QUANTO E’ INFLUENZABILE IL CERVELLO ALL’ELETTRICITÀ’
Come premessa di questo discorso, bisogna ricordarsi che per secoli gli uomini hanno cercato di dominare le forze della natura per i loro scopi. A questo scopo si sono dati strutture terrestri con i punti del sorgere e del tramontare dei vari corpi celesti luminosi.
La terra conserva ricordi di antiche e potenti pratiche rituali intraprese lungo allineamenti, facendo riemerge questi ricordi nelle culture successive, ciò potrebbe spiegare la costante ubicazione di importanti luoghi di potere umani lungo allineamenti assai più antichi.
Questi allineamenti sono prodotti dalle tradizioni che riaffiorano nelle menti dei costruttori e da alcuni allineamenti fondamentali che sembrano comprendere un triangolo rettangolo che si può costruire con pertiche lunghe 5, 12 e 13 unità.
Per questi allineamenti si è usata la geomanzia.
La geomanzia è l’uso intenzionale dell’astronomia per incorporare le energie del cielo, dei pianeti e del cosmo in luoghi sacri e nella vita della delle persone che vi abitano. Il geomante allinea quindi gli osservatori con punti nel tempo e nello spazio.
Forza elettrica e cervello
L’uso della forza elettrica cambia per sempre la personalità come dimostra l’inquietante storia della terapia elettroconvulsivante (TEC) o elettroshock.
La TEC è un procedimento medico con cui si bombarda il cervello di pazienti affetti da quella “malattia” denominata dalla psichiatria depressione con un potente flusso di corrente elettrica.
La terapia elettroconvulsivante ebbe inizio nel 1930 con gli esperimenti dello psichiatra italiano Ugo Cerletti. [1] Egli riteneva che gli attacchi epilettici aiutassero il cervello di pazienti confusi e disorientati a ritrovare un ordine. Sapendo che l’elettricità induce crisi, tentò di produrre attacchi epilettici sotto controllo medico. Innanzitutto si recò in un mattatoio dove osservò i maiali che venivano storditi e uccisi applicando alle loro tempie delle tenaglie collegate alla corrente elettrica. Poi provò diverse intensità di corrente sui cani, imparando come indurre un attacco senza uccidere il suo soggetto. Infine, nel 1938 fu pronto a collaudare la sua tecnica su un essere umano (nella sostanza una cavia).
Per un colpo di fortuna (per lo psichiatra ovviamente) trovò un uomo che vagava senza meta nei dintorni della stazione ferroviaria di Roma borbottando in modo incomprensibile. Cerletti lo portò nel suo laboratorio, lo legò con delle cinghie, gli applicò degli elettrodi alle tempie e gli mise in bocca un tubo di gomma per impedirgli di mordersi la lingua. Poi premette l’interruttore. I muscoli del paziente ebbero uno spasmo, ma rimase cosciente abbastanza a lungo da sputare il tubo di gomma e urlare “Basta è micidiale”.[2] La scossa successiva gli fece perdere i sensi e indusse la crisi desiderata. L’uomo fu sottoposto ad altre otto scosse prima di essere dimesso e definito “in buone condizioni e bene orientato”.
Per i psichiatri la terapia elettroconvulsivante è una cura usata in ultima istanza per persone affette da “disturbi di personalità” così gravi da renderle incapaci da vivere con se stesse. Mentre attraversa i neuroni del cervello la corrente elettrica modifica la personalità, secondo gli psichiatri la migliora, portando le persone colpite da questo “disturbo della personalità” ad avere una vita “normale”.
Ci sono esempi di personaggi famosi che questa “cura” non funzionò: la scrittrice e poetessa statunitense Sylvia Plath si suicidò.[3] Lo scrittore Ernest Hemingway fu somministrato una dozzina di scosse per tentare di alleviare la sua depressione ricorrente, ma la “cura” cancellò la sua memoria; odiava a tal punto il suo nuovo stato che si uccise. È evidente che dei flussi di corrente elettrica cambiano in modo drastico il cervello umano e la personalità che esso ospita.
Che cos’è l’epilessia?
