PER VIAGGIARE SU MARTE SPUNTA L’IBERNAZIONE

   Il programma di esplorazione di Marte è stato approvato dalla NASA, ma restano molte le criticità da risolvere prima che venga avviato. Il viaggio verso il pianeta rosso richiede una durata di almeno 180 giorni (solo andata) con le attuali tecnologie di propulsione. Come permettere agli astronauti di sostenere un viaggio così lungo? Il nuovo progetto prevede di sfruttare una delle tecniche già adoperate in campo medico: gli astronauti saranno ibernati.

   Tale sonno profondo o torpore terapeutico, sarebbe in grado di ridurre le funzioni metaboliche. Il team sta studiando il modo migliore per farlo: l’idea più quotata al momento potrebbe essere quella dei cuscinetti gel utilizzati nella terapia con ipotermia; un’alternativa potrebbe essere anche l’iniezione di fluidi nel sangue, ma sarebbe preferibile evitare metodi invasivi. Per indurre l’equipaggio marziano alla fase di torpore, verrebbe allora utilizzato un sistema chiamato RhinoChill. Esso abbassa la temperatura corporea di circa un grado ogni ora, introducendo lentamente un refrigerante attraverso il naso.

L’ingegnere aerospaziale Mark Schaffer dello SpaceWorks Enterprises di Atlanta  (Georgia USA) ha presentato il progetto nel corso dell’International Astronomical Congress di Toronto: Ogni anno si dice ‘Andremo su Marte in 20 o 30 anni’  -afferma il ricercatore John Bradford, della SpaceWorks Engineering-. Pensiamo che l’ibernazione affronti uno svariato numero di sfide fondamentali e forse possiamo eliminare alcuni dei requisiti tecnologici in varie aree.[1]

   Tale sonno profondo o torpore terapeutico, sarebbe in grado di ridurre le funzioni metaboliche. Il team sta studiando il modo migliore per farlo: l’idea più quotata al momento potrebbe essere quella dei cuscinetti gel utilizzati nella terapia con ipotermia; un’alternativa potrebbe essere anche l’iniezione di fluidi nel sangue, ma sarebbe preferibile evitare metodi invasivi. Per indurre l’equipaggio marziano alla fase di torpore, verrebbe allora utilizzato un sistema chiamato RhinoChill. Esso abbassa la temperatura corporea di circa un grado ogni ora, introducendo lentamente un refrigerante attraverso il naso.

L’ingegnere aerospaziale Mark Schaffer dello SpaceWorks Enterprises di Atlanta ha presentato il progetto nel corso dell’International Astronomical Congress di Toronto: Il torpore terapeutico è, in teoria, eseguito sin dal 1980 e, dal 2003 in realtà, è stato un punto fermo per i pazienti critici nella cura dei traumi negli ospedali. Esistono protocolli nella maggior parte dei centri medici per indurre l’ipotermia terapeutica sui pazienti, al fine di tenerli in vita sostanzialmente fino a quando non sono in grado di sottoporsi al tipo di trattamento di cui hanno bisogno.[2]

  Finora, i pazienti sono stati sottoposti al torpore terapeutico per un massimo di sette giorni. Ma l’ipotesi di un “letargo indotto” per gli equipaggi di missioni spaziali, accompagnato da un’alimentazione per via endovena, si fa interessante. Questo permetterebbe viaggi nello spazio meno costosi. Le navicelle spaziali, infatti, potrebbero essere più piccole e più leggere in quanto non vi sarebbe più bisogno della cucina o delle attrezzature sportive per le attività di mantenimento degli astronauti. Sarebbe sufficiente un semplice habitat regolato da forza di gravità artificiale necessaria per prevenire la perdita ossea e muscolare. Un ulteriore vantaggio potrebbe essere anche la riduzione dello stress psicologico: gli astronauti, rinchiusi in uno spazio molto piccolo per lunghi mesi, ne sarebbero consapevoli solo al risveglio.

