I FULMINI COME ARMA?
Un titolo che in apparenza potrebbe essere preso da un film di fantascienza/horror, ma bisogna prendere atto che da tempo le guerre ambientali sono in atto. E non lo dice un complottista ma un generale.
Il Tenente Generale Fabio Mini, non è l’ultimo attivato, ha svolto all’interno dell’esercito italiano incarichi importanti: ha comandato tutti i livelli di unità meccanizzate, dal plotone alla brigata. È stato comandante della Brigata Legnano durante l’operazione Vespri Siciliani, nel 1992 dopo gli attentati a Falcone e Borsellino. E nel 2001 è stato comandante del Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. È membro delle Conferenze Mondiali Pugwash e del Comitato scientifico di Limes. E proprio sul quaderno speciale n. Comitato scientifico di Limes. E proprio su un quaderno speciale sta rivista in un articolo molto eloquente. Perché combattiamo ancora[1] ci informa che la “La lotta istituzionale si deve rivolgere anche in questo campo (parla della propaganda e della disinformazione n.d.a.) e non sarà semplice è indolore” dove il dissenso è equiparato alla spazzatura. Afferma ancora: “i cinquemila di New York non sono morti invano e la guerra al terrorismo in Afghanistan e altrove è giusta e doverosa”.
dissenso è equiparato alla spazzatura. Afferma ancora: “i cinquemila di New York non sono morti invano e la guerra al terrorismo in Afghanistan e altrove è giusta e doverosa”.
Ebbene lo stesso generale in un’intervista rilasciata a Radio Base 48 il 21 febbraio 2008 dice dell’esistenza della guerra ambientale. Già in suo articolo precedente su Limes n. 6 del 2007[2] parla dello stesso argomento. In quest’ultimo documento fa affermazioni molto forti del tipo: “Si tendono a giustificare le emissioni di chi produce ricchezza e si tende a criminalizzare coloro che inquinano per il solo fatto di dover respirare, scaldarsi, cuocersi un piatto di minestra o soltanto tentare di emanciparsi. Molti si chiedono: se non producono ricchezza che respirano a fare? Se assorbono risorse e inquinano per produrre cose che mi fanno concorrenza perché farli continuare?”e
ancora “Il fatto è che oggi più che mai esistono la volontà, la capacità e le tecnologie per “possedere” l’ambiente, per devastarlo o proteggerlo, ma comunque per usarlo ai fini politici ed egemonici”.
Ci informa che sin dagli anni Quaranta un professore australiano, Thomas Leech, preside della facoltà d’ingegneria di Auckland in Nuova Zelanda e assegnato durante la seconda guerra mondiale all’esercito neozelandese, condusse esperimenti per conto degli americani e degli inglesi cercando di provocare onde anomale in corrispondenza di particolari bersagli nel Pacifico. Gli esperimenti rimasero segreti e non si elevarono oltre il livello di minionde di marea nella zona di Whangaparaoa, a nord di Auckland nel periodo 1944-45. Il loro principio si basava sulla detonazione di cariche esplosive sottomarine, ma la “bomba tsunami” di Leech ufficialmente non fu mai resa operativa. È certo che gli americani dopo la guerra proseguirono gli esperimenti dando vita ad un nuovo campo d’applicazione della guerra ed una nuova metodologia dello dando vita ad un nuovo campo d’applicazione della guerra ed una nuova metodologia della guerra ed una nuova metodologia dello studio dei terreni e delle esplorazioni geologiche utilizzando le onde sismiche. Mini dice un’altra notizia interessante: le grandi compagnie petrolifere e minerarie stanno scandagliando il fondo marino e le esplorazioni si avvalgono anche di test sismici provocati da esplosioni controllate. Ma la notizia che dovrebbe fare rabbrividire è che le compagnie americane premono per essere autorizzate ad impiegare minitestate nucleari e ordigni a penetrazione e aggiunge Mini non è detto che non ci siano già riuscite. Mini sottolinea che quando c’è un terremoto lungo la faglia tettonica l’attenzione si sposti sulle compagnie petrolifere che stanno effettuando ricerche e trivellazioni lungo la stessa faglia a distanza di migliaia di chilometri. È’ accaduto per il terremoto Kobe, per quello di Santo Stefano del 2003 a Bam in Iran e per lo tsunami indonesiano.
In questi due ultimi casi c’è da rilevare che si trattano di due aree a maggioranza islamica. È sembrato strano che dopo lo tsunami, l’invio di aiuti americani all’Indonesia che fu sotto forma di una missione militare nella provincia ribelle di Aceh, dove da tempo la Exxon Mobil cerca di avere una base permanente per lo sfruttamento delle considerevoli risorse minerarie e di idrocarburi.
Dunque, le guerre ambientali esistono e dagli ambienti militari.[3] Ma questa storia dell’uso del fulmine come arma da dove proviene?
