TRAFFICI SPORCHI

 

 

Come ormai è assodato la Falange Armata è stata una sigla di copertura, usata per depistare.

Secondo quanto dichiarato dall’ex ambasciatore Fulci la Falange Armata era composta di 16 ufficiali dell VII divisione del SISMI, arruolati in modo clandestino tra gli ex paracadutisti della Folgore.

E tra i delitti impuniti e misteriosi dei quali è piena la cronaca del nostro paese, c’è ne uno inerente a un ex parà della Folgore: Mandoloni, barbaramente ucciso in una sera del 13 giugno 1995 e ritrovato sugli scogli di Romito. Egli era un militare speciale: istruttore alla Nato, incursore, guardia del corpo di alti ufficiali, maresciallo del Col Moschin, la punta di diamante dell’esercito.[1] S’indaga a 360 gradi, dice il pubblico ministero Elsa. Il parà, nonostante avesse ottenuto una licenza di convalescenza di 30 giorni dalla base Nato in Germania passati in parte presso l’ospedale di Livorno per accertamenti su una presunta affezione epatica, continuava ad andare a dormire in caserma. Le indagini ricostruiscono le sue ultime ore di vita. Marco Mandolini era solo quando martedì 13 giugno 1995 lasciò l’auto, una Mercedes, sull’Aurelia, e scese lungo la scogliera per prendere un po’ di sole. Il paracadutista, come stabilì la necroscopia, era stato aggredito e colpito da numerose coltellate (quarantuno) e finito con un grosso sasso che gli aveva fracassato il cranio. Il cadavere giaceva sulla scogliera in una larga pozza di sangue. Presentava profonde lesioni alla testa. I medici legali nella loro perizia affermarono che «era stato un combattimento di estrema violenza, contro un aggressore forse dotato dalla stessa prestanza fisica del maresciallo Mandolini». Le ferite, secondo i periti Domenici e Bassi, erano state provocate “da un’arma con una lama larga, inferte con notevole forza com’è stata dimostrata dall’assassino quando ha sollevato e lasciato cadere sulla testa di Mandolini un masso di 25 chili”. Dunque l’assassino, per gli esperti di medicina legale, doveva avere una conoscenza ed una pratica di tecniche militari di combattimento corpo a corpo almeno pari a quelle di Mandolini. Gli investigatori però imboccano la pista omosessuale: Romito, spesso, è ritrovo dei gay (siamo al solito tentativo di depistaggio). L’ipotesi dopo qualche mese è abbandonata: colleghi, amici, parenti escludono che Mandolini abbia avuto amicizie particolari. Anche l’ipotesi riguardante il denaro investito da numerosi paracadutisti presso una finanziaria di Alessandria poi fallita, cade. Sulla tragica morte di Mandolini ben presto calò il silenzio d’inquirenti e investigatori che non avevano trovato neppure il movente. In questi anni gli unici che non si sono arresi all’archiviazione sono stati i familiari del parà. Hanno sostenuto che il delitto “ha che fare con l’ambiente militare perché chi ha ucciso Marco doveva essere una persona esperta quanto lui».[2]Anche per alcuni investigatori l’ambiente in cui è maturato l’omicidio sembra potersi ricondurre agli ambienti militari e, specificatamente, alle caserme frequentate dal sottufficiale della Folgore. Insomma, l’assassino doveva essere ricercato all’interno dell’ambiente militare. Francesco Mandolini, uno dei quattro fratelli di Marco, nel giugno del 1998 raggiunse Livorno a piedi da Ancona per protestare ed esporre uno striscione davanti alla caserma della Folgore con la scritta «Una voce vera per un falso silenzio”.[3] I familiari respingevano l’ipotesi dell’omicidio a sfondo omosessuale. Certo, un Rambo gay fa notizia, ma Marco non è morto per questo. Francesco Mandolini rivelò l’esistenza di una lettera anonima firmata dagli “amici di Marco”. Era scritto che nella notte tra il 12 e il13 giugno, poche ore prima dell’omicidio, in una telefonata ricevuta dall’ufficiale di servizio al comando Brigata paracadutisti di Livorno si rivelava che all’interno della caserma Vannucci era stato ucciso un sottufficiale del comando incursori. Il corpo sarebbe stato poi trasportato al Romito. Vero o falso? Afferma Francesco Mandolini “Su questo omicidio nessuno ha fatto nulla, nessuno ha voluto indagare. Sembra che tutti siano d’accordo con quel telefonista che ai nostri genitori consigliò di lasciar perdere”.[4] Marco Mandolini, secondo la madre Linda, “sapeva troppo e non doveva parlare più”. Quando il parà rientrò dalla Germania era preoccupato e ai fratelli avrebbe detto: “Hai visto? Ogni tanto ne fanno fuori uno”. La morte dei militari in Somalia lo inquietava e lo disse senza mezzi termini. “Il suo ambiente l’ha scaricato, lui era schifato e questo senso di intolleranza è poi emerso in altri suoi colleghi. Per questo è morto”. I familiari sono convinti che il maresciallo fosse depositario di segreti militari di eccezionale importanza, proprio in virtù del delicatissimo incarico che aveva rivestito a fianco del generale Loi prima e nella base di Weingarten poi. Attorno alla morte di questo militare ha fatto capolino anche il caso dell’uranio impoverito. Flaviano Mandolini, un altro dei fratelli di Marco, ha detto più volte che sulla malattia del fratello “si sono fatte varie ipotesi: vaccino sbagliato, emoderivato scaduto, Aids. Ci hanno raccontato di tutto, compreso il sospetto della sieropositività alla quale non abbiamo mai creduto”. Sostiene Flaviano Mandolini “So solo che mio fratello stava indagando sulla morte, che lui giudicava strana, di due militari che parteciparono a quella missione e ora, alla luce di quanto è uscito anche sui giornali, posso pensare che si tratti proprio di questo. Anche perché pure mio fratello si ammalò nel 1994”.

Mandolini conosceva bene Li Causi (ormai famoso per l’Operazione Lima ed essere stato il responsabile del Centro Scorpione di Trapani) poiché si ritiene da più fonti che entrambi erano degli agenti incaricati a gestire traffici di armi e di altro materiale molto particolare (rifiuti tossici, radioattivi e cosucce del genere).[5]

L’omicidio mandolini ha delle inquietanti analogie che legano la sua morte come quella di Li Causi con altre morti avvenute sul territorio nazionale.

Il 16 giugno 1995, un mese e tre giorni dopo l’assassinio di Mandolini, Mario Ferraro un agente del SISMI e specialista di traffici, utilizzato più volte in paesi arabi e africani come la Somalia e il Libano, è ritrovato dalla sua compagna impiccato con la dell’accappatoio, appeso al portasciugamano del suo bagno. C’è un piccolo dettaglio da valutare, subito rilevato alla compagna: “come ha fatto a suicidarsi, il portasciugamani è più basso di lui?.[6]

Il 6 luglio 1996 viene ne ritrovato il copro massacrato di Giovanni Sgadò, uomo della X squadra del porto di Marina di Carrara.

L’8 luglio 1996 (sarà un caso?) viene sequestrato un carico di armi chimiche (100 tonnellate) nel porto de La Spezia.

