OMICIDI DIFFUSI, COSA CI PUO’ ESSERE DIETRO: FOLLIA DIFFUSA, FEMMINICIDIO O ALTRO?
Sarebbe più corretto dire l’uso mediatico dell’omicidio.
Esso è cominciato in maniera sistematica negli anni ’80 e si è accentuato negli anni ’90.
La situazione politica in Italia all’inizio degli anni ’90 era caratterizzata da:
- Nascita di partitini federati al centro-sud e affermazione della Lega Nord.
- Inizio di una nuova strategia della tensione che dall’ammissione ufficiale dell’esistenza di Gladio, passa per la conseguente nascita della Falange Armata e dopo il 1994 entra in gioco Unabomber nei territori del nord-est.
- Elezioni del 1994 che celebrano la vittoria del Centro-destra capeggiata da una nuova figura politica: Silvio Berlusconi.
Sempre nello stesso periodo operò quella che fu definita la banda della Uno Bianca. Essa era composta, da poliziotti e si macchiò di omicidi e ferimenti contro obiettivi apparentamene diversi tra loro: carabinieri, tabaccai, cassieri, impiegati, passanti e testimoni; inoltre zingari e immigrati senza neanche il pretesto di finte rapine per pochi spiccioli. Un terrorismo da serial killer.
Questo terrorismo dei serial killer è funzionale alla strategia del capitale che deve necessariamente colpire disgregare le “arretratezze” della società italiana, che costituiscono un ostacolo al pieno sviluppo capitalistico. In sostanza di uno sviluppo che sia decisionista, capace di stare al passo con la competizione globale.
La società italiana non era preparata a questi cambiamenti radicali che devono avvenire in tempi rapidi, perché l’accentuata concorrenza determinata dalla crisi, non aspetta nessuno, né tollera ritardatari. Occorre dunque colpire le “cattive” abitudini comportamentali: il provincialismo, l’assistenzialismo, la socialità e perfino la famiglia e le tradizioni religiose, quando diventano ostacolo a questa “rivoluzione culturale” del capitale.
E in questo contesto che appare la figura del serial killer (solitario o di gruppo come la Uno Bianca), del mostro. Tanti eventi criminali, spesso di una ferocia, come si trattasse di azioni coordinate fra loro. Li accomuna uno spropositato uso della violenza, spesso la mancanza di un movente plausibile e, soprattutto, l’indignazione popolare che riesce a scatenare.
Il periodo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 (periodo dello stragismo “mafioso” e della Uno Bianca), è una fase molto delicata, del tentativo di transizione da quella, come si diceva prima, che era definita “prima repubblica” (nella realtà era la crisi del sistema democristiano che gestiva il potere dal secondo dopoguerra) al tentativo di creare una “seconda repubblica”.
Questo è stato un periodo di scontri senza esclusione di colpi fra apparati statali e servizi segreti legati alla vecchia classe politica che qui in Italia è attaccata sul fronte giudiziario con Tangentopoli[1] e quegli apparati fortemente legati ai poteri sovranazionali che spingono sul terreno delle “riforme”.
In effetti, questo, è stato favorito dal fatto che a partire degli anni ’50 (dopo il ’57 con la massiccia penetrazione del capitale multinazionale USA e con il contemporaneo sviluppo del nostro capitale nazionale su scala internazionale) si era creato e formato un personale politico imperialistico.
Questa nuova burocrazia efficiente, intercambiabile, non è più selezionata, qualificata dalle vecchie scuole di partito, ma direttamente dai Centri di formazione quadri, dalle Fondazioni, dalle Fabbriche dei cervelli predisposte allo scopo dalle grandi multinazionali.
Condizione imprescindibile della sua funzione è una presenza egemone negli apparati di dominio che compongono lo Stato o che comunque articolano la sua azione e cioè i fondamentali centri del potere: Governo, Banca d’Italia, Confindustria, Mass-media… Suo compito specifico è invece quello di ricercare e rendere operanti le mediazioni più equilibrate, cioè meno contraddittorie, tra gli interessi capitalistici dominanti e quelli particolari dell’area.
Si capisce subito che l’affermarsi della borghesia imperialista e del suo personale non è un processo lineare. Infatti, questa nuova burocrazia è in costante lotta per occupare i punti chiave dello Stato e quand’è il caso, scalzare dalle posizioni strategiche quegli uomini che esprimono interessi conflittuali e cioè propri delle altre frazioni della borghesia.
L’affermazione degli interessi complessivi dell’imperialismo passa dunque per una fase transitoria in cui le varie forze borghesi si scontrano e coesistono, rappresentando un elemento interno della crisi dello Stato. E però, questa crisi, che travaglia lo Stato, le varie forze che si scontrano, ovviamente, cerca di spingere non verso la disgregazione dello Stato, bensì alla sua ristrutturazione.
La strategia del terrore che si è aperta in questo periodo, in una fase caratterizzata dalla sconfitta del Movimento Rivoluzionario (la soluzione politica è partita dalla fine degli anni ’80) e dai processi di ristrutturazione nell’industria che sono anche un attacco all’autonomia proletaria che si era sviluppata nelle grandi fabbriche dalla fine degli anni ’60. Questo stragismo bombarolo è una strategia controrivoluzionaria, tesa a colpire e a terrorizzare innanzitutto le masse popolari, che in questo processo di transizione/crisi del regime democristiano cominciavano a essere in fermento.
Mentre lo stragismo bombarolo si potrebbe definire una strategia controrivoluzionaria classica, quello dei serial killer o dei terminators, si può collocare in una strategia “rivoluzionaria” del Capitale che deve necessariamente colpire e disgregare nel più profondo il conservatorismo e le riluttanze, formali e informali, della società italiana alla modernizzazione capitalistica dopo il crollo del revisionismo nei paesi dell’Est e la contemporanea crisi irreversibile dei modelli socialdemocratici determinata dalla crisi generale riduce constatemene gli spazi riformisti.
Esorcizzato il “pericolo comunista” e messi nell’angolino i movimenti antagonisti resta il problema di disgregare e cancellare tutti quegli elementi di “arretratezza” che costituiscono un ostacolo al pieno sviluppo di un capitalismo efficiente, decisionista, capace di stare al passo con la competizione globale determinata dall’accentuazione della crisi.
Occorre disgregare il “comunitarismo conservatore” come dirà Luttwak (consigliere speciale della casa Bianca e attento osservatore dell’Italia). E’ in questo contesto che appare sempre più evidente la figura del serial killer, del “mostro”.