L’epilessia è uno stato elettrico caotico del cervello. Quando gli occhi della persona colpita diventano vitrei, mentre si rotola sul pavimento, sbava dalla bocca e si agita impotente; nel suo cervello imperversa una tempesta elettrica.
Durante un attacco epilettico, il cervello produce onde che oscillano a tre cicli al secondo; su un elettroencefalogramma (EEG) esse hanno una caratteristica forma appuntita. Parti del cervello della persona colpita agiscono come centri di agitazione per queste onde epilettiche da tre cicli al secondo e le riproducono in tutta la sua testa. Le onde epilettiche originano in alcuni gruppi di neuroni che si eccitano con facilità e si diffondono finché l’intero cervello vibra alla stessa frequenza.[4]
Ci sono degli indizi che possono indicare che una persona sin da quando è piccola fa emergere dei sintomi premonitori? I testi di medicina dicono che nei bambini i sintomi di epilessia per la maggior parte hanno inizio prima dei dodici mesi. Inoltre, tali effetti potrebbero essere scoperti nei tracciati irregolari dell’EEG di questi bambini prima della loro prima crisi.[5] I neuroni del cervello devono formare un numero abbastanza elevato di connessioni prima che possa comparire l’epilessia. Se le interconnessioni del cervello sono troppo semplici, non se ne soffrirà. Ciò spiega il comportamento della persona colpita, che non aveva mostrato alcun sintomi prima dei sei mesi.
Sono dunque penso
Sapere cosa è la coscienza è molto complicato, ed è una cosa ben diversa da definirla in modo scientifico.
La coscienza fu studiata, nell’epoca moderna, per la prima volta nel 1641 da Cartesio che pubblicò le sue considerazioni in un libro intitolato Meditazioni metafisiche. La sua definizione di coscienza era in latino: “cogito ergo sum” (penso, dunque sono). Inventò anche l’idea del “fantasma nella macchina”, che immaginava essere l’anima immortale, una sorta di homunculus che era l’essenza pensante di un essere umano. L’anima rendeva gli esseri umani diversi dagli altri animali. Era responsabile della consapevolezza di sé ed era qualcosa di mistico, situato fuori dal cervello. Si riteneva che comunicasse con il corpo attraverso la ghiandola pineale al centro del cervello.
Chi crede in un’anima, non trova sostegno alla propria convinzione nella moderna ricerca sulla coscienza.
Ma se una persona non ritiene di non avere un’anima, e all’interno della propria testa non esiste un “io” che controlli il suo cervello, e il suo corpo, si pongono due questioni. Come emerge la coscienza all’interno della rete elettrica a modulazione chimica nel suo cervello? E in quale modo la meccanica interna della sua coscienza crei la sua personalità?
In qualche modo, il groviglio di neuroni in gran parte non connessi con cui egli è nato si è trasformato nella struttura altamente ordinata ed elusivo del cervello adulto. Questo processo sembra misterioso ed elusivo quanto la metamorfosi da bruco e farfalla. Il cervello di un neonato è come il corpo di un bruco, costituito da miliardi di neuroni che lavorano individualmente, ma si nutrono tutti di esperienza e non di foglie. Durante i primi anni di vita, questo cervello-bruco si trasforma in una farfalla cosciente di se stessa, una macchina pensante meravigliosamente ordinata. È un organo che può sostenere la coscienza, e la personalità dell’individuo e la mia personalità si è sviluppata dal suo immaturo e incoerente disordine.
Telefoni e cervello
Nel marzo 1999 il governo il governo britannico istituì un gruppo di lavoro per studiare come i telefoni cellulari influissero sugli esseri umani. Tessa Jowel, ministro della sanità inglese, era preoccupata dagli eventuali rischi per la salute derivanti da questi telefoni e voleva conoscere l’effetto dei loro segnali radio sui neuroni del cervello umano.
