IL COVID è UN OPERAZIONE DI GUERRA PSICOLOFICA ATTUATA DA NUOVI MAGHI?

   Che cosa è la magia nera? Dopo una serie di riflessioni, sono giunto alla conclusione che essa è la manipolazione delle persone. La manipolazione è antica, da quando c’è l’essere umano. Era il modo di manipolare dei sacerdozi egizi che dovevano “costruire” i miracoli.

   In fondo la magia nera non è nient’altro che il controllo mentale attuato persona umana. Durante il corso della storia, sono stati registrati molteplici resoconti che descrivevano rituali e pratiche simili al controllo mentale. E non è un caso, che tra i primi scritti in merito alla manipolazione della personalità umana si trovano nel Libro dei Morti egiziano.[1] Si tratta di una raccolta di rituali, molto studiato dalle società segrete, che descrive i metodi di tortura e d’intimidazione (per creare un trauma), l’uso di porzioni (farmaci) e il “lancio” d’incantesimi (ipnotismo), che si traduce nel totale asservimento dell’iniziato. Altri eventi attribuiti alla magia nera, alla stregoneria e alla possessione demoniaca (dove la vittima è animata da una forza esterna) sono anch’essi antenati della programmazione Monarch.  Tuttavia, è durante il 20° secolo che il controllo mentale diviene una scienza in senso moderno del termine, dove migliaia di soggetti sono stati sistematicamente osservati, documentati e sperimentati. Uno dei primi studi sulla metodica del controllo mentale basato sul trauma sono state condotte da Josef Mengele, medico che lavorava in campi di concentramento nazisti. Inizialmente acquisì notorietà per essere stato uno dei medici delle SS che curò la selezione dei prigionieri in arrivo, determinando chi doveva essere ucciso e che sarebbe diventato un operaio per i lavori forzati. Tuttavia, egli è noto soprattutto per aver condotto degli esperimenti macabri sugli esseri umani all’interno dei campi di concentramento. Mengele conduceva esperimenti pure sui bambini, motivo per il quale fu chiamato “L’angelo della Morte”.

   Perciò la magia nera esiste, ma non la faccio io: lo fa la mia “costruzione dell’effetto” sul soggetto passivo. È il soggetto passivo che attiva il mago: il mago è attivo se c’è un soggetto passivo. Noam Chomsky spiega tutto questo in 5 parolette. Ha secondo dell’ordine in cui le mettete, si ottiene un effetto diverso. Che si potrebbe chiamare manipolazione, effetto magico e in tanti altri modi. Le cinque parole sono:

1) Astrazione.

2) Estrazione.

3) Ostruzione.

4) Istruzione.

5) Distruzione.

   Il risultato cambia, secondo l’ordine in queste parole sono disposte. Il risultato finale è la costruzione dell’effetto magico. Ma chi era il mago? Magia viene da un termine sanscrito, Mg, che significa conoscere: così, magia ha la stessa radice di magister. Il mago poi diventa maestro, cioè lo scienziato, perché conosce: costruire l’effetto perché conosce i termini della produzione dell’effetto, che è l’effetto magico. La magia nera nasce quando da quando sorgono le classi sociali e quella dominante ha bisogno del potere per sottomettere ai suoi voleri quella dominata.

   La magia nera è potere. Perché i grandi e autentici Rosacroce (non le copie falsificate di controiniziati) e i grandi filosofi hanno studiato la magia in tutte le versioni, ma non hanno mai praticato la magia nera? Perché non erano interessati al potere, erano interessati all’essere. Quindi, l’effetto magico è una costruzione di potere: serve a far fare a qualcuno quello che voglio io, in base a un percorso che io ho disegnato. Il vero esoterismo, la vera esperienza spirituale, non è un’esperienza di attività, è un’esperienza di complementarietà, si è complementari al corso delle cose, non le si modifica.

   C’è da chiedersi che senso avrebbe studiare la magia nera, astenendosi però da praticarla. La magia è intesa come storia dell’esoterismo, come formazione di un pensiero. Noi siamo abituati a studiare una certa storia, sui libri di storia e non ci insegnano che c’è anche una meta-storia, come c’è una fisica c’è anche una meta-fisica.

C’è una storia di avvenimenti, di date, e c’è una storia fatta di ragionamenti – di pensieri, di mutamenti all’interno del corpo sociale, del costume, della spiritualità delle persone – che porta a dei mutamenti storici. Certo, quella di Hitler è una storia del nazismo, fata di date. Ma ci sarebbe mai stata, quella storia di nazismo, se non ci fosse stata la storia di un pensiero antecedente, magari dettato da uno scienziato che si chiamava Gobineau, che almeno 70 anni prima della ascesa del nazismo in Germania scrisse un libro che si chiama L’evoluzione delle razze? Il pensiero di Gobineau era l’anticamera della moderna discriminazione razziale. Come c’è una storia, c’è anche una meta-storia: quella di chi si occupa del pensiero, che è l’unica cosa che ci sopravvive, se è valido. Quando Cartesio dice “cogito, ergo sum aeternum”, non ne fa un ragionamento d’immortalità, ma di essere; io sono, poiché penso, e non ho bisogno di essere immortale. Perché tutti gli esoteristi che si dedicati alla magia nera e l’hanno praticata, sono andati incontro a una negatività? Perché la pratica della magia nera è il perseguimento del potere.

   Con la magia nera, se la uso, modifico la vita altrui, il corso delle cose. Se invece pratichi l’essere, tu sei, se vogliono imitarti, t’imitano, però non imponi dei modelli comportamentali. Uno dei cliché dell’ufologia è quello dei vigilanti, degli osservatori, personaggi o esseri di cultura superiore (non solo dal punto di vista tecnologico, ma soprattutto spirituale) che hanno però il divieto di interferire. Anche nella Bibbia si trovano dei personaggi che devono osservare ma non intervenire. Se sono veramente di origine divina, non intervengono mai. Perché il non intervento è il divino: se dobbiamo concepire la presenza del divino, dobbiamo concepirla in termini di non intervento. Invece, tutta la nostra cultura religiosa (ma in realtà magica), ci ha insegnato a chiederlo l’intervento. Della serie Madonna, fammi vincere al Superenalotto. Ci hanno insegnato a chiedere la grazia. Ma la grazia non è una cosa che ti viene data, è un tuo stato: tu sei nella grazia, se scegli di essere. E non sei nella grazia – e non è certamente un caso che il contrario di grazia si chiama disgrazia – se sei nel potere.

   La grazia è una condizione dell’essere, non è una cosa che ti è concessa perché la chiedi. Tutto ciò è frutto di un insegnamento della religione che è tradotta e mistificata in termini magici, ed è solo in termini magici che frotte di persone vanno a Lourdes, Medjugorje (e altri posti simili), aspettando di vedere le Madonne piangere, perché quello è un effetto magico. Quello che si fa fatica a capire, non si vuole capire è che i miracoli sono nelle pieghe di questa vita, sono nascosti; quando sono evidenti non sono miracoli. Il nascosto è l’essere, la magia nera è il manifesto. Il potere non è mai occulto, se mai lo sono i suoi agenti che si nascondono, per non essere individuati. Parlare di poteri occulti è un ossimoro (come dire un illustre sconosciuto, un disgustoso piacere, un assodante silenzio ecc.): il solo fatto che se ne parli dimostra che nella realtà non sono occulti.

   Negli ultimi secoli, nella storia, c’è stata una deriva magica, ma forse sarebbe meglio dire un uso massiccio ed estensivo della magia nera.

   La magia nera, essendo una scelta di potere, che ha lo scopo di modificare gli altri (rendendoli soggetti passivi), non può altro che portare frutti degenerati. Quando si scegli il potere come dominio sugli altri, anche se non si è fatto ancora niente di male, si può stare sicuri che alla fine si finirà di farlo.

   L’homo faber è chi ha creato l’alchimia. La magia nera sta nell’aspetto deteriore. La tramutazione dei metalli degli alchimisti, non era il potere, l’esercizio di un dominio sugli altri, ma l’essere, tant’è vero che quelli che volevano ottenere l’oro venivano (giustamente) chiamati, volgarmente, soffiatori, perché soffiavano nel mantice, mentre l’alchimista autenticamente esoterico era quello doveva trasformare il proprio “piombo” in “oro”. L’alchimista vero non insegna nulla agli altri, poiché scrive testi così ermetici di cui, nella maggior parte dei casi, la maggior parte della gente che si avventura a queste letture non ci capisce niente.

   In ambiente esoterico ci sono due modi di trasmettere la conoscenza: uno si chiama iniziazione, l’altro si chiama tradizione.    Quando io t’inizio, ti spiego: ti do la scatola e la chiave (o così dovrebbe essere salvo che la società esoterica d’iniziati non sia una copertura per una società di faccendieri che sfruttano un’esigenza autentica di conoscere). Quando invece trasmetto soltanto la scatola, ma non la chiave, ti do lo stesso contenuto, ma tu non sai cosa c’è dentro, quando a tua volta lo trasmetti. E come quando si diceva la messa in latino: le persone che pregavano sapevano a memoria le parole, ma non sapevano cosa significassero. In sostanza la conoscenza è data solo a una ristretta minoranza di persone (le masse in questa visione sono viste come prigioniere dei loro bestiali istinti).

   I testi alchemici conservano questa conoscenza per chi sa procurarsi le chiavi. La ricerca della chiave deve essere vista dentro un percorso di formazione iniziatica. Un reale percorso iniziatico potrebbe essere la migliore garanzia contro la tentazione di usare la magia nera.

   Bisogna intendersi cosa intendere per reale percorso iniziatico.

   La tradizione esoterica occidentale (quello della prima massoneria, dei costruttori di cattedrali) era caratterizzata da due elementi fondamentali: l’elevazione spirituale e l’impegno nel mondo sociale. Essa non si presentava solo come una vera e propria filosofia che intende sviluppare un sistema d’idee sull’uomo e sul mondo; né tanto meno si presentava come un sistema di norme utili per regolare la vita quotidiana.

   Questa tradizione non era costituita solo da una filosofia né solo da un sistema di norme etiche. Al contrario, a differenza di altre tradizioni culturali, si muoveva su entrambi i piani: da un lato, presentava un sistema filosofico di idee sull’uomo e sul mondo, dall’altro, un insieme di principi etici riferiti al comportamento umano personale, interpersonale e sociale.

   Questa tradizione presentava una propria visione del mondo che non è avulsa dalla vita giornaliera degli uomini e dal loro impegno non solo etico nella società in cui vivono, ma che risponde all’esigenza di contribuire al progresso sociale e civile dell’umanità all’interno di specifici ideali e valori. Per questo, l’iniziazione e il percorso di elevazione spirituale, come fulcro della vita all’interno dei templi, non sono mirati solo al miglioramento individuale, e in particolare all’interno del Tempio, ma si ampliavano alla conduzione di vita nella società che si presenta come impegno etico e sociale.

   Al centro di questa tradizione c’è dunque il concetto di elevazione spirituale nel duplice senso individuale e di impegno, non solo etico, nel mondo sociale. In questa duplicità si fonda la natura di una spiritualità che si varia da altre forme di spiritualità poiché essa non è considerata come un fine, ma come un mezzo per migliorare se stessi e al contempo contribuire al miglioramento dell’intera umanità.

   Questa particolare natura di questo tipo di spiritualità fa sì che il percorso iniziatico non sia un cammino salvifico individuale, ma si basi su un profondo senso di altruismo e di solidarietà verso tutti gli esseri umani. Un altruismo e una solidarietà che non sono intesi solo come forme di compassione, ma come partecipazione attiva al benessere e al malessere del prossimo. Un iniziato non può mai essere veramente tale se non si è spogliato di un naturale egoismo che lo spinge a pensare unicamente al proprio interesse e al proprio benessere; uno degli obiettivi del percorso iniziatico, che spesso è simbolizzato nell’iniziazione con il ritiro dei metalli del profano, non è costituito solo della negazione del mondo materiale, bensì anche del proprio egoismo fondato sull’acquisizione di beni materiali. L’iniziato nel suo percorso di elevazione spirituale, non può che limitare il suo egoismo in modo che nel suo animo si possano aprire le porte al sentimento di altruismo e di solidarietà verso l’intera famiglia umana.

    Questo tipo di spiritualità proprio perché intimamente legata ai valori della fratellanza, dell’altruismo e della solidarietà, non si presenta mai in modo avulso dalle concrete condizioni sociali in cui vivono gli iniziati. L’impegno etico e sociale dell’iniziato non è solo quello di comportarsi secondo le norme etiche della sua cultura, ma anche quello di aprirsi ai bisogni non solo dei suoi Fratelli, ma di ogni essere umano che richiede aiuto materiale e spirituale e di fornire con le sue capacità un effettivo contributo al bene generale (concreto, spirituale, culturale) dell’intera umanità.

   In tal senso, questo tipo di spiritualità se da un lato mira a fare in modo che l’iniziato alzi il suo sguardo verso i valori e il mondo trascendente, dall’altro non intende in alcun modo negare le necessità e i bisogni materiali del mondo.

   Si può dire che sia facile incentrare la propria vita sui beni materiali e credere che siano questi a darle senso; non altrettanto facile, ma non impossibile, è sfuggire al mondo e rifugiarsi in una spiritualità strettamente personale, e forse anche egoistica, dimenticando il mondo stesso non solo per sé ma per tutti quelli che lo abitano.

   Certamente la via spirituale è una via individuale e personale che richiede sforzo e sofferenza e coloro che la intraprendono in modo sincero sono indubbiamente esempi morali per tutti gli uomini.

   Questo tipo di via spirituale è la più difficile, poiché consiste nell’assegnare un giusto valore ai diversi aspetti della vita umana che è costituito di materia e di spirito. L’iniziato non nega il mondo né le esigenze materiali e di soddisfazione mondana, ma allo stesso tempo mira a porsi sopra questa condizione. Com’è possibile conciliare l’elevazione spirituale con l’accettazione della vita mondana concreta con tutti i suoi bisogni giornalieri, sia materiali sia esistenziali, culturali, psicologici e sociali?

   Lo sforzo etico dell’iniziato consiste proprio in questa possibile conciliazione tra vivere spiritualmente senza negare la concretezza della vita, concepita e vissuta sempre all’interno di specifici valori etici e di ideali.

   Se questo è l’obiettivo di questo tipo di spiritualità, allora diventa centrale nella sua vita l’impegno concreto di fratellanza, di altruismo e di solidarietà negando gli impulsi naturali e sociali di tipo egoistico.

   La solidarietà verso il prossimo, in tutti i sensi in cui essa può essere espressa, è un sentimento che deve essere sempre presente nella vita di coloro che si ispirano ai propri principi. La solidarietà verso i propri simili è quindi un elemento fondamentale di questo tipo di spiritualità che vede ogni uomo come degno di attenzione, come un fine e mai come un mezzo.

   Al sistema dominante, fondato sulla divisione in classi sociali fa, comodo la concezione dell’uso della conoscenza per controllare, manipolare la realtà e le persone umane.

   Fa comodo che la stragrande maggioranza degli abitanti di questo povero pianeta ha sempre bisogno di qualcosa: non solo denaro o cibo ma anche di uomini e donne, dell’ultimo modello di auto, di cellulare ecc. Se uno ha bisogno, non è mai libero.

   C’erto c’è sa suddividere i bisogni, tra quelli fondamentali: cibo, casa, salute, avere un’abitazione ecc. dove tuttora alla stragrande maggioranza della popolazione del mondo, questo sistema li nega e per questo bisogna battersi.

   E bisogni indotti: l’ultimo modello di cellulare non è certo una necessità vitale.

   Per mantenerci allo stato di bisogno il potere costituito usa la magia nera. E se si guarda tutta la nostra storia politica, sociale, umana è stata imperniata d’interpretazioni magiche. Tutta la cultura cristiana del miracolo, della retribuzione paradisiaca, ha effetti deleteri perché funzionali al potere costituito: soprattutto quando si è trasformata la religione cristiana in quella di Costantino. Ma Costantino, come pochi ormai sanno, non era cristiano, è stato battezzato solo in punto di morte.

   Si confonde spesso e volentieri tra spiritualità che è un fatto individuale (e soprattutto non fa danni, non crea inquisizioni) e religione, che è un evento collettivo, che serve alle classi dominanti.

   Quello tra magia nera, religione e potere è rapporto drammatico, se si guarda bene, uno è complementare all’altro, con il fine del dominio di un ristretto gruppo di persone sull’immensa maggioranza.

   Quando Tommaso Moro scrisseUtopia o Campanella. La città di Dio, parlavano di una società che non aveva le regole del potere costituito, poiché ogni persona era utile, e tutti condividono. Una società giusta.

   La figura del mago è quella più di antica che ci sia e di quanto si possa immaginare. Si può chiamarlo sciamano, prete, stregone ma sempre mago rimane. Poi il mago antico si scinde: diventa sacerdote, medico e guaritore, capo del villaggio. Ma l’origine vera è che da quando l’essere umano divenne agricoltore e allevatore ci fu (in tempi storici) uno sviluppo della capacità produttiva e riproduttiva delle società umane che iniziarono a praticarla; unite alla capacità di conservare i cibi e alla possibilità di restare nello stesso luogo senza doversi spostare per seguire piante e animali, fornirono agli uomini molto più cibo di prima, la possibilità avendo più tempo e non dovendosi spostare, di costruire abitazioni che proteggessero meglio dal freddo e dalle intemperie: cosicché molti gruppi umani aumentavano rapidamente di numero ed il territorio, che in relazione non erano più tanto vasto: iniziò così nella società esistente un motivo di discordia che sfociò nella guerra per la conquista dei territori e dell’appropriazione di schiavi che servivano a reggere l’economia.