L’11 luglio 1996 (sempre un caso ovviamente) la Guardia Di Finanza da inizio a un blitz a Carrara, sequestrando motoscafi costruiti per la mafia.

Il 17 luglio 1996 è ritrovato il corpo in avanzato stato di decomposizione di Paolo Mazzoni a Pisa, tecnico Telecom di Viareggio addetto alle intercettazioni. Sparito il sabato di undici giorni prima (potrebbe coincidere con la notte nella quale assassinarono Giovanni Sgadò?).

Che cosa dedurre da tutto ciò? Una lotta interna ai servizi segreti? Per caso gli inquirenti stavano per avere degli accertamenti che potevano essere decisivi rispetto ai traffici, di armi, droga e rifiuti tossi? Le vittime erano pedine diventate scomode e per questo motivo dovevano essere eliminate?

Ebbene da indagini di giornalisti che hanno seguito le orme dei traffici di armi con l’ex Jugoslavia e con la Somalia (sulla scia di quelle portate avanti da Ilaria Alpi),[7] emerge un nome che sembra quella di una squadra di calcio: Diavolo Rosso. Dietro questo nome ci potrebbe essere di tutto: un individuo, un’organizzazione o altro.

Se si approfondisce di più l’argomento, si può desumere, che questo nome Diavolo Rosso possa essere un depistaggio. Come per le rivendicazioni della Falange Armata.

Con la differenza, che la sigla Falange Armata è stata utilizzata solo per operazioni sul territorio nazionale, mentre Diavolo Rosso, invece, sembrerebbe essere una sigla utilizzata per operazioni internazionali, legate soprattutto all’Est Europa. C’è un legame di molte persone che sono state coinvolte sia nella Falange Armata sia nel Diavolo Rosso, che può, si può formulare l’ipotesi entrambe le sigle siano un parto della VII divisione del SISMI. La guerra non ortodossa dunque.

Il nome di Diavolo Rosso viene fuori per la prima volta nel 1996, quando un giornalista della testata francese Le Figarò, Xavier Gautier, fu trovato morto in circostanze misteriose.[8] Sul muro della sua abitazione nelle Baleari c’era una scritta Diavolo rosso, traditore. Xavier Gautier negli ultimi anni della vita si era occupato assiduamente di un grosso traffico di armi dalla Bosnia. Era riuscito a pubblicare un articolo sul Figaro del 6 gennaio 1995. I parenti del giornalista, soprattutto il padre e la sorella sono convinti che Xavier sia stato assassinato. Una circostanza strana: qualche altro giornalista, che si era interessato dello stesso traffico di armi, come l’inglese Jonathan Moyle in Cile, ha trovato la morte per impiccagione (un giornalista che vuol fare veramente il suo mestiere e non il burattino o il burocrate/sciacallo dell’informazione rischia veramente tanto). Ma procediamo con ordine. Il corpo è stato scoperto da un amico domenica scorsa. Apparentemente, Gautier si era tolto la vita stringendosi una corda al collo dopo averla assicurata a una trave del soffitto. La villa che aveva affittato è situata in una zona abbastanza isolata di Ciudadela. Sul muro esterno è stata trovata una scritta in italiano: secondo il Corriere era Traditori, diavoli rossi, al plurale, mentre per altre fonti al singolare (personalmente propendo per quest’ultima versione). E queste parole fanno sorgere i primi dubbi sul suicidio, dubbi che non sono condivisi dalla polizia locale. Le parole sono state vergate da qualcuno che ha usato la mano destra. Di corporatura robusta, il giornalista era mancino. Ancora un fatto sconcertante: le sue mani erano legate, i suoi piedi strusciavano sul pavimento e sulla sua camicia, tracciate con precisione, c’erano alcune croci. Frettolosamente la Procura iberica archivia la sua morte come suicidio: pare che il giornalista da tempo manifestasse segni di depressione assumendo a volte, un comportamento schivo e irascibile. Non è dello stesso avviso l’ex moglie, che lo aveva incontrato poco prima del suo viaggio in Spagna. L’altro particolare trascurato, la scritta chi era il Diavolo Rosso? (o i diavoli?).

Le inchieste di Xavier parlavano di traffici di armi e di organi tra la Bosnia e Trieste, la famiglia (che non ha mai credito alla tesi del suicidio) disse che il giornalista aveva parlato con un “supertestimone” che era stato capo della sicurezza dei convogli che andavano da Fiume a Sarajevo, noto come Diavolo Rosso, che sia lui persona a cui si riferisce la misteriosa scritta? Oppure il soprannome di Diavolo Rosso è molto diffuso in certi ambienti?

Da un’indagine avviata, nel 1999,[9] dopo i primi clamori sulla stampa che alcuni mercenari triestini, sarebbero stati coinvolti in un giro di mercanti di armi e di armati da mandare nelle zone calde del mondo con lo scopo di destabilizzare (o ristabilire l’ordine, a seconda da chi è il committente del lavoro). Zone come le isole Comore, ma anche la Bosnia, il Ruanda, la Birmania. Storia di mercenari come quella di Roberto Delle Fave, mercenario dell’esercito croato. A raccontare la sua storia è un film documentario dal titolo Sono stato Dio in Bosnia[10] con spezzoni da lui stesso realizzati. Pare che il suo nome di battaglia fosse Diavolo Rosso (quanti diavoli ci sono) e che fu il fondatore di una brigata chiamata “Cigno Nero”. In più interviste aveva parlato dei massacri cui aveva assistito, aveva anche denunciato pubblicamente i traffici di organi avvenuti anche con la (a suo dire) presunta complicità delle autorità internazionali (e della presenza militare occidentale).[11] Aveva denunciato in questa intervista che in Bosnia (e nell’ex Jugoslavia) si svolgeva il più grosso traffico di organi in Europa.

Delle Fave, inoltre, nel 1995 aveva partecipato a una conferenza stampa indetta assieme al rappresentante di Nord Libero, Marchesich, nella quale si accusava il pediatra triestino Marino Andolina di recarsi in Bosnia non per fare opera umanitaria ma perchè era il “mandante degli omicidi che si svolgevano alla sua presenza per il prelievo di organi”.[12] Logicamente Andolina presentò querela per queste dichiarazioni, e vinse. Difatti le gravissime dichiarazioni fatte contro di lui non erano supportate da alcuna prova (lo stesso Delle Fave dichiarò successivamente, quando fu interrogato dal sostituto procuratore, di essere invalido all’80% – è farebbe il mercenario? – e di essersi inventato tutto: “mi meraviglio che mi abbiano creduto”).[13] Rimane il fatto che la figura del pediatra, da questa che si è rilevata un’operazione di intossicazione dell’opinione pubblica a fini politici, fu lesa non poco da queste menzogne apparse sulla stampa, senza contare le complicazioni di carattere internazionale che causarono ad Andolina un tentativo di rapimento.

I primi mesi del 1995 furono un periodo di rapimenti e sparizioni in Bosnia. In febbraio era stato sequestrato da militanti islamici un collaboratore di Andolina, Carlo Bozzola, che fu poi rilasciato anche grazie all’intervento del giornalista Fausto Biloslavo (Biloslavo ha dimostrato una certa abilità in questo campo: fu sempre lui a recarsi in Cecenia nel 1997 per far liberare il fotografo Galligani rapito dai separatisti ceceni).

