LE “ARMI NON LETALI” TRA REALTA’ E FANTASIA

   A partire dal 1990 si è assistito ad una rapida accelerazione della ricerca nel settore delle cosiddette “armi non letali” (NLW e ANL). Premesso che l’accostamento del temine arma alla locuzione “non letale” è intrinsecamente contradditoria, in special modo se si ha riguardo agli effetti che questi mezzi producono, per “ami non letali si intendono quelle esplicitamente progettate ed impiegate con lo scopo primario di inabilitare le persone e i mezzi rendendo minima la probabilità di causare loro danni permanenti.

   Cerchiamo di vedere la giustificazione da parte dei militari in merito all’utilizzo di queste armi.

    Fino a qualche tempo fa, durante la cosiddetta “guerra fredda”, l’efficacia di un’operazione militare si misurava in termine di perdite di vite umane causate al nemico. Oggi non è più così, specialmente nelle missioni internazionali.

   Uno dei motivi da tenere questo conto nell’analizzare l’uso di questi tipi di armi, è il processo in atto nelle metropoli imperialiste inerente alla militarizzazione della polizia l’uso sempre crescente delle cosiddette armi “non letali” e la creazione di squadre speciali come truppe di occupazione.

   Le metafore di “guerra alla droga” all’interno degli U.S.A. a partire dagli anni ’80, dove le aree considerate “ad alto tasso criminale” (i ghetti) sono state considerate da un certo punto in poi zone di guerra che trasformano i proletari e i sottoproletari che abitano in queste zone in nemici potenziali e i poliziotti in truppe di occupazione. Lo stesso discorso si potrebbe dire nelle zone del sud Italia che con la scusante della “guerra alla Mafia”, per non parlare delle banlieues francesi dove nell’autunno del 2005 e nel 2023 si sono espresse da parte delle masse proletarie/sottoproletarie (in particolare giovanili) delle forme di lotta che per un breve periodo di tempo fece perdere allo Stato il controllo di alcune zone metropolitane.

   Sarà un caso ma a Milano, nel 2007 grazie ai finanziamenti del Ministero della Salute e del Ministero dell’Ambiente, il Comune potrebbe avere a disposizione due esemplari di elicotterini (che costano 50.000 €) prodotti da un’azienda tedesca specializzata in tecnologia bellica. Il dispositivo volante è munito di un sistema GPS satellitare, che è direttamente collegato con un furgone della polizia di Piazza Beccaria (sede dell’Assessorato alla Mobilità e Ambiente) che smista le immagini per competenza a carabinieri, polizia, protezione civile e 118. Milano è la prima città in Europa che potrà contare per il controllo del territorio su un occhio elettronico volante, perché al mondo solo Los Angeles ha ufficialmente un dispositivo simile[1].

   Ed è dentro questo quadro le squadre speciali come gli Swat negli U.S.A. sono usate come presidio quotidiano nei quartieri abitati da minoranze etniche che hanno assunto l’aspetto di veri e propri territori occupati, non dissimili da quelli in atto nei territori palestinesi occupati.

   La costituzione di corpi polizia paramilitari con addestramento militare si è sviluppata in tutti i paesi imperialisti. In Gran Bretagna l’equivalente delle SWATS sono le PSU (Police Support Unit), utilizzate per molti anni in Irlanda del Nord, in Germania i Gsg 9 (Grenzchtzgruppe 9), in Francia i Gign (Groupe de Sécurité et d’Intevention de la Gendarmerie Nazionale), in Italia per l’occasione del vertice del G8 di Genova fecero la loro comparsa, i Ccir dei Carabinieri (Compagnia di Contenimento e Intervento Risolutive).

      I Ccir furono organizzati utilizzando i carabinieri che prestavano servizio c/o la Seconda Brigata mobile dell’Arma, normalmente impiegata per interventi in zone di guerra all’estero. Sono nati sulla scorta delle dottrine dell’ordine pubblico maturate dopo gli scontri di Seattle del 1999 e fondate sulla convinzione di chiara derivazione militare: la possibilità dell’attacco offensivo e risolutivo in operazioni di piazza. E non è un caso che sia stata la compagnia Ccir 12° battaglione CC Sicilia, durante gli scontri di Genova del 2001, l’artefice della carica laterale al corteo delle tute bianche che ha portato agli scontri di Piazza Alimonda e all’uccisione di Carlo Giuliani. L’altro aspetto inquietante sta nell’invisibilità dei Ccir si tratta una struttura semiclandestina, non avevano (ufficialmente sciolti dopo Genova) un proprio comando operativo, il loro arruolamento era condotto nei vari battaglioni tra il personale dell’arma più convinto e motivato (giovani con poca esperienza ma molti motivati e determinati e ufficiali con approccio offensivo e malcelate simpatie politiche vicine alla destra fascista ovviamente). Il modello ispiratore va fatto risalire per metà agli SWATS, e per l’altra metà dalla M.S.U. (Unità Multinazionale Specializzata) corpo d’élite nato nel 1998 su richiesta della N.A.T.O. (e operante nell’ambito dell’alleanza atlantica) e sotto il comando di un ufficiale dei Carabinieri, per le missioni internazionali con il compito di fondere il controllo bellico del territorio e la gestione di polizia tradizionale.

   La cooperazione internazionale tra questi corpi specializzati si è sviluppata in questi ultimi anni. Centinaia di carabinieri si addestrano nel modernissimo centro della gendarmeria francese a Saint-Astier nella regione della Dordogna, nei pressi di Bordeaux, una struttura unica in Europa. Nel Corriere della Sera del 7 giugno 2001 si dice: “Centinaia o migliaia, parte dei carabinieri che si stanno addestrando potrebbero trovarsi a Saint-Astier, nella Regione della Dordogna, dove sorge il modernissimo centro di addestramento della gendarmeria francese. Un luogo unico nel suo genere in Europa dove tutte le forze di polizia a ordinamento militare fanno a gara per andare a seguire i durissimi corsi. Per alcune missioni all’estero anche i carabinieri sono transitati da questi 148 ettari di terreno collinoso dov’è ricostruita, come in un set cinematografico, una vera e propria città. Fra negozi, piazze e stradine – in un contesto simile a quello di un qualsiasi centro occidentale – vengono sperimentate tecniche di guerriglia urbana, viene affinato, l’uso dei lacrimogeni, ci si prepara a reagire all’uso di bombe a mano. Secondo una tecnica organizzativa consolidata, gli agenti da addestrare simulano di essere manifestanti, con tanto di fazzoletti al collo e caschi in testa. Tutti, gli agenti, di diverse nazioni, per settimane gli uni contro gli altri, ad apprendere l’arte della guerriglia”.

   A Saint Aster si addestra la Gendarmeria Europea, nata da un accordo tra i ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna, il 17.09.2004, compito della Gendarmeria Europea è di intervenire nelle cosiddette “missioni di pace, coordinamento e cooperazione e compiti di polizia militare” nelle situazioni di crisi e di guerra come i Balcani o il medio oriente. Il contributo Italiano Eurogendfor, è costituito dalla partecipazione delle forze di polizia militare (alias Carabinieri) e dal aver messo a disposizione il quartier generale a Vicenza nell’ex scuola di addestramento dei Carabinieri Chinotto che affianca il COESPU (Centro di Eccellenza per le Stability Units), un nuovo corpo finalizzato all’addestramento di istruttori di polizia con status militari tipo Carabinieri provenienti da paesi extraeuropei come il Camerun, il Marocco e il Senegal.

