I SIGILLI: OVVERO IL LATO OSCURO DI DON VERZE’
La storia dei Sigilli e della loro associazione andrebbe approfondita. Non esiste altrove una grande associazione (oltre 600 milioni di fatturato) governata da quella che tecnicamente è un’Associazione Pubblica di Fedeli regolata dagli articoli 312 e seguenti del Codice di diritto canonico.[1]
I Sigilli sono il primo livello gerarchico del sistema San Raffaele. Per comprendere la struttura di controllo dell’ospedale è meglio partire dall’ultimo anello della catena: la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor. È il proprietario dell’ospedale e delle attività di controllo, comprese quelle (hotel, piantagioni brasiliane, jet, ecc.) tutt’altro che strategiche e fonte di gravi perdite. Sulla Fondazione Monte Tabor si è giocata la partita del salvataggio, del concordato e dell’asta finale. I debiti sono lì dentro e i fornitori sono creditori della Fondazione. La cosa buffa è che la Fondazione “fini di lucro”, secondo il documento costitutivo. Quindi in teoria non poteva operare per guadagnare. Ma, ovviamente, non può essere che abbia “fini di lucro”.
Comunque ormai è a fine corsa. Con i soldi dell’imprenditore della sanità della percentuale (circa tre quarti) dei suoi debiti, liquiderà gli asse residui e chiuderà la sua storia.
Il centro di potere, al piano superiore, è là dove vengono formalmente nominati i membri del consiglio di amministrazione della Fondazione. E cioè l’Amministrazione della Fondazione Monte Tabor, costituita il 5 agosto 1958.
Lo scopo è definito dell’articolo 2 dello statuto: rinnovamento, su basi moderne, del concetto cristiano di malattia, medicina, ospitalità a favore degli anziani e degli infermi. Alla base c’è il mandato evangelico “Andate, insegnante e guarite” (Matteo, X, 8).
Dunque l’ospedale è governato dalla Fondazione i cui vertici sono nominati dall’Associazione Monte Tabor. Quest’ultima ha due categorie di associati: gli ordinari ei dedicati cioè “coloro che dedicano la loro vita in tutti i suoi aspetti, spirituali ed operativi, all’Associazione Monte Tabor, alle sue attività e/o ad altri enti collegati…” (come Raffaele Voltolini, Gianna Zoppei, Laura Ziller e altre dirigenti). Tutti insieme gli associati costituiscono il “Consesso del Dedicati” e hanno una serie di prerogative esclusive nelle nomine. Ma chi conta davvero è il presidente e fin c’è stato don Verzè la carica era a vita.
Nello schema di governance che regge il sistema San Raffaele, l’Associazione Monte Tabor è uno strumento per realizzare gli scopi del vero padrone finale: l’Associazione Sigilli. È iscritta al registro delle persone giuridiche della Prefettura di Verona (provincia di origine di don Verzè, nato sulle colline di Illasi) e il suo statuto è stato approvato dal Vescovo di Venezia il 26 aprile 2003 con numero di protocollo 83/2003.
I soci sono coloro che partecipano all’atto costitutivo dell’Associazione Sigilli e dunque sono stati insigniti del Sigillo “Jesus Deus paties” (Gesù è Dio che patisce) dal fondatore dell’Opera Monte Tabor, don Verzè.
I nuovi soci devono anch’essi essere insigniti del Sigillo ma ci vuole il via libera dell’assemblea degli altri Sigilli. Inutile dire che bilanci e carte contabili sono chiusi a chiave in qualche cassetto, inaccessibili. Sigillati.
A metà degli anni ’90 tra i Sigilli c’erano diversi anche a diversi Memores Domini, i ciellini duri e puri. Poi la densità è diventata pericolosa don Verzè ha varato le “purghe” e per quanto se ne sappia attualmente nessun Memores è anche Sigillo. Tutti insieme i Sigilli, che sono più altro donne, vivono in una bella cascina ristrutturata, dietro la basilica-uffici, un tutt’uno con il San Raffaele.
