I MESSAGGI SUBLIMINALI E LA LORO RILEVANZA GIURIDICA

 

 

Parlare di messaggi subliminali, in maniera seria non è certamente facile poiché si entra in un terreno spinoso.

 

Non si può parlare dei messaggi subliminali senza parlare del ruolo dei media, come la televisione e il cinema.

 

Come, come doverosa premesse inziale che deve a servire a comprendere meglio la situazione attuale, non bisogna dimenticare che viviamo in un contesto caratterizzato dalla crisi generale del capitalismo (poiché la crisi non è solo crisi economica, ma anche politica e culturale).

 

Nella sostanza ci troviamo di fronte alla una crisi che investe tutta la società, in tutti i suoi aspetti strutturali e sovrastrutturli.

 

Dentro questo quadro, le concezioni che gestivano le precedenti abitudini, le idee; le vecchie concezioni muoiono e ne nascono nuove. Le sette, che si stanno diffondendo in tutti i paesi imperialisti, vanno a coprire, nell’interesse delle classi dominanti, lo spazio che le religioni tradizionali lasciano aperto, essendo funzionali all’esigenza dell’imperialismo che vuole nel rapporto tra le classi debbano prevalere i fattori di concordia rispetto a quelli di contrasto, di accordo su quelli di divisione, di compromesso su quelli di conflitto.

 

Perciò non deve meravigliarsi che a fronte della crisi del valori tradizionali e al vuoto conseguente della coesione sociale (in attesa che sia riempito) la violenza in tutte le sue forme (nei rapporti sociali come in quelli individuali, pensiamo solamente agli omicidi in ambito familiari) si estenda.

 

Non deve meravigliare neanche che la televisione e il cinema (senza parlare dei videogiochi), sempre più frequentemente trasmettono ogni tipo di violenza, a proposito di ciò Karl Popper il teorico della “società aperta” scriveva a proposito della televisione: “Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi”.[1]

 

Sul banco degli imputati non c’è solo la televisione ma anche il cinema. Molti film irrompono nella psiche degli individui.

 

Secondo il periodico Movieguide nel film di James Bond Goldeneje ci sono scene dove si mostra: “violenza estrema, compresi sparatorie, esplosioni di bombe, strangolamenti, incidenti, mutilazioni, congelamenti, elettroesecuzioni, ossa rotte, scontri, calci, morsi, esecuzioni a sangue freddo, fornicazioni, sesso violento e consumo di alcol, furti e tradimenti”.[2]

 

Dal quotidiano La Stampa del 16 aprile 1994 si ha la notizia che due film hanno causato nella vita reale delle tragedie. Nel primo Mary Reilly si ripropone la storia del dottor Jekyil e mister Hyde. Una coppia di ragazzi vanno a vedere il film e ne escono, due ore dopo, con la personalità spezzata: sragionano, delirano straparlano. Si potrebbe di che sono “entrati” nel film, e non ne escono più. Come se il film non fosse una storia di pazzia, ma coltura di un virus della pazzia. Gli amici disperati li portano al pronto soccorso e la diagnosi è “Choc da film”.

 

Il fatto più efferato è accaduto a Parigi. La famiglia Zakrzewski, composta da Mraguerite, la moglie, il marito e due figli, Adam di 16 anni e Arthur di 13, pensa di chiudere la serata andando al cinema. Il film che vanno a vedere si intitola Copycat dove ci sono scene con sangue a cascate, corpi segati, strangolamenti, impiccagioni, e soprattutto una mente malata, lucida e maniaca. In quella che si potrebbe definire la “metà oscura” di Marguerite scatta qualcosa di terribile, di ignoto. La donna decide di somministrare un calmante alle sue vittime, come aveva visto fare nel film, e nella notte passa all’azione. Sgozza con un coltello il marito, quasi decapita con la sega il figlio maggiore e alle luci dell’alba con stringe con una corsa nel collo ammazza il più piccolo. Alla fine si impicca con una corda. Come nell’ultima scena del film che aveva visto.

 

Si potrebbe azzardare l’ipotesi che ci troviamo di fronte a un esperimento dove l’essere umano è ridotto a una cavia.

 

Un articolo del Corriere della Sera del 26 maggio 1995 dal titolo significativo Radioipnotizzati per uccidere esordiva: “Uomini programmati con l’ipnosi a uccidere al di fuori della loro volontà: è il tema di un servizio mandato in onda ieri sera da ARD, il primo canale tv tedesco… Il servizio ha rivelato che gli scienziati sovietici avevano sviluppato per conto del KGB un sistema di condizionamento ipnotico che trasformava in robot alcuni soldati… Due degli scienziati Anatoli Chadrin e Valeri Kanjuka, hanno detto che il soldati erano stati programmati in modo che entrassero in azione appena riceveranno, via radio, una segnale in codice registrato nel loro cervello”.

 

Questo non è certamente una novità se pensiamo a MK ULTRA e agli omicidi da laboratorio.

Analizzare il caso Manson e della sua Family, può benissimo aiutarci a capire maggiormente questo tipo di problematica.

Dopo il suo arresto nell’ottobre del 1969, ci fu una serie di omicidi, di suicidi e di fortuiti incidenti di testimoni appartenenti alla Family, o amici di adepti della Family. Tutto questo segue un programma ben noto in certi particolari di omicidi coperti (lo stesso modus operandi di quello che è avvenuto in Italia con la vicenda del cosiddetto “Mostro di Firenze”, dove ci fu una scia di morti molto sospette tra le persone coinvolte). Magicamente chi può testimoniare si uccide o ha un provvidenziale incidente.

Come Carol Greene aveva dimostrato nel suo libro del 1992 Mirder aus der Retorte: Der Fall Charles Manson (Omicidi di Laboratorio: il caso Charles Manson), che Charles Manson prima di commettere la carneficina fu egli stesso un “soggetto di ricerca”  del NIMF (National Institut of Mental Healt) centro fondato dallo psichiatra Felix che era anche il boss del Dottor Harris Isbell un personaggio che condusse esperimenti barbarici impiegando soggetti schiavi (quasi tutti tossicodipendenti negri) presso il Centro Ricerche Tossicodipendenze di Lexington, Kentucky. Manson fu scarcerato da una prigione della California nel marzo 1967. Per legge, gli fu prescritto di presentarsi regolarmente a colloqui con l’ufficiale per la libertà vigilata, il signor Roger Smith, stazionato presso la Clinica Medica Haight-Ashbury di San Francisco. La Clinica era inserita a un progetto del NIMH che aveva ufficialmente lo scopo di osservare – nella realtà supervisionare –  la prima tossicodipendenza di massa degli adolescenti bianchi, migliaia dei quali erano clienti della clinica. Il direttore della clinica, David E. Smith era anche l’editore del Journal if Psychedelic Drugs, inoltre, era un sostenitore della legalizzazione dei narcotici. Egli era ufficialmente incaricato di investigare scientificamente gli effetti che i vari tipi di droga avevano sui tossicomani seguiti dalla Clinica. Uno studio particolare era riservato sui comportamenti dei bambini delle comuni. Egli era un esperto nell’allevamento di personaggi violenti ed antisociali che vivevano nelle comuni hippy e appartenevano a delle sette.

Roger Smith seguì i percorsi di Manson anche dopo aver cessato di essere il suo ufficiale per la libertà vigilata, come consulente e osservatore dell’uomo che andava gradatamente impazzendo. Manson si affiliò a una setta satanica di origine britannica che si chiamava The Process Church of the Final Judgement. Non è chiaro quando Manson si avvicinò alla setta, secondo alcuni rapporti si ipotizza fu nell’estate 1967 (coincidente dunque con la sua uscita dalla prigione). Guarda caso, il quartiere generale statunitense della setta avevano situato il quartiere generale a due passi dove Manson viveva e reclutava tra i figli di soli.

Un altro assassino appartenente a questa setta, era David Berkowitz, uno che era stato condannato per degli omicidi seriali.

Nell’agosto del ’69 Manson e la Family si trasferirono definitivamente nella Death Valley, recidendo così ogni rapporto con la “civiltà”. Manson prepara così i suoi alla sua delirante profezia: i negri d’America faranno una rivoluzione, rovesceranno il governo e solo loro, la Family, saprà fronteggiare come ultimo baluardo bianco contro” l’infernale razza negra”.

Nel deserto oltre i 40 gradi, nella solitudine assoluta, Manson può finire il suo lavoro di controllo mentale degli adepti, in maggioranza donne. Quando queste entrano nella Family sono spogliate e valutate da Manson (certe sette sembrano il rifugio per vecchi maiali). Poi le adepte subiscono attraverso il dominio sessuale, quella completa perdita di volontà che le renderà docili esecutrici della volontà unica di Manson, dell’Anima, come si faceva chiamare. Ai pasti mangiano prima degli uomini, poi le donne, ma prima devono offrire il pasto ai cani, e poi hanno il permesso di mangiare gli avanzi degli animali. Nelle baracche della Family e tra le dune del deserto le donne devono starsene nude, al massimo con le mutandine, docili, ad un ordine di Manson, accoppiarsi con uno o più uomini, anche sconosciuti. Devono praticare la fellatio su ordinazione non solo sui membri maschili della Family, ma anche sui cani. Quest’uso del sesso come iniziazione alla completa sottomissione e umiliazione, uscendo anche dai limiti dell’umano con il rapporto animale, distrugge la dignità e scardina l’identità, cui sarà sostituita una nuova: quella di macchine pronte a eseguire i propositi criminali di Manson.

Ma questo controllo sulla volontà avveniva anche sugli uomini. Quando fu interrogato Tex Watson, esecutore degli omicidi Tate-LaBianca, gli inquirenti verificarono che l’uomo sembrava aver perso il 30% delle sue possibilità mentali, come se qualcosa avesse mangiato parte del suo cervello. Inoltre, sia al momento dell’arresto che in carcere, tutte le adepte sembravano, collegate tra loro da una volontà unica: erano allegre, improvvisavano spogliarelli, urinavano davanti ai poliziotti, si tenevano mano nella mano in circo salmodiando misteriose litanie come seguendo gli ordini di Manson che sussurrava nella sua cella delle parole incomprensibili. Invece quando le donne si trovavano isolate nelle loro rispettive celle, cadevano in una specie di abulia.

Si è sempre evitato di chiedersi dove Manson, un marginale che ha passato buona parte della sua vita nelle patrie galere, abbia appreso simili tecniche di controllo mentale. Ed Sanders, nel suo libro su questo caso pubblicato nel 1971, accenna in poche righe di quanto si dovrebbe investigare per capire gli omicidi della Family in certe tecniche di controllo mentale. Si era nel 1971, e non erano stati resi pubblici i documenti del progetto di controllo mentale della CIA denominato MK-ULTRA.[3]

Torniamo a Manson, egli fu scarcerato da una prigione della California nel marzo del 1967. Per legge, gli fu prescritto di presentarsi regolarmente ai colloqui con l’ufficiale per la libertà vigilata, il signor Roger Smith, che era stazionato c/o la Clinica Medica Haigtht-Ashbury di San Francisco. Questa clinica era frutto di un progetto del NIMH, che aveva lo scopo di studiare – e, di fatto, supervisionare – la prima tossicodipendenza su larga scala degli adolescenti bianchi, migliaia dei quali erano clienti della clinica. Il direttore della clinica, David E. Smith era anche l’editore del Journal il Psychedelic Drugs, nonché un emittente sostenitore della legalizzazione dei narcotici. Egli era incaricato di investigare gli effetti che i vari tipi di droghe avevano sui tossicomani seguiti dalla clinica NIMH: in sostanza doveva portare avanti uno studio comportamentale sui bambini delle comuni. Egli era un esperto nell’allevamento di personaggi violenti e antisociali nell’ambiente delle comuni hippy o delle sette.

Non è ancora chiaro quando Manson si affiliò a The Process, ma secondo alcuni rapporti secondo cui fu nell’estate del 1967. I fondatori della setta avevano stabilito il loro quartiere generane negli USA a due isolati dal luogo, dove viveva Manson e reclutava tra i figli dei fiori.

Perché ritengo importante il collegamento sette e controllo mentale? Si commette l’errore spesso di ridurre gli strumenti e le tecniche per controllare la mente all’uso di mezzi tecnologicamente avanzati oppure a tecniche invasive; come l’elettroshock, l’uso pesante di LSD, la deprivazione sensoriale, le percorse, la tortura, l’uso di messaggi diffusi da altoparlanti alle cavie chiuse in isolamento, elettrodi impianti nel corpo o chip. Ebbene Manson era riuscito ad avere il controllo totale su più di una trentina di persone, senza l’uso di macchinari tecnologici o particolari tecniche invasive. Se, invece, si prendesse la briga di andare a vedere in molta letteratura esoterica e occultista, si vedrebbe che simili pratiche di controllo mentale vi sono descritte, seppure sono di difficile decifrazione. È quasi certo che molti di questi testi non sono mai stati pubblicati o se lo sono la circolazione è limitata in determinati e ristretti ambiti iniziatici.