   Ma il motivo principale dei problemi futuri fu che per la prima volta nella storia ci si rese conto che ad es. un gruppo poteva, sfruttando l’allevamento e l’agricoltura, stabilmente per molto di più di 100 persone ad esempio di 110. Se allora si tenevano schiave queste persone, da esse si poteva ricavare di che poter vivere gratis per 10 persone del gruppo che le teneva schiave. Lo sfruttamento schiavistico e il servaggio della gleba (che in Europa furono successivi, ma che probabilmente nascono entrambi insieme come forme di sfruttamento) si sviluppano proprio partire da quest’accelerazione nello sviluppo delle forze produttive umane dovuto all’applicazione dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame.

   È questo il primo punto della preistoria umana, dell’evoluzione umana. Da questo punto in poi le società umane sono uscite dal comunismo primitivo e si sono divise in classi: classi dominanti e sfruttatrici e classi sfruttate. Insieme alle classi è nato lo Stato come strumento sia per conquistare il dominio su atri popoli, altre società, sia soprattutto per mantenerlo senza dover continuamente guerreggiare, ma per “vivere in pace” come condizione per imporre le proprie leggi e per consentirsi quindi di poter “sfruttare in pace” le classi o i popoli più deboli.

   È in questo contesto che nasce la magia nera, come esercizio di potere.

   Dobbiamo conoscere la magia nera per imparare a evitarla. Il cerchio magico tracciato dal mago non è mai reale, ma è efficace: la costruzione dell’effetto magico funziona sulle regole che detta il mago, o che il mago conosce ma non svela. Chomsky ha codificato 10 forme di manipolazione collettiva ma non si è mai occupato di manipolazione individuale. È la manipolazione individuale è più pericolosa di quella collettiva poiché non è mai stata codificata da nessuno. Possiamo solo immaginare quanti massoni, esoteristi, membri della Golden Dawn, stregoni da strapazzo, gente che volevano fare le orge sperando di vampirizzare l’energia di giovani donne, sono state danneggiate dentro queste pratiche. Aspiranti manipolatori che si sono trovati essi stessi manipolati. Persone che si ritenevano (o che aspiravano a essere) onnipotenti che alla fine della fiera è finita a farsi di pasticche, o nei reparti psichiatrici, o a pensare di essere posseduta dal demonio.

ESISTONO GLI ATTACCHI PSICHICI ?

   Parlare di magia nera significa parlare di attacchi psichici. Non sono riuscito a trovare in gran che di materiale bibliografico inerente agli attacchi psichici. Io credo che tutto ciò sia dovuto al fatto, che, di solito, i medici difficilmente danno credito a racconti di questo tipo. Inoltre, il paziente sarebbe subito classificato come un individuo affetto da turbe mentali. Un altro fatto è la tendenza naturale della mente a reprimere questi incontri traumatici.

   Gli studiosi delle dottrine metafisiche hanno sempre saputo dell’esistenza di questi attacchi, che colpisce l’essenza stessa della nostra anima. La scienza come istituzione e il conseguente pensiero razionale hanno integrato e influenzato la diffusione di teorie inerenti agli attacchi psichici. 

   La telepatia è l’elemento che sta alla base delle interferenze psichiche che colpiscono l’anima o la mente subconscia. Personalmente sono convinto che ciascuno di noi, in un momento o nell’altro della vita, subisce una qualche forma di offensiva psichica. Questo disturbo avviene ad opera di forze invisibili che esistono nel nostro universo.

   Queste energie non sono necessariamente identificabili con entità demoniache o con il risultato di qualche pratica di magia nera. Gli stessi pensieri negativi o emozioni di amici, familiari, colleghi di lavoro o vicini possono essere la causa di tali sfortunati casi. Tali energie negative viaggiano verso il nostro subconscio mediante la telepatia.

   Bisogna proteggersi da questo tipo d’intrusione, nella quale siamo esposti alle forze negative.

   Proviamo ad immaginare un attimo di pensare a qualcuno che abbiamo conosciuto durante la nostra vita. Mentre concentriamo la nostra attenzione su questa persona, creiamo un clima psichico collegato a questa persona. Potremmo così generare una forma pensiero.

   Questo rapporto che stabiliamo con quest’altra anima può anche avere effetti positivi. Potremmo proiettare energia d’amore e luce bianca che può potenziare la sua naturale funzione difensiva. 

    Un altro aspetto quando si parla di questi argomenti è il vampirismo energetico-

   Il termine vampiro suscita pensieri e immagini che ricordano il Conte Dracula e altri stereotipi demoniaci.

   I vampiri energetici sono delle persone, che con la sola presenza, sembrano attingere dalle energie di quelle persone non protette che si trovano vicino a loro. Spesso si trovano insieme a una vittima che mostra i classici segni di questo salasso di forze.

I sintomi tipici comprendono: astenia generale, mancanza di stimoli ed energia, un fisico emaciato, una carnagione pallida, ed un senso diffuso di debolezza. Queste vittime tendono anche ad essere persone molto suggestionabili. Il partner dominante (il vampiro di energia) si oppone sempre ad un trattamento che funziona o ad una protezione alla loro vittima.

   Per lo più questi vampiri energetici involontariamente, sono persone che appaiono  “normali”. Sono dei tipi tristi, riescono a danneggiare gli altri mediante un salasso telepatico delle risorse energetiche delle loro vittime. La semplice separazione dei due  apporta degli immediati degli immediati cambiamenti positivi nella vittima.

   Dal mio punto di vista sarebbe corretto usare il termine di “parassitismo psichico” nei casi in questo assorbimento di energia è involontario e inconscio. Se l’effetto è invece il risultato di un’offensiva psichica premeditata, sarebbe meglio definire l’autore un vampiro energetico. 

   Si potrebbe osservare questo processo in atto in ogni raduno pubblico; più sono le persone presenti, e più sarà facile individuarlo. Potrebbe essere una riunione di famiglia, una lezione, o un incontro al cinema. Oppure un seminario o un gruppo di studio. Anzi questi ultimi sono degli ottimi luoghi di osservazione. Questi tipi se sentono qualcosa che non sono d’accordo o li ferisce lanciano delle occhiate tra le più sinistre che ci siano. 

   Un’altra spiegazione di questo assorbimento di energia è la vicinanza coatta, cioè lo spazio vitale che queste persone condividono. L’esposizione giornaliera spesso provoca una notevole percezione extrasensoriale tra le parti. 

   Inoltre, più un individuo è sensibile a livello psichico, maggiore è la possibilità che lui o lei sia influenzato dalle emozioni e dai pensieri degli altri. E ciò che accade in particolare con le persone più importanti. 

   Tra le persone comuni, c’è chi dà (la maggioranza delle persone appartengono a questa categoria) e chi prende. La combinazione più frequente di parassitismo psichico (assorbimento di energia) si verifica tra moglie e marito, e tra madre e figli. Se l’esposizione alla presenza di qualche persona che esige costantemente la nostra attenzione e il nostro tempo e tutto ciò ci fa sentire spossati, si tratta di un vampiro di energia.

Ci sono dei metodi molto semplici per proteggersi.

– Tenere la testa inclinata in avanti, chiudendo la bocca quando non ci rivolgiamo alla persona.

– Quando si incrocia il suo sguardo, guardare solo il suo occhio sinistro.

– Incrociare le braccia, le caviglie o le gambe; porre le braccia incrociate all’altezza del plesso solare.

– Non sedere né rimanere in piedi direttamente di fronte alla persona. 

CORONAVIRUSR: LA PIU’ GRANDE OPERAZIONE DI GUERRA PSICOLOGICA MAI REALIZZATA?

   Come premessa si potrebbe dire che bisogna   prepararsi a un periodo straordinario, a un drammatico cambiamento socio-economico/politico analogo a quello della peste XIV secolo dove ci fu il passaggio da un Medioevo feudatario caratterizzato da una stagnazione tecnologica al Rinascimento con la manifattura pre-industriale all’ascesa dei grandi banchieri.

   Con la scusa di un misterioso virus, che si dice dall’Oriente (forse) un virus quello che si potrebbe definire il Sistema. Dominante affina le armi e attacca le già ristrette libertà.

   Problema: VIRUS

   Viene imposto un isolamento sociale alla popolazione che fa crescere non solo la paura ma anche paura e rabbia/rancore.

   Reazione: PAURA, RABBIA E RANCORE.

   C’è una buona possibilità che si verranno portate avanti delle proposte che già da tempo sono nell’aria.

   Perciò una possibilità che aumenti il tracciamento digitale, incrociando tabulati, carte di credito e satellitare dei cellulari, per sapere in ogni momento dove siamo e cosa stiamo andando. Si svilupperanno nelle città dove abitiamo le telecamere, i sensori biometrici termici per vedere in ogni istante cosa facciamo.

Nell’attesa dell’estensione microchip e della sparizione del contante (si sa le banconote possono essere contagiate) passaggi che cercheranno di farlo diventare obbligatorio. Mentre i sudditi (passaggio dall’essere cittadini che hanno dei diritti – con l’intermezzo di consumatori – a sudditi) le antenne per il 5G spuntano come funghi, perché tale tecnologia è importantissima per la dittatura.[2]

   Soluzione: DITTATURA MEDICA, MEDIATICA, SOCIALE, FINANZIARIA, POLITICA E CULTURALE

     Ma tutto questo è parto di menti malate complottiste? È concepibile l’inserire a livello di massa dei chip?

   Nel 2015 nasce a New York l’Alleanza ID2020, ufficialmente un’organizzazione di rifugiati, una specie di partnership globale che riunisce organizzazioni pubbliche e private con lo scopo di migliorare la vita attraverso quella che va sotto il nome di “identità digitale”.[3]

   A gestire questa alleanza c’è l’Identity2020 Systems Inc., una corporation che collabora con varie agenzie delle Nazioni Unite, ONG, governi e imprese di tutto il mondo.


   Durante il vertice del 2019 a New York intitolato “Rising to the Good ID Challenge”, l’alleanza ID2020 ha deciso di implementare il programma dell’Agenda nel 2020, cioè quest’anno, una decisione che è stata poi confermata – ovviamente a porte chiuse – a gennaio 2020 al World Economic Forum (WEF) di Davos.

   Durante il vertice del 2019 a New York intitolato “Rising to the Good ID Challenge”, l’alleanza ID2020 ha deciso di implementare il programma dell’Agenda nel 2020, cioè quest’anno, una decisione che è stata poi confermata – ovviamente a porte chiuse – a gennaio 2020 al World Economic Forum (WEF) di Davos.

   I partner fondatori dell’ID2020 sono l’immancabile e immarcescibile Bill Gates, il GAVI (un’associazione che promuove la vaccinazione per tutti) e la Fondazione Rockefeller (ma guarda un po’).


  Tre entità coinvolte da molti anni in qualsiasi operazione volta alla vaccinazione globale.

   Si tratta di un programma di identificazione elettronica che utilizza la vaccinazione generalizzata come piattaforma per l’identità digitale. Avete letto bene: usano la vaccinazione come piattaforma!

   Il programma sfrutta le operazioni di registrazione delle nascite e di vaccinazione esistenti per fornire ai neonati un’identità digitale portatile e persistente collegata biometricamente.


   Senza un’identità – dicono loro – le persone sono spesso invisibili, incapaci di votare, accedere all’assistenza sanitaria, aprire un conto bancario o ricevere un’istruzione. Senza dati precisi sulla popolazione, le organizzazioni pubbliche e private fanno fatica a fornire i servizi umani di base in modo ampio e accurato.

   Viene da sé che, per identificazione digitale, lorsignori intendono l’inserimento nel corpo umano di un microchip contenente tutte le informazioni personali dei sudditi.


   Quindi dopo la pandemia di Coronavirus dichiarata dall’OMS l’11 marzo scorso il prossimo passo potrebbe essere – anche su raccomandazione della stessa OMS o dei singoli paesi – quello di “forzare la vaccinazione”, sotto sorveglianza della polizia o dell’esercito?


   Non è che la pandemia sia stata dichiarata proprio per stendere il tappeto all’ID2020?

   Infine, esiste attualmente una tecnologia in grado di creare dei biochip da inserire all’interno del vaccino? Nano-chip in grado di essere controllati in remoto e contenenti tutti i dati personali umani (socio-sanitari, bancari, ecc). A tal proposito le dichiarazioni del Direttore Generale dell’OMS, il dottor Tedros di fa aprono scenari inquietanti, perché secondo lui sarà necessario spostarsi verso la moneta elettronica,[4] in quanto le banconote possono essere veicolo di infezioni varie, come per esempio il Coronavirus!

   Avete capito? Da oggi le banconote cartacee potrebbero trasportare pericolosissimi virus in giro per la società. Meglio farle sparire per lasciare posto all’asettico microchip! Quindi gli alti vertici del Sistema Dominante stanno spingendo per la sparizione della moneta come noi la conosciamo, in direzione di quella virtuale. Ovvio che per tale passaggio il microchip diventa fondamentale…


   Quindi: è solo una coincidenza che ID2020 sia stato lanciato all’inizio di ciò che l’OMS chiama pandemia? O era necessaria una pandemia per “lanciare” i programmi devastanti di ID2020?


   In pratica Big Pharma sta ufficialmente collaborando con l’industria tecnologica per accoppiare “l’immunizzazione” con la biometria digitale, il che significa che agli esseri umani saranno presto impiantati o inoculati microchip, con i quali potranno essere seguiti e controllati attraverso una matrice di identificazione globale.


   Simili alle bestie, così gli umani saranno contrassegnati.
Questa alleanza globalista vuole che tutti gli umani siano “vaccinati” con chip di tracciamento e identità digitale, e il sistema di monitoraggio gestirà facilmente la popolazione mondiale.


   Il terreno di sperimentazione del programma ID2020 come sempre sono i paesi del Terzo Mondo, ma il gruppo sta lavorando con i governi degli Stati Uniti per iniziare il microchippaggio delle persone attraverso la vaccinazione. Ad Austin in Texas per esempio, i senzatetto sono cavie collettive per il programma di vaccinazione con microchip dell’ID2020. La scusa è di voler aiutare questa popolazione di disperati ma ovviamente lo scopo è un altro.


   Sarà sempre un caso, secondo Bill Gates per riprendere le attività lavorative dopo la pandemia sarà utile che tutti abbiano certificati digitali anti Covid-19. E non solo.

   Certificati digitali per attestare lo stato di salute per poter lavorare. È questa la soluzione prospettata da Bill Gates. Quando il co-fondatore di Microsoft si è rivolto agli utenti di Reddit durante una sessione.

   Ma cosa sono questi certificati digitali menzionati dal miliardario filantropo americano? Ecco qualche dettaglio. Alla domanda su come le aziende saranno in grado di operare mantenendo le distanze sociali imposte per contenere la pandemia di Covid-19, Gates ha risposto che “alla fine avremo alcuni certificati digitali per mostrare chi si è ripreso o è stato testato di recente o quando abbiamo un vaccino che lo ha ricevuto “.

   Secondo il blog Biohackinfo.com, i certificati digitali a cui Gates fa riferimento sono “quantum-dot tattoos” impiantabili dall’uomo su cui i ricercatori del Mit stanno lavorando come un modo per tenere un registro delle vaccinazioni.

   La ricerca del team del Mit, pubblicata lo scorso novembre sulla rivista Science Translational Medicine, spiega come il “tatuaggio” invisibile che accompagna il vaccino è un modello costituito da minuscoli punti quantici — minuscoli cristalli semiconduttori che riflettono la luce — che brillano sotto la luce infrarossa. I tatuaggi a punti quantici implicano l’applicazione di microneedle a base di zucchero dissolvibili che contengono un vaccino e “punti quantici” a base di rame fluorescente incorporati all’interno di capsule biocompatibili su scala micron. Dopo che i microneedes si dissolvono sotto la pelle, lasciano i punti quantici incapsulati i cui schemi possono essere letti per identificare il vaccino che è stato somministrato.

   La Bill and Melinda Gates Foundation ha finanziato il progetto del Mit. Secondo la rivistaScientific American, il progetto del Mit è nato in seguito a una richiesta diretta dello stesso Bill Gates, che ha personalmente supportato gli sforzi per sradicare la polio e il morbillo attraverso le vaccinazioni.

  Senza dimenticare che la fondazione Bill & Melinda Gates è tra i sostenitori della partnership Cepi che ha finanziato l’Americana Moderna al lavoro sulle prime fiale di un vaccino sperimentale anti Coronavirus pronto per essere testato sull’uomo.

“Un giorno è possibile che questo approccio” invisibile “possa creare nuove possibilità per l’archiviazione dei dati e le applicazioni vaccinali che potrebbero migliorare il modo in cui viene fornita l’assistenza medica, in particolare nei paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato il professor Mit e autore senior della ricerca Robert Langer in una dichiarazione.

   Secondo dunque Biohackinfo.com, i tatuaggi a punti quantici che archiviano dati sanitari e le vaccinazioni a cui sta lavorando il Mit (finanziato da Bill Gates) sono le certificazioni digitali menzionate dal co-fondatore di Microsoft per riprendere le attività lavorative durante la pandemia di Covid-19.

   Sempre secondo il blog, i tatuaggi a punti quantici saranno probabilmente integrati con un’altra impresa sempre finanziata da Bill Gates chiamata ID2020, un ambizioso progetto lanciato dalla Id Alliance, per risolvere il problema di oltre 1 miliardo di persone che vivono senza un’identità ufficialmente riconosciuta.

  Come si legge nel  sito di ID2020, oltre a Microsoft, l’Alleanza conta su altre quattro società: Accenture, IDEO, Gavi e la Fondazione Rockefeller.

