DRONI E CONTROLLO MENTALE
Come negli scenari peggiori di un film di fantascienza, siamo davanti al dilagare di armamenti robotizzati fuori controllo. O anche peggio, di droni che obbediscono al pensiero umano, senza bisogno di comandi o display, per poi compiere missioni omicide in maniera autonoma. E ancora oltre: raggi invisibili in grado di condizionare la mente. Realtà che si stano materializzando nelle discussioni di governi e organismi internali.
Un comitato dell’ONU a Ginevra si è riunito il 13 dicembre 2021 a Ginevra per tentare di definire un trattato globale sui robot guerrieri.[1]
Secondo l’Onu, nella primavera del 2021 in Libia un aereo telecomandato turco ha condotto un raid scegliendo il bersaglio e decidendo quando uccidere.[2] Ordigni simili di produzione cinese, russa, ma anche occidentale, sono disponibili negli arsenali di tutto il pianeta. Con l’identificazione informatica dei volti poi, si potrà arrivare a scatenare un automa killer contro una singola persona: la cercherà o resterà in attesa, fino al momento di colpire.
Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha “incoraggiato la conferenza di Ginevra a trovare l’accordo su un piano ambizioso che stabilisca restrizioni all’uso di alcune categorie di armamenti autonomi“. Ma i 125 Paesi che da otto anni discutono di come mettere le redini ai robot d’assalto sembrano lontani da un’intesa. Questo è un riflesso della crisi generale del capitalismo che la pandemia ha accentuato, crisi che è generale poiché non riguarda solo alcuni aspetti, ma il complesso della società. Si tratta di una crisi economica, che genera una crisi politica e una crisi culturale. La crisi economica quindi non trova soluzioni in campo economico; né porta al crollo del sistema. Essa trapassa in crisi politica e culturale che significa l’accentuarsi di tutte le contraddizioni tra cui quelle tra gruppi imperialisti rivali.
Il delegato francese all’ONU Yann Hwang, che presiede i colloqui, ha chiesto di prendere “decisioni vitali” la giornata stessa in cui si svolgevano i lavori. Poche nazioni però sostengono la sua linea e le chance di arrivare a un patto internazionale sulla falange dei droni sono minime: l’opposizione di russi e cinesi, tra gli altri, pare invincibile.
Mentre a Ginevra si tratta invano, altre prospettive inquietanti cominciano a farsi concrete. Il governo statunitense ha ordinato sanzioni contro una decina di istituzioni scientifiche di Pechino, accusandole di ricerche sulle armi che controllano il cervello. È l’ultima frontiera partorita dalle biotecnologie: onde dirette sulla mente o chip microscopici installati nella corteccia cerebrale per condizionare le persone.
Da tempo vengono studiati apparati neurali che trasmettono gli ordini attraverso il pensiero, con un’interfaccia bionica uomo-macchina: serviranno per guidare droni a qualsiasi distanza e in qualunque condizione. E molti analisti ritengono che il male misterioso accusato da decine di diplomatici americani di diverse ambasciate sia il frutto dei test di questi ordigni mentali, che vengono chiamati psicotronici. Si era genericamente parlato di “onde sonore”, adesso si teme che siano la declinazione bellica della neuroscienza più avanzata.
Gli USA hanno la faccia di bronzo nell’accusare i paesi rivali di costruire apparecchiature per controllare la mente.
Nell’ottobre del 2018 il DARPA dichiarato che ha testato un impianto che consente a un operatore di controllare simultaneamente, con i propri pensieri, fino a tre veicoli aerei senza pilota.[3]
La tecnologia potrebbe un giorno portare a un’interfaccia diretta tra esseri umani e UAV.
Le prove di controllo mentale si sono svolte a Pittsburgh tra giugno 2016 e gennaio 2017, secondo DARPA. Usando quella che l’agenzia chiamava “interfaccia neurale bidirezionale”, un volontario di nome Nathan Copeland è stato in grado di guidare simultaneamente un UAV di guida simulato e mantenere la formazione di altri due aerei simulati in un simulatore di volo, ha affermato Tim Kilbride, portavoce della DARPA.
Copeland, che è parzialmente paralizzato, non ha mai guidato un vero drone usando solo i suoi pensieri. Invece, ha incanalato i suoi pensieri attraverso un impianto medico incorporato nel suo cranio, che utilizzava l’elettroencefalogramma, o EEG, per interfacciarsi con una simulazione al computer di un drone che navigava su un percorso ad ostacoli, il tutto mentre due alati robot si trascinavano dietro di esso.
“Il compito di Nathan era di esercitare il controllo verticale e laterale per far volare l’aereo di testa attraverso una serie di cerchi posizionati al centro dello schermo, mantenendo / correggendo anche la rotta laterale dei due aerei di supporto attraverso i loro stessi cerchi posizionati in posizioni di spostamento in la parte superiore dello schermo“, ha spiegato Kilbride.
La tecnologia di DARPA traduce pensieri specifici in codice comprensibile a un drone. Il drone a sua volta può scansionare il suo ambiente, rilevare un ostacolo e avvisare l’operatore. Il cervello dell’operatore traduce il segnale di ritorno del drone come una “risposta tattile”. In altre parole, una sensazione forte.
Con la tecnologia di oggi è possibile solo per un utente comunicare vagamente con un drone alla volta. E questo non è l’unico problema della tecnologia.
Ha dichiarato Bradley Greger, ingegnere neurale presso la Arizona State University. “La grande sfida è che stai parlando di interfaccia con il cervello umano, non è una cosa da poco” inoltre continuando su questo discorso Bradley afferma che “È molto importante impiantare qualcosa nel cervello”.[4]
DARPA sta cercando di minimizzare quel rischio. Nel febbraio 2016 l’agenzia ha annunciato i primi test di successo, sugli animali, di un minuscolo sensore che viaggia attraverso i vasi sanguigni, si deposita nel cervello e registra l’attività neurale.
Il cosiddetto “stentrodo”, una combinazione di stent ed elettrodo, potrebbe aiutare i ricercatori a risolvere uno dei problemi più fastidiosi con l’interfacciamento umano-drone. Come inserire un trasmettitore nel cervello di qualcuno senza anche praticare un buco nella testa.
[1]https://www.repubblica.it/esteri/2021/12/16/news/oltre_i_robot_guerrieri_arriva_l_era_delle_armi_per_controllare_la_mente-330465262/
[2] C.s.
[3] https://it.technocracy.news/darpa-working-on-mind-control-for-drones/
https://nationalinterest.org/blog/buzz/us-military-working-mind-control-drones-33216
[4] https://it.technocracy.news/darpa-working-on-mind-control-for-drones/