E SE IL COSIDETTO “MOSTRO DI FIRENZE” SIA STATO NELLA REALTA’ UN OPERAZIONE DI GUERRA PSICOLOGICA
Nella puntata n. 374 di Bord Night[1] viene intervistato Francesco Raum, un iniziato a circoli magico-esoterici che ha raccontato delle informazioni che ha avuto sulla cosiddetta casa dei misteri di Firenze, sede segreta del Sisde legata probabilmente a depistaggi e ruoti attivi in alcuni irrisolti misteri italiani come quelli legati al cosiddetto Mostro di Firenze.
Egli afferma che dietro quello che definisce un’operazione da guerra piscologica c’era Gladio.
Gladio nel corso degli anni Ottanta che nel corso degli anni ’80 ebbe diverse trasformazioni quali ad esempio la costituzione, tra il 1985 e il 1987, dei Centri addestramento speciale (CAS) e del Gruppo operazioni speciali (GOS), entrambi inquadrati all’interno della 7a Divisione.[2] I Centri addestramento speciale (CAS) sono nati attorno alla metà degli anni ’80, nell’ambito di un’ulteriore ristrutturazione dell’organizzazione. Sull’esempio dei due centri esterni già operanti – il “centro Ariete” di Udine, erede dell’Ufficio Monografie del V Comiliter, attivo dal 1957 sotto la guida prima di Specogna e poi di Cismondi, e il “centro Orione” di Roma, nato nel 1959 come base esterna operativa, strategicamente collocata al di fuori della sede istituzionale del Servizio – la Sezione addestramento speciale della 7a Divisione è venuta attivando tre nuove sedi: il “centro Libra” a Brescia (1985), il “centro Pleiadi” ad Asti (1986) ed il “centro Scorpione” a Trapani (1987). Le funzioni dei CAS avrebbero dovuto limitarsi all’addestramento del personale esterno dell’operazione Gladio e alle connesse predisposizioni operative. In realtà, a seguito di un pro-memoria del 17 febbraio 1987 a firma dell’allora direttore della 7a Divisione, tenente colonnello Luciano Piacentini, e con il benestare del direttore del SISMI, ammiraglio Fulvio Martini, i CAS furono ritenuti strutture per le loro caratteristiche peculiari potenzialmente idonee a dare un proprio contributo informativo, in parallelo con la preparazione per il tempo di guerra.
Esplicitando le ragioni di tale idoneità, il pro-memoria chiariva che “l’attività informativa comunque esplicata dall’organizzazione S/B avrebbe caratteristiche particolari, non riscontrabili in altre strutture aventi compiti di raccolta, sia per l’elevata capacità di penetrazione negli ambienti di lavoro e sociali più diversi sia per l’estensione reale che potrebbe essere raggiunta nel tempo; inoltre, un limitato flusso informativo (anche se episodico e non finalizzato) dal personale esterno verso i capi centro è sempre esistito”.[3] Al pro-memoria era allegato un prospetto da cui risultava la ripartizione dei compiti informativi affidati ai diversi centri: il “centro Ariete” di Udine doveva occuparsi di antiterrorismo, il “centro Libra” di Brescia di crimine organizzato, il “centro Pleiadi” di Asti di crimine organizzato e sicurezza industriale. Nell’archivio della 7a Divisione sono state complessivamente rinvenute otto informative, tutte intestate «centro Pleiadi» e firmate «Omero» (nome di copertura del capocentro). Va tenuto tuttavia presente, secondo quanto affermato dal tenente colonnello Piacentini, che l’attività informativa relativa al terrorismo non è stata mai tradotta in documentazione scritta per ragioni di “sicurezza” (la loro sicurezza, quella delle strutture segrete e illegali ovviamente). Le informative rinvenute riguardano due distinti filoni di interesse: a) la sicurezza industriale nell’area torinese (con particolare riferimento all’Aeritalia); b) l’individuazione di due possibili fonti informative da utilizzare in Somalia, Etiopia e Mozambico. II Gruppo operazioni speciali (GOS), indicato anche come «nucleo K», fu creato attorno al 1986. L’iniziativa fu presa dal direttore della 7a Divisione, colonnello Inzerilli.
Francesco Raum in questa intervista invita a fare una ricerca sul Centro Scorpione, su Vincenzo Li Causi, su Mandolini Bravo Mike,[4] sul signor Cammisa, nome in codice Jupitter[5] e sul ruolo svolto da questi signori in merito alla morte di Ilaria Alpi e ai traffici che loro supervisionavano con la Somalia all’epoca dei fatti.[6] Invita sempre a fare una ricerca sui patti segreti tra mafia e la ndrangheta con l’OSS antesignano della Cia e il Governo degli Stati Uniti e di quello Italiano poi.
Come invita a ricercare le losche trame perpetrate nel nome della “sicurezza nazionale”, di quella NATO e degli interessi economici del blocco capitalista.
E a chi non crede alla sua versione della storia del “mostro di Firenze” afferma che ormai appare evidente che viviamo nella repubblica delle Banane ove una verità Vera viene inscritta nelle cronache storiche e quindi validata all’occhio vacuo e demente della popolazione asina e cagna, pronta sempre a strizzare l’occhio al padrone senza porsi nessuna domanda, senza che nessuno si informi realmente, vada a farsi una ricerca che dura più di dieci minuti sugli eventi o sulle cose che non sa o non capisce o intenda verificare.
Vero o falso quanto afferma Francesco Raum? Io propongo di analizzare tutta questa storia inerente al “Mostro di Firenze”.
Proviamo a veder questa storia dentro una cornice esoterica. Mi rendo conto che tutto ciò che si è molto difficile da mandare giù, si ricerca sempre una ricerca che all’apparenza può essere “razionale” (fanatismo ideologico o religioso, stato psicologico della persona, motivi ideologici ecc.). Ma non si vuol riconoscere che l’aspetto esoterico è una realtà, occulta (fino a un certo punto basta andare nelle librerie e vedere che in ognuna, una parte è riservata all’esoterismo, oserei dire occulta per chi non vuole vedere) ma una realtà.
Dal 1968 al 1985 furono uccise otto copie di giovani nelle campagne di Firenze. In 4 di questi duplici omicidi vengono prelevate delle parti di cadavere, seni e pube. La vera e propria caccia al “Mostro” comincia dopo il terzo omicidio, quando si capisce che dietro ad essi c’è la stessa mano. Dopo “errori giudiziari” (si può affermare che col seno di poi, che molto probabilmente questi “errori giudiziari” potrebbero essere degli autentici depistaggi), si arriva all’incriminazione di Pietro Pacciani nel 1994. Appare chiaro che Pacciani è colpevole, o perlomeno che è gravemente coinvolto in questi omicidi. Gli indizi, infatti, sono gravi, precisi e concordanti; in particolare lo inchiodano il ritrovamento di un bollo di pistola nel suo giardino, inequivocabilmente proveniente dalla pistola del “Mostro” (una beretta calibro 22); l’asta guidamolla della pistola del “mostro”, inviata agli investigatori avvolta in un pezzo di panno identico a quello poi trovato in casa di Pacciani; e soprattutto un portasapone e un blocco da disegno, di marca tedesca, che sarà riconosciuto come appartenente alla coppia tedesca.