   Non ci si deve meravigliare sul ruolo preponderante dei carabinieri, sulla formazione di questi corpi specializzati, poiché essi sono l’apparato ideale per la guerra civile e per il colpo di stato in Italia (prendiamo come esempio il Piano Solo di De Lorenzo nel 1964) per tre ragioni:

  1. Sono una struttura da esercito professionale. E col D.L. 05/10/2000 n. 297 l’arma dei carabinieri è elevata a rango di forza armata;
  2. Anno compiti di ordine pubblico e di polizia militare;
  3. La loro collocazione all’interno dell’esercito con funzioni specifiche integrate nella NATO.

   In Italia rimangono in piedi, le strutture create negli anni ’70 e ’80 nel periodo della lotta armata da parte delle B.R. e delle altre O.C.C. in funzioni antiguerriglia. Queste sono strutture integrate, dove il magistrato antiguerriglia ha più rapporti con i poliziotti e i carabinieri dei reparti antiguerriglia che con gli altri magistrati, lo stesso discorso vale per gli agenti di P.S. e i C.C. di questi reparti. E in questo periodo che la guerra psicologica fu centralizzata negli uffici stampa. Perciò non c’è da meravigliarsi (che non significa accettazione passiva e mancanza di lotta) l’operare di), l’operare di una certa magistratura emergenzialista e di ufficiali di carabinieri come Ganzer. Queste strutture non solo sono esistono ancora, ma dopo l’11 settembre con la scusa della “lotta al terrorismo” si sono rafforzate.

   L’idea forza che ispira questi corpi è che il cittadino diventa il nemico nel momento in cui manifesta contro i poteri dominanti.

GUERRA NELLE BANLIEUES DELLE METROPOLI IMPERIALISTE

   Il Pentagono facendo tesoro dell’esperienza molto amara appresa dalla guerriglia urbana in Somalia ed in Iraq, dove le truppe americane si sono dimostrate regolarmente inferiori a nemici male armati ed equipaggiati, ma tremendamente determinati e abili ad approfittare della loro conoscenza del territorio, aveva promesso ai soldati americani in difficoltà nella guerriglia urbana a Baghdad che entro il 2015 sarebbero stati dotati di nuove attrezzature militari e armamenti. Questo non solo per quello che è successo a Baghdad, ma anche dall’esperienza di Mogadiscio del 1993 dove i Ranger subirono perdite del 60% per mano dei guerriglieri somali.

   Il peggio per il Pentagono (come per le forze armate degli altri paesi imperialisti) è che nel futuro dovrà affrontare sempre di più questo tipo di situazioni di conflitto. Almeno un miliardo di esseri secondo dati ONU vive attualmente nelle grandi megalopoli del Sud del Mondo. Oramai quest’urbanizzazione ha raggiunto proporzioni mostruose: Lagos potrebbe avere nel 2015 venti milioni di abitanti, Karachi ne ha oggi 25 milioni, il Cairo 16 milioni.

   Ma a dimostrazione della dimensione internazionale dello scontro di classe e della controrivoluzione, anche le città delle metropoli imperialiste, come dicevo prima, sono diventate terreno di scontro e di sviluppo della militarizzazione.

   Prendiamo come esempio gli U.S.A. Negli ultimi 25 anni, i vari uffici di polizia hanno organizzato unità paramilitari (PPUs) variamente denominate: SWAT, SRT, equipaggiate per operare in tenuta di combattimento con armi automatiche ad alto potenziale come fucili d’assalto e granate assordanti, accecanti, gas paralizzante e automezzi corazzati. Il numero di queste unità e il numero delle situazioni nelle quali vengono dispiegate sono aumentate rapidamente. Con i prevedibili risultati: civili coinvolti, poliziotti uccisi da fuoco amico ed un crescente antagonismo tra forze di polizia militarizzate e popolazione.

   All’interno di questi corpi d’élite molto militarizzati è accresciuta la cultura della violenza e dell’antagonismo razziale. Uno studio fatto dai professori Peter Kraska e Vicotor Kappeler della Scuola di studi di polizia dell’Università dell’Eastern Kentacky rileva il livello di inaccettabilità che queste squadre di polizia paramilitare hanno raggiunto nelle comunità afro americane e ispaniche.[2] C’è stato un incremento di queste squadre. Nel 1982 il 59% dei dipartimenti di polizia aveva tra i suoi effettivi un’unità paramilitare. Quindici anni dopo quasi il 90% dei 48 dipartimenti operano unità paramilitare. Queste unità sono chiamate per compiti di normale amministrazione per le forze di polizia, come pattugliare le strade o eseguire mandati di perquisizione.

   Le comunità nere delle città sono le prime a subire l’impatto cdi queste unità dove il razzismo cresce.

   Nel 1983 e nel 1989 ci furono due emendamenti del Posse Comitatus Act, che era stato emesso per porre fine allo stato di legge marziale che regnava negli stati del Sud dopo la guerra civile, che hanno portato l’istituzione militare e poliziesca a lavorare a fianco a fianco. Dopo questi emendamenti, i militari hanno potuto fornire servizi d’intelligence, materiali e mezzi e addestramento così come partecipare a operazioni antidroga in pratica pressoché tutte le attività di ricerca, attività e arresto.

   La somiglianza tra le attività di polizia e quelle dei militari ha creato un forte allarme riguardo alle libertà civili. Nel maggio 1997 una squadra dei marines che stava portando avanti una missione di “addestramento antidroga” sul confine messicano, ha ucciso un pastore di pecore che stava portando la sua lana dal Messico al Texas. I quattro soldati che agivano hanno volto coperto, affermarono che il pastore – armato di un fucile a colpo singolo che usava per difendersi dai coyote – aveva fatto fuoco su di loro.

   L’esercito va assumendo funzioni di polizia civile, così la polizia agisce e appare sempre più come un reparto di soldati.

   La strada verso armamenti high tech è stata spianata dalla fine della cosiddetta guerra fredda, quando a fronte delle riduzioni della spesa militare, si è creato un surplus a prezzi stracciati nel mercato di tali armamenti. I fabbricanti di armi iniziarono una politica aggressiva di marketing verso i dipartimenti di polizia al fine di poter piazzare armi automatiche e altro, infatti, le aziende tengono seminari e spediscono dépliant colorati con tutte le figurine e i manichini abbigliati ninja-style. Questa confluenza di esperienza, con un’immersione nella cultura militare e l’immaginario creato dai media stanno velocemente creando un nuovo tipo di agente, che si comporta sempre di più come un soldato in guerra che come un poliziotto in pattuglia.

LE “ARMI NON LETALI” COME STRUMENTO DI CONTROLLO POLITICO E PER LA GUERRA ALL’INTERNO

   Le tecnologie della repressione sono il prodotto dell’applicazione della scienza e della tecnologia al problema della neutralizzazione dei nemici interni dello Stato. Sono dirette principalmente contro la popolazione civile, solo raramente uccidono poiché sono indirizzate principalmente al cuore, alla mente e al corpo e sono usate sia nelle guerre esterne, che nei conflitti civili interni, le rivolte ecc.

   Questo nuovo tipo di armamenti ha rivoluzionato lo scopo, l’efficienza e la crescita del potere repressivo della polizia che certamente è molto diverso da nazione a nazione. Vedere le riflessioni del maggiore dei carabinieri Rosario Castello nella pagina web: http://www.carabinieri.it/Inernet/Editoria/Rassegna-Arma/2003/4/Informazioni-e-segnalazioni/01_Rosario_Castello.htm   dove fa delle riflessioni sull’utilizzo delle “armi non letali”. Castello comincia la riflessione con un classico della strategia militare Sun Tzu: “Quando duemila anni fa circa, Sun Tsu affermò che per annientare il nemico non era necessario distruggerlo fisicamente, ma annientarne la volontà di vincere”, ci fa capire che queste armi sono politicamente convenienti perché evitano inutili spargimenti di sangue con tutti gli inconvenienti a livello mediatico e politico (possiamo prendere come esempio quello che è successo in Birmania, cosa sono le conseguenze a livello politico di una repressione fatta alla luce del sole e davanti ai media internazionali). Sono armi per una guerra a bassa intensità che però hanno lo svantaggio di una loro possibile proliferazione e utilizzo da parte di gruppi criminali/terroristi.

