MOSTRO DI FIRENZE: PISTA NERA O DEPISTAGGIO? OPPURE MANIPOLAZIONE MEDIATICA, UN OPERAZIONE DI GUERRA PSICOLOGICA PER DESTABILIZZARE LE MASSE?

 

 

In questa torbida estate del 2017 ricompare, uno dei grandi misteri che è piena la storia italiana: quella del cosiddetto “Mostro di Firenze”.

Sta emergendo una pista neofascista che potrebbe far inserire i delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze” dentro il quadro di una più generale strategia della tensione, che insanguino il nostro paese, e nello specifico con l’obiettivo di mostrare al paese la presunta “inefficacia” delle forze dell’ordine nel garantire la sicurezza, creando un clima di terrore, incertezza e sfiducia nelle istituzioni. Tale pista, che è stata smentita dalla Procura,[1] non è nuova: se ne è parlato nel libro criminologo e (nonché consulente del SISDE) Aurelio Mattei Coniglio il martedì pubblicato nel 1992, ed è da sempre sostenuta dall’avvocato delle due vittime francesi del Mostro, Vieri Adriani.[2]

L’attuale pista nera ruota attorno ad un signore molto anziano e dalla vita spericolata, un ex legionario che afferma di aver combattuto in Algeria e in Indocina, e da sempre risulta legato agli ambienti di estrema destra. Costui, che negli anni di operatività del cosiddetto “Mostro di Firenze” viveva a Vicchio, come i compagni di merende: già due volte nel 1985 e nel 1994 la sua abitazione fu perquisita. Nel corso della prima perquisizione, condotta dopo pochi giorni il delitto Scopeti ed effettuata poiché il soggetto rientrava fra i tantissimi che, potenzialmente, potevano rientrare fra i tantissimi che, potenzialmente, potevano rientrare in un vago profilo psicologico del mostro, furono ritrovati numerosi articoli di giornali che riferivano delle gesta del mostro. Nella seconda, furono ritrovati diversi proiettili calibro 22 Winchester Serie H, che erano usciti di produzione da 13 anni. Proprio il tipo di proiettile utilizzato per gli omicidi del mostro. Trattandosi di elementi meramente circostanziali e che di per sé non potevano dimostrare niente (gli articoli di giornale sul mostro custoditi in casa potevano essere semplicemente l’effetto di una curiosità morbosa, i proiettili, benché fuori produzione, avevano avuto una certa diffusione commerciale, essendo utilizzabili anche nel tiro a segno sportivo) l’uomo uscì dall’indagine rapidamente.

Bisogna dire che i legami che collegano l’ex legionario con la destra neofascista si basano su elementi molto vaghi. In primis, la coincidenza delle date: l’omicidio Pettini-Genticolcore, del 14 settembre 1974, si svolge dopo una celebrazione, con tanto di marcia dei partigiani, della liberazione di Vicchio dal nazifascismo. La stessa vittima, la Pettini, era figlia di un ex partigiano e militante del PCI locale. L’omicidio risulta di natura maniacale: il corpo della donna viene brutalmente straziato e sottoposto ad umiliazioni, come se l’assassinio avesse qualcosa di personale, o un motivo di particolare odio. Tutto questo accanimento (che non aveva avuto luogo nell’omicidio, risalente al 1968) è stato da alcuni accostato alle brutali torture condotte dalle SS di Reder durante l’ecidio di Vinca, circa 30 anni prima. Anche se in verità durante questo episodio, le vittime vennero impalate, e non sottoposte alle violenze cui fu sottoposta la Pettini. Ancora: nel 1981 il mostro colpisce due volte: la prima avviene due settimane dopo la scoperta delle liste degli iscritti della Loggia P2 del toscano Licio Gelli.

Altro elemento che rende inquietante la storia del cosiddetto “Mosto di Firenze”, sono i numerosi depistaggi, ivi compreso il presunto ritrovamento, nel 2011, della pistola usata dal mostro nell’armadio della sezione di P.G. dei carabinieri di Potenza (che in seguito si accertò non era l’arma dei delitti). Tali depistaggi hanno (giustamente) fatto pensare che si opera da parte dei servizi segreti, come è avvenuto nelle inchieste legate alla cosiddetta “strategia della tensione”. Il coinvolgimento del SISDE divenne manifesto quando criminologo Francesco Bruno, nominato consulente tecnico della difesa di Pietro Pacciani, dichiara in un udienza del 1994, di essere stato un collaboratore dei servizi.[3] Francesco Bruno si renderà poi autore di una poco convincente ricostruzione del profilo del mostro, sulla base della teoria del “killer solitario”: che dovrebbe essere un uomo mai individuato, che avrebbe un’intelligenza superiore alla media, mosso da un delirio religioso e suggestioni moralistiche. Un ipotesi che è difficilmente compatibile o comunque difficilmente spiegabile, sulle mutilazioni sessuali inflitta alle vittime, che farebbero propendere più per il profilo del “lust murderer” (assassino di lussuria) o motivi occultistici.

Francesco Bruno è una star televisiva, non c’è una trasmissione inerente a un delitto che abbia mai mancato (da Erika che uccise la madre a quello di Cogne).  Inoltre, è la prova vivente di come la psichiatria crea nuove malattie.

Quando nel 1993 gli agenti del SISDE Malpica, Galati e Brocoletti, che durante lo scandalo dei fondi neri del SISDE avevano accusato i loro superiori di varie malversazioni, Francesco Bruno ritenne che le loro testimonianze non erano attendibili. A suo parere i tre sarebbero affetti da una nuovo e terribile malattia psichiatria: la “sindrome del canarino”.

Affermava Bruno: “A differenza dei mafiosi gli agenti segreti che si sentono traditi dallo stato, si sentono abbandonati e perdono ogni riferimento con la realtà… questo complesso di onnipotenza, la sindrome del canarino, porta i soggetti in questione a partire all’attacco il più alto possibile, ritenendo di avere delle carte che giustificano queste affermazioni”.[4]

Vanno infine menzionate le simpatie fasciste proclamate da uno dei compagni di merenda, il Torsolo Vanni e che (dal mio punto di vista tenendo conto del personaggio) si sarebbero potuto interpretare come un segno di vicinanza ad ambienti eversivi di estrema destra che, in quegli anni, attraverso l’empolese Mario Tuti, imperversavano nelle nella zona di Valdarno.

 

ESISTE UN SECONDO LIVELLO?

 

Nonostante i tentativi di Pierluigi Vigna di chiudere al solo primo livello, di quelli che furono definiti i “compagni di merende”, da più parti si è insistito dell’esistenza di un secondo livello mai scoperto, e che è stato uno dei motivi con cui il PM Canessa, pur se trasferito a Pistoia, ha proseguito a indagare.[5] I compagni di merende erano, a partire dal “Vampa” Pacciani, individui intellettualmente minorati. Mario Vanni, detto “Torsolo” (che in dialetto toscano non designa solo una conformazione fisica esile, ma anche una certa ingenuità) era un alcolista. “Katanga” Lotti era affetto da un deficit mentale diagnosticato ed era considerato il classico “scemo del villaggio”, incapace di svolgere qualsiasi lavoro e per questo motivo era sostenuto dalla Caritas locale, Pucci soffriva di oligofrenia e deficit cognitivo. Una simile combriccola non sarebbe riuscita, lasciata a se stessa e senza un intelligenza superiore che la guidasse, difficilmente l’avrebbe fatta franca per un lungo periodo di tempo (dal 1968 al 1985) riuscendo pure a far sparire definitivamente l’arma dei delitti. Pacciani era un uomo profondamente violento: fu, infatti, condannato per l’omicidio preterintenzionale di un amante della sua ragazza nel 1951, e tornò in galera nel 1987 per stupro nei confronti delle figlie e ripetute violenze domestiche contro la moglie. Nel frattempo, si era reso protagonista di numerose risse: in una di queste face fare 26 giorni di ospedale a un guardiacaccia. Un uomo così collerico ed impulsivo difficilmente avrebbe potuto mantenere il sangue freddo, senza farsi scoprire per tutti quegli anni, se non fosse stato controllato da una mente superiore.

E poi vanno menzionate le enormi disponibilità economiche in capo a Pacciani: 157 milioni di lire in banca, più cospicui investimenti per ristrutturare la casa, ed altri due appartamenti di proprietà. Troppa roba, per un semplice contadino, anche se estremamente tirchio, come era in effetti.  Di queste entrate, Pacciani non fu mai capace di fornire delle spiegazioni attendibili agli inquirenti, e che fanno pensare a pagamenti per la partecipazione come manovalanza ai delitti del mostro. Va notato che anche il Vanni, pur essendo un semplice postino, vantava disponibilità economiche anomale.

Le circostanza in cui morì Pacciani, fanno pensare l’esistenza di un secondo livello. Il Vampa morì nella sua abitazione il 22 febbraio 1998, proprio alla vigilia dell’inizio del nuovo processo contro di lui, a causa della somministrazione di un farmaco antiasmatico fortemente controindicato per lui (che non soffriva di asma ed era invece affetto da una malattia cardiaca). Un farmaco ottenibile solo tramite prescrizione medica. E che nessun medico della zona gli aveva prescritto, né lo avrebbe fatto, stanti le condizioni cardiache dell’uomo. Il cadavere venne trovato con i pantaloni abbassati e la maglietta sollevata, come se qualcuno avesse voluto umiliarlo post mortem, ricordando le sue caratteristiche di pervertito sessuale.  E tale modalità di ritrovamento potrebbe indicare una sorte di avvertimento pseudomafioso agli altri “compagni di merende”, inducendoli a tenere la bocca chiusa- secondo la testimonianza dei vicini di casa, da quado era stato scarcerato grazie alla sentenza di assoluzione in appello, Pacciani non era più lo stesso: invece di essere il solito rodomonte aggressivo, sembrava molto spaventato, e la notte si barricava in casa, chiudendo porte e finestre. Il giorno in cui morì, però, porte e finestre di casa erano spalancate. La conclusione dell’indagine, che parlarono di morte accidentale, personalmente non mi convincono.

Come a livello personale ritengono poco credibile la pista neofascista, e l’abbandonare quella della setta.

Se come ritengo esistere un secondo livello in merito ai delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”, non ritengo che sia costituita da elementi deviati che si muovono dentro una logica della strategia della tensione. Gli ultimi delitti del mostro, risalenti al 1984-1985, si verificano quando la “strategia della tensione” era ormai stata abbandonata, ed anche le tensioni legate alla scoperta delle liste della Loggia P2 e all’affaire Banco Ambrosiano si sono spente. L’appartenenza all’estrema destra dell’ex legionario non significa che effettivamente quest’area fosse coinvolta e non concesso che egli abbia veramente qualcosa a vedere con i delitti.

 

 

 

 

 

E’ POSSIBILE DARE UNA MATRICE ESOTERICA AGLI OMICIDI?

 

Mi rendo conto che tutto ciò che si è molto difficile da mandare giù, si ricerca sempre una ricerca che all’apparenza può essere “razionale” (fanatismo ideologico o religioso, stato psicologico della persona, motivi ideologici ecc.). Ma non si vuol riconoscere che l’aspetto esoterico è una realtà, occulta (fino a un certo punto basta andare nelle librerie e vedere che in ognuna, una parte è riservata all’esoterismo, oserei dire occulta per chi non vuole vedere) ma una realtà.

Un esempio evidente di matrice esoterica nei delitti, dal mio punto di vista, si può vedere nei delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”.

Dal 1968 al 1985 sono uccise otto copie di giovani nelle campagne di Firenze. In 4 di questi duplici omicidi vengono prelevate delle parti di cadavere, seni e pube. La vera e propria caccia al “Mostro” comincia dopo il terzo omicidio, quando si capisce che dietro ad essi c’è la stessa mano. Dopo “errori giudiziari” (si sarebbe col seno di poi dire che molto probabilmente furono degli autentici depistaggi), si arriva all’incriminazione di Pietro Pacciani nel 1994. Appare chiaro che, Pacciani è colpevole, o perlomeno che è gravemente coinvolto in questi omicidi. Gli indizi, infatti, sono gravi, precisi e concordanti; in particolare lo inchiodano il ritrovamento di un bollo di pistola nel suo giardino, inequivocabilmente proveniente dalla pistola del “Mostro” (una beretta calibro 22); l’asta guidamolla della pistola del “mostro”, inviata agli investigatori avvolta in un pezzo di panno identico a quello poi trovato in casa di Pacciani; e soprattutto un portasapone e un blocco da disegno, di marca tedesca, che sarà riconosciuto come appartenente alla coppia tedesca.