In aprile, invece, scomparve per un certo periodo un altro giornalista, il free-lance padovano Matteo Toson, che stando a quando si disse stava indagando su una pista di traffico di armi tra Italia, Bosnia e Somalia, la stessa pista che stava seguendo Ilaria Alpi. Per qualche giorno circolò la notizia che Toson era stato ucciso da estremisti islamici, si parlò anche di collegamenti con la mafia del Brenta. Alla fine Toson fu liberato, ma dell’argomento non si sentì più parlare (troppi diavolacci in cerca di anime magari?).

Come si vede quest’argomento è un autentico ginepraio, dove le notizie vere girano a braccetto con quelle false (e dove il colore predominante è il grigio). Un’ipotesi che si può fare è che il presunto mercenario Roberto Delle Fave, sia stato manipolato (in parte consapevolmente) da esterni per depistare le indagini riguardanti i veri traffici di organi e armi (abbiamo visto prima come si è prestato contro Andolina), perciò non ritengo un’ipotesi sballata che Diavolo Rosso sia una sigla depistante e qui c’è lo zampino dei servizi segreti che sono dei professionisti in depistaggi e in operazioni di guerra psicologica.

In merito ai traffici di armi con la Bosnia c’è da capire se erano condotte da mercenari, oppure da settori della NATO se quest’ultima ipotesi fosse vera, ci farebbe ricondurre all’UCK e alla criminalità albanese (il Kossovo è un grande crocevia dello spaccio di droga nonostante la presenza militare della NATO). Perciò non sarebbe sballato ritenere che Delle fave abbia voluto depistare Xavier (in caso contrario in qualità di fonte avesse effettivamente indicato la giusta direzione sarebbe stato lui a essere ucciso e non il giornalista). Se invece che un mercenario fosse stato un agente segreto magari del SISMI? Che abbia voluto depistare tirando in ballo l’ONU tralasciando così la NATO?

Perciò è plausibile che Diavolo Rosso non sia una persona (o più persone), ne tantomeno un’organizzazione, ma come la Falange Armata si una sigla usata per depistare, un operazione (o delle operazioni) sotto copertura. Per questo sono usati dei mercenari, che dovrebbero fare il lavoro sporco per conto dei servizi segreti dei paesi NATO. Si potrebbe desumere che l’epicentro negli anni ’90 di questi traffici (armi, droga e organi) all’epoca fossero la Croazia e il Nord Italia

 

Traffici sporchi e inconfessabili

 

Remondino il giornalista RAI che fece emerge in una sua inchiesta la struttura clandestina GLADIO ebbe un colloquio con un presunto membro della CIA, di nome Ibrahim Razin, inerente l’omicidio del premier svedese Olof Palme:

 

Remondino: Puoi darci maggiori dettagli sul telegramma della P2 che annuncia l’assassinio del leader svedese Olof Palme?

 

Razin: Durante l’estate 1985 ho interrogato un importantissimo capo della mafia americana, il cui nome non posso fare e, che mi ha detto che tale telegramma fu inviato da Gelli a Philip Guarino, allora uno dei membri della cerchia repubblicana di Bush.

 

Remondino: Da dove era stato inviato con precisione, questo telegramma e chi lo ricevette?

 

Razin: Aveva la firma di Licio Gelli ed era indirizzata a Philip Guarino, fu spedita dal Sud America, da una delle regioni più meridionali del Brasile. Secondo informazioni più attendibili è stata spedita da un uomo chiamato Ortolani, per conto di      Licio Geli o, in ogni caso, su istruzioni di Gelli.

 

Remondino: Qual era esattamente il testo del telegramma?

 

Razin: Il telegramma diceva: ‘Di al nostro amico che la palma svedese sarà abbattuta’.

 

Remondino: Perché l’italiana P2 fu coinvolta nell’assassinio di Palme?

 

Razin: La Svezia è stata uno dei principali protagonisti del traffico illegale di armi, durante la guerra Iran-Iraq, quando Palme era primo ministro, e quindi Palme sicuramente era al corrente di quanto stava accadendo.

 

Remondino: E la P2 era parte di questa operazione?

 

Razin: Sì, la P2 è stata al centro, uno dei partecipanti al traffico illegale di armi, che era collegata al traffico di stupefacenti fin dall’inizio. La P2 diede anche un contributo sostanziale al riciclaggio di ingenti somme di denaro utilizzato per questo traffico di armi e stupefacenti da un paese all’altro.

 

Remondino: E per quanto riguarda i rapporti della CIA-P2?

 

Razin: Basti vedere come la P2 è stata coinvolta con il Banco Ambrosiano e con Michele Sindona e come la CIA è stata coinvolta, con loro, in varie manipolazioni finanziarie. Ad esempio, negli Stati Uniti, il grande scandalo che ha coinvolto le casse di risparmio banche fu una grande novità. In Texas, il procuratore di Stato ha trovato prove del coinvolgimento della CIA nel fallimento di molte di queste banche, che hanno utilizzato fondi illegali per le loro operazioni. L’uomo che sa molto di ciò è Richard Brenneke, un ex agente della CIA nell’Oregon.

 

Questo intricato puzzle tra CIA e P2 fa emergere una verità che si vuole tenere nascosta: l’intreccio tra poteri forti come la CIA e la P2 e le grandi elites finanziarie che dominano il mondo.

 

Da questa storia emerge una sorta di struttura sovranazionale. Barbara Honeger, un ex appartenente allo staff di Reagan (ne seguiva i problemi sociali) che aveva rotto con l’amministrazione, in un’intervista sempre a Remondino nel 1990, parla di un misterioso agente Y che gli avrebbe rilevato dell’esistenza di un corpo separato della CIA che operava a livello internazionale con finalità destabilizzatrici. Portò come esempio eclatante dell’operato di questa struttura, l’episodio noto negli USA come October surprise, che dentro il quadro dello scontro tra democratici e republicani negli USA, portò alla mancata rielezione di Carter e al successo di Reagan e di Bush. In Italia non ebbe molto eco tranne quella parte che riguardava l’intervento della P2.[14]

 

Remondino nel procedere della sua inchiesta venne a sapere che cera un misterioso agente Y, si chiamava Oswald Le Winter, ex generale di brigata dell’esercito americano e supervisore della Gladio europea.[15] Egli era in carcere negli USA con l’accusa di aver trafficato in sostanze per la lavorazione degli stupefacenti. Egli, intervistato, parlò di questa struttura sovrannazionale, affermando che era conosciuta con diversi nomi (tra i quali quello di P7). Egli descrisse la P2, nei suoi vertici, come momento di coordinamento e transito per finanziamenti e operazioni occulte (che sfuggivano a ogni contabilità ufficiale del Congresso) per opera della CIA.

Da questa intervista emerge che questa struttura andava a comprare, armi ed esplosivi (tra i quali il Semtex) in Cecoslovacchia, che all’epoca faceva parte di quello che era definito “campo socialista” – a guida revisionista – che all’epoca era il “nemico”. Gli acquisti in Cecoslovacchia passavano attraverso l’Omnipol, la società statale cecoslovacca di import-export che produce e commercializza materiale bellico.