C’era poi un biglietto trovato in casa sua con scritto “coppia” e un numero di targa corrispondente a quello di una coppia uccisa. Le intercettazioni telefoniche e ambientali poi fecero il resto, mostrando che Pacciani mentiva, celando agli investigatori diverse cose importanti. Eppure, il processo fa acqua da tutte le parti. Tante cose non quadrano in quel processo. Non quadra il movente, perché Pacciani – benché violento e benché in passato avesse giù ucciso, per giunta con modalità che ha tratti ricordano quelle di alcuni delitti – non sembra il ritratto del serial killer. Non quadrano alcuni particolari (ad esempio le perizie stabiliranno che l’uomo che ha sparato dovesse essere alto almeno un metro e ottanta, mentre Pacciani è alto molto meno). Inoltre, durante il processo alcuni dei suoi “amici” mentono palesemente per coprirlo, sembrano colludere con lui. Perché mentono? In primo grado Pacciani sarà condannato. In secondo grado sarà assolto. L’impianto accusatorio, in effetti, era fragile. Però proprio il giorno prima della sentenza di secondo grado, la Procura di Firenze riesce a trovare nuovi testimoni (quattro) che inchiodano Pacciani e soprattutto riescono a spiegare il motivo di alcune incongruenze. Due di questi testimoni sono, infatti, complici di Pacciani e, autoaccusandosi, svelano che in realtà quei delitti erano commessi in gruppo.
Ma la Corte di appello di Firenze decide di non sentire testimoni e assolve Pacciani. La sentenza sarà annullata dalla Cassazione, ma nel frattempo Pacciani muore in circostanze poco chiare. In apparenza muore d’infarto ma Giuttari, il commissario che segue le indagini per la Procura di Firenze, sospetta un omicidio. Nel 2002 l’indagine sul “Mostro” si riapre, ma a Perugia, ma per capire come e perché bisogna fare un passo indietro. Il 13 ottobre 1985 è trovato nel Lago Trasimeno il corpo di un giovane medico perugino, Francesco Narducci. Il caso è archiviato come suicidio, anche se la moglie non crede a questa versione dei fatti. Anzi, da subito i giornali ipotizzano un coinvolgimento inerente, il “Mostro di Firenze”.
Narducci, una moglie giovane, una casa bellissima, viaggi, barche e tanti soldi. Questa era la vita pubblica di Francesco Narducci. Ma forse, ne esisteva un’altra fatta da rituali, popolata da demoni. Narducci ha sempre saputo celare la sua vera identità. E soltanto in una lettera, lasciata alla famiglia prima di scomparire, potrebbe avere deciso di svelare sua vera identità.[7]
Adesso vediamo i misteri inerenti alla morte di Narducci. Un pescatore dice di averlo ritrovato su una spiaggetta del lago Trasimeno il 9 ottobre 1985, quattro giorni prima della scoperta ufficiale. “Era incaprettato” ricorda. E questo dimorerebbe che fu una vera e propria esecuzione. L’eliminazione di un uomo diventato scomodo. In quei giorni i giornali scrivevano che il “Mostro” aveva i giorni contati, che aveva commesso un errore tale da inchiodarlo. Narducci potrebbe avere avuto paura, o sentendosi minacciato decise di tirarsi fuori.
Suo padre Ugo Narducci, famoso medico, massone, era riuscito a costruire per il figlio una carriera luminosa. In un certo periodo, cominciano a concentrarsi su di lui delle chiacchiere tremende, si comincia a sospettare che abbia dei collegamenti con il Mostro. Alcuni lo ricordano di averlo visto nelle campagne tra San Casciano e Mercatale in compagnia del farmacista del paese. Ci sono voci che Narducci partecipava a festini e messe nere. Una doppia vita che dura fino al 1985. Nell’estate di quell’anno il suo equilibrio si spezza. Ricorda la moglie: “Era molto preoccupato mi sembrava depresso. Una sera mentre parlavamo della difficoltà di avere un bambino, scoppiò a piangere e questo mi sembrò molto strano perché lui non era assolutamente il tipo che se la prendeva per queste cose. Restava alzato fino a tardi, chiuso nel suo studio”. L’8 ottobre, dopo aver ricevuto una telefonata, Francesco Narducci va via sconvolto dall’ospedale. Prende la barca ancorata sul Trasimeno e sparisce per sempre. Secondo la versione ufficiale il suo cadavere affiora il 13 ottobre. Causa della morte: annegamento. Soltanto nel 2004 un pescatore ammette di averlo trovato il giorno dopo la scomparsa e di aver consegnato il corpo alla famiglia. Nel 2000 il corpo è riesumato e riparte l’inchiesta: l’ipotesi è che, con la complicità di alcuni pubblici ufficiali, la famiglia volesse nascondere il delitto. In sostanza c’è il forte sospetto che la famiglia avesse sepolto il corpo, e gettato un’altra salma nel lago e fatta passare per quella di Narducci.
L’ipotesi formulata dalla Procura di Perugia secondo cui Narducci sarebbe stato ucciso perché la cellula impazzita dell’inquietante circuito che ha commissionato, e in certi casi anche portato termine i duplici omicidi attribuiti al “Mostro”, aveva deciso di eliminarlo.
C’è un uomo che negli anni ’70 e ’80 afferma di conoscere a fondo le realtà del “Mostro”.[8] In una memoria consegnata agli inquirenti che indagano sugli omicidi, ricostruisce per filo e per segno gli ambienti e i poteri che decisero la fine delle copie di fidanzati e del Narducci divenuto non più affidabile e di altre persone divenute via via scomode al sistema.
Tra le realtà che secondo il teste, avrebbero avuto un ruolo importante nell’assassinio del Narducci e nella costruzione di una rete di convivenza che coprisse la verità, ci sarebbe la Massoneria. Nel suo documento il testimone parla anche d’ingerenze da parte di ambienti di Cosa Nostra e di un circuito dedito alla pedofilia.
Per l’occultamento del cadavere del Narducci, sviamento delle indagini e altri reati minori, furono indagati il questore di Perugia Francesco Trio, il colonello dei carabinieri Di Carlo, l’ispettore di PS Napoleoni, l’avvocato Fabio Dean, tutti iscritti alla stessa loggia massonica, alcuni collegati di loro collegati alla P2. Appartenevano alla P2 il questore Trio, mentre Fabio Dean è il figlio di uno dei legali di Gelli. Una “bella” compagnia dunque.