Menzionare tutti i delitti e serial killer operanti in quel periodo è impossibile: ricordiamo Manolo lo slavo, accusato di aver ucciso in Italia otto volte, girando le campagne del Nord Italia vestito con pantaloni mimetici e anfibi. A difendere Manolo ci sono legali che hanno difeso personaggi del calibro di Tom Arkan, indicato come uomo chiave dei traffici illegali di armi.[2] C’è del sangue a unire Manolo ad Arkan: l’assassinio di Dragon Radsic, il poliziotto ucciso a Belgrado freddato a Belgrado, nel 1996, a 48 ore dopo la conclusione del processo contro di lui. Il poliziotto stava indagando sui traffici di armi e fu lui ad arrestare Manolo dopo la strage dei Pontevico (dove nell’agosto del 1990 fu sterminata la famiglia Viscardi). Guarda caso nessun poliziotto andò al processo contro Manolo.
Dopo che fu arrestato, si “pente”,[3] dice che non ha ammazzato lui la famiglia Viscardi, che l’ha incastrato. Ma soprattutto parla suoi dei rapporti con quelli della Uno Bianca, della “ misteriosa” scarcerazione dal carcere di Rimini, di colossali traffici di droga.
Poi c’è il killer delle pensionate in Puglia, quello dei taxisti in Toscana che usa strangolare le sue vittime con un laccio alla commandos; quello delle prostitute a Modena che vede indagato, un ‘ex parà (guarda caso).
E cosa si può definire il “mostro” Bilancia, con i suoi 17 delitti senza nessuno motivo veramente plausibile (la vendetta, ma poi in seguito se la prende con le prostitute). Sui suoi delitti ci sarebbero parecchie cose da chiarire anche dal punto di vista dei fatti. Poiché Bilancia ha confessato, questo ha esonerato (ma forse si potrebbe dire che potrebbe essere l’alibi) gli inquirenti dal fare indagini più approfondite. Ma in realtà seri dubbi sulle vicende son state sollevate anche dai legali delle vittime (che, in teoria, non avrebbero alcun interesse a dimostrare l’erroneità della tesi dell’accusa). Dice ancora Bilancia a questo proposito: “La verità la so soltanto io ed emergerà quando lo vorrò”.[4] “A nessuno è interessato più di tanto sapere, ad esempio se avessi avuto dei complici, chi mi ha dato l’arma e altro ancora”. “La verità è che non sono sempre stato io ad uccidere”, “Ho l’impressione che nessuno voglia sentire la verità, che si voglia tenere tutto soffocato”. Vale la pena a questo punto di riportare le conclusioni degli esperti che hanno dovuto fare la perizia psichiatrica su Bilancia: “Forse deludendo le aspettative dei giudici, dobbiamo alla fine della nostra indagine dichiarare che non siamo in grado di rispondere all’interrogativo sul perché egli ha ucciso. Siamo certi solo di un fatto: che nella criminogenesi degli omicidi non è intervenuta alcuna infermità di mente”.
Tanti interrogativi da quell’impulso irresistibile per compiere gli omicidi, nonostante Bilancia non abbia mai sentito prima l’impulso di uccidere. C’è da interrogarsi sul perché sul luogo del delitto risulta che lui talvolta non è solo, com’è dalla dinamica ricostruita dagli inquirenti; perché quando sono realizzati questi omicidi deve comunque esserci qualcun altro (probabilmente più persone) che controlli che tutto vada a buon fine.
L’Avvocato Paolo Franceschetti in un articolo afferma che l’ex parà Fabio Piselli cin una mail gli dice che per indurre una persona media a uccidere, occorre solo “qualche mese”.[5] Che per raggiungere questo scopo si usano le tecniche di manipolazione mentale applicate sui militari, che per fargli perdere la memoria; s’impianta un minuscolo microchip su un dente. Bilancia è un candidato manciuriano?
Le vicende del cosiddetto “Mostro di Firenze” farebbero pensare che Firenze sia stata una sorte di laboratorio. Abbiamo avuto di tutto (depistaggi, interventi dei servizi segreti, morte misteriose).
Pensiamo al caso Narducci. Nel 2002 l’indagine sul mostro si riapre, ma a Perugia. Per capire come e perché si riapre, però dobbiamo fare un passo indietro. Il 13 ottobre del 1985 è trovato nel lago Trasimeno il corpo di un giovane medico perugino, Francesco Narducci. Il caso è archiviato come un suicidio, anche se la moglie non crede a questa versione dei fatti. E sono in molti a non crederlo. Anzi, da subito alcuni giornali ipotizzano un coinvolgimento del Narducci nei fatti di Firenze. Nel 2002 la procura di Perugia, intercettando per caso alcune telefonate, sospetta che il medico Perugino sia stato assassinato e fa riesumare il cadavere. Il cadavere riesumato ha abiti diversi rispetto a quelli indossati dal cadavere nel 1985. Altri, numerosi e gravi indizi, e le testimonianze della gente che quel giorno era presente al ritrovamento, portano a ritenere che il cadavere ripescato allora non fosse quello di Narducci, e che solo in un secondo tempo sia stata riposta la salma del vero Narducci al posto giusto. Indagando sul caso, il PM di Perugia, Mignini, scopre che il giorno del ritrovamento le procedure per la tumulazione furono irregolari; che quel giorno sul molo convogliarono diverse autorità, tutte iscritte alla massoneria, come del resto era iscritto alla massoneria il padre del medico morto. E si scopre che il Narducci era probabilmente coinvolto negli omicidi del mostro di Firenze. Anzi, forse era proprio lui che, in alcune occasioni, asportò le parti di cadavere.
Le indagini portano ad ipotizzare una pluralità di mandanti coinvolti negli omicidi del mostro, che commissionavano questi omicidi per poi utilizzare le parti di cadavere per alcuni riti. In particolare, il Lotti (uno dei cosiddetti “compagni di merende”) confessa che questi omicidi erano pagati da un medico. E con un accertamento sulla finanza di Pacciani saranno trovati capitali per centinaia di milioni, di provenienza assolutamente inspiegabile. Sono mandati 4 avvisi di garanzia a 4 persone, tra cui il farmacista di San Casciano Calamandrei, un medico e un avvocato, che sarebbero i mandanti dei delitti del mostro di Firenze.
Mentre per occultamento di cadavere, sviamento d’indagini e altri reati minori (che inevitabilmente andranno in prescrizione) sono rinviati a giudizio il padre di Ugo Narducci, e i fratelli di Francesco; il questore di Perugia Francesco Trio, il colonnello dei carabinieri Di Carlo, l’ispettore Napoleoni, l’avvocato Fabio Dean e molti altri, quasi tutti iscritti alla stessa loggia massonica, la Bellucci di Perugia, e alcuni di essi, compreso il padre di Narducci, collegati addirittura alla P2. Appartengono alla P2 Narducci, il questore Trio, mentre l’avvocato Fabio Dean è il figlio dell’avvocato Dean, uno dei legali di Gelli. Una bella compagnia non c’è che dire.[6]
In questa vicenda sono presenti ancora una volta i servizi segreti e i loro depistaggi, e tutte le mosse tipiche che sono attuate quando occorre depistare. In pratica l’indagine conosce una prima fase, che arriva fino al processo di appello di Pacciani, in cui essa scorre senza problematiche particolari, tranne ovviamente quella tipica di ogni indagine, e cioè l’individuazione dei colpevoli. Ma appena si apre la pista dei mandanti si scatena un vero inferno. Anzitutto lo screditamento degli inquirenti, che vengono derisi, sminuiti; vengono continuamente sottolineati gli errori fatti da costoro (come se fosse semplice condurre un indagine del genere senza commetterne); la procura fiorentina viene spesso presentata dai giornali come una procura che vuole a tutti i costi incastrare degli innocenti; Giuttari viene presentato come uno che vuole farsi pubblicità; un pazzo che crede alla folle pista satanista; quando il commissario è vicino alla verità lo si isola, oppure si cerca di trasferirlo con una meritata promozione (che però metterebbe in crisi tutta l’inchiesta).