 

Winter parlò di una struttura di collegamento massonica a livello internazionale. In effetti, all’epoca in Italia si parlava della Loggia Montecarlo che Winter definiva “superloggia”.

 

In questo giro di affari erano coinvolte anche società italiane quali: l’Agusta, assieme alla statunitense Bell, quella degli elicotteri d’assalto Cobra. Le armi giravano il mondo, Somalia, Congo, Zaire.

In questi traffici oltre a Gelli era coinvolto Vittorio Emanuele che era attorniato e ben sostenuto da una compagnia di personaggi eccellenti, come si conviene nei commerci internazionali d’armi: faccendieri, politici, militari, uomini dei servizi segreti. Tra gli altri, c’era il colonnello Massimo Pugliese, fedelissimo di casa Savoia, già responsabile del centro di controspionaggio di Cagliari; il generale Giuseppe Santovito detto Bourbon per via dei suoi gusti alcolici, direttore nientemeno che del Sismi, il servizio segreto militare; l’ex attore Rossano Brazzi, massone, approdato dal cinema all’entourage di un altro attore che aveva cambiato mestiere, Ronald Reagan. Una bella compagnia senza dubbio. Molto variopinta ma potente. I servizi segreti vegliavano sugli affari. Barbe finte italiane, ma anche i loro padrini della CIA e dalla NSA, le due massime agenzie spionistiche americane. Del resto l’amministratore dei beni di Casa Savoia, l’avvocato Carlo D’Amelio, era presidente del Cmc, una filiazione della Permindex, che secondo il giudice Palermo era una “creatura della Cia, istituita per coprire i finanziamenti dei servizi segreti americani Cia-Fbi in Italia per attività anticomuniste”.

Molti dei soci di questa bella combriccola avevano, come si conviene, una comune appartenenza alla Loggia P2 di Licio Gelli. Alla lettera S dell’elenco sequestrato nel marzo 1981 dai magistrati milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo nella ditta di Gelli a Castiglion Fibocchi, si legge: «Savoia Vittorio Emanuele, casella postale 842, Ginevra».[16] La tessera era il numero 1621. In una delle cartellette allegate agli elenchi, sempre alla lettera S, accanto a «Sindona Michele, banchiere», «Stammati Gaetano, ministro», «Santovito Giuseppe» e tanti altri (Berlusconi Silvio no, era in un altro documento), compare il nome «Savoia Vittorio, numero 516».

Vittorio Emanuele, si seppe poi, aveva raggiunto il terzo grado della gerarchia massonica, quello di Maestro, e oltre alla loggia P2 aveva frequentato un altro esclusivo club massonico: la superloggia di Montecarlo. Almeno secondo quanto testimonia nell’ottobre 1987 Nara Lazzerini, amica molto intima di Gelli: “Licio mi disse che della loggia faceva parte anche Vittorio Emanuele di Savoia e il principe Ranieri”. Chissà se è vero. Un rapporto del Sisde (il servizio segreto civile) del 1982 informa comunque che ai vertici della Loggia di Montecarlo, insieme a Gelli, vi era Enrico Frittoli, ragioniere, titolare di una società d’import-export con sede nel Principato e «uomo di fiducia del trafficante internazionale d’armi Samuel Cummings, presidente dell’Inter Arms di Londra». Il solito cocktail forte di politica, affari e nobiltà.

Attraverso logge massoniche internazionali Vittorio Emanuele ebbe a che fare anche qualche anno dopo, alla fine degli anni Ottanta, quando cadde il Muro di Berlino, quando alcuni circoli massonici pensarono bene di progettare il ritorno sul trono di alcuni monarchi europei. I Paesi su cui puntavano erano la Romania e l’Ungheria, Paesi da cui il re era stato scacciato dai “perfidi comunisti” e in cui, coll’aperta e dichiarata restaurazione del capitalismo e il relativo caos sociale e politico che si era venuto determinare, si poteva dunque approfittare della situazione per tentare un ritorno alla grande. Ma era stata presa in considerazione anche la possibilità di un ritorno delle famiglie reali in Italia e in Grecia. I progetti, come il solito, mischiavano politica e affari.[17]

Attraverso le inchieste che ci sono state sia da parte delle varie magistrature dei vari paesi, sia da parte di soggetti privati (come i giornalisti di inchiesta), tutto quello che si è descritto sopra, denota una traccia che accomuna i vari soggetti; trafficanti di droga, di armi, faccendieri, massoni, agenti, politici: le banche.

   Seguendo questa pista (ben celata dalle omertà di Stato) ci consentirebbe la comprensione delle interconnessioni occulte: potrebbe essere la chiave d’accesso al quarto livello, al centro direttivo delle componenti bancarie, finanziarie e politiche internazionali che gestiscono (al di là delle apparenze) il potere in un contesto soprastatale, ma sarebbe meglio dire tentano di gestirlo e di condizionarlo secondo i propri criteri. Questo è il livello che non può essere scoperto, perché dietro di esso si celano solo i nomi e gli interessi dei poteri diretti dello Stato: la chiave cui nessun profano è consentito ad accedervi.

   Ma torniamo al discorso inerenti i traffici. Abbiamo visto che sono legati a una struttura (o più strutture) internazionale, che molti membri di questa struttura sono legali a logge massoniche (tra le quali emerge la P2). Gli intrighi e gli affari di questi personaggi hanno spaziato in tutto il mondo dal Medio Oriente, all’Africa (in particolare la Somalia) fino all’Europa dell’Est. Tutto questo fa pensare a un disegno più vasto, non solo affaristico. A livello internazionale i due canali di traffico di armi e droga passano in gran parte per le mani della Mafia turca.

   La Mafia turca ha il centro operativo in Germania dove i proventi dei traffici sono in parte riciclati da italiani che in un secondo momento trasferivano i proventi alla Dresdener Bank (Monaco di Baviera). Residente a Monaco di Baviera era anche un agente della DEA (l’organismo federale USA, che dovrebbe combattere i traffici di stupefacenti, in realtà combatte i concorrenti) di origine turche, Tegmen Herten. Herten risulta che avrebbe gestito il traffico d’armi e droga in Germania. Dunque questi traffici sarebbero gestiti da apparati (non ufficiali, deviati rispetto ai fini ufficiali della NATO stessa). Zurigo è un altro snodo chiave. Lì operava il finanziere Hans Kunz. Si potrebbe formulare l’ipotesi che i servizi segreti italiani e francesi lo usassero come intermediario della rete criminale. Bisogna notare che i maggiori protagonisti dei traffici di questa struttura provengono e operano nel Nord Italia, da dove sono finanziate, delle missioni e fatto degli affari sotto copertura rivolti all’Est Europa e alla Somalia (sempre supervisionate dalla NATO).