Ferdinando Benedetti, uno storico che ha compiuto un’indagine personale sulla morte di Narducci, ha rivelato il ruolo della Massoneria (lui stesso è un massone). Racconta Benedetti: “ Il padre del medico faceva parte della loggia Bellucci e insieme al consuocero si rivolse al Gran Maestro per evitare che fosse effettuata l’autopsia del figlio. So che Francesco Narducci aveva preso in affitto una casa vicino a Firenze, nella zona dove sono avvenuti i delitti. Era entrato a far parte di un’associazione segreta denominata “la setta della rosa rossa”. Al momento dell’iniziazione era al livello più basso, ma dopo un po’ di tempo aveva raggiunto il ruolo di “custode”. Già nel 1987 si disse che potesse essere uno dei “mostri” e la massoneria si attivò per sapere la verità. Tra il 1986 e il 1987 ci furono riunioni tra logge diverse e si decise di compiere alcune indagini. Alla fine, la loggia accertò che era coinvolto, ma si decise di non far trapelare c’era il rischio che venissero coinvolti tutti”.[9]
Tra i testimoni ascoltati dai magistrati, c’è anche Augusto De Megni, nonno del bambino rapito nel 1990, per anni al vertice del Grande Oriente che conferma: “So che Narducci andava a Firenze e che frequentava giri poco raccomandabili”. Secondo le indagini compiute signora Narducci, potrebbe essere stato il custode dei reparti genitali asportati dalle vittime. Si cerca di verificare se c’è un nesso tra la sua morte e la spedizione di un lembo di seno di Naudine Mauriot. L’omicidio della francese e del suo compagno avvenne l’8 settembre. Si è scoperto recentemente che la coppia era in Toscana per partecipare a pratiche esoteriche. Un mese dopo il delitto scompare Narducci (8 settembre duplice omicidio, 8 ottobre scomparsa di Narducci, una casualità?).
In questa vicenda del “Mostro di Firenze” entrano i servizi segreti. Il SISDE, già dal terzo delitto aveva preparato un dossier che ipotizzava che non fosse un solo serial killer, ma i membri di una setta satanica che agivano in gruppo. Il dossier era firmato da Francesco Bruno, noto criminologo (e star televisiva), consulente del SISDE. Tre degli studi commissionati dal SISDE, si persero “misteriosamente” per strada e non arrivarono mai sulle scrivanie dei magistrati fiorentini. Guarda caso, i dossier “scomparsi” erano quelli che riguardavano la pista dei mandanti plurimi.[10]
E poi ci sono le morti sospette di persone coinvolte con la storia del Mostro. Da quella del Narducci, a quella di Pacciani. In molte di queste morti è stata usata una tecnica simile a quella dei morti “suicidi” di persone implicate nell’inchiesta per la strage di Ustica e delle altre stragi che hanno insanguinato l’Italia. Questo utilizzo delle stesse tecniche fa ipotizzare una firma unica: quella dei servizi segreti.
Perché dico questo? Nella questione del “Mostro di Firenze” come per Piazza Fontana, Ustica e le altri stragi che hanno bagnato di sangue il nostro paese, c’è stato un autentica mattanza di testimoni o di persone coinvolte.
Non solo Pacciani e Narducci. Muore Elisabetta Ciabiani, una ragazza di vent’anni che aveva lavorato nell’albergo di Narducci e che aveva rivelato al suo psicologo, Maurizio Antonello (fondatore dell’Associazione per la ricerca e l’informazione delle sette) il nome di alcuni mandanti del “Mostro” e aveva rivelato il coinvolgimento di questa setta (la Rosa Rossa)[11] nei delitti: Elisabetta verrà trovata uccisa a colpi di coltello, compresa una coltellata alla pube, ma il caso venne archiviato come suicidio. Mentre lo psicologo Maurizio Antonello sarà trovato “suicidato”, impiccato al parapetto della sua casa di campagna.
E tanti altri testimoni, morti suicidi con le tecniche usate dai servizi segreti, appunto.
Per affrontare l’argomento del rapporto tra sette e servizi segreti possiamo prendere come esempio uno dei casi che è diventato famoso quello di Manson e della sua Family.
Dopo il suo arresto nell’ottobre del 1969, ci fu una serie di omicidi, di suicidi e di fortuiti incidenti di testimoni appartenenti alla Family, o amici di adepti della Family. Tutto questo segue un programma ben noto in certi particolari di omicidi coperti (lo stesso modus operandi di quello che è avvenuto in Italia con la vicenda del cosiddetto “Mostro di Firenze”, dove ci fu, come si è visto, una scia di morti molto sospette tra le persone coinvolte). Magicamente chi può testimoniare si uccide o ha un provvidenziale incidente.
Nell’agosto del ’69 Manson e la Family si trasferirono definitivamente nella Death Valley, recidendo così ogni rapporto con la “civiltà”. Manson prepara così i suoi alla sua delirante profezia: i negri d’America faranno una rivoluzione, rovesceranno il governo e solo loro, la Family, saprà fronteggiare come ultimo baluardo bianco contro” l’infernale razza negra”.
Nel deserto oltre i 40 gradi, nella solitudine assoluta, Manson può finire il suo lavoro di controllo mentale degli adepti, in maggioranza donne. Quando queste entrano nella Family sono spogliate e “valutate” da Manson (certe sette sembrano il rifugio per vecchi maiali). Poi le adepte subiscono attraverso il dominio sessuale, quella completa perdita di volontà che le renderà docili esecutrici della volontà unica di Manson, dell’Anima, come si faceva chiamare. Ai pasti mangiano prima degli uomini, poi le donne, ma prima devono offrire il pasto ai cani, e poi hanno il permesso di mangiare gli avanzi degli animali. Nelle baracche della Family e tra le dune del deserto le donne devono starsene nude, al massimo con le mutandine, docili, ad un ordine di Manson, accoppiarsi con uno o più uomini, anche sconosciuti. Devono praticare la fellatio su ordinazione non solo sui membri maschili della Family, ma anche sui cani. Quest’uso del sesso come iniziazione alla completa sottomissione e umiliazione, uscendo anche dai limiti dell’umano con il rapporto animale, distrugge la dignità e scardina l’identità, cui sarà sostituita una nuova: quella di macchine pronte a eseguire i propositi criminali di Manson.