Si potrebbe formulare l’ipotesi che quello che si sa del progetto MK-ULTRA sia una sorta di informazione-disinformazione. Potrebbe essere stato messo in giro proprio dalla CIA e da altri organi occulti, per nascondere certe notizie, per far credere che per il controllo mentale servono costosissime tecniche, che hanno bisogno l’ausilio di complicati macchinari, della partecipazione di decine di scienziati, di Università, nascondendo tecniche meno appariscenti, ma più efficaci.

Manson e il suo lavoro sulle adepte della Family lo starebbe a dimostrare.

Se si analizza la struttura sociale delle comuni hippy degli anni ’60, vediamo che il fulcro è sempre un leader. Come nel mondo da cui si vuole fuggire, anche nella comune (da non confondere con la Comune di Parigi e le altre comuni rivoluzionarie) anche in queste comuni si ricrearono gli stessi meccanismi, ma nel caso della comune, il leader non è colui che deve soffocare la libertà dei suoi adepti, come avviene nella società “civile” (ma sarebbe meglio specificare nella società divisa in classi sociali), al contrario, la deve liberare. E proprio quest’accezione, il leader assume la valenza di Totem, come si faceva chiamare Manson, l’Anima. Ogni anima di un adepto avido di conoscenza e limitata vede in questa luce dell’Anima una strada da seguire, una via che la può liberare dalla sua prigionia, dalla paura. Di fronte ad un simile afflato della psiche, un condizionamento mentale non è cosa poi così difficile.

Ci sono esempi lampanti di tutto questo in religioni riconosciute, programmi televisivi, cinema e di esempi se ne potrebbero farne tanti.

Ci sono ricercatori che hanno avanzato l’ipotesi che il funzionamento del cervello umano sia una specie di ipnosi, che entri in questo stato ipnotico auto indotto nel momento della ricerca di una soluzione ad un problema: la mente per funzionare deve cadere in uno stato ossessivo, quindi ipnotico, e si giunge ad affermare che la stessa struttura del cervello è proprio nella ripetitività delle onde cerebrali del digramma dell’encefalogramma. È proprio quel meccanismo dell’eguale che si ripete che regolerebbe il funzionamento della mente stessa.

Questa tesi porterebbe alla conclusione che il controllo della volontà è insito nella mente stessa, e proprio per far funzionare il cervello al meglio, lo stesso individuo domina il suo stesso cervello, lo ipnotizzerebbe.

Non sono in grado di dire se queste teorie siano vere o false, resta il fatto che chi stava portando avanti il progetto di controllo della mente, invece di costringere delle cavie a subire trattamenti criminali come faceva Cameron, oppure coinvolgerne l’altro con l’inganno, avrebbero potuto semplicemente farsi un giro nelle strade della California degli anni ’60 dove avrebbero trovato molti individui disposti a sottoporsi ad esperimenti con gli acidi, oppure ad entrare a far parte di sette religiose, dove il controllo della mente è più semplice e in un certo senso “pulito”. E solo in seguito si sarebbero potuto usare certe tecniche più invasive, farle accettare non sarebbe stato difficile, la scusa era il progresso dell’individuo stesso, e gli adepti di tante sette ci si sarebbero sottoposti di propria volontà.

La legge degli Stati Uniti sulla divulgazione di documenti segreti del governo dopo un periodo d’anni, la Freedom of Information Act (FOIA), ha un po’ l’aspetto di un bluff nella sostanza, in quanto se un segreto lo è ancora attualmente, come nel caso dell’MK-ULTRA, allora è facile prima della divulgazione fa scomparire i documenti (come è successo per il progetto MK-ULTRA), oppure se vengono pubblicati, le ipotesi sono due: o i documenti non sono più pericolosi, oppure si divulgano per disinformare sotto la copertura di aver rivelato una verità segreta.

Nonostante la distruzione di gran parte dei dossier, tra quelli divulgati rivelarono degli aspetti decisamente tremendi. Uno dei dirigenti dei servizi segreti americani Morse Allen, pianificò di ipnotizzare un uomo per indurlo a commettere un tentato omicidio, per poi in seguito farlo arrestare per tentato omicidio e così sbarazzarsene.[4]

Uno studio della CIA sull’ipnosi fu condotto da Alden Searse presso l’Università di Minnesota, in seguito da lui trasferito presso l’Università di Denver (Colorado). Sears lavorava per trovare risposta alla domanda “Può un ipnotista indurre una personalità totalmente separata? J. Angleton, uno dei capi della CIA, stabilì tre obiettivi per il programma di ipnosi:

  • Indurre l’ipnosi molto rapidamente i soggetti ignari.
  • Creare un amnesia duratura.
  • Impiantare suggestioni postipnotiche durature ed operativamente utili.

 

Secondo, un esperto della CIA, Milton Klein, creare un ipno-pazzoide è più facile che non creare un candidato manciuriano totalmente controllato. Il pazzoide può essere indotto, attraverso l’ipnosi a fare cose che in seguito emergere prove circostanziali per cui può essere falsamente incolpato di un crimine.

La rivista Nexus New Time scrisse che analisti ed esperti del Laboratorio di ricerche Navali di Washington hanno affermato che sarà possibile costruire chips di computer con cellule di cervello vive. Secondo questi scienziati: “le battaglie del futuro potrebbero essere condotte con esseri umani ed animali alterati geneticamente… Tale scenario potrebbe diventare realtà antro i prossimi 15 anni… La Hippocampal Patterning (Modellazione Neuro Ippocampale) comporta la crescita di neuroni viventi (dal cervello) su chip di computer

   Un ricercatore suggerisce, anche, che in un futuro non troppo lontano ‘si potrà usare la memoria su un chip (biologico), metterlo nella testa e imparare il francese’ (fonte: Defence News, vol. 10, n. 11, 20-26 marzo 2005 1995).[5]

La musica è uno strumento dove passano messaggi subliminali. C’è sempre stato un collegamento tra magia (della serie capacità di influenzare gli avvenimenti contro la volontà delle persone) e musica. La musica più antica era collegata alla magia primitiva, sciamanica e pre-ermetica. La tradizione della musica ermetica, invece, va dai tempi immediatamente preclassici (la pitagorica musica delle sfere) fino a Bach, Mozart, Wagner. Questa tradizione è stata studiata da scrittori a fondo da scrittori come il romanziere cubano Alejo Carpentier e forse più di tutti, da Thomas Mann in Doctor Faust.

 

 

 

MUSICA E MAGIA

 

 

È difficile dare una definizione di musica popolare prima del XX secolo, anche se è vero che sono esistite molte canzoni popolari prima del XX secolo.

Negli Stati Uniti, verso la metà del XIX secolo, c’erano le ballate del West, c’era la musica a volte allegra a volte solenne od ossessiva della Guerra civile americana. C’erano infine le operette e il musical-hall. A parte la caratteristica di “orecchiabilità”, questa musica non aveva nulla di magico o almeno non c’era la volontà da parte dei compositori di creare alcunché di magico.

Con l’invenzione e la diffusione del fonografo e in seguito della radio, la musica popolare come la concepiamo oggi ebbe un enorme sviluppo. Tuttavia con l’eccezione del jazz, fino agli anni ’50 continuò a derivare, direttamente o indirettamente, dal music-hall. Questo tipo di musica aveva i suoi alfieri nei cosiddetti “cantanti confidenziali”, come Bill Crosby e Frank Sinatra e gli elementi che conteneva, ammesso che c’è ne fossero, erano assai pochi. Invece nella musica jazz questi elementi erano numerosi, non a caso il jazz era considerato soprattutto in certi ambienti, potenzialmente “sovversiva”. Restava tuttavia una musica rarefatta, un gusto acquisito, nel quale gli elementi magici erano spessi controbilanciati da elementi cerebrali. Per quanto popolare fosse, dunque, la sua magia non esercitava quell’attrazione sulle generazioni più giovani tipica, di lì a poco, del rock and roll, l’antica associazione fra musica e magia si sarebbe ricostituita su larga scala, generando un’industria gigantesca e svolgendo un ruolo decisivo nell’evoluzione della cultura occidentale.

E ormai da tempo riconosciuto che il rock ha le sue radici nella musica nera del sud degli Stati Uniti, come lo spiritual, il gospel, il jazz, il blues e il rhythm and blues. Meno riconosciuto è il fatto che tali forme di musica derivavano, a loro volta, dai culti religiosi conosciuti con il nome di vudù. Se la musica nera è la madre del rock, la musica vudù ne è la nonna.

Esso nasceva durante la tratta degli schiavi fra l’Africa e le Americhe. Il commercio degli schiavi, il traffico del cosiddetto “avorio nero” , divenne rapidamente un affare che offriva guadagni enormi e fu un fattore determinante nell’accumulazione primaria  che mise in piedi il capitalismo: “La scoperta di oro e argento in America: l’estirpazione di indigeni a volte, la loro schiavizzazione o la loro sepoltura nel miele altre volte; l’inizio della conquista e del depredamento delle Indie Orientali; la trasformazione dell’Africa in un recinto per la fornitura di negri che erano la materia prima per il commercio degli schiavi – questi furono gli accidenti che hanno caratterizzato il roseo sorgere dell’area della produzione capitalista. Questi furono i processi idilliaci che formarono i fattori primari dell’accumulazione primaria”.[6]

Le persone rapite dai loro villaggi sulla costa dell’Africa e trasportate al là dell’Atlantico, venivano private di tutto, salvo in alcuni casi, dei loro familiari. Alla maggior parte degli schiavi, della vita passata non rimaneva altro che la fede religiosa, una fede di tipo animistico che si incentrava sul culto sciamanico di una moltitudine di divinità naturali, simili a quelle dell’Europa pagana precristiana. Tamburi, danze, incantesimi ritmici e a volte droghe venivano usati per indurre uno stato di trance o di “possessione”, da parte di entità spirituali. Nel linguaggio dei Fon, popolazione originaria dell’ex Dahomey, il termine vodu significava “dio della natura”.

La religione dei Fon mise radici nelle Americhe in misura dei maggiore degli altri culti africani, e nel processo di diffusione dai Caraibi verso occidente, assorbì molti elementi del cattolicesimo. Questa religione ibrida prese diversi nomi: a Cuba il culto si chiamò Santeria, in Giamaica obeah, a Trinidad shango, in Brasile macunda, nelle Barbados e poi ad Haiti voudour o vudù.

Il culto vudù e le sue varianti mantennero elementi importanti della loro origine africana, come la musica, il canto, la danza, il sacrificio di animali domestici (per esempio, galline), la pratica di mangiare la carne dell’animale sacrificato e l’uso rituale del sangue, che talvolta veniva bevuto. L’aspetto più importante era, tuttavia, lo stato di trance o “possessione”.

L’obiettivo ultimo della cerimonia vudù è l’essere “posseduto” da un dio o da uno spirito. La “possessione” è un segno di grande favore, poiché indica che il dio, o lo spirito giudica la persona un degno ricettacolo o recipiente per la propria divina immanenza.

I padroni europei non vedevano di buon occhio le pratiche vudù, poiché si rendevano conto che esse costituivano l’unico elemento in grado di aggregate gli schiavi e di fomentare la ribellione. Ci furono a partire XVI secolo diverse ribellioni che ha volta per soffocarle fu necessario l’intervento di forti contingenti di soldati europei. Nel 1804 con Napoleone impegnato nella guerra in Europa e impossibilitato a raggiungere quelle che erano definite le Indie occidentali, la popolazione di Haiti di ribellò contro i proprietari francesi e divenne indipendente.

Nel XVIII secolo, le amministrazioni britanniche nelle Indie occidentali e in Nord America si erano rese conto della potenziale minaccia rappresentata dal vudù, fu così che la maggior parte dei membri della tribù Fon fu deportata nelle Barbados e in altri possedimenti britannici oppure venduta altrove. Nelle colonie britanniche fu proibito agli schiavi agli schiavi di suonare i tamburi, allo scopo di impedire qualsiasi pratica rituale, ma i ritmi fondamentali della tradizione furono tenuti vivi grazie all’uso di altri strumenti, spesso improvvisati e al canto. Proibito nei territori britannici, il vudù trovò ospitalità in Louisiana. Nel giro di pochi anni New Orleans non solo divenne il più importante centro del Nord America per il commercio degli schiavi, ma anche per il vudù. Nel 1817 il vudù si era talmente diffuso che l’amministrazione dei New Orleans emanò un decreto che proibiva alla gente di colore di riunirsi.[7]

La conseguenza diretta di tale proibizione fu che i legami fra musica vudù e culto vero e proprio si allentarono progressivamente fino a scomparire del tutto. Senza mai perdere completamente di vista le sue origini religiose, la musica cominciò a essere suonati con gli strumenti tipici dell’Europa Occidentale e degli Stati Uniti fino all’avvento delle brass band, bande di strumenti a fiato.

Nel periodo successivo alla guerra civile (1861-1865) e dell’abolizione della schiavitù, un numero enorme di ex schiavi emigrò verso di nord. Verso la fine del XIX in molte città del nord dove erano emigrati questi ex schiavi, nacque il blues.