   Questo fatto ha preoccupato settori di opinione pubblica, poiché la commissione STOA del Parlamento Europeo (Scientific Tecnological Options Assessment – Commissione per la Valutazione delle Opzioni Scientifiche e Tecnologiche) ha ordinato uno studio per conto della Commissione libertà civili e affari interni dell’Unione Europea.[3]

   Questo rapporto del 1998 dal titolo emblematico “Una valutazione delle tecnologie di controllo politico” ha confermato i primi interessi da parte degli scienziati in Europa (ma non negli U.S.A.).

   Il rapporto STOA ha disegnato un agghiacciante quadro delle innovazioni repressive, con le seguenti opzioni:

  1. Sistemi semi intelligenti della zona di rifiuto. Questi sistemi di guardia automatizzati adottano reti neurali capaci di utilizzare modelli di riconoscimento e “imparare” così che possano pattugliare zone sensibili e utilizzare secondo l’opportunità armi letali o sub letali;
  2. Sistema di sorveglianza globale. Il software di riconoscimento vocale può intercettare e rintracciare individui e gruppi, mentre supercomputer classificano automaticamente la maggior parte delle chiamate telefoniche, fax, e-mail. Sistemi di “Data veglianza” tracciano immigrati o altri obiettivi, attraverso l’uso delle tecniche biometriche per identificare le persone tramite il riconoscimento del DNA, la retina o le impronte digitali. Un esempio di applicazione di questo sistema di sorveglianza globale è il Progetto europeo Erodac. Questo progetto diventato operativo il 15 gennaio 2003 prevede che uno Stato membro dell’U.E. potrà raffrontare le impronte digitali dei richiedenti Asilo o dei cittadini terzi presenti “illegalmente” nel proprio territorio per verificare se hanno presentato domanda di asilo in un altro Stato membro;
  3. Profilo dati. Le polizie di stato sono state in grado di usare la sorveglianza dei dati per compilare “mappe di amicizia” o legami, attraverso l’analisi di chi telefona o spedisce posta elettronica e di chi la riceve. In Guatemala si è usato il sistema Tadiran[4] localizzato nel palazzo nazionale per creare liste di gente da assassinare;
  4.  Sub-letale o armi inabilitanti. Pepper spray (spray al pepe), CS gas e schiuma chimica, possono essere usati sia nelle prigioni, che nel controllo di massa, così come nelle operazioni di conflitti sotterranei diversi dalle guerre (o come si ama chiamarli attualmente “conflitti a bassa intensità”). Il Pepper gas, un impianto tossico, è stato bandito nel 1972 dalla Convenzione delle Armi Biologiche per l’uso in guerra, è invece consentito nell’uso per la sicurezza personale. “La schiuma adesiva” è un adesivo chimico, può essere usato su varie superfici, o l’uno con l’altro. La schiuma può essere usata per formare barriere che bloccano tutte le vie di fuga e facilitano gli arresti di massa;
  5. Munizioni dalla punta morbida. Con il pretesto di proteggere civili innocenti, i proiettili soft point sono venduti come più sicuri delle regolari munizioni con rivestimento in acciaio, che potrebbero passare attraverso i muri, e colpire civili aldilà del campo di vista. Queste munizioni sono tra le più usate da SWAT e dalle altre forze speciali delle polizie;
  6. Veicoli d’ordinanza mimetizzati. Progettati per dissimulare, soprattutto per la televisione, questi veicoli delle forze di sicurezza mimetizzati spesso come ambulanze, possono dispiegare una formidabile quantità di armamenti e sono stati usati per dare una prova di forza in paesi come la Turchia, o per spruzzare sostanze chimiche o tinture sui manifestanti, come hanno fatto le forze di sicurezza in Indonesia.

LE ARMI PER UN CONTROLLO DI MASSA

   Queste tecnologie che sono utilizzate per la repressione stanno diventando più sofisticate, e più potenti, e più diffuse in stati come la Cina e il Guatemala.

   Molti di queste armi sono considerati dai produttori come “inoffensive”. Esse sono usate sia contro le rivolte che per il controllo di massa (eufemismo per parlare di proteste e di opposizione politica).

   Quando si parla di “non letalità” di queste armi, pensiamo ai proiettili di plastica che sono stati frequentemente causa di cecità, oltre che di serie ferite mortali sia dei manifestanti che dei passanti. Tutti i proiettili di plastica comunemente disponibili e usati in Europa vanno molto al di fuori dei parametri di danno da armamenti ad energia cinetica stabiliti nel 1975 dagli scienziati militari U.S.A.

   Negli U.S.A. il pepper gas è diventato un attrezzo di routine per la polizia dal 1987 anno di adozione da parte dell’FBI. Un rapporto dell’Associazione Internazionale dei capi della polizia, ha documentato 113 “morti accidentali” collegate al pepper gas in U.S.A. principalmente causate da asfissia posizionale.[5] C’è stato un grande abuso di questo mezzo: in California, membri della polizia, tenendo fermo le teste dei manifestanti, hanno aperto loro le palpebre e depositato il liquido urticante direttamente sui loro bulbi oculari. Amnesty International ha definito questo impiego contro attivisti ecologisti pacifici, “equivalente alla tortura”.[6]

   Un’arma “non letale” che si sta diffondendo è il Taser il termine Taser è un marchio depositato dalla TASER International Inc., ed è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Riffle, dove Tom Swift è il nome del personaggio di un fumetto. Questo termine è usato per riferirsi a dei dispositivi classificati appunto umoristicamente “non letali” che fanno uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli.

   Il Taser, è una pistola che trasmette scosse elettriche che è già min dotazione non sola dalla polizia americana, ma anche in diverse polizie europee. In Italia il Taser è stato introdotto il 14 marzo 2022 dopo un lungo periodo di sperimentazione svolta da parte di tutte le forze dell’ordine nazionali[7]. Tutto questo in sfregio alla decisione del Comitato della Nazioni Unite contro la Tortura del novembre 2007 che ha stabilito che i Taser cono strumenti di tortura[8]. Ma non c’è solo questo: negli USA e nel Canada, tra il 2001 e il 2008, 33 persone sono state uccise sono state uccise dalla polizia che ha usato il Taser. Un %rapporto di Amnesty International sull’uso del Taser negli Stati Uniti, emerge che su 98 autopsie il 95% dei casi delle persone morte dopo essere state colpite con una Taser erano disarmate. Molte di esse sono state colpite più volte, è talvolta erano già stordite da un primo colpo.

GUERRA “NON LETALE”

   Gli eserciti sono impazienti di imbracciare la dottrina della “guerra non letale”. Il concetto nacque negli U.S.A. nel 1990, i suoi difensori erano prevalentemente scrittori futuristi come Alvin e Heidi Toffler,[9] i quali trovarono uno spunto nei laboratori di armi nucleari di Los Alamos, Oak Ridge e Laurence Livermore. Questa dottrina trovò un campione nel Coll. Jhon Alexander, che era diventato famoso per il programma Phoenix nella guerra del Vietnam[10] (più tardi diventato un proponente della guerra psichica).[11] Il Pentagono e il Dipartimento di Giustizia chiamati a raccolta intorno alla dottrina della “guerra non letale” speravano di trovare un “proiettile magico” che potesse neutralizzare “il fattore CNN” e che in qualche modo permettesse al sistema di potere vigente di risolvere le varie problematiche senza pubblico spargimento di sangue.

