GRUPPO DELTA

   Personalmente ritengo non sia interessante ragionare sui complotti che assediano il potere e gli tolgono il sonno nell’oscurità degli arcani imperii (segreti del potere) si muovono da sempre trame, congiure, tradimenti, finti giuramenti, serpenti velenosi dal volto attraente disorientano il potere ufficiale. Quello che interessa è il lato scuto del potere, ovvero il modo con cui si esercita il potere. Di come il potere ufficiale si serva, o tolleri, stenda putridi compromessi con altri poteri, grandi o più finanche talvolta perdenti, ma comunque non ufficiali, per raggiungere scopi non dichiarati.

   Prendiamo un caso, tutto italiano, quello della struttura Delta. Se ne bisbigliava già dal 2000[1] ma ci vollero quattro anni per capire per capire meglio la storia. Si riferiva alle “guardie armate” dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella carta stampata e della TV: la Delta si occupava di come propiziare  a vantaggio del Cavaliere il palinsesto (Il palinsesto, nel settore dei mass media ed in particolare della televisione e della radio, è l’insieme delle trasmissioni programmate da una emittente per un certo periodo. Solitamente il palinsesto indica l’ora di messa in onda, il titolo e il tipo di ogni singolo programma, più eventuali informazioni accessorie) politico-mediatico dell’intera nazione. È questa una delle prime intuizione di Berlusconi mettere in moto la più micidiale pericolosa macchina di fabbricazione del consenso mai concepita in un paese europeo, servendosi del suo “inner circle” (cerchio interno) manageriale , pubblicitario, giornalistico, per dettare l’agenda al Paese. La Struttura Delta si riuniva direttamente nella capitale, a Palazzo Grazioli, il premier e il suo think tank elaborano le offensive politiche e organizzavano le offensive mediatiche. Insomma, si trattò di complotto nostrano che esercitò maldestramente i suoi effetti durante gli anni del potere berlusconiano che così tanto hanno inciso sulla nostra società.

breve storia

   Il 29 settembre del 2005 viene arrestato Luigi Crespi, sondaggista ed ex collaboratore di Silvio Berlusconi, noto soprattutto per aver lavorato alla campagna elettorale del 2001 (quella del famoso “contratto con gli italiani”, ripreso dalla campagna di Larry Hunter per i repubblicani statunitensi nel 1994). Crespi viene arrestato per bancarotta fraudolenta aggravata, accusato dalla procura di Milano di avere sottratto fondi a una sua holding, la Hdc-Datamedia, fallita a marzo del 2004 lasciando un buco da 35 milioni di euro. La RAI non ha niente a che fare con questo processo. Ma indagando sul fallimento di Hdc gli inquirenti intercettarono e registrarono, tra le molte altre cose, alcune conversazioni tra Luigi Crespi e Deborah Bergamini.

   Chi è Deborah Bergamini? Nata nel 1967, Deborah Bergamini faceva la giornalista alla Nazione e per l’agenzia Bloomberg. Nel 1999 conobbe Berlusconi e divenne sua consulente per la comunicazione. Nel 2002, durante il secondo governo Berlusconi, cominciò la sua carriera in RAI. Prima vice direttore marketing, poi consigliere di amministrazione di RAI International, poi consigliere di amministrazione di RAI Trade, poi dal 2004 direttore marketing della RAI. Nel 2008, a seguito della storia che stiamo raccontando, Bergamini sarà costretta a lasciare la RAI e sarà candidata – ed eletta – alla Camera nelle liste del Popolo della Libertà.