Si potrebbe dire che il blues più di qualunque altro genere di musica nera, è l’immediato progenitore del rock, ed è sempre il blues che ha conservato i legami più stretti con il vudù, da cui a sua volta ha avuto origine. La musica blues è piena di immagini e allusioni vudù, a volte espresse in modo esplicito, a volte in forme, in apparenza innocenti, elaborate durante gli anni di schiavitù per sfuggire alle orecchie dei bianchi. Queste immagini e allusioni costituiscono una sorta di linguaggio in codice, creato dai popoli oppressi per comunicare liberamente, senza incorrere nell’ira di coloro che esercitavano il potere. Per esempio, la musica blues allude spesso, in un contesto sessuale ma per altri versi innocente, al feticcio talismanico vudù chiamato mojo, che ne gergo del sud ha il significato di “droga” o di “pene”

Una delle immagini più significative ed evocative è quella del crocevia, che simbolizza la porta di accesso al mondo invisibile, il mondo degli dei e degli spiriti. Alla porta ci si deve avvicinare pregando e implorando l’aiuto soprannaturale. Quindi, tutti i riti e le cerimonie vudù hanno inizio con un saluto al dio a guardia del crocevia, e attraversare il crocevia costituisce avere l’iniziazione.

L’immagine del crocevia è presente nelle composizioni musicali del più misterioso dei cantanti blues, Robert Johnson, che ebbe una grande influenza sugli altri bluesmen. Dal 1936 al 1937 Johnson registrò 29 canzoni poi svanì nel nulla all’età di 28 anni. Si scoprì in seguito che era stato ucciso, nel 1938, dalla sua ragazza, con una bottiglia di whisky avvelenato. Chi era stato in grado interpretare il suo linguaggio figurato lo considerava un iniziato vudù, dotato di un potere magico spaventoso e infernale, e attribuiva la sua abilità con la chitarra a una patto faustiano firmato “a una crocevia”.

Può darsi che intorno a Johnson aleggiava un odore di zolfo, lo stesso odore emanava anche altri cantanti di blues un’aura che si potrebbe definire faustiana. Uno di loro, Peetie Wheatstraw, si definiva “genero del demonio”.

Non può essere una coincidenza che i Rolling Stones abbiano suonato canzoni di Johnson e che abbiano preso il loro nome da un pezzo di Muddy Waters.

Come gli Stones e altri personaggi rock, i cantanti blues effettuavano regolarmente una specie di rituale sciamanico che aveva lo scopo di indurre nel pubblico uno stato di isterismo estetico. Bessie Smith, per esempio, che cominciò a incidere dischi nel 1923, provocava nei suoi ascoltatori, quella che si potrebbe definire una “frenesia religiosa: “Camminando lentamente sotto i riflettori, accompagnato dal lamento smorzato degli ottoni e dal battito africano delle percussioni (…) dava inizio ai suoi strani riti ritmici con la voce che urlava, gemeva implorava e soffriva… (la folla) prorompeva in grida isteriche, quasi religiose, di dolore e lamentazione. Gli “amen” squarciavano l’aria”.[8]

In questo resoconto si trovano tutti gli elementi che diversi anni dopo avrebbero caratterizzato i concerti rock. Elvis Presley, i Beatles, i Rolling Stones e quelli che li hanno seguiti, non hanno fatto che aggiungere una sempre implicita carica sessuale che, combinata con l’intrinseco potere dinamico dell’esecuzione sciamanica, bastava a provocare ondate di urla isteriche da parte di adolescenti estasiati, e brividi di allarme nei loro genitori; questi ultimi, avendo conosciuto il potere dell’irrazionalità nella Germania nazista, erano atterriti dall’erompere di un’energia simile nella società “razionale” postbellica, ritenuta in teoria al sicuro da queste manifestazioni.

La frenesia dei concerti rock evocava il ricordo inquietante dei raduni nazisti, ma furono in pochi a riconoscere i principi della magia sciamanica alla base di entrambe le manifestazioni. I musicisti, invece, se ne resero conto benissimo e sapevano perfettamente quali erano gli effetti psicologici e perfino neurologici del suono, del canto, del ritmo, delle luci, dei riti ipnotici.

 

MANIPOLAZIONE COMMERCIALE DELLA MENTE

 

Per fare accadere le cose la magia utilizza la manipolazione: manipolazione della realtà, delle persone e della loro percezione della realtà e della manipolazione delle immagini.  Grazie a queste manipolazioni il mago rimodella, trasforma e a volte, crea perfino nuovi mondi o l’illusione di nuovi mondi.

Uno dei metodi più efficaci per manipolare gli esseri umani è il cosiddetto “potere di suggestione”. Noi tutti siamo suggestionabili, e la nostra suggestionabilità ci rende vulnerabili, poiché offre ampio spazio alla manipolazione. Essa è tanto più efficace in quanto spesso inconscia, non solo da parte nostra ma anche di chi ci manipola, soprattutto nella vita quotidiana.

La psiche è costantemente soggetta alle più diverse suggestioni che determinano il nostro stato e la nostra condizione, il rapporto con noi stessi e con il mondo circostante, e influenzano la percezione che abbiamo di noi sotto diversi aspetti; sensazione di benessere o malessere, di essere attraenti o sgradevoli, fiduciosi o incerti, ottimisti o pessimisti. Un parente, un compagno o un collega che ci fa continuamente preoccupare per noi stessi, sia pure con le migliori intenzioni, indebolisce la nostra autostima e può spesso provocare un danno duraturo. Al contrario, una persona che con costanza ci solleva lo spirito e ci fa sentire in pace con noi stessi, può alimentare in noi un senso di equilibrio, di armonia e armonia. I medici, per esempio, sono giudicati non solo in base alla loro capacità cliniche e diagnostiche, ma anche al loro modo di trattare i pazienti, in altre parole in base alla loro capacità, usando il potere di suggestione, di farci sentire meglio o peggio.

Siamo suggestionabili dagli altri, ma possiamo anche suggestionarci da soli. Usando costantemente il “potere di suggestione” per determinare o alterare i nostri stati d’animo. Per esempio, se siamo superstiziosi e vediamo una gatto nero attraversare la strada, la nostra strada, la nostra giornata ne sarà offuscata: e se convinciamo fermamente che qualcosa di brutto accadrà, la nostra convinzione porterà a compimento la profezia, saremo stati noi ad attrarre ciò che temiamo. Molti preferiscono, addirittura subire l’avverarsi della profezia e per dimostrare di “avere avuto ragione”, piuttosto che avere torto e sconfessare la propria superstizione.

Se nella vita quotidiana il potere di suggestione è in genere esercitata inconsciamente, esso può essere sfruttato a bella posta, con la piena consapevolezza del processo che implica e dei risultati che ne possono derivare. In nessun settore il potere di suggestione è sfruttato con più premeditazione, in modo più sistematico con minori scrupoli che nel mondo della pubblicità. Nel corso di una sola giornata siamo sopraffatti, attraverso radio, televisione, giornali, riviste, manifesti e così via, da una massa sbalorditiva di annunci pubblicitari. Gran parte degli annunci offrono rimedi per un’impressionante serie di malattie, da mal di testa e mal di schiena a emorroidi e dolori mestruali. La ripetitività di questi annunci ci convince, sia pure in modo subliminale, di vere bisogno di quei rimedi; in altre parole che sicuramente, o almeno probabilmente, soffriamo dei disturbi che essi proclamano di guarire. Non c’è quindi da stupirsi se siamo diventati una società di nevrotici e di ipocondriaci, perché la pubblicità ha proprio la funzione di renderci tali.

Nello sfruttamento del potere di suggestione, la pubblicità può essere di volta in volta scandalosamente grossolana o perversamente sottile, oppure tutte e due le cose insieme. Spesso i pubblicitari non si limitano a suggerire, ma fanno i prepotenti. Si tratta in questo caso della cosiddetta “pubblicità aggressiva”, che da tempo ha disgustato molte persone, ma che i pubblicitari, continuano caparbiamente a propinarci, nonostante sia un insulto alla nostra intelligenza. Così, dall’avvento della televisione, abbiamo continuato a vedere casalinghe, evidentemente prive di alti pensieri per la testa, andare in estasi fin quasi all’orgasmo per “l’elevato potere sbiancante” della nuova e più potente formula di un certo detersivo. Data la frequenza con cui vengono annunciate le modifiche al prodotto, ci aspetteremo che il biancore abbia ormai raggiunto livelli metafisici, che abbia incorporato un elemento di illuminazione trascendentale.

Eppure, perfino la pubblicità dei detersivi, sicuramente tra le più rozze, contiene un elemento manipolatorio. L’era televisiva è coincisa con l’era nucleare, ed entrambi questi fenomeni testimoniano il “trionfale potere della scienza”. Con la scissione dell’atomo, la scienza (asservita alla classe dominante) è assurta allo stato di una sorta di religione della nostra epoca, che tende a ispirare una fede senza tentennamenti (lo scientismo). Se le fedi religiose tradizionali tendono ad avere vari gradi di accettazione, ma sono pochi coloro che osano sfidare le affermazioni della scienza (istituzionale).

Se dopo la seconda guerra mondiale, la scienza l’hanno fatto diventare la religione della nostra era, lo scienziato ne è l’alto sacerdote. Ne consegue che perfino la pubblicità per qualcosa di banalmente quotidiano come un detersivo deve affidarsi all’autorità dello scienziato. Se l’annuncio è di tipo vessatorio, la presunta infallibilità della scienza sarà invocata come “sottotesto”, con la funzione di alludere piuttosto che suggerire esplicitamente. Per esempio, “l’elevato potere sbiancante” del nuovo detersivo sarà attribuito all’aggiunta di qualche nuovo “ingrediente attivo” dallo stupefacente nome similscientico, “scientificamente testato e clinicamente sperimentato”.  L’efficacia del nuovo ingrediente sarà testimoniata e garantita da un personaggio che suggerisca l’idea di uno scienziato o di un tecnico di laboratorio, il cui camice bianco, simile a una tonaca, è la conferma delle sue inoppugnabili credenziali. Naturalmente non solo i detersivi a ricevere tale ratifica pseudoscientifica; dentifrici, shampoo, creme per il viso e numerosi altri prodotti possono essere pubblicizzati allo stesso modo.  Basta lasciare intendere che contengano qualche rivoluzionario ingrediente, garantito da un individuo che perla con l’autorità sacerdotale del ricercatore scientifico. Lo stesso personaggio sarà utilizzato per suggerire l’esistenza di differenze tra le varie marche, anche quando tale differenza non esiste. Per esempio, in America sono molto pochi gli antidolorifici acquistabili in farmacia senza ricetta. Tali prodotti possono essere messi in circolazione in un limitato numero di combinazioni, con un dosaggio massimo stabilito dalla legge. Tutti i prodotti composti in varia misura e combinazione da quei pochi antidolorifici di base sono assolutamente identici, eppure le dite farmaceutiche invocano la testimonianza della scienza per suggerire che fra loro esistono importanti differenze.

Spesso gli industriali vanno anche oltre. Una società farmaceutica ha inondato gli ospedali americani con forniture di antidolorifici a prezzi ridottissimi, tanto ridotti, che il prodotto era praticamente gratis; comprensibilmente gli ospedali cominciarono a usare quel prodotto più di altri. Tale espediente autorizzò la società produttrice a pubblicizzarlo come l’antidolorifico preferito dagli ospedali, suggerendo così l’idea che fosse il più efficace.[9]

I servizi segreti utilizzarono per primi le tecniche di lavaggio del cervello e di controllo della mente, tecniche che in seguito furono utilizzate e sfruttate con entusiasmo per la pubblicità. Ai pubblicitari degli anni ’50 la psicologia offrì un campo illimitato di potenziali manipolazioni. Questo genere di manipolazione era peraltro considerato fondamentale nell’ottica di una sempre crescente prosperità; tramite la psicologia si poteva indurre un bisogno incessante di consumi, che a sua volta portava un incremento continuo del processo produttivo. Con la manipolazione psicologica si sperava di aumentare la domanda alimentando in tal modo di ampliare l’offerta. Ogni incremento del potere di acquisto del consumatore[10] si trasformava così in nuova domanda che generava nuova offerta.

A metà degli anni ’50, soprattutto negli USA, il conformismo rappresentava il fondamento di questa che si configurava una prospera società. Per fabbricanti e pubblicitari, il “colletto bianco” era la figura ideale, che andava allettata con tutte le risorse della psicologia e della manipolazione psicologica. Le industrie cominciarono a utilizzare le tecniche psicologiche non solo sui consumatori, ma anche sui propri dipendenti, vecchi e nuovi. I test e profili psicologici divennero una pratica comune per stabilire la “normalità” del personale e verificarne il conformismo.