   Questa esigenza era sentita sia da parte della polizia dopo il pestaggio di Rodney King a Los Angeles, dall’A.T.F. e dall’FBI dopo Waco e Rubi Ridge[12] e dall’esercito che bruciava l’umiliazione subita in Somalia. Tutti cercavano una “soluzione tecnica”.

   Si costituì un gruppo di lavoro integrato composto da: i Marines, l’Air Force, il Comando per le Operazioni Speciali, l’Esercito, la Marina, la Giunta dei Capi Unificati di Stato Maggiore, e i dipartimenti del Trasporto, della Giustizia e dell’Energia. Uno dei ruoli di questo gruppo di lavoro è stabilire collegamenti con governi amici. Questo gruppo ha sponsorizzato delle conferenze a Londra sul “Futuro delle armi non –letali” Nel corso della conferenza del 1997, Hildi S. Libby, direttrice del programma militare per i sistemi non letali, propugnava lo sviluppo di una vasta gamma di avanzate tecnologie destinate a “essere inserite nei programmi di armamenti esistenti”. Il suo intervento era centrato senza che nessuno se ne sorprendesse sulle munizioni che permettono di isolare una determinata zona.[13] In effetti, gli Stati Uniti rifiutano di firmare il trattato sulle mine anti-uomo prima del 2006, per avere il tempo di sviluppare “adeguate” soluzioni alternative.


  Tra i progetti presentati da Libby, si possono elencare: una mina anti-uomo “non letale”, basata sulla classica mina M1*A1; una carica “non letale” di 66 mm per contenere o reprimere la folla un sistema di tiro costituito da munizioni di tipo diverso (pallottole di gomma, gas, mine invalidanti, ecc.); una mina immobilizzante anti-uomo, che chiude la vittima in una rete. Tra i “miglioramenti” già sperimentati di questa mina: l’aggiunta di materiale adesivo o irritante, di elettroshock o di un effetto “lama di rasoio” che costringe le persone colpite a rimanere completamente immobili per evitare ulteriori ferite laceranti.


   Le conferenze del 1997 e 1998 hanno permesso di scoprire alcune armi su cui si era fino allora mantenuto il segreto: la pistola Vortex, che emette onde d’urto verso il corpo umano, e alcune armi acustiche dagli effetti regolabili che, secondo l’esperto americano William Arkin, possono, a scelta, provocare un “lieve fastidio” oppure “emettere onde di 170 decibel capaci di ledere organi, creare cavità nel tessuto umano e causare traumi potenzialmente letali”.


   La conferenza del 1998 è stata l’occasione per presentare il “concetto di difesa a strati”, concepito come una cipolla i cui strati più esterni sono i meno letali ma che, man mano ci si avvicina al centro, diventa sempre più distruttiva. Era poi proiettato un video dimostrativo in cui si vedevano alcuni soldati fare uso di armi a microonde, e al loro fianco personale medico che si prendevano cura delle vittime in coma.


   Oltre alle possibili violazioni del giuramento di Ippocrate, Steven Aftergood, direttore della Federazione degli scienziati americani, sottolinea il carattere estremamente intrusivo di queste armi: “Non prendono di mira solo il corpo delle persone. Sono programmate per disorientarle o destabilizzarle a livello mentale“. Ordigni di questo tipo possono interferire con i regolatori biologici di temperatura del corpo umano; le armi a frequenza radio, per esempio, agiscono sulle connessioni nervose del corpo e del cervello; i sistemi laser provocano, a distanza, scosse elettriche “tetanizzanti” o “paralizzanti”.[14]


   Diverse organizzazioni non governative si sono schierate contro le “armi non letali”, sottolineando la contraddizione in termini insita in una tale definizione. Si teme che, nel bel mezzo di un’operazione di polizia, lo stress possa spingere alcuni a non limitarsi a fare uso di opzioni invalidanti, ma a usare le opzioni più violente, a portata di interruttore con il rischio che semplici operazioni di vigilanza si trasformino in esecuzioni sommarie. Tali armi potrebbero poi essere utilizzate in contesti molto diversi da quelli previsti dai loro fabbricanti. L’enorme numero di esecuzioni quotidiane che ha caratterizzato il conflitto in Ruanda è stato in buona parte determinato dalla tecnica paralizzante utilizzata: si tagliava il tallone d’Achille delle vittime, per poi tornare e dar loro il colpo di grazia. La caligine adesiva che incolla al suolo le vittime, i prodotti chimici che stordiscono le masse e i sistemi paralizzanti che impediscono alle persone di muoversi potrebbe quindi paradossalmente rendere le zone di conflitto ancor più letali, considerato l’effetto anestetizzante che esercita sulle vittime. In Irlanda, sorta di laboratorio per la prima generazione di “armi non letali”, si è verificato un effetto boomerang: l’uso di queste armi ha rinfocolato ed esacerbato il conflitto.[15]

PRIVATIZZAZIONE DELLA POLIZIA

   In un articolo di Rita Pennarola pubblicato nella Voce della Campania[16] c’è la seguente notizia: in un protocollo d’intesa redatto al Ministero dell’interno nei primi giorni del novembre 2007 e riguardante delle modifiche al Tulps (Testo unico leggi pubblica sicurezza) e in particolare al Titolo IV,[17] tratta della “riforma” degli istituti di vigilanza privati. Girato in forma riservata dalla Federpol (Federazione Italiana degli Istituti Privati per le Investigazioni, le Informazioni) agli associati, il protocollo è accompagnato da copia della missiva di G. Pellegrino (presidente nazionale della Federpol) al prefetto Giulio Gazzella Direttore dell’Ufficio per l’amministrazione generale del Dipartimento della pubblica sicurezza, che chiede un incontro per mettere a punto alcuni aspetti del protocollo d’intesa.

   In questo protocollo è previsto che all’area di sicurezza privata oltre i confini tradizionali degli articoli 133 e 134 del Tulps, vale a dire entro i confini che fino ad ora hanno limitato i poteri agli addetti della vigilanza privata, sia riservato compiti di ordine pubblico che fino adesso era esclusivamente riservato a Polizia e Carabinieri.

   Già col decreto dell’8 agosto 2007 arriva un nuovo eldorado per chi si occupa di “vigilanza”, soprattutto nella parte in cui prevede che ai servizi Stewart negli stadi siano “assicurati dalle società organizzatrici direttamente ovvero avvalendosi di istituti di scurezza privata autorizzati” nel caso limite possono rientrare non solo gli istituti di vigilanza composte da guardie particolari (generalmente armate), ma anche le attività di reclutamento, addestramento e organizzazione di corpi di contractors come quelli utilizzati in Iraq.

   Con le modifiche al Tulps si cerca di arrivare all’unificazione tra gli istituti che si occupano d’investigazioni e gli istituti di vigilanza privata e le guardie giurate (finora tutto ciò contenuto nei limiti per quanto riguarda compiti e funzioni), tutto ciò nel segno degno di un colossale business.

UNA SERIAL KILLER “AFFOSSA” UN DISEGNO DI LEGGE

   C’era stato un precedente tentativo di “riforma” che intendeva allargare le competenze degli istituti vigilanza. Tentativo che finì tragicamente.

