati e 18 misure cautelari, e il sindaco ai domiciliari. In questa inchiesta è stata coinvolta anche una Onlus torinese.[1]

   Emerge una storia agghiacciante. Dove ai bambini furono usate nei loro confronti scosse elettriche per modificarne la memoria e generare falsi ricordi di abusi di abusi sessuali mai avvenuti, dove ci furono terapeuti che si travestivano da personaggi cattivi delle fiabe in rappresentazione dei genitori e ci furono relazioni falsificate per strappare i bambini alle proprie famiglie e collocarli in affido a conoscenti e sottoporre i minori a un programma psicoterapeutico per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro.  

   Si stenta a credere al racconto che emerge dalle carte.

   I bimbi sarebbero stati sottoposti a ore e ore di intensi “lavaggi del cervello durante le sedute di psicoterapia[2] e suggestionati anche con l’uso di impulsi elettrici.

   Un sistema spacciato ai piccoli come una “macchinetta dei ricordi”, che in realtà avrebbe alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari. Siamo di fronte a un fatto denunciato e rimosso dai poteri dominanti e dai loro servi dell’informazione: il lavaggio del cervello. Ci troviamo di fronte all’induzione dello shock per riprogrammare la mente, alterandone la mente e creare falsi ricordi. Tecnica che fu sviluppata da quegli psichiatri che collaborarono all’insieme di progetti sperimentati e finanziati dalla CIA negli anni ’50 e ’60 che prese il nome di MK-ULTRA.

   Diceva nel 1958 lo scrittor Aldous Huxley: “Se la dottrina è impartita nel modi giusto e al momento giusto all’esaurimento nervoso, essa penetra. In condizioni opportune si può convertire in pratica chiunque, a qualunque dottrina si voglia”.[3]

   L’MK-ULTRA parte propria da questo presupposto, facendo del trauma il punto di partenza.

   Questa tecnica avrebbe dovuto portare numerosi vantaggi, come ad esempio la creazione di assassini inconsapevoli o il controllo di leader stranieri scomodi. Il progetto sarebbe stato sovvenzionato da un totale di 25 milioni di dollari e ne fu furono coinvolte 80 istituzioni tra cui 44 università e 12 ospedali.

   Da quello che emerse dagli oltre 22.000 documenti USA declassificati e riportati in luce nel 1977, gli esperimenti prevedevano il ricorso ad abusi fisici e psichici, radiazioni, elettroshock, ipnosi, infine la somministrazione di sostanze psicotrope quali l’LSD.

   Stando ai documenti recuperati, le cavie degli esperimenti erano: dipendenti della CIA, personale militare, prostitute, pazienti con disturbi mentali e persone comuni che si offrivano come volontari a pagamento; il tutto con lo scopo di verificare che tipo di reazione avessero queste persone otto l’influsso di droghe e altre sostanze.

   Stando ad alcuni ricercatori e a denunce che ci sono state in molti paesi tra i quali l’Italia,[4] questo genere di sperimentazioni e di torture non sarebbe però terminato negli anni ’70, ma si sarebbe raffinato e continua in segreto un protocollo specifico che avrebbe trovato la propria sede ideale presso l’istituto Tavistock, situato nell’omonima cittadina inglese.

   Bisogna dire mentre sull’MK-ULTRA i documenti ufficiali che furono resi pubblici, si configurarono come fonti pienamente attendibili negli ultimi casi la ricostruzione è ancora frammentaria e incompleta.

   Le ultime notizie di cronaca che parlano di bambini torturati tramite impulsi elettrici conferma che certe tecniche vengono usate per fini criminali.

   Queste tecniche di condizionamento sono pure usate da sette di stampo occulto grazie alla copertura dei servizi segreti.

   Da un lato si gettano le basi per fabbricare dei veri e propri culti intorno a un leader carismatico dall’altro si sperimentano le tecniche del progetto MK-ULTRA.

   È così che si creano dei movimenti settari che alterano tecniche di manipolazione mentale a pratiche esoteriche.

BUSINESS SUGLI AFFIDI DEI MINORI E TSO

   Una notizia proveniente dal sito http://avvocatisenzafrontiere.it/?p=2227[5] afferma che nel 2011 il giro di affari attorno ai minorenni collocati in case-famiglia e agli affidi familiari sarebbe da più di un miliardo di Euro[6].

   Nel 2011, questo destino travolgerebbe più di 32.000 minorenni. Più delle volte questi minori sono allontanati dalle famiglie per motivi, che in apparenza sarebbero “giustificati”[7] con motivazioni come: abusi sessuali, maltrattamenti o l’indigenza.

   Dal 2001 al 2011 il numero dei minori in questo giro infernale è aumentato del 29,3%. Più della metà è finito in affidamento temporaneo ad altre famiglie. Il resto in quelli che prima erano chiamati istituti, ma dal 2001 sono stati più formalmente ribattezzati servizi residenziali. Nel 2011 erano presenti oltre un migliaio di comunità che ospitavano 15.624 ragazzini

   Un numero enorme, che costa allo Stato mezzo miliardo di Euro all’anno solo in rette giornaliere.  Ma la cifra secondo molti esperti di giustizia minorile, andrebbe più che raddoppiata. Oggi questo sistema viene rimesso in discussione: sono sorte associazioni, si sono sviluppate inchieste giornalistiche[8] che hanno portato all’emersione di racconti dove si parla di assistenti sociali troppo interventisti, di psicologi disattenti, di una magistratura flemmatica e di interessi economici e di errori giudiziari sempre più frequenti. Come quello in cui sono incappati due fratellini di Basiglio (MI). Il più grande aveva 14 anni, la sorella 10. Il 14 marzo 2008 la polizia li preleva da casa e li porta in due comunità protette.[9]

   Questa storia nasce quando a scuola, una maestra aveva trovato un disegno che li descrive mentre fanno sesso insieme. Viene attribuito alla bambina. Alla fine tutto ciò si scoprì era il frutto di uno scherzo atroce di una campagna di classe. Anche il perito grafico del tribunale ha confermato la versione dello scherzo, il guaio che egli fu nominato solo dopo 41 giorni. Anche a causa di questo inspiegabile i ragazzini trascorrono più di due mei in comunità. Sono stati mesi di angoscia: il più grande, per la sofferenza, perde 9 chili. L’avvocato che si è battuto per fare affiorare la verità l’avvocato Antonello Martinez per due mesi si danna l’anima: fino a quando i bambini non tornano dai genitori con molte scuse. A ottobre, la Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio per la preside della scuola, per due maestre, per uno psicologo e un’assistente sociale del comune. L’accusa è “falsa testimonianza”.

  L’avvocato Martinez ha da quando si è occupato dei due fratellini, ha ricevuto più di 700 segnalazioni: madri e padri disperati disposti a tutto pur di riavere indietro i loro figli. È diventato presidente dell’associazione Cresco a casa: accusa “Tutti denunciano lo stesso scandalo. I nostri figli sono nelle mani degli assistenti sociali. Scrivono: “I genitori non sono idonei”. Poi mandano la relazione a un magistrato che, senza troppe verifiche, adotta un provvedimento provvisorio. Quello definitivo arriva, quando tutto va bene, anni dopo. Ma i bambini intanto sono usciti di casa”.[10]

   Il caso di Basiglio è illuminante: alle 9 di mattina il dirigente scolastico averte i servizi sociali, che inviano un telefax al tribunale di Milano. Passa qualche ora: il giudice dispone che i bambini vengono allontanati alla famiglia. Di sera, la polizia locale esegue. Per inciso non si chiese ma delle spiegazioni: né ai ragazzini né ai genitori.

   Martinez denuncia il fatto che: “Questi sono sequestri di Stato” prosegue concitato. E attacca: “Ogni giorno vengono portati via 80 bambini. Li chiudono in un centro protetto per anni, e costano allo Stato in media 200 euro al giorno”.[11]

   Una cifra che farebbe lievitare considerevolmente la spesa ufficiale per l’accoglienza, stimata in mezzo miliardo di euro. Basta fare due calcoli: 200 euro al giorno fanno un totale di 73 mila euro all’anno per ogni minorenne. Che moltiplicati per i 15.624 ospiti dei centri significa oltre 1,1, miliardi di euro: più del doppio di quanto riveli la cifra in mano ai ministeri, probabilmente troppo prudente.

   Una cosa è certa: tenere un bambini in una comunità protetta costa molto. E non assicura quella stabilità affettiva che potrebbe offrire una famiglia.

TSO AFFARI E “GIUSTIZIA”

   Secondo il codice civile l’interdizione viene effettuata quando una persona maggiorenne si trova in situazione di abituale infermità di mente.

   Una sentenza del tribunale che dichiara l’interdizione dispone da parte del giudice tutelare la nomina di un tutore, scelto di preferenza tra: il coniuge che non sia separato, il padre, la madre, un figlio maggiorenne o la persona designata con testamento dal genitore superstite, con il compito di rappresentare legalmente l’interdetto e di amministrare il patrimonio.

   E qui il terreno inizia ad essere insidioso, cosa si deve intendere per abituale infermità di mente? La giurisprudenza per abituale infermità di mente non intende solo l’esistenza di una tipica malattia mentale, ma che la semplice alterazione nelle facoltà mentali tale da dar luogo ad un’incapacità totale o parziale di provvedere ai propri interessi. 

   Piera Crosignani è stata una vittima, ha avuto una storia ai limiti dell’ordinaria follia. È stata una vicenda clamorosa, non fosse altro per i 150 miliardi di lire che fanno da sfondo o più propriamente da protagonisti. Alla fine degli anni ’90, la signora è un’anziana ereditiera. Suo nonno materno nonché ricco industriale del settore siderurgico, le lascia un tesoro valutato circa 150 miliardi. Ripeterà in quegli anni l’ereditiera: “Sono in un incubo senza via di uscita, anche se ho contattato un amico di vecchia data, medico, ora ministro[12] e spero che qualcosa per me possa cambiare. Intanto sono stata sbattuta fuori dalla casa dove ho abitato per cinquanta anni e tutti i miei beni sono stati assegnati ad un tutore”.[13] L’incubo di cui parla inizia il 9 giugno 1999, quando, con una sentenza del tribunale di Milano viene stabilita la “nazionalità austriaca”. Ecco il punto: il marito va in tribunale e diche che la sua ricchissima moglie non ci sta con la testa, un giudice chiede la perizia; una udienza, una controperizia e il giudice decide. Tutto in venti minuti. E il giudice decide che, la signora Piera si trova in situazione abituale infermità di mente, anzi dirà la sentenza: “affetta da delirio paranoico”. Il patrimonio naturalmente passa di mano, dalle sue a quelle dei tutori che si sono avvicendati[14].

Maggior controllo sociale come esigenza di una società in putrefazione

   Quello che è successo Italia (scandali sessuali, crisi politica ecc.) è un segno evidente della decadenza del modo di produzione capitalistico. Tutto ciò non è una faccenda puramente italica (come i vari Travaglio e C. cercano di far intendere) ma è comune a tutti i paesi capitalisti.

   Segno evidente di tale decomposizione sono:

  1.  Le moltiplicazioni di carestie che avvengono nei paesi che sono definiti “Terzo Mondo” mentre nei paesi “avanzati” sono distrutti stock di prodotti agricoli, oppure sono abbandonate superfici considerevoli di terre fertili;
  2. La trasformazione di questo “Terzo Mondo” in un’immensa bidonville in cui centinaia di milioni di esseri umani sopravvivono come topi nelle fogne;
  3. Lo sviluppo di questo stesso fenomeno nei paesi “avanzati” in cui il numero dei senzatetto e di quelli privi di ogni mezzo di sostenimento continua ad accrescersi;
  4. Le catastrofi “accidentali” che si moltiplicano (aerei che precipitano, treni che si trasformano in casse da morto);
  5. Gli effetti sempre più devastanti sul piano umano, sociale ed economico delle catastrofi “naturali” (inondazioni, siccità, terremoti, cicloni) di fronte alle quali gli esseri umani sembrano sempre più disarmati laddove la tecnologia continua progredire ed esistono già oggi tutti i mezzi per realizzare le opportune protezioni (dighe, sistemi d’irrigazione, abitazioni antisismiche e resistenti alle tempeste, …), mentre poi, di fatto, sono chiuse le fabbriche che producono tali mezzi e licenziati i loro operai;
  6.  La degradazione dell’ambiente che raggiunge proporzioni assurde (acqua di rubinetto imbevibile, i fiumi ormai privi di vita, gli oceani pattumiera, l’aria delle città irrespirabile, decine di migliaia…) e che minaccia l’equilibrio di tutto il pianeta con la scomparsa della foresta dell’Amazzonia (il “polmone della terra”), l’effetto serra e il buco dell’ozono al polo sud.

   Tutte queste calamità economiche e sociali, se sono in generale un’espressione della decadenza del capitalismo, per il grado di accumulazione e l’ampiezza raggiunta costituiscono la manifestazione dello sprofondamento in uno stallo completo di un sistema che non ha alcun avvenire da proporre alla maggior parte della popolazione mondiale se non una barbarie al di là, di ogni immaginazione. Un sistema in cui le politiche economiche, le ricerche, gli investimenti, tutto è realizzato sistematicamente a scapito del futuro dell’umanità e, pertanto, a scapito del futuro stesso del sistema stesso.

   Ma le manifestazioni dell’assenza totale di prospettive della società attuale sono ancora più evidenti sul piano politico e ideologico:

  1.  L’incredibile corruzione che cresce e prospera nell’apparato politico, amministrativo e statale, il susseguirsi di scandali in tutti i paesi imperialisti;
  2. L’aumento della criminalità, dell’insicurezza, della violenza urbana che coinvolgono sempre di più i bambini che diventano preda dei pedofili;
  3. Il flagello della droga, che è da tempo divenuto un fenomeno di massa, contribuendo pesantemente alla corruzione degli Stati e degli organi finanziari, che non risparmia nessuna parte del mondo colpendo in particolare i giovani, è un fenomeno che sempre meno esprime la fuga nelle illusioni e sempre di più diventa una forma di suicidio;
  4.  Lo sviluppo del nichilismo, del suicidio di giovani, della disperazione, dell’odio e del razzismo;
  5.  La proliferazione di sette, il rifiorire di un pensiero religioso anche nei paesi imperialisti, il rigetto di un pensiero razionale, coerente, logico;
  6.  Il dilagare nei mezzi di comunicazione di massa di spettacoli di violenza, di orrore, di sangue, di massacri, finanche nelle trasmissioni e nei giornalini per i bambini;
  7. La nullità e la venalità di ogni produzione “artistica”, di letteratura, di musica, di pittura o di architettura, che non sanno esprimere che l’angoscia, la disperazione, l’esplosione del pensiero, il niente;
  8.  Il “ciascuno per sé”, la marginalizzazione, l’atomizzazione degli individui, la distruzione dei rapporti familiari, l’esclusione delle persone anziane, l’annientamento dell’affetto e la sua sostituzione con la pornografia, lo sport commercializzato, il raduno di masse di giovani in un’isterica solitudine collettiva in occasione di concerti o in discoteche, sinistro sostituto di una solidarietà e di legami sociali completamente assenti.

   Tutte queste manifestazioni della putrefazione sociale che oggi, a un livello mai visto nella storia, permea tutti i pori della società umana; esprimono una sola cosa: non solo lo sfascio della società borghese, ma soprattutto l’annientamento di ogni principio di vita collettiva nel senso di una società priva del minimo progetto, della minima prospettiva, anche se a corto termine, anche se illusoria.

   Il progetto della P2 si proponeva il controllo degli organigrammi essenziali di vertice degli apparati dello Stato e dell’informazione attraverso televisioni, quotidiani e periodici, e della politica (comprando i vertici dei partiti o costruendone nuovi se necessario): questo con l’obiettivo di eliminare le garanzie e i diritti che i lavoratori si erano conquistati con dure lotte.

   A fonte della crisi generale in atto e dei relativi processi di decomposizione tutto questo non è più sufficiente, anzi è inadeguato. Come non sono sufficienti le strategie repressive tradizionali (gendarmerie europee, strategie geopolitiche militari ecc.).

   Si è messa in atto una strategia sotterranea, non visibile, molto sottile. Uno degli strumenti di questa strategia è quello della disinformazione, dove si miscela false informazioni mescolate con quelle vere.

   Ma uno degli aspetti essenziali di questa strategia è di rendere il controllo pressoché sistematico. Le democrazie borghesi per quanto siano il miglior involucro per il capitalismo per via della mistificazione della “volontà popolare”, presentano sempre il pericolo (per il capitale ovviamente) della possibilità di un’autentica volontà popolare che sarebbe difficilmente gestibile e il controllo dell’informazione e delle opinioni “collettive” non sarebbe sufficiente.

   Occorre perciò una diffusa e sistematica capacità d’intervento sugli individui, mediato anche dalle autorità pubbliche, usando la medesima trama d’interventi per la “tutela sociale”, ma invertendone la funzione: allo Stato “sociale” (da mettere sociale tra virgolette, perché sotto il capitalismo non può esserci nessuna autentica socialità), che era un sottoprodotto della lotta di classe tendente a rovesciare il sistema, che con la sua ramificazione tutelava bene o male le masse popolari (in Italia, sotto il regime DC, si deve parlare di stato assistenziale e clientelare), emerge una sua caricatura che ha funzioni di puro controllo della popolazione in particolare di quello che una volta si definiva “le classi pericolose”, oppure dei soggetti “deviati”.

   Possiamo prendere come un esempio magistrale quella rete che intreccia tra di loro magistratura, servizi socio-sanitari e psichiatria. Una rete che alleva e forma psicologi, educatori e laureandi di discipline medico-sociali. Che aiuta la formazione di imperi economici privati grazie alla formazione di un vero e proprio intreccio di attività, interventi e presenze.

   Un esempio di tutto ciò è il fatto che dal 1995 è direttore scientifico della Comunità Saman il Prof. Luigi Cancrini, ben noto psichiatra e presidente del Centro Studi di Terapia e Relazione.

   Proveniente dal PCI è stato deputato dei Comunisti italiani. Direttore scientifico di una realtà dove ha operato Rostagno prima di essere assassinato, ma soprattutto ha operato un avventuriero come Francesco Cardella, grande amico di Craxi, che costruì un impero economico, pensiamo solamente alla holding Saman e alle altre attività economiche controllate da lui, il fisco ha fatto su di esse una relazione di duecento pagine.[15] Ci si trova una sfilza di sigle, da Saman International a Saman Italia, da Saman France (amministrata da Giorgio Pietrostefani) a Saman Srl, da Gie Solidarie’ te’ a Oiasa, da Cigarettes Brokers a Saman Quadrifoglio, passando per Il Mattone. E molte altre sono per altre vie riconducibili all’ex santone. La Saman International ha sede a Malta, in un grande palazzo nel centro della Valletta (indirizzo: 61, Arcibishop Gonzi Square). Ed è a questa società, al riparo dal fisco italiano, che è intestata la piccola flotta della comunità: le due famose navi Garaventa 1 e Garaventa 2 (sospettate di non occuparsi solo del recupero dei tossicodipendenti), la barca a vela “Il povero vecchio”, un tre alberi e un’imbarcazione off shore valutata circa mezzo miliardo di lire. Con un complesso giro finanziario, inoltre, la Saman International acquistò anni fa anche un castello nella Loira: fu pagato con soldi di Saman Italia, fu intestato a Saman France. Non finisce qui: Cardella e i suoi risultano proprietari anche di appartamenti a Milano, di terreni e fabbricati sia in Italia che all’estero, di conti correnti in due banche milanesi (la Banca dell’Agricoltura e la Cesare Ponti). Nel’ 93, in particolare, proprio alla “Ponti” di via Plinio furono depositati da Cardella due miliardi: i soldi erano di Saman, ma gli interessi bancari finivano nel patrimonio personale dell’ex guru. Con lo stesso sistema, dice il rapporto della Finanza, furono creati fondi neri (in titoli di Stato) impiegati “per attività estranee alla comunità “. Quali attività? Mistero, per ora. Una chiave di lettura può essere il viaggio del piccolo bimotore (intestato a Saman International) che nell’94 fu usato per la fuga di Craxi in Tunisia.

   Per far passare questo tipo passaggio, da una democrazia borghese a un sistema di controllo più capillare fu decisivo il controllo della magistratura, dove tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni 80, ci fu la resa dei conti tra la vecchia massoneria tradizionale e la nuova schiera di magistrati, molto “efficentisti” e magari anche “democratici”.

   Infatti, sotto una versione di “sinistra”, la tendenza emergente della magistratura parlando di diritti e progettando istituti che avrebbero dovuto tutelari, in realtà si è portato a un risultato che è stato tutto l’opposto rispetto ai fini dichiarati.

   Una vicenda che possiamo prendere come esempio è quella che vede a braccetto Magistratura Democratica e Psichiatria Democratica.[16] Sin dal 1997, queste due associazioni “democratiche” invocarono una legislazione sull’istituto dell’Amministratore di sostegno, un istituto che avrebbe dovuto essere a “beneficio dei bisognosi, minorati, di tutela”. Tutto questo nascondeva in realtà un’idea d’ingegnerizzazione sociale mediante un uso mirato o più diffuso di quello che in linea teorica sarebbe stato necessario.

   Nel 2004 viene approvata dal parlamento la legge sull’amministratore di sostegno, nel 2008 viene sancito il potere assoluto di certificazione sulle “patologie” ai medici psichiatri.

   Non è un caso che l’inizio del XXI secolo ha visto l’attuazione della strategia della distruzione di molti individui mediante la scienza asservita. Nel 2012 il DSM, espande in sostanza il vaglio di criticità mentale in sostanza a tutti gli aspetti del comportamento umano e alla sfera di condotte e reazioni che se non sono patologiche sono fisiologici (come dire l’identità umana, è in mano allo psichiatra di turno che ha un vaglio di discrezionalità tale, che neanche i parroci nel medioevo avrebbero potuto pensare).

   Si sta assistendo all’uso deviato sulle nomine dell’amministratore di sostegno per fini diversi dal “sostegno”. Quello che emerge oggi in maniera eclatante, è la concettualizzazione e applicazione concreta di istituti finalizzati ad un controllo sociale autoritario diffuso, dove psichiatri, psicologi, educatori ed assistenti sociali sotto l’egida dei primi e magistrati di settore “sensibilizzati” o plasmati attraverso informazioni e nozioni !manipolatorie”, entrano in modo deviato e deviante nelle sfere individuali, talvolta condotti per mano alla finalità della distruzione e del controllo dei soggetti colpiti.

   Se si va vedere si riscontra che c’è un dedalo accuratamente costruito mediante il controllo di professionalità, ruoli, che s’interfaccia con le componenti della magistratura “consapevoli” (del ruolo di controllo sociale s’intende) e un uso spregiudicato degli strumenti e degli ambiti, “di tutela”.

   Che si tratti di conflitti genitoriali, di minori o conflitti parentali, e di soggetti speciali o ordinari, le logiche degli interventi accuratamente teorizzati a monte, indicano un principio di sottrazione, d’intervento sociale autoritario, che crea dolore, danni, orientando scelte ingiuste con argomenti soavi e spesso sul piano meramente formale difficile da contestare.

   Con la chiave di lettura dello scontro tra genitori all’interno delle famiglie, e per “tutelare” i minori, si arriva che per sottrarli al conflitto, s’ingenera un fenomeno di adduzione dei minori verso case famiglia (e il relativo business) ma anche verso pratiche che e situazioni, come soluzioni “comunitarie come quella del Forteto dove i minori erano soggetti non solo di molestie ma anche di violenze sessuali.

   Ben 23 sono state le persone rinviate a giudizio, dopo le denunce dei ragazzi. In pratica, tutti i vertici del Forteto. Lo stesso Fiesoli (il leader della comunità) e il suo braccio destro, Luigi Goffredi, aveva già subito una condanna (passata in giudicato) negli anni ’80 per violenza sessuale. Ma nonostante questo il Tribunale di Firenze ha continuato ad affidare minori al centro per anni. Così come la politica, con il Comune che non ha offerto le tutele necessarie. Anzi, ha continuato ad affidare i bambini al Forteto. Anzi i leader della comunità venivano invitai nelle scuole per parlare di violenza.

   Un altro dei fondatori del centro decide di denunciare Fiesoli: “Dopo essere stato condannato, era riuscito a convincere tutti come fosse vittima di persecuzione giudiziaria”. Tanto da essere considerato nel tempo quasi un “santo laico”, diventando un’icona di un’amministrazione storicamente di centrosinistra.