Le condizioni di riferimento del gruppo di lavoro erano queste: “Prendere in considerazione le attuali preoccupazioni riguardo ai possibili effetti sulla salute dell’uso di telefoni cellulari, stazioni base e trasmettitori, condurre una valutazione rigorosa delle ricerche esistenti e fornire opinioni in base all’attuale stato delle conoscenze. Fare raccomandazioni sull’ulteriore lavoro da svolgere per ampliare la base di conoscenza da cui trarre validi consigli”.[6]
Queste condizioni di riferimento assegnavano al gruppo il compito di svolgere un’indagine completa su tutti i modi in cui i campi elettrici e magnetici possono influire sugli esseri umani.
Nel 1999 si costituì il Gruppo indipendente di esperti sui telefono cellulari (Independent Expert Group on Mobile Phones, JEGMP)[7] presieduto da sir William Stewart, e il suo rapporto (noto come Rapporto Stewart) fu pubblicato in rete nel maggio 2000. Il riassunto delle sue conclusioni è interessante: “Il gruppo di esperti ha condotto un’analisi completa della letteratura.
Esistono ora alcune prove scientifiche preliminari che le esposizioni a radiazioni RF possono provocare lievi effetti sulle funzioni biologiche, incluse quelle del cervello…
L’utilizzo diffuso di telefoni mobili da parte di bambini per chiamate non essenziali dovrebbe essere scoraggiata…”.[8]
C’è da chiedersi quali prove avesse trovato Stewart circa i “lievi effetti sulle funzioni biologiche, incluse quelle del cervello” e perché questo dovesse portarlo a consigliare che i bambini non usassero troppo i telefoni cellulari.
A un attenta lettura il rapporto Stewart parlava di ciò che accade quando i parti del sistema nervoso agiscono come antenne radio sintonizzate: “Le radiazioni a radiofrequenze potrebbero, tuttavia, produrre altri effetti… vi fu un caso particolare in cui il sistema biologico era sensibile per sensibile per risonanza alla frequenza del campo elettrico e moderatamente insensibile a campi ad altre frequenze … Se la risonanza fosse molta acuta… campi elettrici molto piccoli potrebbero produrre effetti rilevabile in sistemi risonanti di questo tipo, qualora dovessero essere presenti nel tessuto biologico”.[9]
È un’indicazione, basata su ricerche attuali, stando alla quale una parte risonante del sistema nervoso può reagire a segnali molto piccoli, purché della giusta frequenza. Questo significa che le cellule umane potrebbero ricevere segnali radio e trasformarli in impulsi che attivano i neuroni. Il Rapporto Stewart descrive in dettaglio come questo avviene: “è noto che le membrane hanno proprietà elettriche fortemente non lineari (Montaigne e Pickard, 1984). Quando si applica un voltaggio alla membrana, il flusso di corrente non è sempre proporzionale al voltaggio… La membrana agisce come un raddrizzatore … se un voltaggio oscillante (campo elettrico) è applicato a un raddrizzatore, la corrente totale che fluisce quando il campo è in direzione non è bilanciata dalla corrente quando il campo è nell’altra: un campo a corrente alternata produce una corrente netta continua e di conseguenza un flusso netto di prodotti attraverso la membrana”.[10]
Ci sono altre prove a sostegno di quest’idea: “Un altro meccanismo che ha continuato a suscitare interessare è basato sull’ipotesi che sistemi biologici potrebbero interagire in modo risonante con campi di microonde. Questa possibilità fu inizialmente contemplata da Fröhlich (1968, 1980) … (Egli) valutò anche se campi elettrici oscillanti molto piccoli potessero immettere energia in questo stato e innescare di conseguenza cambiamenti biologici significativi; vale a dire, se un sistema biologico vivente avrebbe potuto comportarsi in una maniera grossomodo analoga a un radioricevitore. Una può rilevare e amplificare un segnale molto piccolo su uno sfondo di segnali assai più grandi. Lo fa quando l’operatore sintonizza un circuito risonante sulla frequenza dell’onda portante. Lo fa quando l’operatore sintonizza un circuito risonante sulla frequenza dell’onda portante. Il circuito risonante reagisce essenzialmente solo a onde elettromagnetiche di frequenze entro una limitata larghezza di banda”.[11]
Dunque una sorte di impulso di microonde era forse responsabile delle crisi epilettiche.