L’insidiosità del processo in atto non sfuggì agli studiosi più attenti. Alla fine degli anni ’50, due libri, I persuasori occulti (1957) di Vance Packard e La società opulenta (1958) di John Kenneth Galbraith tentarono di dare l’allarme su quello che stava accadendo. Packard per esempio, sottolineava che dal 1940 l’economia americana aveva continuato a espandersi e che a metà degli anni ’50 si era diffuso nell’industria il timore di un ristagno. All’epoca la maggioranza degli americani possedeva già apparecchi radio, televisori, frigoriferi, automobili, lavatrici; quindi era necessario convincerli ad acquistare altri prodotti o nuovi modelli dei prodotti già acquistati. Per raggiungere lo scopo fu utilizzato il principio della “obsolescenza programmata”, in base al quale i prodotti dovevano avere una durata breve. Le automobili americane di quel periodo, per esempio, erano progettate per durare circa tre anni o non più di 100.000 Km, dopo di che, come se avessero un congegno autodistruttivo, incorporato, cominciavano a cadere a pezzi. Il costo delle riparazione era così alto che la maggioranza delle persone trovava più economico acquistare una nuova auto.

Ma esisteva pure, come osserva Packard, il principio della “obsolescenza psicologica”, in base al quale i modelli venivano modificati ogni pochi anni, in modo che i possessori delle versioni precedenti si sentissero a disagio perché antiquati e fuori moda. Le persone erano continuamente incoraggiata a “stare al passo con il vicino di casa”; farsi vedere alla guida di un auto vecchia di tre o quattro anni anche se in buone condizioni, equivaleva a tradire le proprie difficoltà economiche. In Gran Bretagna i modelli non cambiavano con altrettante frequenza, ma vennero escogitati tanti altri meccanismi per stimolare il bisogno di nuovi acquisti. Per esempio, l’età di un automobile era rivelata dal numero di targa, ogni anno nel mese di agosto si scatenava la corsa all’acquisto dei veicoli col numero di targa più recente. Sia in Gran Bretagna sia negli USA annunciare si avere acquistato un nuovo prodotto permetteva di ostentare il proprio benessere, mentre coloro che non potevano fare altrettanto erano implicitamente indotti a sentirsi in colpa o a provare vergogna.

Queste tecniche comportano ciò che Packard definisce la “creazione dell’insoddisfazione”. Attraverso l’uso della psicologia e il potere della suggestione, desideri, e impulsi di un individuo sono continuamente sondati alla ricerca di punti vulnerabili. Una volta localizzati e diagnosticati, tali desideri, bisogni e impulsi (approvazione, sicurezza, autopromozione, maggiori guadagni) venivano più o meno abilmente sfruttati e l’azione pubblicitaria li attaccava in modo selettivo, inducendo senso di colpa, ansia, ostilità, inadeguatezza. Packard osserva che i rappresentati di pasta dentifricia avevano raddoppiato le vendite in pochi anni, soprattutto facendo sentire le persone insicure della propria dentatura.

L’atteggiamento di Galbraith era più quello dell’economista che di quello dello psicologo, ma le sue conclusioni concordavano con quelle di Packard. Secondo lui una “moderna economia” creava di suoi bisogni, che vuole soddisfare. I consumi, secondo Galbraith erano collegati all’etica puritana del lavoro, che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti era alla base dello sviluppo commerciale e industriale.[11] Secondo tale etica, Dio ricompensa il lavoro duro, quindi la prosperità può essere considerata un segno del favore divino, il sigillo della sua approvazione, e l’uomo di successo era dunque un uomo buono. La prosperità era qualcosa di più di uno status symbol era un attestato di virtù.

Packard e Galbraith causarono non poco imbarazzo all’industria pubblicitaria, imbarazzo che aumentò con la rivelazione di alcune tecniche usate in pubblicità. Una delle più perniciose, era il messaggio subliminale. I messaggi subliminali possono essere sonori o visivi, oppure di entrambi i tipi. Nella forma uditiva, il messaggio e nascosto in una colonna sonora all’apparenza innocente, e può essere un’esortazione o un avvenimento velato dalla musica o da un chiacchiericcio, oppure espresso in una frequenza che sfugge a un orecchio non preparato. In forma visiva, il messaggio consiste in un’immagine o una didascalia fatte lampeggiare a intervalli regolari durante un film, a una velocità tale che l’occhio non può registrarle. In entrambi i casi il messaggio viene percepito al di sotto del livello di coscienza e opera sull’inconscio con effetto ipnotico.

Le rivelazioni sui messaggi subliminali provocarono un notevole scandalo. Quando si scoprì che i pubblicitari utilizzavano tali tecniche al cinema, alla radio, e alla televisione, il pubblico reagì disgustato; la tecnica del messaggio subliminale veniva identificata con il lavaggio del cervello. I giornali parlarono di una nuova minaccia all’integrità della mente umana e negli USA la National Association of Television and Radio Broadcasters decise di proibire i messaggi subliminali,[12] e altrettanto fece l’organizzazione delle agenzie pubblicitarie della Gran Bretagna. Ma le emittenti radiofoniche e televisive americane che non aderivano all’associazione nazionale non sono soggette ad alcuna restrizione, né lo sono le agenzie pubblicitarie britanniche non iscritte all’associazione professionale. In nessuno dei due paesi esiste una legge dello stato che proibisca l’uso di tale tecnica.

Anche se formalmente in molti paesi occidentali i messaggi subliminali siano stati banditi da radio, cinema e televisione, essi continuano a essere utilizzati. In forma uditiva, per esempio, sono adottati dai grandi magazzini e dai negozi dettaglio per impedire il taccheggio. Spesso si lamenta la presenza di messaggi subliminali anche in canzoni e video musicali.

 

 

 

CONDIZIONAMENTI SUBLIMINALI

 

 

 

Michaele Persinger docente di neuroscienze del comportamento al Dipartimento di Psicologia Laurentina University di Sudbury, nella regione canadese dell’Ontario[13] dal 1971, si occupa dell’interazione fra sistema nervoso e i campi elettromagnetici e degli effetti sul comportamento. Non solo i campi elettromagnetici delle moderne apparecchiature elettriche ed elettroniche (come il cellulare) ma anche quelli di origine geofisica, generati cioè da terremoti, spostamenti del terreno, fenomeni meteorologici e atmosferici.

 

I comportamenti che Persinger analizza non sono le solite prove di memoria e percezione, ma anche le anomalie di comportamento, le allucinazioni, le visioni religiose e mistiche, le apparizioni di          UFO o di esseri fantastici, i fenomeni paranormali. La metodologia adottata comprende studi di laboratorio su animali, ricerche cliniche su pazienti umani ed estesi studi epidemiologici.[14] Uno degli strumenti usati per questi studi è stato l’elmetto. Vale a dire un’apparecchiatura con la quale si è in grado di stimolare il cervello umano con campi magnetici complessi a bassa intensità e in modo altamente selettivo per le diverse aree cerebrali. Con tale apparecchiatura egli è riuscito, a riprodurre in laboratorio senza ioni, esperienze che vanno dalla paura all’estasi, dal piacere sessuale alle allucinazioni visive e uditive, dal ricordo di esperienze dell’infanzia a esperienze di quasi morte e perfino il contatto con angeli, diavoli o addirittura con Dio.[15]

 

Il sistema limbico è una parte del cervello filogeneticamente intermedia fra le strutture più primitive del sistema nervoso e la corteccia cerebrale. Il sistema limbico è la sede delle emozioni e consente agli esseri umani di avere una complessa varietà di stati emotivi: disgusto, amore, paura, sorpresa, invidia, ecc. Le sue strutture principali sono l’ipotalamo, l’amigdala e l’ippocampo.
L’ipotalamo è la struttura più arcaica e può essere considerato la centralina di controllo del sistema nervoso autonomo e quindi delle risposte fisiologiche di base dell’organismo: fame, sete, piacere, rabbia, temperatura corporea, ecc. Attraverso i meccanismi di regolazione endocrina, l’ipotalamo riceve informazioni da ogni organo del corpo umano e può a sua volta influenzare l’intero organismo.
L’amigdala ha una funzione di mediazione delle emozioni superiori e di regolazione delle attività che coinvolgono tali emozioni, come ad esempio l’attaccamento emotivo e l’amore. Essa svolge inoltre un’importante funzione di “campanello d’allarme” analizzando ogni stimolo esterno o interno e assegnando a esso il giusto significato emotivo. Ad esempio, se un rumore sospetto ci sveglia nella notte, è l’amigdala che mette in moto il sistema nervoso autonomo, attraverso l’ipotalamo, per allertare l’organismo e predisporlo all’azione. Alcuni neuroni dell’amigdala sono sensibili selettivamente alle emozioni facciali delle altre persone. Altri sono multimodali, cioè rispondono simultaneamente a stimoli visivi, uditivi, olfattivi e tattili.
L’ippocampo ha un ruolo fondamentale nell’elaborazione dell’informazione, inclusa la memoria, l’apprendimento di fatti nuovi, la creazione di mappe spaziali dell’ambiente e l’attenzione agli stimoli esterni. La distruzione dell’ippocampo rende una persona incapace di formarsi qualsiasi nuovo ricordo. L’ippocampo interagisce strettamente da un lato, con la corteccia cerebrale, dall’altro con l’amigdala. In altri termini, emozione e ragione non sono mai separabili fra loro, ma agiscono sempre insieme. L’intelligenza emotiva regola e dirige i processi di apprendimento.
Veniamo infine ai lobi temporali cui si è accennato in precedenza. Si tratta di una parte della corteccia cerebrale, quindi filogeneticamente più recente del sistema limbico, che si trova grosso modo fra gli occhi e le tempie. Nell’emisfero dominante (di solito il sinistro) il lobo temporale è coinvolto principalmente nella comprensione e nell’elaborazione del linguaggio (è qui che, da semplici suoni, le parole assumono un significato) e nella memoria a lungo termine. Nell’emisfero non dominante (di solito il destro) il lobo temporale è coinvolto nella comprensione delle espressioni facciali, nell’elaborazione delle informazioni non verbali del linguaggio come ad esempio l’intonazione, nell’ascolto dei ritmi, nell’apprendimento musicale e visivo.
Le ricerche di Michael Persinger si collocano all’interno di un rinnovato interesse delle neuroscienze per le basi neurofisiologiche delle esperienze mistiche e religiose. Un interesse che non è più confinato alla sola speculazione teorica, ma può oggi avvalersi di tutte le più moderne tecniche d’indagine sperimentale.
In particolare, l’attenzione di Persinger per il sistema limbico e i lobi temporali non è un fatto isolato.
Il primo collegamento fra lobi temporali ed esperienze religiose risale all’inizio del secolo e ha a che fare con un disordine neurologico: l’epilessia. L’epilessia, già considerata nell’antichità un “male sacro”, è il sintomo di un anormale funzionamento elettrico del tessuto cerebrale, in cui le cellule nervose entrano in azione tutte insieme invece di eseguire ciascuna il proprio compito. La causa è quasi sempre un danno che può essere conseguenza di traumi fisici, infarti, tumori cerebrali o altre lesioni di varia natura. Esistono diversi tipi di epilessia, fra cui, per l’appunto, alcune forme che colpiscono il sistema limbico e i lobi temporali (TLE, Temporal Lobe Epilepsy).
Arnold Mandell, professore di psicologia presso l’Università della California a San Diego, ha discusso il ruolo dei lobi temporali nelle esperienze religiose sulla base del meccanismo di azione delle sostanze psicoattive. Sostanze come l’LSD, in particolare, bloccano gli effetti inibitori della serotonina sui lobi temporali, e quindi hanno la capacità di indurre scariche neuronali sincronizzate nelle strutture limbiche (ippocampo e setto) dei lobi temporali.
Vilayanur Ramachandran, professore di neuroscienze, anch’egli dell’Università della California, ha studiato centinaia di persone affette da epilessia dei lobi temporali, sottoponendole a un esperimento in cui veniva misurata la loro risposta emotiva a parole di significato neutro, sessuale (o violento) e religioso. Confrontando i risultati dei pazienti affetti da epilessia con quelli di soggetti normali, senza particolari inclinazioni religiose, e di soggetti praticanti diverse religioni, Ramachandran è giunto alla conclusione che i lobi temporali sono la sede delle esperienze religiose.
L’importanza dei lobi temporali e del sistema limbico nelle esperienze mistiche e religiose è stata anche efficacemente rilevato dal professor Rhawn Joseph, uno dei maggiori esperti nel campo della neuropsicologia dello sviluppo e delle differenze sessuali (e personaggio a suo modo bizzarro, che sembrerebbe confermare lo stereotipo secondo cui chi si occupa di queste cose non è lui molto normale…). Secondo Joseph, l’amigdala è addirittura il “trasmettitore di Dio” (questo è il titolo del suo ultimo libro). Un punto ben evidenziato da Joseph è l’esistenza nei lobi temporali di neuroni specializzati nel riconoscimento di forme particolari, fra cui rientrerebbero alcune forme, come la croce e il triangolo, che hanno un significato religioso in molte culture.
Andrew Newberg, professore di Radiologia nel Dipartimento di Medicina Nucleare dell’Università della Pennsylvania, e lo psichiatra Eugene D’Aquili hanno eseguito un’interessante serie d’esperimenti in cui sono riusciti a “fotografare” con la tomografia SPECT (single photon emission computed tomography) l’attività del cervello di meditatori buddisti e di suore francescane nel momento esatto delle loro esperienze mistiche. Nel loro recente libro dal titolo Why God Won’t Go Away (Perché Dio non se ne andrà), gli autori espongono un modello che vede coinvolti nella genesi dell’esperienza religiosa i lobi parietali e frontali, i lobi temporali, l’amigdala e l’ippocampo. La loro conclusione è che il cervello è predisposto naturalmente, proprio in virtù dei collegamenti fra tali strutture cerebrali, a questo tipo di esperienze, che non sono quindi né patologiche né unicamente il risultato di condizionamenti di tipo culturale.