   Per questo i ragazzi vittime di abusi negli anni continuano a essere mandati all’interno del centro del fondatore già condannato per violenze sessuali. Piero Tony, oggi a capo della Procura di Prato e allora il giudice minorile responsabile dei numeri affidamenti al Forteto “si vantava” dei rapporti con il centro.[17]

C’E’ UN PROGETTO?

  Quando si parla di condizionamento mentale non si può non parlare dell’Istituto Tavistock.

   Fondato nel 1920 sotto la direzione del generale di brigata e psichiatra dr John Rawlings, il Tavistock nacque per occuparsi dei soldati traumatizzati durante la prima guerra mondiale. Gli psichiatri e psicanalisti scoprirono presto che questi individui erano acutamente suggestionabili; e che lo stesso effetto poteva ottenuto attraverso interrogatori brutali e torture. Essi prepararono tecniche del controllo comportamentale, che furono praticate come parte di vasti programmi di guerra psicologica.

   Nel 1945, in un suo libro (The shaping of psichiatry by war), il generale Rees, propose che metodi analoghi a quelli sperimentati in guerra, potevano attuare il controllo sociale d’intere società o gruppi, in tempo di pace. Scrive Rees: “Se proponiamo di uscire all’aperto e di aggredire i problemi sociali e nazionali dei nostri giorni, allora abbiamo bisogno di “truppe sociali” psichiatriche, e queste non possono essere le equipes psichiatriche stanziali delle istituzionali. Dobbiamo avere gruppi di psichiatri selezionati e ben addestrati che si muovano sul territorio e prendano contatto con la situazione locale nella sua area particolare”.[18]

   Dal 1947 il generale Rees fece carriera nell’apparato dell’ONU,  assieme a Sir Julian Huxley, allora capo dell’UNESCO; e secondo Brewda, un giornalista ebreo americano che è convinto che i terroristi suicidi, sia quelli che si fanno saltare in Israele, sia (se ci sono mai stati) quelli sugli aerei dell’11 settembre 2001, possano essere fabbricati,[19] che entrambi (Rees e Huxley) elaborarono un abbiano elaborato un progetto per la selezione dei quadri nelle colonie dell’impero britannico, ormai traballante per via del fatto che si stavano, sviluppando dei movimenti di liberazione nazionale non controllati dall’imperialismo britannico, per addestrare alla futura “indipendenza” ovvero per uno sviluppo semicoloniale. Gli specialisti del Tavistock perciò cominciarono da allora a creare dei movimenti rivali a quelli che conducevano la lotta di liberazione nazionale: il primo esperimento avvenne in Kenya. Nei campi di prigionia taluni detenuti sarebbero stati selezionati e preparati con metodi psicologici traumatici a formare delle fazioni che si sarebbero dovuto inserire della nella rivolta che era definita dei Mau Mau. L’idea era di infiltrare il movimento di liberazione keniota con gruppi rivali, che le penetrassero e frazionassero, creando lotte intestine. I rivali dovevano usare metodi terroristici feroci, per screditare il movimento. 

   Facciamo un passo indietro per capire qualcosa sul ruolo delle associazioni psichiatriche britanniche e il loro ruolo. 

   Norman Montagu nel 1944 che era il governatore della Banca di Inghilterra si dimette, e cominciò ad avviare un progetto che ironicamente era collegato ai suoi ripetuti esaurimenti nervosi e ricoveri ospedalieri. Norman organizzò l’Associazione Nazionale Britannica per la Salute Mentale. Nei suoi stadi iniziali questa Associazione ebbe come sede la casa londinese di Norman. Il suo assistente presso la Banca di Inghilterra fu nominato tesoriere dell’Associazione. 

   Nel 1948 l’Associazione Nazionale per la Salute Mentale di Norman radunò i leader mondiali della psichiatria e della psicologia al Congresso Internazionale sulla Salute Mentale, presso il Ministero della Salute del Regno Unito. In questo Congresso fu formata la Federazione Mondiale per la Salute Mentale, con lo scopo di gestire i servizi psicologici del pianeta. Lady Norman, l’hostess del Congresso, fu investito del potere esecutivo. Norman scelse per presidente della Federazione Mondiale il capo dell’istituto Tavistock il generale Rees. 

   Le due agenzie delle Nazioni Unite con cui la Federazione Mondiale lavora di più strettamente sono la Federazione Mondiale della Sanità (FHO) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza, e la Cultura (UNESCO).

   È indicativo alcune frasi di Rees per capire il progetto:

   “1948: I Piazzisti del nostro programma di riprogrammazione delle percezioni (lavaggio del cervello di massa) devono agire nell’anonimato e segretamente. E proseguì: il risultato a cui dobbiamo puntare è fare in modo che ciò permei ogni attività pedagogica della vita nazionale…Abbiamo già compiuto una fruttuosa offensiva rispetto a tutta una serie di professioni. Ovviamente le più accessibili sono quelle del settore scolastico e la chiesa, mentre le più ostiche sono legge e medicina. Dobbiamo puntare a far sì che la psichiatria permei ogni attività educativa nella vita educativa della nostra nazione”.[20]

   “1950. Abbiamo condotto un fruttuoso contro un bel po’ di professioni. Le più facili tra queste sono naturalmente l’insegnamento e la Chiesa: le due più difficili sono la legge e la medicina… Se intendiamo infiltrarci nelle attività sociali e professionali degli altri, penso che dobbiamo imitare i fautori del totalitarismo e organizzare qualche tipo di attività da quinta colonna! … Vediamo quindi di diventare, molto segretamente, un ‘quinta colonna’ “.[21]

LA PSICHIATRIA DI SETTORE

   La 1965, venne introdotta la Psichiatria di Settore su influenza francese, progetto che molti trovarono seducente in quanto auspicava la psicoterapia istituzionale e soprattutto proiettava all’esterno del manicomio, cioè sul territorio, l’attività degli operatori. Il Testo Ufficiale del 1960 – la cui stesura peraltro risale al 1954 – delinea il settore come l’unico strumento che strumento che consente alla psichiatria di porre in primo piano i problemi politici della genesi sociale della malattia mentale, e ciò a causa del suo inserimento del tessuto sociale e del suo aggancio alle problematiche collettive. Negli anni ’50 la Provincia di Venezia creò per prima in Italia un centro extraospedaliero per la cura delle persone che sono definite malati mentali, anticipando di fatto di quasi 25 anni la riforma Basaglia. Il Prof. Gino Pastenga, medico e scrittore affermato, che Assessore all’Igiene e alla Salute tra il 1951 e il 1956.

   In quegli anni il suo entusiasmo, la sua determinazione di giovane politico portarono la Provincia di Venezia a conquistare un primato nazionale: l’introduzione delle figura delle assistenti sociali nella struttura manicomiale di San Servolo e la creazione nel 1953 del primo Centro Psichiatrico Extraospedaliero in Italia per l’assistenza delle persone definite mentali. Nel portogruarese i servizi psichiatrici appaiono nel 1972, a Villanova di Fossalta, con un reparto decentrato del manicomio veneziano di San Servolo, presto orientato in una generica comunità terapeutica. Ma è dal 1978, con il primario Domenico De Salvia, che si avvia la trasformazione con l’articolazione del Dipartimento di Psichiatria in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (il reparto ospedaliero) ed il Centro di Salute Mentale (CSM). Al centro della nuova organizzazione c’è dunque il CSM, una struttura aperta, frequentabile senza tante difficoltà e paure da parte di chi già soffre il disagio psichico. Ma il progetto nella messa in pratica fu imposto dall’alto (Tavistock) e fondato più su criteri tecnici che non sui reali bisogni della popolazione. C’è da sottolineare l’elevato numero di ricoveri che si registrarono a seguito della creazione di ambulatori nel territorio, che avrebbero dovuto avere una funzione profilattica di evitamento dell’esperienza negativa del ricovero. La legge 08/03/1968 n. 431 istituzionalizzando l’igiene mentale da un lato, e, dall’altro, limitando a 625 il numero massimo dei posti letto di ospedale psichiatrico si è posto come ponte giuridico per tentativi di ristrutturazione in un senso che si potrebbe definire settoriale per molti ospedali psichiatrici italiani. La psichiatria di settore viene sperimentata prima a Varese (giugno 1964) con lo psichiatra Balduzzi poi a Padova (luglio 1965) e a Torino sempre con Balduzzi e la collaborazione di De Salvia (marzo 1970) e infine a Portogruaro (1972). Provincia e Opera Pia di Torino firmano la Convenzione per l’assistenza psichiatrica che consente il distacco di operatori dagli ospedali psichiatrici per lo svolgimento dell’attività extra ospedaliera e, e modifica e integrazione della Convenzione, viene siglato nel luglio 1973 da CGIL CISL UIL un Protocollo aggiuntivo che promuoveva la settorizzazzione.

   Con la Legge 431/68 viene introdotto il concetto di ricovero volontario “per accertamento diagnostico e cura”, senza limitazioni delle libertà personali, nella direzione di un graduale superamento della condizione di ricoverato coatto. Inoltre, oltre all’apertura dei “centri o servizi di igiene mentale” con funzione numerico del personale, che doveva essere in rapporto 1 a 3; di conseguenza gli ospedali che si vollero adeguare ai parametri volsero il loro interesse verso un progetto di deospedalizzazione per affrontare i costi che tale riforma imponeva.

OGGI LA PSICHIATRIA DI SETTOR E’ FUNZIONALE AL PROGETTO DEL GEN. REES?

      Come si diceva prima, nel 2004 viene approvata dal parlamento la legge sull’amministratore di sostegno, nel 2008 viene sancito il potere assoluto di certificazione sulle “patologie” ai medici psichiatri. Bisogna tenere conto che con questo procedere legislativo c’è il rischio che dalla perizia psichiatrica non ci possa difendere perché è un’opinione in mancanza di prove oggettive esiste, a prescindere dal fatto che essa esiste o meno poiché costituisce semplicemente la stigmatizzazione della diversità, e non dovrebbe decidere l’esito di un processo. In mancanza di prove oggettive (radiologiche, biochimiche o altro) la diagnosi psichiatrica non ha la stessa valenza di una diagnosi medica, e dovrebbe essere considerata una semplice teoria, un’ipotesi non un fatto. Nell’aula di un tribunale, essa non dovrebbe avere probatorio.

   Se vediamo le strutture coinvolte riguardano l’insieme dell’età delle persone umane (dall’infanzia alla vecchiaia) e con le diverse patologie.

   Sanità e Servizi Sociali per la parte inerente la Psichiatria, Psicologia e Servizio Sociale: Consultori familiari (Famiglia, Infanzia, adolescenza e minori in condizioni di disagio), Centri Diurni (Persone anziane), Centri di riabilitazione (Disabilità), Sert e Comunità (Dipendenze), Centri di Igiene Mentale (Salute Mentale) e le strutture operanti nel campo della marginalità sociale e dell’immigrazione.

   Scuola: Neuropsichiatria infantile, psicologi dell’età evolutiva, psicoterapeuti ecc.

   Giustizia per la parte inerente la Psichiatria, Psicologia e Servizio Sociale: Tribunale dei Minori, Case Famiglia, Amministrazione di sostegno, Dipartimento di amministrazione penitenziaria e carceri.

   Per una comprensione maggiore di avvenimenti come quelli emersi inerenti gli affidi e l’uso dei TSO bisogna vedere l’attività sotterranee delle varie caste e dei poteri forti sui vari piani: da quello storico informativo per avere un analisi concreta, sia sui livelli istituzionali coinvolti e che sulle strategie attuate della metodologie usate come quella Tavistock che del controllo e della degenerazione sociale guidata, fino alla comprensione di quali sono gli strumenti di governo sotterraneo, della gestione infiltrata e autenticamente totalitaria del braccio politico e sociale nella società e nella medicina. Bisogna capire come viene attuato il controllo delle più minute formazioni sociali come la famiglia e sono gestiti i minori mediante la formazione e gestione dei minori. Capire come gli individui attenzionati vengono accerchiati e l’uso delle case famiglia. Bisogna capire i metodi Tavistock e i modelli formativi usati dai sociologi, dagli psicologi, e dagli assistenti sociali.

   In sostanza bisogna capire questo progetto di controllo della politica che passa attraverso lo svuotamento della Costituzione, la scalata nelle amministrazioni e nei gangli dello Stato, il finanziamento e il potenziamento di organizzazioni ed associazioni riconducibili (od orientate ed in parte eterodirette) dai centri nevralgici di questo progetto.

   Per attuare questo progetto sono stati arruolati personaggi delle Èlites militari, psichiatri, che sono funzionali a un ruolo di controllo e disancoramento della legalità costituzionale.

  Questo progetto va fermato con il coinvolgimento delle masse popolari, partendo da una pubblica denuncia. Non si può ipotizzare un avvio di trasformazione democratica della società senza sconfiggere questo progetto.

   Ebbene quello che rimane dello “stato sociale” si sta evolvendo verso una prospettica di controllo integrale. Le questioni del mondo militare e della psichiatria militare arruolata, della magistratura infiltrata, delle caste politiche delle varie organizzazioni criminali collegate ai poteri forti, devono essere analizzate per comprendere e combattere meglio questo sotterraneo, come bisogna comprendere il ruolo delle attività della P2, P3, P4, della Supergladio (chiamiamo così una componente fondamentale di questo progetto, che va oltre alla quella che era stato la Gladio) e criminalità organizzata.

   Voglio precisare che questa analisi non ha l’ambizione di essere totalizzante e perciò non si riferisce mai alle componenti statuali e attività pubbliche e private che conservano il loro fine lecito ed il loro deontologico orientamento.

   Si può ipotizzare che c’è stata la sostituzione di una struttura e dei suoi uomini (vecchia P2), con l’avvio di progetto che comporta lo svuotamento delle istituzioni democratiche (borghesi) a partire dal Parlamento, con il passaggio necessario per l’attuazione di questo progetto il controllo degli apparati e dei gangli dello Stato, e l’intervento massivo su partiti, informazione e formazione degli uomini.

   Gli operatori, piccoli, medi e grandi della disinformazione, incistati e sparsi ad arte anche nella rete, tentano, di difendere il velo.

   Per  Supergladio non bisogna intendere   una struttura ben definita, ma una sorta di network composto da psichiatri deviati che agiscono in cordata, una quota di vertici militari, magistrati, politici, psichiatri quota di massoni deviati, psichiatri  infiltrati, utilizzati e gestiti dai servizi segreti, frange importanti delle forze armate e  di polizia, alti funzionari statali, una area di professionisti e associati legati in particolare alle attività forensi o sociali.

   Si può ipotizzare l’esistenza di un sub progetto eterodiretto a livello internazionale a livello internazionale.                                                                      

STATO SOCIALE, LA MAGISTRATURA E LA PSICHIATRIA

   Certamente solo poche persone avrebbe potuto pensare che la nostra Italia “democratica”, sarebbe slittata verso uno Stato autoritario (si potrebbe benissimo definire un capitalismo emergenziale). Che per attuare questo passaggio sarebbero state usate le strutture di quello che rimane dello Stato “sociale”, usate appunto per un controllo sociale diffuso.

   Funzionale a tale scopo è stato il controllo del potere giudiziario, con la possibilità di prospettazione dei fatti e degli uomini nei luoghi sociali e di vita e segnatamente delle famiglie, si sarebbe, così, potuto realizzare un potere autenticamente totalitario[22] sotto l’involucro apparentemente democratico (borghese ovviamente).

   Lo stesso permanere del (mero) involucro democratico poteva riservare sorprese, nonostante la vasta congerie di metodologie e tecniche per condizionare e gestire il consenso e il voto. Non tutto è prevedibile e controllabile, e lo svuotamento dei partiti non poteva bastare.

   Ecco la ragione primaria di una strategia eversiva (rispetto alla Costituzione), strisciante, nascosta, forse la più sofisticata nella storia dell’umanità (dopo il cavallo di Troia).

    Questa diffusa strategia eversiva non convenzionale, è andata incidendo, contemporaneamente sugli assetti dello Stato, dei corpi sociali, degli individui e dei valori, destrutturando sotterraneamente anche i punti di riferimento ideologici ed aggredendo finanche i punti di riferimento etici e religiosi.

 Vari ordini di motivi potevano indurre a questa sofisticazione progettuale, primo fra tutti la crisi generale del capitalismo, crisi non solo economica ma anche politica e culturale. Crisi nella sostanza che investe tutti gli aspetti della società, crisi che determina la potenziale incontrollabilità degli effetti politici   e sociali.

   Nel Bilderberg 2009 prevalse poi la scelta del default strisciante. Quando si parla di Bilderberg si pensa subito alle teorie che sono definite “complottiste”. I motivi che tendono a suscitare la curiosità (spesso morbosa) del pubblico sul Bilderberg e che contribuiscono all’alone di mistero che lo circonda, è dovuto alla segretezza sui contenuti dei dibattiti, nonché la presenza a questi dibattiti del Ghota economico e politico degli USA e dell’Europa Occidentale. La ragione principale è però riconducibile alla sempre più diffusa percezione di impotenza dal parte del cosiddetto “cittadino comune” nei confronti di un economia e di una politica che sfuggono alla sua comprensione. Una crisi economica cominciata alla metà degli anni Settanta e che sembra non finire mai (anzi si accentua), il potere astrato e sfuggente dei mercati finanziari, la stessa vicenda dei debiti pubblici e dell’euro, con le conseguenze devastanti sulle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di milioni di lavoratori, favoriscono la sensazione dell’esistenza di forze oscure e incontrollabili. Una testimonianza evidente di questo stato psicologico di massa può essere individuato nella fortuna di romanzi alla Dan Brown e di innumerevoli saggi su massoneria, sette segrete, tra cui gli Illuminati (che vengono collegati al Bilderberg), e chi ne ha più ha ne metta. In un clima come questa, diventa facile, ad attribuire le cause di quanto sta succedendo all’esistenza di complotti e di gruppi che, come una specie di grande cupola, reggono un “nuovo ordine mondiale”. 

   Questo tipo approccio, fortemente dominante a livello mediatico, limita la comprensione della natura e del ruolo di organizzazioni come il Bilderberg e la Trilaterale. E, in definita, anche la consapevolezza della loro pericolosità, poiché diventa facile derubricare le critiche come fantasie complottiste oppure come critiche folk di qualche giornalista a caccia di scoop.

   Il Bilderberg è una delle organizzazioni, tra le più importanti, della classe capitalistica internazionale. Negli anni Novanta ci fu il fenomeno denominato “globalizzazione”. Sarebbe più corretto dire si stava attuando la mondializzazione del Modo di Produzione Capitalistico (formazione di un unico sistema capitalista mondiale, esteso a tutti i paesi, che è andata ben oltre la fase dell’internazionalizzazione del MPC – anni ’70 – in cui ai paesi semicoloniali si sono aggiunti gli e paesi cosiddetti “socialisti” o che ancora si definiscono tali come la Cina, nel ruolo di fornitura di materie prime e semilavorate e di produzione di manufatti a bassi salari e senza alti costi concernenti la sicurezza e alla protezione dell’inquinamento) nelle fusioni e aggregazioni che crearono grandi imprese produttive mondiali nell’ulteriore sviluppo della finanziarizzazione e della speculazione.

   Dentro un quadro di crisi generale del capitalismo le strategie autoritarie e repressive tradizionali (gendarmerie tradizionali, strategie geopolitiche militari) e quelle politiche economiche (MES, patto di stabilità e via discorrendo) dovevano essere perfezionate.

   Nel frattempo stormi di personaggi (intellettuali, politici e giornalisti pennivendoli) sprecano fiumi di inchiostro e oceani di parole su Stato “sociale”, neo liberismo, diritti e doveri sociali, su destra sinistra e centro, come nei baretti di periferia di fine anni Sessanta. Personaggi che denunciano le politiche determinate dagli organismi internazionali (CEE, Fondo Monetario Internazionale, BCE ECC) senza saper cogliere le dinamiche e i meccanismi profondi, che sono in atto per attuarle. Come proliferano personaggi che come risolutore di tutti i problemi del paese (se non del mondo intero) invocano il superamento del Signoraggio bancario, e la costruzione di una moneta sovrana.

   Nessuno pensava di contrastare dinamiche molto più intricate e meno appariscenti.

   Nessuno veniva in mente che occorreva disarticolare queste trame sotterranee con strategie complesse, con nuovi strumenti e dando nuove informazioni e chiavi di lettura.

   Questo meccanismo sotterraneo che colpisce le persone che ritiene dal suo punto di vista pericolosi. Fondamentale per il funzionamento di questo meccanismo è l’opera degli addetti alla confusione che operano con informazioni manipolate. 

   Come si diceva questo progetto per operare prevedeva l’occupazione della magistratura, a partire dagli incarichi direttivi, con servitori fedeli pronti a deviare il loro ruolo formale, e intervenendo in parallelo con strumenti vari sulla prospettazione dei fatti e sulle persone che li prospettano.

   C’è da chiedersi che scopo avrebbe questa igienizzazione

   Come si diceva prima, le democrazie borghesi per quanto controllate, condizionate, eterodirette e gestite, presentano sempre il pericolo (per le classi dominanti ovviamente) della possibilità del formarsi di una volontà popolare non gestita sufficientemente e il controllo delle informazioni e delle opinioni collettive non risulterebbe sufficiente allo scopo.

    Perciò alle classi dominanti occorre una diffusa e sistematica capacità di intervento sugli individui, mediato anche dalle autorità pubbliche, usando la medesima trama di interventi e tutela sociale, ma invertendone la funzione: lo Stato “sociale” che si ramifica e che dovrebbe tutelare i cittadini soprattutto quando si trovano in difficolta (economiche, sanitarie ecc.),  in realtà invertendone gli scopi e i fini, viene usato  per colpire e controllare chiunque, per conto dei vari gruppi di potere (più o meno sotterranei) attraverso gli strumenti più vari (quali per esempio il controllo mentale, l’uso illegale e sotterraneo delle armi “non letali”, il gang stalking), intervenendo nella sfera delle libertà  dell’individuo nel nome di un presunto “interesse pubblico” che viene presentato come inappuntabile e perfetto.

   È in atto una strategia autenticamente totalitaria attuata da gestori criminali.

   Nella sostanza si è creata una vera rete intrecciata tra magistratura, servizi socio sanitari, e psichiatria che ha allevato psicologi, educatori, laureandi formandoli (ma forse sarebbe meglio dire deformandoli), che tra l’altro ha aiutato a costruire piccoli imperi economici privati, realizzando così un vero e proprio intrico di attività, interventi e presenze, pronte a essere mobilitate in ogni momento. Rete che è fortemente intrecciata con settori della politica, dell’apparato dello Stato (da comprendere gli apparati delle Regioni e dei Comuni, da settori dei servizi segreti, dell’esercito e delle forzo dell’ordine).

   Questa rete nasce con il fine di superare la strategia piduista primitiva e il conflitto tra due generazioni massoniche.

   La P2 attraverso il progetto di “Rinascita Democratica” si proponeva il controllo degli organigrammi essenziali di vertice e della informazione attraverso televisioni, giornali e della politica, ideando persino la artificiale costruzione di partiti con l’obiettivo di eliminare le garanzie e i diritti legati al lavoro.

   Questo progetto fu superato, dallo scontro tra Berlusconi e la sua corda piduista e i poteri forti finanziari internazionali.

   L’accentuarsi della crisi generale del capitalismo necessitava un controllo più sistematico, dove quote di giudici e della relativa funzione giudiziaria dal piano ordinamentale (nomine e incarichi) diventassero funzionali alla creazione di un sistema normativo orientato e diretto a creare e rinforzare la trama di poteri diffusi necessari al governo della società e delle istituzioni.

   I partiti dovevano essere definitivamente allontanati dalle loro radici sociali e popolari, la politica veniva condizionata, irretita, ricattata e controllata, l’informazione e la cultura depotenziate e controllate, televisioni e giornali d’importanza nazionale asserviti o quasi.

   Bisognava normalizzare la potenziale svolta democratico costituzionale della Magistratura.

   Una delle peculiarità del caso italiano inerente ai movimenti presenti nel paese degli anni Settanta, è data dall’estensione dei movimenti di contestazione anche nei corpi dello Stato (Polizia, Esercito e Magistratura). Tali movimenti hanno avuto un diverso grado di penetrazione da caso a caso: nella Magistratura si è trattato di una minoranza abbastanza contenuta (sempre meno del 20%) ma molto battagliera ed efficace.