Più volte giornali e televisioni annunceranno scoop fantastici tesi a demolire il lavoro di anni della procura di Firenze, e di Perugia. Alcuni giornalisti che ipotizzano il collegamento massoneria – delitti del mostro – sette sataniche sono querelati, anche se le querele saranno poi ritirate. Sono fatte indagini parallele e non ufficiali di cui non sono informati gli inquirenti. Il PM Mignini scopre che dopo l’ultimo delitto del mostro, la polizia di Perugia aveva indagato su Narducci e sul mostro, e ciò risulta dai prospetti di lavoro, datati 10 settembre 1985. Ma di queste indagini non viene avvisata la procura di Firenze.
Ma in compenso anche i carabinieri, per non essere da meno, fanno le loro indagini parallele di cui non informano gli inquirenti.
Infine, ci sono gli immancabili depistaggi dei servizi segreti. Il Sisde aveva già dai tempi del terzo delitto preparato un dossier che ipotizzava che non fosse coinvolto un solo serial Killer, ma i componenti di una setta che agivano in gruppo, e ciò appariva evidente da alcuni particolari della scena del delitto. Ma questo dossier – che porta la data del 1980 – non viene mai consegnato agli inquirenti di Firenze. Il dossier era firmato da Francesco Bruno, consulente del Sisde. In totale, sono tre gli studi commissionati dal Sisde che si persero misteriosamente per strada e non arrivarono mai sulle scrivanie degli inquirenti fiorentini. Guarda caso proprio quei dossier che ricostruivano la pista dei mandanti plurimi e delle messe nere. Ma qualche anno dopo Francesco Bruno, intervistato, sosterrà che a suo parere il serial Killer è un mostro isolato, ancora in libertà! Ci sono poi le solite morti sospette tipiche di tutte le grosse vicende giudiziarie italiane. Una vera strage, in realtà. O meglio, una strage nella strage. La prima morte sospetta è quella del medico Perugino trovato morto nel lago Trasimeno. Poi la morte di Pacciani per la quale la procura di Firenze apre un fascicolo per omicidio. E poi la solita mattanza di testimoni. Elisabetta Ciabiani, una ragazza di venti anni che aveva lavorato nell’albergo dove Narducci e la sua loggia massonica si riunivano e che aveva rivelato al suo psicologo, Maurizio Antonello (fondatore dell’Associazione per la ricerca e l’informazione delle sette) il nome di alcuni mandanti del mostro e aveva rivelato il coinvolgimento di una setta dal nome Rosa Rossa nei delitti: Elisabetta sarà trovata uccisa a colpi di coltello, compresa una coltellata al pube, ma il caso fu archiviato come suicidio. Mentre lo psicologo Maurizio Antonello sarà trovato “suicidato”, impiccato al parapetto della sua casa di campagna.
Una vera falcidia, sembra che ci sia una sorta di maledizione sulle persone che in qualsiasi modo hanno avuto a che fare la vicenda del cosiddetto “Mostro di Firenze”. Renato Malatesta, marito di Antonietta Sperduto, l’amante di Pacciani, viene trovato impiccato, ma con i piedi che toccano per terra; uno degli innumerevoli casi di suicidi in ginocchio, la polizia archivia il caso come suicidio. Francesco Vinci e Angelo Vargiu, sospettati di essere tra i compagni di merende di Pacciani trovati morti carbonizzati nell’auto.
Anna Milva Mattei, anche lei bruciata in auto. Claudio Pitocchi, morto per un incidente di moto, che sbanda ed esce di strada all’improvviso, senza cause apparenti. Anche questa è una modalità che troviamo in tutte le vicende italiane in cui sono coinvolti servizi segreti e massoneria. Milva Malatesta e suo figlio Mirko, anche loro trovati carbonizzati nell’auto; una fine curiosamente simile a quella che volevano far fare al perito del Moby Prince , l’ex parà Fabio Pisoni. La stessa tecnica. Così come la tecnica dei suicidi in ginocchio è identica a quella dei morti di Ustica e di tutte le altre stragi che hanno insanguinato l’Italia. Tecniche identiche, che fanno ipotizzare una firma unica: quella dei servizi segreti. Rolf Reineke, che aveva visto una delle coppiette uccise poche ore prima della loro morte, che muore d’infarto nell’1983. Domenico, un fruttivendolo di Prato che scompare nel nulla nell’agosto del 1994 e fu considerato un caso di lupara bianca.
E poi ce ne sono tanti altri. C’è il caso di tre prostitute, una suicidatasi, e due accoltellate, che avevano avuto rapporti a vario titolo con i compagni di merende, e chissà quanti altri di cui si non si saprà mai nulla. Un discorso a parte va fatto per Luciano Petrini. Consulente informatico, nel 1996 avvicinò una persona (anche lei testimone al processo) Gabriella Pasquali Carlizzi, comunicandogli alcune informazioni sul mostro e mostrando di sapere molto su questa vicenda; ma il 9 maggio fu ucciso nel suo bagno, colpito ripetutamente con una porta asciugamani cui tolsero la guarnizione per renderla più tagliente. Nella casa non compaiono segni di scasso o effrazione. Conclusioni: omicidio gay. Nessuno prende in considerazione altre piste. Nessuno prende in considerazione – soprattutto – l’ipotesi più evidente: Petrini aveva svolto consulenza nel caso Ustica, sul suicidio del colonnello dell’aereonautica Mario Ferraro, quel Mario Ferraro che fu trovato impiccato al portasciugamani del bagno. Ma il fatto che sia stato ucciso – guarda caso – proprio con un portasciugamani, non induce a sospettare di nulla. Omicidio gay!
Vediamo in maniera sintetica il fenomeno storico dei serial killer in Italia.
- Prima del 1975 6 serial killer 30 vittime.
- Prima del 1995 33 serial killer 143 vittime
- 1995 – 2000 11 serial killer 67 vittime.
Totale 47 serial killer 240 vittime.
A costoro vanno aggiunti almeno 9 serial killer agenti in gruppo che anno totalizzato (ufficialmente) 32 vittime.
Progressione di frequenza
1975-1989 8 serial killer
1981-1985 8 s.k.
1986-1990 4 s.k.
1991-1995 12 s.k.
