CHI C’E’ DIETRO AI TRAFFICI DI STUPEFACENTI?
Come non ci si deve meravigliare che persino i traffici di sostanze stupefacenti (come la cocaina, la chetamina e via dicendo) sono gestite da organizzazioni criminali o importate tramite settori dell’esercito[i].
C’è la tesi sostenuta da due giornalisti Alessandro De Pascale e Antonio Parisi nel libro scritto da loro Il caso Parolisi, Sesso, droga e Afghanistan (Imprimatur editore) dove si sostiene che dietro l’assassinio Melania Rea ci sarebbe una pista che dalle M arche condurrebbe all’Afghanistan. Secondo la tesi di questi due giornalisti esisterebbe un filorosso, che collegherebbe le attività dell’allora caporale maggiore Parolisi, la camorra, il traffico internazionale di stupefacenti e alcuni componenti dei contingenti della NATO schierati nel paese dell’Asia centrale.
Se tutto ciò può apparire azzardato, bisogna sapere che nel 2010 la BBC, comunicò la notizia che militari britannici e canadesi sono accusati di trasportare eroina in Europa[ii] sfruttando l’assenza di controllo sui voli militari di ritorno dal fronte.
Questo traffico militare di eroina tra le basi NATO nel sud dell’Afghanistan (Helmad e Kandahar) e l’aeroporto di Brize Norton, in Gran Bretagna, è stato liquidato con la solita spiegazione delle “mele marce”, di un caso isolato che riguarda solo alcuni individui.
Invece, si tratta della punta di un iceberg, o meglio delle briciole di un traffico ben più grande e strutturato che ha i suoi principali gestori i militari e i servizi segreti (principalmente quelli USA).
Nello stesso periodo un servizio della radio-televisione pubblica tedesca Norddeutsche Rundfunk (Ndr) fa emerge che una delle principali imprese private che da anni fornisce servizi logistici alle basi Isaf in Afghanistan, l’Ecolog, è sospettata di traffico internazionale di eroina.[iii]
Dietro l’Ecolog, c’è il clan albanese-macedone dei Destani. Il servizio della Ndr spiega che già nel 2006 e poi nel 2008, dipendenti dell’Ecolog sono finiti sotto inchiesta in Germania con l’accusa di traffico di eroina, per l’importazione di centinaia di chili dall’Afghanistan e per riciclaggio di denaro sporco. Nel 2002, quando l’Ecolog operava in Kosovo al servizio delle basi del contingente tedesco del Kfor, i servizi segreti di Berlino avevano informato i vertici Nato che il clan Destani, strettamente legato ai gruppi armati indipendentisti albanesi (Uck e Kla), controllava ogni sorta di attività e traffico illegale attraverso il confine macedone-kosovaro: dalla droga, alle armi e al traffico di esseri umani.
L’Ecolog, che ha la sua sede principale a Düsseldorf (con filiali in Macedonia, Turchia, Emirati Arabi, Kuwait, Stati Uniti e Cina) è stata fondata nel 1998, ed è oggi amministrato, dal giovane Nazif Destani, figlio del capofamiglia Lazim, già condannato a Monaco di Baviera nel 1994 per detenzione illegale di armi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 90 per cento dei quasi quattromila dipendenti dell’Ecolog sono albanesi macedoni.
Anche gli italiani non sono da meno.
Per capire come nasce questa vicenda dei soldati italiani coinvolti nel traffico di stupefacenti dall’Afghanistan, bisogna ritornare al 12 agosto del 2011. È passato del tempo da quando Alessandra, genovese e figlia di un ufficiale della Folgore, rilasciava interviste a giornali come il Corriere della Sera.[iv] Già a ventun anni era la prima paracadutista donna a occupare una posizione così avanzata nell’esercito. Poi il Kosovo, dove era la voce di Radio West, emittente del contingente alleato, il Libano, l’Iraq. Tutti i fronti più caldi su cui sono impegnati i soldati italiani.
in seguito Alessandra Gabrieli, assistita dall’avvocato Antonella Cascione, si è congedata dall’esercito, ha il viso scavato dalla droga e tira a campare. Era stata trovata in possesso di 35 grammi di eroina. Quella che vendeva, per poi permettersi di consumarla.
Racconta tutto questo agli inquirenti. Ma le rivelazioni più sconvolgenti vengono fuori dopo ore di interrogatorio: “Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf, di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno. Ritengo che quello stupefacente, molto probabilmente, venisse portato direttamente dall’Asia”.