  Questa normalizzazione avveniva dentro il quadro dello scontro tra la vecchia massoneria infiltrata in modo tradizionale e la nuova massoneria, abilmente insinuatesi con metodi vari ed efficienti.

   Questa svolta è databile a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, il varco si aprì con Tangentopoli e vi fu un’accelerazione dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio.

   Progettando diritti e parlando di istituti, alcuni miravano (silenziosamente) ad un risultato che era l’opposto rispetto ai fini dichiarati e potenziali.

   Una vicenda, fra tutte, a titolo di mero esempio vide a braccetto Magistratura Democratica e Psichiatria Democratica. Questa faccenda nasceva dal fatto che sin dal 1997 e dal 1999 si invocava una legislazione sulla Amministratore di sostegno, un istituto che avrebbe dovuto essere a “beneficio dei bisognosi, dei minorati”.

   Nel 1997 se ne argomentava la necessità affinché non si parli più di “roba ma di “quotidianità” soprattutto oggi che si stanno svuotando gli ospedali psichiatrici”, usando un argomento formale evidentemente strumentale, non fosse altro per clamorosa tardività, che nascondeva un’idea di ingegnerizzazione sociale.

   Nel 2004 ci fu la legge approvata dal Parlamento sull’amministratore di sostegno, nel 2008 fu dato ai medici psichiatri il potere assoluto di certificazione sulle “patologie”, l’inizio del XXI secolo vede attuarsi la strategia che colpisce una serie di persone (spesso attuando nei loro confronti un attività di accerchiamento). Nel 2012 il DM V, espande il vaglio di criticità mentale, in sostanza a tutti gli aspetti del comportamento umano e alla sfera di condotte e reazioni che se non patologiche sono fisiologiche (come dire l’identità umana in mano al psichiatra con un ventaglio di discrezionalità tale, che neanche i parroci di paese nel medioevo avrebbero potuto immaginare).

   Non è certamente un caso che ci furono centinaia di denunce in tutto il paese sull’uso deviato e sulle nomine dell’amministratore di sostegno a fini diversi dal “sostegno”.

   All’orizzonte vi era, ed emerge (per chi ha gli occhi e vuole vedere) in modo eclatante, la concettualizzazione ed applicazione concreta di istituti finalizzati ad un controllo sociale autoritario deviato e diffuso, anche, dove psichiatri, psicologi, educatori e assistenti sociali sotto l’egida dei primi e dei magistrati di settori “sensibilizzati”  o plasmati attraverso informazioni e nozioni manipolatorie, che entrano in modo deviato nelle sfere individuali, talvolta condotti per mano alla finalità della distruzione e del controllo delle persone attenzionate.

   Si è costruito un dedalo mediante il controllo di professionalità, ruoli, interfaccia con le componenti della magistratura più “consapevoli” e un uso spregiudicato delle occasioni degli strumenti e degli ambiti di “tutela”.

   Si trattasse di conflitti genitoriali, di minori o di conflitti parentali, o di persone considerate “ordinarie” oppure “speciali” le logiche degli interventi, indicano un principio di sottrazione, di intervento sociale autoritario o un pratica di favoreggiamento di persone con pedigree cari alle nuove cordate. La trama degli interventi attuati disegna una giurisdizione che crea dolore, che crea dolore, danni, orienta scelte fortemente ingiuste e lo fa con argomenti soavi e spesso con sul piano formale difficili da contestare.

    Negando l’alienazione genitoriale e proponendo la chiave di lettura dello scontro tra genitori e la necessità di sottrarre a tale conflitto i minori, s’ingenera un fenomeno di adduzione verso case famiglia (e del relativo business) ma anche versi pratiche e situazioni non note nelle case famiglia o verso situazioni pseudo comunitarie criminali che hanno avuto un forte livello di copertura e sponsorizzazione istituzionali.

   Come nel caso del Forteto.[23]

   Su questo scenario incombe la proposta di una nuova normativa sui T.S.O. Trattamenti coattivi ospedalieri, formalmente per persone che hanno problemi psichici, che da strumento eccezionale, che avrebbe dovuto essere sottoposto a un meccanismo di doppia certificazione (l’ordinanza del Sindaco e la verifica della legittimità della stessa) e un operatività che avrebbe dovuto essere di sette giorni rinnovabili con un limite breve, diventerebbero nelle intenzioni dei proponenti uno strumento di neo-carcerazione psichiatrica semestrale rinnovabile, sino ad un anno, e poi rinnovabile sulla base di una sola certificazione a monte, addirittura di un solo medico.

   Altro che diritti e salute, la presa del potere da parte degli psichiatri di apparato e di sistema che lavorando a stretto contatto con il circuito giudiziario, che nel frattempo si è strutturato per agevolare questa tendenza normativa, avvierebbe una stagione di un controllo sociale di tutti gli individui certificati.

   Un’altra vicenda è stata quella che ha coinvolto il magistrato Paolo Ferraro rispetto alla Caserma della Cecchignola dove sono state registrate delle attività parafiliaco sessuali esoteriche dentro un’abitazione civile frequentata da militari di tanfo e da ragazzini. Dove si è potuto accertare l’utilizzo di tecniche e modalità di intervento sulla psiche di una “sacerdotessa” a cavallo tra intonazioni medioevalistiche, condizionamenti e pressioni psichiche dinamiche e un vero e proprio trattamento mentale secondo parametri sviluppati dalla psichiatria militari e attuati dal famigerato Progetto Multar.[24]

   A Trieste invece c’è un denuncia pubblica dello strapotere della psichiatria post-basiliana deviata (ritengo doveroso specificare la deviazione per non infangare la memoria di un intellettuale e medico psichiatra portatore di un progetto di trasformazione democratica della psichiatria e di una pratica ed intuizione che nulla hanno a che fare con l’attuale andazzo). Sono denunciate pratiche di interventi e T.S.O. costruite in un circuito chiuso di potere.[25] 

   Da molti viene denunciata la devastazione della pratica delle amministrazioni di sostegno, dove si rimpinguano le tasche degli amministratori e si attua un uso deviato di chi gestisce le amministrazioni.[26]

   Da questi esempi descritti emerge il pericolo reale di un controllo sociale e totalitario.

    Come emerge il fatto che l’istituto dell’amministrazione di sostegno stia andando nettamente fuori controllo, perché la lezione appresa dagli utili idioti di cordata e dai kapò legati ad apparati deviati, lo rende nella pratica un’occasione di brigantaggio coperta e sicura: patrimoni interi e persone sane, sono imprigionate e distrutte, togliendo a quelli che avrebbero dovuto essere i “beneficiati” (che inaccettabile ipocrisia della parola), disponibilità economiche e potere di agire, letteralmente invadendo e vuotando la loro sfera personale, infine conducendoli a  ricoveri programmati ex ante, dietro un ipocrita enucleazione di un sostegno “minimo”, per la loro morale e anche fisica lenta distruzione.

  I tentativi di razionalizzazione pubblica e controllo ex post, si scontrano con l’indisponibilità di fondi per rendere retribuita l’attività degli amministratori di sostegno, altrimenti resa lucrosa in via criminale. Mentre la legge è stata fatta partire senza neanche garanzie di formazione e selezione degli amministratori.

SULLA MAGISTRATURA

   Un altro aspetto dell’involuzione autoritaria nei paesi imperialisti occidentali (in particolare in Italia) è il controllo della funzione giudiziaria dal suo interno.

   A riguardo della funzione giudiziaria bisogna precisare che i giudici non sono una supercasta.

   Cerchiamo di mettere in ordine le idee a proposito.

   Nello Stato moderno lo Stato e il diritto non esistono senza l’interpretazione e la successiva applicazione della Legge al concreto, attraverso un corpo professionale (o politico negli stati a Common Law[27]) addetto alla funzione basilare. Ed è vero che nel nostro paese questo corpo professionale risulta indicato come casta sociale, legata ed intrecciata quale élite borghese legata ad altre componenti di élite.

    Ma è evidente che il nodo non è questo.

   Per un verso l’interpretazione fedele alla Costituzione del ruolo della giurisdizione ha assicurato una evoluzione del sistema giuridico verso la più incisiva tutela dei soggetti deboli e delle classi sociali subalterne.

   Diversamente da quanto è stato continuamente detto dai fautori del cosiddetto “ammodernamento” della Costituzione, il rimaneggiarla e cambiarla profondamente viene presentato come un’esigenza tecnica di adeguare alcune norme ai nuovi tempi. Questa è una motivazione menzognera che nasconde il fatto che le costituzioni non sono un fatto meramente tecnico, esse rispecchiano i rapporti fra le classi e possono avere sia un segno progressivo che regressivo. Nessun mutamento è neutro, indifferente al contesto sociale e alla lotta di classe.

  Il periodo che va dal 1968 al 1978 è senza dubbio quello che ci fu una maggiore vitalità nell’applicazione della Costituzione poiché coincise con la grande stagione di lotte operaie e popolari che ci furono non solo in Italia ma in tutto il mondo capitalistico. Questo decennio, nonostante gli errori strategici e tattici commessi dai protagonisti di allora, ci furono degli avanzamenti effettivi per le masse popolari.

   In questo periodo le masse popolari, con alla testa la classe operaia, hanno strappato alla borghesia, con dure lotte tutta una serie di miglioramenti quasi in ogni campo: reddito, rapporti di lavoro, abitazioni, assistenza sanitaria, previdenza sociale, pensioni, assistenza e servizi sociali, istruzione scolastica, condizioni igieniche generali, diffusione di massa degli elettrodomestici, estensione di reti di servizi pubblici (trasporti, acqua, gas, nettezza urbana, telefono ecc.) e contenimento delle tariffe che li rendeva accessibili anche alle famiglie a basso reddito, diritti civili (limitazioni all’arbitrio della pubblica amministrazione, libertà di residenza, legalizzazione del divorzio e dell’aborto, limitazione delle discriminazioni sulla base del sesso, della razza, della nazionalità, della religione, della nascita e dell’età, estensione dei diritti di sciopero, propaganda, stampa ecc.).

   Questo periodo sta a dimostrare la fondatezza della tesi marxista che le riforme (intese nel senso di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori)[28] sono il sottoprodotto di una lotta rivoluzionaria o comunque radicale da parte del proletariato.

   Periodo CHE si concluse in Italia alla fine degli anni Settanta con una progressiva messa all’angolo delle forze operaie e con l’avvio della controffensiva capitalista generalizzata a livello internazionale con il cosiddetto “neoliberismo” di Reagan e della Thatcher, mentre rimaneva dopo il fallimento del compromesso storico la conventio ad excludendum verso il PCI.

   La conventio ad excludendum vero verso il PCI è la dimostrazione lampante che la democrazia borghese non è veramente democratica poiché è la borghesia a decidere chi abbia la dignità di governare o meno, a prescindere dai consensi elettorali.

   Torniamo al discorso sul ruolo della magistratura.

   Dalla seconda metà degli anni Ottanta con la decadenza del sistema definito della “prima repubblica” (in realtà era la crisi del sistema democristiano cominciata nella metà degli anni Settanta) alla magistratura fu attribuito un ruolo eccessivo e squilibrato sul controllo della legalità.

   Certamente la maggior parte dei giudici erano spesso inconsapevoli o consapevoli solo in parte del contesto globale in cui operavano e di quello che galleggiava, sopra e sotto.

   Certamente i magistrati sono per vocazione e quasi per ruolo allineati al vento della storia, poiché la stessa opera di interpretazione delle norme e delle clausole generali va tendenzialmente ancorata a quelli che sono i valori predominanti medi e non alle personali convinzioni del giudice.

   Noi abbiamo una Costituzione progressiva e al contempo rigida, sull’effettività tutela dei diritti e sulla centralità della effettiva indipendenza della giurisdizione. In altri termini, il giudice deve continuare ad interpretare le norme secondo i parametri e i valori costituzionali in una direzione che non debbono e non possono tener conto, ad esempio, delle svolte reazionarie o del conculcamento pubblico dei diritti.

  E dentro un quadro che vede una svolta reazionaria in atto e i diritti vengono calpestati, i magistrati sono attaccati e definiti (usando una definizione fuorviante) supercasta.

   Chi denuncia genericamente privilegi e poteri della magistratura, svia in maniera più o meno consapevole, i nodi veri che sono sul tappeto, poiché mascherano il tentativo di portare sotto controllo autoritario la giurisdizione.

   In questa fase storica il Grande Potere, che sarebbe la frazione dominante della borghesia che è la Borghesia Imperialista; dirige, stravolge e rimodella i poteri dello Stato, annullando la concreta vita dei principi democratici, è funzionale a questo scopo il deviare il potere giudiziario, ovunque serva ad interessi, a interessi a fini estranei alle istituzioni.   

   Se una volta ci si poteva limitare alla denuncia del Leviatano[29], del potere autoritario puro dello Stato, oggi si deve parlare di qualcosa di nuovo.

   Vi sono soggetti che segretamente associati indicano vie e direttive, e vi sono associazioni segrete o meno, trasversali, che al di là delle differenze apparenti, gestiscono fenomeni criminali socio politicamente distruttivi secondo interessi e strategie che con l’autodeterminazione dei popoli, della democrazia intesa come potere del popolo e con le varie libertà non hanno nulla a che fare.

   Perciò più che supercasta sarebbe più corretto dire che ci sia un gruppo deviato e segreto di magistrati che in accordo occulto orientano e gestiscono la funzione giudiziaria, alterandolo nell’ombra.

   La novità sta nel fatto che una ristretta aera di eletti e di membri degli apparati dello Stato si è sostituita alle precedenti cordate piduiste tradizionali. Questa area ha utilizzato l’infiltrazione per portare avanti i vari progetti di controllo e di dominio.

   Questi progetti sono realizzati per conto e in rappresentanza occulta degli stessi poteri sovranazionali, che avevano appoggiato la precedente cordata piduista: questo cambio di guardia è stata caratterizzata da una forte attività giudiziaria.

   Nella lotta per questo cambio di guardia ci furono manovre sotterranee, ricatti, minacce, l’uso deviato degli strumenti disciplinari e delle regole. Furono usati strumenti ed attività criminali di ausilio, ovviamente meno visibili e certo non tutte facilmente classificabili.

   Questa organizzazione deviata e non pubblica non è la supercasta ma è un organizzazione criminale di stampo mafioso prevista e sanzionata dall’art. 416 del codice penale[30], che tramite omertà, occupando e controllando sempre più ferreamente i poteri statuali, gestisce per fini propri o strumentali, sviando le funzioni rivestite, le varie attività che spesso sono sotterranee e criminali.

   Il progetto è quello dello svuotamento degli Stati e delle democrazie borghesi.

   Le premesse dell’attacco organico alla Costituzione (soprattutto nella parte seconda) sono ritracciabili nella riunione della Commissione Trilaterale del 1975.

   La Trilaterale ha origine da quel serbatoio che è il Council of Foreign Relation (Cfr), il Consiglio per le relazioni internazionali[31], un’associazione costituita a Parigi nel 1919 da Edward Mandell House, un influente uomo d’affari texano, eminenza grigia che accompagnò il presidente Wilson alla Conferenza di pace, quando le nazioni vincitrici del primo macello mondiale imperialista si stavano spartendo il mondo.

   Dalla Conferenza di Parigi scaturirono il Trattato di Versailles, che poneva i presupposti di una nuova conflagrazione nel cuore dell’Europa, dove si creò la Società delle Nazioni (che i bolscevichi definirono giustamente un covo di briganti), incarnante l’idea di una specie di governo mondiale federativo, poi ripresa dopo il secondo macello mondiale con l’O.N.U.

   Il quartier genere del Cfr si trova presso Harold Pratt House, un edificio di quattro piani donato all’organizzazione dai Rockefeller (guarda caso), all’incrocio della sessantottesima Strada nuovayorchese con l’elegante Park Avenue. E qui che vengono allevati i futuri alti funzionari e consiglieri governativi degli Stati Uniti, come H. Kissinger e Z. Brzezinski, solo per citare i più noti.

   Ma il CFR  non sarebbe altro che l’emanazione più esterna di una società segreta che affonda le sue radici nell’ Inghilterra vittoriana, e precisamente raccoltosi intorno a John Ruskin, un critico estetico, riformatore sociale e profeta politico, una personalità percorsa da una vena romantica che predicava in un linguaggio biblico e infuocato, l’avvento di una platonica Politeia, dove tutto, lavoro, modo di vestirsi, sposarsi e addirittura di procreare sarà regolato dallo Stato, o meglio dai sapienti che lo dovrebbero reggere. Ruskin non nutriva alcuna simpatia per gli ideali di libertà e di eguaglianza, era profondamente convinto della superiorità di alcuni uomini su altri.

   Non è un caso che queste idee si sviluppano alla fine del XIX secolo quando il capitalismo entra nella sua fase imperialista. Proprio in questo periodo nascono nuove forme di controllo e di repressione, alimentate da specifici pregiudizi e appoggiate da apposite costruzioni culturali.

   E in questo periodo che si sviluppano interpretazioni arbitrarie della biologia che vorrebbero stabilire che alcuni popoli sono superiori e altri inferiori (razzismo) e che alcuni individui sono superiori e altri inferiori (eugenetica).

   Si comincia a teorizzare che i leader sono geneticamente destinati a comandare e ciò che vale per un individuo vale per un gruppo, un popolo, una nazione.

   Nel 1891 un gruppo di personaggi imbevuti di tali dottrine tra i quali spicca Cecil Rhodes, il colonialista conquistatore del territorio africano che fu dato il nome di Rodesia costituì una società segreta caratterizzata da una fanatica vena di pananglismo razzista; che aveva come scopo di imporre al mondo il predominio britannico, tale programma era animato da un afflato che spostava l’accento dalla nazione alla razza, postulava l’esigenza di un’alleanza tra le nazioni di razza anglosassone. Dopo la morte di Rhodes un’altra figura di proconsole sudafricano, lord Alfred Milner, organizza una cerchia esterna, la Round Table, che deve assicurare all’originaria società segreta, un ambiente di simpatia e di fattiva collaborazione. Nel 1914 funzionano gruppi della Round Table in Inghilterra, Sud Africa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India e Stati Uniti. Il coordinamento delle loro attività viene assicurato da un organo trimestrale, The Round Table, che esce completamente anonimo, allo stesso modo della rivista gesuiti La Civiltà Cattolica, analogia non casuale, se si pensa che la Compagnia di Gesù costituiva il modello organizzativo di Cecil Rhodes.

   Alla fine della prima guerra mondiale, quando è ormai chiaro che gli Stati Uniti sono destinati ad assumere un importanza sempre maggiore più grande nel contesto mondiale, il gruppo americano della Round Table offre la piattaforma per la creazione della Cfr, assumendo il compito di contrastare la tendenza isolazionista dell’opinione pubblica: il grande business e i trust volevano mantenere l’apertura dei mercati mondiali. La sovrastruttura ideologica era data dalla teorizzazione da parte della setta segreta originaria dell’egemonia planetaria della razza anglosassone.

   Da sempre il CFR formula le sue azioni sulla basi di scenari previsionali. Il caso storico più celebre ebbe luogo nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale. Il Bar and Pece Studiose Project, l’apposito gruppo di studio creato dal CFR[32], per valutare quali sarebbero state le conseguenze, per il business americano, di una vittoria dell’Asse.

   Il gruppo di studio si pose alcune domande preliminari. Su quanta parte delle risorse e del territorio mondiale gli USA dovevano avere il controllo diretto, per mantenere ed estendere il loro livello di potere? Quanto era autosufficiente il vasto spazio dominato dagli USA (costituito dai paesi dell’America Latina), confrontato con un Europa egemonizzata dalla Germania?

   Per rispondere a queste domande, il CFR lanciò il più grandioso studio econometrico mai tentato fino allora. Il mondo fu diviso in settori d’influenza politica, e per ogni settore si calcolò la produzione e il commercio locali di materie prime e beni industriali. Fu introdotto nel quadro almeno il 95% di tutti gli scambi mondiali di materie prime e beni. Con queste, misurando le cifre dell’import e dell’export, si calcolò il grado di autosufficienza di ciascuna delle grandi regioni geo-politiche: il Wester hemisphere (gli USA e il suo giardino di casa), l’impero Britannico, l’Europa continentale, l’area del Pacifico. Emerse che l’autosufficienza dell’Europa continentale dominata dalla Germania sarebbe stata assai più alta di quelle delle due Americhe[33]. Nel Pacifico si ottenne lo stesso risultato: emerse che il Giappone come potenza minacciava i piani del CFR.

   La minaccia consisteva in questo: un Europa sotto il dominio tedesco, con l’integrazione della tecnologia tedesca e delle risorse naturali russe, avrebbe costituito uno spazio economico concorrente non dipendente dalle importazioni americane. In Asia e nel Pacifico, l’integrazione tra potenza industriale giapponese e l’immensa dotazione di manodopera cinese avrebbe creato un altro spazio economico concorrente. Un rischio mortale per le società americane che vivevano importando materie prime da queste aree, ed esportandovi beni e capitali.

   Il Presidente Roosevelt e il suo entourage furono convinti da un rapporto del CFR ad entrare in guerra a fianco dell’Impero Britannico, che all’epoca era ancora una grossa potenza economica. Già da mesi, un gruppo di pressione appositamente creato dal CFR, il Centufuture Group, aveva indotto l’amministrazione ancora formalmente neutrale a inviare cinquanta incrociatori alla Gran Bretagna in cambio di future basi su delle colonie britanniche.

   È appunto nell’ambito del CFR che nel 1972 sono venute le prime proposte di formazione della Commissione Trilaterale. È sempre in questo ambito, nasce l’idea di una strategia verso il campo socialista e verso i partiti revisionisti basata sull’allentamento dei loro vincoli rispetto a Mosca. Questo sgretolamento si sarebbe basato sulla penetrazione commerciale occidentale e dal contagio ideologico rappresentato dagli eurocomunismi.

   L’analisi che fanno i membri della Trilaterale è che la crescita della democrazia sociale nei paesi imperialisti che si è avuta nel periodo 1968/75, che si tradusse in un reale pluralismo politico e sociale a vantaggio delle masse popolari, pluralismo che gli intellettuali organici della Trilaterale chiamano frantumazione, e per questo motivo sostenevano che si era raggiunto il massimo di democrazia compatibile con il sistema capitalistico.

   Per difendere il sistema, diventa prioritaria l’ideologia della “governabilità”. La traduzione italiana delle indicazioni della Trilaterale è costituita dal Piano di rinascita democratica, elaborata dalla Loggia massonica P2.

   Questo piano fu fatto scoprire a bella posta nel giugno 1981 all’aeroporto di Fiumicino, in un doppiofondo di facilissima individuazione, della valigia della figlia di Licio Gelli.

   Data di stesura del Piano è l’inizio del 1976. Il Piano di rinascita democratica per i momenti limita l’intervento istituzionale a semplici “ritocchi”, riguardanti le norme operative della Costituzione vigente (seconda parte), tali da salvaguardare, a parole, l’armonia dei principi del disegno originario (prima parte). È di particolare interesse, l’osservazione che la caratteristica di fondo di questa seconda fase consiste nella formazione di due poli, entrambi moderati, liberal-conservatore l’uno e social-laburista l’altro, capaci di sostituire il dissolto sistema partitico – la cosiddetta “partitocrazia” – rimuovere la conflittualità di classe e ogni impostazione ideologica (quella marxista ovviamente), per venire incontro alla cosiddetta “opinione pubblica”. Il Piano di rinascita democratica delinea un sistema politico borghese in netto contrasto con quello delineato dalla Costituzione: riduzione dei poteri del parlamento, presidenzialismo, bonapartismo, legame diretto tra il capo e le masse (se si guarda gli atteggiamenti di Berlusconi e di Bossi è evidente che il loro modello è quello del capo carismatico); limitazione del diritto di sciopero, criminalizzazione della conflittualità sociale. Sul piano ideologico, ma con forte valore politico, vi è la rottura con l’atto di nascita della Costituzione: la Resistenza.

   Il libro Il sistema di Alessandro Sallusti Luca Palamara (Rizzoli, 2021), ingenera ulteriore confusione sul ruolo della magistratura.

   Voglio precisare che questo libro non contiene particolari falsificazioni nella narrazione di fatti, sulle manovre e manovrette che riportate, molte delle quali erano già note.

   Si tratta comunque di rivelazioni parziali, sulla falsariga dello schema del “manuale Cencelli”[34] nell’indicare le nomine dei capi degli uffici e le invasioni di campo nella politica da parte dei magistrati.