C’era poi un biglietto trovato in casa sua con scritto “coppia” e un numero di targa corrispondente a quello di una coppia uccisa. Le intercettazioni telefoniche e ambientali poi fecero il resto, mostrando che Pacciani mentiva, celando agli investigatori diverse cose importanti. Eppure il processo fa acqua da tutte le parti. Tante cose non quadrano in quel processo. Non quadra il movente, perché Pacciani – benché violento e benché in passato avesse giù ucciso, per giunta con modalità che ha tratti ricordano quelle di alcuni delitti – non sembra il ritratto del serial killer. Non quadrano alcuni particolari (ad esempio le perizie stabiliranno che l’uomo che ha sparato dovesse essere alto almeno un metro e ottanta, mentre Pacciani è alto molto meno). Inoltre durante il processo alcuni dei suoi “amici” mentono palesemente per coprirlo, sembrano colludere con lui. Perché mentono? In primo grado Pacciani sarà condannato. In secondo grado sarà assolto. L’impianto accusatorio, in effetti, era fragile. Però proprio il giorno prima della sentenza di secondo grado, la Procura di Firenze riesce a trovare nuovi testimoni (quattro) che inchiodano Pacciani e soprattutto riescono a spiegare il motivo di alcune incongruenze. Due di questi testimoni sono, infatti, complici di Pacciani e, autoaccusandosi, svelano che in realtà quei delitti erano commessi in gruppo.

Ma la Corte di appello di Firenze decide di non sentire testimoni e assolve Pacciani. La sentenza sarà annullata dalla Cassazione, ma nel frattempo Pacciani, come si diceva prima, muore in circostanze poco chiare. Giuttari, il commissario che segue le indagini per la Procura di Firenze, sospetta un omicidio. Nel 2002 l’indagine sul “Mostro” si riapre, ma a Perugia, per capire come e perché bisogna fare un passo indietro. Il 13 ottobre 1985 è trovato nel Lago Trasimeno il corpo di un giovane medico perugino, Francesco Narducci. Il caso è archiviato come suicidio, anche se la moglie non crede a questa versione dei fatti. Anzi, da subito i giornali ipotizzano un coinvolgimento inerente, il “Mostro di Firenze”.

Narducci, una moglie giovane, una casa bellissima, viaggi, barche e tanti soldi. Questa era la vita pubblica di Francesco Narducci. Ma forse, ne esisteva un’altra fatta da rituali, popolata da demoni. Narducci ha sempre saputo celare la sua vera identità. E soltanto in una lettera, lasciata alla famiglia prima di scomparire, potrebbe avere deciso di svelare sua vera identità.[6]

Adesso vediamo i misteri inerenti alla morte di Narducci. Un pescatore dice di averlo ritrovato su una spiaggetta del lago Trasimeno il 9 ottobre 1985, quattro giorni prima della scoperta ufficiale. “Era incaprettato” ricorda. E questo dimostrerebbe che fu una vera e propria esecuzione. L’eliminazione di un uomo diventato scomodo. In quei giorni i giornali scrivevano che il “Mostro” aveva i giorni contati, che aveva commesso un errore tale da inchiodarlo. Narducci potrebbe avere avuto paura, o sentendosi minacciato decise di tirarsi fuori.

Suo padre Ugo Narducci, famoso medico, massone, era riuscito a costruire per il figlio una carriera luminosa. In un certo periodo, cominciano a concentrarsi su di lui delle chiacchere tremende, si comincia a sospettare che abbia dei collegamenti con il Mostro. Alcuni lo ricordano di averlo visto nelle campagne tra San Casciano e Mercatale in compagnia del farmacista del paese. Ci sono voci che Narducci partecipava a festini e messe nere. Una doppia vita che dura fino al 1985. Nell’estate di quell’anno il suo equilibrio si spezza. Ricorda la moglie: “Era molto preoccupato mi sembrava depresso. Una sera mentre parlavamo della difficoltà di avere un bambino, scoppiò a piangere e questo mi sembrò molto strano perché lui non era assolutamente il tipo che se la prendeva per queste cose. Restava alzato fino a tardi, chiuso nel suo studio”. L’8 ottobre, dopo aver ricevuto una telefonata, Francesco Narducci va via sconvolto dall’ospedale. Prende la barca ancorata sul Trasimeno e sparisce per sempre. Secondo la versione ufficiale il suo cadavere affiora il 13 ottobre. Causa della morte: annegamento. Soltanto nel 2004 un pescatore ammette di averlo trovato il giorno dopo la scomparsa e di aver consegnato il corpo alla famiglia. Nel 2000 il corpo è riesumato e riparte l’inchiesta: l’ipotesi è che, con la complicità di alcuni pubblici ufficiali, la famiglia volesse nascondere il delitto. In sostanza c’è il forte sospetto che la famiglia avesse sepolto il corpo, e gettato un’altra salma nel lago e fatta passare per quella di Narducci.

L’ipotesi formulata dalla Procura di Perugia secondo cui Narducci sarebbe stato ucciso perché era diventata una cellula impazzita dell’inquietante circuito che ha commissionato, e in certi casi anche portato termine i duplici omicidi attribuiti al “Mostro”.

C’è un uomo che negli anni ’70 e ’80 afferma di conoscere a fondo le realtà del “Mostro”.[7] In una memoria consegnata agli inquirenti che indagano sugli omicidi, ricostruisce per filo e per segno gli ambienti e i poteri che decisero la fine delle copie di fidanzati e del Narducci divenuto non più affidabile e di altre persone divenute via via scomode al sistema.

Tra le realtà che secondo il teste, avrebbero avuto un ruolo importante nell’assassinio del Narducci e nella costruzione di una rete di convivenza che coprisse la verità, ci sarebbe la Massoneria. Nel suo documento il testimone parla anche d’ingerenze da parte di ambienti di Cosa Nostra e di un circuito dedito alla pedofilia.

Per l’occultamento del cadavere del Narducci, sviamento delle indagini e altri reati minori, furono indagati il questore di Perugia Francesco Trio, il colonello dei carabinieri Di Carlo, l’ispettore di PS Napoleoni, l’avvocato Fabio Dean, tutti iscritti alla stessa loggia massonica, alcuni collegati di loro collegati alla P2. Appartenevano alla P2 il questore Trio, mentre Fabio Dean è il figlio di uno dei legali di Gelli. Una “bella” compagnia dunque.

Ferdinando Benedetti, uno storico che ha compiuto un’indagine personale sulla morte di Narducci, ha rivelato il ruolo della Massoneria (lui stesso è un massone). Racconta Benedetti: “ Il padre del medico faceva parte della loggia Bellucci e insieme al consuocero si rivolse al Gran Maestro per evitare che fosse effettuata l’autopsia del figlio. So che Francesco Narducci aveva preso in affitto una casa vicino a Firenze, nella zona dove sono avvenuti i delitti. Era entrato a far parte di un’associazione segreta denominata “la setta della rosa rossa”. Al momento dell’iniziazione era al livello più basso, ma dopo un po’ di tempo aveva raggiunto il ruolo di “custode”. Già nel 1987 si disse che poteva essere uno dei “mostri” e la massoneria si attivò per sapere la verità. Tra il 1986 e il 1987 ci furono riunioni tra logge diverse e si decise di compiere alcune indagini. Alla fine la loggia accertò che era coinvolto, ma si decise di non far trapelare c’era il rischio che venissero coinvolti tutti”.[8]

Tra i testimoni ascoltati dai magistrati, c’è anche Augusto De Megni, nonno del bambino rapito nel 1990, per anni al vertice del Grande Oriente che conferma: “So che Narducci andava a Firenze e che frequentava giri poco raccomandabili”. Secondo le indagini compiute signora Narducci, potrebbe essere stato il custode dei reparti genitali asportati dalle vittime. Si cerca di verificare se c’è un nesso tra la sua morte e la spedizione di un lembo di seno di Naudine Mauriot. L’omicidio della francese e del suo compagno avvenne l’8 settembre. Si è scoperto recentemente che la coppia era in Toscana per partecipare a pratiche esoteriche. Un mese dopo il delitto scompare Narducci (8 settembre duplice omicidio, 8 ottobre scomparsa di Narducci, una casualità?).

In questa vicenda del “Mostro di Firenze” entrano come si diceva prima, i servizi segreti. Il SISDE, già dal terzo delitto aveva preparato un dossier che ipotizzava che non fosse un solo serial killer, ma i membri di una setta satanica che agivano in gruppo. Il dossier era firmato da Francesco Bruno, il ben noto criminologo nonché come si diceva prima, consulente del SISDE. Tre degli studi commissionati dal SISDE, si persero “misteriosamente” per strada e non arrivarono mai sulle scrivanie dei magistrati fiorentini. Guarda caso, i dossier “scomparsi” erano quelli che riguardavano la pista dei mandanti plurimi.[9]

E poi ci sono le morti sospette di persone convolte con la storia del Mostro. Da quella del Narducci, a quella di Pacciani. In molte di queste morti è stata usata una tecnica simile a quella dei morti “suicidi” di persone implicate nell’inchiesta per la strage di Ustica e delle altre stragi che hanno insanguinato l’Italia. Questo utilizzo delle stesse tecniche fa ipotizzare una firma unica: quella dei servizi segreti.

Perché dico questo? Nella questione del “Mostro di Firenze” come per Piazza Fontana, Ustica e le altri stragi che hanno bagnato di sangue il nostro paese, c’è stato un autentica mattanza di testimoni o di persone coinvolte.

Non solo Pacciani e Narducci. Muore Elisabetta Ciabiani, una ragazza di vent’anni che aveva lavorato nell’albergo di Narducci e che aveva rivelato al suo psicologo, Maurizio Antonello (fondatore dell’Associazione per la ricerca e l’informazione delle sette) il nome di alcuni mandanti del “Mostro” e aveva rivelato il coinvolgimento di questa setta (la Rosa Rossa)[10] nei delitti: Elisabetta verrà trovata uccisa a colpi di coltello, compresa una coltellata alla pube, ma il caso venne archiviato come suicidio. Mentre lo psicologo Maurizio Antonello sarà trovato “suicidato”, impiccato al parapetto della sua casa di campagna.

E tanti altri testimoni, morti suicidi con le tecniche usate dai servizi segreti, appunto.

Per affrontare l’argomento del rapporto tra sette e servizi segreti possiamo prendere come esempio uno dei casi che è diventato famosi quello di Manson e della sua Family.

Dopo il suo arresto nell’ottobre del 1969, ci fu una serie di omicidi, di suicidi e di fortuiti incidenti di testimoni appartenenti alla Family, o amici di adepti della Family. Tutto questo segue un programma ben noto in certi particolari di omicidi coperti (lo stesso modus operandi di quello che è avvenuto in Italia con la vicenda del cosiddetto “Mostro di Firenze”, dove ci fu, come si è visto, una scia di morti molto sospette tra le persone coinvolte). Magicamente chi può testimoniare si uccide o ha un provvidenziale incidente.

Nell’agosto del ’69 Manson e la Family si trasferirono definitivamente nella Death Valley, recidendo così ogni rapporto con la “civiltà”. Manson prepara così i suoi alla sua delirante profezia: i negri d’America faranno una rivoluzione, rovesceranno il governo e solo loro, la Family, saprà fronteggiare come ultimo baluardo bianco contro” l’infernale razza negra”.

Nel deserto oltre i 40 gradi, nella solitudine assoluta, Manson può finire il suo lavoro di controllo mentale degli adepti, in maggioranza donne. Quando queste entrano nella Family sono spogliate e valutate da Manson (certe sette sembrano il rifugio per vecchi maiali). Poi le adepte subiscono attraverso il dominio sessuale, quella completa perdita di volontà che le renderà docili esecutrici della volontà unica di Manson, dell’Anima, come si faceva chiamare. Ai pasti mangiano prima degli uomini, poi le donne, ma prima devono offrire il pasto ai cani, e poi hanno il permesso di mangiare gli avanzi degli animali. Nelle baracche della Family e tra le dune del deserto le donne devono starsene nude, al massimo con le mutandine, docili, ad un ordine di Manson, accoppiarsi con uno o più uomini, anche sconosciuti. Devono praticare la fellatio su ordinazione non solo sui membri maschili della Family, ma anche sui cani. Quest’uso del sesso come iniziazione alla completa sottomissione e umiliazione, uscendo anche dai limiti dell’umano con il rapporto animale, distrugge la dignità e scardina l’identità, cui sarà sostituita una nuova: quella di macchine pronte a eseguire i propositi criminali di Manson.

Ma questo controllo sulla volontà avveniva anche sugli uomini. Quando fu interrogato Tex Watson, esecutore degli omicidi Tate-LaBianca, gli inquirenti verificarono che l’uomo sembrava aver perso il 30% delle sue possibilità mentali, come se qualcosa avesse mangiato parte del suo cervello. Inoltre, sia al momento dell’arresto che in carcere, tutte le adepte sembravano, collegate tra loro da una volontà unica: erano allegre, improvvisavano spogliarelli, urinavano davanti ai poliziotti, si tenevano mano nella mano in circo salmodiando misteriose litanie come seguendo gli ordini di Manson che sussurrava nella sua cella delle parole incomprensibili. Invece quando le donne si trovavano isolate nelle loro rispettive celle, cadevano in una specie di abulia.