 

Scientificamente un po’ più azzardate, ma comunque degne di nota, sono le considerazioni di Melvin Morse, professore di Pediatria presso l’Università di Washington, che nella sua professione di medico si è occupato a lungo delle esperienze di quasi morte (NDE, Near Death Experiences) nei bambini. Secondo Morse, il lobo temporale destro consente agli esseri umani di entrare in contatto con una realtà non locale, al di fuori del tempo e dello spazio ordinario, e tale realtà costituirebbe la base delle esperienze mistiche e di quelle paranormali.
Come si può vedere, una volta iniziato a comprendere i meccanismi dello sviluppo del cervello e a svelare le basi neuronali della percezione, della memoria e dell’apprendimento, i neuroscienziati sembrano ben decisi ad affrontare anche gli aspetti più profondi ed esclusivi dell’esperienza umana, entrando in un terreno fino ad oggi di pertinenza esclusiva di teologi, filosofi e storici delle religioni. L’originalità di Michael Persinger sta nel non essersi limitato allo studio di pazienti con epilessia del lobo temporale, ma nell’avere indagato l’esistenza di anomalie neuroelettriche nella popolazione “normale”. Persinger ha infatti teorizzato l’esistenza di scariche transienti del lobo temporale (TLT, Temporal Lobe Transients) che possono influenzare il linguaggio, il riconoscimento dei volti, le emozioni e più in generale i processi psichici, senza dare luogo, perché non sufficientemente intense, ad attacchi epilettici veri e propri.
Inoltre, secondo Persinger, se la natura “estatica” di certi attacchi epilettici è il risultato di un’influenza dei lobi temporali sui normali processi delle strutture limbiche, come l’amigdala e l’ippocampo, si può pensare che queste attività siano l’esagerazione di una normale attività del cervello. È questa la sua “Ipotesi del continuo”, formulata nel 1983, secondo cui un po’ tutti, io e voi compresi, abbiamo un grado variabile di potenziale labilità verso queste anomalie funzionali. Ammesso, a questo punto, che si tratti davvero di “anomalie” e non piuttosto, come appare sempre più probabile, di normali capacità del cervello umano. Capacità che renderebbero ragione degli aspetti universali delle esperienze mistiche-religiose e di quelle paranormali, al di là delle differenze di epoca storica e di cultura.
L’esistenza d’anomalie elettriche transienti dei lobi temporali era già stata ipotizzata in psichiatria e variamente descritta come “epilessia di Dostojevski”, “attacchi parziali”, “attacchi estatici” e “attacchi psichici”. Le sensazioni soggettive associate con questi attacchi epilettici parziali possono includere illusioni somestesiche (come ad esempio le vertigini o il senso di volare), allucinazioni olfattive e gustative (piacevoli o spiacevoli), allucinazioni uditive (come voci, suoni, musiche), allucinazioni visive (in particolare macchie e strisce luminose, stelle, dischi, colori), macro e microscopia, autoscopia (la percezione della propria immagine). Quest’ultimo fenomeno, in particolare, è stato lungamente descritto dallo psicanalista Otto Rank nel suo celebre studio sul “doppio” nella mitologia e nell’arte. Possono inoltre esserci illusioni cognitive, come sensazioni di dejá vu (già visto), jamais vu (mai visto), deja vecu (già vissuto), idee e pensieri ossessivi, distorsioni del senso del tempo e dello spazio, idee trascendenti e metafisiche e sintomi affettivi come tristezza, paura, piacere, ansia. Insomma, non pochi punti in comune con l’esperienza sciamanica e quella psichedelica.

 

Nel 1990 Persinger e collaboratori realizzano un questionario (PPI, Personal Philosophy Inventory) che contiene affermazioni del tipo “a volte mi sento come se le cose non fossero reali”, “ho sognato di galleggiare o di volare nell’aria” e persino “sono stato a bordo di un’astronave”. L’obiettivo del questionario era di verificare nella popolazione la presenza di deboli fenomeni analoghi a quelli degli attacchi epilettici parziali. Un decennio di uso di questo strumento ne ha dimostrato l’affidabilità e la capacità di predire anomalie dei lobi temporali misurabili con l’elettroencefalogramma.
A questo punto, a Persinger non rimaneva che un ultimo passo: riprodurre i sintomi e le esperienze sopra descritte in laboratorio, su soggetti perfettamente normali. In che modo? Semplice. Ricordiamo, come già detto in precedenza, che Persinger ha iniziato i suoi studi dedicandosi agli effetti neuropsicologici e comportamentali dei campi elettromagnetici. La via seguita è quindi stata quella di applicare su dei volontari dei deboli campi magnetici, cercando di localizzarne l’effetto sui lobi temporali e sul sistema limbico. Il metodo usato da Persinger è stato molto empirico. In pratica, egli ha provato numerose combinazioni di intensità e di frequenza di un campo magnetico, applicato sulla testa dei soggetti grazie ad un semplice casco da motociclista, modificato con gli opportuni elettrodi e avvolgimenti magnetici. Le persone che si sono infilate l’elmetto di Persinger hanno vissuto esperienze fuori del corpo, avuto allucinazioni di varia natura, rivissuto momenti della loro infanzia, provato terrore o piacere e avuto la sensazione che nella stanza dell’esperimento fossero presenti angeli, demoni o alieni. Sono stati anche eseguiti numerosi esperimenti sulla “emisfericità” di questi effetti. Persinger è giunto alla conclusione che per la maggior parte delle persone il “senso del Sé” (ma sarebbe più giusto dire “dell’Io”) risiede nel lobo temporale sinistro, mentre nell’emisfero omologo destro risiederebbe un altro senso del Sé, percepito in genere come una presenza estranea all’individuo: il proprio doppio, un alieno, un angelo, un demone o Dio. Insomma, si comincia a capire perché qualcuno già parla di “neuroteologia”.
Le ricerche di Persinger coniugano in modo originale, per la prima volta su solide basi scientifiche, la geofisica, quindi lo studio dell’ambiente naturale e la neuropsicologia degli stati modificati di coscienza. Esse permettono quindi di gettare nuova luce su tanti aspetti della “geografia sacra”. Ad esempio, anche a un’analisi superficiale, si nota che tanti luoghi magici, in cui i sacerdoti, i veggenti o le streghe si recavano per avere visioni e predire il futuro, si trovano in prossimità di siti con caratteristiche geofisiche tali da poter creare, o aver creato in passato, anomalie geomagnetiche del tipo di quelle riprodotte da Persinger in laboratorio con il suo elmetto. Lo stesso Persinger ha preso in considerazione, da questo punto di vista, i luoghi in cui sono avvenute alcune celebri apparizioni mariane. Paul Devereux, un ricercatore indipendente, ha registrato delle anomalie locali del campo magnetico terrestre in coincidenza con l’apparizione di luci misteriose (le cosiddette “earth lights”) nel deserto del Texas e in quello della regione di Kimberley nell’Australia Occidentale. Queste luci erano già conosciute agli abitanti indigeni di quelle zone e sono state in tempi più recenti considerate come apparizioni UFO. I risultati di Devereux sono in accordo con la teoria di Persinger, anzi, lo stesso Devereux, autore di numerosi libri sulla “geografia cognitiva dei luoghi sacri”, è addirittura andato nel laboratorio di Persinger per provare di persona il famigerato elmetto. Ricordiamo, infine, che anche il celebre Oracolo di Delfi si trova su una faglia tellurica e la zona è stata frequentemente soggetta a terremoti; anche se in questo caso sembra che lo stato di trance della Pizia fosse provocato dall’etilene che fuoriusciva dalle fratture nel terreno, non si può escludere un ruolo del geomagnetismo terrestre o una combinazione dei due effetti.
C’è un altro aspetto delle ricerche di Persinger da prendere seriamente in considerazione. Le tecnologie elettromagnetiche di modificazione della coscienza sono usate per essere impiegate come strumenti per il controllo mentale da parte di eserciti, servizi segreti o organizzazioni criminali. Dai tempi della cosiddetta guerra fredda, sia gli USA sia l’ex Unione Sovietica hanno cercato di sviluppare sofisticati metodi di controllo mentale per creare agenti segreti e assassini dotati di personalità multiple e quindi in grado di vivere una vita tranquilla o di uccidere su comando, secondo il prevalere dell’una o dell’altra personalità (i candidati manciuriani).

 

Un altro obiettivo di queste ricerche, spesso basate sull’ipnosi e sull’uso di sostanze allucinogene e delirogene, era quello di ottenere da agenti nemici catturati, tutte le informazioni in loro possesso. Fra le varie tecniche impiegate dagli anni ’60, grazie ai progressi dell’elettronica, c’è stato anche l’impianto chirurgico nel cervello di stimolatori elettrici comandati a distanza via radio. Il principale sostenitore di questo metodo di controllo mentale è stato il famoso e famigerato professor José Delgado, autore nel 1969 del libro Genesi e libertà della mente (il titolo originale era Physical control of the mind).
Il governo amerikano ha mostrato un grande interesse nello sviluppo di armi cosiddette “non-letali” a onde elettromagnetiche. Armi in grado di focalizzare onde radio di determinate frequenze e intensità su un’area geografica molto limitata e di provocare così nausea, confusione e alterazioni mentali in un plotone nemico o in un gruppo di manifestanti. Alterazioni mentali che, nelle condizioni giuste, potrebbero anche assumere la forma di allucinazioni e fenomeni paranormali. Secondo lo scienziato austriaco Helmut Lammer, molti dei cosiddetti “rapimenti alieni”, diventati sempre più frequenti negli ultimi anni, sarebbero per l’appunto esperimenti di questo tipo svolti su comuni cittadini.[16] Probabilmente, queste armi sono ancora in fase di prototipo, però sono destinate a diventare entro breve una realtà, specialmente nel nuovo scenario internazionale sempre più caratterizzato da conflitti di tipo non convenzionale.
A questo punto, è facile immaginare quali non certo tranquillizzanti applicazioni potrebbero avere l’elmetto del professor Persinger in mani poco rispettose della dignità e della libertà umana. Organizzazioni con fonti di finanziamento molto più elevate della piccola università canadese in cui Persinger lavora potrebbe cercare di sviluppare lo stesso tipo di effetti utilizzando, invece dell’elmetto, sorgenti di campi elettromagnetici in grado di agire sulle persone a distanza. Lo stesso Persinger, in un suo breve articolo dal titolo molto esplicativo (On the possibility of directly accessing every human brain by electromagnetic induction of fundamental algorithms), ipotizza persino che si possa creare un campo elettromagnetico esteso a tutto il pianeta, in grado di influenzare in sostanza tutti i cervelli degli abitanti della Terra. Una prospettiva dal sapore fantascientifico, ma non più di quanto fosse fantascientifica la radio prima degli esperimenti di Marconi.

Gli studi di Persinger hanno potenzialmente delle conseguenze molto importanti: se come si diceva prima attraverso le ricerche effettuate si è dimostrato, che sotto condizioni controllate, l’effetto di onde elettromagnetiche sul cervello umano può indurre percezioni di eventi mistici e paranormali, incluse visite di dei, nonché l’esperienza di rapimento da parte di creature aliene. Questi studi indicano le basi materiali delle esperienze mistiche e religiose. Le conclusioni da un punto di vista filosofico, culturale, politico lo si può immaginare. Un argomento contro le religioni costituite. Personalmente ritengo che siamo solo all’inizio nell’avere una teoria compiuta che sappia dare una spiegazione scientifica dei fenomeni definiti “paranormale”. Infatti, questi fenomeni inducono a un paradosso in quanto introducono una correlazione fra uno stato psichico e un fatto (telepatia, veggenza ecc.). L’attività scientifica come la psicologia o la psicanalisi, ma anche la filosofia, si sono interessate esclusivamente ai contenuti del pensiero, senza trattarlo come un fatto. Il pensiero è correlato alla straordinaria complessità del nostro cervello (al di là di ogni concezione riduzionistica). Il cervello umano sono circa 100 bilioni (miliardi), le possibilità di attuare gli abbinamenti sono incommensurabili. Non si deve dimenticare che Freud aveva svelato che l’inconscio produce immagini e Jung elabora questo concetto con la nozione degli archetipi, ossia costruzioni simboliche elementari che si ritrovano nei miti più antichi. Si tratta dell’inconscio culturale.[17]

Jung utilizza anche il concetto di inconscio collettivo, attinto dal mondo orientale, per spiegare fenomeni come la telepatia e la veggenza. L’inconscio, nei suoi strati profondi non sarebbe più un fattore personale. Lo condividiamo con gli altri, e a poco a poco con l’intera umanità. Freud ha tracciato una sorte di confine tra conscio e inconscio. Nel soggetto “normale” le pulsioni scaturite dall’inconscio sono abbastanza filtrate da arrecare scarso disturbo scarso disturbo al conscio: il paranormale è raro. Nel nevrotico ossessivo (o fobico) la barriera è totale. Al contrario nel soggetto psicotico, questo confine è labile, laddove la persona è minacciata costantemente dai contenuti inconsci: il paranormale si palesa nella sua essenza quotidiana, il pensiero magico rappresenta una forma di pensiero quasi abituale (tuttavia con scarsa metodologia, il che ne riduce la credibilità).