Una parte del Rapporto Stewart tratta la questione se l’esposizione a radiofrequenze possa provocare mutamenti funzionali nel cervello e influire sul comportamento: “Nei neuroni presenti in determinate parti del cervello (soprattutto in una struttura denominata ippocampo e nella corteccia cerebrale, in particolare negli animali giovani) le variazioni del livello di calcio intracellulare derivanti da attività sinaptica in entrata possono condurre ad alterazioni a lungo termine nella ‘intensità’ di segnali sinaptici ai neuroni. Tali potenziamento a lungo termine e depressione a lungo termine sono ritenuti coinvolti nei meccanismi di memoria e apprendimento (si veda kandel et al.2000). Repacholi (1998) ha di recentemente concluso … che i campo di radiofrequenze, continue o a impulsi, possono influire sui canali delle membrane,… a livelli che non provocano riscaldamento significativo. Sono stati registrati casi di diminuzione della velocità di formazione dei canali, diminuzione della frequenza di aperture di canali e aumento di canali e aumento delle velocità di attivazione rapida, simile a scarica (PLT). Tuttavia, non è stato compreso con chiarezza come i campi di radiofrequenze a bassa intensità possono produrre simili effetti”.[12]
Secondo il Rapporto Stewart i percorsi neurali che percorsi neurali che sopravvivono sono quelli che si attivano di più di frequente. Stewart afferma che in determinate condizioni, i segnali che possono indurre a un aumento di attivazione rapida, simile a una scarica, soprattutto in cervelli giovani in via di sviluppo. Molto probabilmente approfondire il concetto di campi radiofrequenze a impulsi che provocano nuove connessioni neuronali aiuterebbe a capire cosa potrebbe avvenire nei cervelli delle persone di “successo”.
Il Rapporto Stewart ha confermato il fatto che il cervello umano è sensibile agli impulsi di energia radio brevi e di bassa intensità, e che l’esposizione a impulsi molto piccoli di energia radio ad alta frequenza possono attivare neuroni. Il rapporto esprimeva particolare preoccupazione per il fatto che si sapeva poco sull’effetto di questi tipi di impulsi radio sul cervello di bambini in crescita e consigliava a ridurre, a titolo di salvaguardia, l’uso dei telefoni cellulare da parte dei bambini.
In sintesi mette in evidenza che l’energia elettrica e l’energia radio, possono cambiare la modalità dei neuroni.
le radiazioni alterano l’attività cerebrale?
Il tema della pericolosità di radiazioni simili a quelle dei cellulari si era posto già prima della loro diffusioni. È il 1975, quando Allan Frey un giovane ma già autorevole neuroscienziato pubblica sulla rivista Annals the New York Academy of Sciences uno studio in cui dimostra che certe microonde possono causare perdite nella speciale barriere che separa il sistema circolatorio normale dal cervello. I tessuti del cervello sono particolarmente delicati. Contro i traumi fisici il meccanismo evolutivo ha predisposto la scatola cranica. Contro quelli chimici, invece, c’è la barriera emato-encefalica, rendendo i vasi sanguigni della testa diversi da quelli di tutto il resto del corpo. Per semplificare, si potrebbe pensare a un filtro a maglie strettissime, che impedisce ai vari cancerogeni – polveri, elementi chimici entranti nel sangue – che aggrediscono quotidianamente l’organismo umano di mettere in pericolo il cervello.
Allan Frey ha usato un metodo semplice e particolarmente evidente, che ha come ingredienti principali dei topolini bianchi e una tinta fluorescente. Lo spettacolo dei roditori con la materia grigia che diventa verde, anche dal punto di vista dell’impatto sulla pubblica opinione, avrebbe fatto molta impressione, come sarebbe accaduto diversi anni dopo con un altro esperimento con perturbanti foto a colori sul metabolismo del cervello. Si questo studio calò il silenzio. Eppure l’autore ha una caratura che avrebbe dovuto scattare sull’attenti la comunità scientifica. È lo stesso che nel 1960, ha solo 25 anni e lavorava al centro di elettronica avanzata finanziato dalla General Electric alla Cornell University, dimostrò che i radar fanno un rumore che non viene avvertito dalle orecchie ma dal cervello direttamente. Una scoperta che da allora porta il suo nome: effetto Frey.