   Si potrebbe ipotizzare che c’è stata una sorta di staffetta fra due generazioni di trafficanti. In sostanza potrebbero esserci dei legami di continuità fra la rete appena descritta e quella vede coinvolte le navi dei veleni e i traffici di armi degli anni ’90. E in questa fase nasce Diavolo Rosso, con i suoi mercenari usati dalla NATO per destabilizzare o controllare intere aree. I servizi segreti italiani appaiono in questo contesto come dei trafficoni, come delle semplici pedine nello scacchiere internazionale. Diavolo Rosso potrebbe essere un’operazione nata esclusivamente inizialmente per l’Est Europa (dalla Repubblica Federale Jugoslava) però nulla esclude che i suoi ideatori che i suoi ideatori e i suoi gruppi di mercenari, siano stati utilizzati in altro operazioni. Quest’operazione Diavolo Rosso non sarebbe stata circoscritta al solo traffico di armi o al supporto a guerre locali, ma in ballo ci sarebbe anche il traffico di organi.

 

 

 

Per capirci ulteriormente in questo ginepraio dove la realtà non è mai come appare, proviamo a definire i ruoli che i diversi soggetti coinvolti hanno avuto in questo tipo di operazioni (ruoli che andrebbero continuamente rivisti):

 

  • La Mafia è stata utilizzata come semplice manodopera. La sua funzione è palese negli attentati come nei traffici di materiale radioattivo. Nella realtà avrebbero presero le “briciole” (sempre milionarie tengo a essere preciso, da non confondere con le paghe da fame che eroga ai proletari immigrati che sfrutta nelle campagne o nelle cooperative) in affari di portata miliardaria.
  • La Massoneria potrebbe essere stata solamente uno strumento per via dei suoi rapporti con le istituzioni. Poiché molte delle Logge sono composte di faccendieri e da personaggi che in gergo giuridico sono definiti “colletti bianchi” (molte Logge potrebbero essere definite come Logge di affari perché il loro principale lavoro semobra come far quattrini e non approfondire le questioni inerenti, l’esoterismo, in sostanza un disinteresse totale per il Grande Architetto dell’Universo e molto per Mammona se non per Sodoma). Questo tipo di Massoneria (quella dove l’interesse principale è fare affari) è l’ideale per la gestione degli affari e per i contatti.
  • I politici sono un passaggio obbligato per avere un rapporto con le istituzioni. Il problema sorge dal fatto, che a differenza dei Massoni che operano per quasi tutta la loro vita (salvo che raggiungano l’Oriente Eterno in maniera non naturale), cambiano ha secondo delle circostanze (elezioni, cambiamenti di governi). Quando non servono più, vengono, spesso e volentieri, arrestati o trovati morti, proprio come i mafiosi.

–         I servizi segreti sono alla fine i veri ideatori delle operazioni.

 

 

Si è sempre parlato di servizi segreti deviati, tutto ciò è una grande stupidaggine. Deviazione rispetto a cosa? Cerchiamo di ragionare su questo tema e l’uso di questo termine che si è fatto rispetto alle attività dei servizi segreti. Quello che è definito “interesse nazionale” (altro termine molto ambiguo, per noi marxisti lo Stato fa l’interesse delle classi dominanti e perciò si tratta di vedere quale frazione di classe dominante in quel momento domina, che consegue che il suo interesse diventa “nazionale”, “di tutti”), perciò deviati, possono essere quei servizi che operano per conto loro, operano a proprio vantaggio come organismo o nell’interesse dei singoli appartenenti se non addirittura du una frazione della classe dominante che è stata messa in minoranza. Se effettivamente i servizi hanno affondato, o erano d’accordo per affondare navi cariche di veleni nel nostro mare, certamente sono dei criminali, ma non è detto che siano deviati, poiché può darsi che l’autorità pubblica li abbia incaricati (non ufficialmente con timbri e firme ovviamente) di fare questo lavoro sporco per industriali. Lo stesso discorso bisogna vedere per i traffici di armi, droga e rifiuti tossi, se dietro ci sono imput governativi o comunque politici, o pura sete di guadagno (cosa che d’altronde non sono certamente alternative, viviamo un mondo dove domina il capitalismo dove il motore delle attività economiche è la ricerca del profitto a tutti i costi, vendere dentifrici e vendere armi l’importante è il guadagno).

E poi quando parliamo di servizi segreti, sappiamo che esistono servizi all’interno dei servizi (abbiamo visto in Italia il Supersismi che faceva riferimento a Pazienza, e Pazienza a chi faceva riferimento?) e pure dobbiamo tenere conto della naturale doppiezza dei servizi, dove (ed è bene ripeterlo) la realtà non è mai come appare.

 

Delitto alpi-hovatrin la verità negata

 

Il duplice delitto di Ilaria Alpi e Miram Hrovation attualmente non ha ancora uno straccio di colpevole. E nemmeno un movente, o l’ombra di un mandante. In compenso ci sono stati tanti depistaggi.

Taormina presidente dell’inutile e costosissima Commissione d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miram Hrovation ha affermato che “Ilaria Alpi E Miran Hrovatin, in Somalia erano in vacanza”,[18] tanto valesse dire che i due poiché dipendenti di un’azienda pubblica (indi per cui fannulloni) erano andati in ferie a spese del contribuente, e perciò non sentendo cosa dicesse la Farnesina se era un paese “a rischio” o meno, si sono andati a ficcarsi da soli nei guai.

Nella sostanza il messaggio che c’è dietro è quello che non c’è nulla da scoprire. Se non è un depistaggio anche questo. Questo depistaggio è la prova che dietro quest’omicidio c’è ben di più di qualche disinvolta operazione di traffico illecito.

La guerra somala – sulla pelle della popolazione – ha creato una terra di nessuno, un Paese del Bengodi per ogni nefandezza, un passe-partout per ogni operazioni coperte di ogni tipo legate anche ad altre guerre apparentemente lontane e sicuramente contemporanee.

L’hanno documentato le Nazioni Unite: le rotte dei trafficanti che rifornivano i signori della guerra somali sostenevano anche i nazionalisti serbi, i mussulmani bosniaci, i fascisti croati ecc. Gente che combatteva spalleggiata da padrini annidati nelle democrazie imperialiste occidentali (i paesi avanzati e “civili” come si suol dire), gente che ha sempre dovuto negare ogni tipo di legame, stando ben attenta a non lasciare impronte digitali su armi e denari.[19]

   E l’Italia nel bel mezzo di tutto questo, come centro di traffici. Nei non molti documenti desegretati dal governo italiano (con molti omissis) si apprende dell’esistenza di un rapporto segreto del Colonello Vezzalini (servizi di informazione di Unosom dal nome dell’operazione delle Nazioni Unite in Somalia) che indica un mandante americano per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miram Hrovatin.[20]

O la relazione di servizio del Capitano Orsini (che è stato l’ultimo carabiniere rimasto in Somalia dopo la partenza del contingente italiano) che apprese dagli uomini dei servizi segreti italiani e da ambienti della Delegazione italiana a Mogadiscio che il mandante sarebbe stato un uomo della CIA.

Le indagini svolte dalla Digos di Udine negli anni immediatamente successivi al delitto, indicarono, sulla base di notizie provenienti da fonti di Mogadiscio, due nomi somali, uno dei quali cittadino americano, ufficialmente mai rientrato in Somalia prima del 1998, ma impiegato per anni come reclutatore di Mujadin per conto della CIA in Afganistan e nello Yemen (dove aveva la sede la flotta la flotta di navi italo-somale su cui indagava Ilaria) di miliziani islamici da impiegare nella guerra in Bosnia.