   L’alleanza ID2020 ha lanciato un nuovo programma di identità digitale combinato ai vaccini al suo vertice annuale nel settembre 2019, in collaborazione con il governo del Bangladesh, l’Alleanza globale per i Vaccini Gavi e nuovi partner nel governo, nel mondo accademico e nel soccorso umanitario.

   Il programma per sfruttare l’immunizzazione come opportunità per stabilire l’identità digitale è stato presentato da ID2020 in collaborazione con il programma Access to Information (a2i) del governo del Bangladesh, la direzione generale dei servizi sanitari e Gavi, secondo l’annuncio.

   Attualmente, il modo più fattibile per implementare l’identità digitale è tramite smartphone o impianti di microchip RFID. Il progetto è sostenuto dalle Nazioni Unite ed è stato incorporato nell’iniziativa degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Uniti nel 2016.  

  C’è da chiedersi se siamo di fronte ad una vera emergenza sanitaria, o ci stanno prendendo ancora una volta per il didietro? Siamo veramente ad un passo dalla fine della civiltà umana, o il virus dagli occhietti a mandorla rientra nella classica manovra di controllo economico e sociale?

DAL CORONAVIRUS ALL’EGREGORA


   Una cosa è certa: sono bastati pochi casi qua e là per innescare, come un effetto domino, la paura più recondita dell’essere umano.


   Per essere onesti, il “qua e là” non è proprio corretto, visto che stranamente ne sono state maggiormente  interessate le due locomotive economiche del Paese: la Lombardia e il Veneto.


   L’analisi della distribuzione dei focolai indica che le comunità cinesi si sono stanziate solo al Nord.


   Ma se sono i cinesi (e le persone andate in viaggio in Asia) a portare il virus, è molto strano che non ci siano casi a Roma o in altre grandi città ben compartecipate da lavoratori cinesi e/o viaggiatori…

   La gente è letteralmente terrorizzata dagli avvoltoi che lavorano nei media mainstream, squallidi esseri abituati a sguazzare nella melma emotiva ogni giorno. Ma altri problemi si affacciano all’orizzonte per l’uomo moderno: i social e gli smartphone.
   Basta infatti accedere a Facebook o avere un semplice account WhatsApp per essere letteralmente infettati da messaggi terroristici della peggiore specie.


   Quello che sta girando sotto forma di byte è sicuramente molto più pericoloso del virus stesso! A buttare benzina sul fuoco e alimentare la paura ci hanno pensato le amministrazioni comunali e regionali facendo chiudere attività commerciali, negozi e addirittura scuole.


   Quando molti pensieri si focalizzano in un’unica direzione, e quando questi pensieri sono associati e potenziati da forti emozioni, come per esempio la paura, si viene a generare una “forma-pensiero” che va sotto il nome di “Egregora” o “Eggregora”.


  L’Egregora è assai ben conosciuta sia dalla massoneria che da tutte le realtà che si occupano di esoterismo. E’ una specie di “creatura immateriale” che può crescere se viene alimentata costantemente dall’attività psichica. Il nutrimento d’eccellenza che il Sistema ha scelto è ovviamente la paura! Pensieri ed Egregora sono creatori a loro volta…

   Quale mondo si potrà mai creare se vengono nutriti costantemente? La paura è una emozione funzionale importantissima e vitale, ma quando viene usata fuori dal suo contesto naturale e fisiologico, induce una cascata di problemi tra cui l’immunodepressione che rende l’uomo più fragile e cagionevole di salute.


   Miliardi di persone fragili o facilmente predisposte alle patologie sono grasso che cola per chi vuole ridurre la popolazione globale, guadagnando montagne di soldi dalla riduzione stessa…

   Per accendere la televisione, normalmente, bisogna trovarsi a casa; mentre Facebook e WhatsApp sono sempre con noi, perennemente con noi. Il cellulare ce lo portiamo sia in cesso che a letto, e a breve non potremo separarlo dal corpo perché lo avremo impiantato come protesi potenziatrice.


   Quindi i dispositivi digitali sono onnipervasivi…


   Vediamo ora cosa accade all’organismo quando si è in preda della paura.


   Quando respiriamo e mangiamo paura da mattina a sera, il Sistema Nervoso Simpatico istantaneamente e istintivamente produce una cascata ormonale, liberando catecolamine come “noradrenalina” e “adrenalina” e ormoni come “estrogeno”, “testosterone” e “cortisolo”.


   L’organismo reagisce con l’aumento del tono muscolare per l’azione (attacco o fuga) e con l’aumento della frequenza cardiaca (per far scorrere più velocemente il sangue) e del ritmo respiratorio per aumentare l’apporto di ossigeno.


   Il fegato genera lo zucchero (leggasi diabete) partendo dal glicogeno, il tutto per avere energia per l’attacco o la fuga. Aumenta perfino il fattore di coagulazione del sangue per minimizzare eventuali perdite da ferite, e i vasi si restringono nell’apparato gastro-intestinale (non dobbiamo digerire se stiamo rischiando la vita).

   Questo sconvolgimento elettro-chimico-fisico è totale e assolutamente funzionale in natura (per gli animali) cioè quando si vive realmente un pericolo. Ma tutto torna alla normalità quando il pericolo è finito.


  L’uomo rispetto agli animali è dotato della mente: uno straordinario strumento che se viene usato male, lo inguaia.


   Gli animali, per esempio, non hanno paura dei virus, perché non sanno cosa siano; i bambini piccoli non hanno paura della morte perché non la conoscono! La mente dell’uomo invece è in grado di generare i problemi semplicemente pensando e vedendo un messaggio al cellulare. Poi la mente continua ad alimentarli rimuginandoli…


   Oltre a quanto detto, una delle prime cose che il cervello dell’uomo attiva quando c’è paura sono i Tubuli Collettori dei reni! Lo scopo è trattenere il liquido più importante e prioritario per la Vita umana: l’acqua. Quindi ci gonfiamo e potenziamo gli edemi, anche quelli cerebrali.

   Infine, l’ultimo tassello da conoscere è che nel cervello esiste una piccolissima ghiandola detta ipofisi (pituitaria) che svolge un ruolo centrale in tutto questo. La sua parte anteriore si chiama “adenoipofisi”, quella posteriore “neuroipofisi” L’adenoipofisi secerne: FSH e LH (ormoni mestruali), TSH (ormone tiroideo), GH (ormone della crescita), Prolattina, ACTH (cortisolo). Mentre la neuroipofisi secerne solo due ormoni: Ossitocina (l’ormone dell’amore) e ADH (l’ormone della paura). L’Ossitocina viene prodotta durante l’atto sessuale, durante il parto e l’allattamento, ecc. e viene chiamata l’ormone dell’Amore, perché indica che si sta provando piacere.


   L’ADH è invece l’ormone della paura, e funge da antidiuretico, cioè fa trattenere liquidi.

   La cosa interessantissima è che la neuroipofisi può secernere solo uno  dei due ormoni contemporaneamente.


   Il significato di questo è molto profondo: l’uomo può scegliere se vivere nell’Amore e nel piacere (ossitocina), oppure nella paura (ADH). Contemporaneamente, queste due condizioni sono impossibili: da qui possiamo comprendere che il contrario dell’amore è proprio la paura!

   In quale stato d’animo vogliamo vivere? Quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli?


   La strada imboccata sta alimentando l’Egregora, cioè quel mostro che a sua volta fomenterà il terrore per autoalimentarsi, se invece si vuole un mondo migliore allora è arrivato il momento di cambiare! Piuttosto che far girare video e/o messaggi che abbassano il livello e la vibrazione delle coscienze – partecipando de facto al gioco del Sistema – facciamo girare maternale utile al risveglio delle coscienze. Messaggi che illustrano per esempio che i microrganismi non sono esseri demoniaci pronti a sterminare il pianeta, ma esseri viventi che popolano la Terra da milioni di anni, ben prima che il bipede chiamato uomo facesse la sua apparizione. Oggi questi vivono all’interno e all’esterno dell’uomo nel cosiddetto Microbiota, e il loro numero è 10 volte superiore a quello di tutte le cellule organiche. Da questo punto di vista la guerra al microbo è follia allo stato puro: combattere i microbi significa uccidere l’essere umano stesso. Ecco perché la parola chiave non dovrebbe essere guerra ma simbiosi.


   Messaggi quindi che spiegano che il microbo non è nulla a confronto del terreno biologico dell’uomo. Se il suo terreno è in salute non c’è trippa per gatti!

GUERRA PSICOLOGICA?

   Proviamo a fare delle ipotesi.

    Per oltre venti anni hanno cercato di far digerire alla popolazione mondiale la cosiddetta globalizzazione (in realtà mondializzazione capitalista)  e il passaggio a quello che viene definito Nuovo Ordine Mondiale che nella realtà è il tentativo  man mano che aumentano le difficoltà dell’accumulazione del capitale, di una frazione della Borghesia Imperialista mondiale tenti di imporre un’unica disciplina a tutta la Borghesia Imperialista costruendo attorno agli USA il proprio nuovo Stato sovranazionale: quest’ultimo assorbirebbe più strettamente in sé gli altri Stati limitandone ulteriormente l’autonomia, con il buonismo e il convincimento. Non solo non ci sono riusciti ma hanno , nelle nazioni oppresse dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina sviluppato processi rivoluzionari nella forma di guerre popolari, rivolte, ribellioni. Anche nei paesi imperialisti da parte della classe si esprime una resistenza. A tutto questo la classe oppone una resistenza. Qui in Italia è fatta da tanti esempi: la lotta degli operai di Porto Marghera che hanno attuato blocchi stradali e delle portinerie, la lotta degli operai di Melfi, quelli delle cooperative che cominciano a lottare contro il moderno schiavismo che si sviluppa nelle cooperative (in realtà quelle che sono definite cooperative è moderno caporalato, poiché svolgono la funzione di intermediazione di lavoro a basso costo e zero diritti), in sostanza la a livello nazionale e internazionale si sono sviluppate parecchie lotte. Lotte che spesso travalicano la legalità esistente (legalità che serve ad imbavagliare la classe), che creano problemi di ordine pubblico, in altre parole diventano un problema politico.

   E per questi motivi che nasce la repressione in tutti i paesi imperialisti. Repressione che colpisce individuo o organismo che è o potrebbe diventare un centro d’orientamento, promozione o direzione della classe. Repressione che si manifesta anche con leggi repressive, con il pretesto di “difendere la popolazione dal terrorismo  islamico”, “per la difesa del territorio”.

   Questa guerra non dichiarata da parte della borghesia contro le masse popolari a volte si esprime alcune volte in forme aperta, come nell’autunno 2005 in Francia, nel 2008 in Grecia e dura tuttora e nel 2011 in Gran Bretagna. Qui si sono espresse da parte delle masse proletarie e sottoproletarie forme di lotta che andavano dalla resistenza contro la polizia, all’assalto contro i commissariati, tento che l’organizzazione dello Stato per un breve periodo di tempo perse il controllo di alcune zone metropolitane. In sostanza, (certo in maniera non dichiarata) si sono espressi due poteri, quello dello Stato borghese, e quello disorganizzato dei proletari (che erano prevalentemente giovani) che hanno spinto verso l’organizzazione spontanea per esercitare il diritto alla ribellione contro il

   Di conseguenza adesso dalla carota sono passati al bastone. Un bastone che ha un nome ben preciso: CORANOVIRUS alias COVID-19 che è un virus “intelligente”. Un ipotesi potrebbe essere che ci troviamo di fronte a un ibrido tra il CORONAVIRUS SARS e il RETROVIRUS HIV (non sono solo due specie e due generi ma addirittura due famiglie tassonomiche incompatibili in natura) organizzato in due diverse varietà per colpire asiatici e occidentali in maniera separata e mirata, per questo motivo i cinesi non sono gli untori dell’Occidente poiché il loro virus non ci colpisce. È un virus “mild” (mite) estremamente contagioso con un lunga incubazione per favorirne la diffusione ma solo appositamente minimamente mortale, appositamente sviluppato per colpire la parte considerata più “onerosa” della società come i vecchi. I bambini (che sono la futura forza lavoro) e i giovani possono presentare qualche sintomo ma si tratta solo di rari effetti collaterali, mentre le liste di proscrizione sono già pronte “lasciate morire i vecchi”. L’effetto di tutto è come uno scoppio di bomba nucleare che distruggerà l’assetto sociale, economico, finanziario e darà avvio a un nuovo paradigma tecnologico, quello desiderato fatto di Ipertecnolgia e di Intelligenza Artificiale con azzeramento della identità umana. Il virus circola scorso ottobre e oramai ha raggiunto, se fanno il tampone a tutti gli italiani ne risulteranno infetti almeno 40 milioni.

   Perciò dopo il fallimento dell’opera di convincimento buonista (Bergoglio, Greta, sinistra mondialiste, caccia alle streghe contro tutto ciò che viene definito comunismo, socialismo, populismo, sovranismo, fascismo, ecc.) di conseguenza il passaggio a metodi più risolutivi.

   Diffusione del virus in focolai chiave con pandemia favorita dalla elevata mobilità delle mandrie.

   Colpiti inizialmente i centri più produttivi del pianeta Cina, Italia, Corea del Sud, Francia e Germania (che nascondo la situazione)

   Liste di proscrizione ufficiali per falcidiare la popolazione improduttiva,

   Utilizzo del clima di isteria per sottoscrivere il MES e varare altre leggi liberticide sul diritto di opinione.

   Crollo delle borse con ricadute economiche pesanti e confische da parte della banche di aziende abitazioni (4.000 mila miliardi di dollari)

   Cerchiamo di vagliare in maniera più approfondita l’ipotesi di guerra psicologica.

     Nel 2001 uscì un libro dal titolo emblematico Guerra senza limiti edito dalla Libreria editrice goriziana, degli autori Qiao Lang e Wang Xiangsui, due ufficiali dell’esercito cinese che hanno svolto incarichi come Commissari politici presso i Dipartimenti politici dei comandi superiori come addetti alla morale, disciplina supervisione dei Comandanti e delle attività di propaganda. Il termine moderato dei loro incarichi non tragga in inganno: si tratta di due autentici revisionisti di fino. Il libro illustra l’evoluzione dell’arte della guerra, dai primi conflitti armati alla nostra epoca “di terrorismo e globalizzazione”. Quello che è messo ben in luce, è come muti l’approccio dei governi all’idea “fare la guerra”. In questo libro c’è la codificazione delle nuove regole dell’arte militare[5]. Nei “nuovi” conflitti, dove le finalità non sono mai completamente interpretabili, si tratta di schiacciare il nemico in un campo di battaglia molteplice e non del tutto definibile, e di conseguenza si progettano le armi adatte ai tipi di guerra che si vuol fare[6]. Attualmente, la guerra imperialista è sempre più veloce ed immediata e “teoricamente” opera col minor spargimento di sangue “possibile” (in relazione agli obiettivi prefissati). In realtà questo è ciò che viene propagandato, il terreno concreto smentisce la teoria, solo che la teoria deve essere sufficientemente indefinita di modo da permettere l’utilizzo di armi e progetti che si traducano in un aumento del potere degli eserciti stessi rispetto alle altre forze del sei paese agente. Una guerra dove si mira più a destabilizzare il nemico che ad eliminarlo.

   La guerra di oggi preferisce agire in misura ben superiore che al passato, anche in campi che teoricamente non hanno nulla a che fare con i conflitti armati. Dietro la scusa di non uccidere nemici in maniera visibilmente ingestibile, si può anche muoversi là dove lo scontro fisico non è necessario, andando a toccare i nervi scoperti del suo apparato statale, sociale ed economico, cercando di ottenere un effetto paralizzante superiore a quello delle armi usuali. Ma poi, ed è Gaza a dimostrarlo, si tratta solo di teorie dal fine recondito, un fine secondo: infatti poi, alla fine, prevale l’utilizzo barbaro dei cannoni e dei bombardamenti.

   Riguarda anche noi in Italia. Nel capitolo Il volto del dio della guerra è diventato indistinto gli autori di Guerra senza limiti parlano del terrorismo (pagg. 83-84), dicono che “se tutti i terroristi limitassero le loro attività unicamente all’approccio tradizionale – vale a dire attentati dinamitardi, rapimenti, assassini e dirottamenti aerei – non otterrebbero il massimo terrore. Ciò che realmente scatena il terrore nel cuore della gente è l’incontro di terroristi con vari tipi di nuove tecnologie avanzate che potrebbero trasformarsi in nuove superarmi”, essi citano come esempi di terroristi dotati di superarmi i seguaci di Amu Shinrikyo che hanno cosparso il Sarin, un gas tossico, nella metropolitana di Tokyo e in contrapposizione questi killer che compiono eccidi indiscriminati cita “il gruppo italiano “Falange armata” è una categoria completamente diversa di organizzazione terroristica high-tech. I suoi obiettivi sono espliciti e i mezzi impiegati straordinari. La sua specializzazione consiste nell’irruzione in reti di computer di banche e di mezzi di comunicazione, nel furto di dati archiviati, nella cancellazione di programmi e nella divulgazione di false informazioni, vale a dire operazioni terroristiche classiche dirette contro reti e mass media. Questo tipo di operazione terroristica si serve della tecnologia più avanzata nei settori di studio più moderni e sfida l’umanità nel suo complesso una guerra che potremmo definire ‘nuova guerra terroristica’. E c’è chi vuol ridurre gli avvenimenti dell’inizio degli anni ’90 nella semplice formuletta “trattativa Stato-Mafia”! In queste nuove guerre i campi di battaglia diventano infiniti, una volta che il bersaglio non è più solamente il corpo fisico da annientare, ma anche la psiche di quello è ritenuto il nemico. Un bersaglio che permette la progressiva erosione dei diritti civili, lo svuotamento dello Stato di diritto, tutto questo dentro un quadro di resa da parte delle persone colte e impegnate, che vede in sostanza un definitivo imbarbarimento della società che non fa che confermare quanto esporta Lenin ne L’imperialismo, aspetto che dopo il nazismo, non cera bisogno di altre conferme.