   Nella notte del 21 e 22 febbraio 2005 lungo la statale che collega Verona e Brescia, ci fu una sparatoria nel corso della quale furono esplosi oltre 30 colpi e che ha fatto 4 vittime: 2 agenti di polizia, una prostituta ucraina e Andrea Arrigoni, l’uomo che avrebbe ucciso i due poliziotti e la prostituta.[18]

   Ma chi era Arrigoni? Ma che centra lui con la riforma della vigilanza privata che in quel periodo stava preparando AN?

   Andrea Arrigoni aveva fatto il paracadutista in Somalia,[19] la guardia del corpo di Umberto Bossi tra il 1994 e il 1996, e in seguito è diventato poi una guardia privata, aveva messo su l’agenzia Mercuri Investigazioni a Bergamo ed era uno dei dirigenti della CON.IPI, l’associazione nazionale degli investigatori privati (della quale presidente onorario era Maurizio Gasparri e membro era anche un ex generale dei carabinieri G. Servolini, e presidente era all’epoca Filippo Ascierto ex maresciallo dei carabinieri). Arrigoni negli ultimi mesi prima di morire era diventato un assiduo frequentatore di Montecitorio e di convegni organizzati alla Camera.

   Proprio in quel periodo si stava preparando da parte di A.N., in particolare da parte di Mantovano all’epoca sottosegretario all’Interno (nonché sostenitore dell’Opus Dei) una legge di riforma sulla vigilanza privata che era un autentico colpo di stato. La manovra consisteva nell’equiparare lavoro e competenze dei vigilantes (di cui A.N. controlla la principale rete agenzie) a quelli della Polizia di Stato. Nel progetto c’era la volontà di attribuire loro le competenze dei cosiddetti servizi integrati (il controllo della criminalità comune), con possibilità di identificare le persone.

   Quando saltò fuori “ufficialmente” il legame tra Arrigoni e i vertici di A.N., Forza Italia stoppò il progetto. L’allora ministro degli Interni Pisanu tolse immediatamente la delega alla vigilanza privata a Mantovano.

DSSA E SERVIZI VARI

   Il 1° luglio 2005, partendo dalle indagini sugli ambienti mercenari e delle guardie del corpo, per trovare la pista che aveva portato Fabrizio Quatrocchi sequestrato e ucciso a Baghdad il 14 aprile 2004, scoppiò lo scandalo Dssa (Dipartimento Studi Strategici). La Dssa si presenta come una polizia parallela operante “ufficialmente” su più fronti: monitoraggio degli ambienti extracomunitari (pedinamenti, sorveglianza, identificazione fotografica) per individuare estremisti islamici, caccia ai militanti o ex militanti della sinistra rivoluzionaria latitanti all’estero (come Cesare Battisti) fino ad arrivare a occuparsi della protezione del Papa.

 A capo di questo servizio, è Gaetano Saya, fondatore del nuovo MSI. Si dichiara agente coperto e lo quando lo arrestano a Firenze per associazione a delinquere, rifiuta di rispondere all’interrogatorio per non tradire <il segreto Nato>. Infatti, tra il <personale professionista fidato e selezionato> vantato dal Dssa, ci sono personaggi che provengono da Gladio e soprattutto dalle forze dell’ordine: agenti di polizia in servizio o da poco in congedo.

   La fretta in cui il ministro degli Interni ha annunciato da Roma che era stata liquidata una <banda di pataccari>, tradiva le reali intenzioni di coprire tutto. Risulta che gli uomini della Dssa avevano le <chiavi> per entrare liberamente nel centro elaborazione del Viminale, oltre a avere placche e pass che davano loro libero accesso in questura come in altre sedi, usando auto di servizio. Non solo: il materiale illustrativo della Dssa circolava liberamente all’interno dei vari corpi, dove avveniva il reclutamento, specialmente tra i Gom della penitenziaria.

   Obiettivo della Dssa era di formare un Nucleo interforze di polizia, capace di riunire in un’unica struttura paramilitare, fuori dal controllo dello Stato, la nebulosa area di organismi che compongono le varie milizie che s’ispirano al razzismo padano o al fascismo. A questa costituenda formazione sarebbe riconducibile il Corpo politico destra nazionale che aveva come coordinatore Stefano Sacconi; le Giacche verdi Lombardia – Volontari a cavallo per la protezione civile e ambientale; e la stessa Unione nazionale forze di polizia, sindacato creato a Milano da un ispettore di polizia vicino all’estrema destra. Ora, il Nucleo Interforze esiste: vicino a Termini c’è la caserma di Castro Pretorio dell’esercito, all’entrata c’è la targa INTERFORZE, che non è una struttura solo dell’esercito ma della polizia e dell’esercito. Quindi c’è uno scambio tra esercito e polizia.

   La DSSA è dunque un’organizzazione che interviene all’interno e all’estero.

   Come si diceva prima, la Dssa tra i corpi dello stato dove reclutava c’erano i GOM e questi assieme la mala fascista, costituivano le componenti mafiose-malavitose sorte nuovamente come filiazione esterne dei pentiti e delle polizie che li controllano; componenti sarde fasciste, componenti napoletane ex nuova famiglia e non solo, componenti romane legate ai NAR e alla banda della Magliana, la Nuova Corona Unita pugliese, componenti calabresi soprattutto del casentino, del catanzarese, della Locride, la mafia vincente siciliana e quella emergente (Catania, gela ecc.), ex mala torinese, la mafia fascista milanese, le componenti mafiose rumene, albanesi, kosovare, le componenti multinazionali legate all’Egitto e alla Colombia, nessuna di queste realtà si preoccupa più di fare la guerra ai pentiti perché è pericoloso, perché può ostacolare i loro affari; tutte le componenti prediligono i mezzi soft rispetto agli omicidi; esempio i racket per far chiudere un’attività commerciale che non si “adegua” per poi in seguito impossessarsi dei suoi beni.

GLI ANTESIGNANI DELLA DSSA

   Questo intreccio tra neofascisti, militari e forze dell’ordine non è nuovo. Viene da lontano: dall’immediato dopoguerra e dalle trame della cosiddetta “strategia della tensione”.

   Negli anni più vicini pensiamo alla Falange Armata, che dalla testimonianza di un ex parà della Folgore[20] fa emergere i seguenti elementi:

  1. La Falange Armata è stata una serie di operazioni non una struttura con vita propria. Operazioni tendenti al destabilizzare il quadro politico esistente in funzione di una sua stabilizzazione in senso reazionario. Molti membri di queste operazioni, furono scaricati quando erano di impaccio o non servivano più lo scopo (Uno bianca);
  2. Gli operatori della Falange Armata avevano competenze specifiche in materia di apparecchiature elettroniche;
  3. La storia di un giovane paracadutista di carriera, accusato di rapina è perciò finito in galera, e che penetra nelle celle dei “terroristi” e dei trafficanti di armi assieme all’omicidio dell’operatore carcerario Scalone, significa che questo tipo di operazioni riguardava la presenza di queste strutture all’interno delle carceri.

   Ma ci sono state altri tipi di operazioni inquietanti come il Progetto Arianna nel 2000, un’organizzazione antidroga clandestina costituita a Latina da appartenenti alla polizia, per finire ai Berretti Bianchi, una fondazione di carattere internazionale nata nel 1998 col nome White Helmets Europe, con sede in Argentina, alimentata da ex poliziotti, spuntata a lato del caso Telecom-Serbia.

   Ma non bisogna dimenticare la Legione Brenno, venuta alla luce nel 1998, a seguito di un sanguinoso conflitto avvenuto nel 1995 con agenti di polizia a Marghera.[21] La Legione Brenno, il cui nome si rifà al leggendario capo dei Galli e che si ispira ai cavalieri templari, era stata fondata da alcuni (formalmente) ex carabinieri (come Sacchetti), sarebbe nata nei primi anni novanta per sostenere le formazioni croate dell’Hos, ossia, il Partito del Diritto erede degli Ustascia filonazisti e avrebbe inviato prima Croazia e poi in Bosnia dei mercenari italiani per combattere i “comunisti” serbi, trafficando in armi e in esplosivi.