La Digos di Udine aveva individuato costui e molte altri personaggi (e ftti9 importanti, per ricostruire la verità su questo caso: quattro testimoni oculari, il sistema di traffico di armi che sovvenzionava i clan in conflitto nel paese africano, alcuni degli uomini che lo gestivano, gli eventi che portarono alla decisione di eliminare i due giornalisti italiani. E poiché di cose ne stavano scoprendo tante, quando nel 1997, fu tolta a loro la delega d’indagine.

In sostanza da quel poco che ha cominciato, a emergere, si può individuare il ruolo che ha avuto la CIA in quest’omicidio. E come ben si sa non c’è una barriere divisoria tra i servizi segreti italiani e la CIA, anzi.. La CIA al momento di attivare la propria cellula a Mogadiscio (nell’agosto del 1993) affianca al capo stazione un particolare agente: non uno che parla somalo l’arabo , ma Giampaolo Spinelli, uno che è da anni l’agente di collegamento tra la CIA e il SISMI (e che in seguito si ritroverà nel caso Abu Omar e nello scandalo dello spionaggio Pirelli-Telecom-Sismi al fianco di Tavaroli e Mancini). Se partiamo dal fatto che la Somalia è storicamente “cosa nostra” (dell’imperialismo italiano”, perciò è logico un intervento nelle operazioni coperte dei “nostri” servizi segreti o una fazione all’interno di questi). Ma sappiamo che i “nostri” servizi sono anche cosa loro, nel senso dei servizi segreti americani. Da questo fatto si capisce gli ostacoli giudiziari e i molti depistaggi che ci sono stati.

 

Dietro le guerre

 

Sembra quasi una banalità ad affermare che dietro le guerre in atto e tutti i vari conflitti che ci sono nel mondo ci sono interessi economici, ma non lo è. Se si vuole capire del discorso dei traffici sporchi in atto, bisogna partire da questo dato di fatto.

Ufficialmente, l’inizio di una guerra contro una nazione è sempre giustificato da nobili motivi (i diritti nazionali, la democrazia, portare la civiltà ecc.) ma dietro questi nobili motivi come ben si sa, le vere motivazioni sono nascoste.

Le guerre permettono di controllare economicamente un paese e consentono ai vari capitalisti dei paesi in conflitto di accaparrarsi le ricchezze economiche (petrolio, uranio ecc.) del paese nemico.

Gran parte dei conflitti scoppiati dopo il 1945 è stata attizzata dal campo imperialista occidentale contro il campo socialista, i movimenti di liberazione nazionale e gli Stati che volevano avere uno sviluppo autonomo rispetto all’imperialismo. Paesi come la Francia, pur avendo un atteggiamento indipendente rispetto all’imperialismo USA, hanno regolarmente sostenuto nella cosiddetta “guerra fredda” gli USA, soprattutto favorendo la diffusione dell’arma atomica nel campo occidentale (Israele, Sudafrica durante l’Apartheid).[21]

La divisione consensuale delle zone d’influenza fa parte del sistema del controllo delle nazioni e delle loro attività (e ricchezze) economiche. Durante la cosiddetta “guerra fredda” ci fu un accordo tacito tra gli Stati Uniti e la Francia che ha consentito a quest’ultima di sfruttare e controllare la cosiddetta Africa francofona, mentre gli Stati Uniti s’interessavano dell’Africa anglofona.[22]

Dentro questo quadro non si può dimenticare, in un economia fondata sul profitto, la guerra è un grosso affare e per questo spesso e volentieri si finanzia entrambi le parti in conflitto: il caso più famoso quando tutte le potenze (gli USA principalmente) armarono entrambi i contendenti durante la guerra tra l’Iran e l’Iraq che durò dal 1980 al 1988 e che finì per l’esaurimento di entrambi i contendenti (si calcola che ci furono almeno un milione di morti).

Scoppiò in merito ai traffici con l’Iran lo scandalo che fu definito Iran-Contras.

La matassa della vicenda Iran-contras cominciò a dipanarsi il 5 ottobre 1986, quando i sandinisti in Nicaragua abbatterono un aereo da trasporto carico di rifornimenti militari e con bordo tre americani. Uno di loro, Eargene lasenfus, sopravvisse. Affermò di lavorare per un uomo della CIA di nome Max Gomez, il nome in codice di Felix Rodríguez. Alcune, settimane dopo il Washington Post collegò la liberazione di tre ostaggi statunitensi da parte dell’Iran con la vendita di armi a Teheran. George Bush andò in televisione a difendere l’amministrazione. Dichiarò che uno scambio fra ostaggi e armi era inimmaginabile!

Ci sono stati casi meno famosi, ma altrettanto emblematici, quando emerse durante il conflitto angolano tra il governo dell’MPLA e i ribelli dell’UNITA appoggiati dal Sudafrica) la multinazionale Elf finanziò entrambi le parti.[23]

Un altro fenomeno che si è venuto a crescere duranti gli ultimi conflitti armati è il costante aumento di milizie armate private (altrimenti definite più correttamente mercenari). Quando un esercito non vuole impegnarsi direttamente in un conflitto armato, ha varie opzioni una di queste è di servirsi di mercenari. Servendosi di milizie private l’esercito ufficiale e istituzionale, non può essere considerato responsabile degli atti illegali (si potrebbe definire tutto ciò come una privatizzazione della violenza). Gli eserciti hanno rappresentato il 10% degli effettivi USA presenti in Iraq, in Francia per i progetti legati alla France Afrique, si usa privatizzare “temporaneamente” alcuni organici dell’esercito e dei servizi segreti, al fine eventuali responsabilità su soggetti privati.[24] Noleggiando i servizi di eserciti privati, gli Stati non avranno bisogno di mantenere in permanenza un esercito nazionale, la cui utilizzazione effettiva è solo circoscritta. Con il crescere dell’insicurezza si diffonde il ricorso a polizie e milizie private, per i residence o per i quartieri, dove abitano i ricchi.

 

Ma forse c’è qualcosa di più strutturale

 

Nella comprensione dei fatti che stiamo descrivendo i fattori economici sono determinanti in ultima istanza (è questo lo ribadisco continuamente), ma gli effetti nel campo politico e sociale non sono facili da comprendere e da prevedere. La crisi economica si è sviluppata – è questo non è un fatto casuale – contemporaneamente all’inizio del declino dell’egemonia USA (che nel falso e mistificatorio linguaggio ufficiale è chiamata globalizzazione) ha comportato tutta una serie di misure protezionistiche, che non si presentano come tali, ma sotto forma di sanzioni, di guerre che ostacolano il traffico di gas e petrolio, di muri e sbarramenti di filo spinato che bloccano la circolazione dell manodopera, tutto questo sotto il nome menzognero di liberismo.

Quando si parla di Washington, non si deve intendere solo ‘inquilino della Casa Bianca (e questo è sempre bene ribadirlo) o il Pentagono, la CIA, Hillary Clinton o senatore McCain, ma l’intero complesso imperialistico, che comprende Wall Street, le multinazionali, i due partiti, in altre parole l’establishment del paese, e non la stragrande maggioranza della popolazione statunitense, che è vittima anche lei, che è ingannata, ridotta alla balia delle multinazionali, vessata dai governi che sacrificano i loro bisogni vitali alle esigenze della supremazia militare e politica a livello mondiale.