   Pertanto, perché diamo attenzione ad un testo del genere? Non solo perché è stata la CIA a dedicarsi allo studio di questo testo, sin da quasi subito dopo che venne nelle mani degli alti ufficiali dell’esercito cinese e della cricca borghese impadronitasi del Partito un tempo comunista. I campi di battaglia diventano infiniti, una volta che il bersaglio non è il corpo fisico da annientare, ma la psiche del “nemico”, in forma non direttamente evidente “agli altri”. Un bersaglio che permette una progressiva erosione dei diritti civili, uno svuotamento dello stato di diritto, un atteggiamento di resa da parte delle persone colte ed impegnate, un definitivo imbarbarimento che non fa che confermare quanto esposto da Lenin ne “l’imperialismo”, aspetto di cui tuttavia, dopo il nazismo, non avevamo bisogno di altre conferme. Una guerra segreta quindi, che colpisce attraverso nuove tecnologie e coinvolgimento di specialisti in campo medico e psichiatrico, psicologico, fisiologico, elettronico, informatico, biologico, il cervello, i sentimenti, il clima, il cyberspazio, lo spazio ecc.  Non a caso il vicepremier D’Alema nel 1999 fa divenire corpo d’armata l’Arma dei carabinieri, e questa subito dopo assume in gran numero laureati in scienze biologiche. La pubblicistica pre e post-11 settembre serve allo scopo, antrace, armi biologiche, chip a DNA. Le riviste scientifiche parlano apertamente di queste cose, la politica tace. Chi autenticamente comanda, ha i suoi soldatini. I politici delegano ai ministri, i quali nel divenire ministri, si adeguano ai generali. Quindi non ci può essere una seria lotta alla guerra imperialista senza porre la questione della messa al bando di queste “armi elettroniche-mentali”, ivi compresi i raggi immobilizzanti, ecc. Infatti, evidenziare cosa stia dietro a queste “armi” e alle tecnologie diffusosi di recente (GPS, GPRS, UMTS, Wireless, ecc.), sarebbe dovere non nostro, ma di ogni appartenente alla Sanità, alla Polizia municipale, alle Giunte comunali, provinciali, regionali, ai Parlamenti, alle forze sociali e sindacali. Ma nessuno ne parla, a parte rari e coraggiosi soggetti. Tutti, paiono segretamente entusiasti di poter produrre la morte per tumore di un nemico, senza che nessuno possa loro imputar nulla.

    Vediamo in sintesi la visione della guerra “post-atomica” dei due autori del libro”.

   Per gli autori queste visioni sono infinite e tutte in continua evoluzione. Vediamo quali sono per gli autori le principali.

   La prima è la classica guerra commerciale, che per gli autori però la vedono evoluta: “nelle mani degli americani, che ne hanno fatto un’arte raffinata, può essere utilizzata con grandissima competenza. Tra i vari strumenti impiegati, vi sono l’uso del diritto commerciale interno sulla scena internazionale, l’introduzione e l’abolizione arbitrarie di barriere tariffarie, l’utilizzo di frettolose sanzioni commerciali, l’imposizione di embarghi sulle esportazioni di tecnologie fondamentali, l’applicazione della legge della “Sezione speciale 301”, la concessione del cosiddetto status di nazione favorita (most favored nation), eccetera… “.

   Una seconda forma che viene evidenziata dagli autori è la guerra finanziaria, apprezzata come segue: “Noi riteniamo che presto “la guerra finanziaria” diventerà sicuramente uno dei lemmi dei vari dizionari del gergo militare ufficiale, come pure crediamo che quando, rileggeremo i libri di storia sulla guerra del ventesimo secolo, il capitolo della guerra finanziaria sarà quello che più richiamerà la nostra attenzione. Il principale protagonista di questo capitolo non sarà uno statista o uno stratega militare, bensì George Soros. Naturalmente, Soros non ha il monopolio esclusivo dell’uso dell’arma finanziaria per combattere le guerre. Prima di Soros, Helmut Kohl si è servito del marco tedesco per abbattere il muro di Berlino, un muro che nessuno era mai riuscito a scalfire con le granate dell’artiglieria…Inoltre, non possiamo non citare la miriade di grandi e piccoli speculatori arrivati in massa a questo grande party per ingordi di denaro, tra cui Morgan Stanley e Moody’s, che  sono famose per i rapporti sul grado di solvibilità da loro emessi e che segnalano promettenti obiettivi di attacco agli squali del mondo finanziario”.

   Soffermiamoci un attimo sull’aspetto delle guerre finanziarie, poiché gli autori trascurano il fatto che l’espansione della finanza è determinata dalla crisi economica, che è una crisi di sovrapproduzione di capitale.

   In che cosa consiste la crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale?

   Considerando il ciclo di valorizzazione del capitale complessivo, cioè il percorso attraverso il quale il capitale di una data grandezza, facendo degli operai, si trasforma in un capitale di grandezza maggiore.

   Il capitale C si valorizza producendo un plusvalore PV. Ora il nuovo valore (C+PV) deve a sua volta nuovamente valorizzarsi. Ciò richiede o nuove iniziative (sviluppo in estensione) o una crescita della composizione organica nei vecchi campi di applicazione del capitale, sulla base della crescita della composizione tecnica (sviluppo intensivo). Il nuovo capitale C’ = (C+V) deve quindi valorizzarsi producendo nuovo plusvalore PV’. Se il nuovo capitale C’ si impiega a una più alta composizione tecnica e organica, occorre esaminare come va la produzione di plusvalore. Si possono avere situazioni profondamente diverse. Consideriamo le seguenti:

cvpvp 
1005050200p’=66,6%
1651525225p’=12,5%
1703050250p’=25%
162,537,562,5262,5p’=31,2%
1554575275p’=37,5%

c = capitale costante – v = capitale variabile   –   c+v = capitale complessivo –

pv = plusvalore estorto – p’ = saggio percentuale di profitto = 100 pv/(c+v) – p = capitale complessivo del plusvalore = 100/(pv/v) – s = saggio percentuale di plusvalore (i numeri impiegati sono solo numeri esemplificativi).

   Il primo caso è il primo ciclo di valorizzazione, quello che consideriamo già avvenuto e concluso. Gli altri casi sono tutti e quattro possibili casi di secondo ciclo di valorizzazione, tutti con un capitale complessivo di 200 e diverse composizioni organiche.

   Supponiamo che nel primo caso il capitale abbia impiegato 10 operai che hanno lavorato 5 ore come lavoro necessario e 5 come pluslavoro.

   Il secondo caso può essere il risultato del capitale di 200 che impiega 4 operai che lavorano ore 3+3/4 come lavoro necessario e 6+1/4 come pluslavoro.

   Il terzo caso può essere il risultato del capitale di 200 che impiega 10 operai che lavorano ore 3+3/4 come lavoro necessario e 6+1/4 come pluslavoro.

   Il quarto caso può essere il risultato del capitale di 200 che impiega 12 operai che lavorano ore 3+3/4 come lavoro necessario e 6+1/4 come pluslavoro.

   Se la nuova composizione organica porta ad un ciclo di valorizzazione come nel quarto caso, nessun problema; aumentano saggio di profitto, saggio del plusvalore e massa del pluslavoro.

   Se la nuova composizione organica porta a un ciclo di valorizzazione come nel terzo caso, i problemi nascono dal fatto che il saggio di profitto diminuisce. Ma stante la massa del plusvalore aumenta, tutti il nuovo valore viene usato come capitale. La concorrenza tra capitali aumenta.

   Se la nuova composizione organica portasse a un ciclo di valorizzazione come nel terzo caso o peggio come nel secondo, il valore prodotto nel primo ciclo, C+PV, non può essere impiegato tutto come capitale nel successivo ciclo di valorizzazione. Nessun capitalista accetterà di impiegare un capitale maggiore per ricavare una massa di plusvalore minore. Ovviamente qui parliamo delle condizioni di valorizzazione del capitale complessivo.

   Qui si riscontra sovrapproduzione di capitale: è stato prodotto (nel ciclo precedete) più valore di quanto ne possa essere impiegato.

   Questo ragionamento ci aiuta a capire perché in un certo momento dello sviluppo capitalistico del secondo dopoguerra (e precisamente dalla metà degli anni ’70) è divenuto impossibile per i capitali più concentrati (quelli con una massa enorme di macchinari in rapporto ai lavoratori impiegati), investire ulteriormente ricavando un tasso di profitto superiore a quello ottenuto precedentemente con un capitale minore.

   Di conseguenza, da un lato è stato avviato un poderoso processo di trasferimento delle lavorazioni in paesi a minore industrializzazione nell’intento di alzare il profitto; dall’alto lato, una parte dell’enorme massa di capitali prodotto in circa 30 anni di sviluppo capitalistico (ovvero di sfruttamento operaio) non ha potuto trovare impieghi remunerativi adeguati, nel ciclo produttivo, per gli appetiti capitalisti ed ha cominciato, ad “agitarsi” girovagando in tutto il globo in cerca delle occasioni migliori: fossero le materie prime o gli interessi sui prestiti a breve termine o i differenziali tra i cambi delle valute.

   Cerchiamo di vedere uno degli aspetti della crisi attuale, quello inerente al capitale finanziario-

   Partiamo dal fatto che il capitale finanziario non è la causa o la forza motrice della crisi. Il gonfiamento (l’accrescimento rapido, tumultuoso e illimitato) del capitale finanziario è un effetto, una delle manifestazioni della crisi, come lo è la sovrapproduzione di merci e la sovrappopolazione.

   Il capitale finanziario è una categoria tipica della fase imperialista. Lenin ha mostrato il ruolo dirigente, in questa fase del capitalismo, campo economico del capitale finanziario.

   Con questo, non bisogna esagerare il ruolo delle banche[7] nell’economia, Lenin non parlò mai di soggezione del capitale industriale al capitale bancario, bensì di fusione di queste due forme di capitale che egli denominò appunto capitale finanziario.

   Marx dice a proposito: “Quando la produzione capitalista si sviluppa pienamente e diventa il modo di produzione fondamentale, il capitale usuraio si sottomette al capitale industriale e il capitale commerciale diventa un modo di essere del capitale industriale, una forma derivata dal suo processo di circolazione. Ma proprio per questo, entrambi devono arrendersi e assoggettarsi preventivamente al capitale industriale” (K. Marx, Teorie del plusvalore, Tomo II°).

   Per Marx è la banca che s’indebolisce se perde i suoi legami con l’industria e il commercio. Il capitale può funzionare solo simultaneamente come capitale produttivo, capitale-merci e capitale-denaro. Ma in questa formula trinitaria è il capitale produttivo che svolge il ruolo più importante poiché può funzionare autonomamente, mentre gli altri costituiscono ciò che Marx chiama “capitale inattivo”.

   Certi equivoci nascono dal fatto che per “finanza” il cosiddetto senso comune intende fondamentalmente la speculazione borsistica. La definizione di Lenin è come si è visto più ampia e lungimirante: infatti, se si approfondisce l’analisi dei bilanci delle grandi imprese che nominalmente fanno parte del settore manifatturiero, si scopre che il peso delle attività finanziarie è ancora maggiore di quello che dicono le statistiche. Il capitale produttivo, degli stabilimenti FIAT, è determinato non solo dalle partecipazioni azionarie della FIAT detenute dalle varie “finanziarie” del gruppo e del denaro in prestito delle banche, ma anche dalle azioni del gruppo FIAT detenute dalle banche, tutto ciò determina la formazione di un unico capitale finanziario. I fondi pensioni degli USA, per esempio, detengono azioni e obbligazioni di grosse imprese, speculano sui cambi e sui tassi di interesse, hanno quote investite in immobili: la speculazione, la produzione materiale e immateriale, il capitale bancario, la rendita immobiliare, il capitale produttivo di interesse, tendono a fondersi, a presentarsi come singoli aspetti di un gigantesco meccanismo di valorizzazione su scala mondiale. Secondo lo studio della società di consulenza InterSecResearch, le azioni possedute da queste strutture su scala mondiale nel 1998 arrivavano a 11 miliardi di dollari. Il 10% circa dei portafogli dei fondi pensione statunitensi sono investiti fuori dagli USA, e sono diventati o protagonisti di primo piano delle fusioni e delle acquisizioni nel mondo. La General Motor, pur essendo una delle più grandi imprese del settore automobilistico del mondo, in realtà è un agglomerato in cui gli assetti finanziari costituiscono l’80% del suo bilancio aggregato, il discorso vale per le imprese come Ford e Chrysler.

   RIPRENDIAMO IL DISCORSO SU CRISI E SPECULAZIONE

   Con il crollo del 1987 il sistema economico cade vittima dell’estrema instabilità dei rapporti che si era venuta a creare. Ma a differenza del 1929, dove le classi dominanti strinsero i cordoni del credito e assettarono così una mazzata finale, il sistema aveva creato nel frattempo delle “cinture protettive”, che permise di circoscrivere i danni e isolare i settori colpiti da tutti impedendo la propagazione dei fenomeni. Queste forme di gestione collettiva dell’economia per gestire la crisi, che già Marx ne parlava nei Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica (Grundrisse). Il capitolo del denaro. (Opere complete Vol. 29), nascono dal fatto che la fase imperialista del capitalismo è caratterizzata dal contrasto tra la proprietà privata delle forze produttive con il loro carattere collettivo,[8] per questo motivo diventa un’esigenza da parte della borghesia creare in continuazione forme di gestione collettiva che costituissero una mediazione di questo contrasto, che cerchino di porre in qualche misura dei freni agli effetti più devastanti del fatto che i rapporti di produzione capitalisti sopravvivono. Queste forme di gestione collettiva sono: le società per azioni, le associazioni di capitalisti, i cartelli internazionali di settore, le banche centrali, le banche internazionali, i sistemi monetari internazionali, i sistemi monetari fiduciari, le politiche statali, gli enti economici pubblici, i contratti collettivi di lavoro, i sistemi assicurativi generali, i regolamenti pubblici dei rapporti economici, gli enti sopranazionali, il capitalismo monopolistico di Stato.

   Ma permanendo lo stato di crisi, il capitale speculativo si ingigantisce, ha come unica strada per cercare di evitare esplosioni ancora più violente la deregulation finanziaria, vale a dire lo smantellamento di queste cinture preventiva.[9]

   In tutti i paesi imperialisti, grazie anche al profondo declino del Movimento Comunista Internazionale determinato dalla prevalenza del revisionismo (ossia della politica borghese in seno al Movimento Comunista),[10] si adottarono tre misure nel campo delle politiche economiche e cercare di frenare il percorso della crisi.

   La prima fu quella di sottrarre le banche centrali e in generale il sistema bancario (che facendo credito crea nuovo denaro) dall’autorità dei governi i quali almeno in qualche misura, rispondevano del loro operato ai partiti di massa che a loro volta dovevano tenere conto del loro elettorato popolare (che magari anche in maniera indiretta, nei momenti di radicalizzazione della lotta di classe, poteva essere influenzato in senso classista se non addirittura rivoluzionario, pensiamo a un’associazione di lavoratori cattolici come le ACLI che nel 1969 sotto l’ influsso dell’autunno caldo nel 1969 rompe il collateralismo con la DC e l’anno dopo parla di “ipotesi socialista” guadagnando la sconfessione del Vaticano). La direzione delle banche centrali, del sistema bancario e più in generale del sistema monetario (le istituzioni che producono denaro, quelle che amministrano la circolazione fissando i criteri della concessione del credito e i tassi di interesse, le regole e le abitudini che presiedono alle relazioni tra loro) vennero affidate a uomini di fiducia della Borghesia Imperialista i sedicenti “tecnici” (come se la loro gestione fosse dettata da leggi di natura, indipendenti dagli interessi delle persone e classi coinvolte).

   Nel nostro paese la separazione tra la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro fu conclusa nel febbraio 1981 dal governo Forlani (nella persona del Ministro del Tesoro Nino Andreatta un tecnocrate della Borghesia Imperialista esponente della cosiddetta “sinistra democristiana”) e dall’allora Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi. Essi alla chetichella e del tutto illegalmente misero in vigore una decisione politica dalle implicazioni enormi ed eversiva anche della Costituzione del 1948.[11]  Con questa decisione lo Stato non poteva più decidere quanta moneta la Banca d’Italia doveva creare perché lo Stato potesse far fronte ai suoi compiti in sede politica. Per far fronte a essi da allora lo Stato avrebbe dovuto far ricorso al mercato finanziario. Avrebbe cioè dovuto emettere e vendere titoli finanziari con cui chiedere in prestito alla “comunità internazionale” dei banchieri, delle società finanziarie, dei fondi di investimento, i soldi che eccedevano le sue entrate: cioè dei servizi pubblici, dei profitti delle imprese pubbliche, delle rendite dei beni demaniali.

   In questo modo la “comunità finanziaria” otteneva quattro vantaggi.