Alla fine il complicato sistema di potere e controllo per anni si è risolto così: don Verzè decide in quanto presidente dell’Associazione Sigilli (e unico dispensatore del Sigillo Jesus Deus Patiens), in quanto presidente a vita dell’Associazione Monte Tabor, in quanto numero uno plenipotenziario (e senza contradditorio) della Fondazione Monte Tabor.
Il “carro” dei Sigilli è comunque molto ambito all’interno dell’ospedale. Chi riesce a entrare nella cerchia di protezione di qualche Sigillo importante gode di una rendita di potere. Per diversi anni sono state compilate delle liste che andavano sotto la denominazione di Amici dei Sigilli. Erano elenchi di dipendenti, soprattutto ad alto e altissimo livello, che, appunto, venivano catalogati come Amici dei Sigilli. Se ne sono contati 49 per il 2010, molti di più di qualche anno prima: 26 nel 2004, 21 nel 2005, ecc. Non è chiaro che cosa comportasse l’appartenenza alla Lista. Ma il solo fatto che qualcuno ogni anno qualcuno si mettesse lì a compilare l’elenco fa ritenere che una certa importanza dovesse averla. Tra l’altro ci sono file ritrovati nell’archivio di Mario Cal che dopo don Verzè era il manager più alto in grado. Prima di “suicidarsi”[2] Cal fece il back-up della sua banca dati in ufficio e raccolse tutto l’archivio cartaceo in alcuni scatoloni che nascose nella cantina di una villetta a Bernareggio in Brianza. Lì la Finanza andò a sequestrare tutto il materiale.
Dunque i Sigilli sono la casta dirigente che si riconosceva in don Verzè e nei principi originari dell’Opera San Raffaele, invece la spada sulla spalla hanno ricevuto l’investitura del Sigillo Jesus Patiens; invece che in un castello con il ponte levatoio, vivono tutti in una cascina con il cancello elettrico.
Don Verzè, amava circondarsi di piccoli club di fedelissimi. Aveva perfino creato quello che lui stesso chiamava “Cenacolo”. Probabilmente un organo consultivo informale al quale appartenevano alcuni tra i più importanti professionisti (medici, docenti, ricercatori) del complesso ospedaliero. In ogni caso nel Cenacolo molto probabilmente si entrava per cooptazione. E chi apriva o chiudeva la porta era sempre lui: Re Sigillo. Un in cui l’ex ministro della Salute, il raffaelliano Ferruccio Fazio, andò nell0ufficio di don Verzé, si accese una discussione che il sacerdote interruppe ricordando: “…Io che ti ho voluto nel Cenacolo…[3]”. Poi uscendo Fazio si congederà rassicurando: “Don Luigi, se lei decide una cosa a me va bene comunque[4]”.
Ma chi sono in realtà i Sigillati? Potrebbe essere dei fratelli massoni (delle sorelle) del ramo clerico-fascista legati magari al Vaticano o all’Opus Dei che si occupano anche di Sanità privata?
I soldi intorno al San Raffaele sono tanti. Soldi che servono a molti ad alimentare il proprio status, altri sono reinvestiti in Belgio ed in Svizzera.
Per capire maggiormente certe determinate reti che favoriscono i passaggio dei soldi, molto probabilmente a facilmente a fare certi determinati passaggi il rapporto che esisteva tra don Verzè e i servizi segreti (in particolare con il SISMI). Nicolò Pollari direttore del SISMI dal 2001 al 2006 era un personaggio strettamente legato a don Verzè. Pio Pompa stretto collaboratore di Pollari e accusato di aver gestito l’archivio segreto di via Nazionale con dossier riservati su politici, magistrati, giornalisti, imprenditori. Pio Pompa fu pagato anche per consulenze al San Rafaele-
[1] Mario Gerevini e Simona Ravizza, i segreti di don verzè Il Sismi, le banche, i politici. Tutte le confessioni dei potenti, Corriere della Sera, 2012, p. 113.
[2] Metto tra virgolette la parola suicidio poiché ci sono molti dubbi su di esso.
[3] Mario Gerevini e Simona Ravizza, i segreti di don verzè Il Sismi, le banche, i politici. Tutte le confessioni dei potenti, Corriere della Sera, 2012, p. 118
[4] C.s.