Sono parole che aprono scenari inquietanti, per quanto il quadro sia ancora molto fumoso. Gli investigatori le raccolgono in un verbale di sommarie informazioni e le spediscono alla Procura militare della capitale. Nel frattempo, la giovane, che ripropone gli stessi riferimenti all’Afghanistan (primo produttore mondiale di oppio, la cui coltivazione secondo l’Onu è aumentata in modo esponenziale dopo l’intervento militare) al processo per direttissima, patteggia una condanna a tre anni e mezzo. E qui si chiude l’inchiesta del PM genovese Giovanni Arena, per cui l’ex caporalmaggiore è un’ordinaria spacciatrice, che si muove nella solita rete attiva tra il capoluogo ligure e Milano.
Alessandra Gabrieli è stata fatta passare per la solitaria pusher, la mela marcia.
Il 1° aprile 2011 l’Ansa eroga la seguente notizia: “Sostanze psicotrope, a quanto pare circa mezzo chilo di droghe leggere, sono state trovate in alcuni contenitori di militari italiani rientrati dall’Afghanistan. Lo stesso Esercito ha denunciato il fatto ..”.
Questo traffico di stupefacenti avviene con l’utilizzo di veicoli militari e come testimoniato dallo stesso Esercito, tramite container militari.[v]
Quanti chilogrammi di eroina sono arrivati dall’Afghanistan in questi contenitori?
Da quanto tempo va avanti questo traffico? Il Capitano Marco Callegaro, ufficialmente “suicidatosi” il 25 Luglio del 2010 a Kabul, aveva forse scoperto qualcosa?[vi]
L’Esercito italiano ha denunciato l’accaduto, ma anche qui ci domandiamo se la magistratura militare ha avviato un’indagine sul traffico di stupefacenti dall’Afghanistan, oppure anche questa volta lo ha considerato un semplice episodio.
Il PM che coordinava le indagini, Alessandra Burra, conferma la notizia. Nel dettaglio, la prima quantità di droga, 362 grammi, è stata ritrovata il 27 marzo casualmente da un armiere, che ha denunciato l’episodio. Il secondo quantitativo, 167 grammi, è stato ritrovato il 29 marzo dagli investigatori, ma nessuno si è presentato nell’armeria a ritirare la droga.
Dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e delle Forze di polizia (Pdm): “La notizia del ritrovamento di un quantitativo di sostanza stupefacente nascosto nelle canne dei fucili rientrati nelle casse dall’Afghanistan nella caserma Feruglio degli alpini della Julia di Venzone richiede un immediato intervento da parte dei vertici militari.
Sono numerose negli anni le notizie di questo tipo riportate dai mezzi di informazione che in alcuni casi hanno riguardato anche il traffico di armamenti destinati alla malavita organizzata.
Questo ultimo episodio rende evidente la necessità che anche i trasporti dei materiali militari che rientrano nel territorio italiano, provenienti dalle zone dove operano i contingenti delle missioni internazionali, siano assoggettati ai controlli da parte degli organi di polizia addetti al controllo doganale perché se in questa occasione si è trattato solo di un modico quantitativo di droga nessuno può sapere se sia un “caso isolato” oppure la “riservatezza” dei trasporti militari abbia coperto anche altri traffici illegali”.[vii]
Nel 2009 fece molto scalpore la rivelazione, del New York Times, che Walid Karzai fratello del presidente afgano e principale trafficante di droga della provincia di Kandahar, fosse da anni sul libro paga della CIA.
Sempre nel 2009 a Russia Today il generale russo Mahumut Gareev, dichiara che: “I militari americani non contrastano la produzione di droga in Afghanistan perché questa frutta loro almeno 50 miliardi di dollari all’anno: sono loro a trasportare la droga all’estero con i loro aerei militari, non è un mistero”.[viii]
Già nel 2008 la stampa russa, sulla base di informazioni di intelligence non smentite dall’allora ambasciatore di Mosca a Kabul, Zamir Kabulov, rivelava che l’eroina viene portata fuori dall’Afghanistan a bordo dei cargo militari USA diretti nelle basi di Ganci, in Kirghizistan e di Inchirlik, in Turchia.
Nello stesso periodo, un articolo apparso sul quotidiano britannico Guardian riferiva delle crescenti voci riguardanti la pratica dei militari USA in Afghanistan dove la droga veniva trasportata nelle bare dei caduti aviotrasportate all’estero, che venivano riempite di eroina al posto dei cadaveri dei soldati.