  1. Creava un campo proficuo di investimento per i suoi capitali che, stante la sovrapproduzione assoluta di capitale in corso nell’economia reale, aveva difficoltà a investire altrimenti. Era come si diceva prima l’epoca delle furiose pressioni del sistema imperialista mondiale sul “campo socialista” e sui paesi neocoloniali,[12]  perché si indebitassero.
  2. Creava un buon pretesto per premere, con la virtuosa motivazione di reperire denaro per la Pubblica Amministrazione, a favore delle privatizzazioni del settore pubblico dell’economia e dei servizi pubblici che in questo modo diventano un altro campo di investimento del capitale. Privatizzazione che infatti in Italia partì alla grande sotto l’alta direzione di Romano Prodi all’epoca presidente dell’IRI (mentre il debito pubblico, anziché diminuire per i proventi delle privatizzazioni, continuava ad aumentare a gran velocità).
  3. Allentava la pressione fiscale, mentre la spesa pubblica aumentava per le prestazioni crescenti che la “politica” (intesa come partiti, correnti, consorterie varie, lobbie di interessi, logge massoniche come la P2) imponeva alla Pubblica Amministrazione. Una delle varie per far fronte alle maggiori spese per la Pubblica Amministrazione era l’aumento delle imposte, delle tasse e dei contributi, ed era sempre viva la pressione per farli pagare, come d’altronde indica la Costituzione (e questo non solo in Italia, ma per effetto della prima ondata della Rivoluzione Proletaria Mondiale cominciata con la rivoluzione di ottobre del 1917 in Russia e sbocciata nel secondo dopoguerra con la costituzione di un campo socialista, principi analoghi alla Costituzione italiana erano iscritti nelle Costituzioni e nelle legislazioni di tutti i pesi retti a democrazia borghese) “ad ogni cittadino i proporzione al suo reddito”, con evidente danno per i capitalisti, il clero e le rispettive associazioni e attività economiche.
  4. Poneva le premesse per la riduzione della spesa pubblica, cioè per contrastare con maggior argomenti le richieste che il movimento proletario e popolare di crescenti prestazioni della Pubblica Amministrazione per dare attuazione effettiva ai diritti (istruzione, igiene, sanità, pensioni, servizi vari ecc.) che dovevano essere universali stando alla coscienza che la solidarietà sociale che la prima ondata della Rivoluzione Proletaria Mondiale aveva diffuso. Occorre ricordare che in tutti i paesi imperialisti dopo la Seconda guerra mondiale, Borghesia Imperialista, attraverso i revisionisti moderni ha corrotto il Movimento Comunista trasformandolo da un movimento rivoluzionario in un movimento puramente rivendicativo nell’ambito della società capitalista. Per la Borghesia fu certamente un decisivo vantaggio politico, che però comportò un prezzo elevato da un punto di vista economico.

   In sostanza, con la sottrazione del sistema bancario e monetario all’autorità del governo, in ogni paese imperialista i governi e in generale le autorità della Pubblica Amministrazione nazionale e locale divennero clienti del sistema finanziario. Per finanziare la spesa pubblica eccedente, le loro entrate, emettevano titoli di debito pubblico che vendevano alle banche e tramite queste al pubblico, privatizzando imprese e servizi pubblici e vendendo beni demaniali. Tutte queste privatizzazioni erano campi di investimento per i capitalisti.

   Nel nostro paese è dal 1981 che il debito pubblico ha preso a gonfiarsi stabilmente e rapidamente: non perché lo Stato ha fornito più servizi pubblici, ma perché ha dovuto far fronte alla vecchia spesa e pagare gli interessi sui titoli del debito pubblico e le commissioni alle banche e alle altre istituzioni finanziarie che li vendevano al pubblico. Per lo stesso motivo tutte le misure “per ridurre il debito pubblico e il deficit di bilancio annuale dello Stato” si sono tradotte in miseria crescente per le masse popolari, in taglio dei servizi, in ridistribuzione del  reddito a favore dei ricchi ecc., ma il debito pubblico ha continuato a crescere: nel maggio 2011 il debito pubblico italiano era quasi di 1.900 miliardi di Euro, e dopo la “cura da cavallo” operata dal governo Monti è salito a quasi 2.050 miliardi di Euro.

   La seconda misura fu l’abolizione delle leggi e dei regolamenti e la restrizione dell’autorità dei governi a proposito della circolazione internazionale delle merci e dei capitali di investimento (i cosiddetti investimenti diretti): i capitali usati per aprire nuove aziende o comperare aziende esistenti, (quindi non semplici partecipazioni azionarie al capitale, che rientrano nel capitale finanziario, ma le aziende stesse). Le potenze maggiori imposero agli altri paesi, pena sanzioni e altri trattamenti e condizioni “di minor favore” per il credito e il commercio accordi e patti del tipo World Trade Organisation (WTO) fino al Transatlantc Trade and Investement Partnership tra UE e USA. Questi accordi permettevano ai capitalisti di impiantare imprese nei paesi che preferivano e di esportare dove loro conveniva, limitando o abolendo le interferenze dei governi locali. A questo scopo fu creato e rafforzato un sistema di leggi e di corti a giurisdizione internazionale.

   La terza misura fu l’abolizione delle leggi e dei regolamenti che limitavano la creazione di titoli finanziari e la loro circolazione internazionale e che in ogni paese le sottomettevano ad autorizzazioni dei rispettivi governi. Con misure varie veniva facilitata la collocazione delle aziende in Borsa, gli aumenti di capitali da parte delle aziende (l’emissione di nuove azioni e obbligazioni), la creazione di titoli finanziari di nuovo tipo, in particolare di tipo speculativo (relativi a derrate alimentari, a minerali, a quotazioni di titoli già in circolazione), l’acquisto e la vendita di titoli “allo scoperto” (cioè di titoli che il venditore non possiede ma che si impegna a consegnare alla scadenza fissata), l’emissione di titoli che assicuravano titoli già circolanti (titoli derivati),  ecc. I titoli finanziari di tipo speculativo drenano i risparmi del ceto medio (commercianti, artigiani, impiegati di livello superiore, tecnici ecc.), e dei lavoratori dipendenti (liquidazioni, pensioni, ecc.) arricchiscono alcuni capitalisti finanziari a danno di altri (coinvolgendo in questa ripartizione l’economia reale dato che il capitale delle aziende che producono beni e servizi è costituito in tutto o in parte da titoli finanziari e che spesso lo stesso capitalista è sia produttore di beni e servizi sia capitalista finanziario e i tracolli finanziari si riversano quindi sulle aziende). Nacque allora quella che Tremonti quando era ministro di Berlusconi declamava come “finanza creativa”. Simili titoli potevano essere comperati, venduti e quotati nelle Borse di vari paesi connesse in rete: ovviamente Wall Street (New York), la City di Londra, Francoforte e Parigi facevano la parte del leone. I paradisi fiscali fiorirono come mai prima. Le nuove tecniche bancarie e di comunicazione principalmente derivanti dall’informatica davano un efficace supporto dall’informatica davano un efficace supporto alle nuove libertà dei capitalisti.

   Attraverso le tre misure illustrate, passo dopo passo cresceva la massa del capitale finanziario e le istituzioni finanziarie risucchiavano denaro dall’economia reale che è principalmente industriale, commerciale e monetarie (attività svolte sempre dentro le leggi che muovono l’economia capitalista): quindi esposta al risucchio[13]  e aprivano ai capitali terreni più ampi d’investimento (sia nel campo dell’economia reale che in quello finanziario) nei singoli paesi e nel mondo. L’economia finanziaria offriva uno sbocco allo sbocco alla sovrapproduzione di capitale che manifestava nell’economia reale assorbendo da questa capitale che restando nell’economia reale avrebbe esasperato la concorrenza, la sovrapproduzione di merci, il consumismo, le rivendicazioni salariali e normative e altri fenomeni che l’avrebbero sconvolta. Nello stesso l’economia finanziaria alimentava l’economia reale con iniziative speculative (speculazione sulle materie prime con connesse nuove esplorazioni, sulle derrate alimentari, sulle grandi opere ecc.) e bolle di vario genere (bolle nel settore immobiliare, bolle nell’innovazione informatica, bolle nel commercio, ecc.). Come si diceva prima, in ogni azienda capitalista di un certo rilievo, il settore finanziario diventava parte indispensabile e rilevante del funzionamento aziendale.

   Lo sviluppo su grande scala del capitale finanziario evitò che la crisi strutturale del capitalismo precipitasse già negli anni ’80 e ’90. L’acuirsi della crisi nell’economia reale capitalista avrebbe, su scala maggiore di quanto avvenga oggi, alimentato la lotta della classe operaia e delle masse popolari in genere.

   Ma sul piano dell’economia reale capitalista, della struttura della società borghese che era ammalata di sovrapproduzione di capitale, lo sviluppo su grande scala del capitale finanziario fu un rimedio efficace, come sarebbe un rimedio efficace alla fatiscenza di un edificio, nei cui muri del piano terra  si formano delle crepe e nelle cui fondamenta ci sono cedimenti (la crisi strutturale), costruire piani superiori e via via spostarsi a vivere in questi: prima o poi ti troverai travolto in una rovina ancora più disastrosa (quella che si è messa in moto nel 2008).

   La terza forma che viene evidenziata dagli autori è quella che viene definita la “guerra terrorista”, che ha assunto un volto moderno rispetto a quello tradizionale: “Ciò che realmente scatena il terrore nel cuore della gente è l’incontro di terroristi con vari tipi di nuove tecnologie avanzate che potrebbero trasformarsi in nuove tecnologie. Abbiamo già un’idea di ciò che può riservarci il futuro, un’idea che sicuramente può destare preoccupazione”.      Negli anni duemila gli americani, tramite le monarchie del Golfo, hanno sostenuto surrettiziamente le varie organizzazioni terroristiche da Al-Qaeda ad ISIS, anche in modo palese in Siria durante le vittoriose delle forze russe e siriane.

   Un’altra forma di guerra non militare assolutamente da segnalare, soprattutto per il largo utilizzo è “guerra dei mezzi di comunicazione (manipolare ciò che la gente vede e sente per orientare l’opinione pubblica)”.

   Teniamo conto che la verità è la prima vittima della guerra. Nel 1990 una quindicenne è un dato di fatto. Nel 1990 una quindicenne di nome Nayirah parlò al Congresso degli USA durante la crisi irachena. La ragazzina raccontò che i soldati iracheni, una volta occupato il Kuwait, andarono all’ospedale e tolsero i neonati dalle incubatrici lasciandoli morire di freddo sul pavimento gelido. Il New Times ha poi rivelato che Nayirah era figlia dell’ambasciatore del Kuwait a Washington e la sua falsa testimonianza era stata scritta da due dipendenti della società di consulenza Hill&Knowlton. L’interpretazione di Nayirah fu la scintilla che permise l’attacco all’Iraq.

   Il 1992 fu il turno della Jugoslavia, l’accusa è quella di pulizia etnica, vennero mostrati campi di concentramento dei serbi, ma in realtà si trattava di luoghi in cui i prigionieri mussulmani erano ammassati per essere scambiati con i prigionieri serbi. La conseguenza furono quattro anni di una guerra atroce tra mussulmani, serbi e croati.

   Nel 1993 in Somalia la cosiddetta “missione di Pace e aiuto alla popolazione” che ufficialmente doveva mettere ordine tra le milizie somale, si trasformò in una sanguinosa guerra civile. Fu in questo clima di granfi tensioni che si verificarono gli episodi agghiaccianti che verranno riportati su Panorama solo nel 1997: torture con elettrodi, stupri di gruppi con uso di bombe, pestaggi di donne e bambini.[14]

  Nel 1999 la macchina bellica si riaccese nella ex Jugoslavia. Questa volta i Serbi furono accusati di commettere un genocidio verso gli albanesi del Kossovo. Ma come venne in seguito ammesso dal portavoce della NATO, Jamie Shea, si trattò di un’invenzione, nel frattempo Milosevic era diventato il “macellaio dei Balcani”. Migliaia furono le vittime dei bombardamenti umanitari, ma la pulizia etnica c’era stata davvero: quella dei serbi in Kossovo e ad attuarla fu l’UCK, un esercito di kossovari sostenuto dalla NATO.

   Dopo l’11 settembre 2001 il presidente americano George Bush annunciò al mondo la sua dichiarazione di guerra al “terrorismo”. Il suo obiettivo era Osama Bin Laden, uno sceicco saudita con cui la sua famiglia aveva anche commerciato. Fu ripetuto anche senza prove concrete, che fosse il responsabile degli attentati alle Torre Gemelle e che i talebani lo nascondessero in Afghanistan. Il 2 maggio del 2011 durante un intervento di forze speciali denominato Operation Neptune Spear, Bin Laden fu ucciso e il suo corpo gettato in mare.

   Nel 2003 George Bush decise di terminare ciò che suo padre aveva cominciato dodici anni prima in Iraq. Un decennio in cui l’embargo contro l’Iraq causò la morte di circa mezzo milione di bambini, un’ecatombe.

   Il pretesto per intervenire fu che il presidente iracheno Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa. La seconda Guerra del Golfo si può riassumere con questa frase: fu attaccato un paese accusato di possedere armi di distruzione di massa che non c’erano, mentre accadde in realtà che furono gli aggressori USA a usarle, come accadde nella carneficina di Falluja dall’8 al 16 novembre 2004.

  Nel 2011 fu la volta della Libia. Il colonello Gheddafi all’improvviso sembrò che avesse perso il senno e cominciato a sterminare i manifestanti, “la sua stessa gente”. Fu inventata la storia, veicolata pure da Hillary Clinton che il colonello avesse distribuito il suo esercito del Viagra per far violentare più agevolmente le donne dei ribelli. Fu detto altresì che avesse fatto bombardare i manifestanti addirittura con aerei di guerra. In realtà era l’ennesima fake news, infatti, come poi emerse, si trattava di un cimitero i cui cadaveri furono esumati per far credere che fossero uccisi.

   Sempre nel 2011 si aprì un nuovo fronte, quello siriano. Anche in questo caso Bashar al Assad fu all’improvviso derubricato da “esempio di laicità”, come l’aveva definito qualche mese prima il presidente Giorgio Napolitano in visita a Damasco, e riqualificato come feroce dittatore. Anche Assad fu accusato di uccidere i manifestanti, utilizzare armi chimiche contro i civili e non volere la democrazia. L’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano non è mai stato provato, mentre le diplomazie occidentali non hanno mai contestato l’uso di agenti chimici da parte dei cosiddetti “ribelli” in decine di occasioni, durante il conflitto.

   Nel 2014 fu la volta dell’Ucraina. In questo caso il presidente ucraino Janukovich era “colpevole” di non volere gli accordi di associazione all’UE.  Il copione è pressoché uguale a quello andato in scena dal 2000 in poi con le cosiddette “rivoluzioni colorate”. fu data poca rilevanza il fatto che l’UE avesse appoggiato l’ascesa di gruppi neonazisti.

   In tutti questi casi, a volte senza nemmeno troppa originalità, sono fake news le scintille che hanno scatenato conflitti in realtà pianificati da anni. Menzogne ben orchestrate e veicolate dall’efficiente fabbrica del consenso capace di mobilitare popoli, governi e parlamenti per ottenere il consenso necessario per attaccare uno stato sovrano.

   Ogni guerra è stata anticipata da sanzioni che hanno sempre colpito i popoli. Alle sanzioni si sono affiancati alle cosiddette “opposizioni democratiche”, che sovente hanno palesato intransigenza al dialogo limitandosi a chiedere al “dittatore” di turno di cedere a loro il potere. Alcune volte questo ha funzionato provocando la caduta del governo, in altri casi si è scatenata una guerra civile e in altri casi ancora a intervenire sono stati direttamente coloro che in nome della “democrazia” dicono di salvare il popolo bombardando anche ospedali e scuole. Il copione è sempre lo stesso e sarebbe giunto il tempo di porre fine a questa terza guerra mondiale combattuta a pezzi.

   La Guerra del Golfo è stata determinante per i think tank americani nello sviluppare il concetto di guerre allargate usando armi non militari. Il seguente passaggio al libro scritto dal generale Fabio Mini chiarisce questo concetto: “Dopo la Guerra del Golfo la revisione della strategia Usa e la ristrutturazione (contrazione e ammodernamento) è stata svolta esclusivamente in campo Usa. Gli Usa hanno teorizzato e avviato la guerra dell’informazione, gli esempi di primi hackeraggi sono Usa. La crisi asiatica è stata avviata dagli Usa e dagli speculatori americani: tutto questo è documentato e scritto dagli stessi americani, a partire dai loro Presidenti. E quello che ufficialmente gli americani non possono dire lo lasciano intendere: operazioni speciali, guerra psicologica, impiego di armi biologiche e chimiche e, non ultimo, il terrorismo sono mezzi usati dagli americani quando hanno voluto intervenire in maniera non convenzionale nei vari angoli del mondo dall’Iraq all’Afghanistan e così via. Ciò che non si può dire ufficialmente non si può scrivere nel corso del testo e allora lo si scrive nelle note. E così nelle note a piè capitolo si legge che Bin Laden ha costruito le caserme per gli americani in Arabia Saudita. Per gli stessi commentatori tutto questo è oltraggioso”. Nel corso dei primi vent’anni del XXI secolo abbiamo avuto esempi di guerra informatica, di guerra finanziaria, (l’azione di speculatori come Soros, l’attacco fatale alle economie delle cosiddette “Tigri asiatiche” di inizio 2000), di guerra batteriologica come AIDS, Evola, SARS. Ma questi concetti non sono ancora sufficienti per descrivere cosa sia potenzialmente l’epidemia del Covid 19, espressione evoluta di una guerra non militare. Ecco come i due ufficiali cinesi descrivono una campagna di guerra vincente del XXI° secolo: “Basandoci su questa linea non c’è che da agitare il caleidoscopio della somma per essere in grado di combinare un’inesauribile varietà di metodi operativi. Ad esempio: non militari guerra finanziaria, guerra commerciale; trans-militari guerra diplomatica, guerra network; militari guerra atomica, guerra convenzionale, guerra biochimica, guerra ecologica, guerra spaziale, guerra elettronica, guerra di guerriglia, guerra terroristica, guerra virtuale (di deterrenza), guerra ideologica. Ciascuno di questi metodi operativi può combinarsi con tutti gli altri e formare un metodo del tutto nuovo”. Se si meditasse bene, prendendo come spunto questo libro, la tesi ufficiale dell’epidemia frutto di trasformazione virali naturali, totalmente casuali e generate in uno sperduto mercatino del pesce, oppure in una misteriosa interazione con pipistrelli geneticamente trasformati sa veramente di favola per gonzi.

fronte cinese

   Se si accettasse la tesi propugnata da La guerra senza limiti la storia del Covid 19 bisognerebbe vederla come una campagna costituita da varie tipologie di guerre combinate: biologica, finanziaria, comunicativa, sociale e politica. Per quanto si può capire questa campagna è costituita da tre fronti. Il primo è quello cinese. È accertato che il Covid-19 ha avuto la sua prima manifestazione temporale a Wuhan alla fine di dicembre del 2019. Tre sono le coincidenza che ci devono far riflettere: la presenza di un laboratorio per malattie virali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un luogo dove i cinesi devono accettare la presenza di occidentali senza poter imporre particolari controlli, rendendo più agevole l’azione di manipolazione in laboratorio, di ingressi oppure di uscite virali; l’esplosione contagio in corrispondenza del capodanno cinese, l’unico momento dell’anno dove i cinesi si spostano a milioni nel paese, la posizione geografica di Wuhan, esattamente nel centro della Cina e tra i principali nodi ferroviari del paese. Difficilmente il caso poteva scegliere un luogo ed un momento più adatti per una rovinosa propagazione del virus in tutta la Cina, avendo una platea potenziale di 1.3 miliardi di persone da infettare. Lo scopo dell’attacco americano è evidente: la concorrenza economica con la Cina. Non bisogna scordarsi che gli USA hanno messo la Cina nel mirino, accusandola di competere in modo sleale nel mercato   globale (prodotti a basso costo, senza tutela per i lavoratori e per l’ambiente).[15] Bisogna avere la faccia di palta dimenticando che fu proprio la frazione dominante della Borghesia Imperialista (ovvero l’élite del capitalismo occidentale) ad affidare al Sud-Est Asiatico il ruolo di “manifattura del pianeta”.