   Palamara attraverso la gran cassa mediatica che gli hanno dato i mezzi di informazione di area conservatrice ha voluto sviluppare la tesi che a governare la magistratura ci fosse una “cupola rossa” che elimina tutti coloro che si oppongono al suo potere.

   Ma le cose stanno veramente così?   

   Come mai nel libro non si citano le morti definiti inspiegabili di molti magistrati?

    Il 5 gennaio 2012 muore di infarto Pietro Saviotti, procuratore aggiunto di Roma. Era a capo del pool antiterrorismo e dei reati in genere contro la personalità dello Stato[35]. Un infarto stronca Pio Avecone, procuratore aggiunto presso la procura di Napoli[36]. Il 25 luglio 2012 un camion si scontra frontalmente con una Land Cruiser che si dirige verso Otijwarongo in Namibia. I tre occupanti dell’auto muoiono sul colpo, tra loro c’è il giudice Michele Barillaro. Qualche settimana prima, il 9 luglio, il ministero dell’Interno aveva tolto la scorta a Barillaro, gip presso il tribunale di Firenze. In seguito, 16 luglio, Barillaro aveva ricevuto delle minacce contenute in una lettera recapitata all’Adnkronos. Il giudice Barillaro si era occupato tra l’altro del processo Borsellino ter[37]. Il giorno successivo (26 luglio 2012) moriva Loris D’Ambrosio di infarto fulminante. Spariva così il custode delle suppliche di Mancino, imputato al processo di Palermo per i collegamenti mafia-Stato[38].  Ed infine il 13 ottobre del 2012 il procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna muore a 61 anni per attacco cardiaco. Caperna era il responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione ed in questa veste coordinava le indagini relative a fatti su corruzione ed altri[39].

   Niente di tutto questo emerge nel libro di Palamara e Sallusti.   

   Nel libro si afferma che un procuratore della repubblica, se è in gamba, se ha nel suo ufficio un paio di aggiunti svegli, un ufficiale di polizia giudiziaria che fa le indagini sul campo che sia altrettanto bravo e ammanicato con i servizi segreti, e se questi signori hanno rapporti stretti con un paio di giornalisti di testate importanti e soprattutto con il giudice che deve decidere i processi, frequentandone magari l’abitazione, avrebbe più potere del parlamento e  del presidente del consiglio. Soprattutto perché farebbero parte di un “sistema” che lì ha messi e che per questo li lascia fare, oltre ovviamente a difenderli.

   In sostanza in questo libro si sostiene la tesi della magistratura italiana come una componente fondamentale della cosiddetta “anomalia italiana”, che è la tesi sostenuta da Edward Luttwak autore del libro Strategia del colpo di Stato. Manuale pratico (titolo originale: Coup d’État: A Practical Handbook). È un libro di argomento storico-politico, pubblicato nel 1968. Un’edizione riveduta e ampliata fu stampata nel 1979.

   Da tenere conto che Palamara e sua cordata non hanno abrogato la Costituzione, ma aggirata occupando così uno dei gangli fondamentali dello Stato per attuare condotte illecite e illegali.

   La cosiddetta “cupola rossa” che Palamara indica in maniera fumosa come responsabile delle deviazioni della magistratura, ha agito a cavallo dell’epoca P2, in effetti potenziando il potere della magistratura, facilitato dal ruolo di supplenza e dal vuoto della politica (vuoto che è stato costruito dagli stessi vertici politici, un vuoto voluto insomma).

Giurisdizione e psichiatria per un controllo sociale diffuso

   Progettando diritti e parlando di istituti, alcuni personaggi ben inseriti nei vari gangli dello stato e delle formazioni politiche, miravano silenziosamente ad un risultato che era l’opposto rispetto ai fini dichiarati.

   Questa vicenda vide andare a braccetto Magistratura Democratica e Psichiatria Democratica.

   Sin dalla fine degli anni Novanta si invocava una legislazione sull’Amministratore di sostegno, di un istituzione che sarebbe stata creata a tutela dei bisognosi e dei minorati.

   Nel 2004 ci fu la legge che istituì questo istituto, nel 2008 ai medici psichiatri viene fatto assumere il potere di certificazione assoluta sulle “patologie”.  In sostanza si crearono degli strumenti legali per attuare la strategia dell’accerchiamento delle vittime designate. Accerchiamento finalizzato alla distruzione degli individui.

   Ormai sono centinaia le denunce in tutto il paese sull’utilizzo deviato della psichiatria e sulle nomine dell’amministratore di sostegno a fini diversi dal sostegno.

   All’orizzonte emerge oggi in modo eclatante, la concettualizzazione e l’applicazione concreta di istituti finalizzati ad un controllo sociale autoritario,  deviato e diffuso,  soprattutto  dove psichiatri, psicologi, educatori, ed assistenti sociali sotto l’egida dei primi (ovvero gli psichiatri) e magistrati di settore “sensibilizzati” o plasmati attraverso informazioni e nozioni manipolatorie, talvolta condotti per mano alla finalità della distruzione e del controllo delle persone attenzionate.

   Nel frattempo l’istituto dell’amministratore di sostegno, nonostante tutte le iniziative di diffusione, va nettamente fuori controllo, perché la lezione appresa dagli utili idioti di cordata e kapò legati ad apparati deviati, lo rende nella pratica una occasione di brigantaggio coperta e sicura: patrimoni interi e soggetti sani vengono imprigionati e distrutti, togliendo ai “beneficiati” (che orrenda ipocrisia della definizione) disponibilità e potere di agire, letteralmente invadendo e svuotando la loro sfera personale, infine conducendoli a ricoveri programmati ex ante, dietro ad una ipocrita enucleazione di un sostegno minimo, per la loro distruzione.

   Un esempio lampante è quello accaduto a Piera Crosignani. Le cronache locali della Toscana parlano di lei[40]. La vicenda è clamorosa, non fosse altro per i 150 miliardi di lire che fanno da sfondo o, più propriamente, da protagonisti. A fine degli anni Novanta, la signora è un’anziana ereditiera. Suo nonno materno che è ricco industriale del settore siderurgico, le lascia un tesoro valutato circa 150 miliardi. Ripeterà in quegli anni l’ereditiera “Sono in un incubo senza via di uscita, anche se ho contattato un amico di vecchia data, medico, ora ministro[41] e spero che qualcosa per me possa cambiare. Intanto sono stata sbattuta fuori dalla casa dove ho abitato per cinquanta anni e tutti i miei beni sono stati assegnati ad un tutore[42]”. L’incubo di cui parla inizia il 9 giugno 1999, quando, con una sentenza del tribunale di Milano (pubblico Ministero Ada Rizzi, giudice tutelare Ines Marini – nomi da tenere presente, perché torneranno nella seconda storia), viene stabilita l’interdizione della Crosignani su richiesta dell’ex marito, un diplomatico di nazionalità austriaca. Ecco il punto: il marito va in tribunale e dice che la sua ricchissima moglie non ci sta con la testa, un giudice chiede una perizia; una udienza, una contro-perizia e il giudice decide. Tutto in venti minuti. E decide che sì, la signora Piera si trova in situazione di abituale infermità di mente, anzi, dirà la sentenza, “affetta da delirio paranoico”. Il patrimonio naturalmente passa di mano, dalle sue a quelle dei tutori che si sono avvicendati[43] e che – stando alle accuse formulate dalla donna e da chi la assiste – non si dimostreranno all’altezza di gestirlo con prudenza e oculatezza, anzi! Pur non potendo ancora affermarlo con certezza, l’ammanco patrimoniale subito nel giro di pochi anni potrebbe arrivare fino a 35 milioni di euro. La Crosignani, da ricchissima che era, rimane senza nulla. Si trasferisce nella provincia lucchese dove amici l’accolgono e la sostengono.   La “paranoica” Piera, maturità classica, quattro lingue parlate correntemente, studi alla Sorbona e a Cambridge, legge Sofocle e Ibsen quando incontra lo psichiatra Gian Luca Biagini all’Asl 2 di Lucca[44] che contesta da subito la perizia ammessa dal tribunale di Milano: affermerà che “Piera Crosignani è perfettamente lucida, dotata di capacità critiche non comuni, sostenuta da un elevato patrimonio culturale. E’ del tutto esente da turbe psichiche. Ha esposto con accorati accenti fatti della sua vita. Nei colloqui non ho riscontrato elementi psicopatologici di sorta”[45]. Ma allora non è matta ne paranoica? Per Biagini “E’ sana di mente, sanissima, ed è un miracolo che il suo cervello sia uscito indenne da questa sconvolgente esperienza”[46].


   E lo psichiatra di Lucca va oltre: spedisce un esposto al Ministero della Giustizia e al Consiglio Superiore della Magistratura oltre che segnalare all’Ordine dei medici di Milano il comportamento del perito del tribunale e la validità della perizia a suo dire inspiegabile. Silenzio e ancora silenzio. Si susseguiranno perizie su perizie, finché la Crosignani, “matta” per legge da anni, viene riabilitata da una revoca della sentenza di interdizione accolta nel giugno 2005. Della serie: “ci scusi tanto, ci siamo sbagliati!”. La signora Piera Crosignani è sanissima. Happy end? Neanche per sogno.


   Il giudice tutelare del tribunale di Lucca impedisce alla signora di ritornare in possesso delle sue proprietà. Sana sì, ma che non tocchi il suo patrimonio (per quello ci sono i tutori, sempre). Delle due l’una: se la Crosignani proprio non è matta, allora il suo delirio paranoico diagnosticato può anche essere, al contrario, una lucida consapevolezza di essere divenuta vittima di una organizzazione truffaldina.


   Ancora sette anni fa raccontava a Il Giornale del 17 settembre 2000 come il sospetto di non essersi imbattuta in un banale errore professionale di un perito frettoloso o inesperto, le fu chiaro sfogliando Famiglia Cristiana. Il settimanale riportava, in un’inchiesta dal titolo piuttosto eloquente “Soli e assediati. Le truffe agli anziani”, le parole di un magistrato milanese “su piani orditi per impossessarsi dei beni di anziani soli e abbienti, di notai manigoldi, di avvocati conniventi”. Peccato che quel magistrato milanese che denuncia i piani truffaldini e professionisti senza scrupolo un mese e mezzo prima abbia firmato la sua interdizione e messa nero su bianco la sua infermità mentale!

   Ha pochi dubbi la signora Piera “Su, ma molto su, sanno benissimo come stanno le cose e io che ho sessantanove anni lo so che ci vuol poco a far passare per mentecatto un vecchio indifeso. Gli avvoltoi vanno al catasto, controllano chi ha delle proprietà. E lì si decide a chi tocca. E’ un racket!”[47].

   Facciamo il punto: per mettere su un ipotetico raggiro da parte di un’organizzazione criminale, ci vuole delle complicità nelle istituzioni giudiziarie e delle connivenze nelle professioni mediche e psichiatriche. Si individua una persona economicamente dotata ma in difficoltà, per l’età o per contingenze diverse; si utilizzano eventuali spazi discrezionali necessariamente esistenti nella normativa per interdire la vittima inoltre questo clan istituzionalizzato viene di fatto in possesso del patrimonio potendone disporre tramite il tutore o l’amministratore di sostegno a vantaggio proprio (vedasi svendite a prestanome o a complici di immobili a prezzi decisamente inferiori ai prezzi di mercato). E il gioco è fatto. 

  Ecco il dubbio, ecco il sospetto, l’ipotesi di reato: un istituto giuridico dai principi e presupposti sacrosanti, introdotto a tutela di chi sia incapace davvero di compiere atti giuridici e per permettere a parenti, o persone vicine, di curarne gli interessi, viene utilizzato per scopi criminali.

   Dubbio doveroso e sospetto legittimo che, per chi viene dichiarato matto per legge, che alla fine diventano certezza di essere stati raggirati, truffati, questo dramma si trascina negli anni in un susseguirsi di risvolti kafkiani. Il tutto in un rassegnato quanto complice silenzio.

   A rendere il sospetto una certezza, ci ha pensato poi lo stesso marito della Crosignani, che dopo averla fatta interdire, si pente, e rivela di aver ricevuto forti pressioni per il suo operato poco limpido. La domanda è in quanti hanno tratto beneficio da questa operazione?

   A non avere dubbio alcuno sull’esistenza di un vero racket delle interdizioni e a denunciarlo pubblicamente e in ogni sede è Claudia Mariani, un’altra vittima di quel meccanismo perverso e criminale che ha rovinato l’esistenza di Piera Crosignani e di chissà quanti come loro.

   Claudia Mariani, laureata in filosofia con orientamento psicologico, lucidissima e agguerrita, pronta a ripercorrere ancora una volta quei dodici anni che iniziano con la denuncia di un traffico illecito, passano per processi, minacce di morte, divorzio, lutti familiari e, non una, ma ben quattro procedimenti di interdizione.

   Ripercorrere gli ultimi dodici anni della sua vita vuol dire consultare un migliaio di pagine fra denunce, perizie, memoriali, documentazione legale, atti processuali. Il caso fu oggetto anche di 2 interrogazioni parlamentari.

   Ma partiamo dall’inizio: nel 1989 Claudia sposa Sergio Bassanese, istriano di origine e residente in provincia di Alessandria. Insieme costituiscono durante nel 1992 la B.M. International, socio accomandatario lui, accomandante lei. La società, dedita alla compravendita di autoveicoli, si rivela agli occhi della Mariani sempre di più una copertura di illeciti traffici internazionali di veicoli rubati. Le richieste al marito di spiegazioni circa il giro di affari in nero che man mano scopre transitare su conti correnti anche a lei intestati ricevono come risposta minacce e intimidazioni in un crescendo sempre più esplicito e violento.

   E il giro d’affari nascosto dietro la B.M. è oggetto, dunque, di totale evasione fiscale, si rivelerà – secondo le sue ricostruzioni – di un importo compreso fra i due e i quattro miliardi di lire mensili, con un guadagno netto da parte del marito di non meno di cento milioni al mese. Non poco per una persona che si dichiarerà poco più che nullatenente.

   Basta e avanza per superare paure e inquietudini per le minacce. Claudia non vuol rendersi indirettamente complice degli illeciti del marito e informa autorità pubbliche e la magistratura di quanto scoperto, continuando, su loro indicazione, a raccogliere informazioni utili. E le informazioni documentali Claudia le porta copiose alla competente Procura di Tortona, ma l’inchiesta non prosegue, rallenta, si insabbia, e si ferma. Di più: il procuratore capo Aldo Cuva, che da lì a pochi mesi verrà radiato dalla magistratura per essere accusato di aver manomesso i verbali d’interrogatorio nell’inchiesta sui drammatici fatti dei sassi dal cavalcavia di Tortona, dirà la Mariani “cercò di farmi passare per pazza e colpevole, impedendo in tutti i modi il proseguimento delle indagini”[48].


   Emblematico a questo proposito un documento, redatto a mano dal dottor Cuva su carta intestata della Procura indirizzato al comandante della Guardia di Finanza di Tortona con il quale si suggerisce di “farsi carico… di elementi di giudizio utili, eventualmente, sotto il profilo della calunnia”[49].

   Sembrano ora trovare conferma, nei fatti, le tante minacce rivolte dal marito e rintracciabili nelle numerose denunce depositate dalla Mariani negli anni: “Non immagini neppure chi sta dietro a sto giro!!! Abbiamo amici magistrati, finanzieri, poliziotti che lavorano per noi. Ti distruggiamo fino a farti interdire e internare in un manicomio. E quando sei lì dentro ti distruggiamo fisicamente e cerebralmente”[50].

   L’aria di questa città diventa per Claudia asfissiante e insopportabile. Il Bassanese chiede la separazione ma nega, in quanto nullatenente, ogni tipo di sostentamento alla moglie.

   Mentre gli organi di stampa locali e le varie associazioni a difesa del cittadino iniziano ad occuparsi di questa strana vicenda, Claudia torna a Milano dalla madre anziana e malata, nella speranza di trovare, chissà, il famoso “giudice a Berlino” nel tribunale che aveva condotto l’operazione “mani pulite”. Ma per lei l’appuntamento con quel giudice non è stato ancora fissato.

   Trasferitasi a Milano si fa pressante la condizione della madre, l’allora ottantenne Cesarina Fumagalli già affetta da patologie psichiche che peggiorano di giorno in giorno. La mamma si trascura, squallide le condizioni igieniche e personali, non paga le bollette, accumula debiti su debiti nonostante un sostanzioso conto corrente personale che si aggira intorno ai cinquecento milioni di lire. E la figlia provvede alle spese di volta in volta.

   Si rivolge dunque alle strutture sanitarie per chiedere il Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso) nella speranza che possa essere finalmente curata. Dati gli ormai numerosi decreti ingiuntivi e azioni di sequestro a carico della Fumagalli e la sua incapacità di provvedere a se stessa, alla propria salute e ai propri beni, la Mariani richiede al Tribunale di Milano l’interdizione della madre.

   E qui i fatti si susseguiranno con una sequenza travolgente che ha dell’incredibile: il Tso viene revocato e la Mariani si ritrova una imputazione per sequestro di persona da parte del PMA da Rizzi (la ricordate? La stessa della storia Crosignani); il giudice non ammette prima, per disporla poi, la perizia medico legale; ammette che sì, la Fumagalli “soffre di disturbi ansioso-depressivi già da parecchi anni, cade in uno stato confusionale, ora rigido, ora passionale”[51] ma non ne trae alcuna conseguenza d’ordine medico psichiatrico.

   Ma non basta: ora il caso Mariani si riannoda indissolubilmente con il caso Crosignani. Perché manca ancora il colpo di scena: non solo la domanda di interdizione per la madre è stata rigettata ma è ora la stessa Mariani che si dovrà difendere da una richiesta di interdizione. Ad avallare la causa c’è ancora lei, il PM Ada Rizzi. E a proporla, assistita dall’avvocato Calogero Lanzafame, la stessa Fumagalli.

   Per Claudia e per quanto riportato nelle denunce depositate poi dalla stessa Cesarina Fumagalli “l’avvocato la minacciava, continuava a chiederle soldi in nero, le faceva firmare documenti senza spiegarle il contenuto, le negava l’accesso ai documenti relativi alla sue cose”[52]. Nel 1997 la dottoressa Mariani, sollecitata anche dai giudici tutelari della madre, denuncia Lanzafame per circonvenzione e reati connessi e presenta un ricorso urgente per la limitazione della capacità di agire della madre. Ma denuncia e ricorso, assegnate come sempre alla Rizzi, vengono naturalmente respinte.

   Seguono negli anni: denunce e controdenunce; perizie e controperizie (saranno addirittura 12); istanze e controistanze; citazioni in giudizio, richieste di avocazioni, richieste di sequestri cautelari, archiviazioni in un via vai di fascicoli che appaiono e scompaiono interessando tutti i piani di Procura, Tribunale e Corte d’Appello di Milano.

   Siamo nel 2000 quando il sostituto procuratore Gherardo Colombo, consultata la memoria presentata dalla Mariani, inoltra con urgenza per competenza alla Procura di Brescia i procedimenti aperti.

   Mentre Claudia Mariani chiede l’interdizione della madre malata, presenta alla procura di Brescia, su suggerimento del presidente di corte d’Appello Seriani e del sostituto Colombo, una denuncia per abuso d’ufficio contro il PM Rizzi. Di rimando, la Rizzi cita in giudizio la denunciante Mariani per richiederne l’interdizione, in quanto affetta principalmente da “querulomania”.

   Sì. E’ una querulomane! Che più o meno sarebbe un malato psichico con atteggiamento lamentoso protratto che nasce dalla persuasione reale o immaginaria di aver subito un torto. Persuasione reale o immaginaria? C’è una bella differenza! I reati del marito, il racket delle automobili, le minacce, le percosse, le denunce insabbiate a Tortona, la persecuzione giudiziaria della Rizzi, i corridoi di centri medici e tribunali percorsi fino alla nausea, sono reali o immaginari? Sono pezzi di uno stesso disegno retto sostiene la Mariani supportata ormai da associazioni, professionisti e magistrati “dalla criminalità organizzata e da potenti organizzazioni occulte”[53] o sono il frutto della creativa fantasia di una querulomane?

   Mentre Brescia dice che la denuncia alla Rizzi è da archiviare, Milano da parte sua non accoglie la richiesta perché fosse designato un altro magistrato a svolgere le funzioni di pubblica accusa nei procedimenti riguardanti la Mariani per – usando un termine forense – ragioni di obiettiva inimicizia.

   Il 4 aprile 2007 presso il Tribunale di Milano all’udienza in appello per il giudizio di interdizione intentato contro la dottoressa Claudia Mariani dal PM Ada Rizzi, la corte ha preso atto della perizia del tutto favorevole redatta dal Consulente tecnico d’ufficio dottor Vittorio Boni. Sì, ha vinto lei. Il rendez-vous con “il giudice a Berlino” Claudia l’ha avuto. E’ ufficialmente sana di mente. Come lo è la Crosignani.

   Dire che non sia stato facile pare davvero inappropriato! Anzi! Mancano però ancora troppi fili da riannodare, troppe vicende da chiudere. Andiamo a ritroso: inchiesta giacente presso il Tribunale di Tortona: dodici anni sono più che sufficienti, per chi avesse preso parte al presunto racket delle auto rubate, per occultare ogni prova, ogni traccia, ogni piccola evidenza. L’ultima traccia che abbiamo dell’inchiesta risale al 2000. Pierluigi Vigna, ai tempi Procuratore nazionale Antimafia, dispone che i fascicoli passino da Tortona alla Dia di Torino dove, dicono, non ci sarebbero elementi per procedere. Basta come risposta a chi ha avuto il coraggio di denunciare tali reati, subendone minacce di ogni sorta, fino a una possibile persecuzione giudiziaria.

   Processo per sequestro di persona a seguito della richiesta del Tso per la madre presso il Tribunale di Milano: la Mariani, pur contestando non pochi atti illegittimi da parte del PM Rizzi, è stata giudicata colpevole e le è stata inflitta una pena di due anni. La sentenza del processo di Appello ha confermato la colpevolezza pur con la sospensione della pena. In seguito la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza.

   Caso Cesarina Fumagalli: in questo caso la parola fine non viene scritta da una sentenza ma dalla morte della signora nel 2003 Poco prima fu la Fumagalli a chiedere alla figlia di accompagnarla allo studio di Lanzafame per consegnare una revoca di mandato. Revoca che, pur spedita per raccomandata dopo il rifiuto dell’avvocato di ricevere congiuntamente la Fumagalli e la Mariani, venne disattesa da Lanzafame che ha continuato ben oltre a rappresentare la sua ex assistita.

   Questo quanto è stato possibile ricostruire. Rimangono, però, troppe domande che aspettano una risposta.

   Gli immobili svenduti del patrimonio Crosignani a chi sono andati?
 C’è un collegamento fra le minacce dell’ex marito della Mariani e il seguente calvario giudiziario?


   C’è davvero un racket che annovera avvocati, giudici e pubblici ministeri, psicologi asserviti o conniventi con poteri criminali?

   Ma soprattutto: quante storie, quanti casi Crosignani o Mariani, aspettano di essere raccontati?

   I tentativi di razionalizzazione pubblica e controllo dell’istituto dell’amministratore di sostegno, si scontrano con la indisponibilità di fondi per l’attività degli amministratori di sostegno, attività resa lucrosa via criminale, come si vede gli esempi sopra riportati.

  Voglio precisare che non intendo criminalizzare l’istituto dell’amministratore di sostegno, ma le sue deviazioni. Il coltello a uno scopo utile (es. tagliare il pane) ma può essere usato per progetti criminali.

   Ma l’elemento fondamentale di tutto questo discorso è l’uso della psichiatria come controllo sociale.

EVERSIONE NON CONVENZIONALE

   Affermare che nell’ambito del progetto Monarch sia stata trovata la tecnica e la metodologia per creare in una mente molte persone o personalità distinte, ciascuna ignara dell’altra, non è del tutto esatto.

   La personalità già nella sua definizione è vista come un insieme di caratteristiche psichiche e modalità di comportamento che, nella loro integrazione costituiscono il nucleo irriducibile di un individuo, che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali in ciò che si esprime e si trova a operare.

   Ma allora che cosa è il progetto Monarch?

  Per capirlo meglio bisogna partire dal concetto di dissonanza cognitiva di Leon Festinger[54], il quale dice che un individuo che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che esso comporta; questo può portare all’attivazione di vari processi elaborativi che permettono di compensare la dissonanza.

