LE NOTTI A CASA BERLUSCONI
Iman Fadil modella di origine marocchina, nel 2011 aveva poco più di 25anni quando venne invitata per la prima volta ad Arcore a casa di Berlusconi allora Presidente del Consiglio[1]. Partecipò a ben otto “cene eleganti” e durante alcune di queste, a suo dire, vide di tutto: ragazze disponibili, spogliarelli, palpeggiamenti, vide insomma in che cosa consisteva il Bunga Bunga. Fadil disse che dopo l’ennesima cena alzò i tacchi e se ne andò.
Iman Fadil qualche tempo dopo si presentò in Procura per raccontare tutto quello che aveva visto, con tanto di nomi e cognomi. Risultato? Fotografi, interviste, titoli sui giornali, querele. In seguito si costituì parte civile nel processo “Ruby bis” e “Ruby ter”. Inoltre, aveva deciso di scrivere un libro nel quale racconterà tutto ciò che sapeva.
Nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano rilasciata il 24 aprile 2018 fece le seguenti affermazioni:
D. Oggi, dopo qualche anno, come ricorda tutta quella vicenda?
R. È stata una cosa devastante, impossibile descriverla. All’inizio ero sola contro tutti, nessuno credeva alla mia versione.
D. Cosa pensavano tutti?
R. Che io avessi raccontato quelle cose solo perché non avevo ottenuto soldi e successo. Ma non era così, poi è emerso.
D. E com’era?
R. Io andavo ad Arcore perché speravo bastasse entrare in quel giro per ottenere un lavoro. Solo dopo ho capito. E ho parlato.
D. È stata diffamata in quel periodo?
R. Sì, da tutti. Il primo è stato Emilio Fede. Però poi l’ho querelato e in primo grado l’hanno condannato, ora c’è l’appello. Anche lui mi ha querelata, ma la sua è stata archiviata. Quindi io ho detto il vero, lui no.
D. Torniamo alla sua vita dopo che ha raccontato il Bunga Bunga.
R. Non riuscivo neanche a uscire di casa, mi è stata fatta terra bruciata intorno: la gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo, come fare l’hostess. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress.
D. Come si è curata?
R. Con un po’ di tranquillanti, non riuscivo più a dormire.
D. Lei di quelle cene ha raccontato cose forti…
R. Sì, le cose che ho raccontato, il Bunga Bunga, Emilio Fede, la Minetti, le ragazze nude che ballavano, è tutta la verità.
D. Il ricordo più brutto?
R. Ricordo bene l’ultima sera che sono andata là, c’erano tutte queste ragazze nude che ballavano: una di queste, svaccata per terra, con solo il perizoma addosso, si agitava in modo disperato fissandomi. Con gli occhi sembra dirmi “non giudicarmi, aiutami!”. Come un grido, un ricordo terrificante.
D. Spieghi.
R. Non è facile da raccontare, è la prima volta che lo faccio, però è giunto il momento.
D. Prego.
R. Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno tanti altri.
D. Sanno cosa?
R. Che in quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici.
D. Parla perché ha visto dei riti particolari?
R. Diciamo che ho molti indizi. In quella saletta dove si faceva il Bunga Bunga c’era uno stanzino con degli abiti, tutti uguali, come delle tuniche, circa venti o trenta: a cosa servivano? E poi c’era un’altra stanzetta sotterranea con una piscina, con a fianco un’altra saletta, totalmente buia, senza nessuna luce. Una piscina sotterranea e una stanza senza luci? Perché?
D. Indizi deboli, potrebbe essere una zona relax. Sta di fatto che lei non ha visto riti satanici o cose del genere?
R. Senta, io ho visto di peggio. Cose difficili da raccontare in poche parole.
D. Ci provi.
R. Ho visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero.
D. Lo sa che raccontando cose di questo tipo potrebbe essere presa per pazza?
R. Certo che lo so, ma non mi importa niente di cosa dirà la gente. Non l’ho mai raccontato perché non avevo prove, mentre ora le ho, inequivocabili.