   Negli anni ’90 e nei primi anni del nuovo secolo il capitale in eccesso ha trovato principalmente sfogo nella cosiddetta “globalizzazione” o meglio nella mondializzazione del modo di produzione capitalistico (formazione di un unico sistema capitalista mondiale, esteso a tutti i paesi, che è andato ben oltre la fase della internazionalizzazione del MPC – anni ’70 – in cui ai paesi semicoloniali si sono aggiunti i paesi ex “socialisti” o che ancora si definiscono tali come la Cina, nel ruolo di fornitura di materie prime e semilavorati e di produzione di manufatti a bassi salari e senza alti costi relativi alla sicurezza ed alla protezione dell’inquinamento) nelle fusioni e aggregazioni che crearono grandi imprese produttive mondiali[16] nell’ulteriore sviluppo della finanziarizzazione e della speculazione.

   Questo processo di accumulazione capitalista (e del relativo allargamento del proletariato) ha avuto un carattere mondiale, diseguale e combinato. Alcuni paesi ne restavano fuori, o a lato, come se fossero elementi a sé stanti e non invece parte integrante di un tutto unico, di un’unica divisione del lavoro in via di una formidabile ristrutturazione, che vedeva l’ascesa delle piccole tigri asiatiche,[17] della Cina e di altri paesi emergenti, l’enorme ampliamento del mercato del lavoro planetario, le trasformazioni in corso in campo tecnologico, produttivo, organizzativo come risposta del capitale globale (quello vecchio e quello nuovo) alla propria crisi.

    Il rilancio produttivo dell’ultimo trentennio (stentato in Occidente, poderoso, in larga parte dell’Asia) è stato trainato dalla formazione di un mercato internazionale dei capitali sempre più integrato e deregolamentato dei grandi stati. 

   Dall’avvio di questa nuova fase – l’ultima del capitalismo, quella della mondializzazione del MPC, gli investimenti diretti verso l’estero sono passati dai 58 miliardi di dollari del 1982 agli 1.833 miliardi di dollari del 2007, 500 dei quali nei paesi “in via di sviluppo” (140 nella sola Cina inclusa Hong Cong).

   I tassi di crescita sono stati: + 23,6% nel periodo 1996-1990, + 22,1% nel periodo 1991-1995, + 39,9% nel periodo 1996-2000 e nel 2006 + 47,2%, questo gigantesco afflusso di capitali ha creato come si diceva prima una mondializzazione industriale.

   Con un forte aumento dei reparti produttivi collocati in Asia, in America Latina.

   Nel periodo tra il 1982 e il 2007 i dipendenti delle filiali all’estero delle multinazionali sono balzati d 21 milioni e mezzo e 81 milioni e 615.000.

   Tutto ciò ha portato, per quanto riguarda la collocazione del proletariato industriale mondiale, che, nel 2008 la grande maggioranza degli operai addetti all’industria è al di fuori degli Stati Uniti, dell’Europa e del Giappone.

   Nella sola Cina vi sono attualmente 100 milioni di lavoratori dell’industria, 50 milioni di addetti all’edilizia, 6 milioni di minatori, 20-25 milioni di lavoratori dei trasportatori. Dal 1996 al 2006 la totalità della crescita occupazionale industriale mondiale si è realizzata fuori dai paesi OCSE.

   Nei primi 5 anni del XXI secolo Brasile, Cina, Russia e India hanno creato 22 milioni di nuovi posti di lavoro l’anno complessivamente 110 milioni (molti dei quali nell’industria). Questi addetti all’industria lavorano in media 9-10 ore al giorno, se non di più. La grande maggioranza di loro riceve paghe, nettamente inferiori alla media mondiale dei salari industriali degli anni ’70. Questa tendenza di fondo è in atto anche per i lavoratori dei paesi imperialisti, statunitensi in testa, che sempre in questo periodo hanno visto venire meno le garanzie occupazionali e il salario ridotto sempre più all’osso.

   Questa fase della cosiddetta “globalizzazione” è stata caratterizzata da una riduzione del costo medio della forza-lavoro su scala mondiale, realizzata in misura non secondaria con l’immissione massiccia di forza-lavoro femminile, e, insieme per l’effetto di una forte crescita della produttività del lavoro, specie nei paesi di nuova industrializzazione. Con una formula sintetica si può dire: la massa degli operai (e anche dei tecnici) dell’industria di oggi lavora a orari di fine Ottocento (o che comunque si stanno allungando di continuo), con salari da inizio Novecento e una produttività dà era informatica, o quasi. Questo rilancio capitalistico si è avvalso, infatti, sia dell’estensione della meccanizzazione e della robotizzazione dei processi produttivi alle imprese produttive dei nuovi continenti, che di una nuova rivoluzione tecnica informatica e digitale capace di abbattere i costi di una serie di operazioni amministrative delle aziende, dalla contabilità agli acquisti, dagli inventari alla gestione dei subappalti, dalle comunicazioni esterne a quelle interne. Per non parlare, poi, di quanto si sono ridotti, grazie alle nuove tecnologie, i costi della circolazione delle merci di una circolazione delle merci fattasi quanto mai veloce, e quelli direttamente quanto mai veloce, e quelli direttamente al processo di produzione.

   Oggi che la leadership USA è in crisi, gli Stati Uniti si “ricordano” che la Cina non è “democratica”.

   C’è da ricordarsi che Pechino detiene una fetta rilevante del mostruoso debito estero statunitense[18]. Comodo, oggi, per il debitore insolvente, dichiarare guerra proprio alla Cina, che è il creditore. SI può dire che tra Cina e USA è in atto una guerra fatta con diversi strumenti: dai dazi ai virus. Tuttavia, la sensazione è che gli americani si aspettassero la risposta efficace da parte della Cina in questi mesi, quasi che l’attacco a Wuhan fosse un frutto di un compromesso all’interno dell’establishment USA che permettesse di aprire i due successivi fronti: l’Europa e gli Stati Unisti stessi.

    In effetti se si desse retta alla narrazione mediatica degli ultimi anni li individuerebbe come ideologi e ispiratori di fronti contrapposti, sovranisti contro globalisti, qualificandoli come irriducibili nemici. Tuttavia, Steve Bannon e George Soros sono e restano connazionali, pensano e agisce con categorie politiche e ideologiche di matrice statunitense e hanno oltre Atlantico il centro propulsore delle loro mosse. Non stupisce, dunque, vederli ora dichiararsi in maniera congiunta preoccupati dall’ascesa della Cina e intenti ad avvertire i paesi europei della minaccia di un forte legame commerciale e politico con Pechino. L’89enne finanziere di origini ungheresi e il 66enne ideologo sovranista hanno espresso con chiarezza le loro posizioni parlando con due quotidiani italiani. Soros, intervistato da Repubblica, ha attaccato la Cina di Xi Jinping unendo un’analisi tipica del suo sostegno all’ideologia dei diritti umani a una considerazione “geopolitica”: “Xi Jinping è un dittatore, che ha consolidato un regime basato su principi totalmente opposti a quelli dell’Unione Europea ma questo non è ancora ben chiaro ai paesi della Ue, né agli ambienti industriali, specialmente in Germania, che vedono la Cina come un partner economico, senza rendersi conto che fare dipendere le nostre infrastrutture dalla tecnologia cinese ci espone a ricatti e condizionamenti”.[19]

   Bannon, invece, ha parlato al Corriere della Sera che, contattandolo per parlare della riapertura della sua scuola politica alla Certosa di Trisulti, ha avuto modo di confrontarsi con lui sulla sua visione del contesto globale: Bannon definisce la sfida dell’Occidente “giudaico-cristiano” alla Cina la battaglia per il “dominio del mondo”. Si nota come in Bannon ritornino i toni apocalittici e millenaristi che lo avevano reso noto in passato nel corso della sua carriera come stratega delle forze populiste e sovraniste del Vecchio Continente. Bannon ne ha anche per quelli che sono da lui ritenuti i principali ostacoli alla sua strategia anticinese nella penisola italiana. Da un lato il Movimento Cinque Stelle, “che hanno ceduto al Partito comunista cinese, a una dittatura totalitaria”,[20] dall’altro il Vaticano, definito “pozzo nero di corruzione, incompetenza e dissolutezza”. Pochi casi più della presente convergenza sulla Cina aiutano a capire quanto la presunta incompatibilità tra Soros e Bannon sia una narrazione strumentale: i due rappresentano le principali manifestazioni della proiezione oltre Atlantico degli interessi strategici dell’imperialismo Usa.

   Soros, da un lato, protagonista già a partire dagli anni Ottanta di assidue campagne di finanziamento volte a erodere il terreno a quello che era il blocco socialista dell’Est Europa, è portavoce e capofila dell’ala liberal-progressista del mondo a stelle e strisce. Un’ala, con relativi apparati, gruppi d’influenza e cordate politiche, favorevole a difendere lo status quo e la narrazione della globalizzazione capitalista, in quanto estremamente favorevole al mantenimento della supremazia e della centralità dell’imperialismo USA nel mondo. Capace di portare avanti un’agenda ideologica (in cui l’apertura delle frontiere al libero commercio e alla libera circolazione dei capitali sono molto spesso sottovalutate rispetto al più visibile sostegno alla libera circolazione degli uomini) che ha preso piede soprattutto nella sinistra europea in cerca di punti di riferimento e l’avvio della globalizzazione. Bannon, invece, rilancia in tono “sovranista” la narrazione che aveva già animato l’azione degli Stati Uniti ai tempi dell’egemonia dei gruppi neoconservatori nell’epoca di George W. Bush.

   Dunque: occidentalismo spinto, esaltazione del legame con alleati come Israele contro un mondo, quello islamico, ritenuto compatto nella sua incompatibilità con l’Occidente; critica formale alla globalizzazione in nome del primato dell’interesse americano (il famoso “America First” di Trump) senza la sostanziale volontà di stravolgere la governance mondiale; rilancio delle culture wars contro la presunta egemonia dell’ideologia del “politicamente corretto”; sdoganamento dell’ideologia economica neoliberista. Soros e Bannon rappresentano dunque due diverse anime della Borghesia Imperialista USA, in certi momenti estremamente duri nel loro confronto e nella loro dialettica (la fase attuale non fa eccezione), ma concordi sul nocciolo duro dell’interesse nazionale statunitense, ovvero il mantenimento del controllo geopolitico sull’Europa e la lotta contro qualsiasi forma di potere esterno capace di sfidare l’egemonia americana nel mondo.

FRONTE EUROPEO

   Come premessa indispensabile bisogna in sintesi a soffermarsi sui rapporti tra USA e paesi dell’Europa Occidentale in questo secondo dopoguerra.

   L’integrazione europea è stata favorita dal fatto che nel secondo dopoguerra gli USA hanno assicurato la persistenza del dominio delle classi borghesi nella parte occidentale dell’Europa, in Giappone e in buone parte delle colonie. In alcuni di questi paesi lo Stato borghese era completamente dissolto a seguito della guerra (tipica la situazione della Germania); negli altri paesi gli Stati borghesi erano fortemente indeboliti e prossimi al collasso. Di conseguenza, le borghesie dei paesi continentali dell’Europa Occidentale (e quella del Giappone) non ebbero di meglio che accettare l’autorità degli USA per ristabilire il loro dominio in campo economico e politico. La borghesia USA aiutò la borghesia dei singoli paesi a ricostruire i propri Stati. Difficilmente avrebbe potuto fare diversamente, cioè diversamente, ovvero di assumere direttamente e semplicemente la parte occidentale dell’Europa, poiché in questi paesi c’erano dei forti movimenti popolari guidati dai comunisti (che erano forti dell’appoggio dell’URSS) e sia per l’opposizione delle borghesie inglesi e francesi. Gli USA posero dei forti limiti alla sovranità di alcuni stati europei come quello tedesco, italiano, greco e anche alla sovranità degli della borghesia britannica assicurandosi vari strumenti di controllo della loro attività e di intervento in essa.

   Nei quarant’anni successivi i contrasti tra questi Stati e gli USA non hanno avuto un ruolo rilevante nello sviluppo del movimento economico e politico, con l’eccezione delle tensioni con la Francia e la Gran Bretagna in occasione della crisi di Suez (1956) e delle tensioni con la Francia durante la lotta di liberazione nazionale dell’Algeria (1954-1962). Neppure i contrasti di questi Stati fra di loro hanno avuto un ruolo rilevante: quando vi sono stati tensioni serie, come i contrasti che vi furono fra Grecia e Turchia, il controllo degli USA su entrambe le parti è stato efficace.

   In sostanza, finché gli affari sono andati bene, finché l’accumulazione del capitale si è sviluppato del capitale si è sviluppata felicemente (ed è ciò che è stato fino alla metà degli anni ’70) non si sono sviluppate contraddizioni antagoniste tra gli Stati imperialisti, né potevano svilupparsi se è vero che esse sono la trasposizione in campo politico di contrasti antagonisti tra gruppi di capitalisti in campo economico.

  Il secondo fronte si è aperto nella pianura lombarda e se si fosse voluto attaccare l’Europa, nessun luogo migliore avrebbe potuto essere scelto dal caso. Lo Stato italiano è notoriamente inefficiente, fortemente burocratizzato e minato nella propria scarsa capacità di agire da un debito pubblico elevatissimo, da una pletora di enti e regolamenti spesso inutili ed in contraddizione tra loro. Ma un ulteriore colpo da maestro lo si è avuto facendo deflagrare il virus nella regione traino dell’economia nazionale, e di seguito nelle altre regioni del Nord Italia, raggiungendo contemporaneamente tre obiettivi: mettere in ginocchio il comparto manifatturiero sostenitore del PIL italiano, cioè far chiudere le aziende che hanno garantito alla bilancia commerciale del 2019 il record storico di 53 miliardi (dati ISTAT). La forte interconnessione delle regioni del nord con il resto dell’Europa, è stato sicuramente un fattore determinante a far propagare il virus fuori dai confini dell’Italia. La diffusione del virus ha dato un ulteriore colpo alla credibilità del ceto politico italiano. Ceto che ha sempre avuto in genere a livello internazionale uno scarso credito. Molto probabilmente, tale discredito è uno degli elementi che ha indotto gli altri governi europei a sottovalutare quanto stava accadendo in Italia, anche a causa della totale inattendibilità delle rilevazioni ufficiali dei contagiati e dei morti. A livello europeo c’è stato un micidiale cocktail di errori, atti contradditori, informazioni fasulle.

   Si è avuta una progressiva sospensione di tutti i trattati fondamentali che uniscono i paesi della U.E.: il trattato di libera circolazione delle persone, Schengen è stato parzialmente disattivato, anche il Patto di stabilità è stato sospeso. Queste due interruzioni possono essere il preludio della crisi definitiva del terzo e fondamentale patto quello che unisce i paesi creditori e paesi debitori: l’euro. Nel mese di marzo è andato di scena lo scontro tra creditori e debitori sul Coronavirus. Nell’assoluta necessità di Roma di avere soldi (e possibilmente non pagare pegno) e nella certezza che il governo Conte non poteva abbandonare questa linea, data la fortissima influenza che gli USA esercitano sull’intero panorama politico italiano, gli strateghi di Washington hanno contato di portare l’euro al suo collasso.  Tuttavia, in aprile qualcosa di rilevante è accaduto. Mentre Confindustria stimava un calo del PIL dell’8%,  nel secondo trimestre del Def approvato dal governo prospettava nel 2020 un aumento vertiginoso tra deficit e PIL al 155, e l’agenzia di rating Fitch declassava l’Italia BBB-, cioè appena un gradino sopra a livello di spazzatura, ed il governatore della Banca Centrale Europea Cristine Lagarde già il 12 marzo dichiarava “non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per affrontare questi problemi”, tutto era pronto per dare in pasto l’Italia alla speculazione internazionale, anticamente della fine dell’euro. Evidentemente qualcuno ha ricordato alla Lagarde di non essere più al guinzaglio degli USA, quando era a capo del Fondo Monetario Internazionale, ma di rispondere ai nuovi padroni, ovvero le borghesie francesi e tedesche. Perciò nel mese di aprile, come scrive il Sole 24Ore: “ben 29,6 dei 38,5 miliardi di euro di titoli raccolti sul mercato attraverso l’Assett Purchase Programme (APP) sono stati destinati dall’Eurotower ai titoli di Stato, ma ancora più importante, almeno agli occhi nostri, sono i 10, i miliardi impiegati per Btp”. Nonostante il parere contrario della Corte costituzionale tedesca, la BCE ha continuato il massiccio acquisto di titoli italiani anche nel mese di maggio, salvando così l’Italia dal collasso della sua finanza pubblica.