Ma questo controllo sulla volontà avveniva anche sugli uomini. Quando fu interrogato Tex Watson, esecutore degli omicidi Tate-LaBianca, gli inquirenti verificarono che l’uomo sembrava aver perso il 30% delle sue possibilità mentali, come se qualcosa avesse mangiato parte del suo cervello. Inoltre, sia al momento dell’arresto che in carcere, tutte le adepte sembravano, collegate tra loro da una volontà unica: erano allegre, improvvisavano spogliarelli, urinavano davanti ai poliziotti, si tenevano mano nella mano in circo salmodiando misteriose litanie come seguendo gli ordini di Manson che sussurrava nella sua cella delle parole incomprensibili. Invece quando le donne si trovavano isolate nelle loro rispettive celle, cadevano in una specie di abulia.
C’è da chiedersi dove Manson, un marginale che ha passato buona parte della sua vita nelle patrie galere, abbia appreso simili tecniche di controllo mentale. Ed Sanders, nel suo libro su questo caso pubblicato nel 1971, accenna in poche righe di quanto si dovrebbe investigare per capire gli omicidi della Family in certe tecniche di controllo mentale. Si era nel 1971, e non erano stati resi pubblici i documenti del progetto di controllo mentale della CIA denominato MK-ULTRA.[12]
Una risposta a questo interrogativo lo diede Carol Greene che nel suo libro del 1992 Mirder aus der Retorte: Der Fall Charles Manson (Omicidi di Laboratorio: il caso Charles Manson), che Manson prima degli omicidi era un “soggetto di ricerca” da parte del National Institut of Mental Healt (NIMH), un centro fondato dallo psichiatra Felix che era anche il boss di Isbell, un autentico criminale che conduceva barbarici preso il Centro Ricerche Tossicodipendenze di Lexington, Kentucky. Questi esperimenti riguardavano LSD e una grande varietà di altri allucinogeni e veleni esotici. In un caso sette prigionieri furono mantenuti in stato allucinatorio da LSD per ben 77 giorni consecutivi. La tortura che si svolgeva a Lexington seguiva lo schema sviluppato da quell’altro criminale che portava il nome di Cameron a Montreal: sonno indotto da un farmaco, che viene interrotto da shock elettroconvulsivi, i soggetti collaborativi venivano premiati con buchi di eroina o qualsiasi droga gradissero.
Torniamo a Manson, egli fu scarcerato da una prigione della California nel marzo del 1967. Per legge, gli fu prescritto di presentarsi regolarmente ai colloqui con l’ufficiale per la libertà vigilata, il signor Roger Smith, che era stazionato c/o la Clinica Medica Haigtht-Ashbury di San Francisco. Questa clinica era frutto di un progetto del NIMH, che aveva lo scopo di studiare – e, di fatto, supervisionare – la prima tossicodipendenza su larga scala degli adolescenti bianchi, migliaia dei quali erano clienti della clinica. Il direttore della clinica, David E. Smith era anche l’editore del Journal il Psychedelic Drugs, nonché un emittente sostenitore della legalizzazione dei narcotici. Egli era incaricato di investigare gli effetti che i vari tipi di droghe avevano sui tossicomani seguiti dalla clinica NIMH: in sostanza doveva portare avanti uno studio comportamentale sui bambini delle comuni. Egli era un esperto nell’allevamento di personaggi violenti e antisociali nell’ambiente delle comuni hippy o delle sette.
Roger Smith seguì i percorsi di Manson anche dopo aver cessato di essere il suo ufficiale per la libertà vigilata, come consulente e osservatore dell’uomo che andava gradatamente impazzendo (ma forse sarebbe meglio dire che ci fu l’induzione all’impazzimento), nel frattempo Manson si affiliò a The Process, un curioso e teologicamente originale gruppo para-satanista fondato da due ex membri di Scientology (egli aveva già frequentato le150 ore di Scientology nel corso di un Criminon – il programma di recupero e indottrinamento per carcerati organizzato dalla “chiesa” di Ron Hubbard – gli danno diritto ad accedere agli eventi ed ai parties organizzati dalla setta fra Los Angeles e San Francisco allo scopo di irretire le stars di Hollywood nei famosi Celebrity Centers).[13]
Non è ancora chiaro quando Manson si affiliò a The Process, ma secondo alcuni rapporti secondo cui fu nell’estate del 1967. I fondatori della setta avevano stabilito il loro quartiere generane negli USA a due isolati dal luogo, dove viveva Manson e reclutava tra i figli dei fiori.
Persone che hanno avuto a che fare con questa setta, sono state implicate in omicidi. Non solo Manson ma anche David Berkowitz, che fu condannato per gli omicidi seriali, “Son of Sam” di New York.
Perché ritengo importante il collegamento sette e controllo mentale? Si commette l’errore spesso di ridurre gli strumenti e le tecniche per controllare la mente all’uso di mezzi tecnologicamente avanzati oppure a tecniche invasive; come l’elettroshock, l’uso pesante di LSD, la deprivazione sensoriale, le percorse, la tortura, l’uso di messaggi diffusi da altoparlanti alle cavie chiuse in isolamento, elettrodi impianti nel corpo o chip. Ebbene Manson era riuscito ad avere il controllo totale su più di una trentina di persone, senza l’uso di macchinari tecnologici o particolari tecniche invasive. Se, invece, si prendesse la briga di andare a vedere in molta letteratura esoterica e occultista, si vedrebbe che simili pratiche di controllo mentale vi sono descritte, seppure siano di difficile decifrazione. È quasi certo che molti di questi testi non sono mai stati pubblicati o se lo sono la circolazione è limitata in determinati e ristretti ambiti iniziatici.
Si potrebbe formulare l’ipotesi che quello che si sa del progetto MK-ULTRA sia una sorta di informazione-disinformazione. Potrebbe essere stato messo in giro proprio dalla CIA e da altri organi occulti, per nascondere certe notizie, per far credere che per il controllo mentale servono costosissime tecniche, che hanno bisogno l’ausilio di complicati macchinari, della partecipazione di decine di scienziati, di Università), nascondendo tecniche meno appariscenti, ma più efficaci.
Manson e il suo lavoro sulle adepte della Family lo starebbe a dimostrare.
Se si analizza la struttura sociale delle comuni hippy degli anni ’60, vediamo che il fulcro è sempre un leader. Come nel mondo da cui si vuole fuggire, anche nella comune (da non confondere con la Comune di Parigi e le altre comuni rivoluzionarie) anche in queste comuni si ricrearono gli stessi meccanismi, ma nel caso della comune, il leader non è colui che deve soffocare la libertà dei suoi adepti, come avviene nella società “civile” (ma sarebbe meglio specificare nella società divisa in classi sociali), al contrario, la deve liberare. E proprio quest’accezione, il leader assume la valenza di Totem, come si faceva chiamare Manson, l’Anima. Ogni anima di un adepto avido di conoscenza e limitata vede in questa luce dell’Anima una strada da seguire, una via che la può liberare dalla sua prigionia, dalla paura. Di fronte ad un simile afflato della psiche, un condizionamento mentale non è cosa poi così difficile.