Tutto prese vita da una lettera inviata alla Central intelligence agency il 21 settembre 1967 da uno scienziato che, probabilmente, era un “senior” meteorologo-ricercatore delle forze armate americane. Quest’ultimo, di proprio pugno, inviò al Deputy for Research “Special Activities” l’idea di una nuova arma basata sulla possibilità di poter armare i fulmini. Come si apprende dal documento, la proposta fu inviata all’attenzione del Capo dell’Air Systems Divisions, il 12 ottobre 1967.[4] Ma, sebbene nessuna evidenza confermi l’adozione di quest’arma, il rapportorivela però che la proposta fu sottoposta all’attenzione di qualcuno.
Come si evince dal file, la Cia ha acconsentito il rilascio pubblico dell’informazione il 9 settembre 2002. La corrispondenza interna al governo intestava il contenuto della missiva con: Idee sulle Scariche di Fulmini e citava testualmente: “Signori, ho descritto alcuni aspetti di un’idea riguardante l’influenza della scarica luminosa per produrre effetti favorevoli ai nostri scopi. Fondamentalmente, l’idea centrale è quella di fornire leader artificiali che causino scariche quando e dove li desideriamo. Questo può essere fatto inserendo fili (conduttori) molto lunghi e sottili in regioni caricate elettricamente per aiutare e guidare il processo di scarica. Da come vedo la situazione, i fili potrebbero avere un diametro di alcune migliaia di pollici e uno o più (diciamo cinque) miglia di lunghezza. Essi potrebbero essere sganciati da aerei o sollevati da razzi per essere inseriti nelle tempeste. Una volta nella regione desiderata, potrebbero essere srotolati da una bobina per mezzo di un paracadute. Questo metodo è possibile perché la scarica principale avverrà attraverso l’aria ionizzata che circonda il filo. A causa dell’altissima conducibilità dell’aria ben ionizzata, anche rispetto ai metalli, il Lighting Bug servirà solo per avviare e dirigere lo scarico e non sarà importante una volta avviato. Pertanto, l’unica limitazione nel suo diametro è la forza richiesta. Anche se si dovesse rompere in alcuni punti, dovrebbe comunque fare il suo lavoro.
Il piano ha diversi vantaggi:
a) È possibile stabilire uno sbarramento relativamente economico.
b) Disenergizzare una tempesta può portare a condizioni meteorologiche migliori ogni qualvolta noi lo riterremmo favorevole per le nostre esigenze.
c) Rimarrebbero poche o alcuna prova di ciò che abbia causato il temporale.
Consiglio un’attenta valutazione e qualche test di volo per determinare la fattibilità di questa idea. Ho preparato una domanda di brevetto per coprire gli aspetti commerciali della moderazione metereologica. Auguro a voi ed alle nostre forze armate un libero utilizzo di questa idea, se si dimostrerà pratica, come penso che sarà”.[5]
La “gestione atmosferica” degli Usa
Riassumendo il concetto, tale proposta era protesa ad offrire un armamento costituito da un sistema di fulmini guidati attraverso un percorso chiamato “passo del leader” che è formato da aria ionizzata. Non appena quest’ultima raggiunge il suolo, creando un circuito, si forma un fulmine, che Forbesindica tra i 300 milioni di Volt a 30mila ampere.
Questo sistema avrebbe consentito alla Cia di poter colpire qualsiasi obiettivo ed assassinare chiunque ed ovunque, lasciando pensare che si fosse trattato di una scarica naturale e casuale, provenuta dal cielo.
Ma in realtà gli Usa, proprio nel 1967, già erano in grado di manipolare gli agenti atmosferici, basti ricordare l’Operazione Popeye che prevedeva l’inseminazione delle nuvole consentendo di allagare obiettivi militari per fini strategici, come avvenne “già” durante il conflitto vietnamita. Inoltre dall’analisi del rapporto Rainmaking-Seasia,si evince, che le tecniche d’immissione già prevedevano l’utilizzo di ioduro d’argento e piombo immesso nell’atmosfera da aerei, sotto il progetto Stormfury.
Infine, al di là di ogni teoria cospirativa, anche in considerazione della Convenzione Enmod, sul divieto delle tecniche di manipolazione dell’ambiente per fini militari o ad ogni altro scopo ostile, resta difficile pensare ad un uso indiscriminato di tale arma da parte degli Usa. Differentemente ciò che rimane chiaro è invece il concetto che, la capacità bellica recentemente rivendicata da alcune super-potenze, era già in uso dagli Stati Uniti più di 50 anni fa.
[1] http://www.kelebekler.com/occ/mini.htm
[2] http://service.users.micso.net/FSI/Downloads/Owning_the_weath
er-Fabio_Mini.pdf
[3] https://www.youtube.com/watch?v=BZ94LKHv-mk
[4] https://it.insideover.com/senza-categoria/quando-la-cia-penso-a-unarma-per-uccidere-con-i-fulmini.html?utm_source=ilGiornale&utm_medium=article&utm_campaign=article_redirect
[5] https://www.cia.gov/library/readingroom/docs/CIA-RDP71B00822R000200150006-5.pdf