   Deborah Bergamini non è personalmente coinvolta nel caso Crespi. Gli inquirenti, però, si rendono conto che “è a conoscenza delle vicende della società Hdc”. Per questo i PM decidono di intercettare le sue telefonate. Il contenuto di queste telefonate, intercettate e trascritte tra la fine del 2004 e la primavera del 2005, emerge alla fine del 2007. E c’è già tutto quello di cui si sta parlando adesso. Tra il 21 e il 22 novembre del 2007 infatti Repubblica raccontò[2] i come nei cosiddetti “brogliacci” di quelle conversazioni ci fossero i contatti tra Bergamini e Mauro Crippa, dirigente di Mediaset, e di come i due si confrontassero e concordassero reciprocamente i palinsesti. Si leggeva di come in occasione della morte di Karol Wojtyla Bergamini fosse preoccupata per un forte astensionismo dei cattolici alle immediatamente successive elezioni amministrative. Di come, in occasione dei risultati di quelle elezioni stravinte dal centrosinistra, Bergamini e l’allora direttore generale della RAI, Flavio Cattaneo, avessero dato istruzioni di fare “più confusione possibile per camuffare la loro portata”. Di varie telefonate tra Bergamini, Del Noce, allora direttore di Raiuno, e i loro omologhi in Mediaset e Canale 5. Di come Bergamini e Clemente Mimun, all’epoca direttore del Tg1, parlassero della necessità di “fare gioco di squadra” con Mediaset allo scopo di favorire il presidente del Consiglio. Scrivono Walter Galbiati ed Emilio Randacio il 21 novembre 2007: “Le due superpotenze nazionali della tv, che dovrebbero competere aspramente per la conquista dell’audience, fare a gara nella pubblicazione di servizi esclusivi, in realtà si scambiano informazioni sui palinsesti. Concordano le strategie informative nel caso dei grandi eventi della cronaca. Orchestrano i resoconti della politica. Su tutto, la grande mano di Silvio Berlusconi e dei suoi collaboratori, che quotidianamente tessono la tela, fanno decine, centinaia di telefonate, si scambiano notizie, organizzano fino ai più piccoli dettagli”.[3]

   Succede di tutto. L’AGCOM apre un’istruttoria e Corrado Calabrò, suo presidente, parla di un duopolio che “ha favorito lo scambio d’informazioni con legami informali tra le due parti e una simmetria che ne ha facilitato la collusione”. L’allora direttore generale della RAI, Claudio Cappon, apre un’indagine interna: una pratica che non ha poteri sanzionatori e che si conclude con una relazione al direttore generale e al CdA, e una serie di audizioni da parte del comitato etico dell’azienda. La RAI sospende Deborah Bergamini dal suo incarico e chiede alla procura di Milano di acquisire gli atti dello scandalo, che la stampa chiama “caso Raiset”. Ma in quei giorni, un editoriale di Ezio Mauro conia l’espressione che adesso ci è più familiare: “La realtà è che in questo Paese ha operato e probabilmente sta operando da anni una vera e propria intelligence privata dell’informazione che non ha uguali in Occidente, un misto di titanismo primitivo e modernità, come spesso accade nelle tentazioni berlusconiane. Potremmo chiamarla, da Conrad, “struttura Delta”. Un’interposizione arbitraria e sofisticatissima, onnipotente perché occulta come la P2, capace di realizzare un’azione di “spin” su scala spettacolare, offuscando le notizie sgradite, enfatizzando quelle favorevoli, ruotando la giornata nel senso positivo per il Cavaliere”.[4]

    E se dicessimo che chiamarla Struttura Delta la chiamassimo P2 perché, come appare evidente, i protagonisti  sono sempre gli stessi, i nomi nuovi non sono altro che quelli delle nipoti e dei nipoti di Licio Gelli, naturalmente in senso figurato.

   Il progetto è sempre il medesimo: stravolgere  la Costituzione, asservire  la magistratura, controllare l’informazione, dissolvere quel poco che resta della Rai, ridurre il Parlamento ad una sorta di assemblea dei soci che ratifica le decisioni dell’amministratore delegato.


[1] M. Giannini, La Repubblica, 11 febbraio 2011, Il nome Delta fu mutuato dal romanzo di Joseph Conrad Cuore di Tenebra.

[2] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/21/la-rete-segreta-del-cavaliere-che-pilotava.html

[3]                                                                        C.s.

[4] https://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/media-rai/struttura-delta/struttura-delta.html

~ di marcos61 su marzo 2, 2021.

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