   Come ogni struttura di questo tipo, anche la Legione Brenno aveva rapporti con la malavita nazionale, soprattutto per lo spaccio di stupefacenti attuato attraverso una rete di propri uomini di fiducia ingaggiati come personale della Security in numerose discoteche del Nord.

   Ora se la Falange era una serie di operazioni, la Brenno e la Dssa non potrebbero essere la continuazione di tali operazioni? Che la tendenza alla privatizzazione abbia proliferato questo tipo di strutture?

LE ARMI A ENERGIA DIRETTA

Per “armi ad energia diretta” si intende una classe di armamenti che comprende numerosi dispositivi capaci di indirizzare sui bersagli, in modo molto preciso ed efficace, svariate forme di energia non cinetica.

   In sostanza, piuttosto che colpire l’obiettivo con un proiettile, o mediante la forza d’urto di un’esplosione, questi dispositivi inviano sul bersaglio radiazioni elettromagnetiche, od onde acustiche, o plasma ad elevata energia, o raggi laser.

   Gli effetti legati all’uso di tali armi possono essere sia letali che non letali, mentre i campi d’applicazione variano dalla difesa antiaerea alla tutela del cosiddetto “ordine pubblico”.

LE ARMI LASER

   La tecnologia laser è una delle maggiori protagoniste degli attuali programmi di ricerca per lo sviluppo di un nuovo arsenale ipertecnologico ed è impiegata con versatilità in diversi dispositivi bellici.

TACTICAL HIGH ENERGY LASER (THEL)

   Tra le varie, futuristiche armi in sperimentazione presso i laboratori dell’esercito USA figura anche il dispositivo THEL, esistente anche in versione portatile (MTHEL, dove M sta per “mobile”). THEL significa Tactical High Energy Laser, ed è appunto un dispositivo laser[22]  ad elevata potenza. La compagnia che da alcuni anni si sta occupando dello sviluppo del progetto THEL si chiama Northrop Grumman. Durante diversi test, resi pubblici anche in video, il potente raggio laser viene utilizzato per fare esplodere missili e proiettili in volo (testando dunque la sua funzionalità quale dispositivo di difesa vede impegnati nello sviluppo di questa tecnologia laser sia gli americani che gli israeliani. Proprio l’esercito israeliano annovera il THEL quale arma già in dotazione al suo esercito, e questo fa supporre che ne possieda già degli esemplari, probabilmente già dislocati a difesa di basi militari e città.

   Il THEL utilizza delle sostanze chimiche (fluorite di deuterio) per creare un raggio laser invisibile capace di abbattere aerei e missili. Ipertecnologico ed è impiegata con versatilità in diversi dispositivi bellici.

AIBORNE LASER (ABL)

   Il sistema ABL consiste in un laser chimico ad alta energia (Chemical Oxygen Iodine Laser – COIL), montato su di un Boeing 747 modificato. Il dispositivo, sviluppato dalla Northrop Grumman e dalla Boeing è in dotazione all’aeronautica USA dal 2003. L’ABL è in grado di individuare ed abbattere missili balistici, può restare in quota per molte ore e rifornirsi di carburante mentre è in volo[23].

SPACE-BASE HIGH ENERGY LASER (HEL)

   Si tratta di un armamento laser montato su di un satellite, e capace di colpire bersagli nello spazio, sulla terra ed in aria. Oltre agli Stati Uniti ed Israele, anche la Cina sta sviluppando un armamento laser pensato per distruggere i satelliti nemici orbitanti. L’arma si chiama ASATS (Anti-Satellite Simulation), in fase di test già nel 1998[24].

LASER A RAGGI ULTRAVIOLETTI

   L’azienda HSV di San Diego sta sviluppando un’arma laser capace di paralizzare animali e persone. La tecnologia descritta è quella di un laser che sfrutta le caratteristiche dei raggi ultravioletti[25].

LASER ZEUS

   Si tratta di un laser montato su di un Humvee (un veicolo militare dell’esercito USA simile ad una jeep). Secondo fonti ufficiali del Pentagono, mezzi militari muniti di questo dispositivo al laser sono stati impiegati in Afghanistan per fare brillare le mine. Secondo due accreditati siti di informazione militare: Defense Tech e Defence Daily, almeno tre veicoli simili sarebbero stati utilizzati anche in Iraq[26].

ARMI AL PLASMA E AD IMPULSI

   Le basi per una simile tecnologia bellica furono poste negli anni ’40 dal fisico Nicola Tesla. Alle scoperte di questo scienziato si deve lo sviluppo di parecchie tecnologie: dalle bobine elettriche ai generatori di corrente, dalla radio alla televisione. Durante i primi anni del ‘900 Tesla iniziò a lavorare al suo progetto per un “Raggio della Morte”. Nel 1942 il progetto era pronto e Tesla lo propose agli Stati Uniti quale arma per battere i nazisti: fu considerato pazzo e la sua proposta non fu presa in considerazione (almeno ufficialmente).

   Il principio del “Raggio della morte” è qualcosa che sta a metà strada fra le armi laser e le armi al plasma. Alla sua morte, avvenuta nel 1943, tutti I documenti dello scienziato sul “Raggio della morte” furono misteriosamente trafugati. Parte di quei documenti è stata citata in un documento segreto del Governo USA su un’arma ad elettroni (documento declassificato nel 1980). Questa tipologia di armamenti ha parecchi tratti in comune con alcune armi laser. Il principio è quello di sparare contro il bersaglio un “proiettile” di energia, composto da materia elettricamente carica composta da elettroni, neutroni e protoni. Il tutto avviene attraverso un processo di ionizzazione dell’aria. Tale meccanismo è stato studiato approfonditamente dagli scienziati del famigerato DARPA (il dipartimento per la ricerca e l’innovazione tecnologica del Dipartimento della Difesa USA), con la collaborazione di una azienda tedesca. Armamenti di questo tipo sono in fase di avanzata sperimentazione da parte degli eserciti di: USA, Israele e Australia.

   L’applicazione letale di questa tecnologia è stata chiamata Pulsed Impulsive Kill Laser (PIKL). Il dispositivo (di cui nella foto si vede un prototipo), ha dimostrato la sua efficacia in diversi test, riuscendo a perforare anche armature in Kevlar e lastre di metallo. La versione non letale del PIKL va sotto il nome di Pulsed Energy Projectile (PEP). Questo dispositivo è in grado di stordire uomini e animali, creando forte dolore e temporanea paralisi. La documentazione sui possibili effetti a lungo termine provocati dall’arma è però scarsa. Il principale ambito di applicazione previsto per il PEP viene indicato in scenari di controllo dell’ordine pubblico, mentre un’altra delle applicazioni prefigurate è quella di presidio dei checkpoint. Oltre a stordire le persone una simile arma dovrebbe essere capace di bloccare i veicoli, in quanto il suo “impulso energetico” interferirebbe con i sistemi elettrici di iniezione. Il raggio d’azione del PEP è di circa 2 Km, ed il suo funzionamento si basa sull’emissione di un impulso laser ad infrarossi (mediante l’impiego di un “deutorium fluoride laser”). Il plasma prodotto dalla parte iniziale dell’impulso arriva ad esplodere poiché i suoi elettroni assorbono l’energia della parte finale dell’impulso. L’esplosione di questo plasma ad elevata energia si tramuta in una forza d’urto combinata ad un’onda elettromagnetica.