   Il ricercatore Bradford aggiunge che anche lo studio del mondo animale risulta importante per il lavoro del team: Si stanno facendo un sacco di ricerche sugli orsi neri: si ibernano per 5 o 7 mesi e subiscono un’atrofia muscolare veramente ridotta. Stiamo provando a capire come accada. Sono processi del corpo che ingannano i muscoli facendogli credere di essere attivi? Lo stiamo studiando.[3]

   Il ricercatore Bradford aggiunge che anche lo studio del mondo animale risulta importante per il lavoro del team: n conclusione, lo studio dimostra che il volume pressurizzato necessario per un equipaggio ibernato potrebbe essere ridotto di circa cinque volte e la massa di cibo e acqua diminuirebbe di circa tre volte. Utilizzando questa tecnica sarebbe necessaria la metà degli approvvigionamenti richiesti dalle consuete missioni, scendendo da circa 400 tonnellate a 220. Ha, infatti, affermato: Ciò renderebbe il lancio molto meno pesante.

   Qualche riflessione sulla conquista dello spazio. Pur essendo vero che siamo nella fase della decomposizione del Modo di Produzione Capitalista, tutto ciò non comporta necessariamente l’involuzione del pensiero scientifico. Questo, al contrario, può essere suscettibile di evoluzione. E ciò perché, in linea generale di teoria e metodo, non v’è tra struttura e sovrastruttura determinazione meccanica ma dialettica.

   Nel caso della dominazione borghese bisogna constatare il fatto determinante che la borghesia si accaparra e si asservisce le migliori forze intellettuali provenienti per lo più dalle categorie sociali piccolo-borghesi e dalla classe operaia. Mediante tali forze intellettuali, la scienza borghese, in dati limiti, trova alimenti e progredisce. Perciò durante il regime economico e sociale di una classe decadente è possibile raggiungere nel campo scientifico e tecnico, tappe qualitative del progresso storico del sapere umano. Esempi: la relatività einsteiniana e la teoria dei quanti.

    È sbagliato fissare dei limiti al sapere della classe borghese; però bisogna partire dal fatto che essa non risolve i problemi della conoscenza umana a causa della sua stessa natura classista. Che solo una società che metterà fine alla divisione in classi, alla divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, alla divisione tra le varie discipline scientifiche, alla ricerca scientifica legata al meccanismo del profitto, può aprire la strada alla conoscenza sociale universale dell’essere umano.

   Tornando alla questione spaziale, ritengo che si debba evitare l’errore di considerare la navigazione spaziale, con esseri umani o senza, come la realizzazione tecnica di ciò che i grandi ingegni della scienza borghese avevano ipotizzato secoli fa e pertanto privi di valore scientifico autentico. Detta posizione rientra nel meccanicismo. Infatti, tra scienza e tecnica v’è azione reciproca e tutte due, in ultima analisi dipendono da esigenze produttive di insieme.

   Bisogna tenere conto prima di dare un giudizio sui voli spaziali in genere, che essi sono i risultati di un vasto campo di ricerca scientifico-tecnica che abbraccia tutti i rami dello scibile: fisico, chimico, biologico ecc.

   Un altro errore è rappresentato dalla negazione in assoluto che l’essere umano non potrà mai viaggiare nel cosmo. Ne consegue pertanto una posizione antievoluzionistica. In sostanza l’essere umano si è adattato, con un’ininterrotta azione e reazione di trasformazione, alle condizioni naturali del suo ambiente terrestre. Per questo, in ben delimitati limiti e ben giusto dire: poiché l’essere umano riesce a riprodurre nello spazio le condizioni ambientali della propria esistenza, intanto è capace di affrontare lo spazio stesso che lo circonda.


[1]

[2]                                             C.s. 

[3]                                            C.s.

~ di marcos61 su ottobre 22, 2019.

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