1996-2000 11 s.k.
Serial killer agenti in gruppo
- 1987/94 Banda della Uno Bianca – Emilia Romagna
- 1988/90 Gruppo di Manolo lo slavo -. Veneto
Ripeto questi sono solo dati parziali, quello che è interessante è vedere il crescere di questo fenomeno, a partire dalla fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
Ci sono delitti che apparentemente sono diversi, ma hanno molto in comune. Prendiamo come esempio le vicende di Cogne e quella di Omar ed Erika. Che cosa hanno in comune? Molto: innanzitutto l’apparizione del reparto dei RIS con le loro investigazioni “scientifiche” (prova del DNA ecc.); poi ci sono i genitori che ammazzano i figli e figli che ammazzano i genitori nella maniera più sanguinaria e feroce. Tutto questo non in una grande metropoli, dove farebbe meno clamore, ma nella provincia italiana, nella piccola comunità montana dove tutto è sempre più tranquillo e non succede mai niente di eclatante. L’immaginario collettivo è colpito e turbato profondamente. Poi i macellai dell’informazione renderanno tutto questo più macabro: il messaggio che viene fuori è che non si può essere sicuri neanche fra le mura domestiche con la propria famiglia. L’effetto è equivalente a quello di una strage in una stazione ferroviaria a ferragosto o durante le vacanze di Natale.
Del resto non è forse accertato che quello che definito “mostro di Rostov” in Russia negli anni’80 settori del KGB stavano preparando la transizione a un’aperta e completa restaurazione del capitalismo, e questo necessitava lo scardinamento dei principi socialisti che erano ancora riconosciuti quali quelli che garantivano sicurezza e protezione assoluta ai bambini, Occorreva qualcosa di forte, di traumatico per preparare i russi a quello che sarebbe venuto più tardi, qualcosa che non si era mai visto prima: un “mostro” con la tessera del PCUS che divorava le bambine.
In sostanza lo scopo è sempre lo stesso: condizionare e manipolare costantemente la cosiddetta “opinione pubblica” attraverso crimini particolarmente efferati.
Se guardiamo quello che è successo in Italia dagli anni ’90 ci si renderà conto dei cambiamenti radicali avvenuti in un periodo relativamente breve (rispetto ai 45 precedenti).
Il terrorismo di Stato, nelle sue varie forme ed espressioni, accompagna e guida questi cambiamenti.
IL CASO YARA COME ESEMPIO DI OMICIDIO MEDIATICO
L’adolescente Yara Gambirasio scompare il venerdì 26 novembre 2010. Alle 18.10 lascia da sola il Centro Sportivo di Brembate di Sopra (BG) dove si allena in ginnastica ritmica. La sua casa dista a 700 metri, la ragazza non vi arriva, poiché le sue tracce si perdono poco dopo. Alle 18.47 il suo cellulare è agganciato dalla cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate, dopodiché il segnale scompare.
Il corpo di Yara è ritrovato tre medi dopo, il 26 febbraio 2011, da un aereomodellista in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante dieci chilometri circa da Brembate di Sopra in direzione sud-ovest.
Si comincia a ipotizzare un possibile coinvolgimento della criminalità organizzata.[7]
Il 16 giugno 2014 è arrestato massimo Giuseppe Bossetti, un muratore di 44 anni.[8]
Il 1° luglio 2016 Massimo Bossetti è condannato all’ergastolo per l’assassinio di Yara. Alla fine risulta innocente, anzi c’è di peggio, le prove sono state inquinate, indagini che definire disinvolte è fare un complimento agli smemorati, D.N.A. falsificato. Il tutto per incastrare una persona, la cui unica colpa, è di essere un proletario, perciò di essere un caprio espiatorio ideale.
In questo frangente non si è voluto tenere conto di una lettera anonima pervenuta nel gennaio 2011, quando una persona che si firmava “un pregiudicato” inviò ad alcune redazioni giornalistiche e al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo due missive.[9] Nella prima spiegava come trovare il cadavere di Yara Gambirasio, mettendo in relazione il possibile assassinio con il delitto del militare Pietro Cameda,[10] affermando che fosse la stessa persona coinvolta in entrambi gli omicidi e nella seconda dichiarava d’essere al corrente di informazioni relative sempre al caso Cameda utili alla definitiva risoluzione del giallo e alla condanna degli ufficiali coinvolti.
In sostanza in queste lettere si afferma che questi omicidi sono nati negli stessi ambienti, cioè quelli militari, dando anche il nome del potenziale criminale chiamandolo “il diavolo”, perché nel giro aveva questa reputazione maligna.[11]
A rigore di logica, una notizia del genere, avrebbe dovuto scatenare talk-show e discussioni infinite e quindi considerare questo fatto delittuoso come un omicidio premeditato e condotto molto probabilmente da più persone poiché protette. Invece niente, queste lettere sono state rimosse anche dai criminologi che magari studiano le sette sataniche, i servizi segreti, gli omicidi rituali…
Tutti a dare la caccia all’orco che è tra noi, tutti a invocare pene forti per punire il male, inizialmente nello straniero (accontentiamo così la xenofobia imperante), poi del pazzo di turno (che magari è un marginale) e domani ci s’inventerà qualcos’altro.
Quello viene fatto passare in pasto per il vasto pubblico, è l’esistenza di un serial killer intelligente che, avrebbe studiato ogni passo della povera Yara, si sarebbe appostato, l’avrebbe presa, uccisa da solo, nascosto il cadavere prima in un posto, poi passati tutti i controlli, dove avrebbe portato il cadavere d yara in spalla proprio gli occhi dei riflettori a 100 metri della delle ricerche ed a 300 metri dalla protezione civile, sdraiandolo sul terreno senza paura di essere visto dal quel centinaio di fotografi e quel migliaio di operatori del disordine, senza considerare la gente del posto e le coppiette che si appartavano nelle vicinanze.
Cadavere che presenta 6 coltellate ed una firma grande come una casa, una X incisa sulla schema di Yara.
E alla fine, si potrebbe dire la beffa, finale. Il cadavere viene ritrovato nei pressi del capannone della ditta ROSA & C., che si potrebbe interpretare come un messaggio del tipo “noi siamo talmente forti e potenti che vi possiamo strappare i figli quando e come vogliamo e ve lo diciamo pure, oggi ve lo diciamo sfacciatamente, in maniera sempre più velata e smaccata”.
Quello che avviene nella realtà è una vistosa accettazione del sistema occulto, del plagio emozionale che scatta quando c’è da distrarre la cosidetta opinione pubblica.