C’è da chiedersi dove Manson, un marginale che ha passato buona parte della sua vita nelle patrie galere, abbia appreso simili tecniche di controllo mentale. Ed Sanders, nel suo libro su questo caso pubblicato nel 1971, accenna in poche righe di quanto si dovrebbe investigare per capire gli omicidi della Family in certe tecniche di controllo mentale. Si era nel 1971, e non erano stati resi pubblici i documenti del progetto di controllo mentale della CIA denominato MK-ULTRA.[11]

Una risposta a questo interrogativo lo diede Carol Greene che nel suo libro del 1992 Mirder aus der Retorte: Der Fall Charles Manson (Omicidi di Laboratorio: il caso Charles Manson), che Manson prima degli omicidi era un “soggetto di ricerca” da parte del Narional Institut of Mental Healt (NIMH), un centro fondato dallo psichiatra Felix che era anche il boss di Isbell, un autentico criminale che conduceva barbarici preso il Centro Ricerche Tossicodipendenze di Lexington, Kentucky. Questi esperimenti riguardavano LSD e una grande varietà di altri allucinogeni e veleni esotici. In un caso sette prigionieri furono mantenuti in stato allucinatorio da LSD per ben 77 giorni consecutivi. La tortura che si svolgeva a Lexington seguiva lo schema sviluppato da quell’altro criminale che portava il nome di Cameron a Montreal: sonno indotto da un farmaco, che viene interrotto da shock elettroconvulsivi, i soggetti collaborativi venivano premiati con buchi di eroina o qualsiasi droga gradissero.

Torniamo a Manson, egli fu scarcerato da una prigione della California nel marzo del 1967. Per legge, gli fu prescritto di presentarsi regolarmente ai colloqui con l’ufficiale per la libertà vigilata, il signor Roger Smith, che era stazionato c/o la Clinica Medica Haigtht-Ashbury di San Francisco. Questa clinica era frutto di un progetto del NIMH, che aveva lo scopo di studiare – e, di fatto, supervisionare – la prima tossicodipendenza su larga scala degli adolescenti bianchi, migliaia dei quali erano clienti della clinica. Il direttore della clinica, David E. Smith che era anche l’editore del Journal il Psychedelic Drugs, nonché un emittente sostenitore della legalizzazione dei narcotici. Egli era incaricato di investigare gli effetti che i vari tipi di droghe avevano sui tossicomani seguiti dalla clinica NIMH: in sostanza doveva portare avanti uno studio comportamentale sui bambini delle comuni. Egli era un esperto nell’allevamento di personaggi violenti e antisociali nell’ambiente delle comuni hippy o delle sette.

Roger Smith seguì i percorsi di Manson anche dopo aver cessato di essere il suo ufficiale per la libertà vigilata, come consulente e osservatore dell’uomo che andava gradatamente impazzendo (ma forse sarebbe meglio dire che ci fu l’induzione all’impazzimento), nel frattempo Manson si affiliò a The Process, un curioso e teologicamente originale gruppo para-satanista fondato da due ex membri di Scientology (egli aveva già frequentato len150 ore di Scientology nel corso di un Criminon – il programma di recupero e indottrinamento per carcerati organizzato dalla “chiesa” di Ron Hubbard – gli danno diritto ad accedere agli eventi ed ai parties organizzati dalla setta fra Los Angeles e San Francisco allo scopo di irretire le stars di Hollywood nei famosi Celebrity Centers).[12]

Non è ancora chiaro quando Manson si affiliò a The Process, ma secondo alcuni rapporti secondo cui fu nell’estate del 1967. I fondatori della setta avevano stabilito il loro quartiere generane negli USA a due isolati dal luogo, dove viveva Manson e reclutava tra i figli dei fiori.

Persone che hanno avuto a che fare con questa setta, sono state implicate in omicidi. Non solo Manson ma anche David Berkowitz, che fu condannato per gli omicidi seriali, “Son of Sam” di New York.

Perché ritengo importante il collegamento sette e controllo mentale? Si commette l’errore spesso di ridurre gli strumenti e le tecniche per controllare la mente all’uso di mezzi tecnologicamente avanzati oppure a tecniche invasive; come l’elettroshock, l’uso pesante di LSD, la deprivazione sensoriale, le percorse, la tortura, l’uso di messaggi diffusi da altoparlanti alle cavie chiuse in isolamento, elettrodi impianti nel corpo o chip. Ebbene Manson era riuscito ad avere il controllo totale su più di una trentina di persone, senza l’uso di macchinari tecnologici o particolari tecniche invasive. Se, invece, si prendesse la briga di andare a leggere la letteratura esoterica e occultista, si vedrebbe che simili pratiche di controllo mentale vi sono descritte, seppure sono di difficile decifrazione. È quasi certo che molti di questi testi non sono mai stati pubblicati o se lo sono la circolazione è limitata in determinati e ristretti ambiti iniziatici.

Si potrebbe formulare l’ipotesi che quello che si sa del progetto MK-ULTRA sia una sorta di informazione-disinformazione. Potrebbe essere stato messo in giro proprio dalla CIA e da altri organi occulti, per nascondere certe notizie, per far credere che per il controllo mentale servono costosissime tecniche, che hanno bisogno l’ausilio di complicati macchinari, della partecipazione di decine di scienziati, di Università, nascondendo tecniche meno appariscenti, ma più efficaci.

Manson e il suo lavoro sulle adepte della Family lo starebbe a dimostrare.

Se si analizza la struttura sociale delle comuni hippy degli anni ’60, vediamo che il fulcro è sempre un leader. Come nel mondo da cui si vuole fuggire, anche nella comune (da non confondere con la Comune di Parigi e le altre comuni rivoluzionarie) anche in queste comuni si ricrearono gli stessi meccanismi, ma nel caso di questo tipo di comune, il leader non è colui che deve soffocare la libertà dei suoi adepti, come avviene nella società “civile” (ma sarebbe meglio specificare nella società divisa in classi sociali), al contrario, la deve liberare. E proprio quest’accezione, il leader assume la valenza di Totem, come si faceva chiamare Manson, l’Anima. Ogni anima di un adepto avido di conoscenza ed essendo limitata vede in questa luce dell’Anima una strada da seguire, una via che la può liberare dalla sua prigionia, dalla paura. Di fronte ad un simile afflato della psiche, un condizionamento mentale non è cosa poi così difficile.

Ci sono esempi lampanti di tutto questo in religioni riconosciute, programmi televisivi, cinema e di esempi se ne potrebbero farne tanti.

Ci sono ricercatori che hanno avanzato l’ipotesi che il funzionamento del cervello umano sia una specie di ipnosi, che entri in questo stato ipnotico auto indotto nel momento della ricerca di una soluzione ad un problema: la mente per funzionare deve cadere in uno stato ossessivo, quindi ipnotico, e si giunge ad affermare che la stessa struttura del cervello è proprio nella ripetività delle onde cerebrali del digramma dell’encefalogramma. È proprio quel meccanismo dell’eguale che si ripete che regolerebbe il funzionamento della mente stessa.

Questa tesi porterebbe alla conclusione che il controllo della volontà è insito nella mente stessa, e proprio per far funzionare il cervello al meglio, lo stesso individuo domina il suo stesso cervello, lo ipnotizzerebbe.

Non sono in grado di dire se queste teorie siano vere o false, resta il fatto che chi stava portando avanti il progetto di controllo della mente, invece di costringere delle cavie a subire trattamenti criminali come faceva Cameron, oppure coinvolgerne l’altro con l’inganno, avrebbero potuto semplicemente farsi un giro nelle strade della California degli anni ’60 dove avrebbero trovato molti individui disposti a sottoporsi ad esperimenti con gli acidi, oppure ad entrare a far parte di sette religiose, dove il controllo della mente è più semplice e in un certo senso “pulito”. E solo in seguito si sarebbero potuto usare certe tecniche più invasive, farle accettare non sarebbe stato difficile, la scusa era il progresso dell’individuo stesso, e gli adepti di tante sette ci si sarebbero sottoposti di propria volontà.

La legge degli Stati Uniti sulla divulgazione di documenti segreti del governo dopo un periodo d’anni, la Freedom of Information Act (FOIA), ha un po’ l’aspetto di un bluff nella sostanza, in quanto se un segreto lo è ancora attualmente, come nel caso dell’MK-ULTRA, allora è facile prima della divulgazione fa scomparire i documenti (come è successo per il progetto MK-ULTRA), oppure se vengono pubblicati, le ipotesi sono due: o i documenti non sono più pericolosi, oppure si divulgano per disinformare sotto la copertura di aver rivelato una verità segreta.

In sostanza in un determinato periodo per nascondere meglio le attività sul controllo mentale, i servizi s’infiltrano nei vari culti settari. Uno di questi è sicuramente l’OTO fondato da Crowley. Nel 1925 si era frantumato, un gruppo seguì Crowley, un altro conservò la sua indipendenza, un altro ancora si organizzò nella Fraternitas Saturni, che sopravvisse alla guerra ed esiste ancora oggi.

 

E’ SE TUTTO CIO’ FOSSE IN REALTA’ DELLE OPERAZIONI DI GUERRA PSICOLOGICA? O FORSE QUALCOSA DI PEGGIO

 

Attentati, serial killer, omicidi familiari tutto questo nelle metropoli imperialistiche hanno un risvolto mediatico.

Prima dicevo di seguire la pista esoterica, voglio precisare che l’esoterismo non è uno strumento fine a se stesso, esso viene usato per indurre delle persone particolarmente deboli a fare delle cose che altrimenti non farebbero.

Come premessa di questo discorso bisogna fare delle differenze tra sette e Ordini Iniziatici, che sono delle organizzazioni esoteriche che operano nella società in maniera occulta (non parlo della Massoneria poiché prima di tutto non è una realtà omogenea, essa viene usata spesso e volentieri come caprio espiatorio come gli ebrei -a cui spesso viene associata – i comunisti, i satanisti ecc.).

Della presenza di questi ordini spesso è raccontata in romanzi o comunque in storie” fantastiche”. Un esempio di tutto questo è stato quando nel 1968 la televisione francese mise in onda lo sceneggiato I Compagni di Ball.[13]

ll racconto è unico, come un lungo film spezzato in sette parti. L’ispirazione dichiarata più volte sono i film alla Fantomas. Qui però il geniale criminale non è un lupo solitario, ma il leader di una Spectre (guarda caso troviamo sempre in racconti fantastici organismi del genere), i Compagni di Baal, che cospirano dietro le spalle dei popoli, che raccoglie i vertici delle istituzioni e governa il mondo da dietro le quinte. Ad affrontarli c’è un giornalista ed alcuni suoi compagni di strada, il giornalista interpretato da Jacques Champreux, era anche lo scrittore della serie. La storia della cospirazione traccia una storia del mondo parallela a quella ufficiale, ed essendo la cospirazione basata sul segreto, di questa contro-storia ci sono molte versioni, almeno quanti sono gli interpreti, i divulgatori, gli scopritori di indizi. Ogni società segreta ha al suo centro una dottrina e un obiettivo che, in definitiva, sono coincidenti. Credo e obiettivo diviene per gli adepti motore catalizzatore, centro di gravità che fa ruotare, come un primo motore immobile, ogni azione intorno a sé. Poi c’è l’uso della paura, ma questa serve solo per asservire chi non è parte della società segreta. A ben guardare ogni società segreta ha riti e catechismi del tutto simili a quelli delle religioni. Ma le religioni hanno un volto “rivelato” e pubblico che le presenta, almeno in una forma, anche ai non-iniziati. Bisognerebbe approfondire il perché del segreto dottrinale. Di certo non dire dà potere ai pochi che sanno, evidente, il caso degli antichi mestieri dove i fabbri tenevano celati i metodi per fondere il ferro, così come gli architetti il sapere necessario per erigere una chiesa. Ma l’esistenza del segreto si esaurisce in questo, in una mera gestione di dati, conoscenze e del potere che ne deriva? O non è anche un invito alla ricerca al di là di insegnamenti calati dall’alto? Non è anche un invito alla scoperta che ogni singolo può fare secondo i suoi mezzi, della sua intelligenza, della propria indole, della propria volontà e quindi, in altre parole, della propria necessità?

Parlare di questo sceneggiato significa recuperare un frammento di archeologia fanta-televisiva (fantastico sì ma fino un certo punto) un serial che già quando fu trasmesso sugli schermi nel 1968 era già dotato di un’atmosfera retrò, di personaggi degni di un romanzo d’appendice ottocentesco e di sceneggiature ingenue perfino per il pubblico televisivo di quegli anni. Nondimeno questo sceneggiato transalpino è in parte anche figlio del suo tempo. Erano gli anni del maggio Parigino dello sviluppo in senso rivoluzionario della lotta di classe ed erano anche gli anni dell’esistenzialismo.