Ci sono esempi lampanti di tutto questo in religioni riconosciute, programmi televisivi, cinema e di esempi se ne potrebbero farne tanti.
Ci sono ricercatori che hanno avanzato l’ipotesi che il funzionamento del cervello umano sia una specie di ipnosi, che entri in questo stato ipnotico auto indotto nel momento della ricerca di una soluzione ad un problema: la mente per funzionare deve cadere in uno stato ossessivo, quindi ipnotico, e si giunge ad affermare che la stessa struttura del cervello è proprio nella ripetività delle onde cerebrali del digramma dell’encefalogramma. È proprio quel meccanismo dell’eguale che si ripete che regolerebbe il funzionamento della mente stessa.
Questa tesi porterebbe alla conclusione che il controllo della volontà è insito nella mente stessa, e proprio per far funzionare il cervello al meglio, lo stesso individuo domina il suo stesso cervello, lo ipnotizzerebbe.
Non sono in grado di dire se queste teorie siano vere o false, resta il fatto che chi stava portando avanti il progetto di controllo della mente, invece di costringere delle cavie a subire trattamenti criminali come faceva Cameron, oppure coinvolgerne l’altro con l’inganno, avrebbero potuto semplicemente farsi un giro nelle strade della California degli anni ’60 dove avrebbero trovato molti individui disposti a sottoporsi ad esperimenti con gli acidi, oppure ad entrare a far parte di sette religiose, dove il controllo della mente è più semplice e in un certo senso “pulito”. E solo in seguito si sarebbero potuto usare certe tecniche più invasive, farle accettare non sarebbe stato difficile, la scusa era il progresso dell’individuo stesso, e gli adepti di tante sette ci si sarebbero sottoposti di propria volontà.
La legge degli Stati Uniti sulla divulgazione di documenti segreti del governo dopo un periodo d’anni, la Freedom of Information Act (FOIA), ha un po’ l’aspetto di un bluff nella sostanza, in quanto se un segreto lo è ancora attualmente, come nel caso dell’MK-ULTRA, allora è facile prima della divulgazione fa scomparire i documenti (come è successo per il progetto MK-ULTRA), oppure se vengono pubblicati, le ipotesi sono due: o i documenti non sono più pericolosi, oppure si divulgano per disinformare sotto la copertura di aver rivelato una verità segreta.
In sostanza in un determinato periodo per nascondere meglio le attività sul controllo mentale, i servizi s’infiltrano nei vari culti settari. Uno di questi è sicuramente l’OTO fondato da Crowley. Nel 1925 si era frantumato, un gruppo seguì Crowley, un altro conservò la sua indipendenza, un altro ancora si organizzò nella Fraternitas Saturni, che sopravvisse alla guerra ed esiste ancora oggi.
Ora tornando sul discorso della pista esoterica sui delitti inerenti al cosiddetto “Mostro di Firenze” l’intervista a Francesco Raum confermerebbe l’ipotesi che la città di Firenze sia stata il teatro di un progetto di destabilizzazione psicologica degli abitanti e di esperimenti militari di controllo mentale sulla popolazione. Tale progetto è la prosecuzione degli esperimenti condotti da Mengel nei campi di concentramento. Mengel capì che si potevano ottenere degli schiavi mentali che potevano essere controllati attraverso gravi episodi traumatici indotti. Tali esperimenti sono applicati su due piani. Se prendiamo come esempio i fatti inerenti alle vicende del cosiddetto “Mostro”, si potrebbe ipotizzare che il primo piano sono i cittadini di Firenze che sono il vero bersaglio. Che siano i delitti delle copie per i fatti inerenti al cosiddetto “Mosto” o più recentemente l’uccisione di senegalesi o si seviziano delle prostitute, queste azioni anno lo scopo creare un trauma ai cittadini di Firenze. Cioè le vittime uccise sono solo il mezzo per indurre il trauma su un livello più alto. Su un secondo piano tali esperimenti sono applicati sui capri espiatori, i soggetti manipolati che commettono materialmente gli omicidi.
A questo punto è necessario fare una parentesi per comprendere meglio quello che sto dicendo. Al giorno d’oggi il sistema mediatico, che come dicevo prima è fortemente controllato, lavora incessantemente per condizionare il modo di pensare della gente e una volta che la notizia o (ed è quello che avviene più spesso) l’interpretazione di una vicenda viene divulgata acquisisce spesso e volentieri il crisma della verità senza alcuna possibilità per l’individuo che rifiuta la mistificazione del sistema di elaborare interpretazioni diverse.
Così in quello che è definito immaginario collettivo, si cristallizza l’idea che il “Mostro” è un contadino ubriacone e violento, che uccideva delle coppiette per futili motivi o semplicemente per divertimento. A supporto della tesi che il progetto reale della questione del “Mostro” (come degli altri omicidi che si sono susseguiti) sia la destabilizzazione psicologica dei cittadini di Firenze, si può sostenere che quando quello che era indicato come il responsabile muore, la vicenda, non si dovrebbe ripetere. Nel caso di Firenze invece la vicenda si ripete senza soluzione di continuità e nascono nuovi “Mostri” che nella sostanza creano il terrore nel territorio con uno scopo politico (nascosto ovviamente). Oltretutto, se si guarda bene, queste vicende stanno assumendo modi inverosimili che non possono essere la follia di un individuo. Proviamo ad analizzarle con la premessa che alla base di queste vicende possono essere più cause che le scatenano. Infatti, al giorno d’oggi le tecnologie militari hanno sviluppato la capacità di interferenza elettromagnetica che potrebbe indurre un individuo a compiere gesti inverosimili. Mentre Gianluca Casseri, l’uccisore dei senegalesi viene fatto passare come un serial killer razzista,[14] e la sua morte è fatta passare per suicidio (un’ipotesi potrebbe essere che era a conoscenza del gruppo occulto che ha pilotato la vicenda), Riccardo Viti, l’idraulico che uccise Andrea Cristina Zamfir, una romena di anni 26 che prima di essere uccisa fu seviziata e in seguito crocifissa,[15] la sua storia è un po’ più complessa, non solo perché è vivo.