FRONTE STATUNITENSE

   Grazie al Covid 19 è stata attuata una grandiosa operazione finanziaria da parte del governo USA. I rami del parlamento a stelle e strisce votato il 27 marzo 2010, pacchetto di aiuti da 2.200 miliardi di dollari, uno dei più grandi della storia americana, per soccorrere aziende e individui.

   Questo forte intervento pubblico dimostra che è errato sostenere (come fanno i riformisti vecchi e nuovi) che l’attività economica complessiva è stata abbandonata alla libera iniziativa di tanti singoli individui. Al contrario la sua direzione è stata sempre più concentrata nelle mani di un ristretto numero di capitalisti e di loro commessi. In secondo luogo, con la mondializzazione del Modo di Produzione Capitalista e, il passaggio del capitale finanziario a ruolo guida del processo economico capitalista, la cosiddetta “globalizzazione”, la finanziarizzazione, la speculazione ha permesso alla borghesia, come si diceva prima, di ritardare il collasso dell’economia. Con l’estorsione del plusvalore estorto ai lavoratori o con le plusvalenze delle compravendite di titoli, i capitalisti hanno soddisfatto il loro bisogno di valorizzarsi il loro capitale e accumulare e accumulare. I bassi salari dei proletari (in tutti i paesi imperialisti compresi gli USA il monte salari è stato una percentuale decrescente del PIL) sono stati in una certa misura compensati dal credito: grazie a ciò il potere di acquisto della popolazione è stato tenuto elevato milioni di famiglie si sono indebitate, le imprese sono riuscite  a vendere le merci prodotte e hanno investito tenendo alta la domanda di merci anche per questa via.

   Si è trattato di un’autentica esplosione del credito al consumo attraverso l’uso generalizzato del pagamento a rate per ogni tipo di merce, delle carte di credito a rimborso generalizzato, nel proliferare come funghi di finanziarie che nei canali televisivi offrivano credito facile (persino anche a chi ha avuto problemi di pagamento!). Questo fenomeno si è diffuso dagli USA a tutti i paesi occidentali, dove in paesi come l’Italia (dove tradizionalmente le famiglie hanno sempre teso al risparmio), l’indebitamento delle famiglie occidentali è salito in pochi anni, in Spagna è salito al 120% del reddito mensile e in Gran Bretagna è arrivato a essere riconosciuto come una patologia sociale.

   Ma nonostante la droga creditizia messa in atto, il collasso delle attività produttrici di merci non è stata evitata e a causa della bolla immobiliare dei prestiti ipotecari USA e del crollo del prezzo dei titoli finanziari, si restringe il credito.

   Bisogna considerare, inoltre, che la massiccia profusione di credito introdusse numerosi squilibri nel sistema poiché l’aumento del credito concesso non era accompagnato dalla crescita dei depositi liquidi atti a fronteggiare eventuali fallimenti dei debitori. Il problema nasce dal fatto è che questo sistema poggia sulla continua rivalutazione delle attività finanziarie, cui all’origine sta il rientro dei debiti contratti e a valle la fruibilità dei prestiti fiduciari tra le istituzioni di credito. Poiché le passività tendono a essere molto più liquide delle attività (è più facile pagare un debito che riscuoterlo), l’assottigliamento dei depositi significa che in corrispondenza di una svalutazione degli assetti finanziari che intacchi la fiducia, le banche diventano particolarmente esposte al rischio d’insolvenza.

   Le chiavi attorno a cui ruotò l’intero meccanismo furono essenzialmente quattro:

  1. I Veicoli d’Investimento Strutturato (Siv). Si presentano come una sorta di entità virtuali designate a condurre fuori bilancio le passività bancarie, cartorizzarle e rivenderle. Per costruire una Siv, la “banca madre” acquista una quota consistente di obbligazioni garantite da mutui ipotecari, chiamati Morgtgagebaked Securities (Mbs). La Siv, nel frattempo creata dalla banca, emette titoli a debito a breve termine detti assett-backed commercial paper – il cui tasso di interesse è agganciato al tasso di interesse interbancario (LIBORrate) – che servivano per acquistare le obbligazioni rischiose dalla “banca madre”, cartorizzarle nella forma di collateralizet debt obligation (Cdo) e rivenderle ad altre istituzioni bancarie, oppure a investitori come fondi pensione o hedge fund. Per assicurare gli investitori circa la propria solvibilità, la banca madre attiva una linea di credito che dovrebbe garantire circa la solvibilità nel caso in cui la Siv venga a mancare della liquidità necessaria a onorare le proprie obbligazioni alla scadenza. Quando nell’estate del 2007, la curva dei rendimenti – ossia la relazione che i rendimenti dei titoli con maturità diverse alle rispettive maturità – s’invertirà e i tassi di interesse a lungo termine diventeranno più bassi di quelli interbancari a breve termine, la strategia di contrarre prestiti a breve termine (pagando bassi tassi di interesse) si rivelerà un boomerang per le banche madri, costrette ad accollarsi le perdite delle Siv.
  2. Colleteralized Debt Obligation (Cdo).  La cartolarizzazione è una tecnica finanziaria che utilizza i flussi di cassa generati da un portafoglio di attività finanziarie per pagare le cedole e rimborsare e rimborsare il capitale di titoli di debito, come obbligazioni a medio – lungo termine, oppure carta commerciale a breve termine. Il prodotto cartoralizzato divenuto popolare con lo scoppio della crisi è il Cdo ossia un titolo contenente garanzie sul debito sottostante. Esso ha conosciuto una forte espansione dal 2002 al 2003, quando i bassi tassi di interesse hanno spinto gli investitori ad acquistare questi prodotti che offrivano la promessa di rendimenti ben più elevati.
  3. Agenzie di rating. Sono società che esprimono un giudizio di merito, attribuendone un voto (rating), sia sull’emittente, sia sul titolo stesso. Queste agenzie non hanno alcuna responsabilità sulla bontà del punteggio diffuso. Se il titolo fosse sopravalutato, le agenzie non sarebbero soggette ad alcuna sanzione materiale, ma vedrebbero minata la loro “reputazione”. Tuttavia, data la natura monopolista dell’ambiente dove operano, anche se tutte le agenzie sopravalutassero i giudizi, nessuna sarebbe penalizzata.
  4. Leva finanziaria. Essa è il rapporto fra il titolo dei debiti di un’impresa e il valore della stessa impresa sul mercato. Questa pratica è utilizzata dagli speculatori e consiste nel prendere a prestito capitali con i quali acquistare titoli che saranno venduti una volta rivalutati. Dato il basso costo del denaro, dal 2003 società finanziarie di tutti i tipi sono in grado di prelevare denaro a prestito (a breve termine) per investirlo a lungo termine, generando profitti. Per quanto riguarda la bolla, l’inflazione dei prezzi immobiliari sta alla base della continua rivalutazione dei titoli cartolarizzati che ha spinto le banche a indebitarsi pesantemente per acquistare Cdo, lucrando sulla differenza tra i tassi della commercial papers emessi dalle Siv e i guadagni ottenuti, derivanti dall’avvenuto apprezzamento dei Cdo. In realtà, si è giunto al cosiddetto “effetto Ponzi” in cui la continua rivalutazione dei Cdo non era basata sui flussi di reddito sottostante, ma su pura assunzione che il prezzo del titolo sarebbe continuato ad aumentare.

   Questa bolla non è certamente esplosa per caso.

   La New Economy, ha visto forti investimenti in nuove tecnologie informatiche (TIC): ma alla fine i forti incrementi di produttività non hanno compensato i costi della crescita dell’intensità del capitale, e quindi la sostituzione del capitale al lavoro.[21]

   L’indebitamento delle famiglie come si diceva prima, era stato favorito dal basso costo del denaro che favorì una crescita dei processi di centralizzazione, dell’indebitamento delle imprese e appunto delle famiglie, della finanziarizzazione dell’economia e di attrazione degli investimenti dall’estero. Ne conseguì un boom d’investimenti nel settore delle società di nuove tecnologie infotelematiche, in particolare sulle giovani imprese legate a Internet; con la conseguente crescita fittizia della New Economy che alimentò gli ordini di computer, server, software, di cui molte imprese del settore manifatturiero erano forti utilizzatrici e le imprese produttrici di beni d’investimento in TIC avevano visto esplodere i loro profitti e accrescere i loro investimenti. Ma, a causa degli alti costi fissi e dei prezzi tirati verso il basso dalla facilità di entrata di nuove imprese nel settore della New Economy, queste ultime accumularono nuove perdite e quando cercavano di farsi rifinanziare (avendo molte di queste società forti perdite) la somma legge del profitto che regola l’economia capitalistica indusse i vari finanziatori a stringere i cordoni della borsa in quanto avevano preso atto della sopravvalutazione al loro riguardo e le più fragili videro presto cadere attività e valore borsistico. Si sgonfiò così il boom degli investimenti in TIC.

   Dopo la fine della New Economy nel 2001 le autorità U.S.A. favorirono l’accesso facile al credito a milioni d’individui, in particolare per l’acquisto di case come abitazione principale o come seconda casa. Tra il gennaio 2001 e il giugno 2003 la Banca Centrale USA (FED) ridusse il tasso di sconto dal 6,5% al 1%. Su questa base le banche concedevano prestiti per costruire o acquistare case con ipoteca sulle case (senza bisogno di disporre già di una certa somma né di avere un reddito a garanzia del credito). I tassi di interesse calanti garantivano la crescita del prezzo delle case. Ad esempio, chi investiva denaro comprando case da affittare, il prezzo delle case era conveniente finché la rata da pagare per il prestito contratto per comprarle restava inferiore all’affitto. Il prezzo cui era possibile vendere le case quindi saliva man mano che diminuiva il tasso d’interesse praticato dalla FED. La crescita del prezzo corrente delle case non copriva le ipoteche, ma consentiva di coprire nuovi prestiti. Il potere d’acquisto della popolazione USA era così gonfiato con l’indebitamento delle case.

   Ma quando la FED, per far fronte al declino dell’imperialismo U.S.A. nel sistema finanziario mondiale (l’euro sta contrastando l’egemonia del dollaro, poiché molti paesi, per i loro scambi e i processi di regolamentazione delle partite correnti tra merci cominciano a preferire l’euro) nel 2007 riporta il tasso di sconto al 5,2% fa scoppiare la bolla nel settore edilizio USA e causa il collasso delle banche che avevano investito facendo prestiti ipotecari di cui i beneficiari non pagavano più le rate. Questo a sua volta ha causato il collasso delle istituzioni finanziarie che avevano investito in titoli derivati dai prestiti ipotecari che nessuna comprava più, perché gli alti interessi promessi non potevano più arrivare. Tutto questo, alla fine, provocò il collasso del credito, la riduzione della liquidità e del potere di acquisto.  Diminuzione degli investimenti e del consumo determinano il collasso delle attività produttrici di merci.

   Se si guarda il percorso storico della crisi, dagli anni ’80, si nota che le attività produttrici stavano in piedi grazie a investimenti e consumi determinati dalle attività finanziarie. Quando queste collassano anche le attività produttrici crollano.

   Le autorità pubbliche di uno stato borghese, per rilanciare l’attività economica, le uniche cose che possono fare rimanendo dentro l’ambito delle compatibilità del sistema, sono:

  1. Finanziare con pubblico denaro le imprese capitaliste.
  2. Sostenere (sempre con pubblico denaro) il potere d’acquisto dei potenziali clienti delle imprese.
  3. Appaltare a imprese capitalistiche lavori pubblici.

   Per far fronte a questi interventi, le autorità chiedono denaro a prestito, proprio nel momento in cui le banche non solo non danno prestiti ma sono anche loro alla ricerca di denaro perché ognuna di esse possiede titoli che non riesce a vendere. Infatti, chiedono denaro per non fallire e per non negare il denaro depositato sui conti correnti presso di loro. Si sta creando un processo per cui le banche centrali fanno crediti a interesse zero o quasi alle banche per non farle fallire, le stesse banche che dovrebbero fare prestiti allo Stato. Essendo a corto di liquidità lo fanno solo con alti interessi e pingui commissioni. Lo Stato così s’indebita sempre di più verso banche e istituzioni finanziarie, cioè verso i capitalisti che ne sono proprietari.

   Finché c’è fiducia che lo Stato possa mantenere i suoi impegni di pagare gli interessi e restituire i debiti, i titoli di debito pubblico diventano l’unico investimento finanziario sicuro per una crescente massa di denaro che così è disinvestita da altri settori.

   Per far fronte alla crisi ogni Stato cerca di chiudere le proprie frontiere alle imprese straniere e forzare altri Stati ad aprire a loro. Quindi tutti i mezzi di pressione sono messi in opera. La competizione fra Stati e il protezionismo dilaga, come dilaga nazionalismo, fondamentalismo religioso, xenofobia, populismo, insomma tutte le ideologie che in mancanza di un’alternativa anticapitalista si diffondono tra i lavoratori e che sono usate dalle classi dominanti per ricompattare il paese (bisogno di creare un senso comune, di superare le divisioni politiche – qui in Italia in questo quadro bisogna vedere il superamento della divisione tra fascismo/antifascismo).

   Ma i problemi non sono sorti all’alba del XXI secolo ma dalla metà degli anni ’70 comincia la crisi. E da questo momento che la lotta da parte degli Stati Uniti per la difesa dell’ordine internazionale (quello che certa pubblicistica ha spacciato per “nuovo ordine internazionale”) si mostra alla fine per quello che è effettivamente: lotta per difendere gli interessi dei capitalisti USA e delle condizioni che favorivano la stabilità politica all’interno degli USA, cioè del dominio di classe sulla popolazione americana.

Questo obiettivo lo raggiunge anche a scapito degli affari della borghesia degli altri paesi, diventando quindi un fattore d’instabilità politica.

   Né i capitalisti operanti in altri paesi possono concorrere a determinare la volontà dello Stato USA al pari dei loro concorrenti americani:

  1. Benché vi sia una discreta ressa di esponenti della borghesia imperialista di altri paesi a installarsi negli USA, a inserirsi nel mondo economico e politico USA: pensiamo solamente ai defunti Onassis e Sindona;
  2. Benché molti gruppi capitalisti di altri paesi organizzino correntemente gruppi pressione (lobbies)[22]   per orientare l’attività dello Stato federale USA e partecipano, di fatto, attivamente a determinare l’orientamento.

   Come si diceva prima man  mano che le difficoltà dell’accumulazione di capitale, c’è il tentativo da parte di una frazione della borghesia imperialista mondiale di imporre un’unica disciplina a tutta la borghesia imperialista cercando di costruire attorno allo Stato USA il proprio Stato sovranazionale. Questo tentativo è favorito dal fatto che negli anni trascorsi dopo la Seconda guerra mondiale imperialista, si è formato un vasto strato di borghesia imperialista internazionale, legata alle multinazionali, con uno strato di personale dirigente cresciuto al suo servizio.

   Già sono stati collaudati numerosi organismi sovrastali (monetari, finanziari, commerciali), che sono, come si diceva in precedenza, un tentativo di gestione collettiva che deve mediare il contrasto tra la proprietà privata delle forze produttive con il loro carattere collettivo. Attraverso questi organismi uno strato di borghesia imperialista internazionale tenta di esercitare una vasta egemonia.

   Parimenti si è formato un personale politico, militare e culturale borghese internazionale. Di conseguenza ci sono le basi materiali per il formarsi di un unico Stato, ma la realizzazione di un processo del genere, quando la crisi economica avanza e si aggrava, difficilmente si realizzerebbe in maniera pacifica, senza che gli interessi borghesi lesi dal processo si facciano forti di tutte le rivendicazioni e i pregiudizi nazionali e locali.[23]

   Tutto questo è importante, per comprendere le dinamiche che avvengono a livello di politica economica, internazionale e l’inseguire falsi obiettivi, come l’andare a contestare le varie riunioni come il G8 dove si riuniscono i principali briganti imperialisti. In realtà, queste riunioni non sono un embrione di governo mondiale dell’economia, ma sono un mascheramento delle reciproche impotenze dei vari paesi imperialisti a governare la crisi. 

   Quando nel 2009 si riunirono i vari briganti imperialisti a Londra, essi misero sul piatto della bilancia 5.000 miliardi di dollari d’interventi, ma al TG2 della sera del 02.04.2009 Federico Rampini, giornalista di Repubblica, fa notare che questa è solo la somma dei diversi provvedimenti decisi dai singoli governi, senza alcun coordinamento globale, ognuno agisce per contro proprio, non esiste nessuna politica economica mondiale dei vari paesi che partecipano ai vari G. Sintomatico, è quello che avviene nel campo degli ammortizzatori sociali: USA e Canada lasciano scoperti (senza alcuna tutela cioè) il 57% dei lavoratori, che diventano il 93% in Brasile, l’84% in Cina, il 77% in Giappone, il 40% nel Regno Unito, il 18% in Francia e il 13% in Germania (fonte ILO),[24]  come si vede, si va da una copertura quasi totale come in Francia e in Germania a una marginale ò pressoché assente in Cina, Giappone e Brasile.