Ma cosa è l’opinione pubblica?. Walter Lippmann[12] nel 1922 la definì nel seguente modo: “Le immagini che gli esseri umani hanno nella testa, le immagini di se stessi, degli altri, dei propri scopi e obiettivi, delle proprie relazioni, rappresentano le loro opinioni pubbliche. Queste immagini, quando vengono gestite da gruppi di persone o da persone che agiscono in nome di gruppi, diventano Opinione Pubblica, con le iniziali maiuscole”.[13]
Lippmann, che fu il primo a tradurre in inglese le opere di Sigmund Freud, sarebbe divenuto uno dei più influenti commentatori politici. Aveva trascorso gli anni della prima guerra mondiale al Quartier Generale di Propaganda e Guerra Psicologica di Wellington House, fuori Londra, in un gruppo di cui faceva parte anche il nipote di Freud, Eduard Bernays.[14] Il libro di Lippmann, L’Opinione Pubblica, pubblicato un anno dopo l’uscita de La psicologia di massa di Freud, che trattava temi simili. E’ tramite i media, scrive Lippmann, che la maggior parte delle persone elabora quelle “immagini nella testa”, il che garantisce ai media “un potere spaventoso”.
Il Tavistock Center creato subito dopo la prima guerra mondiale sotto il patronato del Duca George di Kent (1902-42), diretta da John Rawlings Rees, si mise a studiare gli effetti della psicosi bellica e la sua capacità di produrre il collasso della personalità individuale. Dal loro lavoro emerse una tesi terribile: grazie all’uso del terrore, l’uomo può essere ridotto a uno stato infantile e sottomesso, in cui le sue capacità di ragionamento sono annebbiate e in cui il suo responso emotivo a vari stimoli e situazioni diventa prevedibile o, nei termini usati dal Tavistock, “sagomabile”. Controllando i livelli di ansietà è possibile produrre una condizione similare in ampi gruppi di persone, il cui comportamento potrà così essere controllato e manipolato dalle forze oligarchiche per cui il Tavistock lavorava.[15]
Essendo i mass media essere in grado di raggiungere grandi quantità di persone con messaggi programmati o controllati, tutto ciò rappresenta la chiave per la creazione di “ambienti controllati” per il lavaggio del cervello. Come mostravano le ricerche del Tavistock, la cosa importante era che le vittime del lavaggio del cervello di massa non si rendessero conto di trovarsi in un ambiente controllato; pertanto doveva esserci un ampio numero di fonti d’informazione, i cui messaggi dovevano essere leggermente diversi, così da mascherare la sensazione di un controllo dall’esterno. Quando possibile, i messaggi dovevano essere offerti e rinforzati attraverso l’”intrattenimento”, che avrebbe potuto essere consumato senza apparente coercizione, in modo da dare alla vittima l’impressione di stare scegliendo di propria volontà tra diverse opzioni e programmi.
Nel suo libro, Lippmann osserva che la gente è più che disposta a ridurre problemi complessi in formule semplicistiche e a formare la propria opinione secondo ciò che credono che gli altri intorno a loro credano; la verità non ha nulla a che fare con le loro considerazioni. L’apparenza di notizia fornita dai media conferisce un’aura di realtà a queste favole: se non fossero reali, allora perché mai sarebbero state riportate? Pensa l’individuo medio secondo Lippmann. Le persone la cui fama viene costruita dai media, come le star del cinema, possono diventare “opinion leaders”, con il potere di influire sull’opinione pubblica quanto le personalità politiche.
Se la gente pensasse troppo a questo procedimento, il giocattolo potrebbe rompersi; ma Lippmann scrive: “La massa di individui completamente illetterati, dalla mente debole, rozzamente nevrotici, sottosviluppati e frustrati è assai considerevole; molto più considerevole, vi è ragione di ritenere, di quanto generalmente si creda. Così viene fatto circolare un vasto richiamo al popolo tra persone che, sul piano mentale, sono bambini o selvaggi, le cui vite sono un pantano di menomazioni, persone la cui vitalità è esaurita, gente ammutolita e gente la cui esperienza non ha mai contemplato alcun elemento del problema in discussione”. [16]
Nell’affermare di scorgere una progressione verso forme mediatiche che riducono sempre più lo spazio di pensiero, Lippmann si meraviglia del potere che la nascente industria di Hollywood manifesta nel forgiare la pubblica opinione. Le parole, o anche un’immagine statica, richiedono che la persona compia uno sforzo per crearsi un’”immagine mentale”. Ma con un film: “Tutto il processo di osservare, descrivere, riportare e poi immaginare è già stato compiuto per voi. Senza compiere una fatica maggiore di quella necessaria per restare svegli, il risultato di cui la vostra immaginazione è alla continua ricerca vi viene srotolato sullo schermo”. E’ significativo che come esempio del potere del cinema egli utilizzi il film propagandistico Nascita di una nazione, girato da D. W. Griffith a favore del Ku Klux Klan; nessun americano, scrive Lippmann, potrà mai più sentir nominare il Ku Klux Klan “senza vedere quei cavalieri bianchi”. L’opinione popolare, osserva Lippmann, è determinata in ultima analisi dai desideri e dalle aspirazioni di una “elìte sociale”. Questa elìte, egli afferma, è: “Un ambiente sociale potente, socialmente elevato, di successo, ricco, urbano, che ha natura internazionale, è diffuso in tutto l’emisfero occidentale e, per molti versi, ha il proprio centro a Londra. Conta fra i propri membri le persone più influenti del mondo e racchiude in sé gli ambienti diplomatici, quelli dell’alta finanza, i livelli più alti dell’esercito e della marina, alcuni principi della Chiesa, i proprietari dei grandi giornali, le loro mogli, madri e figlie che detengono lo scettro dell’invito. E’ allo stesso tempo un grande circolo di discussione e un vero e proprio ambiente sociale”. Con un atteggiamento tipicamente elitario, Lippmann conclude che il coordinamento dell’opinione pubblica manca di precisione. Se si vuole raggiungere l’obiettivo di una “Grande Società” in un mondo unitario, allora “la pubblica opinione deve essere creata per la stampa, non dalla stampa”. Non è sufficiente affidarsi ai capricci di “un ambiente sociale superiore” per manipolare le “immagini nella testa delle persone”; questo lavoro “può essere gestito solo da una classe di individui specializzati” che operi attraverso “centrali d’intelligence”.[17]
Mentre Lippmann scriveva il suo libro, la radio, è il primo mass media tecnologico a entrare nelle case, stava assumendo sempre maggior rilievo. A differenza dei film, che erano visti nei cinema da grandi gruppi di persone, la radio offriva un’esperienza individualizzata all’interno della propria casa, avente per fulcro la famiglia. Nel 1937, su 32 milioni di famiglie americane, 27,5 milioni possedevano un apparecchio radiofonico, più di quante possedessero un’automobile, il telefono o perfino l’elettricità.