E tutte queste cose, sia pure sotto traccia sono presenti nello sceneggiato. Lo stesso regista Pierre Prevert che altro non era che il fratello del più famoso cantore dell’esistenzialismo Jacques e in tutte le puntate si respira quell’aria, quelle idee. Aggiungiamo l’amore per il feuilleton e per le avventure di Fantomas da sempre dichiarato da Jacques Champreux ed otterremo il perfetto mix finale di questo sceneggiato.

Champreux, singolare esempio di attore\ regista e sceneggiatore scrisse il copione e la sceneggiatura dello sceneggiato tenendo presente tutte le influenze culturali e popolari del periodo, inserendoci anche richiami al gotico, al’ horror, all’esoterismo e anche, in misura molto minore alla fantascienza. Questo comprendeva anche diversi armamentari utilizzati dai Compagni di Baal che avrebbero potuto rivaleggiare con i gadget in dotazione a James Bond, personaggio, anche quello di gran moda in quegli anni.

 

L’O.R.T.F, rete pubblica francese (che nel corso dei decenni avrebbe cambiato nome più volte) si dimostrò subito entusiasta dell’idea, dal momento che i vertici dell’ente da tempo cercavano di replicare l’enorme successo di un altro sceneggiato: Belfagor (1965).

 

Belfagor è una storia in bilico tra il giallo e l’horror fantastico, tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Bernède.

 

La storia è questa: nelle sale del museo parigino del Louvre si aggira un fantasma. La misteriosa figura, avvolta in un mantello scuro, con un nero e lungo copricapo e il volto nascosto da una maschera, è stata vista vicina alla statua di Belfagor, la divinità dell’inganno. Il commissario Menadier viene incaricato dell’inchiesta, ma ben presto la sua strada incoccia le indagini private di Andrea Bellegarde, uno studente universitario che, quasi per gioco, inizi a cercare di risolvere il mistero che si cela dietro la maschera di Belfagor. E l’investigazione condurrà i protagonisti sulle tracce dell’antico Ordine Iniziatico dei Rosacroce.

 

Belfagor fu uno sceneggiato molto particolare, nella democristiana RAI TV dell’epoca approdarono tutti insieme: i Rosa Croce e le sette segrete, l’esoterismo, l’alchimia, l’antico Egitto, una donna adulta  che ha una relazione con uno studentello (teniamo conto che all’epoca quando fu messo in onda questo sceneggiato non c’era il divorzio e il delitto d’onore e il matrimonio riparatore erano ancora in vigore),  droghe rendono gli individui come automi (tutto ciò non ricorda MK-ULTRA per caso?) e misteriose pietre radioattive, il tutto avvolto in una pericolosa nebbia sulfurea e diabolica (nella novella di Machiavelli Belfagor era il diavolo che prese moglie).

 

In sostanza riemerge la manipolazione mentale, una questione che si perde nella notte dei tempi. Durante il corso della storia, sono stati registrati molteplici resoconti che descrivevano rituali e pratiche simili al controllo mentale. Uno dei primi scritti che si riferisce all’uso dell’occultismo per manipolare la mente, può essere trovato nel Libro dei Morti egiziano. Si tratta di una raccolta di rituali, molto studiato dalle società segrete di oggi, che descrive i metodi di tortura e d’intimidazione (per creare un trauma), l’uso di porzioni (farmaci) e il “lancio” d’incantesimi (ipnotismo), che si traduce nel totale asservimento dell’iniziato. Altri eventi attribuiti alla magia nera, alla stregoneria e alla possessione demoniaca (dove la vittima è animata da una forza esterna) sono anch’essi antenati della programmazione Monarch.

Tuttavia è durante il XX secolo che il controllo mentale diviene una scienza in senso moderno del termine, dove migliaia di soggetti sono stati sistematicamente osservati, documentati e sperimentati.

Torniamo allo sceneggiato I Compagni di Baal.  Questa storia, come tante altre storie messe in onda nel piccolo schermo, non è certamente solo un frutto di fantasia, ma molto probabilmente (in maniera indiretta) ha preso ispirazione dalla realtà, mettendo in evidenza alcune questioni legate a certe organizzazioni esoteriche.

Questi Compagni di Baal, non sono una setta, ma un Ordine Iniziatico.

A differenza con una setta, che possono essere anche organizzazioni popolari (possono esserci sia l’industriale che l’operaio e il disoccupato), gli Ordini Iniziatici non sono solo controllate da singole persone per un proprio vantaggio materiale o altro (il gusto del comando, di manipolare le persone), ma le persone che vi appartengono è tutta gente ben inserita nei posti chiavi dell’economia, della politica e della cultura, poiché dietro c’è una precisa visione d’ordine sociale ed esoterico.

Nella sostanza si può far parte di questi ordini solo se si appartiene ai posti chiave della finanza, della stampa, della politica e della religione…

La base operativa è formata da appartenenti delle forze dell’odine, da militari, dalla criminalità, da gente spostata in cerca di fortuna.

Quindi gli Ordini Iniziatici sono i meccanismi occulti che dietro le quinte manovrano l’economia e la politica. Essi si considerano depositari di antiche conoscenze tramandate per via orale o per scritti che circolano solo all’interno.

Inoltre spesso e volentieri c’è l’aspetto generazionale, del sangue, ossia possono far parte dell’élite esclusiva e di comando di questi ordini Iniziatici solo coloro che appartengono alla nobiltà.

C’è un stretto rapporto tra nobiltà (non è certamente un caso che spesso e volentieri questi ordini ritengono di avere una derivazione dagli ordini cavallereschi come i Templari, tant’è che nel caso dell’iniziazione di adepto senza titoli nobiliari – ma che abbia parecchi quattrini c’è la buona dose di probabilità che diventi Gran Maestro o un personaggio similare) potrebbe avere questi titoli al momento dell’investitura, e nel nuovo battesimo che segue, l’adepto magari può cambiare nome.

Nelle prime scene del sceneggiato, si vede Joseph, il braccio destro del Gran Maestro, scendere da un treno nella stazioncina, dove dieci anni prima era avvenuta una rapina di lingotti d’oro su di un treno e dove il giornalista che stava indagando su di essa è morto in un “incidente” stradale.

La macchina che guidava il giornalista era stata manomessa. Da queste prime scene, si mostra il modo d’operare di queste organizzazioni esoteriche: tutti quelli che provano a indagare sui loro affari muoiono in strani “incidenti”. E in questo caso si è trattato di un incidente d’auto perciò viene l’archiviazione.

Il modus operandi dei delitti degli ordini Iniziatici risulta essere: incidente d’auto come si è detto prima, malore, avvelenamento che viene spacciato per sudicio, o quant’altro possa non possa non destare sospetti.

Nella prima putata, La Lanterna di Diogene, in un bancone di un bar, c’è un uomo che indossa abiti eleganti, che chiede al barman un altro bicchiere che non può pagare. Ci sono dei giornalisti seduti in un tavolo che si lamentano del lavoro poco gratificante. Hanno grandi sogni, imbevuti di romanzi d’appendice, quali Fantomas.

Entra un altro giornalista che si siede con gli altri tavoli, pende in giro l’uomo al bancone ma un giornalista anziano Pépére racconta la storia di Diogene, di Jacques Arnaud.

Arnaud, una decina di anni prima, era redattore del loro giornale, ed era considerato uno dei più valenti giornalisti francesi, ma ora è solo un derelitto. Dieci anni prima si stava occupando di un caso delicato, di cui non aveva detto niente a nessuno, quando in una gita in Bretagna con la famiglia, la barca con sua moglie e sua figlia di nemmeno sei anni era misteriosamente scomparsa. Non si ritrovarono mai i cadaveri delle due donne. Da quel giorno Arnaud perdette la lucidità e divenne Diogene, un alcolizzato che farneticava di strane vendette.

Nel bar c’è un altro uomo seduto a tavolino, è Joseph il braccio destro del Gran Maestro dei Compagni di Baal.

Quando Diogene uscirà dal bar, Joseph lo seguirà in strada e gli chiederà: “Qual è la punizione dei Compagni di Baal per chi tradisce?”, risponderà Diogene “La morte… la morte”.

Qui c’è un aspetto interessante che deve far riflettere, se Diogene avesse solo tentato di rivelare i segreti dei Compagni di Baal, non sarebbe stato un “traditore”. È tutto questo perché anche lui apparteneva all’Ordine.

Diogene era uno dei Compagni di Baal, ed è stato punito perché voleva rivelare qualcosa nei suoi articoli. Ma come alto dignitario dell’Ordine fu risparmiato, seppure tenuto sotto controllo, e la sua condanna a morte era solo sospesa.

Le minacce di colpire i famigliari o comunque le persone care sono una delle armi migliori di questi Ordini esoterici. Loro sanno perfettamente che alcuni individui potrebbero aver sprezzo del pericolo, ma di fronte alle minacce alle persone a loro care e vicine, anche questi alla fine desistono. Inoltre, è un segnale per chiunque altro voglia tradire. Così, con queste minacce, si mantengono nell’ordine persone che altrimenti dovrebbero essere eliminate. Nello sceneggiato si vede come i Compagni di Baal non rinunciano ai favori che questi potenziali “traditori” possono ancora dare all’Ordine.

Già da queste prime scene dello sceneggiato si rivela il rapporto che queste organizzazioni esoteriche hanno con il mondo dei media (nello sceneggiato era la Stampa). Essi infiltrano i loro uomini delle varie redazioni e con i loro articoli, comunicazioni cercano di influenzare l’opinione pubblica.

Questa loro capacità di influenzare l’opinione pubblica è stata agevolata dallo sviluppo dei mezzi di informazione. In passato c’era meno circolazione di notizie, ma non è che l’attuale migliore conoscenza dei fatti abbia migliorato la comprensione dei fatti stessi, poiché attualmente la stampa e i media si occupano molto più di interpretare di fatti che spiegare come sono avvenuti, inoltre, molti fatti scompaiono ed altri inesistenti appaiono. Quindi se in passato si finiva sul rogo per le proprie opinioni, ora non c’è n’è più bisogno: l’opera dei media è quello di prevenzione, nella sostanza nell’addomesticare l’opinione pubblica. Quello che una volta era libertà di stampa si è tramutato in uno dei metodi del controllo sociale.

Ora tornando sul discorso della pista esoterica sui delitti inerenti al cosiddetto “Mostro di Firenze” si potrebbe formulare l’ipotesi che la città di Firenze sia stata il teatro di un progetto di destabilizzazione psicologica degli abitanti e di esperimenti militari di controllo mentale sulla popolazione. Tale progetto è la prosecuzione degli esperimenti condotti da Mengel nei campi di concentramento. Mengel capì che si potevano ottenere degli schiavi mentali che potevano essere controllati attraverso gravi episodi traumatici indotti. Tali esperimenti tali esperimenti sono applicati su due piani. Se prendiamo come esempio i fatti inerenti le vicende del cosiddetto “Mostro”, si potrebbe ipotizzare che il primo piano sono i cittadini di Firenze che sono il vero bersaglio. Che siano i delitti delle copie per i fatti inerenti il cosiddetto “Mosto” o più recentemente l’uccisione di senegalesi o si seviziano delle prostitute, queste azioni anno lo scopo creare un trauma ai cittadini di Firenze. Cioè le vittime uccise sono solo il mezzo per indurre il trauma su un livello più alto. Su un secondo piano tali esperimenti sono applicati sui capri espiatori, i soggetti manipolati che commettono materialmente gli omicidi.

 

A questo punto è necessario fare una parentesi per comprendere meglio quello che sto dicendo. Al giorno d’oggi il sistema mediatico, che come dicevo prima è fortemente controllato, lavora incessantemente per condizionare il modo di pensare della gente e una volta che la notizia o (ed è quello che avviene più spesso) l’interpretazione di una vicenda viene divulgata acquisisce spesso e volentieri il crisma della verità senza alcuna possibilità per l’individuo che rifiuta la mistificazione del sistema di elaborare interpretazioni diverse.

 

Così in quello che è definito immaginario collettivo, si cristallizza l’idea che il “Mostro” è un contadino ubriacone e violento, che uccideva delle coppiette per futili motivi o semplicemente per divertimento. A supporto della tesi che il progetto reale della questione del “Mostro” (come degli altri omicidi che si sono susseguiti) sia la destabilizzazione psicologica dei cittadini di Firenze, si può sostenere che quando quello che era indicato come il responsabile muore la vicenda, non si dovrebbe ripetere. Nel caso di Firenze invece la vicenda si ripete senza soluzione di continuità e nascono nuovi “Mostri” che nella sostanza creano il terrore nel territorio con uno scopo politico (nascosto ovviamente). Oltretutto, se si guarda bene, queste vicende stanno assumendo modi inverosimili che non possono essere la follia di un individuo. Proviamo ad analizzarle con la premesse che alla base di queste vicende possono essere più cause che le scatenano. Infatti, al giorno d’oggi le tecnologie militari hanno sviluppato la capacità di interferenza elettromagnetica che potrebbe indurre un individuo a compiere gesti inverosimili. Mentre Gianluca Casseri, l’uccisore dei senegalesi viene fatto passare come un serial killer razzista,[14] e la sua morte è fatta passare per suicidio (un’ipotesi potrebbe essere che era a conoscenza del gruppo occulto che ha pilotato la vicenda), Riccardo Viti, l’idraulico che uccise Andrea Cristina Zamfir, una romena di anni 26 che prima di essere uccisa fu seviziata e in seguito crocifissa,[15] è un caso po’ più complesso, non solo perché è vivo.