Una mano, per comprendere tutto ciò, potrebbe darcela il film La vera storia di Jack lo squartatore. Quando il commissario che indaga sui delitti scopre che Jack lo squartatore non uccide semplicemente delle prostitute, nella sostanza è uno che compie una sorta di dovere, inoltre, nel film è uno vicino alla corte inglese ed è anche un massone. Ora Riccardo Viti potrebbe essere un’appartenente a qualche setta più o meno popolare (come le Bestie di Satana) che sia eterodiretta da qualche Ordine Iniziatico e usata per effettuare i lavori sporchi. Che il suo silenzio nasca dal fatto che poiché appartenente a una setta abbia fatto il giuramento del silenzio e per questo temerebbe qualora parlasse di coinvolgere i suoi familiari o delle spersone a lui care? Ovviamente, questo che affermo è un’ipotesi, che ha una base che nasce dall’infondatezza delle versioni ufficiali. Prima di tutto egli afferma di non essere un mostro e di aver rispetto per la vita altrui. Ora è vero che tutto ciò potrebbe far ridere o piangere visto le accuse, ma se nelle sue affermazioni egli volesse dire che non è un mostro ma che ha messo al primo la sicurezza dell sua famiglia rispetto a quella di persone che non conosceva? Oppure se avesse lanciato un messaggio che dice in codice: attenzione se non mi date quello che è promesso e non contrattate come il sottoscritto la mia posizione giudiziaria io vi creo dei problemi? Purtroppo, è difficile se non quasi impossibile trarre delle conclusioni in vicende misteriose.
Una cosa però è certa, e non succede solo a Firenze ma da almeno quarant’anni contraddistingue tutta la storia della repubblica italiana: si lascia fare perché cresca sempre di più il clima di tensione perché, crescendo, alimenta per reazione una domanda di ordine: destabilizzare per stabilizzare.
Ora quando Viti afferma che non è un mostro, possiamo formulare un’ipotesi: prima operava nella più completa impunità, in seguito capisce di essere usato per uno scopo più diabolico di quello che pensava. E perciò il suo affermare che lui non era un mostro potrebbe voler dire che è questo sistema diabolico.
Alcune notizie mediatiche hanno tentato di depistare l’attenzione della gente dicendo che i giornali erano pieni della sua gesta!!! Il problema sorge che fino a quel 5 maggio 2014 non risulta in alcun trafiletto di giornale notizie inerenti a seviziatori di prostitute. L’ipotesi più probabile è che si vuole coprire tutto. Il film su Jack lo squartatore offre a chi abbia voglia di capire e approfondire delle indicazioni che ritengo interessanti: il caso è stato affidato a un modesto commissario che è stato più volte indirizzato dal capo della polizia inglese in piste investigative sbagliate ma, quando comincia a muoversi nella direzione giusta, riceve minacce di morte dal capo dei servizi segreti inglesi in prima persona. Alla fine del film si vede che dietro di tutto c’è la Regina di Inghilterra.
Ma potrebbe esserci una versione alternativa nell’interpretare questo film che non necessariamente è incompatibile con la prima: nei primi omicidi Jack lo squartatore agiva sotto la copertura dei servizi segreti inglesi. Poi a un certo punto lo fermano ma non per fare giustizia, lo fermano perché è diventato una scheggia impazzita. Nel tribunale dell’Ordine iniziatico appositamente istituito dal Primo Ministro inglese viene accusato che egli ha esposto con le sue mutilazioni la fratellanza. A tali accuse Jack risponde che nessuno è in grado di giudicare la perfezione raggiunta dalla sua arte, nemmeno la fratellanza, in sostanza era preso da un delirio di onnipotenza.
Nel caso di Riccardo Viti non potrebbe essere successo qualcosa del genere?
I casi di Gianluca Casseri e Riccardo Viti hanno un’altra caratteristica comune: i protagonisti sono soggetti deboli, con un basso livello culturale e modesti mezzi economici. Alla fine oltre che carnefici sono anche loro delle vittime scelte poiché non avevano mezzi sufficienti per condurre un’azione legale forte e determinata ovverosia sostanzialmente con il criterio di farla franca.
È da notare poi che quando succedono queste vicende entra sempre in scena prepotentemente l’altra parte del sistema deputata a deviare l’attenzione pubblica dalla realtà delle cose ovverosia quell’esercito di professori, criminologi, manipolatori mediatici che attraverso sofisticatissime teorie, accesi dibattiti, trasmissioni televisive costruite ad hoc lavora per confondere l’opinione pubblica e fare in modo che sia la gente stessa, che ingenuamente crede di chiedere verità e giustizia, a scagliarsi contro il “Mostro” dando autorità e credibilità al sistema. E inconsapevolmente a permettere questo scempio nella società che alla fin fine continuerà a clonare nuovi mostri che sacrificheranno altre minoranze etniche, altri soggetti sociali, altre donne o bambini indifesi per costruire dei cittadini perfettamente controllati e funzionali agli obiettivi del sistema.
Perciò le vicende inerenti del cosiddetto “Mostro di Firenze”, di Riccardo Viti e di tanti altri. Deve insegnare che i veri mostri non sono tanto le persone che sono incolpate dei delitti ma un sistema che li genera. Un sistema che non svolge indagini sui veri responsabili delle vicende non solo per permettere che non incorrano in conseguenze penali ma soprattutto per permettere che possano a fare le stesse cose che hanno sempre fatto e sviluppare queste tecniche di controllo mentale e le pratiche di magia nera in maniera sempre più sofisticata rendendo i principi costituzionali, nonché di diritti fondamentali dell’essere umano sempre più inefficaci fino a farli scomparire completamente.
Si potrà obiettare che quello che affermo sono solo delle ipotesi, che rischio di “scadere” in quello che viene definito “complottismo”.
Proviamo, invece, a porsi degli interrogativi, delle ipotesi. Sempre sui cosiddetti “Mostri di Firenze”, proviamo a ipotizzare che oltre all’obbiettivo di destabilizzazione psicologica degli abitanti e di sperimentazione di un programma di controllo mentale che non si sia stato da parte delle forze economiche dominanti di Firenze, di trasformare la città in un luogo appetibile al turismo facoltoso e in quest’ottica le frange sociali povere potrebbero gettare una cattiva luce sulla città non sono desiderate?[16] Quando sono compiuti omicidi di prostitute e di persone di basso livello sociale, come si fa a non pensare che questi omicidi siano un messaggio per chi non ha soldi e vive ai margini della società che è meglio cambiare aria se non vuole essere oggetto di persecuzione?
Poi c’è un altro aspetto da non trascurare come si nota non che non solo le vittime ma anche i carnefici sono di un basso livello sociale. Se prendiamo come esempio le vicende giudiziarie inerenti al cosiddetto “Mostro di Firenze”, quando furono accusati il gruppo di persone che vivevano ai margini della società che fu definito “compagni di merende”, fu da parte dei media e nei processi ampiamente descritta la loro vita facendoli passare come dei depravati e dei dissoluti. Oggi il panorama è molto più ampio perché Firenze (come tutte le città italiane) è piena di immigrati stranieri che spesso e volentieri vivono alla giornata e la persecuzione contro di loro si compie non solo uccidendoli ma anche accusandoli di omicidi fatti da altri.