Sempre nel 2008 sull’americano Huffington Post si leggeva quanto segue: “Le esperienze passate in Indocina e Centroamerica suggeriscono che la Cia potrebbe essere coinvolta nel traffico di droga in maniera più pesante di quello che sappiamo. In entrambi i casi gli aerei Cia trasportavano all’estero la droga per conto dei loro alleati locali: lo stesso potrebbe avvenire in Afghanistan. Quando la storia della guerra sarà scritta, il sordido coinvolgimento di Washington nel traffico di eroina afgana sarà uno dei capitoli più vergognosi “.
Nel 2002 il giornalista americano Dave Gibson di Newsmax citava una fonte anonima dei servizi USA secondo la quale: “la Cia è sempre stata implicata nel traffico mondiale di droga e in Afghanistan sta semplicemente portando avanti quello che è il suo affare preferito come aveva già fatto durante la guerra del Vietnam”.
Secondo il Prof. McCoy, che il principale studioso del coinvolgimento della CIA nel narcotraffico in tutti i teatri di guerra americani degli ultimi cinquant’anni, il principale obiettivo dell’occupazione americana dell’Afghanistan era il ripristino della produzione di oppio, inaspettatamente vietata l’anno prima dal Mullah Omar nella speranza di guadagnarsi il riconoscimento internazionale.
I fatti, il buon senso, sembrano confermare la tesi di McCoy: dopo l’invasione del 2001, la produzione e lo smercio di oppio (e dell’eroina) sono ripresi a livelli mai visti, polverizzando in pochi anni i record dell’epoca talebana, mentre le truppe USA e NATO si sono sempre rifiutate di impegnarsi nella lotta al narcotraffico, continuando a sostenere i locali signori della droga.
Rimane una domanda fondamentale: perché mai gli apparati militari e dei servizi segreti americani, mirano da decenni al controllo del narcotraffico? Per la venalità dei loro vertici corrotti? Per garantirsi fondi neri per operazioni coperte? O forse dietro c’è qualcosa di più strategico che, alla fine, riguarda realmente il mantenimento della sicurezza?
Il direttore generale dell’ONU per la lotta droga e alla criminalità (UNODC), Antonio Maria Costa, ha implicitamente risposto a questa domanda, dichiarando che gli enormi capitali derivanti dal riciclaggio dei proventi del narcotraffico costituiscono la linfa vitale che garantisce la sopravvivenza del sistema economico capitalista americano e occidentale nei momenti di crisi.
Affermava Maria Costa nel gennaio 2009: “La maggior parte dei proventi del traffico di droga, un volume impressionante di denaro, viene immesso nell’economia legale con il riciclaggio.
Ciò significa introdurre capitale da investimento, fondi che sono finiti anche nel settore finanziario, che si trova sotto pressione.[ix]
Il denaro proveniente dal narcotraffico attualmente è l’unico capitale liquido da investimento disponibile.
Nel 2008 la liquidità era il problema principale per il sistema bancario e quindi tale capitale liquido è diventato un fattore importante. Sembra che i crediti interbancari siano stati finanziati da denaro che proviene dal traffico della droga e da altre attività illecite”.[x]
E proprio vero che il capitalismo in crisi sopravvive drogandosi.
[i] https://marcos61.wordpress.com/2012/11/26/supersoldati-uso-bellico-delle-sostanze-psicoattive/
[ii]http://it.peacereporter.net/articolo/24157/Narcoguerra
[iii]http://it.peacereporter.net/articolo/20951/Afghanistan%2C+narcotrafficanti+sotto+contratto+Nato%3F
[iv]http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2012/08/29/APVZhmJD-dissolve_inchiesta_militari.shtml
[v]http://corsera.it/notizia_print.php?id=4148
[vi] Il capitano Marco Callegaro era il capocellula amministrativo dell’Italfor a Kabul. In sostanza doveva gestire al meglio i fondi militari. Le cose strane sono che al corpo di Callegaro non fu mai stato repertato da un medico di parte, in altre parole i genitori non hanno potuto fare alcuna autopsia con un medico di fiducia.
[vii]http://corsera.it/notizia_print.php?id=4148
[viii]http://it.peacereporter.net/articolo/24157/Narcoguerra
[ix] A causa della crisi generale del capitalismo.