 

Una mano, per comprendere tutto ciò, potrebbe darcela il film La vera storia di Jack lo squartatore. Quando il commissario che indaga sui delitti scopre che Jack lo squartatore non uccide semplicemente delle prostitute, nella sostanza è uno che compie una sorta di dovere, inoltre, nel film è uno vicino alla corte inglese ed è anche un massone. Ora Riccardo Viti potrebbe essere un’appartenente a qualche setta più o meno popolare (come le Bestie di Satana) che sia eterodiretta da qualche Ordine Iniziatico e usata per effettuare i lavori sporchi. Che il suo silenzio nasca dal fatto che poiché appartenente a una setta (ripeto è un’ipotesi) abbia fatto il giuramento del silenzio e per questo temerebbe qualora parlasse di coinvolgere i suoi familiari o delle spersone a lui care. Ripeto è un’ipotesi, che hanno una base dall’infondatezza delle versioni ufficiali. Prima di tutto egli afferma di non essere un mostro e di aver rispetto per la vita altrui. Ora è vero che tutto ciò potrebbe far ridere o piangere visto le accuse, ma se nelle sue affermazioni egli volesse dire che non è un mostro ma che ha messo al primo la sicurezza della sua famiglia rispetto a quella di persone che non conosceva? Oppure se avesse lanciato un messaggio che dice in codice: attenzione se non mi date quello che è promesso e non contrattate come il sottoscritto la mia posizione giudiziaria io vi creo dei problemi? Purtroppo è difficile se non quasi impossibile trarre delle conclusioni in vicende misteriose.

 

Una cosa però è certa, e non succede solo a Firenze ma da almeno quarant’anni contraddistingue tutta la storia della repubblica italiana: si lascia fare perché cresca sempre di più il clima di tensione perché, crescendo, alimenta per reazione una domanda di ordine: destabilizzare per stabilizzare.

 

Ora quando Viti afferma che non è un mostro, possiamo formulare un’ipotesi: prima operava nella più completa impunità, in seguito capisce di essere usato per uno scopo più diabolico di quello che pensava. E perciò il suo affermare che lui non era un mostro potrebbe voler dire che è questo sistema diabolico.

 

Alcune notizie mediatiche hanno tentato di depistare l’attenzione della gente dicendo che i giornali erano pieni della sua gesta!!! Il problema sorge che fino a quel 5 maggio 2014 non risulta in alcun trafiletto di giornale notizie inerenti a seviziatori di prostitute. L’ipotesi più probabile è che si vuole coprire tutto. Il film su Jack lo squartatore offre a chi abbia voglia di capire e approfondire delle indicazioni che ritengo interessanti: il caso è stato affidato a un modesto commissario che è stato più volte indirizzato dal capo della polizia inglese in piste investigative sbagliate ma, quando comincia a muoversi nella direzione giusta, riceve minacce di morte dal capo dei servizi segreti inglesi in prima persona. Alla fine del film si vede che dietro di tutto c’è la Regina di Inghilterra.

 

Ma potrebbe esserci una versione alternativa nell’interpretare questo film che non necessariamente è incompatibile con la prima: nei primi omicidi Jack lo squartatore agiva sotto la copertura dei servizi segreti inglesi. Poi a un certo punto lo fermano ma non per fare giustizia, lo fermano perché è diventato una scheggia impazzita. Nel tribunale dell’Ordine iniziatico appositamente istituito dal Primo Ministro inglese viene accusato che egli ha esposto con le sue mutilazioni la fratellanza. A tali accuse Jack risponde che nessuno è in grado di giudicare la perfezione raggiunta dalla sua arte, nemmeno la fratellanza, in sostanza era preso da un delirio di onnipotenza.

 

Nel caso di Riccardo Viti non potrebbe essere successo qualcosa del genere?

 

I casi di Gianluca Casseri e Riccardo Viti hanno un’altra caratteristica comune: i protagonisti sono soggetti deboli, con un basso livello culturale e modesti mezzi economici. Alla fine oltre che carnefici sono anche loro delle vittime scelte poiché non avevano mezzi sufficienti per condurre un’azione legale forte e determinata ovverossia sostanzialmente con il criterio di farla franca.

 

È da notare poi che quando succedono queste vicende entra sempre in scena prepotentemente l’altra parte del sistema deputata a deviare l’attenzione pubblica  dalla realtà delle cose ovverossia quell’esercito di professori, criminologi, manipolatori mediatici che attraverso sofisticatissime  teorie, accesi dibattiti, trasmissioni televisive costruite ad hoc lavora per confondere l’opinione pubblica e fare in modo che sia la gente stessa, che ingenuamente crede di chiedere verità e giustizia, a scagliarsi contro il “Mostro” dando autorità e credibilità al sistema. E inconsapevolmente a permettere questo scempio nella società che alla fin fine continuerà a clonare nuovi mostri che sacrificheranno altre minoranze etniche, altri soggetti sociali, altre donne o bambini indifesi per costruire dei cittadini perfettamente controllati e funzionali agli obiettivi del sistema.

 

Perciò le vicende inerenti del cosiddetto “Mostro di Firenze”, di Riccardo Viti e di tanti altri. Deve insegnare che i veri mostri non sono tanto le persone che sono incolpate dei delitti ma un sistema che li genera. Un sistema che non svolge indagini sui veri responsabili delle vicende non solo per permettere che non incorrano in conseguenze penali ma soprattutto per permettere che possano a fare le stesse cose che hanno sempre fatto e sviluppare queste tecniche di controllo mentale e le pratiche di magia nera in maniera sempre più sofisticata rendendo i principi costituzionali, nonché di diritti fondamentali dell’essere umano sempre più inefficaci fino a farli scomparire completamente.

 

Si potrà obiettare che quello che affermo sono solo delle ipotesi, che rischio di “scadere” in quello che viene definito “complottismo”.

 

Proviamo, invece, a porsi degli interrogativi, delle ipotesi. Sempre sui cosiddetti “Mostri di Firenze”, proviamo a ipotizzare che oltre all’obbiettivo di destabilizzazione psicologica degli abitanti e di sperimentazione di un programma di controllo mentale che non si sia stato da parte delle forze economiche dominanti di Firenze, di trasformare la città in un luogo appetibile al turismo facoltoso e in quest’ottica le frange sociali povere potrebbero gettare una cattiva luce sulla città non sono desiderate?[16] Quando sono compiuti omicidi di prostitute e di persone di basso livello sociale, come si fa a non pensare che questi omicidi siano un messaggio per chi non ha soldi e vive ai margini della società che è meglio cambiare aria se non vuole essere oggetto di persecuzione?

 

Poi c’è un altro aspetto da non trascurare come si nota non che non solo le vittime ma anche i carnefici sono di un basso livello sociale. Se prendiamo come esempio le vicende giudiziarie inerenti il cosiddetto “Mostro di Firenze”, quando furono accusati il gruppo di persone che vivevano ai margini della società che fu definito “compagni di merende”, fu da parte dei media e nei processi ampiamente descritta la loro vita facendoli passare come dei depravati e dei dissoluti. Oggi il panorama è molto più ampio perché Firenze (come tutte le città italiane) è piena di immigrati stranieri che spesso e volentieri vivono alla giornata e la persecuzione contro di loro si compie non solo uccidendoli ma anche accusandoli di omicidi fatti da altri.

 

Lo scetticismo inerente a tali interpretazioni nasce dalla domanda su quale tipo di politica ci sia dietro. Ebbene bisogna partire dal fatto che non solo la società fiorentina o quella italiana ma tutta la società occidentale, al di là delle illusioni mediatiche, è una società profondamente antidemocratica. I diritti di cui godono i cittadini sono proporzionali al potere economico di cui godono. Siamo in una società, dove si è spinti a disinteressarsi dei “fatti che non ci riguardano”, a restare indifferenti alle sofferenze delle persone di una classe sociale inferiore, e aggiungiamo all’ipocrisia dei comportamenti.

 

Ebbene dentro un quadro come questo, quando si vuole ottenere qualcosa che normalmente la gente non sarebbe disposta a richiedere si organizzano gravi episodi per turbare l’ordine pubblico e fare in modo che sia la gente stessa a richiedere quelle misure restrittive che sono pianificate dalle varie lobby di potere.

 

Bisogna prendere coscienza che per quanto possa sembrare incredibile tutto ciò, la schiavitù ad alta tecnologia è una tragica realtà non solo in Occidente ma in tutto il mondo.

 

Come si diceva prima le ricerche per il controllo mentale indotto da trauma sotto il regime nazista furono particolarmente sviluppati; col sostegno dell’Istituto Kaiser Wilhelm di Berlino gli scienziati nazisti condussero ricerche sul controllo mentale a scapito di migliaia di gemelli e di migliaia di altre sventurate vittime. Questi scienziati furono portati in salvo negli USA con l’Operazione Paperclip dove proseguirono la loro attività nel campo del controllo mentale. Tale lavoro sulla manipolazione del comportamento è stato in seguito incorporatato nei progetti CIA Bluebird e Artichoke, che divennero nel 1953 il famigerato MK-ULTRA. Teniamo che tale progetto risulta che conteneva 149 sottoprogrammi che spaziavano in campi quali: biologia, farmacologia, psicologia fino alla fisica Laser e l’ESP.

 

La CIA sostiene che tali programmi furono abbandonati, ma non esistono prove certe, anzi nuove prove indicano l’uso cosiddette tecniche di programmazione indotte da trauma per perseguire le stesse finalità.[17] Tali tecniche comprendono l’induzione deliberata di Disordine da personalità Multipla (MPD) in soggetti umani non consenzienti, in pratica delle cavie umane.

 

L’MPD è stato riclassificato dall’American Psychiatric Association in Disordine di Identità Dissociativa (DID). Il DSM-IV, lo descrive come:

A. La presenza di do più stati di personalità distinte;

  1. Almeno due di queste identità o stati di personalità assumono ricorrentemente il

   controllo del comportamento dell’individuo;

  1. Incapacità di richiamare alla memoria importanti dati personali la quale è

  troppo radicale per essere spiegata da normale smemoratezza;

  1. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una

  condizione sanitaria generica”.[18]

 

Il Programma Monarch prevede la creazione di una personalità “alter”, personalità alternative o loro frammenti.

 

Ci sono diversi livelli di programmazione Monarch che identificano le funzioni dello schiavo e prendono il nome dall’elettroencefalografia (EEG) delle onde cerebrali a essi associate.

 

Considerata come la programmazione generale o regolare, quella ALPHA si situa all’interno delle dinamiche di base del controllo della personalità. È caratterizzata da una ritenzione mnemonica estremamente pronunciata, insieme ad un sostanziale incremento della forza fisica e visiva. La programmazione ALPHA si realizza attraverso la deliberata suddivisione della personalità delle vittime, in sostanza, provoca una divisione sinistra-destra del cervello, consentendo una riunione programmata dell’emisfero sinistro e destro attraverso la stimolazione neuronale.

 

La BETA rappresenta la programmazione sessuale (schiavi sessuali). Questa programmazione elimina le convinzioni morali apprese e stimola l’istinto sessuale primitivo, privo di inibizioni. Alterego “Gatte” può crearsi a questo livello. Conosciuta come programmazione Sex-Kitten, è la più visibile delle programmazioni sulle celebrità femminili, sulle modelle, sulle atrici e sulle cantanti che sono state sottoposte a questo tipo di programmazione. Nella cultura popolare, i vestiti con stampe di felini spesso denotano la programmazione sex-kitten.

 

La DELTA è nota come programmazione killer ed è molto probabilmente stata sviluppata originariamente per l’addestramento di agenti speciali o di soldati nelle operazioni di infiltrazione. L’ottima risposta adrenalinica e l’aggressività controllata sono evidenti. I soggetti sono privi di paura e sono molti sistematici nello svolgimento delle loro assegnazioni. Istruzioni come il suicidio sono stratificate a questo livello.

 

La THETA viene considerata una programmazione psichica. I bllodliners (cioè chi discende da famiglie di tradizione satanista) hanno una propensione psichica, sconosciuta a chi non appartiene alle loro casate, e utilizzano spesso e volentieri la telepatia. Tuttavia, dati i limiti intrinsechi di questo tipo di controllo mentale furono introdotti sistemi elettronici, come impianti cerebrali che utilizzano le tecnologie elettromagnetiche.