Lo scetticismo inerente a tali interpretazioni nasce dalla domanda su quale tipo di politica ci sia dietro. Ebbene bisogna partire dal fatto che non solo la società fiorentina o quella italiana ma tutta la società occidentale, al di là delle illusioni mediatiche, è una società profondamente antidemocratica. I diritti di cui godono i cittadini sono proporzionali al potere economico di cui godono. Siamo in una società, dove si è spinti a disinteressarsi dei “fatti che non ci riguardano”, a restare indifferenti alle sofferenze delle persone di una classe sociale inferiore, e aggiungiamo all’ipocrisia dei comportamenti.
Ebbene dentro un quadro come questo, quando si vuole ottenere qualcosa che normalmente la gente non sarebbe disposta a richiedere si organizzano gravi episodi per turbare l’ordine pubblico e fare in modo che sia la gente stessa a richiedere quelle misure restrittive che sono pianificate dalle varie lobby di potere.
Bisogna prendere coscienza che per quanto possa sembrare incredibile tutto ciò, la schiavitù ad alta tecnologia è una tragica realtà non solo in Occidente ma in tutto il mondo.
Come si diceva prima le ricerche per il controllo mentale indotto da trauma sotto il regime nazista furono particolarmente sviluppati; col sostegno dell’Istituto Kaiser Wilhelm di Berlino gli scienziati nazisti condussero ricerche sul controllo mentale a scapito di migliaia di gemelli e di migliaia di altre sventurate vittime. Questi scienziati furono portati in salvo negli USA con l’Operazione Paperclip dove proseguirono la loro attività nel campo del controllo mentale. Tale lavoro sulla manipolazione del comportamento è stato in seguito incorporato nei progetti CIA Bluebird e Artichoke, che divennero nel 1953 il famigerato MK-ULTRA. Teniamo che tale progetto risulta che conteneva 149 sottoprogrammi che spaziavano in campi quali: biologia, farmacologia, psicologia fino alla fisica Laser e l’ESP.
La CIA sostiene che tali programmi furono abbandonati, ma non esistono prove certe, anzi nuove prove indicano l’uso cosiddette tecniche di programmazione indotte da trauma per perseguire le stesse finalità.[17] Tali tecniche comprendono l’induzione deliberata di Disordine da personalità Multipla (MPD) in soggetti umani non consenzienti, in pratica delle cavie umane.
L’MPD è stato riclassificato dall’American Psychiatric Association in Disordine di Identità Dissociativa (DID). Il DSM-IV, lo descrive come:
“A. La presenza di do più stati di personalità distinte;
B. Almeno due di queste identità o stati di personalità assumono ricorrentemente il
controllo del comportamento dell’individuo;
C. Incapacità di richiamare alla memoria importanti dati personali la quale è
troppo radicale per essere spiegata da normale smemoratezza;
D. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una
condizione sanitaria generica”.[18]
Il Programma Monarch prevede la creazione di una personalità “alter”, personalità alternative o loro frammenti.
Ci sono diversi livelli di programmazione Monarch che identificano le funzioni dello schiavo e prendono il nome dall’elettroencefalografia (EEG) delle onde cerebrali a essi associate.
Considerata come la programmazione generale o regolare, quella ALPHA si situa all’interno delle dinamiche di base del controllo della personalità. È caratterizzata da una ritenzione mnemonica estremamente pronunciata, insieme ad un sostanziale incremento della forza fisica e visiva. La programmazione ALPHA si realizza attraverso la deliberata suddivisione della personalità delle vittime, in sostanza, provoca una divisione sinistra-destra del cervello, consentendo una riunione programmata dell’emisfero sinistro e destro attraverso la stimolazione neuronale.
La BETA rappresenta la programmazione sessuale (schiavi sessuali). Questa programmazione elimina le convinzioni morali apprese e stimola l’istinto sessuale primitivo, privo di inibizioni. Alterego “Gatte” può crearsi a questo livello. Conosciuta come programmazione Sex-Kitten, è la più visibile delle programmazioni sulle celebrità femminili, sulle modelle, sulle attrici e sulle cantanti che sono state sottoposte a questo tipo di programmazione. Nella cultura popolare, i vestiti con stampe di felini spesso denotano la programmazione sex-kitten.
La DELTA è nota come programmazione killer ed è molto probabilmente stata sviluppata originariamente per l’addestramento di agenti speciali o di soldati nelle operazioni di infiltrazione. L’ottima risposta adrenalinica e l’aggressività controllata sono evidenti. I soggetti sono privi di paura e sono molti sistematici nello svolgimento delle loro assegnazioni. Istruzioni come il suicidio sono stratificate a questo livello.
La THETA viene considerata una programmazione psichica. I bllodliners (cioè chi discende da famiglie di tradizione satanista) hanno una propensione psichica, sconosciuta a chi non appartiene alle loro casate, e utilizzano spesso e volentieri la telepatia. Tuttavia, dati i limiti intrinsechi di questo tipo di controllo mentale furono introdotti sistemi elettronici, come impianti cerebrali che utilizzano le tecnologie elettromagnetiche.
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[1] https://www.youtube.com/watch?v=6yGFz_jWRJI
[2] http://www.bordernights.it/francesco-raum-documenti/
[3] C.s.
[4] Incursore del Col Moschin massacrato a coltellate il 13 giugno del 1995.
[5] Nome in codice: Jupiter. Era l’alias di Giuseppe Cammisa, braccio destro di Francesco Cardella, tra i fondatori della comunità Saman e molto legato a Bettino Craxi (fu lui a mettergli a disposizione l’aereo privato che lo condusse ad Hammamet in fuga dall’Italia in piena tangentopoli).
[6] Secondo una fonte raccolta da Fanpage.it, appartenente a Gladio, Jupiter incontrò Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Bosaso pochi giorni prima di morire e gli fece perdere il volo che avrebbe dovuto condurli a Mogadiscio dove sarebbero poi dovuti rientrare in Italia. A Bosaso e Las Korey, nel nord della Somalia, i due giornalisti avevano svolto numerose interviste sul traffico di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia coperti da attività finanziate dalla cooperazione internazionale italiana. A sostenere l’accusa alcuni documenti, raccolti dai giornalisti Andrea Palladino e Luciano Scalettari. Si tratta di dispacci del SIOS – servizio informazioni operative e situazione – un’articolazione dei servizi segreti italiani, che chiedeva, pochi giorni prima della morte di Alpi e Hrovatin, a Jupiter e ad un altro agente, indicato con nome in codice Condor, di spostarsi nella zona di Bosaso e Las Korey, per attività urgenti a causa di “presenze anomale”. Giuseppe Cammisa, in arte Jupiter, non è mai stato ascoltato dai magistrati italiani e nemmeno dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul duplice omicidio. A trovare Jupiter fu proprio Fanpage.it, nel 2016 in Ungheria a pochi chilometri da Budapest, dove lavora come responsabile di un grande centro di noleggio camion. Jupiter al tempo riferì più versioni contraddittorie di quei giorni del marzo 1994 precedenti alla morte dei due giornalisti. Giuseppe Cammisa fu accusato e incarcerato per l’omicidio di Mauro Rostagno, ma la sua posizione fu successivamente archiviata. Sempre Cammisa nel 1993 fu fermato a Malta a bordo di un veliero di proprietà della comunità Saman per traffico di stupefacenti. E’ lui la cerniera più evidente che lega il caso Alpi ed il caso Rostagno e lo avevamo mostrato in tutta la sua evidenza già tre anni fa.