   Il controllo mentale si inserisce con il progetto Monarch in quello spazio mentale che attiva quelle due idee o comportamenti che tra loro sono contrapposti o divergenti.

   Leon Festinger, era una famoso psicologo sociale che prima di creare le sue teorie si infiltrava in gruppi e movimenti per comprendere anche come funzionasse il controllo mentale da parte di uno o più soggetti su un gruppo o su un singolo soggetto.[55]

  Egli parte dal fatto che quando si parla di dissonanza cognitiva o di autoinganno si parla della stessa identica cosa; nel 1954 Festinger riuscì a infiltrarsi con dei colleghi in una setta religiosa basata sul culto degli UFO. Secondo questa setta, dagli alieni del pianeta Clarion, gli umani venivano avvertiti dell’imminente pericolo di alluvione, che avrebbe spazzato via la vita dal pianeta prima dell’alba del 21 dicembre 1954. Festinger documentò come il culto riuscì a convincere i fedeli della necessità di riunirsi prima di mezzanotte di tale giorno, in un luogo dove un alieno sarebbe arrivato per scortarli fino all’astronave madre e trarli in salvo. Come fu suggerito, i fedeli rimossero ogni oggetto metallico dal proprio corpo: occhiali, cerniere, chiusure di reggiseno ecc. Alle 00.05 il gruppo si trovava sul luogo prestabilito, ma l’alieno non è ancora arrivato. Qualcuno fa notare che altri orologi segnano le 23.55. Il gruppo concorda perciò non è ancora mezzanotte (già si attiva un autoinganno collettivo o dissonanza cognitiva collettiva). Alle 00.10 un altro orologio batte la mezzanotte. Ancora niente alieni. Il gruppo siede in silenzio, atterrito: al cataclisma mancano non più di poche ore. Alle 04.00 la leader del gruppo, che aveva “ricevuto i messaggi” attraverso la scrittura automatica, scoppia a piangere. Si tentano spiegazioni del perché gli alieni non si siano fatti vedere. Alle ore 04.45, un altro messaggio in scrittura automatica è inviato alla signora: afferma che il Dio del Culto ha deciso di risparmiare gli umani dall’estinzione, e quindi il cataclisma non avrà luogo. Nel foglietto scritto dalla signora si leggeva: “Il vostro piccolo gruppo, riunendosi in così religiosa osservanza, ha diffuso talmente tanta luce da convincere il Dio a salvare l’intera umanità[56]. È un tripudio. Il mattino successivo, la leader e i suoi fedeli rilasciarono entusiastiche interviste sui giornali, la loro fede (e cioè il loro autoinganno o dissonanza cognitiva) divenne più forte che mai, malgrado la disconferma.[57]

   Se prendiamo le sette sataniche, bisogna dire che il satanismo esiste come fenomeno astratto (come la psico-magia, la psicologia esoterica e altri fenomeni similari) che non porta a nulla se non a fuorviare gli individui da realtà storiche, sociopolitiche e giuridiche che fondano le loro radici su una base più concreta e razionale.

   A questo riguardo, una lucida analisi su questo mondo fu data dall’antropologa Cecilia Gatti Trocchi[58] che ebbe il coraggio di affondare al fondo anche con lucido e simpatico atteggiamento razionale ed irriverente, le questioni dello sfondamento magico esoterico in ambienti “materialisti” e di sinistra.[59]

   E la stimata intellettuale e professoressa ne pagò il prezzo, pur non essendo arrivata a disegnare le più profonde ragioni strategico politico generale del fenomeno.[60]

   Tutto ciò sta a dimostrare come la programmazione Monarch sfrutti anche l’immaginario satanico (ed esoterico in generale) per traumatizzare la vittima da controllare.

RILEVANZA PENALE DEI DELITTI IN AMBITI RITUALI A COPERTURA SATANICA NELLE PSICO SETTE

   Nel diritto penale il satanismo in sé, non ha autonoma valenza, prevalendo i principi della libertà associativa e della libertà di culto.

   C’è uno stretto rapporto tra sete e manipolazione mentale.

Per lo Zingarelli, il vocabolo deriva dal latino secta (m) “parte, frazione”, ed ha una triplice accezione:

  1. Gruppo di persone che professano una particolare dottrina politica filosofica e religiosa, in contrasto o in opposizione a quella riconosciuta o professata dai più: setta clericale, setta eretica, setta cristiana, ciascuno dei movimenti che respingono l’organizzazione e le dottrine del Cattolicesimo e delle chiese derivate della Riforma/ Fare setta, congiurare;
  2. Società segreta: setta massonica, dei carbonari;
  3. Compagnia, moltitudine di seguaci.

   Dalla prima accezione si può individuare, in linea generale, un duplice aspetto che sembra caratterizzare la setta poiché tale: il fatto che essa sia costituita da un gruppo di persone; il fatto che tale gruppo sia in contraddittorio ideologico con un’istituzione o con la maggioranza.

   Per la seconda accezione, la setta è una società segreta. Quando si parla di setta massonica o setta dei carbonari si fa riferimento a gruppi organizzati, con rituali propri e con un fine ben preciso.

   Nella terza accezione si parla genericamente di setta come di un numeroso insieme di seguaci.

   Nella triplice definizione dello Zingarelli possono dunque rientrare tutti i movimenti religiosi, le associazioni esoteriche e tutti i gruppi dedicati a culti alternativi di cui ogni tanto si parla.

   Tuttavia, secondo il parere di alcuni studiosi, la setta giacché tale si caratterizzerebbe soprattutto per un altro aspetto che, al di vero non si evince dalla definizione della Zingarelli: la manipolazione mentale degli adepti.

   I suddetti studiosi definiscono una setta in questi termini: “Un qualsiasi gruppo, senza tener conto di ideologia, credo, nella quale si pratica la manipolazione mentale, da cui risulta la distruzione della persona sul piano psichico (a volte fisico, spesso finanziario) della sua famiglia, del suo entourage e della società al fine di condurla ad aderire senza riserve e a partecipare a un’attività che attenta ai diritti dell’uomo e del cittadino”.[61]

   In base alla suddetta definizione, sono da considerarsi come sette vere e proprie solo quei gruppi che si propongono come determinato obiettivo la distruzione psichica degli adepti al fine di poterli poi indurre all’adesione incondizionata e concreta all’attività che attentino ai diritti dell’uomo, adottando come mezzo principale per raggiungere tale scopo la manipolazione mentale. Questoelemento discriminante è quindi molto importante e non deve essere sottovalutato per nessun motivo.

   Secondo un Rapporto del 1998 del Ministero degli interni “è un dato ormai acquisito, sulla scorta di testimonianze prestate da molti fuoriusciti, ma anche di accertamenti condotti da organi di polizia giudiziaria, che taluni movimenti (specialmente le “psicosette”), sia nella fase di proselitismo che in quella d’indottrinamento degli adepti, ricorrano a sistemi scientificamente studiati per aggirare le difese psichiche delle persone irretite, inducendole ad un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca[62],  tale effetto si otterrebbe imponendo agli adepti un iter articolato in tre fasi:

  1. Nella prima fase c’è l’isolamento dell’adepto mediante l’allottamento dalla comunità sociale e di contesto familiare per indurre la perdita di ogni altro punto di riferimento; per spezzare tutti i rapporti precedenti; per saldare il senso di appartenenza al gruppo; rimuovere la privacy; obbligo di conferimento al gruppo di tutti i propri averi per indurre dipendenza finanziaria; 
  2. Nella seconda c’è l’indottrinamento dell’adepto attraverso il rigetto sistematico e aprioristico dei vecchi valori; la sottoposizione a letture di difficile comprensione; l’incoraggiamento all’obbedienza cieca, al senso gerarchico e all’aproblemicità; la richiesta di conformità a codici di vestiario, per accentuare l’idea di diversità da tutti gli altri; il senso di mistero e della partecipazione a un disegno insondabile; l’uso di preghiere e formule ripetitive, che riducono il senso critico; 
  3. Nella terza fase c’è il mantenimento dell’adepto mediante l’attività fisica prolungata, un impegno continuo e la privazione del sonno, accompagnati da un’alimentazione poco equilibrata per creare uno stato di affaticamento (che inibisca la ribellione) e di reattività agli stress emozionali, una deresponsabilizzazione per scoraggiare iniziative personali; una pressione psicologica costante da parte di altre membri per evitare improvvisi ripensamenti; l’induzione di un senso di colpa e di paura di una punizione in caso di dubbi e pensieri negativi; l’abitudine a usare un linguaggio criptico, per rendere più difficile la comunicazione con l’esterno.[63]

   La strategia delle sette per arruolare nuovi affiliati si basa su un serrato proselitismo che mira a sedurre il futuro adepto, il quale si caratterizza di solito per un profondo bisogno di trovare risposte a domande esistenzialiste, a dubbi di tipo religioso, a fisime di carattere spirituale.

   In questa fase iniziale la setta si presenta come una realtà veramente accogliente, aperta, religiosa, capace di offrire serenità, sicurezza e protezione. Essa, inoltre, si mostra sensibile e concretamente interessata anche ad altri problemi particolarmente toccanti come l’ecologia oppure le questioni umanitarie.

   Una volta affiliato, l’adepto entra in diretto contatto con la realtà della setta e quindi viene sottoposto sistematicamente alla manipolazione mentale, peraltro già avviata nella fase dell’adescamento.

   Secondo alcuni autori “la manipolazione mentale (…) poggia su tre pilastri: un guru, un gruppo, la dottrina”.[64]

   Il guru è il capo carismatico della setta. Il suo potere sta nella convinzione di essere depositario di messaggi soteriologici (messaggi relativi a una dottrina o concezione della salvezza), di avere doni di veggenza e profezia. Il guru accoglie il nuovo affiliato e gli fa prendere “consapevolezza” dei suoi punti deboli; dopodiché gli promette felicità e pace, lasciando intendere che presto troverà in se stesso le risposte a tutte le sue domande.

   Il gruppo svolge una parte importante nel processo manipolatorio. Esso agisce soprattutto sull’affettività dell’adepto illudendolo di essere amato e rassicurato. Sottoposto a un intenso love bombing (bombardamento d’amore), l’adepto non riesce a vedere nient’altro che il gruppo e gli interessi che ad esso ruotano intorno.

   L’ideologia di ogni setta si fonda su di un complesso più o meno organico di principi teorici fondamentali. In conformità a tali principi, l’affiliato sarà indotto progressivamente a modificare il suo sistema di vita e solo in seguito verrà a piena conoscenza dei veri obiettivi della setta.

   Come si diceva prima, uno dei fini della setta è la distruzione della persona sul piano psichico (a volte fisico, spesso finanziario), della sua famiglia, del suo entourage, al fine di condurla ad aderire senza riserve e a partecipare a un’attività che attenta ai diritti dell’uomo.

   C’è da chiedersi, il legislatore non si è mai occupato della manipolazione mentale? Qui entriamo in una storia molto problematica e tormentata nello stesso tempo.

   Nel 1964, Aldo Braibanti, un intellettuale di sinistra, laureato in Filosofia teoretica, iscritto al PCI, uno che ha alle spalle una lunga militanza antifascista (nel ventennio trascorse due anni in carcere e nella seconda guerra mondiale viene torturato dalla SS) conobbe due diciannovenni, Piercarlo Toscani e Giovanni Sanfratello, con i quali inizia una relazione sentimentale. Nonostante l’omosessualità all’epoca era un tabù, tutto fila liscio, fino a quando Giovanni non decide di abbandonare la famiglia, ultracattolica, per andare a vivere con lo scrittore.

   Il padre di Giovanni porta il figlio in manicomio e denuncia Braibanti per plagio. All’epoca il codice penale, di diretta derivazione fascista, prevedeva espressamente il reato.

   Secondo l’articolo 603, chi sottopone “una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione[65] si becca una pena che varia dai cinque ai quindici anni di reclusione. In sostanza, nell’Italia degli anni ’60, il reato di plagio diventa una pistola puntata contro chi ha voglia di ribellarsi alla morale dominante.

   Il processo si apre tre anni dopo, nel 1967. Giovanni giura davanti alla Corte di non essere mai stato soggiogato, ma non fa altrettanto Piercarlo, che invece denuncia il tentativo di Braibanti di “introdursi nella sua mente”.

   Questa testimonianza è sufficiente ai magistrati per stangare Braibanti: nove anni di reclusione. Pena che viene ridotta a sei in appello, di cui due condonati per l’attività partigiana. Nel dicembre 1969, dopo due anni a Rebibbia, Braibanti torna in libertà. Braibanti passerà alla storia per essere stata la prima persona (e anche l’ultima) a essere condannata per plagio in Italia.

   La vicenda comunque, negli anni della cosiddetta “rivoluzione sessuale”, diventa emblematica della battaglia contro un mondo in declino, che non vuole cedere le armi. Tanto che in favore di Braibanti, si mobilitano intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini, Umberto Eco, Alberto Moravia, Elsa Morante nonché i radicali di Marco Panella.

   L’uso che fu fatto in quest’occasione del reato di plagio, ne sancì la morte giuridica, che arriverà una decina d’anni dopo. Quando alla fine degli anni Settanta alcuni genitori accusarono il sacerdote Emilio Grasso di avere plagiato i propri figli minorenni, il magistrato memore del caso Braibanti, si rivolge alla Corte costituzionale per chiedere se quel reato sia o no in contrasto con i principi sanciti nella Carta costituzionale.

   Dopo aver studiato il caso, la Corte si pronunciò l’8 giugno del 1981: il reato di plagio è incostituzionale.

   L’articolo 603 ha il difetto di essere formulato in maniera generica, dando così al giudice un potere d’interpretazione troppo discrezionale: “L’esame dettagliato delle varie e contrastanti interpretazioni date all’articolo 603” scrivono i giudici costituzionali nella sentenza “mostra chiaramente l’imprecisione e l’indeterminatezza della norma l’impossibilità di attribuire a essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione. Giustamente essa è stata paragonata a una mina vagante nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto implichi dipendenza psichica di un essere umano da un altro essere umano, e mancando qualsiasi sicuro parametro per accertarne l’intensità”.

   In sostanza, la Corte cancella un reato che nasce ufficialmente per tutelare i più deboli, ma che rischia di diventare pericoloso per le libertà personali. Però, questa sentenza apre una falla nel nostro ordinamento: non c’è più nessuna norma di chi rimane irretito da una setta o da un guru.

   Dal 1981 a oggi, informati dalle associazioni dei famigliari delle vittime delle sette, alcuni politici hanno provato a reintrodurre il reato di manipolazione mentale. Con scarsa fortuna. La pressione lobbistica delle sette, hanno fatto naufragare ogni tentativo.

   In Spagna e in Francia la questione della manipolazione mentale da parte delle sette, è stata, invece affrontata.

   In Spagna il reato è stato introdotto nel 1994, sull’onda di polemica suscitate dalle inchieste giudiziarie su Scientology.

   In Francia invece la legge nasce nel giugno 2001 per iniziativa bipartisan dell’ex deputata socialista Catherine Picard e del senatore centrista Nicolas About. È significato vedere le resistenze che si sono avute contro questa legge. Dice la Picard, oggi presidente dell’Unadfi (Associazione per la difesa delle vittime delle sette) a proposito:

D. C’è qualcuno che ha provato a fermare il vostro testo prima che diventasse legge?

R. Sì. Sono stati soprattutto i grandi movimenti settari internazionali quelli che hanno tentato di ostacolarne il cammino. Ma l’operazione di lobby è fallita clamorosamente, perché i nostri parlamentari erano compatti contro di loro. Dopodiché, a livello internazionale, sono gli Stati Uniti ad aver maggiormente manifestato il proprio dissenso, giocando sul confine sfumato tra setta e religione. Hanno pure inviato degli osservatori, e personalmente ho ricevuto ben due senatori americani, membri dell’Ocse, venuti con grande ipocrisia a chiedermi di ritirare il testo. Un’ingerenza tanto sfacciata si vede di rado da parte di parlamentari stranieri”.

   Cosa ci sia dietro molte sette, è possibile intuire, non si spiegherebbe l’interesse degli Stati Uniti per proteggerle. Inoltre, tutto ciò mete in rilievo alcuni fatti ben precisi:

  1. Che le sette non sono un fenomeno periferico, che coinvolge soltanto una piccola parte della società. Invece le trovi in Municipio, in Regione (dice niente la predominanza che ha avuto fino adesso CL in Regione Lombardia?), o in Parlamento, esse sono presenti nelle aziende, nei negozi, nelle scuole e nelle Università. Le trovi anche quando ci si batte per la pace, per l’ambiente, per i diritti umani e le libertà individuali, per la tutela dei bambini o contro il razzismo. Le trovi nei corridoi degli organi di governo internazionale, al Palazzo di Vetro dell’ONU o al Parlamento europeo di Bruxelles;
  2. Nelle sette non ci finiscono solo i pazzarielli, i poveracci, i diseredati, i senz’arte né parte, gli ingenuotti, i creduloni e i superstiziosi. Dentro ci finiscono avvocati, medici, giornalisti imprenditori, manager, personalità del mondo della cultura, politici e perfino psicologi e militari.

   Perciò creare una associazione a sfondo satanista come copertura non è di per sé reato né lo sono le attività di generica manipolazione e condizionamento individuale in se per sé; ma sino ad una soglia limite oltre la quale si  devono ritenere integrati altri fatti penalmente sanzionabili (ad esempio la violenza privata, dove, oltre al plagio, attraverso la manipolazione, la vittima viene indotta a fare certi determinati atteggiamenti violenti poiché viene indotta attraverso una pressione che si è trasmodata in aggressione alla sfera psichica del soggetto passivo che viene in varie forme minacciato oppure intimidito).

   In questi contesti settari esoterici/occultisti vengono difatti commessi, come naturale conseguenza della loro caratteristica, dell’insieme dei valori/disvalori praticati oltreché teorizzati, e dei circuiti economico criminali e segreti che vi girano interno, una miriade di fatti costituenti reato.

   Si tratta di reati anche gravissimi e metodicamente, gestiti con coperture talvolta potenti, quando si tratta di attività attuate da soggetti di potere o di attività coperte con altre finalità, gestite da apparati segreti.

   La circolare del Ministero dell’Interno che nel 1998[66] che costituiva le S.A.S. (Squadre Antisetta) elencava delitti e loro tipicità nell’ambito delle sette.

   Si va dalla violenza privata, alle violenze sessuali pluriaggravate anche in danno di minori, dal sequestro di persona, alla circonvenzione per scopi di sottrazione patrimoniale, dalle lesioni, percorse e fatti di altra varia gravità sino agli omicidi. In tali ambiti l’uso di sostanze psicotrope illecite e vietate non solo si innesta a un attività di spaccio ma si collega a traffici internazionali dove il loro delle varie organizzazioni che compongono la criminalità organizzata e cosa ben nota. In un indagine partita circondario di Teramo nel 2011, si è scoperchiato un realtà fatta di traffici internazionali in paesi come l’Afghanistan e Kossovo[67] collegata con la Camorra, ndrangheta e ambienti militari.

  Per il delitto di omicidio doloso (che consiste nel provocare volontariamente o premeditamene la morte di un’altra persona) è previsto l’articolo 575 del Codice Penale: ora c’è una difficoltà nel stabilire una connessione tra ambiente esoterico/occultista e delitti a sfondo rituale. “Satana” o altre entità evocate nei riti a sfondo esoterico/occultistico non può essere un aggravante.

SETTE E SERVIZI SEGRETI

   Le sette sono una realtà dove i vari servizi segreti hanno pascolato. Alcune persone sottoposte a controllo mentale sono membri di sette esoteriche dove tra l’altro si effettuano esperimenti inerenti il controllo mentale. Questo avvenne quando la CIA decise di spostare la sperimentazione del controllo mentale dai laboratori militari e accademici alla comunità esterna e al mondo delle sette del modello OTO.[68] Una cerchia segreta di scienziati sperimentò da allora il controllo mentale sui devoti dei vari culti e sette, questa sperimentazione a volte si spinse fino a operare omicidi di massa nascondendoli come suicidi per ridurre al silenzio i soggetti coinvolti, come accade nel 1978 alle vittime del Tempio del sole che fu senza dubbio il più grande suicidio di massa della storia, a Jonestown, o a quello dell’Ordine del Tempio Solare.[69]

   Le società occulte sono riservate e spesso molto irrazionali. Seguono un leader. Esistono all’orlo di una società che le ignora, perché la loro strana retorica religiosa risulta sgradevole.

   Nelle sette sataniche, dedite alla celebrazione di messe nere, nate per celebrare l’era nascente dell’Anticristo – come nel caso della Chiesa di Satana, nata negli Stati Uniti nel 1966 o il Tempio di Set, nato negli Stati Uniti nel 1974, ci sono personaggi promossi dalla CIA come Anton Szandor LaVey e il Tenente Colonnello Miquel Aquino, figure carismatiche e perverse intente a manipolare l’occulto per sperimentazioni allucinanti, come quelle del progetto Monarch della CIA, che faceva parte del programma per il controllo mentale MK-ULTRA.

   Tra i fondatori della Chiesa di Satana ci fu il regista cinematografico e mago delle rockstar Kenneth Anger, che era anche un nono grado dell’OTO californiano e discepolo di Crowley.

  In sostanza le sette come l’OTO sono uno strumento in mano ai servizi americani e ai loro scagnozzi dell’occulto. Per arrivare al controllo della setta, i servizi sono passati attraverso il discredito dei membri “non in linea”. Al loro interno sono attuate le sperimentazioni più perverse e immorali, grazie all’uso e abuso della religione.

   Queste sperimentazioni sono legate a frange religiose o occulte, come il Tempio Solare, sono legate in maniera quasi ossessiva alla famosa Stella Sirio[70] , quella “Stella fiammeggiante” che per la Massoneria diventa il più profondo e più sacro dei suoi simboli e una costante e strana presenza del culto Solare nei culti più oscuri e perversi degli ultimi decenni.   La setta del Tempio Solare aveva tre convinzioni fondamentali:

  1. Il mondo stava per finire;
  2. L’apocalisse verrà gestita da un gruppo di iniziati che vivono nella Loggia bianca di Sirio.

   Sirio è posta anche relazione ad alcuni esperimenti facenti parte del programma MK-ULTRA. Un ricercatore finlandese Martin Koski, in un libretto che s’intitola La mia vita, dipende da voi, parla di Sirio che viene evocata in un episodio di controllo mentale. Egli sosteneva di essere stato rapito e che i “dottori” che avevano operato su di lui dichiaravano di essere “alieni provenienti da Sirio”. Egli sosteneva che questi personaggi gli avevano impiantato uno schermo nella memoria per celare la loro identità e le loro intenzioni. Sulla base di testimonianze come questa, nei primi anni ’90, trovò credito la teoria, sostenuta da un gruppo di ricercatori, che i cosiddetti rapimenti alieni, fossero una copertura per il programma MK-ULTRA.

  Ma torniamo al discorso sulla rilevanza penale dei delitti compiuti in ambito rituale esoterico/occultista e sull’uso in questi ambienti delle sostanze psicotrope.

   Per un giudice e per il diritto penale, uccidere o violentare donne e bambine, se chi compie questi orribili delitti indossi un grembiule bianco, una tonaca rossa e la maschera da caprone non aggrava né alleggerisce né rende meno illeciti i reati commessi.

   La sorta di sceneggiatura ritualistica e le tecniche anche solo vocalmente manipolatorie, hanno lo scopo di comandare più facilmente sugli altri membri della setta o sulle vittime.

  Le sceneggiature ritualistiche e le tecniche manipolatorie, attivano in maniera prioritaria quel fenomeno che si chiama plagio. Fenomeno che difficilmente si può dimostrare. Le persone presenti dentro questi ambiti diventano nello stesso tempo complici/vittime, di reati penalmente perseguibili. I plagiati porteranno con sé il segreto evitando di denunciare solo perché nel momento in cui si compiva il delitto l’individuo con la tonaca rossa e la maschera di caprone ha creato un setting ambientale[71] suggestivo e terrificante, innescando a loro una paura già latente; e in effetti chi di noi è nato con il concetto dell’angelo che punisce e del demone che tormenta? 

   Anche in questo modo che si creano gli schiavi del controllo mentale dove lo shock prima e il plagio dopo, modificano radicalmente il cervello e il lo loro modo di apparire da parte di quelli che nella programmazione Monarch sono definiti Handlers (controllori/addestratori).   Gli Handlers imbottiscono anche di droghe o psicofarmaci i loro schiavi mentali[72].