È passato mezzo secolo, ma dal punto di vista della consapevolezza del problema, abbiamo: negazionismo, l’allegra preferenza di non fare troppe domande per evitare il rischio di ottenere risposte eventualmente imbarazzanti.
Le ricerche sugli effetti sul cervello del rumore prodotto dai radar, quando Frey da un tecnico che misurava i segnali emessi da uno di quegli apparecchi, che gli sembrava di sentire il rumore di uno di quegli apparecchi. Un brusio che avvertiva direttamente nel cervello, non attraverso l’udito. L’affermazione sembrava assurda: tra le poche cose chiare della fisica c’è che si sentono i segnali acustici e si vedono quelli elettromagnetici, come la luce.
Così inizio una serie di esperimenti. Prima cavie con le orecchie tappate. Poi, chiedendo aiuto a Joe Zwislocki, uno dei massimi specialisti di sordità dell’epoca, mettendo insieme un campione di persone che non ci sentivano affatto. Tutte, sorprendentemente, avvertivano quel brusio. Nonostante una quantità di prove sperimentali per cui le radiazioni interagivano con le cellule neurali generando piccoli campi elettrici, prima rivista alla quale, la prima rivista la quale sottopone l’articolo glielo rimanda indietro. Non ci potevano credere. Dopo aver trovato degli alleati nell’accademia che gli danno ragione su tutta la linea, riesce a farsi pubblicare i suoi articoli e nessuno da allora ha mai messo in dubbio l’effetto che porta il suo nome.
Le onde che hanno catturato l’attenzione dello scienziato sono quelle che ci sono nella parte bassa dello spettro, le non ionizzanti di cui si diceva che non potevano avere effetti biologici sugli essere umani. Allora come adesso, l’idea diffusa è che solo quando diventano concentrate da scaldare i tessuti possono nuocere. L’effetto termico è l’unico di cui preoccuparsi. Il modello che hanno in mente è quello del forno a microonde, commercializzato dal 1967. Che funzione con lo stesso tipo di onde ma una potenza assai maggiore, più intense e richiuse in una scatola metallica da cui non possono disperdersi. Il risultato è che il latte diventa o il pollo si cuoce in pochi minuti. Sotto quella soglia però, si sente ripetere, non c’è da temere alcunché.
Il Pentagono non gradì i risultati di queste ricerche. Non gli poteva piacere sentirsi dire che i radar, così essenziali, nuocciono alla salute di chi li manovra. Che le radiofrequenze, sempre più indispensabili alla guerra moderna, abbassano le difese del cervello. O, addirittura, possono causare un collasso ai batraci. Il Pentagono non vuole, in sostanza fornire di argomenti scientifici schiere di veterani che un bel giorno potranno presentarsi a batter cassa per i loro misteriosi acciacchi che li hanno avuto quando erano in servizio. La tragica ironia di questa storia è che quello che sdegnosamente viene negato in pubblico, in privato si prende appunti. Se quelle radiazioni hanno fatto secca una rana magari possono mettere k.o. un nemico, e senza sparare una pallottola.
Lo sviluppo di armi “magiche” non è un’ambizione nuova. Dagli anni ’50, la CIA, in totale segretezza, condusse il progetto MK-ULTRA. Il progetto è quello di arrivare al controllo della mente attraverso droghe, ipnosi e radiazioni di vario genere.
Questo progetto è continuato, basti dire che nel dicembre 2006, a seguito interrogazioni pubbliche, è stato finalmente declassificato un documento dal titolo Effetti biologici di selezionate armi non letali. Ciò che spiega, ad alto livello di dettaglio, è che l’esercito USA ha grandi aspettative nel potenziale polemologico delle onde. Vi si legge: “L’effetto uditivo delle microonde può essere utile a provocare un effetto disgregante in una persona che non sia al corrente di quella tecnologia. Non solo potrebbe essere devastante disgregante per il suo udito, ma anche da punto di vista tecnologico, se uno cominciasse a sentire delle voci nella propria testa”.[13] Mugugni, suoni inarticolati e inquietanti, indotti da specifiche modulazioni. Ali inizi del 2008 la Sierra Nevada Corporation, una compagnia che realizza servizi elettronici ad altissimo valore aggiunto per vari committenti pubblici e privati tra cui la NASA, annuncia l’imminente lessa sul mercato di Medusa, un acronimo per Mob Excess Deterrent Using Silent Audio, una specie di cannone a microonde per disperdere ogni genere di manifestazione con potentissime salve silenziose, che solo i loro cervelli possono sentire.