In quello stesso anno la Rockefeller Foundation finanziò un progetto per studiare gli effetti che la radio produceva sulla popolazione. [18] A essere reclutati per quello che sarà poi conosciuto come Radio Research Project, con quartier generale all’Università di Princeton, a lavorare su questo studio ci furono delle personalità come Hadley Cantril e Gordon Allport, che diventeranno elementi chiave delle operazioni del Tavistock americano. A capo del progetto c’era Paul Lazerfeld; i suoi assistenti alla direzione erano Cantril e Allport, con Frank Stanton, che sarebbe poi diventato capo del settore informazione della CBS, e più tardi il suo presidente, e capo del consiglio di amministrazione della RAND Corporation. Il progetto fu preceduto da un lavoro teoretico realizzato in precedenza studiando la psicosi e la propaganda di guerra, e dal lavoro di Walter Benjamin e Theodor Adorno, della Scuola di Francoforte. Questo lavoro preliminare era incentrato sulla tesi che i mass media potessero essere usati per indurre stati mentali regressivi, atomizzare gli individui e generare un incremento dell’instabilità. Queste condizioni mentali indotte furono poi definite dal Tavistock col termine di stati “brainwashed”, e il processo d’induzione che a essi conduceva fu chiamato “brainwashing”, cioè “lavaggio del cervello”.
Nel 1938, quando era a capo della sezione “musica” del Radio Research Project”, Adorno scrisse che gli ascoltatori di programmi musicali radiofonici: “fluttuano tra l’oblio completo e improvvisi tuffi nella coscienza. Ascoltano in modo atomizzato e dissociano ciò che sentono… Non sono bambini, ma sono infantili; il loro stato primitivo non è quello di chi non è sviluppato, ma quello di chi ha subìto un ritardo mentale provocato da un’azione violenta”. Le scoperte del Radio Research Project, pubblicate nel 1939, confermarono la tesi di Adorno sul “ritardo mentale indotto” e servirono da manuale per i programmi di lavaggio del cervello. Studiando i drammi radiofonici a puntate, comunemente noti come “soap opera” (poiché molti di essi erano sponsorizzati da ditte produttrici di sapone), Herta Hertzog scoprì che la loro popolarità non poteva essere attribuita a nessuna caratteristica socio-economica degli ascoltatori, ma piuttosto al format seriale in sé, che induceva ad un ascolto abitudinario. La forza che la serializzazione possiede nel produrre il lavaggio del cervello è stata riconosciuta dai programmatori del cinema e della TV; ancora oggi le “soap” pomeridiane sono quelle che generano maggiore assuefazione televisiva, con il 70% delle donne americane sopra i 18 anni che guardano ogni giorno almeno due di questi programmi.
Un’altra indagine del Radio Research Project si occupò degli effetti prodotti nel 1938 dalla lettura radiofonica de La guerra dei mondi di H. G. Wells da parte di Orson Welles, in cui si simulava un’invasione marziana. Il 25% degli ascoltatori del programma, che era stato presentato come se si trattasse di un notiziario, credette davvero che fosse in corso un’invasione, generando il panico nazionale; e questo nonostante i chiari e ripetuti avvertimenti che si trattava di un programma di fiction. I ricercatori del Radio Project scoprirono che molte persone non avevano creduto all’invasione marziana, ma avevano pensato che fosse in corso un’invasione da parte della Germania. Questo, come i ricercatori riferirono, dipendeva dal fatto che il programma era stato presentato nel format del “notiziario”, che in precedenza era stato utilizzato per fornire il resoconto della crisi bellica che si prospettava a seguito della Conferenza di Monaco. Gli ascoltatori avevano reagito al format, non al contenuto del programma.
I ricercatori dimostrarono così che la radio aveva già condizionato a tal punto le menti dei suoi ascoltatori, le aveva rese così frammentate e irriflessive, che nella ripetizione del format stava la chiave della popolarità.
Torniamo al caso di Yara, prima dell’arresto di Bossetti, le interpretazioni di chi possa essere stata la causa dell’omicidio spaziavano: dal predatore sessuale fino alla setta.
Proviamo a prendere sul serio la pista esoterica.
Tra le tante stranezze di questo caso, si è scoperto un piccolo tema che sarebbe stato composto ufficialmente da una ragazzina sarda e pubblicato nella sezione Scuola di Repubblica.it. L’utente si firma (guardacaso) Rosarossa e, il 10 dicembre 2010, parlando in maniera molto ambigua, era piena di riferimenti numerici e corredato da un avvertimento finale che a una lettura più attenta risulta inquietante, del rapimento di Yara.[19] In seguito si viene che la provetta scrittrice si è cimentata spesso nella redazione di brevi articoli, tre di questi furono pubblicati nei tre giorni precedenti alla scoperta del cadavere di Yara.
A pensare un delitto di matrice esoterica c’è il fatto, come si diceva prima, della X sulla schiena della giovane, poiché si potrebbe pensare che esso sia un simbolo, e perciò può essere plausibile la tesi che questo delitto sia da collegare a riti esoterici o a qualche setta satanica.
Se si considera sul serio questa ipotesi, si noterebbe che tutto è legato. Prendiamo il giorno della scomparsa, il 26 novembre, e quello del ritrovamento, 26 febbraio, a tre mesi di distanza. Come se tutto fosse già stato stabilito, deciso a tavolino.
Per la Cabala il numero 26 è quello degli ambiziosi, del successo, delle scalate sociali, dei raccomandati, degli inventori, dei grandi oratori.
È anche il simbolo del fieno e dell’acqua che scorre.
Ma il 26 è anche il giorno del mese che segna tragicamente il destino di due minorenni le quali, loro malgrado, sono al centro medianico della cronaca italiana esattamente da sei mesi: Sarah Scazzi e Yara Gambirasio.
Il 26 agosto 2010 scompare ad Avetrana (Taranto) la quindicenne Sarah, il cui corpo sarà ritrovato il 7 ottobre successivo in un pozzo. Esattamente tre mesi dopo, mentre Yara è scomparsa il 26 novembre e come si diceva prima viene ritrovato il corpo il 26 febbraio. Il corpo di Yara viene ritrovata tre mesi dopo. Sciogliendo il numero 26 – sempre seconda la Cabala – il 2 rappresenta la perenne lotta tra il bene e il male mentre il 6 simboleggia la trasgressione e viene definito un “numero non perfetto” (mentre il “numero perfetto” è il 7). Se poi ripetiamo tre volte il numero 6 viene 666 il numero del diavolo.
Sarà un caso, Eddy Castillo, un ragazzo di 26 anni originario della Repubblica Dominicana che da tempo abitava ad Almenno San Bartolomeo con i fratelli e i genitori, fu trovato morto a Chignolo d’Isola, proprio nello stesso comune dove fu trovato il corpo di Yara.
Il corpo di Yara, come si diceva prima fu trovato vicino alla ditta Rosa & C., una S.p.A. che produce laminati industriali, con diversi capannoni sia ad uso industriale che d’ufficio, si estende per un front di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto, di cui è proprietaria.
Attraverso l’ingresso carraio della ditta, è entrata una pattuglia per i rilievi scientifici. Risulta che i responsabili della sicurezza dell’azienda erano corsi sul per fornire agli investigatori le immagini delle telecamere di videosorveglianza, che sono state acquisite.