 

Ora che queste cose non siano frutto di deliri complottisti, viene di recente dalla storia di un ex magistrato della Procura di Roma Paolo Ferraro. Gli capita di intrecciare una relazione con un’ex moglie di un ufficiale e di frequentarla assiduamente andando spesso a casa sua, alla Cecchignola, in un complesso di appartamenti civili riservati alle famiglie dei militari. Durante le frequentazioni però si rende conto che qualcosa non è come dovrebbe essere. Temendo per la persona che aveva intrecciato una relazione, cercando di capire cosa stesse succedendo in quella casa, in cui erano presenti anche bambini, attivò una registrazione per lo strano comportamento e della sofferenza presente sempre più frequentemente nella donna. Già con la prima registrazione gli fa intendere che di avere a che fare con qualcosa di poco chiaro. Continua le registrazioni per ben 40 volte. Scopre così che gli ufficiali in sua assenza entrano nell’appartamento, con chiavi in loro possesso, e non appena all’interno dicono frasi che hanno il potere di cambiare radicalmente il comportamento di chi abita in quella casa. La donna non è più un essere umano ma diventa un oggetto cui poter fare qualsiasi nefandezza, un oggetto che passato il momento non ricorderà neppure più quanto le è accaduto. Le resterà la sofferenza ma non la memoria, quelle parole cadenzate, infatti, contengono il codice segreto che apre e rovescia la sua coscienza.[19]

 

A questo punto il magistrato si rivolge alla sua istituzione, la magistratura, ma ciò che ottiene è un incendio intimidatorio appiccato al terrazzo di casa sua. Va in ufficio e parla ai colleghi e ai superiori di quanto accaduto, vorrebbe agire in fretta poiché ritiene che non ci sia tempo da perdere, e nel giro di 20 ore viene obbligato ad un TSO e sospeso dall’attività in attesa di capire se è sano o mentalmente malato. Gli psichiatri stabiliscono che è sano. Che cosa aveva scoperto di così scabroso Paolo Ferraro per avere quel tipo di reazione ed essere osteggiato in ogni modo?  Scoprì che MK-ULTRA non era stato abbandonato negli anni ’70, come voleva far credere la CIA, ma era stato ripreso attivandolo in altri paesi come l’Italia, e aveva solo cambiato nome, adesso si chiama Programma Monarch.

 

Ferraro si è detto certo, dopo aver visto la foto su un giornale, di aver visto parlare Melania Rea con un magistrato che ritiene parte del programma suddetto. Il ragionamento logico deduttivo che lo portava a pensarla coinvolta, o almeno a essere rimasta impigliata nella rete del Programma Monarch, gli veniva dallo “schema di vita” in cui la moglie di Parolisi si trovava. Lo stesso schema che aveva trovato lui nella sua esperienza lui nella sua esperienza dl 2008. Ma la logica e la deduzione, che di per sé non basta per poter affermare certe cose, gli venivano rafforzate proprio da quell’incontro casuale avvenuto in un tribunale di Roma, incontro avuto con Melania in un orario strano, con una persona sospettata di far parte del Programma Monarch.

 

Se si crede alle parole di Paolo Ferraro si possono fare, anche del caso di Melania Rea delle ipotesi: che quella che era indicata come “amica” sarebbe una che avrebbe potuto svolgere il ruolo di “controllo e condizionamento” e gli SMS inviati a Melania prima della sua scomparsa, ora cancellati e pare irrecuperabili, potevano contenere la parola in codice di avviare in lei un automatismo. Quindi farla salire in auto con sconosciuti o anche con persone che conosceva. Oltre a questo, se poi Paciolla[20]   ha poi smentito, risulta che c’era chi frequentava la sua casa anche in assenza del marito. C’è da chiedersi, che se la guardia carceraria (un altro amico del marito), avesse scoperto qualcuno parlare in un determinato modo e sapesse come per favorire i meccanismi dell’incoscienza? Poi c’è che Melania Rea pare andasse spesso in caserma frequentemente, non saltuariamente come hanno in seguito detto e scritto, che i Parolisi facessero gite domenicali con i superiori e non solo con i pari in grado, ed è stato in ambiente militare, che la svastica ed altri segni esoterici sono usati nel Programma Monarch.

 

Si potrebbe ipotizzare che Melania Rea avesse scoperto che in caserma si stavano conducendo questo tipo di esperimenti, ma anche che lei ne fosse stata vittima prima della gravidanza e che dopo la nascita della figlia ne stesse elaborando il ricordo, quindi tornando alla mente quanto subito.

 

La tesi degli esperimenti segreti dietro l’omicidio di Melania Rea, non è incompatibile con la tesi sostenuta da due giornalisti Alessandro De Pascale e Antonio Parisi nel libro scritto da loro Il caso Parolisi, Sesso, droga e Afghanistan (Imprimatur editore) dove si sostiene che dietro l’assassinio ci sarebbe una pista che dalle Marche condurrebbe all’Afghanistan. Esisterebbe un filorosso, secondo gli autori del libro, che collegherebbe le attività dell’allora caporale maggiore Parolisi, la camorra, il traffico internazionale di stupefacenti e alcuni componenti dei contingenti della NATO schierati nel paese dell’Asia centrale.

 

Se tutto ciò può apparire azzardato, bisogna sapere che nel 2010 la BBC, comunicò la notizia che militari britannici e canadesi sono accusati di trasportare eroina in Europa[21]  sfruttando l’assenza di controllo sui voli militari di ritorno dal fronte. Questo traffico militare di eroina tra le basi NATO nel sud dell’Afghanistan (Helmad e Kandahar) e l’aeroporto di Brize Norton, in Gran Bretagna, è stato liquidato con la solita spiegazione delle “mele marce”, di un caso isolato che riguarda solo alcuni individui.

Invece, si tratta della punta di un iceberg, o meglio delle briciole di un traffico ben più grande e strutturato che hai i suoi principali gestori i militari e i servizi segreti (principalmente quelli USA) .

Nello stesso periodo un servizio della radio-televisione pubblica tedesca Norddeutsche Rundfunk (Ndr) fa emerge che una delle principali imprese private che da anni fornisce servizi logistici alle basi Isaf in Afghanistan, l’Ecolog, è sospettata di traffico internazionale di eroina.[22]

Dietro l’Ecolog, c’è il clan albanese-macedone dei Destani. Il servizio della Ndr spiega che già nel 2006 e poi nel 2008, dipendenti dell’Ecolog sono finiti sotto inchiesta in Germania con l’accusa di traffico di eroina, per l’importazione di centinaia di chili dall’Afghanistan e per riciclaggio di denaro sporco. Nel 2002, quando l’Ecolog operava in Kosovo al servizio delle basi del contingente tedesco del Kfor, i servizi segreti di Berlino avevano informato i vertici Nato che il clan Destani, strettamente legato ai gruppi armati indipendentisti albanesi (Uck e Kla), controllava ogni sorta di attività e traffico illegale attraverso il confine macedone-kosovaro: dalla droga, alle armi e al traffico di esseri umani.

L’Ecolog, che ha la sua sede principale a Düsseldorf (con filiali in Macedonia, Turchia, Emirati Arabi, Kuwait, Stati Uniti e Cina) è stata fondata nel 1998, ed è oggi amministrato, dal giovane Nazif Destani, figlio del capofamiglia Lazim, già condannato a Monaco di Baviera nel 1994 per detenzione illegale di armi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 90 per cento dei quasi quattromila dipendenti dell’Ecolog sono albanesi macedoni. Anche gli italiani non sono da meno.

Per capire come nasce questa vicenda dei soldati italiani coinvolti nel traffico di stupefacenti dall’Afghanistan, bisogna ritornare al 12 agosto del 2011. È passato del tempo da quando Alessandra, genovese e figlia di un ufficiale della Folgore, rilasciava interviste a giornali come il Corriere della Sera.[23] Già a ventun anni era la prima paracadutista donna a occupare una posizione così avanzata nell’esercito. Poi il Kosovo, dove era la voce di Radio West, emittente del contingente alleato, il Libano, l’Iraq. Tutti i fronti più caldi su cui sono impegnati i soldati italiani. Attualmente Alessandra Gabrieli, assistita dall’avvocato Antonella Cascione, si è congedata dall’esercito, ha il viso scavato dalla droga e tira a campare. Era stata trovata in possesso di 35 grammi di eroina. Quella che vendeva, per poi permettersi di consumarla.

Racconta tutto questo agli inquirenti. Ma le rivelazioni più sconvolgenti vengono fuori dopo ore di interrogatorio: “Mi hanno iniziato all’eroina alcuni militari della missione Isaf, di ritorno dall’Afghanistan. È successo nel 2007 ed eravamo nella caserma della Folgore a Livorno. Ritengo che quello stupefacente, molto probabilmente, venisse portato direttamente dall’Asia”.

Sono parole che aprono scenari inquietanti, per quanto il quadro sia ancora molto fumoso. Gli investigatori le raccolgono in un verbale di sommarie informazioni e le spediscono alla Procura militare della capitale. Nel frattempo la giovane, che ripropone gli stessi riferimenti all’Afghanistan (primo produttore mondiale di oppio, la cui coltivazione secondo l’Onu è aumentata in modo esponenziale dopo l’intervento militare) al processo per direttissima, patteggia una condanna a tre anni e mezzo. E qui si chiude l’inchiesta del PM genovese Giovanni Arena, per cui l’ex caporalmaggiore è un’ordinaria spacciatrice, che si muove nella solita rete attiva tra il capoluogo ligure e Milano.

Tutto questo è fatto passare per la solitaria pusher, la mela marcia.

Il 1° aprile 2011 l’Ansa eroga la seguente notizia: “Sostanze psicotrope, a quanto pare circa mezzo chilo di droghe leggere, sono state trovate in alcuni contenitori di militari italiani rientrati dall’Afghanistan. Lo stesso Esercito ha denunciato il fatto ..”. Questo traffico di stupefacenti avviene con l’utilizzo di veicoli militari e come testimoniato dallo stesso Esercito, tramite container militari.[24]

Quanti chilogrammi di eroina arrivano dall’Afghanistan in questi contenitori?

Da quanto tempo va avanti questo traffico? Il Capitano Marco Callegaro, suicidato il 25 Luglio del 2010 a Kabul, aveva forse scoperto qualcosa?[25]

L’Esercito italiano ha denunciato l’accaduto, ma anche qui ci domandiamo se la magistratura militare ha avviato un’indagine sul traffico di stupefacenti dall’Afghanistan, oppure anche questa volta lo ha considerato un semplice episodio?

Il PM che coordina le indagini, Alessandra Burra, conferma la notizia. Nel dettaglio, la prima quantità di droga, 362 grammi, è stata ritrovata il 27 marzo casualmente da un armiere, che ha denunciato l’episodio. Il secondo quantitativo, 167 grammi, è stato ritrovato il 29 marzo dagli investigatori, ma nessuno si è presentato nell’armeria a ritirare la droga.

Dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm): “La notizia del ritrovamento di un quantitativo di sostanza stupefacente nascosto nelle canne dei fucili rientrati nelle casse dall’Afghanistan nella caserma Feruglio degli alpini della Julia di Venzone richiede un immediato intervento da parte dei vertici militari.

   Sono numerose negli anni le notizie di questo tipo riportate dai mezzi di informazione che in alcuni casi hanno riguardato anche il traffico di armamenti destinati alla malavita organizzata.

   Questo ultimo episodio rende evidente la necessità che anche i trasporti dei materiali militari che rientrano nel territorio italiano, provenienti dalle zone dove operano i contingenti delle missioni internazionali, siano assoggettati ai controlli da parte degli organi di polizia addetti al controllo doganale perché se in questa occasione si è trattato solo di un modico quantitativo di droga nessuno può sapere se sia un “caso isolato” oppure la “riservatezza” dei trasporti militari abbia coperto anche altri traffici illegali”.[26]

Nel 2009 fece molto scalpore la rivelazione, del New York Times, che Walid Karzai fratello del presidente afgano e principale trafficante di droga della provincia di Kandahar, fosse da anni sul libro paga della CIA.

Sempre nel 2009 a Russia Today il generale russo Mahumut Gareev, dichiara che: “I militari americani non contrastano la produzione di droga in Afghanistan perché questa frutta loro almeno 50 miliardi di dollari all’anno: sono loro a trasportare la droga all’estero con i loro aerei militari, non è un mistero”.[27]

Già nel 2008 la stampa russa, sulla base di informazioni di intelligence non smentite dall’allora ambasciatore di Mosca a Kabul, Zamir Kabulov, rivelava che l’eroina viene portata fuori dall’Afghanistan a bordo dei cargo militari USA diretti nelle basi di Ganci, in Kirghizistan e di Inchirlik, in Turchia.

Nello stesso periodo, un articolo apparso sul quotidiano britannico Guardian riferiva delle crescenti voci riguardanti la pratica dei militari USA in Afghanistan la droga nelle bare dei caduti aviotrasportate all’estero, riempite di eroina al posto dei cadaveri dei soldati.