   Altri dispositivi affini a questa tecnologia si chiamano MARAUDER (Magnetically Accelerated Ring to Achieve Ultra-high Directed Energy and Radiation), ed Extreme Alternative Defense System (XADS)[27].

ARMI A MICROONDE

   Anche le armi a microonde hanno una storia non recentissima: immediatamente dopo la seconda guerra mondiale se ne ipotizzò l’utilizzo per il controllo delle menti ed altri impieghi più o meno fantascientifici.

   I primi a sperimentare le microonde in modo più sistematico furono i sovietici. La CIA riporta un episodio che aprì la strada agli studi americani sulle microonde. Negli anni ’70 l’ambasciata americana a Mosca fu sottoposta ad un “bombardamento” a microonde. In tale occasione i servizi segreti russi adottarono un piano a lungo termine per indebolire l’apparato diplomatico statunitense presente a Mosca. Attraverso un’esposizione prolungata a microonde a bassa intensità i diplomatici americani subirono pesanti danni fisici e psicologici. Oltre all’insorgere di diverse forme di cancro sono stati documentati casi di problemi psicologici e cognitivi. I tessuti umani possono infatti essere gravemente danneggiati dalle microonde a diversi livelli: dall’insorgere di tumori a malattie della pelle, da impotenza ad indebolimento delle difese immunitarie, fino ad effetti sul sistema nervoso centrale capaci di provocare amnesie, demenza, sindromi depressive, paranoia, etc.

   In base a questi effetti ne è stato più volte ipotizzato un uso “segreto” per l’indebolimento delle masse.

ACTIVE DENIAL SYSTEM – IL “RAGGIO DEL DOLORE”

   Questo dispositivo è in grado di indirizzare (“sparare”) un fascio di microonde ad alta energia verso un bersaglio preciso. La frequenza utilizzata si aggira intorno ai 95 Ghz. Il “raggio del dolore” è classificato come “arma non letali”, in quanto il suo raggio invisibile penetra sotto la pelle soltanto per alcuni millimetri, facendo temporaneamente impazzire i recettori del dolore. Nel giro di 1 – 2 secondi chi viene colpito dal raggio a microonde prova la sensazione di andare a fuoco.

   Ufficialmente infatti tali strumenti di guerra servirebbero per produrre un “raggio del dolore”, capace di “distogliere” qualsiasi nemico da azioni ostili. L’invisibile raggio microonde a 95 Ghz penetra sotto la pelle per alcuni millimetri provocando, nell’arco di alcuni millisecondi, una insopportabile sensazione di calore che però svanisce non appena si spegne il dispositivo o si scappa oltre il suo raggio d’azione. Negli esperimenti condotti su circa 400 volontari il tempo di esposizione massimo è stato fissato in 3 secondi, ma secondo il Boston Globe, soltanto una “cavia” è riuscita a resistere per tre secondi.

   Le fonti del Direttorio USA sulle Directed Energy Weapons sostengono che il “raggio del dolore” non provoca danni permanenti, ma esistono altri rapporti militari che indicano la possibilità di gravi ustioni alla pelle nel caso in cui l’esposizione duri 250 secondi o più. Durante gli stessi test alle “cavie” venivano fatti togliere sia gli occhiali che tutti gli oggetti metallici, in quanto potevano creare degli “hot spots”, capaci di ustionare la pelle.

   Gli utilizzi strategici delle armi a microonde sono elencati in diversi documenti ufficiali: una delle applicazioni che viene citata più di frequente riguarda il controllo delle folle e dell’ordine pubblico.

   Oltre ai possibili danni a lungo termine causati dal raggio a microonde, le organizzazioni umanitarie si interrogano sulla legalità di questo dispositivo che a causa della sua invisibilità e della sofferenza che provoca, potrebbe facilmente tramutarsi in un versatile strumento di tortura. Altri interrogativi riguardano la possibilità di ustioni (nel caso in cui si indossino oggetti di metallo), danni oculari, o altre tipologie di effetti a lungo termine. Esistono infatti diverse pubblicazioni scientifiche che documentano ampiamente gli effetti altamente dannosi legati all’esposizione alle microonde. Dal cancro al precoce invecchiamento, alla riduzione delle difese immunitarie, ai danni a pelle e retina, fino agli effetti molecolari e genetici, vengono elencate serie infinite di “effetti collaterali” a breve, medio e lungo termine.

   La ditta che produce questo tipo di armamenti è la Raytheon, con sede a Tucson. Il dispositivo prodotto dalla Raytheon può essere stanziale oppure montato su di un veicolo militare Humvee.

   Per quanto riguarda l’impiego del “raggio del dolore” nel campo di guerra, risulta dalla rivista militare Defence Industry Daily che sono stati ordinati 3 veicoli modello Sheriff per circa 31 milioni di dollari, e che è stata richiesta l’approvazione per altri 14 veicoli da parte del Generale di brigata James Huggings, capo dello Staff della Forza Multinazionale in Iraq[28].

E-BOMBS, ELETCROMAGNETIC PULS, HIG POWERED MICROWAVE (HPM)

   Si tratta di bombe capaci di produrre onde elettromagnetiche comprese nel range dei 4 – 20 Ghz. Microonde comprese in tali frequenze sono capaci di “accecare” un gran numero di apparati tecnologici. Questa applicazione delle microonde, in fase di avanzata sperimentazione, in contesti di guerra può servire a distruggere sistemi informatici, delle esplosioni nucleari, ovvero l’emissione di microonde ad elevata potenza. Il tutto avviene in assenza di una reale esplosione: i dispositivi di questo tipo, comunemente chiamati HPM, liberano la propria energia in aria, senza produrre alcun suono o fenomeno visivo. L’effetto delle invisibili onde prodotte dalla “bomba”, devastante per tutti i dispositivi elettronici, è praticamente nullo su cose e persone (anche se sugli esseri viventi è appurato che tutti i tipi di microonde provocano effetti dannosi: dai telefonini ai forni a microonde).

   Gli Stati Uniti sembrano essere la seconda potenza militare a di vista: i primi sarebbero i russi. L’esercito russo disporrebbe infatti di un vasto e variegato arsenale di E-bombs. Si va dalla versione “portatile” che sta in una valigetta (e che ha un raggio d’azione di 12 metri), alle versioni più pesanti, che necessitano di un aereo per essere “sganciate sull’obiettivo”. Diversi test russi sono stati fatti in territorio svedese, con la collaborazione della nazione scandinava, che avrebbe acquistato alcuni di questi armamenti. I dispositivi HPM sono facilmente reperibili sul mercato russo, per poco più di $100.000. Tutto ciò può far riflettere sulle possibilità di un’ecatombe tecnologica: l’esplosione di un simile dispositivo può in pochi istanti portare una società ipertecnologica indietro di 50 se non 100 anni (in città dove tutte le centrali sono controllate elettronicamente vorrebbe dire niente luce, niente acqua, niente telefono, niente televisione, etc..). I rischi crescono se a venire colpito è il sistema di controllo di una centrale atomica: un crash di tale sistema elettronico potrebbe portare a gravissimi incidenti.


[1] Minielicotteri per sorvegliare i cieli di Milano, Libero 20.06.07.

[2] Vedere  http://www..tmcrew.org7csa/138/wwi/caq62ogs.htm

[3] Per trovare tale rapporto sul web vedere http://JYA.com/STOA-atpc.htm   oppure come ziped file http://jya.com/STOA.atpc.zip

[4] È prodotto dalla società israeliana Tadilan Electronic Sistems.