Ora se è vero che potrebbero essere omicidi rituali, ossia creati per scopi e fini occulti di stampo esoterico, bisogna tener conto, dal mio punto di vista, che il medium esoterico è sempre esistito, ma solo come mezzo per realizzare ulteriori progetti, necessari per stabilizzare il sistema.
Il rito finale, quello reale, potrebbe consistere nel controllo militare della società “in tempo di pace”, un controllo che avviene dentro il quadro di un sistema politico che si autodefinisce democratico (borghese ovviamente), dove la creazione di una tensione continua sostituisce i golpe militari stile repubblica delle banane, in una prospettiva di quello che si potrebbe definire un “golpe perpetuo”.
Per capire meglio questo discorso bisogna partire dal fatto che l’apparato militare fascista trasmigrò nella neonata repubblica italiana, questo riciclo non riguardò solamente i militari, ma anche tra i magistrati, l’alta burocrazia, le forze di polizia ecc., tutto questo significa che a comandare in Italia rimasero le stesse forze reazionarie che l’hanno sempre governata.
La DC e gli americani si assunsero così la responsabilità di tenere in vita il fascismo, che non morì dunque nel 1945 e lo si ritrova tuttora, ha cambiato solamente l’abito ma non certo la sostanza.
Tornando al discorso degli omicidi, soffermiamoci a riflettere sul loro uso mediatico.
Il compito della veicolazione mediatica, è quello di plagiare le persone e indirizzare la massa verso un certo tipo di valori e di cultura, compito della pubblicità degli omicidi rituali è quello di plagiare e impostare determinati valori basati sulla paura dell’uomo nero, del diverso e sulla richiesta di un potere forte.
La paura della strega, dell’uomo nero, come nel medioevo, serviva per creare quello che da un punto di vista esoterico viene definito eggregora.
Per eggregora si deve intendere a un’entità incorporea, creata attraverso particolari metodi di meditazione, in grado di influenzare il pensiero il pensiero di un gruppo di persone.
Secondo alcuni filoni esoterici, le egregore possono essere create anche inconsapevolmente da un pensiero ossessivo (e in questo caso si parla di forma pensiero) e possono nuocere alla persona di cui sono parassite, sottraendole energia vitale.
L’eggregora può essere creata intenzionalmente, con lo scopo di dirigere energie spirituali, scaturite durante rigidissime ed arcane operazioni rituali.
L’impiego moderno di eggregora è assegnato a Eliphas Levi,[20] che attribuisce alla parola latina di grex (gregge) per cui starebbe a indicare una sorta di psichismo collettivo. Tale significato è ripreso da J. Boucher[21] in Simbologia Massonica definisce l’eggregora un’entità, un essere collettivo sorto da un’assemblea. Ogni Loggia massonica ha la sua eggregora; ogni Obbedienza possiede il suo e la riunione di tutti questi eggregori forma il grande Eggregoro Massonico.
Per formare questo eggregore è importante, dunque, che ci siano delle persone che mantengono delle relazioni tra loro e che usano riunirsi per discutere argomenti di interesse condiviso dal gruppo.
Che questo gruppo si incontri con regolarità per il raggiungimento di un obiettivo comune, e che si sviluppi uno spirito di gruppo per la somma dei pensieri, degli ideali e dei sentimenti dei suoi singoli elementi.
Se tale insieme di persone, oltre ad incontrarsi in modo organizzato, si riunisce secondo una certa ritualità, allora lo spirito del gruppo che si è formato acquisisce anche l’energia psichica derivante dalla comunione di intenti dei partecipanti. Ogni componente, apportando energia psichica attraverso i propri pensieri ed ideali, interagisce con lo spirito di gruppo in modo tale da stimolare ulteriormente gli altri componenti che si trovano in sintonia e demotivare, invece, coloro che partecipano passivamente o non condividono perfettamente l’intento comune.
In tal modo, l’inserimento di ogni nuovo membro produce ulteriore energia psichica positiva se il suo modo di pensare e sentire è in sintonia con lo spirito di gruppo. Diversamente chi partecipa al gruppo senza condividerne lo spirito, dovrà forzare il proprio allontanandosi così dalla realizzazione che se ne distacca e che è ben più della somma matematica delle energie spirituali dei singoli partecipanti.
Assume notevole importanza a livello energetica, quindi, il fatto che siano chiamati a parte del gruppo coloro che, consapevolmente, ne condividano lo spirito onde evitare il coinvolgimento di chi finirà per allontanarsi deluso o di chi, addirittura, vi partecipi in modo passivo o negativo.
Quando Hitler indicò negli ebrei il male assoluto, lo fece per creare un egregora che avrebbe dovuto essere una sorta di totem astratto che avrebbe dovuto controllare la psiche del popolo. Che fece Hitler? Riunì le istanze proiettive del popolo tedesco facendosi carico delle sue paure, ergo della sua della aggressività, per indirizzarla verso un obiettivo preciso.
La richiesta di un potere forte passa prima attraverso la paura di un nemico, che può essere, come si diceva prima, lo straniero dal diverso, e una volta instaurata ed instillata questa fobia, si passa alla seconda fase che si potrebbe definire di natura sacerdotale della creazione di un legame che si instaura attraverso una fede, un culto qualsiasi esso sia, teniamo conto che anche la Chiesa Cattolica ha operato così .
L’omicidio rituale è ideato da situazione di elie, sarebbe meglio dire nelle sue componenti più segrete, esso opera per bilanciare e stabilizzare il sistema e non certamente per contrapporsi a esso. Tutto ciò funziona bene a livello psicologico poiché va a incidere attraverso gli archetipi comuni agli esseri umani.
Questi crimini creati ad hoc, o meglio la loro veicolazione mediatica servono a questo scopo.
Basta rendersene conto e notare le reazioni legittime delle madri in tuta Italia, si possono sentire discorsi del tipo “non bisogna più uscire, meglio stare davanti alla tv, fuori è troppo pericoloso, abbiamo tutti paura”. In sostanza la veicolazione mediatica di questi crimini, serve ad alimentare quella che si potrebbe definire la nostra sfera magica, quella che in sostanza riattiva i nostri demoni collettivi e personali.
Si potrebbe dire che è proprio questo il vero rito satanico e non quello dell’omicidio sacrificale.
L’ipocrisia della nostra società rimuove il fatto che muoiono più persone sui posti di lavoro che in questi omicidi rituali veicolati dai media, ma le morti sui posti non incidono sulla nostra sfera magica, quelli rituali, anche se la stragrande parte delle persone non li ritiene tali, invece sì, a livello subconscio incidono e come.
Spesso si parla che dietro a questi omicidi ci siano gruppi organizzati e proto-sette come la fantomatica Rosa Rossa, certo c’ da pensare che se tutti ne parlano significa che “qualcosa c’è sotto”.
