GIORDANO BRUNO

 L’intento che mi accingo non è stato di raccontare l’insieme del pensiero Giordano Bruno ma dare degli stimoli per stimolare delle  riflessioni.

   Egli era entrato sui 18 anni nell’ordine domenicano (in quell’occasione cambiò l’originario nome di Filippo con quello di Giordano, che mantenne per tutta la vita), ne uscì nel 1576 perché sospettato di eresia: cominciò così una vita errabonda attraversando l’Europa, continuò questo tipo di vita fino alla morte.

   A Ginevra ebbe un’effimera conversione al calvinismo, ma ben presto, entrò in attrito con le autorità locali, scappò Francia.

   Qui Giordano Bruno pubblicò di mnemotecnica.[1] Da Parigi passò in Inghilterra al seguito dell’ambasciatore francese: fu a Oxford e a Londra, tornato a Parigi, dovette ben presto lasciare la città per un suo attacco pubblico ai peripatetici.[2]

   Andò allora a Wittenberg, Praga, e Francoforte dove stampò la trilogia di poemi latini. Dopo un soggiorno a Zurigo rientrò in Italia, chiamato a Venezia dal patrizio Mocenigo che desidera istruirsi nella mnemotecnica e nelle arti magiche.

 Il Mocenigo però, insoddisfatto del suo insegnamento, lo denunciò per eresia all’Inquisizione. Il Sant’Uffizio ottenne poi il suo trasferimento dove Giordano Bruno rimase in carcere otto anni. Lungamente e più volte interrogato, rifiutò di ritrattare le sue dottrine: fu allora condannato come eretico, e arso vivo in Campo dei Fiori la fermezza dimostrata nel lungo processo romano e l’intrepidezza con cui salì al rogo ne fecero un martire del libero pensiero, e come tale fu variamente celebrato lungo i secoli.

  La filosofia di Giordano Bruno deve essere collocata sullo sfondo di due grandi eventi: la rivoluzione copernicana[3] e la riforma protestante, nel clima di ricerca di orizzonti nuovi e di rottura con la tradizione che a questi eventi si accompagnano. Ciò che fa da filo conduttore nelle pur diverse fasi del pensiero di Giordano Bruno è l’idea dell’infinità del mondo e dell’Universo, della sua unità e animazione, e quindi una cosmologia[4] antitolemaica e antiaristotelica e il rifiuto del dottrinarismo della chiesa e della filosofia scolastica.

   All’universo aristotelico finito e diviso Giordano Bruno oppose la visione di universo infinito e unitario.

   Nel dialogo De gli eroici furori Giordano Bruno esalta il “furioso” cioè il ricercatore eroico della verità, che non obbedisce ad impulsi fuorché a quelli razionali, giungendo a contemplare la natura nei suoi caratteri di unità e infinità e identificandosi con essa. In questa attitudine contemplativa si superano tutte le distinzioni e i numeri, tutti quegli strumenti del conoscere che in realtà inquinano la fonte della vera conoscenza, la quale non è altro che l’intuizione diretta del principio unico dal quale tutte le specie e i numeri si dipartono, la monade.[5] 

   Tale principio divino si manifesta anche nelle virtù civili, di cui Giordano Bruno tesse l’elogio specialmente nello Spaccio de la bestia trionfante: in quest’opera troviamo l’esaltazione del lavoro come attività che assoggettando la materia all’intelligenza, continua nel regno dell’uomo alla natura, la mirabile arte plasmatrice della natura. La religione che Giordano Bruno difende è così una religione puramente razionale o naturale che mira a portare l’uomo alla natura, a metterlo in contatto con i suoi poteri, a divinizzarlo con essa.

    La Massoneria italiana ha sempre rivendicato un legame strettissimo con la figura di Giordano Bruno.

   Emblematica in questo senso è la storica statua di Giordano Bruno a Roma. Una prima statua fu eretta durante la Repubblica Romana nel 1849. Fu distrutta pochi mesi dopo, non appena Pio IX tornò sul soglio pontificio.

   Nel 1885 fu formato un comitato per la costruzione di un monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca: Victor Hugo, Michail Bakunin, e molti altri.

    Ma quello che è stato celebrato più che il pensiero di Giordano Bruno, è il suo rifiuto della sottomissione, l’essere un simbolo luminoso della libertà di pensiero, della volontà dell’uomo a lottare in difesa della libertà.

  Le idee di Giordano Bruno sarebbero arrivate alle logge scozzesi. Secondo lo storico Stevenson David fa anticipare in Scozia l’uso della parola Loggia nel significato massonico attuale; il primo tentativo di un organizzazione nazionale delle logge; la presenza diffusa di massoni non operativi; il progressivo emergere di un terzo grado; la connessione delle Logge con idee filosofiche ed etiche provenienti dal mondo profano.

   Secondo Stevenson già dalla fine del Cinquecento per farsi ammettere in una Loggia venisse richiesta una “prova di memoria e arte della corporazione” e come l’intero insegnamento simbolico-rituale dovesse essere tramandato a memoria, vietandone i regolamenti ogni forma scritta o incisa. Da qui, con la crescita dell’Istituzione dovuta al suo organizzarsi una Gran Loggia, centralizzata, la necessità dell’introduzione e dell’uso di sofisticate tecniche di memoria.

   Si può ipotizzare che chi introdusse l’arte della memoria nella Massoneria scozzese avesse in mente l’opera di Giordano Bruno che come si diceva prima era arrivato in Inghilterra al seguito dell’ambasciatore francese e si fermò in questo paese per due anni.

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[1] La mnemotecnica è l’insieme di regole e metodi adoperati per memorizzare più rapidamente e informazioni difficili.

[2] La scuola peripatetica fu una delle grandi scuole filosofiche greche fondata da Aristotele. I suoi membri erano detti peripatetici.

[3] Col termine rivoluzione copernicana si intende la svolta nella concezione dell’Universo propugnata da Niccolò Copernico, autore della moderna teoria eliocentrica, che pone il Sole al centro del sistema di orbite dei pianeti.

[4] Sarebbe la  speculazione filosofica e teosofica sull’origine e finalità del mondo cosmico

[5] In filosofia, termine usato per la prima volta dai pitagorici per indicare i primi elementi, matematici, dell’universo. Platone chiamò monade. Anche le idee, per designare il loro carattere di unità indipendenti. Nel Rinascimento, il termine tornò in uso con Nicola Cusano e, soprattutto, con Giordano Bruno che con esso indicò le particelle minime, animate, indivisibili, di cui sono costituiti i corpi. In Leibnitz la cui filosofia s’incentra sul concetto della monade. Questa è concepita come una sostanza individuale semplice, ‘atomo’ psichico, principio di attività e di forza appetitiva, percettiva e razionale, che si svolge chiusa in sé stessa, indipendentemente, e tuttavia in armonia, con lo sviluppo delle infinite altre m. create da Dio, ‘m. delle monadi’, all’atto della creazione.

~ di marcos61 su gennaio 7, 2021.

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