   Ma è poi vero che i miliardi spesi sono 5000? Proprio nei giorni del G20 di Londra, Il Sole 24 Ore pubblica una mappa analitica e aggiornata degli interventi compiuti dai vari governi dal settembre 2008 al marzo 2009 e la cifra è sconcertante: 22-23 mila miliardi di dollari, contro gli 80 che costò il New Deal e i 500 del costo della seconda guerra mondiale imperialista,[25] la metà di questa cifra o quasi è impegnata solo dal governo USA (amministrazioni Bush e Obama) e larghissima parte di essi, in USA e nel mondo, è destinato alle banche.

   Raffrontando queste cifre risulta che:

  1. La spesa della Seconda guerra mondiale imperialista abbraccia un arco di 6 anni, qui siamo in presenza di 6-7 mesi;
  2. La spesa militare nella Seconda guerra mondiale imperialista rilanciò l’economia USA, infatti, nel 1941 il PIL era di poco superiore al 1929 e s’impenna negli anni susseguenti raddoppiando quasi mentre nel 1943-44 la percentuale del PIL della spesa militare era pari al 44,6%. Adesso invece si spende molto di più ma l’economia non sembra reagire positivamente.

   Che queste cifre non siano arrivate alla stampa “popolare” è evidente: l’enormità della cifra significa che siamo vicini al si salvi chi può.

   Torniamo al pacchetto di aiuti approvato il 27 marzo. È importante vedere il dettaglio di questa operazione. Arriva l’Helicopter Money per 1.200 dollari per ogni americano con un bonus aggiuntivo di 500 dollari a bambino per redditi fino a 75.00 dollari annui: costo preventivato 290 miliardi di dollari. Sussidi per disoccupazione dei lavoratori dipendenti e per lavoratori autonomi fino a 13 mesi contro i 6 mesi attuali per 260 miliardi di dollari. Per aziende con meno di 500 dipendenti sospensione della restituzione dei prestiti per un valore di 377 miliardi. È stato il via a un fondo per sostenere un nuovo programma della Federal Reserve che offre fino a 4.500 miliardi di dollari in prestiti alle imprese che non possono ottenere finanziamenti con altri mezzi. I prestiti sono destinati alle compagnie aeree e alle “attività importanti per il mantenimento della sicurezza nazionale”, come la Boeing. Costo totale: 504 miliardi di dollari. Se le compagnie aeree non fossero in grado di riacquistare azioni o pagare i dividendi il governo degli Stati Uniti potrebbe entrare nelle compagnie azionarie. Costo totale: 32 miliardi di dollari. È prevista poi una pioggia di dollari da parte degli Stati e delle istituzioni locali per un totale di 400 miliardi di dollari. Il pacchetto prevede, quindi un aumento straordinario della spesa pubblica. C’è da chiedersi se tutta questa spesa bilanciata da nuove tasse. Molto probabilmente no. Sono state approvate le seguenti misure: credito d’imposta del 50% per le aziende colpite dal coronavirus per un valore di 67 miliardi di dollari; detrazioni fiscali per interessi e perdite operative pari a 210 miliardi di dollari, possibilità di riscuotere i fondi pensioni anticipatamente per 5 miliardi, ed infine 100 miliardi circa a sostegno delle famiglie americane. Un intervento di finanza pubblica gigantesco ed a totalmente a debito. Un pacchetto che in una situazione normale gli USA non potrebbero assolutamente permettersi. Ma la deflagrazione dell’epidemia di Covid-19 negli USA cambia totalmente lo scenario: la Federal Reserve può stampare a rotta di collo senza timore d’inflazione. Ed allora due sospetti sorgono immediatamente: il primo che dal mio punto di vista è una certezza la situazione finanziaria non era per niente florida (visto il crollo del 2008) se nel giro di una settimana il Congresso ha introdotto 2.200 miliardi destinati in pratica a tutti i settori della società americana; il secondo è chiedersi chi può beneficiare di questo tsunami di dollari se non Wall Street. Potrebbe allora svelarsi un obiettivo strategico degli strateghi USA, Wall Street potrebbe aver concordato con il resto dell’Establishment americano un’azione di guerra non militare sotto forma di campagna virale per porre le necessarie premesse al dissolvimento del debito americano tramite la sua smisurata espansione senza incorrere in una svalutazione stile Weimar. Per ottenere un obiettivo che sembra violare ogni legge economica (della politica economica borghese ovviamente) occorrono gli elementi che ho cercato di illustrare: una pandemia globale, un primo colpo preventivo di copertura sferrato all’euro, in qualità di una potenziale alternativa monetaria al dollaro ormai ultrainflazionato; un numero elevatissimo di morti da ottenere negli USA (102.798 al 31 maggio), per giustificare il carattere emergenziale dell’espansione senza limiti del debito nazionale.

   C’è un obiettivo importante che il sistema imperialista nel suo insieme (ovvero la Borghesia Imperialista che la frazione dominante della borghesia nei paesi imperialisti) ha ottenuto grazie al Covid-19: la sospensione delle regole.

   Durante gli ultimi mesi dei mandati presidenziali c’è veramente da raccomandare a tutti i santi, perché gli Stati Uniti tradizionalmente sferrano i colpi più pesanti. Ma un’operazione di questa levatura si era mai vista. Del resto, molti osservatori hanno constato che stiamo patendo gli effetti di una guerra tradizionale senza che una volta venga sparato. Ce lo hanno spiegato i due autori di Guerra senza limiti che stiamo assistendo ad una guerra non militare nell’era atomica. Queste cose le sanno chi negli Stati Uniti ha organizzato una campagna (magari all’insaputa di Trump), enorme e sofisticata, con uno stile da bostoniani di scuola britannica. L’idea era in gestazione da alcuni anni visto che Bill Gates ne parlava pubblicamente già nel 2015.[26] Quando poi si decise di procedere, il 18 ottobre 2019 la John Hopkins Center for Health Security con il World Economic Forum e la Fondazione Bill & Melinda Gates hanno presentato a New York l’Event 201 Pandemic Exercise, un’anticipazione di quanto sarebbe accaduto qualche mese dopo. Quindi doveva sapere, sapeva. Non è da escludere che Pechino sapeva vista la prontissima reazione; come non è da escludere che anche da Mosca sapevano vista la sua sostanziale immunità al contagio in Russia almeno fino al mese di maggio, non mi meraviglierei che il Vaticano sapeva.

   In ogni caso il sistema un risultato strategico lo ha raggiunto. La sospensione delle regole: siano esse economiche (quelle dentro l’ortodossia della economia politica borghese), dei diritti costituzionalmente garantiti, dei rapporti fra Stati, dei “casus belli” in ogni momento attivabili. Negli USA questa sospensione è visibile maggiormente che altrove. Il Congresso ha promosso un allargamento del proprio debito senza che nessun sottoscrittore si facesse avanti che non fosse la Federal Reserve; la Casa Bianca sta alzando il livello di scontro con la Cina sulla soglia del conflitto militare; è aumentata  l’oppressione violenta sui proletari e sottoproletari (in particolare afroamericani), che nella strategia dell’Establishment deve pagare silenziosamente in termine di morti e disoccupazione, è sotto gli occhi di tutti a seguito delle ribellione degli afroamericani dopo i fatti di Minneapolis. Ed in questo scenario di sospensione delle regole tutto diventa possibile: negli USA, in Europa ed in Italia, si è avuto la famigerata operazione prendi 6,5 miliardi e scappa a firma John Elkann.



[1] Si tratta, generalmente, di formule e di racconti incentrati sul viaggio notturno del Dio sole (nelle sue diverse manifestazioni) e della sua lotta con le forze del male (tra cui il serpente Apopi) che tentano, nottetempo, di fermarlo per non farlo risorgere al mattino. http://digilander.libero.it/fab655/Il%20libro%20dei%20morti%20degli%20antichi%20egizi.pdf

[2] https://disinformazione.it/2020/03/23/la-piu-grande-psyops-mai-realizzata/

[3] https://www.startmag.it/innovazione/ecco-i-progetti-hi-tech-di-bill-gates-anti-covid-19/

[4] https://disinformazione.it/2020/03/19/dal-covid-19-allid2020-microchip-per-tutti/

[5] Voglio precisare che parlare del libro in oggetto non significa condividere l’impostazione ideologica degli autori.

[6] Nella guerra che nel libro in oggetto, stampato da una casa editrice reazionaria (del Friuli Venezia Giulia) legata all’esercito ed alle componenti nere dello Stato trascurate dal ministro della giustizia Togliatti all’indomani della Liberazione, ed anzi, ritornate spesso ai propri ruoli originari dopo pochi mesi od anni, è definita assimetrica;  una lettura del termine rimanda ad una guerra dove da una parte possiede moderne tecnologie e l’altra niente o quasi, l’assimetria consiste nell’uso di diverse tipologie d’armi. Semplificando: militare tradizionale contro guerriglia o militare tradizionale contro diversi tipi di guerra. Un’altra lettura, più “tecnica”, più attenta alla ideologia sottesa degli autori, che sono tutt’altro che coerenti al marxismo-leninismo, è quella che rimanda alla metodologia non convenzionale delle guerre, alla loro estensione alla società, alla vita delle masse anche nelle zone non colpite. Una ideologia “globale” e reazionaria insieme, il “summa” delle nefandezze prodotte dal revisionismo nei paesi socialisti, in perfetta coerenza e concordanza strategica con l’imperialismo capitalista, perché espressione della stessa classe, della stessa borghesia, oramai priva di alcuna natura nazionale: la borghesia imperialista.

[7] Sarebbe come credere che attraverso le banche sia possibile governare l’economia capitalista

crescono le condizioni perché crescano la produttività del lavoro.

[8] Per accrescere la produttività del lavoro dei suoi operai, la borghesia ha dovuto rendere le forze produttive sempre più collettive, cioè tali che la quantità e qualità delle ricchezze prodotte dipende sempre meno dalle capacità personali (la durata del lavoro, la sua intelligenza, la sua forza ecc.). Esse dipendono invece sempre di più dall’insieme organizzato dei lavoratori, dal collettivo nell’ambito del quale l’individuo lavora. Dalla combinazione dei vari collettivi di lavoratori, dal patrimonio scientifico e tecnico che la società impiega nella produzione. In conseguenza il lavoratore isolato può produrre solo se è inserito in un collettivo di produzione (azienda, unità produttiva) ma nello stesso tempo crescono le condizioni perché crescano la produttività del lavoro.

[9] Nel 1999 negli USA è stato abolito il Gloss Steagal Act introdotto da Roosevelt nel 1933 proprio perché, oltre che separare le attività delle banche di affari da quelle commerciali, vietava a queste ultime l’emissione dei titoli di debito garantito dai depositi dei risparmiatori limitando così la produzione incontrollata di capitale fittizio.

[10] In molti paesi imperialisti, c’è il passaggio di diversi partiti “comunisti” (capofila il PCI), dal revisionismo (ossia il parlare della “via graduale e pacifica al socialismo”) all’essere un partito della sinistra borghese (non si parla più di socialismo – che pur senza crederci ed attuare politiche che andassero in questa direzione, si proclamava che rimaneva l’obiettivo,  ma si pongono come obiettivi la “questione morale”, il rilancio della “democrazia”, l’accettazione della NATO ecc.).

[11] Una ricostruzione dell’evento è data da un intervento di Luigi Cavallaro, La congiura dei tecnici – All’origine della crescita del debito pubblico nel nostro paese c’è il divorzio consumato negli anni Ottanta tra Banca d’Italia e governo dell’economia per ripristinare il comando del capitale sulla società – Un percorso di lettura su Il Manifesto di sabato 29 settembre 20012.

[12] Termine corretto per definire la stragrande maggioranza dei paesi che appartengono al cosiddetto “Terzo Mondo”, si tratta delle vecchie colonie che sono diventati paesi politicamente autonomi ma dipendenti da un punto di vista economico.

[13] Oggi in tutti i paesi imperialisti, i beni e i servizi sono prodotti quasi tutti come merci (l’economia di autosufficienza, l’economia solidale ecc. sono fenomeni del tutto marginali) e in larga parte sono prodotti da aziende capitaliste (quantitativamente la produzione di merci fatta da lavoratori autonomi copre una modesta parte benché non trascurabile dell’intera attività produttiva, ma per di più i lavoratori autonomi sono largamente dipendenti autonomi dall’economia  capitalista e dalle pubbliche autorità per gli strumenti, le materie prime, la tecnologia, lo smercio e le regolamentazione).

   Le aziende capitaliste sono a loro volta legate per loro natura al capitale finanziario: indirettamente tramite le imposte, le tasse, i contributi, le tariffe e le regole dettate dalle pubbliche autorità che devono far fronte alla gestione del Debito Pubblico (il “servizio del Debito”) e delle finanze pubbliche (quindi dipendono del capitale finanziario); direttamente tramite il mercato delle proprie azioni e obbligazioni e il sostegno del loro corso, tramite il credito bancario e i relativi interessi, assicurazioni e garanzie, tramite il reperimento di nuovi capitali in borsa, tramite la partecipazione delle aziende e dei loro proprietari al capitalista finanziario (il settore finanziario delle aziende), tramite il cambio della moneta, tramite le commesse e gli appalti e tramite altre relazioni del genere di quelle indicate. Inoltre, l’investimento finanziario fa concorrenza all’investimento produttivo e lo condiziona da mille lati perché entrambi fanno parte alla stessa classe: la borghesia. Quindi una volta che il capitale finanziario ha conquistato il predominio, l’economia reale non è in grado di opporsi efficacemente alle sue pretese.

[14] https://www.ilsuperuovo.it/le-torture-della-folgore-in-somalia-le-dinamiche-del-branco/

[15] https://it.euronews.com/2019/08/06/gli-stati-uniti-accusano-la-cina-di-manipolare-la-valuta  https://www.fasi.biz/it/notizie/novita/4540-solare-industrie-europee-e-americane-accusano-la-cina-di-concorrenza-sleale.html 

http://www.asianews.it/notizie-it/Gli-Usa-accusano-l%E2%80%99agenzia-stampa-Xinhua-di-E2%80%9Cconcorrenza-sleale%E2%80%9D-11040.html

[16] Secondo uno studio della Kpmg Corporate Finance, società di consulenza, ripreso da Le Monde diplomatique del 20.08.1999, nel corso del primo trimestre del 1999, sarebbero state effettuate circa 2500 operazioni di fusioni-acquisizioni per un ammontare di 411 miliardi di dollari di dollari con un rialzo del 68% rispetto al primo trimestre del 1998. 

[17] Le tigri asiatiche sono il nome che è stato attribuito verso la fine degli anni ’90 principalmente a 4 paesi asiatici (Taiwan, Sud Corea, Singapore e Hong Kong) per via del loro ininterrotto sviluppo degli ultimi decenni, anche se questo termine si può riferire alla maggioranza dei mercati in rapida crescita nell’estremo oriente. Il termine Quattro Dragoni è stato spesso usato come sinonimo di tigri asiatiche e si riferisce alle stesse quattro nazioni. Alle quattro economie emergenti maggiori dell’area si sono affiancate le cosiddette tigri minori o piccole tigri ovvero altri quattro stati: Malesia, Indonesia, Tailandia e Filippine.  

[18] La Cina possiede 1.120 miliardi di dollari (pari a circa mille miliardi di euro) di titoli di debito Usa. Sul mercato mondiale dei prestiti americani, la quota della Cina è pari al 7%, mentre l’ex Celeste impero è il primo creditore degli Stati Uniti, davanti al Giappone e rappresenta il 17% del debito sovrano americano detenuto da investitori stranieri.

https://www.italiaoggi.it/news/pechino-ha-1-000-mld-di-bond-usa-2363664

[19] https://www.libreidee.org/2020/06/soros-e-bannon-nemici-per-finta-sono-uniti-contro-la-cina/

[20]                                                                      C.s.

[21] Spinte dalla concorrenza le imprese se non volevano essere spazzate via hanno investito in nuove tecnologie e modernizzato il capitale produttivo, tutto ciò ha causato un aumento fortissimo dei costi.

[22] La più famosa e influente è senza dubbio la lobbie sionista.

[23] Da vedere di Tremonti a Porta a Porta e ad Anno Zero dove parla di “illuminati” che gestiscono la globalizzazione creando guasti. Un’ipotesi è che gli interessi borghesi sacrificabili cominciano a lamentarsi per essere tagliati fuori.

   I video su http://free-italy2.blogspot.com/2011/10/tremonti-ha-parlato-degli-illuminati-in.html  dell’intervento di Tremonti a Porta a Porta e Anno Zero non sono disponibili poiché include contenuti di RAI che sono stati bloccati dallo stesso proprietario me motivi di copyright (guarda)

[24]  B. Ardù, E. GRION, Allarme OCSE.

[25] M. Marzocco, Un salvataggio da 23 mila miliardi, ne Il Sole 24 Ore, 22.03.2009.

[26] https://www.ilriformista.it/la-profezia-di-bill-gates-del-2015-un-virus-uccidera-10-milioni-di-persone-61673/

https://www.corriere.it/tecnologia/20_marzo_15/video-bill-gates-che-sembrava-predire-coronavirus-5-anni-fa-e6c0df12-66e6-11ea-a26c-9a66211caeee.shtml

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/14/coronavirus-bill-gates-a-una-conferenza-nel-2015-un-virus-altamente-contagioso-uccidera-milioni-di-persone/5736746/

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/lallarme-bill-gates-pandemia-letale-almeno-30-milioni-morti-1521265.html

~ di marcos61 su gennaio 31, 2021.

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