Mauro Rostagno fu ucciso nel 1988 in provincia di Trapani ad Erice, da lì a poco avrebbe dovuto raccontare ad una televisione privata gli affari di mafia e massoneria sul territorio. Cosa aveva scoperto Rostagno? Probabilmente si trattava di un traffico di armi internazionali. Per quell’omicidio anche in appello è stato condannato il boss Vincenzo Virga, che agì secondo i giudici su ordine di Matteo Messina Denaro. Manca però l’esecutore materiale dopo la recente assoluzione dell’imputato Vito Mazzara. Rostagno lavorava anche nella comunità Saman, la stessa dove lavorava ed aveva assunto un ruolo di primo piano Giuseppe Cammisa detto Jupiter. A pochi chilometri dalla sede della comunità Saman, c’era il centro “Scorpione” di Gladio che era dotato di una pista di decollo e atterraggio degli aerei. Secondo le fonti interne di Gladio raccolte da Fanpage.it, è possibile che Rostagno avesse scoperto le attività del centro Scorpione. La presenza del centro Scorpione come base operative di Gladio in Sicilia, emerse già nell’inchiesta su Gladio condotta dal giudice Felice Casson, che avrebbe dovuto interrogare anche Vincenzo Li Causi, nome in codice Vicari. Li Causi, era un agente di punta del SISMI, il servizio segreto militare italiano, appartenente alla VII Divisione, una delle più chiacchierate della nostra intelligence, che fu sciolta nel settembre del 1993, un mese dopo la strage di via Palestro a Milano. Dopo lo scioglimento della VII Divisione Li Causi fu rimandato in Somalia per conto della III divisione del SISMI. Come raccontò l’ex gladiatore a Fanpage.it, Vincenzo Li Causi era legatissimo ad Ilaria Alpi di cui ne era fonte giornalistica e fu anche l’addestratore della nostra fonte presso il centro Scorpione. Li Causi morì il 12 novembre 1993 in Kenya al confine con la Somalia, durante una battuta di caccia in circostanze misteriose. Pochi giorni dopo avrebbe dovuto fare rientro in Italia per essere ascoltato dal giudice Casson sulle attività del centro Scorpione. Le attività del centro Scorpione e l’omicidio di Vincenzo Li Causi sono un ulteriore cerniera che lega la morte di Ilaria Alpi con quella di Mauro Rostagno.
Ma oltre al ruolo di Giuseppe Cammisa Jupiter e il ruolo (e l’uccisione) di Vincenzo Li Causi “Vicari” ci sono altri tasselli che legano la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ad una sequela di delitti e traffici illeciti che hanno l’Italia come base di partenza e la Somalia come base operativa. Insieme a Jupiter nel carteggio del SIOS che chiede agli agenti segreti di recarsi a Bosaso per presenze anomale nei giorni in cui erano presenti in zona Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, appena quattro giorni prima del duplice omicidio, c’era anche l’agente Condor, che potrebbe essere Marco Mandolini, maresciallo del Col Moschin, gruppo d’elite dell’esercito italiano, capo scorta del generale Loi, il capo della missione militare italiana in Somalia, e vicino ai servizi segreti. Mandolini fu ucciso in circostanze mai chiarite a Livorno nel 1995 con 40 coltellate, lungo la ripidissima scogliera del Romito, dopo essere rientrato dalla Somalia ed aver prestato servizio in Germania. L’ennesimo omicidio di una catena che tiene dentro Rostagno (’88), Li Causi (’93) e Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (’94) ed appunto Mandolini (95). Il gip Andrea Fanelli ha dato indicazioni alla Procura rispetto alla direzione da dare alle indagini. Innanzitutto, la sentenza di primo grado dell’omicidio di Mauro Rostagno. Gli avvocati di parte, tra cui l’ex giudice Carlo Palermo, hanno chiesto di acquisire anche la sentenza del processo trattativa Stato-Mafia. In quel processo sono emersi elementi inquietanti sulle attività dei servizi segreti italiani, sia legate alle stragi del 1993 in Italia con le bombe di Firenze, Milano e Roma e sia sulle attività all’estero. In particolar modo sono emerse le attività della sezione K, una non meglio specificata articolazione dei servizi segreti italiani che avrebbe partecipato a missioni poco chiare. Nell’intreccio tra gli uomini di quel gruppo e le misteriosi morti, compresa quella dei due agenti segreti Li Causi e Mandolini, potrebbero esserci elementi ulteriori per fare luce sulle morti di Mauro Rostagno, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. È inutile dire che nessuno dei protagonisti di questa vicenda sia mai stato ascoltato da giudici romani. https://www.fanpage.it/attualita/caso-alpi-per-i-pm-possibile-legame-con-la-morte-di-rostagno-fanpage-lo-disse-gia-3-anni-fa/#:~:text=La%20chiave%20Jupiter&text=Innanzitutto%20un%20nome%20in%20codice,’Italia%20in%20piena%20tangentopoli).
[7]http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/28/Viaggi_denaro_messe_nere_
[8]http://digilander.libero.it/pfconsleg/s_15_605.htm
[9]http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/24/Mostro_unagia_protesse_
[10] Chi sa mai perché, Francesco Bruno qualche anno dopo, intervistato sosterrà che il serial killer è un mostro isolato ancora in libertà.
[11] Tra l’Umbria e la Toscana potrebbe esserci la chiave della rete dei pedofili, in questa zona c’è una discussa congrega, l’Ordine della Rosa e della Croce d’Oro, una setta magica esoterica.
[12]http://icompagnidiball.myblog/2012/08/02/sharon-tate-
[13]http://web.mclink.it/MH0077/LeStagionidellaFollia/stagioni%202/Catalano_Manson.htm
[14]http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/13/ritratto-gianluca-casseri-killer-estrema-destra-pensione-fantasy/177280/
[15]http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/09/30/news/viti-124002572/
[16] Ricordiamo che quando Renzi era sindaco di Firenze si guadagnò la fama di sindaco sceriffo per via della sua crociata contro lavavetri, quelli che chiedevano l’elemosina, insomma, tutti le frange di popolazioni che vivevano in stato di estrema povertà
[17]http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4168
[18] C.s.
L’ha ripubblicato su DANILO FABBRONI.