Sempre nel 2008 sull’americano Huffington Post si leggeva quanto segue: “Le esperienze passate in Indocina e Centroamerica suggeriscono che la Cia potrebbe essere coinvolta nel traffico di droga in maniera più pesante di quello che sappiamo. In entrambi i casi gli aerei Cia trasportavano all’estero la droga per conto dei loro alleati locali: lo stesso potrebbe avvenire in Afghanistan. Quando la storia della guerra sarà scritta, il sordido coinvolgimento di Washington nel traffico di eroina afgana sarà uno dei capitoli più vergognosi “.

Nel 2002 il giornalista americano Dave Gibson di Newsmax citava una fonte anonima dei servizi USA secondo la quale: “la Cia è sempre stata implicata nel traffico mondiale di droga e in Afghanistan sta semplicemente portando avanti quello che è il suo affare preferito come aveva già fatto durante la guerra del Vietnam”.

Secondo il Prof. McCoy, che il principale studioso del coinvolgimento della CIA nel narcotraffico in tutti i teatri di guerra americani degli ultimi cinquant’anni, il principale obiettivo dell’occupazione americana dell’Afghanistan era il ripristino della produzione di oppio, inaspettatamente vietata l’anno prima dal Mullah Omar nella speranza di guadagnarsi il riconoscimento internazionale.

I fatti, il buon senso, sembrano confermare la tesi di McCoy: dopo l’invasione del 2001, la produzione e lo smercio di oppio (e dell’eroina) sono ripresi a livelli mai visti, polverizzando in pochi anni i record dell’epoca talebana, mentre le truppe USA e NATO si sono sempre rifiutate di impegnarsi nella lotta al narcotraffico, continuando a sostenere i locali signori della droga.

Rimane una domanda fondamentale: perché mai gli apparati militari e dei servizi segreti americani, mirano da decenni al controllo del narcotraffico? Per la venalità dei loro vertici corrotti? Per garantirsi fondi neri per operazioni coperte? O forse dietro c’è qualcosa di più strategico che, alla fine, riguarda realmente il mantenimento della sicurezza?

Il direttore generale dell’ONU per la lotta droga e alla criminalità (UNODC), Antonio Maria Costa, ha implicitamente risposto a questa domanda, dichiarando che gli enormi capitali derivanti dal riciclaggio dei proventi del narcotraffico costituiscono la linfa vitale che garantisce la sopravvivenza del sistema economico capitalista americano e occidentale nei momenti di crisi. Affermava Maria Costa nel gennaio 2009: “La maggior parte dei proventi del traffico di droga, un volume impressionante di denaro, viene immesso nell’economia legale con il riciclaggio.

   Ciò significa introdurre capitale da investimento, fondi che sono finiti anche nel settore finanziario, che si trova sotto pressione.[28]

   Il denaro proveniente dal narcotraffico attualmente è l’unico capitale liquido da investimento disponibile.

   Nel 2008 la liquidità era il problema principale per il sistema bancario e quindi tale capitale liquido è diventato un fattore importante. Sembra che i crediti interbancari siano stati finanziati da denaro che proviene dal traffico della droga e da altre attività illecite”.[29]

 

SU COMPLOTTISMO E TEROIA DELLA COMUNICAZIONE

 

Mi rendo conto che tutto questo rischia sempre di essere accusato di complottismo. Ma cosa è questo complottismo? Da dove nasce?

Questo termine nasce negli USA e viene affibbiato a tutte le spiegazioni che differiscono da quelle date dall’oligarchia dominante. Negli USA sono chiamata “teoria della cospirazione”. In realtà, le uniche cospirazioni sono le spiegazioni che ci sono imposte.

Ad esempio, l’11 settembre. Secondo la versione ufficiale, degli arabi avrebbero inferto la più grande umiliazione ad una superpotenza dai tempi di Davide contro Golia. Quattro gatti guidati da un barbuto che viveva dentro delle grotte avrebbero beffato tutte le 17 agenzie di intelligence USA oltre a quelle delle di NATO e Israele, il Consiglio di Sicurezza Nazionale, l’Amministrazione della Sicurezza dei Trasporti, il Controllo del Traffico Aereo, l’Amministrazione della Sicurezza, dirottato quattro aerei di linea americani in una mattina, abbattuto tre grattacieli (da due aerei!! Sembra la pubblicità di un prodotto, compri due prendi tre), distrutto parte del Pentagono e indotto ad incolpare l’Afghanistan anziché l’Arabia Saudita.

Chiaramente, questi arabi che hanno umiliato gli USA erano coinvolti nella cospirazione.

Ma domando, è una storia credibile?

L’abilità di alcuni giovani mussulmani di compiere un’impresa è veramente incredibile. Un tale fallimento della sicurezza USA verrebbe dire che l’Amerika era palesemente vulnerabile durate la cosiddetta guerra fredda (e non si capisce come mai l’URSS che era definito “l’impero del male” non ne avrebbe approfittato). Se tutto questo fosse vero, la Casa Bianca e il Congresso avrebbero dovuto reclamare un’inchiesta. Nessuno, invece (a quel che mi risulta), sia stato neanche rimproverato e solo per zittire le famiglie delle vittime (e il popolo americani traumatizzato per la vulnerabilità degli USA) dell’11 settembre, che si istituì una Commissione apposita, che ovviamente fece copia in colla della versione data dal governo.

Se, invece, si analizza bene e onestamente le dinamiche inerenti all’attentato dell’11 settembre, emergerebbe che tutte le prove conosciute contraddicono la tesi ufficiale.

Ad esempio, è un fatto dimostrato che l’edificio 7 sia caduto in accelerazione, il che significa era stato preparato per essere demolito. Perché? Non esiste (per quanto ne sappia io) una risposta ufficiale a questa domanda.

Per capire meglio bisogna sapere che il termine “teoria della cospirazione” è stato introdotto dalla CIA per screditare gli scettici dei risultati della Commissione Warren sull’assassinio Kennedy. Questo termine viene usato per definire qualsiasi spiegazione diversa da quella ufficiale (quando soprattutto viene contradetta da tutte le prove) viene subito bollata come teoria del complotto.[30]

Se si analizzasse bene tutta la storia inerente alla “teoria della cospirazione”, si dovrebbe notare che esse nella realtà sono la spina dorsale della politica estera USA. Ad esempio, l’amministrazione Bush, si può tranquillamente dire che ha cospirato contro l’Iraq. L’amministrazione Bush ha creato false prove che l’Iraq possedeva “armi distruzione di massa”, e ha venduto questa storia al mondo e l’ha usata per distruggere l’Iraq e ammazzare il suo leader. Lo stesso ha fatto la coppia Obama/Clinton contro Gheddafi. Assad e l’Iran erano destinati alla stessa fine se non ci fosse stato l’intervento russo in Siria.

Attualmente gli USA a fronte di una cosiddetta “minaccia nordcoreana”[31] sono stati messi missili sul confine con la Cina. Il presidente democraticamente eletto del Venezuela è stato dichiarato da Washington un dittatore e sono state imposte sanzioni al paese per aiutare l’élite venezuelana filoUSA.

Se si guarda bene per l’imperialismo USA tutti i paesi che siano anche solo debolmente sono in contrasto con lui come il Venezuela, lo Yemen, la Siria, l’Iran, le tribù del Pakistan, la Cina, la Corea del Nord e la Russia. Ebbene non si potrebbe definire tutto ciò la più grande teoria del complotto del nostro tempo che vede gli USA circondati da minacce straniere.  Si vede come il New York Times, il Washington Post, la CNN e tutti i grossi media sono stati veloci come “teoria della cospirazione” tutte le spiegazioni che non si allineano alla loro agenda.

Eppure tutti questi soggetti sono pronti a cavalcare se fa comodo loro, vedasi le accuse di intromissione alla Russia durante le ultime elezioni americane che hanno portato alla presidenza Trump.

Si potrebbe definire il tipo di informazione che usano i media imperialisti come Comunicazione oppressiva che è data è data da comunicazioni imposte e predeterminate all’interno di certi ambiti di potere tra diverse situazioni istituzionali.

La Comunicazione oppressiva determina mistificazioni e disinformazione.

Un esempio lampante di questo tipo di comunicazione è il falso comunicato delle BR che comunicava l’uccisione di Moro. È assodato ormai che questo falso comunicato brigatista è ascrivibile a componenti della malavita emergenti allora (riconducibili all’attuale borghesia nera cioè quella fetta di malavita impegnata in economia che mescola i traffici illeciti pure la droga con quelli leciti investendo in aziende “pulite”), in contato con i servizi. L’obiettivo della malavita era senza dubbio di liberare in quel giorno l’attenzione da Roma per altri (non certamente le BR). Un probabile obiettivo era quello di impedire una normale conduzione della trattativa che avesse portato la liberazione di 13 prigionieri delle BR. Per la borghesia nera, (le componenti nere e quelle mafiose fortemente legaste al potere) farsi carico di questo lavoro per conti di terzi, molto probabilmente era quello di mantenere un proprio peso all’interno del settore carcerario.

 

LA MENZOGNA E’ UN ARMA MEDIATICA

 

Tutte queste storie fatte di disinformazione organizzata ad arte deve far riflettere chiunque si pome sul terreno dell’emancipazione di tutta la specie umana dalla soggezione di un Modo di Produzione generatore di caos, di dissipazione dell’energia, che mette irrazionalmente a repentaglio la sopravvivenza del modo e della vita stessa del nostro pianeta. Nel far questo molte componenti che si sono poste su questo terreno del cambiamento della società, hanno usato mezzi razionali, anche se hanno capito che (purtroppo) le armi della ragione illuminista sono nulla, se spesso non sono accompagnate dalla ragione della lotta di classe, della lotta organizzata di massa, per demolire i pilastri economici, sociali e politici che sorreggono il sistema capitalista. In fondo, se si analizza bene è una battaglia rivolta alle menti, è una battaglia per la creazione di una coscienza organizzata e per la verità partecipata e condivisa (solo la verità è rivoluzionaria). Se prendiamo un esempio di quello che sta accadendo in Val di Susa che contro la popolazione non c’è solo il governo locale e nazionale ma anche i media asserviti che vomitano contro il movimento NO TAV continuamente menzogne (a partire dalla collusione con il terrorismo). Chi si pone sul terreno della trasformazione radicale della realtà, non può non porsi sul terreno del movimento reale, ovvero ricercare la verità storica, specie quando questa è in fasce. Ma bisogna riconoscere che la natura stessa della verità, in ogni sua espressione quotidiana che è paradossale, e perciò rivoluzionaria. Come bisogna riconoscere che il suo cammino è altrettanto lento e difficile.

Il sistema capitalista per contro, giunto alla sua fase suprema e ripartizione dei paesi deboli del mondo ad opera di un pugno di paesi imperialisti è entrato in una sorta di Maelstrom economico, sociale e politico da cui non può uscire se non aggravando i presupposti della sua crisi sistemica: soprattutto non può uscire facendo leva sulla chiarezza e sulla verità per ottenere il consenso delle vaste masse schiavizzate in ogni angolo del mondo. È per questo le guerre sono diventate una condizione permanente, la prassi di questo di questo Modo di Produzione in decomposizione. Le guerre sono uno sbocco inevitabile delle crisi, essendo anche un mezzo per rilanciare gli affari, per distruggere forze produttive in eccesso, per rimettere su giusti binari livelli di profitti e di accumulazione divenuti troppo esigui per sfamare i tanti parassiti generati come saprofiti dalla sua voracità di ricchezza sociale, che mettono a repentaglio la riproduzione stessa del capitale complessivo.

Anche le guerre si sono evolute in concomitanza con l’estensione delle relazioni globali del capitalismo. La lotta sociale, quella che rientra nel contenitore concettuale della “sicurezza”, diventa sempre più lotta armata, se questa affermazione può sembrare esagerata pensiamo alla miriade di forze parassitarie securitarie, che vanno dagli agenti del fisco alle guardie addette ai sequestri e agli sfratti, insomma si potrebbe fare un lungo elenco (che comprenderebbe anche i buttafuori. Quello delle armi è divenuto un mercato. E naturalmente allo stato attuale è uno dei settori di maggiore occupazione, dove la realtà del parassitismo più depravato si coglie con mano, se si considera che una moltitudine di esseri umani viene stipendiata per costringere altri esseri umani, anche massacrandoli, a produrre per loro, a pagare forzatamente un affitto impossibile, a indebitarsi o ammazzarsi di lavoro per pagare le estorsioni continue per colmare i buchi delle banche e i debiti dello Stato.