D. Ha le prove? Ce le mostri.
R. No, non ancora, lo farò più avanti. Ma non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà.
Iman Fadil non riuscì a finire il libro. Il 29 gennaio 2019 fu ricoverata in ospedale dove è morta il 1° marzo dopo un mese di agonia. Prima di morire ha telefonato al fratello e all’avvocato, dicendo loro di essere stata avvelenata[2].
Secondo Gianfranco Carpeoro, avvocato, saggista e massone, quella delle “sostanze radioattive” rintracciate nel corpo della ragazza sarebbe una voce solo giornalistica: la stranezza, semmai – dice Carpeoro – sta nel fatto che Imane Fadil avrebbe agonizzato per un mese, senza diagnosi né cure, in un centro sanitario di assoluta eccellenza come l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Quella di Imane Fadil, è la terza strana morte collegata al caso Ruby, dopo quelle di Egidio Verzini, ex legale di “Ruby Rubacuori”, e del giornalista Emilio Randacio, che si stava occupando del caso. Altro dettaglio: come si diceva prima la ragazza stava per pubblicare, in un libro, le famose “notti di Arcore[3]
[1] http://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola-/articoli/2018/24/le-notti-di-arcore-una-setta-del-male-con-tuniche-e-riti/4312178/
[2] https://petalidiloto.com/2019/03/caso-ruby-e-morta-avvelenata-la-testimone-chiave-imane-fadil.html
[3] https://laveritadininconaco.altervista.org/imane-fadil-terza-morte-sul-caso-ruby-evoco-il-satanismo/#:~:text=Quella%20di%20Imane%20Fadil%2C%20osserva%20Stefania%20Nicoletti%2C%20%C3%A8,Emilio%20Randacio%2C%20che%20si%20stava%20occupando%20del%20caso.
Disamina assai debole, claudicante. Voler veder nel Satrapo di Arcore un “iniziato” cozza sonoramente col suo precipuo, peculiare comportamento tenuto quando era in veste apicale, governativa. Un vero Iniziato non commette errori così marchiani. Lo “SVILUPPISMO” evocato dal Satrapo era vetriolo agli occhi delle Elite Iniziatiche Tecno-Finanziarie: solo per questo fu messo al centro del mirino dalla troika del Tribunale meneghino della Volontà Superiore, mica certo per i suoi presunti legami con oscure bande che hanno il loro epicentro in fondo al nostro Stivale. Per quello che attiene la Gola Profonda che spiffera colla gonnella suadente: cosa vuol dire il sillogismo = stanza satanica o giù di lì? Che forse ogni dark-room sparsa nel globo è una loggia di un rituale satanico? Per soprammercato al Satrapo fu comminata questa ammenda pel giretto olgettesco proprio perché egli replicava – è nostra ferma convinzione – scenari da bordelli, da casini di ante guerra e di post-guerra (la 2nda) ove erano banditi come fumo negli occhi ogni e qualsivoglia congerie LGBT & Dintorni, quindi ideologicamente inviso a morte dinnanzi ad un ethos che si spinge a tappe forzate per l’arcobalenismo più osceno di ogni tipologia nefasta. Del resto dal Satyricon di illo tempore ai giorni nostri il Circo delle Entraineuse ha sempre svolazzato attorno ai Potenti o no? Certo, mancanza di gusto, prossenetismo (la deep Throat ci dovrebbe illustrare che genuino potere di attrazione possa aver avuto una diciottenne da un “diversamente giovane” come il Satrapo…) e via di seguito hanno segnato la via grossier del Nostro, ma su questo nihil sub sole novi. Piuttosto il Marco61 dovrebbe rivolgere i lsuo focus su LolitaIsland: lì, sì che non stentiamo a credere si siano svolti ritualistici che non hanno nulla a che vedere col “semplice” reato di aver infranto l’età del consenso ma che – c’è da scommetterci – non disdegnavano il fascino malefico dell’edenocromo.