   La paura per la propria incolumità fisica (aggressione fisica e verbale) e la minaccia alle basi biologiche dell’esistenza (carenza di cibo, assenza di un tetto ecc.) diventano le paure costanti che accompagnano le vittime del controllo mentale.[73]

  Gli Handlers possono essere militari, donne con un certo tipo di temperamento e di carattere, medici, psichiatri e psicologi; non bisogna scordarsi che per somministrare certi psicofarmaci e certe droghe necessita una supervisione da parte di esperti nel settore della medicina.

   Dagli USA arrivò la testimonianza diretta di Cathy O’ Brein vittima del progetto Monarch e co-autrice del libro Trance-Formation of America, dove asserisce, in un memoriale esplosivo, di essere stata vittima di progetti, abusi e sperimentazioni, nell’ambito di progetti per il controllo mentale, comandati da importanti personaggi della politica americana come: George W. Bush o Richard Bruce “Dick” Cheney.[74]

   Cathy O’Brien parla di laboratori militari segreti che opererebbero illegalmente facendo degli esperimenti sugli esseri umani. Sarebbero impiantate in questi laboratori nel cervello sonde microscopiche o implants (elettrodi studiati sin dagli anni ’60 su topi e scimmie) che verrebbero attivate a distanza; esse produrrebbero scariche elettriche che dovrebbero stimolare alcune aree del cervello, trasformando gli esseri umani in veri e propri robot.

   Si può credere o meno ai racconti di Cathy O’Brien, ma non si può negare che gli implants esistono: l’ex agente della CIA Derrel Sims ne ha estratti chirurgicamente una cinquantina circa e, sebbene molti ufologi propendano per una matrice aliena dei marchingegni, sappiamo che sonde, forse meno sofisticate ma comunque terrestri, possono essere vendute su internet e, tra l’altro, sono alla base di studi come il “braccialetto elettronico” per i carcerati.[75]

   Nella sostanza questi progetti inerenti il controllo mentale nati con finalità militari, operano segretamente e illegalmente e hanno finalità di ricatto e controllo politico.

   Le persone create in seguito ad attività di torture continue e di altre forme di traumi sono definiti Alter.

   L’Alter o l’autoinganno (ricordiamoci di Festinger: quello spazio mentale che attiva quelle due idee o comportamenti che tra loro sono contrapposte o divergenti) crede di essere la mente nella sua totalità, mentre non rappresenta altro che un frammento di essa.

   Facciamo un esempio. Se una persona inserita nel progetto viene a contatto con altri individui anche loro inseriti nel progetto, magari pensano che quell’Alter è la sua vera identità, anche la persona in questione, ovvero la vittima, crede la stessa cosa. Gli Alter nascosti vengono programmati con altri vari ruoli o incarichi e quando viene dato l’avvio, con una parola, un suono o un’azione specifici, avviene il passaggio a un altro Alter della persona interessata. Un Alter nascosto subentra a quello precedente, che viene momentaneamente parcheggiato nel subconscio e prende il sopravvento sul comportamento e sulla percezione della persona in questione. Una volta che l’incarico è stato completato, gli Alter vengono invertiti e quello di facciata dopo un po’ torna a prevalere, magari attivato da un suono o comando che vale come ordine di dismettere l’Alter precedente e di riattivarne un altro nuovo. L’Alter di facciata non ha la minima idea di ciò che l’Alter nascosto ha sperimentato in sua assenza a causa di una barriera amnesica che blocca all’esterno il ricordo degli orrori o delle attività estreme sperimentate da quell’Alter specifico. Ma può avere ricordi soffusi e percepiti come onirici, sensazioni di buio profonde, ricorsi di sensazioni fisiche piacevoli e forti, e, dati che irretimento precedente e contesto delle attività è un presupposto della stessa selezione subita, la vittima può avere valide intuizioni sui fatti accaduti ma senza coscienza piena. 

TRIESTE NE CURCUITI DI POTERE SOCIALE

   In questa città c’è si può configurare una connessione tra il caso Cervia e quello Landi.

   Michele Landi sarebbe stato a Trieste alla fine degli anni ’80 sembra per motivi di amicizia, ma non è escluso che fosse venuto per motivi di un lavoro che doveva fare assieme a un capitano della Guardia di finanza. Proprio in quegli anni, stava lavorando con il sistema CATRIN.

   Il CATRIN (sistema Campale di Trasmissioni e Informazioni) è un sistema informatico elaborato dalla Selenia destinato alla gestione delle telecomunicazioni militari. Si tratta, in sostanza, di un hardware e di un conseguente software che è destinato a regolare sia l’intervento delle forze sul campo di battaglia (fuoco terrestre, fuoco di controaerea, può essere impiegato per disturbare le comunicazioni avversarie, ecc.) sia la condotta vera e propria delle operazioni, cioè la diramazione di ordini e dati ai comandi militari. Un sistema, quindi, che deve essere immune dalla cosiddetta contro risposta elettronica delle truppe avversarie, cioè dalle interferenze che i sistemi telematici del nemico potrebbero lanciare per rendere inoperativi i collegamenti radio e telefonici. Il CATRIN funziona in stretta simbiosi con il Siaccon che è il sistema automatizzato di comando e controllo. Infatti, mentre il primo raccoglie dati, regola l’impiego di truppe e armi offensive, blocca le comunicazioni del nemico, il secondo ha la funzione di garantire i collegamenti dal vertice militare a ogni sezione impegnata nello scontro e a stabilire un efficace controllo. Il sistema integrato ha la caratteristica di essere altamente decentrato (il blocco di un’apparecchiatura non invalida le operazioni in corso) e molto articolato, in maniera da raccogliere e trasmettere la maggiore quantità d’informazioni in tempi brevissimi. L’altra caratteristica del CATRIN-Siaccon è che tutta la struttura può dialogare in tempi reali con altre reti informatiche ed è pienamente compatibile col sistema della NATO.[76]

   Il sistema CATRIN è legato a uno dei casi più eclatanti di spionaggio in Italia. Questa faccenda risale al 1989, quando il tecnico elettronico Giorgio Stanich, dipendente dell’Iret, una società che si occupava di sistemi radio militari, era stato rinviato a giudizio assieme a due cittadini russi per tentato spionaggio militare e altri gravi reati. I tre dovevano rispondere anche di tentata rivelazione di segreti di Stato, tentata rivelazione di notizie di cui sia stata vietata la divulgazione, associazione per delinquere e concorso in corruzione aggravata. Giorgio Stanich fu arrestato a metà febbraio del 1989 anno mentre si trovava in un bar della zona industriale di Trieste con addosso i piani del progetto Sorao, un sottoinsieme del più articolato progetto cibernetico CATRIN. Sorao era stato realizzato negli stabilimenti della Meteor di Ronchi.[77]  

  Stanich fu condannato a nove anni di reclusione, la stessa pena che i giudici triestini emisero in contumacia, nei confronti di quelli che avrebbero i destinatari delle carte segrete: gli ufficiali del KGB Vitali Alexandrovic Popov e Kirikkovic Smetankin.

   Come si vede in queste storie ci sono di mezzo i servizi segreti. Storie dove la gente scompare o muore come l’ingegnere triestino Tommaso Franca,[78] esperto in termodinamica alla Diesel Ricerche dell’ex Grandi motori di Trieste. Egli si trovava in vacanza nell’Isola greca di Skopelos, assieme alla moglie Anna, ospite di amici greci, quando scomparve misteriosamente il 09/08/1999. Era uscito, dopo aver pranzato, per fare una passeggiata nel bosco vicino, ma non fece mai ritorno. Le ricerche, partite immediatamente, non diedero alcun risultato: la sua auto fu ritrovata chiusa, parcheggiata vicino al luogo dove era andato a passeggiare l’ingegnere che sembrò scomparso nel nulla assieme a tutto quello che aveva addosso.

   Il 3 settembre successivo una telefonata anonima alla sede della Diesel Ricerche rivendicò il rapimento dell’ingegnere da parte del gruppo armato della rivoluzionaria greca 17 novembre.

   L’anno dopo, il 25 aprile 2000 giunse un’altra telefonata anonima, stavolta all’aeroporto di Brindisi, nella quale il telefonista (che parlava in perfetto italiano) rivendicava nuovamente a nome del gruppo 17 novembre il rapimento di Franca, chiedendo in cambio la liberazione di un giovane anarchico detenuto ad Atene. Ma questa telefonata rivendicava anche il posizionamento di un ordigno davanti alla sede dello stabilimento Sepadiver (una ditta che produce articoli per l’attività subacquea) nella zona industriale delle Noghere, nel comune di Muggia. L’ordigno era atto a esplodere ma fu fortunatamente trovato e disinnescato in tempo.[79]

  Le autorità non ritennero attendibili queste telefonate e le indagini non diedero alcun risultato; quando la moglie chiese che fossero riaperte le indagini, il dirigente della Digos, il dottor Crocci, dichiarò alla stampa che al tempo si era indagato sulle telefonate anonime e sulla possibile “pista greca”, senza però che spuntassero elementi utili alle indagini.

   Nel luglio del 2006 fu ritrovato sull’isola di Skopelos un corpo che fu attribuito a quello di Franca: naturalmente ci si chiese come mai, se la scomparsa risaliva a sette anni prima, i resti non erano stati trovati all’epoca. La stampa non comunicò altre notizie, per cui non si sa quale fu l’esito dell’esame del DNA che era stato annunciato.[80]

   La moglie dell’Ing. Franca ha raccontato che suo marito progettava anche motori per carri armati.

   Landi come si diceva prima aveva un rapporto di collaborazione con la Guardia di finanza, rapporto che molto probabilmente era il motivo per il quale era andato a Trieste. E in questa città (una faccenda veramente strana e inquietante) tra i finanzieri si sono registrate tante morti strane.

   Il 13 luglio 1994 il generale Sergio Cicogna, comandante della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia, si suicida lungo la strada Napoleonica. Si dirà in seguito che era “psicologicamente debole”.

   Il 29 gennaio 1996 Francesco Maccaroni, vicebrigadiere della Guardia di Finanza, si “toglie la vita” intorno alle 9 del mattino in un gabinetto secondo piano della caserma della Polizia tributaria di Via Giulia a Trieste, “sparandosi” alla tempia con l’arma d’ordinanza. Maccaroni, 38 anni, sposato, con tre figli ancora piccoli, era in servizio al Gico (Gruppo interprovinciale per la lotta alla criminalità organizzata). Si dirà che la moglie “avesse gravi problemi psichiatrici”,[81] ma il finanziere non lasciò alcun messaggio d’addio.

   Il 13 marzo 2001, Massimiliano Molino, 31 anni, e la moglie (di origine ucraina) Svitlana Vassylenko, 24 anni, sono trovati morti nel loro appartamento di Via Marco Polo, nel rione di San Giacomo. Molino lavorava da due mesi nella caserma di Via Giulia, nel servizio informativo anticontrabbando. La causa della morte dei due coniugi fu attribuita ad asfissia causata dall’ossido di carbonio: però il particolare “strano” è che nell’abitazione non c’erano stufe o caldaie, nulla che potesse emettere ossido di carbonio. “È la prima volta che mi trovo di fronte a una simile situazione” aveva dichiarato un ufficiale dei pompieri che era entrato nell’appartamento.[82] Inoltre i vigili del fuoco avevano trovato chiuso il rubinetto del gas della cucina.[83]

   Obiettivamente, è strano il fatto che quando si scoprì la morte della copia, la Guardia di Finanza, contrariamente a quanto a quanto accaduto in simili disgrazie, bloccò con i suoi reparti speciali (i baschi verdi) tutta la zona, la direzione delle indagini fu assunta direttamente dal generale comandante, cosa che effettivamente non era mai accaduta nella storia del corpo per episodi simili sia pur drammatici e dolorosi. Qualcuno sulla stampa avanzò il sospetto che quell’appartamento (peraltro molto piccolo e poco idoneo all’abitazione di una giovane copia),[84] fosse, in effetti, un centro di ascolto occulto del Corpo per il controllo dei traffici con l’Est Europeo, ma naturalmente su questo non vi è alcuna certezza.

   In un articolo su un altro quotidiano triestino si parla poi di “una pozza di sangue nell’appartamento”, sangue che “apparterrebbe a un gatto che è stato trovato anch’esso morto a causa delle esalazioni delle esalazioni di monossido di carbonio” ma “un gatto che muore intossicato non ha alcun tipo di emorragia, né interna né esterna. Perché allora quel sangue?”, si chiede il cronista. Inoltre alcuni peli tenuti fermi dal sangue coagulato dimostrerebbero che “l’emorragia è stata simultanea alla morte della bestiola”.[85]

  In seguito i giornali parlarono di “uno strano foro praticato sul pavimento dell’abitazione (…) sotto la loro stanza da letto era situato non il locale caldaia, ma un ripostiglio in cui correvano i tubi che collegavano la caldaia al camino. Passando attraverso questo foro l’ossido di carbonio che aveva già invaso il ripostiglio ha saturato il piccolo appartamento e li ha uccisi”. Questo foro, come risulta dal processo che si è svolto nel febbraio 2006 (quando furono imputati di omicidio colposo l’amministratore dello stabile ed i titolari dell’impresa incaricata di gestire l’impianto di riscaldamento centralizzato dello stabile), sarebbe stato praticato “da qualche tecnico per saggiare la consistenza del solaio” (dichiarazioni del professor Salvatore Tomasi, docente universitario e consulente della Procura). In seguito, sempre secondo la ricostruzione del perito, il foro non fu tappato, e a un certo punto una tavella che era precipitata all’interno del camino dell’appartamento dei coniugi Molino, riducendo “del 50 per cento la sezione della canna fumaria” ed impedendo così il tiraggio. Il processo si è concluso con la condanna degli imputati: “secondo l’inchiesta della procura, poteva essere evitato con una più accurata manutenzione della canna fumaria e non sottovalutando i malesseri che nei giorni precedenti che nei giorni precedenti avevano colpito altri abitanti dello stabile. Erano precisi della presenza dell’ossido di carbonio, ma nessuno li aveva colti”.[86]

   Il 13 giugno 2001, il capitano Alessandro Vitone, 30 anni, comandante a Trieste del Drappello I del Gico, si sfracella contro il guard-rail (barriera di sicurezza) dell’autostrada presso lo svincolo Redipuglia. Nessun testimone, ma lo schianto era stato tanto forte da essere udito dal personale di servizio al casello, che trovò l’auto ridotta un ad un ammasso di lamiera dal quale il corpo dello sfortunato era stato estratto a fatica.

   Vitone era a Trieste da cinque anni; dopo avere prestato servizio in porto per due anni, era passato al Goa (Gruppo operativo antidroga)); da un anno dirigeva il Drappello I ed al momento della morte, leggiamo sul Piccolo che egli “controllava la rete di informatori che stavano permettendo lo smantellamento di un’ampia opera di riciclaggio di denaro mafioso tra la nostra città ed il Friuli”.[87] Anche su questa morte i dubbi sulla dinamica reale dei fatti (e sul possibile movente) furono molti, e si parlò sulla stampa di possibili collegamenti tra la strana morte e l’attività operativa dell’ufficiale, ma nessuna certezza fu mai acclarata.

   Il 23/10/2001 Massimiliano Tartaglia, 34 anni, appuntato della Guardia di Finanza in servizio anticontrabbando, viene trovato morto, in una pozza di sangue, ucciso da due proiettili, con in mano l’arma di ordinanza, in un ufficio di una costruzione del Molo Settimo.

   I rilievi evidenziarono che il primo proiettile era stato esploso da sotto il mento, era passato dal basso verso l’alto e finì conficcato nel soffitto, il secondo proiettile era entrato nella tempia destra e poi era finito contro una parete. Qui il cronista sollevò un dubbio interessante:[88]  poiché l’arma usata era una semiautomatica, che bisogna ricaricare prima di sparare di nuovo, come può una persona, che era già gravemente ferita al primo colpo, anche se non mortale, ricaricare l’arma per suicidarsi con un secondo colpo?

   Ciò che accomuna la storia di Davide Cervia e Michele Landi, oltre al lavoro con il CATRIN stava nel fatto che s’incontrano (pur con modalità diverse) servizi segreti, trafficanti di armamenti elettronici e quant’altro.

   Entrambi hanno cominciato a operare negli anni ’80. Proprio nel periodo, in cui si potrebbe ipotizzare che ci sia stata una sorte di staffetta fra due generazioni di trafficanti. In sostanza, potrebbe essersi dei legami di continuità tra la rete che a livello a livello internazionale era gestita dalla P2 (coinvolta nell’omicidio Palme), che tra l’altro gestiva le navi dei veleni e i traffici di armi e quella che in seguito fu chiamata in codice Diavolo Rosso, con i suoi mercenari usati dalla NATO per destabilizzare o controllare intere aree. I servizi segreti italiani, in questo contesto appaiono non solo come delle semplici pedine nello scacchiere, ma essenzialmente come dei trafficoni.[89]  Diavolo Rosso potrebbe essere un’operazione nata esclusivamente inizialmente per l’Est Europa (in particolare per la Repubblica Federale Jugoslava), però nulla esclude che i suoi ideatori e i suoi gruppi di mercenari, siano stati utilizzati in altri tipi di operazioni. Quest’operazione Diavolo Rosso non sarebbe stata circoscritta al solo traffico di armi o al supporto a guerre locali, ma in ballo ci sarebbe anche il traffico di organi.

   Il nome di Diavolo Rosso viene fuori per la prima volta nel 1996, quando un giornalista della testata francese Le Figarò, Xavier Gautier, fu trovato morto in circostanze misteriose.[90] Sul muro della sua abitazione nelle Baleari c’era una scritta Diavolo rosso, traditore. Xavier Gautier negli ultimi anni della vita si era occupato assiduamente di un grosso traffico di armi dalla Bosnia. Era riuscito a pubblicare un articolo sul Figaro del 6 gennaio 1995. I parenti del giornalista, soprattutto il padre e la sorella sono convinti che Xavier sia stato assassinato. Una circostanza strana: qualche altro giornalista, che si era interessato dello stesso traffico di armi, come l’inglese Jonathan Moyle in Cile, ha trovato la morte per impiccagione (un giornalista che vuol fare veramente il suo mestiere e non il burattino o il burocrate/sciacallo dell’informazione rischia veramente tanto).

   Ma procediamo con ordine. Il corpo è stato scoperto da un amico domenica scorsa. Apparentemente, Gautier si era tolto la vita stringendosi una corda al collo dopo averla assicurata a una trave del soffitto. La villa che aveva affittato è situata in una zona abbastanza isolata di Ciudadela. Sul muro esterno è stata trovata una scritta in italiano: secondo il Corriere era Traditori, diavoli rossi, al plurale, mentre per altre fonti al singolare (personalmente propendo per quest’ultima versione). E queste parole fanno sorgere i primi dubbi sul suicidio, dubbi che non sono condivisi dalla polizia locale. Le parole sono state vergate da qualcuno che ha usato la mano destra. Di corporatura robusta, il giornalista era mancino. Ancora un fatto sconcertante: le sue mani erano legate, i suoi piedi strusciavano sul pavimento e sulla sua camicia, tracciate con precisione, c’erano alcune croci. Frettolosamente la Procura iberica archivia la sua morte come suicidio: pare che il giornalista da tempo manifestasse segni di depressione assumendo a volte, un comportamento schivo e irascibile. Non è dello stesso avviso l’ex moglie, che lo aveva incontrato poco prima del suo viaggio in Spagna. L’altro particolare trascurato, la scritta chi era il Diavolo Rosso? (O i diavoli?).

   Le inchieste di Xavier parlavano di traffici di armi e di organi tra la Bosnia e Trieste, la famiglia (che non ha mai creduto alla tesi del suicidio) disse che il giornalista aveva parlato con un “supertestimone” che era stato capo della sicurezza dei convogli che andavano da Fiume a Sarajevo, noto come Diavolo Rosso, che sia lui persona a cui si riferisce la misteriosa scritta? Oppure il soprannome di Diavolo Rosso è molto diffuso in certi ambienti?

   Da un’indagine avviata, nel 1999,[91] dopo i primi clamori sulla stampa che alcuni mercenari triestini, sarebbero stati coinvolti in un giro di mercanti di armi e di armati da mandare nelle zone calde del mondo con lo scopo di destabilizzare (o ristabilire l’ordine, a seconda da chi è il committente del lavoro). Zone come le isole Comore, ma anche la Bosnia, il Ruanda, la Birmania. Storia di mercenari come quella di Roberto Delle Fave, mercenario dell’esercito croato. A raccontare la sua storia è un film documentario dal titolo Sono stato Dio in Bosnia[92] con spezzoni da lui stesso realizzati. Pare che il suo nome di battaglia fosse Diavolo Rosso (quanti diavoli ci sono) e che fu il fondatore di una brigata chiamata “Cigno Nero”. In più interviste aveva parlato dei massacri cui aveva assistito, aveva anche denunciato pubblicamente i traffici di organi avvenuti anche con la (a suo dire) presunta complicità delle autorità internazionali (e della presenza militare occidentale).[93] Aveva denunciato in questa intervista che in Bosnia (e nell’ex Jugoslavia) si svolgeva il più grosso traffico di organi in Europa.

   A Trieste non sono state solamente morti sospette tra i membri della guardia di finanza o persone misteriosamente scomparse, ma emergono pure della presenza di sette sataniche.

   Il 25 luglio 2001 fu denunciata la scomparsa dell’attore Claudio Viviani, 48 anni, abitante in una piccola località del Carso triestino, Gropada, che si trova grosso modo tra i borghi di Basovizza e Padriciano. La stampa scrisse che Viviani era uscito di casa verso le 9 del mattino per recarsi a Padriciano, il villaggio più vicino a Gropada, senza portare con sé né il cellulare né il portafoglio con i documenti. Il corpo di Viviani fu rinvenuto quasi tre mesi dopo, l’11 ottobre: “i resti erano adagiati nell’erba a ridosso di un muro a secco a un chilometro di distanza da Basovizza, non lontano da Gropada”. A trovare i “resti” due fidanzati “che sulla vecchia strada sterrata che porta a Sesana” avevano seguito un capriolo e “centro metri tra gli arbusti e l’erba (…) in un angolo (…) un teschio con qualche capello sulla nuca, una maglietta che un tempo era tinta di rosso scuro e un paio di short. Né scarpe, né altro[94].

   Tra le ipotesi sulla morte di Viviana fu ipotizzata anche la presenza di una setta. Nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali triestine (giugno 2001), Viviani si era presentato ad un incontro pubblico organizzato dall’associazione Amici della Terra, al quale erano presenti i candidati sindaci e molte altre persone, di varia estrazione politica. Nel corso del dibattito l’attore aveva asserito di essere in possesso di prove, fotografie ed altro, inerenti lo svolgimento di riti satanici e messe nere in Carso. Aveva perciò chiesto ai rappresentanti dell’associazione ambientalista un incontro per consigliarsi su cosa fare: ma l’incontro non avvenne mai, perché nel frattempo Viviani era scomparso. Di questa documentazione sui riti satanici che sarebbe stata in possesso di Viviani parlò anche la stampa: l’attore era un appassionato fotografo, abitava in Carso e pare avesse scattato diverse foto relative a resti di animali usati per i riti satanici, ma dove siano finite le foto non si sa.
Del resto il fatto che il corpo di Viviani sia stato trovato proprio nei pressi di una dolina dove è di dominio pubblico che di tanto in tanto qualcuno va a celebrare dei riti satanici è un particolare che non può che dare adito a sospetti.

   A proposito di riti satanici ricordiamo un servizio a tutta pagina sul Piccolo del 20/9/94, firmato da Silvio Maranzana e corredato dalle fotografie di Fabio Balbi, intitolato: “Io, l’ultimo principe delle tenebre”.


  Il giornalista racconta il suo incontro con un uomo definito il Principe delle tenebre, corredato da alcune foto che rappresentano un uomo e una donna incappucciati ed un’automobile della quale non si vede la targa. Dopo un contatto in un locale di Città vecchia, scrive Maranzana, gli inviati furono portati in auto fino a Basovizza da dove furono fatti proseguire bendati “per alcuni minuti di strada asfaltata e alcuni di sterrato fino ad uno strapiombo sulla Val Rosandra” Lì trovarono una giovane donna che non proferì parola, ma con dei cenni li condusse fino ad una radura poco distante dove, in un prato, vicino ad una Mercedes con la targa celata, si trovava un uomo incappucciato, denominato dal giornalista Principe delle tenebre. Quest’uomo avrebbe dichiarato a Maranzana di essere originario di un paese dell’est e di essere arrivato a Trieste quindici anni prima per motivi di lavoro. La moglie viveva a Roma, lui aveva, all’epoca, circa cinquant’anni, e nella vita “normale” era manager di una azienda di compravendite nel ramo tecnico commerciale, “regolarmente iscritta alla camera di commercio”, si precisa.