[5] Terry Allen, Critics Question use of Pepper Spray, Rutland Herald and Barre Times Argus (VT) Feb. 22, 1998, p. 1

[6] Amnesty international, AI-USA: Police Use of Pepper Spray is Tantamount to torture, 0711.1997.

[7] https://www.ilsole24ore.com/art/taser-un-anno-uso-forze-dell-ordine-ecco-come-ha-funzionato-AERlAx4C?refresh_ce=1

[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Controversie_sull%27utilizzo_dei_taser

[9] A. Toffer e H. Toffler, War and Anti-War. Survival at the Dawn of e 21 st Century (Londra, Little Brrown & Morris, 1994).

[10] Programma della CIA che aveva lo scopo di individuare ed eliminare gli attivisti vietcong nei villaggi. Si calcola che almeno 60.000 persone furono assassinate in conformità a questo programma.

[11] John Alexander, scrivendo su Military Review (n. 12, dicembre 1980), la rivista specializzata scrisse: “esistono sistemi di armi il cui funzionamento si basa sui poteri mentali, e cui caratteristiche letali sono già state sperimentate”. L’articolo molto lungo si intitolava: The New Mental Battlefield (La nuova strategia mentale).  

[12] Il 28 febbraio 1992, a Waco, Texas, USA, un gruppo di agenti dell’ATF Bureau (l’ufficio statunitense proposto al controllo di alcool, tabacco ed armi da fuoco) attacco con le armi la comunità religiosa guidata da David Koresh, alla ricerca di armi illegali. Ne seguì un conflitto a fuoco e un assedio che durò 51 giorni, che si concluse con l’uccisione di quattro agenti dell’ATF e di 86 seguaci di Koresh (lui compreso assieme a 24 bambini). L’anno prima (1992), Randy Weaver, un suprematista bianco divenne un eroe popolare quando resistette per oltre un anno, armi in pugno, all’arresto da parte degli agenti federali. Nello scontro finale a Ruby Ridge perirono sua moglie e uno dei suoi figli. Weaver fu comunque assolto dalla giuria da tutte le accuse, eccetto alcuni reati minori per i quali hanno scontato soltanto 18 mesi di carcere. In seguito Weaver ha denunciato l’FBI per l’omicidio della moglie e del figlio e nel 1995 ha vinto la causa (l’FBI fu costretta a pagare 3 milioni di dollari di danni).

[13] La mina Fishook, fabbricata nel 1996 dalla ditta Alliant (New Jersey), proietta una rete ricoperta di armi su una zona “dell’ampiezza di un campo da calcio”, Tom Bierman, responsabile del marketing di Alliant, assicura che questo sistema è fatto “per immobilizzare le vittime, non per ucciderle”. Almeno fintantoché non si fanno prendere dal panico. 

[14] L’esercito britannico è interessato a tale raggio “raggio paralizzante”. Cfr. Raygun Freezes Victims Without Injuries, Sunday Times, Londra, 9 maggio 1999.

[15] Si legga Steve la relazione di Steve Wright, An Appraisal of Technologies of Political Control, rapporto allo STOA, parlamento europeo, 1998.

[16] Notizia presa dalla pagina web http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php

[17] Riguardante le guardie e gli istituti di vigilanza e di investigazione privata.

[18] La dinamica della sparatoria non è del tutto chiara, l’autopsia a, infatti, rilevato pallottole di tipo diverso, pur dello stesso calibro della pistola di Arrigoni il che fa emergere la possibilità di un altro personaggio nella scena della sparatoria.

[19] I paracadutisti italiani della Folgore in Somalia di contraddistinsero per le torture ai prigionieri somali, le fotografie furono pubblicate dal settimanale Panorama.

[20] Questa storia è rintracciabile nella pagina web http://fabiopiselli.blogspot.com/2008/01/11-spionaggio-elettronico-falange.html

[21] Le indagini iniziali, dopo questo conflitto a fuoco furono a senso unico: furono arrestati alcuni nomadi che, in sede processuale furono pienamente assolti.

[22] Press kit della Northrop Grumman sul Thel

http://www.st.northropgrumman.com/media/presskits/thel/press_kit.html

La pagina web da cui è possibile scaricare i video dei test del Thel

http://www.st.northropgrumman.com/media/presskits/mediaGallery/thel/videos/videogallery.html

La pagina web da cui è possibile scaricare le foto del Thel

http://www.st.northropgrumman.com/media/presskits/mediaGallery/thel/photos/photogallery.html

Press kit della Northrop Grumman sul Joint High Power Solid State Laser

http://www.st.northropgrumman.com/media/presskits/JHPSSL/press_kit.html

[23] Il sito dell’Airborne Laser, prodotto dalla Northrop Grumman e dalla Boeing

http://www.boeing.com/defense-space/military/abl/

Press kit della Northrop Grumman sull’Airborne Laser

http://www.st.northropgrumman.com/media/presskits/abl/press_kit.html

Alcuni video dell’Airborne Laser

http://www.boeing.com/defense-space/military/abl/pics-clips/video.html

Galleria Fotografica dell’Airborne Laser

http://www.boeing.com/defense-space/military/abl/pics-clips/index.html

[24] Approfondimenti sullo Space Based High Energy Laser

http://www.fas.org/spp/starwars/program/sbl.htm

[25] Sito internet della HSV, ditta produttrice del laser non letale a raggi ultravioletti

http://www.hsvt.org/main.html

[26] Sito ufficiale dello ZEUS, prodotto dalla ditta Sparta Inc.

http://www.zeus.sparta.com/

Rapporto ufficiale sull’impiego dello Zeus in Afghanistan

http://www.dod.mil/ddre/downloads/congressional_testimony/Sega_SASC_EmergingThreats030304.pdf

Articoli sull’impiego dello ZEUS in Iraq

http://www.defensetech.org/archives/001437.html

http://www.military.com/soldiertech/0,14632,Soldiertech_Laser,,00.html

[27] Documentazione ufficiale sul PIKL

http://www.dtic.mil/ndia/smallarms/Moore.pdf

Documento parzialmente censurato sul contratto per uno studio sul PEP

http://www.thememoryhole.org/mil/weapons/navy-ufl_pep_contract.htm

Sito della Ionatron, una delle aziende che produce armi ad impulsi

http://www.ionatron.com/default.aspx?id=1

Altri articoli e approfondimenti sul PEP

http://www.globalsecurity.org/military/systems/ground/pep.htm

http://www.newscientist.com/channel/mech-tech/dn7077

http://www.findarticles.com/p/articles/mi_qn4158/is_20050305/ai_n11854981

[28] L’articolo di Defense Daily sull’impiego del “raggio del dolore” in Iraq

http://www.defenseindustrydaily.com/2006/02/centcom-asking-for-14-project-sheriff-ads-vehicles/index.php

Comunicato stampa della Raytheon

http://www.prnewswire.com/cgi-bin/stories.pl?ACCT=104&STORY=/www/story/09-08-2005/0004103044&EDATE

L’articolo del Boston Globe sui test del raggio del dolore

http://www.oft.osd.mil/library/library_files/article_415_Boston%20Globe.doc

Altri articoli ed approfondimenti sul “raggio del dolore”

http://www.defense-update.com/products/a/ads.htm

http://www.globalsecurity.org/military/systems/ground/v-mads.htm

http://www.newscientist.com/article.ns?id=mg18725095.600

http://www.worldtribune.com/worldtribune/05/breaking2453405.0868055555.html

http://www.au.af.mil/au/aul/bibs/soft/nonlethal.htm

http://www.sandia.gov/news/resources/releases/2005/def-nonprolif-sec/active-denial.html

~ di marcos61 su giugno 4, 2024.

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