[1] Ugo Cerletti (1877 – 1963) è stato un neurologo e psichiatra italiano. Ideatore della terapia elettroconvulsivante, comunemente nota con il nome di elettroshock, utilizzata per la cura di alcuni disturbi mentali.
Cerletti, come molti scienziati italiani, credette alla retorica del rinnovamento della scienza promessa dal governo e il suo assenso formale al regime venne sancito il 31 luglio 1933 dalla tessera numero 0694914. Durante i primi anni di iniziale entusiasmo il suo consenso alla politica fascista non fu puramente formale. Egli era fermamente convinto del fatto che il duce avrebbe saputo dirigere con più energia ed efficacia dei suoi predecessori le sorti scientifiche del paese.
Infatti scrisse, seppure saltuariamente, sulla rivista fascista Gerarchia trattando la sezione dedicata alle cronache scientifiche[20]. Progressivamente però Cerletti iniziò a prendere le distanze dal regime rimproverando in un paio di articoli del 1927 il governo per aver mancato l’impegno di incoraggiare economicamente la ricerca scientifica. Di fronte alle posizioni sempre più estremiste sostenute dal governo, Cerletti evitò però lo scontro aperto.
Vedere: Passione Roberta, Ugo Cerletti. Il romanzo dell’elettroshock, Aliberti studi, Padova 2007, pp. 203
[2] Robert Lomas, la chiave di salomone i simboli della massoneria e i segreti di Washington, OSCAR MONDADORI, 2010, pagine 159-160
[3] https://www.youtube.com/watch?v=nD3RrB7eiLE
[4] Jonathan H, Pincus e G. J. Tucker, Neurologia comportamentale, traduzione italiana, Roma, Il pensiero scientifico, 1977, pp. 8-22.
[5] C.s. p. 13
[6] Robert Lomas, la chiave di salomone i simboli della massoneria e i segreti di Washington, OSCAR MONDADORI, 2010, pag. 186.
[7] Independent Expert Group on Mobile Phones, Mobile phones and health, maggio 2000, reperibile su http://www.legmp.org.uk
[8] Robert Lomas, la chiave di salomone i simboli della massoneria e i segreti di Washington, OSCAR MONDADORI, 2010, pag. 186.
[9] Independent Expert Group on Mobile Phones, Mobile phones and health, maggio 2000, reperibile su http://www.legmp.org.uk 5,13
[10] C.s. 5.16. Lo studio di Kathleen Montaigne e William F. Pickard cui si fa riferimento è Offset of the vacuolar potential of Characean cells in responce to electromagnetic radiation over the 250 Hz-250 Khz, in Bioelectromagnetics, 5, 1984, p.31.
[11] C.s. 5.17 gli articoli di Herbert Fröhlich nel passo sono: Longe-range Choerence and Energy Storage in Biological Systems, in “internàtional Journal of Quantum Chemistry”, 11, 1968, p, 641 e The Biological Effects of Microwaves and Related Questions, in “Advances in Electronics and Electron Physics” 53, 1980, p. 85.
[12] C.s. 5.47-48. Gli studi citati nel passo sono: Eric r. Kanfel, James H. Schwartz e Thomas M- Jessel, Principi di neuroscienze, trad. It. Milano, Casa Editrice Ambrosiana, 2003 e Michael H. Repacholi, Low Level Exposure to Radio-Frequency Electromagnetic Fields; Health Effects and Research Neess, in Bioelectromagnetics, 19, 1998, p.1.
[13] Riccardo Staglianò, toglietevelo dalla testa cellulari, tumori e tutto quello che le lobby non dicono, CHIARELETTERE, Milano, 2012, p. 211.