In epoca di sviluppo economico, gli USA, dopo avere distrutto un paese, fornivano i capitali per ricostruirlo – si pensi Germania, Giappone e Italia nel secondo dopoguerra – oggi il comportamento viene sintetizzato così da un giornalista: “Il modo più semplice per saccheggiare le risorse naturali di un Paese sul lungo periodo non è occuparlo, ma distruggere lo Stato. Senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta. Da quel momento, l’obiettivo strategico delle forze armate USA e dell’alleanza che esse guidano, la NATO, consiste esclusivamente nel distruggere Stati. Ciò che accade alle popolazioni coinvolte non è un problema di Washinton”.[25]

Proviamo a verificare attraverso le linee attuali della politica estera statunitense, se questa tesi è veritiera o meno.

Ogni giorno scorgiamo le conseguenze della guerra d’Ucraina, fomentata dagli USA e dalle sanzioni imposte alla Russia. A farne le spese, sarà l’Europa. L’Ucraina sta per crollare per i debiti. Se Kiev non pagherà, molto probabilmente saranno i cittadini europei (in altre parole Pantalone, i lavoratori dipendenti, i pensionati, tutto come il solito) affinchè banche, fondi e multinazionali USA non perdano nemmeno un dollaro di quanto scucito per comprarsi un altro pezzo d’Europa (Totò quanto avevi ragione quando dicevi e io pago). Pe l’Italia, non c’è solo il crollo delle esportazioni – per esempio quelle ortofrutticole – ma sempre nuovi colpi: “La compagnia energetica [26] ha annunciato mercoledì di aver cancellato un contratto con una società italiana, la Saipem, per costruire la prima sezione del gasdotto sotto il mar Nero. Il contratto era stato siglato durante i negoziati per la costruzione del gasdotto South Stream nel 2014”.[27] Ma la propaganda di stampo nazionalista e populista indica la Germania (e in particolare la cancelliera Merkel, dove in certa stampa e in certi siti, abbondano le vignette su di lei vestita come una kapò) ascondendo il peso delle sanzioni, delle guerre, e dei veti americani. La Casa Bianca non basa a spese: crediti all’Ucraina, fornitura di armi, somme enormi per la propaganda e per l’indottrinamento dei giornalisti di stampa e tv. Non si preoccupano dei pericoli che fa, corre della politica di tensione che potrebbe causare una guerra mondiale. Questo, non perché gli USA sono dominati da una setta satanica, ma perchè condizionati tutto e per tutto dalla dinamica del capitale.

Gli USA devono impedire ogni avvicinamento tra Russia e Turchia e di bloccare, o per lo meno di ritardare Turchia Stream.[28] La Turchia ha il “problema” curdo, in altre parole della lotta di liberazione nazionale del Kurdistan, perciò come ha chiarito Marx , un popolo che ne domina un altro non può essere libero. Per combattere i curdi, la Turchia ha l’esigenza di sconfinare in Siria, e gli USA la spingono ad entrarvi, a rifornire con camion l’ISIS, ma nello stesso tempo non permettono alla Turchia di schiacciare pienamente i curdi o Assad, perché se uno dei contendenti vince, riesce realizzare un egemonia locale con cui dovranno fare i conti o se vincesse la lotta di autodeterminazione nazionale del popolo curdo metterebbe in moto dei processi rivoluzionari che entrerebbero in contrasto con l’imperialismo USA e il sionismo. Erdogan appoggia l’ISIS, e questo impedisce l’avvicinamento con la Russia, perché la Russia vede nei tagliagole jihadisti un pericolo mortale, considerando le vaste zone russe dove l’islamismo persiste, basti pensare alla Cecenia.

In sostanza l’imperialismo USA è la regia di tutto il caos organizzato che c’è nel mondo. Se a molte persone Obama sembra portare avanti una politica incerta, poco attiva, non si vede (o non si vuole vedere) quella che è la sostanza della politica che l’imperialismo USA dal volto democratico e “buono” sta portando avanti: quello di impegnare gli altri, di metterli nei guai, e di ritagliarsi, in questa recita, il mistificante ruolo di temporeggiatore, dell’eccessivamente riflessivo, dell’amletico. Tratta con Cuba e Iran, ma quanto sia ingannevole tutto ciò bisogna prendere come esempio il trattamento riservato a Gheddafi: egli fu colpito, non quando portava avanti una politica apertamente antimperialista e antisionista – ma dopo essere stato ricevuto da Sarcozy, da esponenti USA e dopo aver stipulato un trattato di amicizia firmato da Berlusconi e ratificato e da Napolitano. Nello stesso che tratta l’imperialismo USA trama nuovi golpe in Venezuela, Bielorussia e usa mille trucchi e pressioni per condizionare governi amici e nemici.

Questa definizione di amici e nemici sono molto variabile perché si è visto quando gli USA hanno abbandonato i loro alleati in Tunisia e in Egitto (Ben Alì, Mubarak, Morsi), lasciato travolgere il loro satellite iracheno dall’ISIS, che si poteva fermare nel deserto con pochi raid aerei. Quello che è in atto è il progetto della balcanizzazione del Medio Oriente (e non solo di quest’area geografica ovviamente), gli Stati attuali, quindi, sono costretti a portare avanti il processo che li smembrerà, e gli Stati europei si sono trasformati in Zombi politico-militari guidati da personaggi sempre più incatenati alla politica dell’imperialismo USA.

 

Lo sgretolamento degli stati nazionali

 

Da molte parti si afferma che lo sgretolamento degli Stati nazionali sia una politica portata avanti da forze oligarchiche internazionali. Nel 2009 è uscito un libro Il Club Bilderberg, Arianna editrice, scritto da un giornalista Daniel Estulin, uno che ha una biografia molto particolare: è stato un agente del KGB e in seguito un dissidente, a causa di ciò nel 1980 insieme alla sua famiglia si rifugiò in Canada.

Questo libro è stato stroncato come “cospirazionista” (termine inventato dalla CIA per definire chi non accetta le verità ufficiali). Certamente a rafforzare la diffidenza sui contenuti di questo libro sta nel fatto che la Casa editrice Arianna, pubblica autori che sono definiti della “nuova destra” come Alain de Benoist, oppure comunitaristi come Costanzo Preve, in sostanza pubblica scritti di autori che da destra affrontano argomenti che dovrebbero essere patrimonio della sinistra (quella vera ovviamente, quella che punta alla trasformazione sociale).

Ora il club Bilderberg (con la pace di chi grida al “cospirazionismo” quando si trattano argomenti scomodi per l’establiscement) esiste davvero, e lavora per influenzare le dinamiche economiche-politiche. Lavora con altre organizzazioni come il CFR, la Trilateral e l’Aspen che tra di loro sono collegate.

Il CFR fu fondato nel 1921 negli USA, con i finanziamenti delle Fondazioni Rockefeller e Carnegie, e comprende al suo interno i principali dirigenti delle più importanti testate giovanilistiche USA, oltre ai rappresentanti del potere economico.