   Poi il principe parla della messe nere (sono almeno trecento le persone che le praticano a Trieste, scrive Maranzana) che vengono celebrate a volte con lo sgozzamento di un agnello, a volte davanti ad una donna nuda sdraiata sull’altare a seconda “di ciò che si vuole ottenere” (il principe però non spiega quali fossero gli scopi nello specifico). La donna silenziosa che accompagnava il principe sarebbe stata proprio la “sacerdotessa nera” che l’anno venturo avrebbe ricevuto da lui i “diritti di veggenza”. Una donna giovanissima, dice il giornalista, anche se dalle foto si intravede una donna dalla figura piuttosto pesante che avrebbe potuto avere venti come quarant’anni.


   Le conclusioni del principe sono vagamente inquietanti, anche se, a nostro parere, sconclusionate: “entro due anni al massimo tutto questo sarà finito (…) i nostri obiettivi sono pressoché raggiunti: nuove forze politiche sono salite al governo grazie al nostro appoggio, la Destra ci è sempre amica. Tra poco però l’economia mondiale sarà al collasso e l’epicentro sarà l’Italia dove ci saranno disordini con vittime. Allora la gente riprenderà coscienza della spiritualità del mondo e sarà posta la parola fine a centoventi anni di satanismo dalle nostre parti”.


   A prescindere dal fatto che le fosche previsioni del principe non si sono (fortunatamente) avverate, pare comunque di capire che (almeno secondo questo personaggio) il satanismo sarebbe il tramite con cui la destra raggiunge il potere, per cui esso avrebbe fine al momento in cui la “spiritualità” delle forze di destra prendono il controllo della gente.

   Si può sospettare che questo incontro sia stato una “bufala” colossale, ma bisogna rilevare come ad esso sia stato dato un rilievo non indifferente dal quotidiano locale. La cosa però che colpisce di più è che questo incontro è collegato a Basovizza.

   Ancora un’altra voce circolò all’epoca della morte di Viviani: e cioè che l’attore sarebbe stato a conoscenza di traffici d’armi gestiti dall’estrema destra e che avrebbe anche ricevuto delle minacce per questo. Non sono in grado di verificare la veridicità di queste affermazioni, visto che Viviani ormai non può né confermare né negare alcunché. Però se teniamo presente che l’attore, abitante in Carso, usava girare molto nella zona, il fatto che la stampa diede più volte notizia del ritrovamento di armi proprio nella zona di Basovizza può anche far sorgere qualche dubbio in proposito.


   Ecco alcuni dei ritrovamenti di cui parlarono i quotidiani locali.


   Il 15/9/99 il Piccolo diede la notizia che un po’ di tempo prima una pattuglia di carabinieri in servizio anticlandestini aveva scoperto, con l’ausilio di un metal detector, una cassa di armi nei pressi della foiba di Basovizza. “Appurato”, leggiamo, “che provenivano dalla Slovenia”, furono fatti degli appostamenti per arrestare chi andava a cercare l’arsenale: dato che non si fece vivo nessuno alla fine la notizia fu resa pubblica. Le armi, leggiamo si trovavano in “una cassa di metallo delle dimensioni di una bara lunga un paio di metri, larga 90 centimetri e alta 50: dentro un arsenale di armi. Kalashnikov, pistole cecoslovacche, fucili di precisione, munizioni di ogni tipo e in quantità. Armi perfette pronte per essere usate”, ed anche “un particolare silenziatore per mitra un pezzo difficile da reperire e che può servire solo per mettere a segno un agguato[95].


   Il 13/5/00, invece, il quotidiano Trieste Oggi scrisse che nei pressi del campo sportivo Gaja di Padriciano era stata scoperta una bomba Sipe degli anni Trenta occultata alla base di un muretto a pietre. Era la terza bomba, leggiamo, trovata nel giro di poco tempo: la prima era stata trovata all’esterno di un negozio della zona industriale, la seconda nei pressi del ruscello della Val Rosandra[96].


   Nuovamente il 15/11/02 leggiamo che sulla strada tra Basovizza e Padriciano, nei pressi dell’ex campo profughi, furono trovate, anche qui sommariamente celate sotto un muro a secco, un mitra Skorpion ed una pistola Walter Ppk 7,65 che erano state usate di recente. Inoltre, ricorda il cronista, qualche anno prima “a poche centinaia di metri dal luogo del rinvenimento delle armi, era stato rinvenuto mezzo chilo di T4, il potente esplosivo usato per la strage di Capaci”, con accanto detonatore e fili inseriti (“Armi sul Carso. Un attentato?”, C. Barbacini sul “Piccolo”, 15/11/02).[97]

   Quando si parla di traffici non si può non parlare di servizi segreti. E non bisogna dimenticare che Trieste è la città dell’ammiraglio Fulvio Martini ex direttore del SISMI, un personaggio pronto a prendersela con Giulio Andreotti che aveva rivelato l’esistenza di Gladio. Sotto la sua direzione il SISMI effettuò diverse operazioni all’estero, una di queste fu l’operazione Lima.

  Nel 1987 il SISMI su una sicura sollecitazione di B. Craxi (allora presidente del consiglio) per aiutare A. Garcia (da tenere conto che l’APRA è membro dell’Internazionale Socialista) con l’invio di apparecchiature tecnologiche e istruttori in Perù per contrastare la guerra popolare diretta del PCP. Da tenere conto che in Perù s’inviarono mezzi all’epoca, erano considerati sostifisticatissimi: ponti radio, sensori a raggi infrarossi. In più furono trasportati giubbotti antiproiettile e una quantità imprecisa di pistole Beretta. A Lima, secondo quanto poi trapelato, arrivarono anche uomini dei servizi che facevano parte di Gladio.

   Quest’operazione era capitana da maresciallo Vincenzo Li Causi uomo di fiducia del generale Paolo Inzerilli, responsabile di Stay Bheind (ovvero Gladio).

   Quando Li Causi torna in Italia, assume la funzione di capo del Centro Scorpione a Trapani (struttura Gladio). L’attività del Centro Scorpione non è mai stata chiara, anche per la presenza di un aereo superleggero di cui con si capisce bene la funzione. Teniamo conto che a Trapani, ci fu nel 1985 l’attentato al giudice Carlo Palermo che stava indagando su logge massoniche coperte (dopo quest’attentato Carlo Palermo lasciò la magistratura) e qualche anno dopo ci fu l’omicidio Rostagno, i motivi di quest’omicidio sono ancora adesso oscuri (addirittura ci fu chi balenò una faida interna tra gli ex di Lotta Continua).

   Nel 1993 il maresciallo Li Causi morì in un agguato nel corso della missione ONU in Somalia. In un’intervista alla trasmissione Report (che si può vedere su Youtube) un agente segreto (mascherato per ragioni di ovvia precauzione) disse che Li Causi passa delle notizie alla giornalista Ilaria Alpi sul traffico che si svolgevano in zona, in particolare sugli scarichi di materiale radioattivo.

   Ebbene su quest’Operazione Lima nell’ottobre del 1992 ci fu un’interrogazione parlamentare da parte dei deputati Russo Spena, Galante, Bacciardi e M. Dorigo.[98]

    Trieste è una città dove una persona di nome Frank Ripel alias Gianfranco Perilli che si autodefinisce l’anticristo o la grande bestia 666 (non ci sarebbe da stupirsi se questo personaggio soffrisse di un disturbo dissociato d’identità) ed è il teorico-letterario di moltissimi testi esoterici pubblicati in tutto il mondo.[99]

   Testi di una letteratura che usa la cultura dell’antico Egitto per portare avanti e nel concreto un progetto che nasce dalla Teoria generale dei sistemi teorizzata da Ludwig von Bertalamffy.[100]

  Ludwig von Bertalamffy affermava che i metodi della suggestione di massa, della liberazione degli istinti della di quello che definiva la bestia umana, del condizionamento e del controllo del pensiero sono stati sviluppati così da raggiungere la massima efficacia; proprio perché il totalitarismo moderno (concetto questo del totalitarismo che nasconde la natura di classe dei regimi politici volendo far credere di uno Stato super partes se non addirittura governato da una nuova classe tecnocratica), è così spaventosamente scientifico, che in confronto l’autoritarismo dei regimi politici precedenti, sembrerebbe un frutto di dilettanti.

  In sostanza Trieste in campo psichiatrico si divide tra i sostenitori di questa Teoria generale dei sistemi e quella minoritaria che si rifà a Basaglia.

ESOTERISMO E GUERRA PSICOLOGICA

   Questa storia la si potrebbe far cominciare con un fatto inerente l’operazione di guerra psicologica che ha imperversato in Italia agli inizi degli anni ’90: quella che è passata sotto il nome di Falange Armata.

   La Falange Armata entrò nel circo mediatico per la prima volta per rivendicare l’uccisione di un operatore penitenziario del carcere di Opera, dopo che i telegiornali avevano dato notizia dell’accaduto. Da allora questa fantomatica sigla è stata legata a quasi tutti i fatti di cronaca di rilievo, dalle azioni della banda della Uno Bianca all’incendio del teatro Petruzzelli, dalle stragi di Capaci e via D’Amelio alle autobombe di Roma, Milano e Firenze. Nei tre anni successivi, fino all’arresto di Carmelo Scalone, operatore carcerario di Taormina accusato di essere l’uomo chiave dell’organizzazione,[101] furono fatte dai misteriosi uomini della Falange centinaia di telefonate minatorie nei confronti di alte cariche istituzionali, membri del governo, magistrati, giornalisti e operatori penitenziari e di rivendicazioni di tutti gli attentati e di buona parte degli omicidi di rilievo commessi in quel lasso tempo. In alcune telefonate minatorie o di rivendicazione, l’oscuro telefonista ha dimostrato di conoscere fatti che non erano di pubblico dominio, noti solo a una ristretta cerchia di addetti ai lavori.

   Uomini che rimasero misteriosi fino a quando Francesco Paolo Fulci che all’epoca era il segretario del CESIS (Comitato Esecutivo Italiano per la Sicurezza e l’Intelligence),[102] fornì un elenco di 16 ufficiali del SISMI che erano parte o comunque complici della Falange Armata.

   Fulci precisò[103] che 15 di questi nomi appartenevano a ufficiali della VII divisione del SISMI, la stessa dalla quale dipendeva Gladio, ma facevano capo al gruppo speciale operativo al gruppo speciale operativo OSSI (Operatori speciali del servizio di informazioni, un nucleo ristretto reclutato tra paracadutisti e incursori della marina, impegnato in operazioni delicatissime), mentre il sedicesimo era il colonnello di un’altra divisione; Gianluigi Masina.

   Ebbene egli era il capo del Raggruppamento Centri del SISMI[104] che in quel periodo si stava occupando (in contemporanea delle indagini della magistratura milanese) dell’inchiesta di Piazza Fontana.

   In questa inchiesta stava emergendo il ruolo degli agenti USA e del relativo condizionamento politico dell’Italia, perciò rischiava di scoperchiare e mettere alla luce questa rete fata da spie, agenti d’influenza, confidenti che ruotano attorno alle basi USA e NATO del Nord Italia.

   La struttura superiore della piramide di questa rete era il terminale delle indicazioni che provenivano dagli organismi preposti alla guerra non convenzionale, come l’Ufficio guerra psicologica. Magi Braschi era non solo un fiduciario della CIA di alto livello, ma era considerato il maestro della guerra psicologica in Italia. Inoltre, aveva buoni rapporti con Ordine Nuovo, tanto che partecipava assiduamente anche ai loro incontri.

    Nato a Genova nel 1917, morì nel maggio 1995: proprio poche settimane prima che fosse identificato dagli investigatori dell’operazione Nisva (una morte davvero provvidenziale!).

    Magi Braschi nel 1981 diventa presidente del capitolo italiano della Lega anticomunista mondiale, la Wacl.

   Per alcuni anni, dall’agosto 1971 al maggio 1975, è spedito in India, ma rientra spesso in Italia. Forse è solo una coincidenza, ma proprio durante la sua permanenza in India nasce a Verona il gruppo italiano Ananda Marga (Via della beatitudine eterna), alla quale aderirono alcuni membri del nucleo ordinovista veronese attratti dalle filosofie e dal settarismo esoterico, un laboratorio speciale di trasformazione delle personalità per i servizi adibiti alla guerra psicologica.

   Bisogna dire per correttezza, che i rappresentanti ufficiali di Ananda Marga negano ogni tipo di rapporto con elementi ordinovisti e nazisti. Che queste notizie sia un tentativo da parte dell’estrema destra di depistare, anche se non negano c’è stato un tentativo di infiltrarsi nel gruppo. Quando si sono resi conto dell’impossibilità, per loro, di assumere incarichi significativi all’interno del gruppo, hanno rinunciato ad infiltrarsi diffondendo nel contempo teorie come quella del fuoco purificatore, che non significa assolutamente niente per loro, e affermano di non capire come qualcuno possa averla associata alla filosofia dell’Ananda Marga.[105]

   Come abbiamo visto, non sarebbe la prima volta che i servizi segreti, attraverso persone a loro vicine, tentino di infiltrare sette o organizzazioni esoteriche/mistiche per i loro fini. E che questi tentativi avvengano senza che la stragrande maggioranza degli aderenti sappia qualcosa (magari attuando l’emarginazione o addirittura l’eliminazione di chi si oppone ai loro piani).

   Magi Braschi nella sua casa sul lago di Bracciano, nei pressi della capitale, della quale facevano parte un immenso giardino di 14.000 metri quadrati e un pezzo di lago, aveva allestito un altare formato da un’enorme spada medievale piantata su un piedistallo e una Bibbia. Nella sua biblioteca, il fondatore della guerra psicologica dell’esercito italiano teneva molti volumi sul reverendo Moon, Osho e il culto dei morti tibetano.

   Magi Braschi è seguace di Giuseppe Aloja, il generale sostenuto da Ordine Nuovo. Il suo nome non poteva mancare tra i relatori del convegno sulla guerra rivoluzionaria organizzato dall’Istituto Pollio: in questo convegno si discusse di guerra rivoluzionaria non ortodossa, quella che a un esercito fortemente preparato, militarmente attrezzato, oppone un esercito che non dispone delle medesime forze e si muove in modo asimmetrico, utilizzando la guerriglia. Se ne parlava molto negli ambienti militari negli anni ’60, soprattutto dopo la sconfitta della Francia in Indocina quando la guerra rivoluzionaria attuata dai comunisti vietnamiti aveva vinto sul potente esercito francese. Magi Braschi è un autentico osservatore di questi fenomeni e la sua ossessione è quella di trovare le armi più adatte per l’esercito anticomunista. Lui non ha dubbi: l’arma non ortodossa è quello della guerra psicologica. Da questo punto di vista, tradisce la natura di classe della sua impostazione, dove riduce, il tutto ha una tecnica (utilizzo delle forze speciali miste militari/civile e soprattutto alla guerra psicologica). Il fallimento di questa impostazione nel Vietnam ne è l’esempio evidente. Il generale nordvietnamita Nguyen Van Vinh riteneva nel 1966 di poter constatare il fallimento delle forze speciali americane: “La special warfare americana nel Vietnam del Sud è sostanzialmente fallita, dopo essere stata sperimentata per più di tre anni con strategie e tattiche diverse, con nuove armi e nuove tecniche, accompagnate da metodi estremamente crudeli: i loro principali sostegni, le truppe e l’amministrazione del governo fantoccio, sono anch’essi in decadenza; il sistema dei “villaggi strategici”, ch’essi consideravano la loro spina dorsale, è stato in sostanza distrutto; la tattica degli elicotteri e dei mezzi anfibi, che erano stati considerati più agili e più facilmente manovrabili, è stata un fiasco solenne; le città, ed altri territori temporaneamente occupati, che erano stati considerati dagli aggressori come le loro più sicure retrovie, sono accerchiati, notevolmente ridotti in estensione, e davanti all’incessante lotta politica condotta nelle città e nelle campagne da milioni di uomini del popolo si trovano in pieno scompiglio; il carattere neocolonialista dell’imperialismo USA è stato smascherato agli occhi di tutto il mondo; gli sforzi del nemico per arginare e isolare la lotta del popolo sudvietnamita, e per compiere atti di sabotaggio nel Vietnam del Nord mediante commandos di truppe del sud, sono miseramente falliti”.[106]

   L’esperienza ha dimostrato che l’elemento decisivo nelle guerre rivoluzionarie non è determinata dalla semplice forza delle armi o dalle operazioni psicologiche (dalla tecnica in sostanza), bensì dall’atteggiamento rivoluzionario delle masse popolari. Nella guerra rivoluzionaria l’essere umano, il suo vigore psichico, è più importante dei materiali; l’elemento decisivo non è il computer (o da un chip che vorrebbero installare nei soldati per trasformarli in “supercombattenti”) bensì dalla personalità, dall’abnegazione individuale.

   Maggi Braschi, per approfondire l’argomento della guerra psicologica studiò molto e fece un corso presso la Pro Deo, l’Università Cattolica. Questa disciplina era insegnata da un belga molto famoso padre Felix Morlion, uomo di Chiesa ma anche agente del servizio segreto militare americano che gestiva una rete di nazisti (spacciati per ex) nella quale membro di rilievo era Karl Hass, il nazista che lavorava per il CIC.

   Le quotazioni di Maggi Braschi sono molto alte che il SIFAR apre un ufficio per la guerra non ortodossa e glielo lo affida.

   L’esercito ordinovista era composto anche da molti giovani affascinati dalle culture mistiche ed esoteriche, perfette per gruppi di iniziati convinti di custodire verità occulte non comprensibili alle masse. Il missino Giulio Caradonna, ricorda Ordine Nuovo in questi termini: “Rauti ai suoi insegna riti magici, e quella storia dei galli. Ne parlammo addirittura una volta in direzione: a Pisa, mi pare, c’erano due sezioni che la mattina sacrificavano un gallo a chi sa chi, un rito druidico. E senza neanche mangiarselo”.[107] Rauti si nutre della cultura antimoderna, spiritualista, gerarchica di cui sono impregnati i Figli del sole, un cenacolo evoliano dentro l’MSI, e il cui nome richiamava ostentatamente il bagaglio culturale evoliano di una visione virile-solare della vita. Era solo la prima di una serie di comunità magico-esoteriche nate nella destra radicale e segnate dalle pratiche tantriche e di magia sessuale di Evola che era definito dai suoi seguaci anche come il Maestro.

   I gruppi esoterici sono stati un bacino di militanti ordinovisti. A Verona fu infiltrata l’associazione Ananda Marga, nata in India nel 1955. Le attività di questa realtà furono oggetto di dibattito nel parlamento indiano, dove fu sollevato il sospetto che Ananda Marga fosse sostenuta e finanziata dalla CIA.[108] L’FBI, inoltre, sospetta che la setta si macchiò di gravi delitti negli USA.[109]

   L’ex ordinovista Stimamiglio ha raccontato che la setta fu il terreno di coltura in cui nacque il famigerato gruppo Ludwig, animato da due ragazzini, Wolfgang Abel e Marco Furlan ma sorto per volontà di Ordine Nuovo. I due furono arrestati nel 1984 ma la sigla Ludwig era apparsa per la prima volta quattro anni prima su un volantino con scritte in caratteri runici e una svastica che rivendicò 15 omicidi a sfondo razziale. Tra le vittime barboni, preti, prostitute e omosessuali, in apparenza queste azioni sembravano attuate da persone che vivevano momenti di puta follia, nella realtà erano azioni terroristiche che miravano a diffondere il panico. Sono noti anche i nomi di alcune persone che ruotano attorno a Ludwig: Marchetti, Sterbeni e Toffaloni, detto Tomaten, già inquisito per l’attività di un gruppo denominato Ronde pirogene antidemocratiche, gruppo che alla fine degli anni ’80 aveva distrutto almeno 120 auto parcheggiate a Bologna.[110] Mentre a Bologna erano impegnati a setacciare la città per scoprire gli autori dei roghi, gli agenti della Digos, col coordinamento dell’Ucigos e la collaborazione dell’Interpol, scoprono che nel 1977 proprio a Verona un gruppo di giovani, sotto la sigla Piro-acastasi, espressione che fa riferimento al fuoco purificatore, bruciava motorini per le vie, soprattutto nella zona universitaria. Un precedente che ha attirato l’attenzione della polizia per la similitudine con i roghi di auto proletarie, che sono state prese di mira a Bologna. Dice un inquirente: “Il progetto del gruppo era quello di tenere sotto tensione la città più rossa d’Italia”. L’intenzione dei responsabili dei roghi per gli inquirenti sarebbe stata influenzata non solo da idee neonaziste ma anche dalle simbologie del gruppo di origine orientale, Ananda Marga: durante alcune perquisizioni sono saltati quello che si riteneva i simboli della setta (che, ripetiamo, smentisce ogni rapporto con gruppi nazisti) un doppio triangolo che forma una stella, con all’interno un sole nascente e la svastica, che nelle antiche cosmologie orientali rappresenta il mondo. Già qualche anno prima Bologna era stata teatro delle gesta demenziali di un gruppo che si rifaceva vagamente a ideologie di destra, i Nuclei sconvolti per la sovversione urbana. I loro obiettivi erano i cassonetti della spazzatura, che erano bruciati. Poi la banda era stata sgominata. I nuovi roghi lasciavano interdetti: le auto bruciavano una dietro l’altra, senza apparenti spiegazioni.

   Gli obiettivi delle Ronde pirogene antidemocratiche, erano la “distruzione dei simboli materiali dell’agglomerato sociale operaio piccolo-borghese mediante l’incendio dei suddetti; l’eliminazione di automezzi e motocicli vecchi e sporchi; la demolizione delle case dei pezzenti e dei baraccati, emarginati; la soppressione fisica di tutti gli esseri abietti, impediti, paraplegici, sottosviluppati, di tutti coloro che compromettono l’ordine sociale perfetto e completo dal punto di vista estetico”. Queste le loro linee programmatiche, contenute in un documento intitolato Piro Acastasi. Follia pura, ma follia crudele.

   Dalle auto decisero di passare a quelle che un aderente, il bolognese Luca Tubertini, chiamava le “macellerie”, e cioè le discoteche. Tubertini era in collegamento con Ludwig, e cioè con Abel e Furlan. Delle Ronde facevano parte anche altri militanti nazisti bolognesi, e poi due veronesi, Marco Toffaloni, appunto, e Curzio Vivarelli, insegnante di matematica in una scuola di Bolzano. Era collegato al gruppo anche Giovanni Gunnella (figlio del professore missino Pietro, ordinovista) a sua volta legato a Carlo Digilio, fascista di Ordine Nuovo e legato a sua volta ai sevizi segreti americani (appartenente alla stesse rete informativa cui faceva parte Magi Braschi).

   Al processo per la strage di Brescia Stimamiglio, tira fuori il nome di Toffaloni che all’epoca aveva 17 anni![111] (In queste pentimenti e collaborazioni c’è sempre il sospetto che ci sia la reale volontà di diminuire le proprie responsabilità e scaricarne su altri).


ABBUSI SUI MINORI

[1] https://www.lastampa.it/2019/06/28/italia/lavaggi-del-cervello-e-violenze-sui-bambini-per-ottenere-laffido-ad-altre-famiglie-qneYXSi9IGpGixugoIfalJ/pagina.html

[2] https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/emilia-romagna/reggio-emilia-falsificavano-carte-per-allontanare- minori-dalle-famiglie-e-dalle-famiglie-e-darli-in-affido-retribuito-18

[3] https://unoeditori.com/scosse-elettriche-abusi-e-manipolazione-mentele-sui-minori

[4] http://www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/index-links-1.htm

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BUSINESS SUGLI AFFIDI DEI MINORI E TSO

[5] È un’associazione che si occupa di malagiustizia, il suo leader Pietro Palau nel 2017 è stato arrestato in Grecia. Intorno a lui furono fatte girare la voce che si era avvicinato agli ambiente. Notizia che Pietro Palau ha decisamente smentito ed accusa che è stata messa in giro per delegittimarlo. http://www.lavocedirobinhood.it/index.php/2017/11/28/intervista-a-pietro-palau-giovannetti-arrestato-ad-atene-in-base-ad-un-illegale-mandato-europeo-emesso-dal-p-g-di-milano/

[6] http://avvocatisenzafrontiere.it/?p=2227

[7] In apparenza ovviamente, vedere https://marcos61.wordpress.com/2019/06/28/abusi-su-minori-cosa-ce-dietro/

[8] https://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/22/news/il_paese_dei_bambini_perduti_ecco_la_verita_vent_anni_dopo-178983626/

[9] http://avvocatisenzafrontiere.it/?p=2227

[10]                                               C.s.