 

Ma il problema vero non è tanto nell’avere una teoria compiuta sui fenomeni paranormali o religiosi, ma dall’accertamento della possibilità di provocare effetti diretti su specifici schemi neurali, utilizzando campi magnetici estremamente deboli, le cui intensità rientrano nel raggio delle normali variazioni geomagnetiche terrestri.

 

La scoperta del potenziale costituito dalla capacità tecnica di influenzare direttamente il cervello umano, senza dover ricorrere a modalità sensoriali, bensì emettendo informazioni neurali direttamente all’interno di un elemento fisico in cui tutti i membri della specie umana: l’atmosfera del nostro pianeta. Questa scoperta è l’equivalente nel campo scientifico/militare, per le capacità distruttive, del passaggio dalla polvere da sparo alla fissione nucleare (e perciò alla bomba atomica).

 

GUERRA PSICOLOGICA

 

E qui che entrano in campo gli specialisti delle operazioni psicologiche o manovre psicologiche (in inglese PSYOPS Psychological operations). Che sono un metodo utilizzato non solo dalle istituzioni militari ma anche da quelle politiche e dalle aziende, definibile come un complesso di attività psicologica messa in atto mediante l’uso programmato delle comunicazioni, pianificate in tempo di pace, di crisi e di guerra, dirette verso gruppi o obiettivi “amici”, neutrali o nemici (governi, organizzazioni, gruppi o individui) al fine di influenzarne i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi politici e militari.

 

E dentro questo quadro che assumono un ruolo sempre più importante per la conquista dei cuori e della psiche dei popoli i miti, che sono da sempre la forza che muove le volontà collettive dei popoli. Sarebbe ingenuo attribuire questo comportamento a scarsa capacità razionale dei popoli, o a naturale limitatezza delle masse o alla propensione dell’opinione pubblica verso le leggende piuttosto che verso la verità e dunque a bere tutto quello che si propinano.  Il fatto che la borghesia, che ha alle spalle una lunga storia di rivoluzioni contro il mondo feudale e contro l’oscurantismo religioso ha imparato a sue spese che non è la verità e la coscienza intellettuale a muovere le grandi masse, bensì i miti, quelle vere e proprie leve che s’imprimono profondamente nella psiche collettiva per incarnare speranze e muovere le volontà ad agire.

 

I miti sono tali che, una volta penetrati in profondità nelle coscienze, costituiscono una forza difficilmente scardinabile. Quello dell’11 settembre 2001 è a tutti gli effetti, un mito, realizzato con le più sofisticate e tecnologicamente collaudate tecniche di comunicazione mediatica, che ha imbastito menzogne e confusione con briciole di verità, sensazionalismo e paura, esorcismo ed emotività, ripetute fino alla nausea, anche quando i fatti le abbiano smentite. Che, poi, nel tempo, infatti, la costruzione si sia rivelata un colabrodo, non ha più importanza: quel che conta è la prima impressione, quella che muove il consenso e la volontà delle masse. In quella zona della psiche che gli psicologi chiamano inconscio, non si distingue un’idea o un’immagine vera da una falsa. Le impressioni e gli effetti sono ugualmente reali e per lo più sono previsti da chi manipola e trasmette le informazioni e i messaggi. E vale la nota massima behaviorista del ministro nazista della propaganda J. Goebbels: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Che però non è un detto originale, essendo che già in Hegel la sua formulazione filosofica.[18]  E soprattutto dal medico e fisico francese Gustave Le Bon, che ha fatto scuola osservando le tecniche di manipolazione mediatica, già nel 1895, quando di comunicazione di massa non erano neppure all’alba di tale sviluppo: “L’affermazione pure e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, costituisce un mezzo sicuro per far penetrare un’idea nello spirito delle folle. Quanto più l’affermazione è concisa, sprovvista di prove e di dimostrazioni, tanto maggiore è la sua autorità (…) Tuttavia (l’affermazione) acquista una reale influenza soltanto se viene ripetuta di continuo, il più possibile, se sempre negli stessi termini. Napoleone diceva che esiste una sola figura retorica seria, la ripetizione. Ciò che si afferma finisce, grazie alla ripetizione, col penetrare nelle menti al punto da essere accettata come verità dimostrata (…) La cosa ripetuta finisce con l’incrostarsi nelle regioni profonde dell’inconscio, in cui si elaborano i moventi delle nostre azioni. Così si spiega la forza straordinaria della pubblicità”.[19]

 

Ritornando ai giorni nostri, tutto ciò significa che la plateale distorsione della verità e la sistematica manipolazione delle fonti d’informazione sono parte integrante della pianificazione bellica. In seguito all’11/9, il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld ha creato l’Office of Strategic Influence (OSI), in altre parole l'”Ufficio della Disinformazione”, com’è stato etichettato dai suoi critici: “Il Dipartimento della Difesa ha detto che avevano bisogno di farlo, e stavano realmente per impiantare storie che erano false in paesi stranieri – come sforzo per influenzare l’opinione pubblica mondiale”. [20] Ma, all’improvviso, l’OSI veniva formalmente sciolta sotto la spinta di pressioni politiche e di “fastidiosi” articoli dei media, “i cui scopi erano deliberatamente tendenziosi rispetto alla necessità di portare avanti gli interessi Americani.”

 

   Pochi mesi dopo che l’OSI fu sciolto tra le polemiche (febbraio 2002) il New York Times confermava che la campagna di disinformazione procedeva a pieno ritmo e che il Pentagono stava: “…considerando di emanare una direttiva segreta ai militari americani per condurre operazioni coperte mirate ad influenzare l’opinione pubblica ed i politici nei paesi amici e nelle nazioni neutrali …” La proposta ha acceso un aspra battaglia nell’amministrazione Bush sul fatto se i militari dovessero eseguire missioni segrete di propaganda in nazioni amiche come la Germania… “La lotta – ha dichiarato un funzionario del Pentagono – verte sul sistema di comunicazioni strategiche per la nostra nazione, sul messaggio che noi vogliamo inviare per influenzare a lungo termine, e come costruirlo. Noi possediamo le strutture, le capacità e l’addestramento idonei per influenzare la pubblica opinione delle nazioni amiche e neutrali. Noi possiamo fare questo e farla franca!“.[21]

 

Per sostenere l’agenda di guerra queste “realtà fabbricate”, introdotte giorno dopo giorno nella catena dell’informazione di massa, devono diventare verità indelebili, che formino parte di un ampio consenso politico e dei media. A questo riguardo, i media ufficiali, sebbene agiscano indipendentemente dall’apparato militare e d’intelligence, sono uno strumento di questo sistema tendente a un autentico totalitarismo. In stretto collegamento con il Pentagono e la CIA, anche il Dipartimento di Stato ha istituito una sua unità civile di propaganda, guidata diretta dalla Sottosegretaria di Stato per le Relazioni e gli Affari Pubblici Charlotte Beers, una figura potente nell’industria pubblicitaria. Lavorando a stretto contatto con il Pentagono, la Beers è stata nominata a capo dell’unità di propaganda del Dipartimento di Stato immediatamente dopo l’11/9. Il suo mandato consisteva nel “contrapporsi e neutralizzare l’anti-Americanismo esterno.”[22]  Il suo ufficio al Dipartimento di Stato deve: “‘assicurare che le pubbliche relazioni (di coinvolgimento, di informazione e guida, di influenza sulle comunicazioni internazionali importanti), vengano praticate in armonia con gli affari pubblici (con sfera di estensione al di là degli Statunitensi) e con la diplomazia tradizionale, per dare impulso agli interessi e alla sicurezza degli USA e produrre la base morale per la leadership Americana nel mondo.” [23]

 

Come si vede l’opinione pubblica diventa centrale. Ma cosa è l’opinione pubblica? Walter Lippmann[24]  nel 1922 la definì nel seguente modo: “Le immagini che gli esseri umani hanno nella testa, le immagini di se stessi, degli altri, dei propri scopi e obiettivi, delle proprie relazioni, rappresentano le loro opinioni pubbliche. Queste immagini, quando vengono gestite da gruppi di persone o da persone che agiscono in nome di gruppi, diventano Opinione Pubblica, con le iniziali maiuscole”.[25]

 

Lippmann, che fu il primo a tradurre in inglese le opere di Sigmund Freud, sarebbe divenuto uno dei più influenti commentatori politici. Aveva trascorso gli anni della prima guerra mondiale al Quartier Generale di Propaganda e Guerra Psicologica di Wellington House, fuori Londra, in un gruppo di cui faceva parte anche il nipote di Freud, Eduard Bernays.[26] Il libro di Lippmann, L’Opinione Pubblica, pubblicato un anno dopo l’uscita de La psicologia di massa di Freud, che trattava temi simili. E’ tramite i media, scrive Lippmann, che la maggior parte delle persone elabora quelle “immagini nella testa”, il che garantisce ai media “un potere spaventoso”.

 

Il Tavistock Center creato subito dopo la I Guerra Mondiale sotto il patronato del Duca George di Kent (1902-42), diretta da John Rawlings Rees, si mise a studiare gli effetti della psicosi bellica e la sua capacità di produrre il collasso della personalità individuale. Dal loro lavoro emerse una tesi terribile: grazie all’uso del terrore, l’uomo può essere ridotto a uno stato infantile e sottomesso, in cui le sue capacità di ragionamento sono annebbiate e in cui il suo responso emotivo a vari stimoli e situazioni diventa prevedibile o, nei termini usati dal Tavistock, “sagomabile”. Controllando i livelli di ansietà è possibile produrre una condizione similare in ampi gruppi di persone, il cui comportamento potrà così essere controllato e manipolato dalle forze oligarchiche per cui il Tavistock lavorava.[27]

 

Essendo mass media erano in grado di raggiungere grandi quantità di persone con messaggi programmati o controllati, il che rappresenta la chiave per la creazione di “ambienti controllati” per il lavaggio del cervello. Come mostravano le ricerche del Tavistock, la cosa importante era che le vittime del lavaggio del cervello di massa non si rendessero conto di trovarsi in un ambiente controllato; pertanto doveva esserci un ampio numero di fonti d’informazione, i cui messaggi dovevano essere leggermente diversi, così da mascherare la sensazione di un controllo dall’esterno. Quando possibile, i messaggi dovevano essere offerti e rinforzati attraverso l’” intrattenimento”, che avrebbe potuto essere consumato senza apparente coercizione, in modo da dare alla vittima l’impressione di stare scegliendo di propria volontà tra diverse opzioni e programmi.
Nel suo libro, Lippmann osserva che la gente è più che disposta a ridurre problemi complessi in formule semplicistiche e a formare la propria opinione secondo ciò che credono che gli altri intorno a loro credano; la verità non ha nulla a che fare con le loro considerazioni. L’apparenza di notizia fornita dai media conferisce un’aura di realtà a queste favole: se non fossero reali, allora perché mai sarebbero state riportate? Pensa l’individuo medio secondo Lippmann. Le persone la cui fama viene costruita dai media, come le star del cinema, possono diventare “opinion leaders”, con il potere di influire sull’opinione pubblica quanto le personalità politiche.