Ma proprio perché queste guerre non mirano certo a procurare il consenso delle popolazioni mediante l’esercizio della ragione e della verità, bensì a piegare la volontà con la forza (che tuttavia non può essere sempre quella bruta della violenza militare armata, pensiamo agli embarghi) ecco assume un ruolo determinante la conquista dei cuori e della psiche mediante i miti, che sono sempre la forza delle volontà che muove le volontà collettive dei popoli. Sarebbe ingenuo attribuire questo comportamento a una scarsa capacità razionale da parte dei popoli, o a una naturale limitatezza delle masse o una propensione dell’opinione pubblica verso le leggende piuttosto che verso la verità e dunque a bere tutto quello che le si propina. Il fatto è che la borghesia, che ha alle spalle una lunga storia di rivoluzioni contro il mondo feudale e contro l’oscurantismo religioso, ha imparato a sue spese che non è la verità e la coscienza intellettuale a muovere le popolazioni, le grandi masse, bensì i miti, quelle vere e proprie leve che si imprimono profondamente nella psiche collettiva per incarnare speranze e muovere le volontà ad agire. Bisogna capire che i popoli non si muovono secondo i dettami della ragione pura.

   I miti sono tali che, una volta penetrati in profondità nelle coscienze, costituiscono una forza difficilmente scardinabile. Quello dell’11 settembre se si analizza bene è a tutti gli effetti un mito, realizzato con le più sofistica e tecnologicamente evolute e collaudate tecniche di comunicazione mediatica, che ha imbastito menzogne e confusione con briciole di verità, sensazionalismo e paura, esorcismo e emotività, ripetute fino alla nausea, anche quando i fatti le abbiano smentite. Che poi, nel tempo infatti, la costruzione si sia rilevata un colabrodo, non ha più importanza: quel che conta è la prima impressione, quella che muove il consenso e la volontà delle masse. In quella zona delle psiche che viene chiamata inconscio non si distingue un’idea o un’immagine vera da una falsa. Le “impressioni” e gli effetti sono ugualmente reali e per lo più sono previsti da chi manipola e veicola le informazioni e i messaggi. E vale la nota massima behaviorista del ministro nazista della propaganda J. Goebbels: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Che però non è un detto originale, già Hegel nella sua formulazione filosofica[32] e soprattutto dal medico e fisico francese Gustave Le Bon, che ha fatto scuola osservando le tecniche della manipolazione già nel 1895, quando i mezzi di comunicazione di massa non erano neppure all’alba del loro sviluppo: “L’affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, costituisce un mezzo sicuro per far penetrare un’idea nello spirito delle folle. Quanto più l’affermazione è concisa, sprovvista di prove e di dimostrazioni, tanto maggiore è la sua autorità. (…) Tuttavia (l’affermazione) acquista una reale influenza soltanto se viene ripetuta di continuo, il più possibile, e sempre negli stessi termini. Napoleone diceva che esiste una sola figura retorica seria, la ripetizione. Ciò che si afferma finisce, grazie alla ripetizione, col penetrare nelle menti al punto di essere accettato come verità dimostrata. (…) la cosa ripetuta finisce con l’incrostarsi nelle regioni profonde dell’inconscio, in cui si elabora i moventi delle nostre azioni. Così si spiega la forza straordinaria della pubblicità”.[33]

Un esempio di questo tipo di mistificazione della realtà è stato attuato durante l’intervento “umanitario” della NATO contro la Libia dove si è assistito alla un misto di costruzione di mito attraverso pezzi di verità, luoghi comuni razzisti, un misto di ignoranza e disprezzo, e una fiumana di menzogne, di disinformazione, forzature della realtà affermate, visualizzate e ripetute nei grandi media e tanta emotività suscitata con immagini false di famigerate (e falsarie) fosse comuni e di “massacri” inventati di civili da parte di un tiranno, che forse non lo era poi tanto visto l’appoggio che aveva da buona parte della popolazione libica.

Le menzogne di guerra, sono armi che fanno vittime reali, esiste orma un’ampia letteratura nell’ultimo decennio nell’ultimo decennio,[34]  che queste affermazioni non sono parto di menti malate di complottismo, lo afferma persino il New York Times che rivelava nel febbraio 2002 che il Pentagono aveva elaborato un piano di disinformazione rivolto non solo ai paesi nemici  ma anche quelli “amici” (è proprio vero il detto che afferma “degli amici mi guardi Dio che dei nemici mi guardo io”), l’Office of Strategic Influence.

OMICIDI MEDIATICI

 

Si potrebbe definire gli omicidi compiuti dal cosiddetto “Mostro di Firenze” omicidi mediatici (come lo sono stati quelli si Cogne, Meredith, Erba, Melania Rea, Yara, Sara Scazzi), strumento di una nuova forma di strategia delle tensione di nuovo tipo (che non utilizza bombe ma le notizie)).

Questi omicidi mediatici molto probabilmente gestiti da strutture come Gladio e sicuramente ora dall’ISIS che fanno capo a qualche UR-Lodge reazionaria occidentale che magari utilizza dei candidati manciuriani islamici come carne da macello e dei reparti di contractor (maniera pulita per dire mercenari) per le operazioni più complesse.

Lo scrittore Giuseppe Gena nel suo libro Nel nome di Ishmael[35] che è un meta-romanzo che descrive la realtà oscura del potere, fa capire (per chi vuol capire ovviamente) che certi omicidi, corrispondo messaggi operativi in codice che appartengono a linguaggi che si potrebbero benissimo dire come militar-esoterici.

Si potrebbe ipotizzare che le modalità, i linguaggi definiscono dei paradigmi eguali a quelli che un regista come Elio Petri descriveva nei suoi film,[36] come lo descriveva bene nel suo ultimo film anche Pasolini, dove narrava come il potere costituito faccia omicidi anche apparentemente casuali per dialogare in codice, o che addirittura multi omicidi che devono servire a comporre frasi che potrebbero essere usate militarmente, che potrebbero avere la stessa funzione dello START nel PC, per avviare operazioni, come omicidi che verranno attribuiti in seguito a poveri crisi, che diventeranno i soliti capri espiatori che ben si conoscono se si guarda la TV, che non è solo uno strumento ma è diventata una sorta di oracolo del plagio emozionale e della psicologia di massa.

Personalmente ritengo che sia più importante, oltra a stabilire i sono i colpevoli di questi omicidi mediatici, sapere cosa ci sta dietro a certi delitti, quali mondi ci siano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] http://www.linterferenza.info/attpol/mostro-firenze-rispuntano-nuove-ombre/

 

[2] http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/07/25/news/delitti_del_mostro_di_firenze_e_strategia_della_tensione_erano_collegati_-171635945/

 

[3] http://achilli.blogspot.it/2017/08/il-mostro-di-firenze-rispuntano-nuove.html    http://www.repubblica.it/online/cronaca/pacciani/criminologo/criminologo.html

 

[4] Quando nel 1993 scoppiò lo scandalo dei fondi neri del SISDE, fu coinvolto anche Scalfaro, poiché era stato Ministro degli interni. Un buon psichiatra serve sempre al potere, soprattutto a dar del pazzo quando si accusa un potente.

 

[5] Dal mio modesto punto di vista, visti gli elementi a loro carico, è quasi certo che i cosiddetti “compagni di merende” erano coinvolti sia pure come manovalanza (e forse alcuni di loro soltanto come guardoni) nei delitti. Pacciani fu trovato in possesso del numero di targa di una coppietta che soleva appartarsi in uno dei luoghi dei delitti, diversi testimoni lo videro sui luoghi dei delitti mentre faceva il guardone, furono rivenuti a casa sua numerosi articoli sul mostro e fotografie pornografiche con pubi – che erano state oggetto di specifiche attenzioni da parte del mostro – segnati a matita, inoltre, l’uomo scriveva la parola Repubblica con una sola b, come l’anonimo che inviò ai magistrati inquirenti una lettera con una porzione del seno sinistro di una delle vittime del mostro. Infine, va rilevata l’intercettazione telefonica fatta a Katanga Lotti, il 24 marzo 1996. In tale telefonata, Lotti, parlando con Filippa Nicoletti, una prostituta con cui aveva avuto rapporti, sembrerebbe aver ammesso di essere stato presente sulla scena dei delitti del 1984 e del 1985, e di non avere detto niente alla polizia.

[6] http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/28/Viaggi_denaro_messe_nere_

 

[7] http://digilander.libero.it/pfconsleg/s_15_605.htm

 

[8] http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/24/Mostro_unagia_protesse_

 

[9] Chi sa mai perché, Francesco Bruno qualche anno dopo, intervistato sosterrà che il serial killer è un mostro isolato ancora in libertà.

 

[10] Tra l’Umbria e la Toscana potrebbe esserci la chiave della rete dei pedofili, in questa zona c’è una discussa congrega, l’Ordine della Rosa e della Croce d’Oro, una setta magica esoterica.

 

[11] http://icompagnidiball.myblog/2012/08/02/sharon-tate-

 

[12] http://web.mclink.it/MH0077/LeStagionidellaFollia/stagioni%202/Catalano_Manson.htm

 

[13] [13] Su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=m-LIWiXBDpg

Personalmente lo consiglio di vedere.

 

[14] http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/13/ritratto-gianluca-casseri-killer-estrema-destra-pensione-fantasy/177280/

 

[15] http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/09/30/news/viti-124002572/

 

[16] Ricondiamo che quando Renzi era sindaco di Firenze si guadagnò la fama di sindaco sceriffo per via della sua crociata contro lavavetri, quelli che chiedevano l’elemosina insomma tutti le frange di popolazioni che vivevano in stato di estrema povertà

 

[17] http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4168

 

[18]                                      C.s.

 

[19] http://albratros-volandocontrovento.blogspot.it/2011/11/melania-rea-vittima-di-un-

 

[20] Un amico di Salvatore Parolisi, uno dei pochi testimoni del caso Melania Rea http://tv.fanpage.it/a-chi-lha-visto-paciolla-racconta-l%E2%80%99omicidio-di-melania-rea/

 

[21] http://it.peacereporter.net/articolo/24157/Narcoguerra

 

[22] http://it.peacereporter.net/articolo/20951/Afghanistan%2C+narcotrafficanti+sotto+contratto+Nato%3F

 

[23] http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2012/08/29/APVZhmJD-dissolve_inchiesta_militari.shtml

 

[24] http://corsera.it/notizia_print.php?id=4148

 

[25] Il capitano Marco Callegaro era il capocellula amministrativo dell’Italfor a Kabul. In sostanza doveva gestire al meglio i fondi militari. Le cose strane sono che al corpo di Callegaro non fu mai stato refertato da un medico di parte, in altre parole i genitori non hanno potuto fare alcuna autopsia con un medico di fiducia.

 

[26] http://corsera.it/notizia_print.php?id=4148

 

[27] http://it.peacereporter.net/articolo/24157/Narcoguerra

 

[28] A causa della crisi generale del capitalismo.

 

[29] http://www.stampalibera.com/=?p=12347&print=1

 

[30] informationclearinghouse.info

 

[31] Un piccolo stato che minaccia la prima superpotenza mondiale? Se si crede a questo la prossima sarà l’invasione aliena.

 

[32]Attraverso la ripetizione, ciò che inizialmente appariva solo come accidentale e possibile, diventa qualcosa di reale e consolidato”, G. W. H. HEGEL, Voerlesungen über die Philosophie der Geschicte, in Sämtliche Werke, Foommann, Stuttgart bad Cannstatt, 1971m p. 401.

 

[33] Gustave le Bon, Psicologia delle folle, Milano 1982, pp. 111-112, il libro significativamente fu letto e studiato da chi aveva a che fare da chi aveva a che fare con i fenomeni politici di massa, a partire da Mussolini, oltre che dalle polizie di tutti i paesi.

 

[34] Si può citare tra i tanti testi: Jürgen Elsässer, Menzogne di guerra. Le bugie della NATO e le loro vittime nel conflitto per il Kossovo, traduzione italiana per la Città del sole, Napoli 2002.

 

[35] Giuseppe Genna, Nel nome di Ishmael, Mondadori Piccola Biblioteca oscar, 2001.

 

[36] Pensiamo al poliziotto killer di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

~ di marcos61 su settembre 11, 2017.

Una Risposta to “MOSTRO DI FIRENZE: PISTA NERA O DEPISTAGGIO? OPPURE MANIPOLAZIONE MEDIATICA, UN OPERAZIONE DI GUERRA PSICOLOGICA PER DESTABILIZZARE LE MASSE?”

  1. Articolo molto ben composto di una lunghezza e spessore desiderabili visto l’enorme complessità del soggetto, sino ad essere temerario quando tenta anche con certo successo ad abbracciare avvenimenti e personaggi di lande ed epoche ben diverse, approccio che è molto infido per tenere una linea logica e credibile. Un nodo gordiano qui è il dileggio e concordiamo assolutamente della “populace”, tema molto caro ad una notissima casa editrice esoterica. Del resto lo stesso ALDO MORO subì un autentico dileggio, buttato come un sacco di patate nel retro di una macchina, allo scopo di oltraggiare OltreTevere. Leggi: una certa Italia doveva essere dimidiata.

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