[11]                                              C.s.

[12] Sarebbe Umberto Veronesi

[13] http://www.avvocatisenzafrontiere.it/?p=891

[14] Una in particolare l’avvocato Cinzia Sarni è la moglie del magistrato Ersilio Secchi componente della Corte di appello di Milano (personaggio già tristemente noto ad altre vittime che dovrebbe venire trasferito per incompatibilità non potendo esercitare nello stretto distretto dove opera la moglie) e che – stando alle accuse formulate dalla donna e da chi la assiste. – non si dimostreranno all’altezza di gestirlo von prudenza e oculatezza, anzi.  L’ammanco patrimoniale subito nel gito di pochi anni potrebbe arrivare fino a 35 milioni di Euro. http://www.avvocatisenzafrontiere.it/?p=891

[15]  http://archiviostorico.corriere.it/1996/luglio/25/Cardella_spunta_impero_miliardario_co_8_9607252983.shtml

[16] Costituzione di una Commissione Nazionale di studio in materia di funzioni del Giudice Tutelare e dell’Amministratore di sostegno.

   Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica hanno costituito una Commissione di Studio perché il Paese si doti di uno strumento di legge (Amministratore di sostegno) che serva a sostenere adeguatamente le persone in difficoltà, soprattutto oggi che progressivamente si vanno svuotando gli Ospedali Psichiatrici. L’obiettivo che ci si prefigge è quello da una di limitare ai soli casi estremi il ricorso agli istituti della inabilitazione   da una lato di limitare ai soli casi estremi il ricorso agli istituti dell’inabilitazione e dell’interdizione e dall’altro a far sì che l’attenzione si sposti dalla “roba” alla quotidianità della persona.

   Responsabili della Commissione sono stati designati i dottori E.LUPO e L. ATTENASIO per P.D. e il dott. AMATO per M.D.

Roma 1997

   Comunicato Stampa.

   PSICHIATRIA DEMOCRATICA MAGISTRATURA DEMOCRATICA

   In relazione al Progetto di Legge relativo alla costituzione dell’Amministratore di sostegno per i cittadini in difficoltà anche temporanea a causa di menomazioni o malattie o a causa dell’età, presentato dal governo lo scorso luglio, Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica, attraverso i rispettivi Segretari Nazionali dott. Emilio LUPO e Vittorio BORRACCETTI, richiamano l’attenzione del Governo e del Parlamento tutto, acchè sia promossa sul tema una ampia e rapida consultazione di quelle realtà nazionali impegnate a fianco dei meno garantiti.

P.D. ed M.D. auspicano che in tempi brevi il Paese si doti di uno strumento che garantisca diritto di cittadinanza e dignità di vita a quei cittadini cui oggi è concessa la sola interdizione.

LUPO e BORRACCETTI si dicono, infatti, preoccupati dal fatto che, in assenza di disposizioni più adeguate e rispondenti alle necessità del singolo in difficoltà, possa concretizzarsi il pericolo che in talune realtà, nel corso del processo di chiusura dei manicomi si promuovano interdizioni di massa.

Settembre 1997

Invito al Governo ed al Parlamento perché riprenda e si concluda la discussione sui progetti di legge

Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica invitano il Governo ed il Parlamento a voler adoperarsi perché la

Commissione giustizia della Camera dei Deputati riavvii la discussione ed il confronto-in Commissione Giustizia- sul testo unificato dei progetti di legge nn.960 e 4040, relativamente alle” Disposizioni in materia di funzioni del Giudice tutelare e dell’Amministratore di sostegno”. Le due Associazioni che nei mesi scorsi hanno trovato nell’ Onorevole Giuliano PISAPIA (allora Presidente della Commissione) un attento e sensibile interlocutore, oggi rinnovano l’invito a tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo di pratiche dei diritti, perché il testo della Commissione-con le opportune modifiche ed integrazioni costituisca l’utile base di una discussione rapida e definitiva.

[17] http://www.giornalettismo.com/archives/915489/le-iene-il-forteto-e-il-potere-che-copre-gli-stupri-sui-bambini/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A%20giornalettismocom%20 

[18] Maurizio Blondet, chi comanda in America, EFFEDIEFFE, 2002, p. 154.

[19] Joseph Brewda, Israeli psichiatrists and hamas terrorists: case study on how terrorists are manufactured, ottobre 2001.

[20] http://paoloferrarocdd.altervista.org/non-era-basaglia-progetto-tavistock

 

[21]                                                                                  C.s.

STATO SOCIALE, LA MAGISTRATURA E LA PSICHIATRIA

[22] Non ho mai amato il termine totalitario poiché lo ritengo mistificante rispetto alla natura di classe dei diversi regimi politici (nazismo, fascismo e comunismo sono equiparati). Nello stesso tempo con lo sviluppo tecnologico, degli strumenti del controllo sociale ritengo (come la psichiatria) questo termine possa avere una concretezza maggiore che in passato.

[23] hhttps://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Fortetottps://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Forteto 

https://www.fanpage.it/attualita/la-storia-del-forteto

[24] https://www.grandediscovery.it/il-caso-paolo-ferraro-in-tre-articoli-a-firma-enrica-perrucchietti-luciano-garofoli-e-marco-attard/

http://alexfocus.blogspot.com/2015/08/paolo-ferraro-un-uomo-solo-contro-la.html

https://www.corsera.it/notizia.php?id=3170

[25] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/04/in-friuli-a-rischio-il-modello-basagliano-di-cura-per-la-salute-mentale-in-pensione-i-medici-della-lotta-contro-i-manicomi-e-servizi-impoveriti/6244331/

https://www.ccdu.org/tso/trattamento-sanitario-obbligatorio

http://www.news-forumsalutementale.it/se-il-tso-diventa-un-sequestro-di-persona/

[26] https://www.cronacheancona.it/2021/01/20/si-approprio-dei-soldi-di-un-giovane-disabile-amministratore-di-sostegno-condannato/281980/

https://aivm.it/amministratori-di-sostegno-sottraggono-oltre-40000-euro-a-un-anziana

Sulla magistratura

[27] Per Common Law si intende un modello di ordinamento giuridico, di origine britannica, basato sui precedenti giurisprudenziali più che sulla codificazione. https://it.wikipedia.org/wiki/Common_law

[28] Fattore questo che è sempre bene ribadirlo.

[29] Gigantesco e voracissimo mostro acquatico della tradizione biblica, che è stato assunto dal filosofo Th. 

[30] Art. 416-bis. Associazioni di tipo mafioso anche straniere Chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione (da dieci a quindici anni). https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.versione=9&art.idGruppo=34&art.flagTipoArticolo=1&art.codiceRedazionale=030U1398&art.idArticolo=416&art.idSottoArticolo=2&art.idSottoArticolo1=10&art.dataPubblicazioneGazzetta=1930-10-26&art.progressivo=0

[31] Gianni Vannoni, LE SOCIETÀ SEGRETE dal Seicento al Novecento, Sansoni Editore.

[32] In questo gruppo di studio parteciparono personaggi come Allen Dulles che in seguito sarebbe diventato il capo della CIA.

[33] Laurence Shoup & William Minter : Shaping a new order : the Council on Foreign Relations blueprint for world hegemony, su Trilateralism, Boston, 1980.

[34] Manuale Cencelli è un’espressione giornalistica riferita all’assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti. https://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_Cencelli

[35] https://roma.repubblica.it/cronaca/2012/01/11/news/e_morto_il_procuratore_aggiunto_pietro_saviotti-27948681/

[36] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/03/04/il-pm-avecone-muore-in-procura.html 

[37] https://www.lanazione.it/cronaca/2012/07/25/748809-incidente-morto-giudice-michele-barillaro-avvocato-colcellini.shtml

[38] https://www.avvenire.it/attualita/pagine/morto-d%27ambrosio-napolitano-sconvolto

[39] https://www.romatoday.it/cronaca/morto-alberto-caperna-autopsia.html

Giurisdizione e psichiatria per un controllo sociale diffuso

[40]7 http://www.censurati.it/2007/08/05/il-racket-che-interdice/

[41] Umberto Veronesi, ndr

[42] http://www.censurati.it/2007/08/05/il-racket-che-interdice/

[43] Una in particolare, l’avvocato Cinzia Sarni è la moglie del magistrato di Cassazione Ersilio Secchi componente della Corte di appello di Milano.

[44] https://books.google.it/books?id=FtMYgzNl2JUC&pg=PA1029&lpg=PA1029&dq=Gian+Luca+Biagini+ASL+LUCCA+CASO+PIERA+CROSIGNANI&source=bl&ots=7sQ1bvwj6h&sig=ACfU3U0yuq5CFr_5MeJuWXVWSBCGHJLWAA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjAiPu8_r75AhWWQfEDHb6wDSIQ6AF6BAgMEAM#v=onepage&q=Gian%20Luca%20Biagini%20ASL%20LUCCA%20CASO%20PIERA%20CROSIGNANI&f=false

[45] http://www.censurati.it/2007/08/05/il-racket-che-interdice/

[46]                                       C.s.

[47]                                       C.s.

[48]                                       C.s.

[49]                                       C.s.

[50]                                       C.s.

[51]                                      C.s.

[52]                                      C.s.

[53]                                      C.s

EVERSIONE NON CONVENZIONALE

[54] Leon Festinger (1919-1989) è stato uno psicologo e sociologo statunitense. Egli è forse meglio noto per la Dissonanza cognitiva e la Teoria Del Confronto Sociale.

[55] https://www.samuelecorona.com/controllo-mentale/

[56] https://www.amazon.it/Quando-profezia-non-si-avvera/dp/8815238255

[57]                                                       C.s.

[58] Cecilia Gatto Trocchi (1939-2005) è stata un’antropologa, accademica e scrittrice italiana.

[59] https://www.youtube.com/watch?v=EJmInuTTY_w  in questo video Cecilia Gatto Trocchi descrive la penetrazione dell’esoterismo in ambienti “materialisti” e di sinistra, 

[60] Cecilia Gatto Trocchi era affetta da una forte depressione a causa delle morte del figlio Massimiliano Gatto, morto a 39 anni nel giugno del 2003 a causa di una leucemia fulminante subito dopo essere uscito vivo da un tremendo incidente d’auto.

   La studiosa si tolse la vita lunedì 11 luglio 2005, lanciandosi da una finestra del pianerottolo al quinto piano della palazzina in cui abitava a Roma. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, basata sulle testimonianze dei vicini, si era lanciata nel vuoto stringendo in mano una foto del figlio. Abitava al primo piano ed era salita fino al quinto, bloccando l’ascensore per non essere intralciata nel suo tentativo di metter fine alla propria vita. Si ha traccia anche di un precedente tentativo di suicidio i barbiturici nel febbraio del 2005,

https://it.wikipedia.org/wiki/Cecilia_Gatto_Trocchi

[61]  www.alternativamente.net/documenti/sette/sette2.html

[62]                                       C.s.

[63] Fillaire B., Le sette, Il Saggiatore, Milano 1998, pag. 33.

[64] www.unadfi.org

[65] https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2012/11/09/il-reato-di-plagio-e-la-manipolazione-mentale/

[66] http://www.liberocredo.org/la-squadra-anti-sette

http://www.loritatinelli.it/tag/squadra-antisette/

[67] https://www.abruzzo24ore.tv/news/Traffico-internazionale-di-droga-Teramo-fra-i-centri-dello-spaccio/21875.htm

https://www.adnkronos.com/blitz-della-gdf-tra-ascoli-e-teramo-contro-il-traffico-internazionale-di-droga-14-fermi_nuZZds8BlOornVtz59eQD

[68] L’Ordo Templi Orientis (O.T.O.) (Ordine del Tempio d’Oriente) è un’organizzazione internazionale esoterica fondata intorno al 1905 dal noto occultista tedesco Theodor Reuss e da Franz Hartman sulla falsa riga dei livelli massonici e delle capillari confraternite ermetiche che erano presenti in tutta Europa. In origine l’O.T.O. era destinata ad essere modellata e associata, con tre gradi iniziatici successivi, ai sei gradi iniziatici della Massoneria. Tuttavia, sotto la guida di Aleister Crowley l’O.T.O. fu poi riorganizzata intorno alla Legge di Thelema (i cui precetti fondamentali sono “Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge” e “Amore è la legge, amore sotto la volontà” promulgata da Crowley già nel 1904, con Il Libro della Legge. Similmente a molte organizzazioni esoteriche, l’O.T.O. è basata su un sistema iniziatico, con una serie di cerimonie che utilizzano un dramma rituale per stabilire legami fraterni e spirituali ed impartire dottrine filosofiche. L’O.T.O. comprende anche la Ecclesia Gnostica Catholica (E.G.C.) che è la ramificazione ecclesiastica dell’Ordine stesso.

[69] Leo Lyon Zagami, Le confessioni di un illuminato, UNO EDITORI.

[70] Molte culture storiche hanno dato a Sirio dei forti significati simbolici, in particolare legati ai cani; in effetti, è spesso chiamata nei Paesi anglosassoni con l’appellativo “Stella del Cane”, ossia la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore. Spesso appare anche legata al mito di Orione e al suo cane da caccia; gli antichi Greci credevano che le emanazioni di questa stella potessero avere degli effetti deleteri sui cani, rendendoli particolarmente irrequieti durante i caldi giorni dell’estate (i “Giorni del Cane”).   

   L’eccessiva colorazione di questa stella spesso poteva essere messa in relazione con l’avvento di disastri naturali o di periodi particolarmente secchi e, in casi estremi, poteva infondere la rabbia nei cani, che poi veniva trasmessa agli uomini tramite i morsi, mietendo numerose vittime. I Romani chiamavano i giorni dell’inizio estate dies caniculares e la stella Canicula (“piccolo cane”). Nell’astronomia cinese la stella è conosciuta come la “stella del cane celestiale”. I nativi americani associavano Sirio con un canide; alcune indigeni del sud-ovest del Nord America indicavano questa stella come un cane che seguiva delle pecore di montagna, mentre i Piedi Neri la chiamavano “faccia di cane”. I Cherokee appaiavano Sirio ad Antares e le consideravano come due cani da guardia alle estremità di quello che chiamavano “percorso delle anime”. Le tribù del Nebraska facevano invece diverse associazioni, come la “stella-lupo” o la “stella-coyote”. Più a nord, gli Inuitdell’Alaska la chiamavano “Cane della Luna”. Altre culture in diverse parti del mondo associavano invece la stella a un arco e delle frecce. Gli antichi cinesi immaginavano un ampio arco e una freccia lungo il cielo australe, formato dalle attuali costellazioni della Poppa e del Cane Maggiore; la freccia era puntata sul lupo rappresentato da Sirio. Una simile associazione è rappresentata nel tempio di Hathor di Dendera, in Egitto, dove la dea Satet ha disegnato la sua freccia su Hathor (Sirio). Nella tarda cultura persiana la stella era similmente rappresentata come una freccia, ed era nota come Tiri. Nel libro sacro dell’Islam, il Corano, Allah (Dio viene definito il “Signore di Sirio”. Il popolo dei Dogon è un gruppo etnico del Mali, in Africa Occidentale, noto per le loro conoscenze sulla stella Sirio che sarebbero da considerare impossibili senza l’uso di un telescopio. Come riportato nei libri Dio d’acqua. Incontri con Ogotemmêli e Le renard pâle di Marcel Griaule. Questo popolo sarebbe stato al corrente della presenza di una compagna di Sirio (la “stella del fonio”) che orbita attorno ad essa con un periodo di cinquant’anni prima della sua scoperta da parte degli astronomi moderni. Questi affermano inoltre che ci sia pure una terza compagna oltre a Sirio A e Sirio B. Il libro di Robert Temple Il mistero di Sirio, edito nel 1976, accredita loro anche la conoscenza dei quattro satelliti di Giove scoperti da Galileo e degli anelli di Saturno. Tutto ciò è diventato così oggetto di controversie e, talvolta, di speculazioni.

 Secondo un articolo edito nel 1978 sulla rivista Skeptical Enquirer, potrebbe essersi trattato di una contaminazione culturale, o forse proprio per opera degli stessi etnografi.

   Altri invece vedono queste spiegazioni fin troppo semplicistiche, create ad hoc per giustificare un mistero irrisolvibile secondo i dettami della scienza in vigore. È La questione resta dunque ancora aperta.

[71] Il concetto di setting nasce nella psicologia ecologica di Roger Barker (1968) come l’insieme dei fenomeni comportamentali, dei pattern circoscritti e stabili di attività umane con un sistema integrato di forze e controlli che mantengono tali attività in un equilibrio semistabile.

[72] Nella programmazione Monarch le vittime sono chiamate schiavi.

[73] Personalmente ritengo che uno strumento per difendersi è odiare profondamente i propri oppressori, considerarli dei pezzi di merda.

 

[74] http://la-piovra.blogspot.it/2008/05/mk-ultra-la-testimonianza-di-cathy.html

[75] ttp://books.google.it/books?id=sMIYPB4GRNEC&pg=PA177&lpg=PA177&dq=l%27ex+agente+Cia+Derrel+Sims&source=bl&ots=MzemvVktuh&sig=XIMkzot7P0LDbIw88iG6dLD9b-w&hl=it&sa=X&ei=f93XU6KJAvOX0QWHg4GQBQ&ved=0CCUQ6AEwAQ#v=onepage&q=l%27ex%20agente%20Cia%20Derrel%20Sims&f=false

[76] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/19/ecco-il-war-game-made-in-italy.html

[77] http://www.informatrieste.eu/ts/spionaggio-a-trieste-il-caso-iret-del-1989/

[78] https://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2006/07/13/NZ_21_PISA.html

[79] C. Ernè, Il giallo della bomba a Trieste, Piccolo, 26.04/2000.

[80] http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-strani_casi_di_morte_a_trieste.php

[81] Si spara finanziere del Gico, Piccolo, 30/01/1996.

[82] Niente fiamme ma tanto ossido di carbonio. Tragedia di via Polo, tre ipotesi per un incidente, Piccolo, 07/02/2006.

[83] Resta il mistero sulla coppia asfissiata, Piccolo, 26/10/2004.

[84] E sicuramente non mancavano le possibilità economiche.

[85] Nel giallo di via Marco Polo ora spunta un gatto trovato morto, Trieste Oggi, 24/03/2001.

   Provo ad avanzare un ipotesi che potrebbe apparire azzardata. E se ci fosse una matrice esoterica? Penso al ritrovamento del cadavere del gatto. Nella cultura egizia il gatto ha sempre rappresentato una divinità in particolare, ossia Bastet, la dea raffigurata con sembianze di donna e la testa di gatto o in alcuni casi semplicemente come una gatta. Bastet era la figlia di del Dio Ra e rappresentava la dea della fertilità e della salute, legata al culto lunare. Invece, nel Medioevo il gatto era considerato un’essenza completamente diabolica, maligna, proprio perché è un’animale che si è sempre pensato sapesse vedere aldilà, al di là della realtà, un’animale che fosse immerso in un altro mondo, che riuscisse a vedere aldilà della vita, ma soprattutto aldilà della morte, quindi un’animale soprannaturale.

Il gatto esprime il simbolo di benessere, di armonia, d’indipendenza, d’osservazione e comprensione, infatti si dice essere un’animale molto empatico, che proprio per questa caratteristica è in grado di raccogliere su di sé tutti gli influssi negativi che lo circondano e neutralizzarli, un’animale di certo molto consigliato da tenere molto a stretto contatto, si dice che con il contatto fisico si può ottenere calma, serenità e pace. Inoltre è un simbolo di agilità spirituale e fisica, di sensualità, un animale ammaliatore, simbolo in primis di libertà, ma al tempo stesso di mistero, un’animale che si può definire proprio magico, il detentore delle chiavi sia della realtà sia dell’inconscio.

[86] Uccisi dai gas della caldaia: condannati amministratori e conduttori dell’impianto, Piccolo, 25/01/2006. 

[87] S. Maranzana e R. Coretti, Si sfracella 007 della Finanza, Piccolo, 14/06/2001.

[88] S. Maranzana e R. Coretti, Finanziere trovato morto con due colpi in testa, Piccolo, 23/10/2000.

[89] Una caratteristica dei servizi segreti italiani sta nell’uso sistematico, di faccendieri che sono usati per portare a termine delicate operazioni che possono spaziare dall’acquisizione, vincere appalti, costruire alleanze. Un simile utilizzo comporta il formarsi di una sacca contenente i germi della corruzione, collocata tra i servizi e lo Stato.

   Gli altri servizi preferiscono certe questioni li gestiscono direttamente, magari pagano le con tangenti per acquisire degli appalti per le industrie della loro nazione. Teniamo conto che i membri dei servizi segreti sono sempre dei funzionari dello Stato e lavorano per la loro industria nazionale, (in altre parole per la Borghesia Imperialista del proprio paese).

   Tornando al discorso dei faccendieri, il loro utilizzo alla lunga si rivela controproducente poiché alla fine rischiano di essere arrestati o inquisititi e questo perché, nonostante la loro presunta “genialità” e abilità negli affari, sono implicati in troppe operazioni. Rimangono alla fine i faccendieri locali, che a differenza di quelli che lavorano a livello internazionale il loro raggio di azione è molto più limitato.

[90] http://archiviostorico.corriere.it/1996/maggio/22/giallo_Xavier_penna_anti_armi_co_0_9605225853.shtml

[91] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/12_Dicembre/12/mercenari.shtml

[92] http://www.lastampa.it/2014/08/02/edizioni/imperia/morto-delle-fave-lex-mercenario-allevatore-di-serpenti-AbAziXLVuuKh0jfE98iQ3N/pagina.html

[93] Vedere questa intervista su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=8wXWfg0-7Vc

[94] Trovato sul Carso il corpo dell’attore Viviani, di C. Ernè e C. Barbacini sul “Piccolo”, 12/10/01

[95] Dal terreno sul Carso spunta un arsenale, C. Barbacini sul “Piccolo”, 14/9/99

[96] A Padriciano spunta un’altra bomba, Trieste Oggi 13/5/00

[97] Armi sul Carso. Un attentato? C. Barbacini sul Piccolo, 15/11/02

[98] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/11/07/soldi-del-sismi-da-craxi-al.html

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/10/17/sismi-missioni-in-peru-senza-autorizzazione.html

[99] http://giornalistamichelupmann.blogspot.com/2012/12/lassociazione-orio-associazione-orion.html

https://antrodellamagia.forumfree.it/?t=43912660

[100] Ludwig von Bertalanffy (1901-1972) è stato un biologo austriaco, noto soprattutto per aver dato il via alla teoria generale dei sistemi.

[101] Scalone fu arrestato il 26 ottobre 1993, all’età di 59 anni, e incriminato poi di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico. Fu poi condannato in primo grado nel 1999 ma due anni dopo fu prosciolto e risarcito dallo Stato con 25.000 euro per l’ingiusta detenzione di sei mesi e le conseguenze per la sua vita lavorativa e familiare.

[102] Sarebbe il comitato che ha lo scopo di coordinare i due servizi (civile e militare). Fulci ricoprì tale incarico dal giugno 1991 fino al 1993 per volontà del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti.

[103] Ansa, 21 giugno 1995.

[104] Si occupa del coordinamento delle attività dei centri di controspionaggio in Italia.

[105] http://www.cestim.it/argomenti/05verona/05verona_nera.htm

[106] Nguyen Van Vinh, The Vietnamese People on the Road to Victory, 1966. P. 7.

[107] Intervista a L’Europeo del 25 maggio 1994, in M Caprara, G. Semprini, p. 172.

[108] Avanti, 19 aprile 1978.

[109] Atti per l’inchiesta per la strage di Brescia, verbale del 29 maggio 1996, testimonianza di Giampaolo Stimamiglio.

[110]  http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/05/24/in-cella-le-ronde-pirogene-incendiavano-le.html?refresh_ce

[111] http://www.ilpost.it/stefanonazzi/2012/02/14/processo-strage-piazza-della-loggia

~ di marcos61 su aprile 19, 2024.

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