 

Se la gente pensasse troppo a questo procedimento, il giocattolo potrebbe rompersi; ma Lippmann scrive: “La massa di individui completamente illetterati, dalla mente debole, rozzamente nevrotici, sottosviluppati e frustrati è assai considerevole; molto più considerevole, vi è ragione di ritenere, di quanto generalmente si creda. Così viene fatto circolare un vasto richiamo al popolo tra persone che, sul piano mentale, sono bambini o selvaggi, le cui vite sono un pantano di menomazioni, persone la cui vitalità è esaurita, gente ammutolita e gente la cui esperienza non ha mai contemplato alcun elemento del problema in discussione”. [28]
Nell’affermare di scorgere una progressione verso forme mediatiche che riducono sempre più lo spazio di pensiero, Lippmann si meraviglia del potere che la nascente industria di Hollywood manifesta nel forgiare la pubblica opinione. Le parole, o anche un’immagine statica, richiedono che la persona compia uno sforzo per crearsi un’immagine mentale”. Ma con un film: “Tutto il processo di osservare, descrivere, riportare e poi immaginare è già stato compiuto per voi. Senza compiere una fatica maggiore di quella necessaria per restare svegli, il risultato di cui la vostra immaginazione è alla continua ricerca vi viene srotolato sullo schermo”.  E’ significativo che come esempio del potere del cinema egli utilizzi il film propagandistico Nascita di una nazione, girato da D. W. Griffith a favore del Ku Klux Klan; nessun americano, scrive Lippmann, potrà mai più sentir nominare il Ku Klux Klan “senza vedere quei cavalieri bianchi”.  L’opinione popolare, osserva Lippmann, è determinata in ultima analisi dai desideri e dalle aspirazioni di una “elìte sociale”. Questa élite, egli afferma, è: “Un ambiente sociale potente, socialmente elevato, di successo, ricco, urbano, che ha natura internazionale, è diffuso in tutto l’emisfero occidentale e, per molti versi, ha il proprio centro a Londra. Conta fra i propri membri le persone più influenti del mondo e racchiude in sé gli ambienti diplomatici, quelli dell’alta finanza, i livelli più alti dell’esercito e della marina, alcuni principi della Chiesa, i proprietari dei grandi giornali, le loro mogli, madri e figlie che detengono lo scettro dell’invito. E’ allo stesso tempo un grande circolo di discussione e un vero e proprio ambiente sociale”. Con un atteggiamento tipicamente elitario, Lippmann conclude che il coordinamento dell’opinione pubblica manca di precisione. Se si vuole raggiungere l’obiettivo di una “Grande Società” in un mondo unitario, allora “la pubblica opinione deve essere creata per la stampa, non dalla stampa”. Non è sufficiente affidarsi ai capricci di “un ambiente sociale superiore” per manipolare le “immagini nella testa delle persone”; questo lavoro “può essere gestito solo da una classe di individui specializzati” che operi attraverso “centrali d’intelligence”.[29]

 

Mentre Lippmann scriveva il suo libro, la radio, è il primo mass media tecnologico a entrare nelle case, stava assumendo sempre maggior rilievo. A differenza dei film, che erano visti nei cinema da grandi gruppi di persone, la radio offriva un’esperienza individualizzata all’interno della propria casa, avente per fulcro la famiglia. Nel 1937, su 32 milioni di famiglie americane, 27,5 milioni possedevano un apparecchio radiofonico, più di quante possedessero un’automobile, il telefono o perfino l’elettricità.
In quello stesso anno la Rockefeller Foundation finanziò un progetto per studiare gli effetti che la radio produceva sulla popolazione. [30] A essere reclutati per quello che sarà poi conosciuto come Radio Research Project, con quartier generale all’Università di Princeton, a lavorare su questo studio ci furono delle personalità come Hadley Cantril e Gordon Allport, che diventeranno elementi chiave delle operazioni del Tavistock americano. A capo del progetto c’era Paul Lazerfeld; i suoi assistenti alla direzione erano Cantril e Allport, con Frank Stanton, che sarebbe poi diventato capo del settore informazione della CBS, e più tardi il suo presidente, e capo del consiglio di amministrazione della RAND Corporation. Il progetto fu preceduto da un lavoro teoretico realizzato in precedenza studiando la psicosi e la propaganda di guerra, e dal lavoro di Walter Benjamin e Theodor Adorno, della Scuola di Francoforte. Questo lavoro preliminare era incentrato sulla tesi che i mass media potessero essere usati per indurre stati mentali regressivi, atomizzare gli individui e generare un incremento dell’instabilità. Queste condizioni mentali indotte furono poi definite dal Tavistock col termine di stati “brainwashed”, e il processo d’induzione che a essi conduceva fu chiamato “brainwashing”, cioè “lavaggio del cervello”.
Nel 1938, quando era a capo della sezione “musica” del Radio Research Project”, Adorno scrisse che gli ascoltatori di programmi musicali radiofonici:
fluttuano tra l’oblio completo e improvvisi tuffi nella coscienza. Ascoltano in modo atomizzato e dissociano ciò che sentono… Non sono bambini, ma sono infantili; il loro stato primitivo non è quello di chi non è sviluppato, ma quello di chi ha subìto un ritardo mentale provocato da un’azione violenta”.  Le scoperte del Radio Research Project, pubblicate nel 1939, confermarono la tesi di Adorno sul “ritardo mentale indotto” e servirono da manuale per i programmi di lavaggio del cervello.  Studiando i drammi radiofonici a puntate, comunemente noti come “soap opera” (poiché molti di essi erano sponsorizzati da ditte produttrici di sapone), Herta Hertzog scoprì che la loro popolarità non poteva essere attribuita a nessuna caratteristica socioeconomica degli ascoltatori, ma piuttosto al format seriale in sé, che induceva ad un ascolto abitudinario. La forza che la serializzazione possiede nel produrre il lavaggio del cervello è stata riconosciuta dai programmatori del cinema e della TV; ancora oggi le “soap” pomeridiane sono quelle che generano maggiore assuefazione televisiva, con il 70% delle donne americane sopra i 18 anni che guardano ogni giorno almeno due di questi programmi.
Un’altra indagine del Radio Research Project si occupò degli effetti prodotti nel 1938 dalla lettura radiofonica de La guerra dei mondi di H. G. Wells da parte di Orson Welles, in cui si simulava un’invasione marziana. Il 25% degli ascoltatori del programma, che era stato presentato come se si trattasse di un notiziario, credette davvero che fosse in corso un’invasione, generando il panico nazionale; e questo nonostante i chiari e ripetuti avvertimenti che si trattava di un programma di fiction. I ricercatori del Radio Project scoprirono che molte persone non avevano creduto all’invasione marziana, ma avevano pensato che fosse in corso un’invasione da parte della Germania. Questo, come i ricercatori riferirono, dipendeva dal fatto che il programma era stato presentato nel format del “notiziario”, che in precedenza era stato utilizzato per fornire il resoconto della crisi bellica che si prospettava a seguito della Conferenza di Monaco. Gli ascoltatori avevano reagito al format, non al contenuto del programma.
I ricercatori dimostrarono così che la radio aveva già condizionato a tal punto le menti dei suoi ascoltatori, le aveva rese così frammentate e irriflessive, che nella ripetizione del format stava la chiave della popolarità.

 

 

 

 

RILEVANZA GIURIDICA DEI MESSAGGI SUBLIMINALI

 

Lo studio dei messaggi subliminali ha una genesi specialistica e metagiuridica.

Sono stati gli esperi di psicologia della comunicazione ad aver individuato i messaggi subliminali.

“Messaggio” è notoriamente la notizia comunicato con qualsiasi mezzo.

Più oscura, e pertanto meritevole di approfondimento approfondire il concetto di “subliminalità”. Esso delinea un messaggio percepito a livello di inconscio. Alla intrinseca particolarità ed efficacia del fenomeno occorre dedicare una più approfondita meditazione. Sul piano strumentale il messaggio sfrutta, come ogni altro, i primi essenziali veicoli della conoscenza sensibile, l’apparato visivo e sonoro. Si spiega così che, in relazione all’apparato visivo lo stimolo comunicativo si realizzi attraverso una immagine rappresentata per un tempo brevissimo o in forma composita, oppure che, rispetto all’apparato uditivo, lo stimolo sonoro giunga a destinazione con una intensità debole o in forme anomale, in particolare all’incontrario.

La vista, proprio a causa della brevità della sequenza del fotogramma, e l’udito sempre a causa della cripticità della informazione sonora, consentono, attraverso stimoli non controllabili razionalmente, il transito e il consolidamento del messaggio (occultato) nella memoria inconscia, con verosimili (e fraudolentemente programmati) effetti determinativi comportamentali.

La cripticità è strutturale e funzionale: la vista e/o l’udito influenzati con mezzo anomalo, attraverso l’artificio della composizione in sequenza con immagine a tempo decimale o a forma scomposta oppure con segnale doppio, a significato doppio e sovrapposto: palese nell’ascolto normale e nascosto nella sonorità invertita; consecutivamente, sul piano funzionale, il messaggio realizza una percezione determinata inconsciamente.

Quel che è suggestivamente alterato, avuto riguardo alla normalità comunicativa, è che il messaggio giunga a destinazione senza che il destinatario ne abbia consapevolezza, sicché il risultato sensibile viene recepito al di sotto della soglia della coscienza, della comprensione significativa: il dato trasmesso “significa” quel che l’inviante intende subdolamente significare e colpisce il ricevente inerzialmente, a livello di subconscio.

Il messaggio penetra nella perfetta buona fede del destinatario, che non percependolo a livello cosciente, non ha tempo e modo per azionare freni psichici inibitori.

È, poiché l’alterazione surrettizia della realtà diretta a terzi interferisce con i mass media, è del tutto agevole comprendere perché il maggior interesse al fenomeno sia maturato nell’ambito pubblicitario: un messaggio del tipo in esame è stato studiato nella sua funzione, perché orientato al fine di condizionare favorevolmente l’acquisto della merce reclamizzata.

In ambito commerciale, proiettato al consumismo, ruolo fondamentale assume la propaganda. Il termine in generale significa “attività di propolazione”, mezzo idoneo alla persuasione; nel terreno pubblicitario si sostanzia in ogni comportamento destinato al pubblico ed inteso (o più genericamente idoneo) all’incitamento al consumo, alla sollecitazione verso l’acquisto.

Sicché lo scopo impressivo è dissimulato.  Il messaggio subliminale, nei termini concettualmente esposti è noto nella terminologia giuridica, perché ha trovato ingresso in specifiche discipline normative.

Ma non c’è solo questo, esso ha avuto l’attenzione da parte del legislatore in senso negativo.

L’articolo 25 della legge n. 223/90 che disciplina il sistema televisivo, nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa e con riferimento agli obblighi gravanti sui concessionari privati in concorrenza con la concessionaria pubblica, impone i divieti di trasmettere films ai quali sia stato negato il nulla osta per la proiezione o la rappresentazione in pubblico e di trasmettere programmi che possono nuocere allo sviluppo psichico o morale dei minori, che contengono scene di violenze gratuite o pornografiche, che inducano atteggiamenti di intolleranza basati su differenza di razza, di sesso, di religione e nazionalità.

Al comma 9 dell’art. 15 sopra citato è sancito un divieto di portata lapidaria: “E’ vietata la trasmissione di messaggi cifrati o di carattere subliminale”.

Da notare che questo divieto non è ristretto solo all’ambito pubblicitario, ma riguarda ogni tipo di trasmissione.

Si potrebbe che questo divieto non intende evitare soltanto che gli utenti non siano consapevoli della ricezione di una comunicazione tramite il medium radiotelevisivo, ma soprattutto proibire indebite forme di influenza sui processi decisionali degli utenti.

Altrettanto esplicito, con efficacia, può ben dirsi a questo punto, di specializzazione e di completamento, è la normativa contenuta nel Decreto Legislativo 25 gennaio 1992 n. 74 (di attuazione della direttiva n. 450/84/CEE) in materia di pubblicità ingannevole.

Il decreto mira a conseguire lo scopo (espressamente dichiarato in esordio) di “tutelare dalla pubblicità ingannevole e dalle sue conseguenze sleali i soggetti che esercitano un’attività commerciale, industriale, artigianale o professionale, i consumatori e, in genere, gli interessi del pubblico nella fruizione di messaggi pubblicitari”, perché la pubblicità deve essere “palese, veritiera e corretta”.

L’articolo 4 della disposizione legislativa, in tema di trasparenza delle pubblicità, precisa, al 3° comma: “E’ vietata ogni forma di pubblicità subliminale”.

Tutto ciò dimostra che il legislatore conosce il fenomeno, ne ha compreso, la natura surrettiziamente subdola, di messaggio clandestino nella forma sensibile e deleterio nella sostanza; di conseguenza lo vieta, lo inibisce e lo reprime.

In senso più strettamente giuridico, dunque, il messaggio subliminale è un artificio ingannatorio, una specificità comportamentale nell’ambito di una condotta orientata.

L’artificio, deformando l’apparenza sensibile del messaggio, si colloca a monte, nella sfera operativa di azione.

L’inganno è errore, falsa conoscenza della realtà conseguente alla attività ingannatoria, alla frode: è il risultato psichico dell’azione descritta.

La induzione in errore descrive il nesso eziologico tra condotta ed evento e rappresenta la finalità (iniziale) della condotta, strumento, a sua volta, di un risultato vantaggioso per il decidente.

Emerge soprattutto la chiara intenzionalità della condotta: avulsa dal momento finalistico (il fine profittatore attraverso il risultato della induzione in errore) la condotta non ha senso giuridico.

Il dato fondamentale risultante, avuto riguardo alla consistenza del fenomeno  ed alla sua emersione giuridica, si incentra nella appropriata qualificazione comunicativa: la scelta di disvalore (divieto) del modello di azione qualificata (messaggio subliminale) rende immediatamente percepibile la funzione di prevenzione dannosa e recepisce la struttura di influenza inconscia della psiche, che coglie il risultato come diretta conseguenza del tipo specifico di comunicazione, in tal modo mostrando di averne compreso la complessiva struttura psicodinamica, di segno nascosto, (il dato di condotta) anomalamente percepito (l’evento preso di mira ed effettivamente conseguito).