Nel capitolo 14 del suo studio Estulin parla diffusamente delle operazioni psico-politiche del CFR, citando il sociologo Hadley Cantrill che nel 1967 scrisse che “le operazioni psico-politiche fanno parte di campagne di propaganda per creare uno stato di perpetua tensione e per manipolare differenti gruppi di persone affinchè accettino il particolare panorama imposto dalle opinioni del CFR sul futuro del mondo”,[29] operazioni psico-politiche che hanno lo scopo di creare uno stato di confusione allo scopo di imporre certe determinate opinioni, tutto ciò non assomiglia per caso anche il modus operandi della Falange Armata? Estulin elenca nel suo libro una serie di istituti ed istituzioni proposti al controllo delle menti e dell’opinione pubblica, che usano per questo i masse media in modo da dirottare la percezione degli eventi da parte della popolazione nel modo desiderato dal CFR, sia per la politica interna   che per quella estera.

Torniamo ai fini del Club (che spero si sia capito che non è certamente un Club scacchistico), come la riarmonizzazione dei rapporti economico-politici tra Nordamerica ed Europa, dove Estulin fa notare che i membri del Bilderberg sono le stesse persone che gestiscono le banche centrali e si trovano pertanto nelle condizioni di stabilire i tassi d’interesse e il costo del denaro.

Estulin indica tra gli obiettivi del Bildeberg la distruzione degli Stati nazionali per creare uno stato unico senza identità e storie e culture diverse, il controllo delle menti per ottenere il consenso, la “crescita zero”, perché quando c’è il benessere e la gente non ha motivo di protestare, lo Stato non ha neppure motivo di reprimere, mentre la repressione al è necessaria al potere per dividere la popolazione in due categorie: i padroni e gli schiavi, costruire crisi a tavolino in modo da provocare una sensazione di insicurezza nella popolazione che spinga di all’apatia.

   Se questi sono gli obiettivi per i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e il resto delle classi sfruttate devono trovare un loro strumento attraverso il quale denunciare questo enorme intrigo, ai danni delle masse popolari di tutto il mondo. La ribellione delle masse dei paesi del Tricontinente, che rifiutano la ricolonizzazione, e di essere trattate come carne da macello, ribellione che rende evidente la centralità della contraddizione tra imperialismo e paesi/popoli oppressi in cui le guerre popolari sono l’aspetto principale (anche se sono censurate e calunniate dai media asserviti all’imperialismo e dalla sinistra imperialista), ribellione che può e deve essere di stimolo alla ribellione del proletariato europeo e americano. Questa ribellione nelle metropoli imperialiste non solo è necessaria ma è possibile, pensiamo solamente che almeno fino a una quarantina di anni fa negli USA e in Europa c’era ancora una aristocrazia operaia, che, attualmente, è stata in parte sostituita da un esercito di politicanti e di sindacalisti di regime sempre più screditati, che riescono ancora adesso a frenare le lotte (non basta perdere la faccia per essere inutilizzabili dal sistema) ma non possono durare all’infinito. Ma la ripresa della classe operaia sarà possibile se l’immenso potere politico, militare, finanziario, diplomatico, spionistico, di corruzione dell’oligarchia USA s’indebolirà, perchè se il piano di suddivisione del Vicino Oriente dovesse riuscire ritarderebbe di decenni tale ripresa. Ogni sconfitta, quindi ogni fallimento anche parziale del piano di ricolonizzazione USA vorrebbe dire una vittoria del proletariato americano ed europeo. Non esiste, infatti, nessun altro paese che abbia oltre mille basi in tutto il mondo, un bilancio militare pari a metà di quello mondiale. Ogni arretramento dell’imperialismo USA può divenire un’avanzata del proletariato mondiale, a patto che questo non si lasci coinvolgere da potenze in contrasto con gli USA come la Russia e la Cina. L’indipendenza del proletariato dalle altre classi e dagli Stati è la prima condizione per la ripresa.

 

  

 

 

 

 

 

 

[1] http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/70000/67220.xml?key=Giorgio+Sgherri&first=671&orderby=1&f=fir

 

[2]                                                                 C.s

 

[3]                                                                   C.s.

 

[4]                                                                   C.s.

 

[5] http://www.inchiostroscomodo.conm/?p=514

 

[6]                                 C.s.

 

[7] Vedere http://www.inchiostroscomodo.com/

 

[8] http://archiviostorico.corriere.it/1996/maggio/22/giallo_Xavier_penna_anti_armi_co_0_9605225853.shtml

 

[9] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/12_Dicembre/12/mercenari.shtml

 

[10] http://www.lastampa.it/2014/08/02/edizioni/imperia/morto-delle-fave-lex-mercenario-allevatore-di-serpenti-AbAziXLVuuKh0jfE98iQ3N/pagina.html

 

[11] Vedere questa intervista su Yotube https://www.youtube.com/watch?v=8wXWfg0-7Vc

 

[12] http://www.nuoavaalabarda.org/leggi-articolo-Diavoli%20Rossi%ed%20Stmosfere

 

 

[13]                                                           C.s.

[14] http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno72.htm

 

[15] http://win.storiain.net/arret/num153/artic6.asp

 

[16] http://www.societacivile.it/primopiano/articoli_pp/savoia/savoia_2.html

 

[17]                                                 C.s.

 

[18] http://www.articolo21.org/2015/02/depistaggi-e-verità-inconfessabili

 

[19] Non sempre però riesce, l’esplosivo che ha fatto saltare in aria Falcone, la sua compagna e la sua scorta, si è scoperto che veniva dall’ex Jugoslavia e precisamente dalla Croazia, paese dove si è rifugiato Friederich Schaudinn, l’artificiere ricercato per la strage di Natale del 1984 sul rapido 904 Napoli-Milano che costò la vita a sedici innocenti viaggiatori. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/09/23/un-sospetto-venuto-dalla-croazia.html E anche per il fallito attentato contro Falcone all’Addaura l’esplosivo proveniva dalla ex Jugolavia http://www.grandangoloagrigento.it/attentato-delladdaura-a-falcone-pentito-rivela-esplosivo-da-jugoslavia/

C’è un nesso, un filo che lega, dunque, stragi mafiose, guerra somala e guerra nella ex Jugoslavia.

 

[20] http://www.articolo21.org/2015/02/depistaggi-e-verità-inconfessabili

 

[21] Lorentz Dominiq, Affaires atomiques, Les arènes, 2001.

 

[22] Verschave François Xavier, Noir Chirac, Les arènes, 2003.

 

[23] GLOBAL WITNESS, 2003, Les Affaire sous le guerre. Armes, pétrole & argent sale en Angola, par Global Witness, Dossier noir n. 18, Agone, 240.

 

[24] http://www.ossin.rg/analiisi-e-interventi/complesso-militare-industriale-

 

[25] Thierry Meyssan.

 

[26] Intende parlare della Gazprom.

 

[27] Disastro per l’Italia: Gazprom caccia Saipem da Turkish Stream, The Saker.

 

[28] Teniamo conto che l’affermazione della formazione politica islamica in Turchia ha voluto significare il prevalere dei civili sui militari che sono, per via del loro legame NATO, molto condizionati dall’imperialismo USA.

 

[29] http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-dal-cfr

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~ di marcos61 su ottobre 19, 2015.

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