La condotta esaminata si caratterizza, in relazione alla tematica trattata, per il veicolo comunicativo (la musica rock, e per i contenuti (ideologici, religiosi ecc.).

Si impone il vaglio sul veicolo (musicale) e sull’idea in funzione del sistema di tutela giuridica

Nell’ambito comunicativo il suono musicale è prediletto poiché potenzialmente onnicomprensibile; esso non patisce i limiti del linguaggio parlato.

Normalmente chi aderisce ad orientamenti di pensiero fondati su una concezione culturale ispirata alla natura immateriale dei valori (che non necessariamente deve essere una persona che si ispiri a una religione) avversa il nichilismo (che reputa la vita in senso esistenziale come un assurdo che non si possa orientare), l’edonismo (che esalta come unico e apprezzabile fine l’egoistico piacere da perseguire e ogni tipo di sofferenza da rifuggire)  e un certo tipo di materialismo (quello di stampo meccanicistico, che vede l’essere umano come una sorta di macchina).

Perciò trova repulsione a fenomeni musicali che scatenano gli istinti sessuali (hard rock), pulsioni violente e passioni represse.

Certamente non è predisposto a determinate atmosfere da discoteca con musica assordante, luce accecante, ritmo esasperante; assieme a tante persone che certamente sono appassionate, ma questa passione la vivono isolatamente, quasi narcisisticamente, che si agitano con frenesia disinibitoria.

Ora, per cominciare un ragionamento sulle valenze artistiche di qualsiasi messaggio, bisogna come doverosa premessa partire dal rispetto del pluralismo culturale, che nel nostro ordinamento costituzionale è garantito.

Ogni messaggio rientra nella libera manifestazione del pensiero e niente vi è di più protetto ed inviolabile della libertà di pensiero; almeno, questa era la convinzione fino al prepotente sopravvento dell’era cibernetica.

Il pensiero è, in generale, libero di esplicarsi, di manifestarsi, ovviamente nei limiti del corretto vivere civile.

C’è un valore decisamente libertario, che si può tranquillamente dire che è diventato una forza “mitica”: il pensiero, nella sua forma artistica è incoercibile e incontenibile; il messaggio artistico, insomma non tollera né frontiere spaziali.

Certamente è innegabile che la musica rock sia produzione del pensiero. Come non è negabile che interessi il campo della produzione artistica moderna. Arte musicale: tipica espressione simbolica che si esprime in forma sonora, composizione musicale.

Dico questo per cercare di far capire l’aspetto problematico della questione.

Per capire in maniera più approfondita la questione dei messaggi subliminali (in particolare quelli che sono contenuti dentro la musica) non si può prescindere dal fatto che viviamo in una società che è in piena decomposizione.

Essa è stata determinata dal fatto che nella società (soprattutto nei paesi imperialisti) viviamo una situazione di “impasse” momentanea, di una sorta “blocco”, tra le due classi fondamentali (borghesia e classe operaia) che impedisce a ognuna di esse di apportare la sua risposta decisiva. Se si passasse in rassegna le caratteristiche essenziali della decomposizione così come si manifestano oggi, si può effettivamente constate che esse hanno come denominatore comune ogni assenza di prospettiva.

Non è certamente un caso che assistiamo all’aumento di fenomeni come lo sviluppo del nichilismo, dei suicidi, della xenofobia. Assistiamo all’aumento del flagello della droga, fenomeno che contribuisce in maniera notevole alla maniera notevole alla corruzione degli Stati e degli organi finanziari. Come ci troviamo di fronte alla proliferazione delle sette, al rigetto del pensiero razionale, coerente e logico. Al dilagare nei media di spettacoli di violenza, di orrore e di sangue. Come si nota al dilagare della nullità e della venalità di ogni produzione artistica.

L’intervento legislativo in questo campo è come si vede molto delicato.

C’è il rischio che se non chiarisce bene cosa si intende per messaggio subliminale, e condizionamento psichico, si vada a reprimere comportamenti considerati irregolari.

Perciò non bisogna ignorare la necessità di tutelare la persona umana non solo nella sua libertà di agire, ma anche contro subdole aggressioni di matrice psichica della personalità umana, ben note nei genocidi nazisti e nelle moderne tecniche compromissorie dell’Io.

Nella sostanza in primo piano deve essere posta la tutela della persona umana.

Ogni interesse deve far capo all’essere umano e la protezione della personalità umana dovrebbe essere il fine di ogni sistema normativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Karl R. Popper e John Condry, Cattiva maestra televisione, Donzelli Editore, Roma, 1996, pag. 45.

 

[2] Dal Corriere della Sera del 10/01/96).

 

[3]http://icompagnidiball.myblog/2012/08/02/sharon-tate-

 

[4] Marco Sacchi, Dall’eugenetica al transumanesimo, tratto da Prometeo incatenato, Edizioni Lavoro Liberato, pag. 47.

 

[5] News New Time, edizione italiana, n. 1, Padova 1995, pag. 12.

 

[6] Marx, Il Capitale, Volume I.

 

[7] Hart M., Drumming at the Edge of Magic, New York, 1990 pag. 224.

 

[8] Albertson C., Bessie, Londra 1972, pagg. 106-7, in cui si cita Carl Van Vechten, “Memories of Bessie Smith”, in Jazz Records, settembre 1937, pag. 6.

 

[9] Michael Baigent, Richard Leigh, L’elisir e la pietra La grande storia della magia, Net Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano 2003, pagg. 350-51.

 

[10] Con questo termine generico la Borghesia e i suoi intellettuali più o meno organici sperano di sostituire e oscurare la realtà fatta da classi sociali. Nella sostanza la contraddizione produttori/erogatori di servizi e consumatori dovrebbe sostituire borghesia e proletariato.

 

[11] Questa visione che lo sviluppo in quel periodo (anni ’50 e ’60) sia stato in gran parte determinato dallo sviluppo forzato della domanda è una visione borghese funzionale a mascherare i veri motivi del ciclo economico.

Il boom economico di quel periodo nasceva dal fatto che nei trent’anni successivi alla seconda guerra mondiale il Modo di Produzione Capitalista poté espandersi in tutto il mondo in cui la borghesia aveva mantenuto il potere.

In questa nuova situazione la classe operaia e il resto delle masse popolari dei paesi imperialisti, forti anche dell’esperienza rivoluzionaria acquisita nel periodo precedente, riuscirono a strappare una serie di miglioramenti nelle condizioni economiche, lavorative, politiche e culturali: miglioramento delle condizioni materiali dell’esistenza, politiche di pieno impiego e di stabilità del posto di lavoro, diritti di organizzarsi sul posto di lavoro, riduzione delle discriminazioni per razza, sesso e età, scolarizzazione di massa, misure di previdenza sanitaria, edilizia a prezzi amministrati, ecc. In tutti i paesi imperialisti si avviò la costruzione di quello che si potrebbe definire “capitalismo dal volto umano”, ossia di una società in cui, pur sempre nell’ambito dei rapporti di produzione capitalisti e del lavoro salariato (quindi della capacità lavorativa come merce e del lavoratore come venditore di essa), ogni uomo disponesse dei mezzi necessari per un’esistenza normale e per il sostentamento e l’educazione delle a suo carico, avesse nella vita produttiva della società un ruolo in qualche misura confacente alle sue caratteristiche, progredisse ragionevolmente nel diminuire la fatica, avesse sicurezza nella malattia, invalidità e vecchiaia.

Su questo terreno in tutti i paesi imperialisti si affermarono i revisionisti moderni e i riformisti. Essi in tutti i paesi imperialisti assunsero la direzione del movimento operaio quali teorici, propagandisti e promotori in seno ad esso del miglioramento nell’ambito della società borghese.

 

[12] Michael Baigent, Richard Leigh, L’elisir e la pietra La grande storia della magia, Net Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano 2003, pagg. 354-55.

 

[13] Persinger non è uno sconosciuto, è membro di svariate organizzazioni internazionali, ha pubblicato più di 200 articoli scientifici e numerosi libri sul rapporto fra cervello e comportamento.

 

[14] L’epidemiologia è la disciplina della medicina che si occupa della distribuzione e frequenza di malattie e di eventi di rilevanza sanitaria della popolazione. Collabora con la medicina preventiva e clinica. Si occupa del decorso e delle conseguenze delle malattie. Gli scopi dell’epidemiologia sono: determinare l’origine di una malattia la cui causa è conosciuta, studiare e controllare una malattia la cui causa è sconosciuta o poco nota, acquisire informazioni sull’ecologia e sulla storia naturale della malattia, programmare ed attivare piani di controllo e di monitoraggio

 

[15] http://www.carmillaonline.com/archives/2005/09/001500print.html

 

 

[16] Termine brutto, ma lo uso solo per esemplificare le persone che non soffrono di particolare patologie.

 

[17] Lo stesso Jung ce ne fornisce degli esempi, nel libro La sincrocinità dice:” Una giovane paziente: fece un sogno, in un momento decisivo della cura. Nel sogno essa riceveva in dono uno scarabeo d’oro. Mentre mi raccontava questo sogno, io stavo seduto voltando le spalle alla finestra chiusa. D’un tratto udii alle mie spalle un rumore, come se qualcosa bussasse piano alla finestra. Mi voltai e vidi un insetto alato che, dall’esterno, urtava contro la finestra. Aprii la finestra e presa al volo l’insetto. Era l’analogia più prossima a uno scarabeo d’oro che si poteva trovare alle nostre latitudini, ossia uno “scarabeide”, una ‘Centaurea aurata, il comune coleottero delle rose, che evidentemente proprio in quei momento si era sentito spinto a penetrare, contrariamente alle sue abitudini, in una camera buia. Devo aggiungere che un caso del genere non mi era mai successo prima né mi successe in seguito; anche quel sogno della paziente è rimasto un fatto unico nella mia esperienza”. Si tratta di un esempio di sincrocinità che consiste nel verificarsi simultaneo di due diversi stati psichici, due eventi (interni e/o esterni) legati da un significato, ma non da causalità. Sono coincidenze significative entro cui la “connessione” prescinde dal tempo, dallo spazio e dai rapporti causa-effetto. Lo scarabeo, simbolo per eccellenza di rinascita, “entrato” nel momento analitico più idoneo, riuscì ad infrangere la barriera difensiva della donna che, ancorata ad una statica razionalità, non era riuscita, fino a quel momento, ad evolvere.

 

[18] Attraverso la ripetizione, ciò che inizialmente appariva come un accidente e possibile, diventa qualcosa di reale e consolidato (G.W.F. Hegel).

 

[19] Gustave Le Bon, Psicologia delle folle, Milano 1982, pp. 111-112; il libro significativamente fu letto da chi aveva a che fare con i fenomeni politici e sociali di massa, da Mussolini a Lenin, oltre che dalle polizie di tutti paesi.

 

[20] Intervista con Steve Adubato, Fox News, 26 Dicembre 2002.

 

[21] New York Times, 16 dicembre 2002.

 

[22] Sunday Times, Londra 5 gennaio 2003.

 

[23] http://www.state.gov/r/

 

[24] Walter Lippmann (1889-1974).  Giornalista statunitense. Per 32 anni (dal 1931 al 1963) ha analizzato i fatti internazionali nella rubrica Today and Tomorrow dell’Eraald Tribune di New York. Vinse due premi Pulitzer (nel 1958 e nel 1962).

[25] http://www.altrainformazione.it/wp/2009/07/11/come-gli-inglesi-utilizzano-i-media-per-la-guerra-psicologica-di-massa/

 

 

[26] Bernays è noto per aver elaborato la pubblicità di Madison Ave sfruttando le teorie freudiane di manipolazione psicologica.

 

[27] Tutta la teoria psicologica del Tavistock (come anche quella freudiana) muove dalla concezione dell’uomo come bestia dotata di pensiero. Il Tavistock sostiene che la creatività derivi unicamente da impulsi nevrotici o erotici sublimati e vede l’uomo come una lavagna su cui disegnare e ridisegnare le proprie “immagini”.

 

[28] http://www.altrainformazione.it/wp/2009/07/11/come-gli-inglesi-utilizzano-i-media-per-la-guerra-psicologica-di-massa/

 

[29] Si tratta di una concezione simile a quella espressa da Rees nel suo libro The Shaping of Psychiatry by War, in cui si parla della creazione di un gruppo elitario di psichiatri che dovranno garantire, a vantaggio dell’oligarchia dominante, la “salute mentale” del mondo.

 

[30] I nazisti avevano già ampiamente utilizzato la propaganda radiofonica per il lavaggio del cervello come elemento integrante dello Stato fascista. I loro metodi furono osservati e studiati dai ricercatori del Tavistock.

~ di marcos61 su dicembre 2, 2017.

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