Certo, orami se ne parla palesamente sul web, sui libri, su alcuni testate giornalistiche, qualche volta anche in tv. Personalmente ritengo che forse le motivazioni di questi omicidi più che sataniche, esoteriche o religiose siano più politiche. Il rito ha nella realtà la funzione di attuare determinate strategie di controllo e consolidamento del sistema, quello di mettere in atto un controllo mentale e spirituale.
In sostanza, gli omicidi rituali più che a un sacrificio a belzebù o ad altra entità spirituale, hanno una valenza di plagio emozionale.
Ora se la massa viene, ha sapere che sono stati commessi degli omicidi da parte di un’organizzazione occulta o almeno ne percepisce la valenza simbolica a livello inconscio, il potere potrà far credere che le motivazioni siano di stampo religioso e non certamente quelle di un controllo sempre maggiore della popolazione.
Rispetto a questo discorso si potrebbe affermare:
- Per la massa, il colpevole è lo straniero, il pazzo o comunque un diverso.
- Per quelli più informati, i colpevoli sono sette esoteriche che si muovono attraverso pratiche magiche ed esoteriche.
- Solo pochi possono percepire che dietro di essi ci sia un livello occulto, che dietro questi omicidi ci sono servizi segreti.
INFILTRAZIONE, MANIPOLAZIONE AL SERVIZIO DI UNA SCALATA CRIMINALE AI GANGLI DELLO STATO MEDIANTE L’EVERSIONE NON CONVENZIONALE
Affermare che nell’ambito del Progetto Monarch sia sia trovata la tecnica e la metodologia per creare in una mente molte personalità distinte, ciascun’ignara, non è del tutto esatto e comunque non è un’informazione completa e chiara.
La personalità già nella sua definizione è vista come un insieme di caratteristiche psichiche e modalità di comportamento che, nella loro integrazione, costituiscono il nucleo irriducibile di un individuo, che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali in cui si esprime e si trova ad operare.
Per capire bene il Progetto Monarch bisogna partire dal concetto di dissonanza cognitiva di Leon Festinger,[22] il quale dice che un individuo che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa, se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del disagio psicologico che esso comporta; questo può portare all’attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza.
Il controllo mentale s’inserisce con il Progetto Monarch in quello spazio mentale che attiva che attiva quelle due idee o comportamenti che tra loro sono contrapposte o divergenti.
Festinger era un famosissimo psicologo sociale che prima di creare le sue teorie s’infiltrava in gruppi e movimenti per comprendere anche come funzionasse il controllo mentale da parte di uno o più soggetti su un gruppo o su un singolo soggetto.
Egli partì dal fatto che quando si parla di dissonanza o di autoinganno si parla della stessa identica cosa; nel 1954 Festinger riuscì a infiltrarsi con dei colleghi in una setta religiosa basata sul culto degli UFO. Secondo questa setta, dagli alieni del pianeta Clarion, gli umani erano avvertiti dell’imminente pericolo di un’alluvione, che avrebbe spezzato via la vita dal pianeta prima dell’alba del 21 dicembre 1954. Festinger documentò come il culto riuscì a convincere i fedeli della necessità di riunirsi prima della mezzanotte di tale giorno, in un luogo dove un alieno sarebbe arrivato per scortarli fino all’astronave madre e trarli in salvo. Come fu suggerito, i fedeli rimossero ogni oggetto metallico dal proprio corpo: occhiali, cerniere, chiusure di reggiseno ecc. ecc. Alle 00.05 il gruppo si trova sul luogo prestabilito, ma l’alieno non è ancora arrivato. Qualcuno fa notare che altri orologi segnano le 23.55. il gruppo concorda perciò che non è ancora mezzanotte (già si attiva un autoinganno collettivo dissonanza cognitiva collettiva). Alle 00.10 un altro orologio batte la mezzanotte. Ancora niente alieni. Il gruppo siede in silenzio atterrito: al cataclisma mancano non più di poche ore. Alle 04.00 la leader del gruppo, che aveva ricevuto i messaggi alieni attraverso la scrittura automatica, scoppia a piangere. Si tentano delle spiegazioni del perché gli alieni non si siano fatte vedere. Alle 04.45, un altro messaggio in scrittura automatica è inviato alla signora: afferma che il Dio del Culto ha deciso di risparmiare gli umani dall’estinzione, e quindi il cataclisma non avrà luogo. Il mattino successivo la leader e si suoi fedeli rilasciarono entusiastiche interviste ai giornali, la loro fede (in altre parole del loro autoinganno o dissonanza cognitiva) divenne più forte che mai, malgrado la disconferma. Questa è storia è descritta molto bene nel libro When Prophecy Fails (Quando la profezia non si avvera) di L. Festinger, H. Riecken e S. Schachter.[23]
In questo mondo delle sette si usano concetti astratti (alieni, satana ecc.) per fuorviare gli individui dalla realtà storica, sociopolitica e giuridica concreta basata un’analisi logica e razionale.
Questo tipo di realtà settaria, non è fatta solamente da persone marginali, ma anche per persone provenienti da ambienti altoborghesi, interessante un video dove la professoressa Cecilia Gatto Trocchi affronta il tema “scabroso” dello “sfondamento” magico esoterico in ambienti materialisti e politici della sinistra.[24]
Come si diceva prima le realtà sataniche o esoteriche servono da copertura per ben altro. La Programmazione Monarch, che ha lo scopo di creare una personalità multipla, usa l’immaginario satanico (o esoterico) per traumatizzare la vittima da controllare.
L’uso come copertura di queste realtà nasce dal vantaggio, per quanto riguarda l’Italia, che non sono perseguibili poiché esse non impattano da almeno 40 anni con la vecchia fattispecie penale del plagio; essa fu eliminata dalla Corte Costituzionale.
C’è da chiedersi, il legislatore non si è mai occupato della manipolazione mentale. Qui entriamo in una storia molto problematica e tormentata nello stesso tempo.
Nel 1964, Aldo Braibanti, un intellettuale di sinistra, laureato in Filosofia teoretica, iscritto al PCI, uno che ha alle spalle una lunga militanza antifascista (nel ventennio trascorse due anni in carcere e nella seconda guerra mondiale viene torturato dalla SS) conobbe due diciannovenni, Piercarlo Toscani e Giovanni Sanfratello, con i quali inizia una relazione sentimentale. Nonostante l’omosessualità sia ancora un tabù, tutto fila liscio, fino a quando Giovanni non decide di abbandonare la famiglia, ultracattolica, per andare a vivere con lo scrittore.
Il padre di Giovanni porta il figlio in manicomio e denuncia Braibanti per plagio. All’epoca il codice penale, di diretta derivazione fascista, prevedeva espressamente il reato. Secondo l’articolo 603, chi sottopone “una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione” si becca una pena che varia dai cinque ai quindici anni di reclusione. In sostanza, nell’Italia degli anni ’60, il reato di plagio diventa una pistola puntata contro chi ha voglia di ribellarsi alla morale dominante.
Il processo si apre tre anni dopo, nel 1967. Giovanni giura davanti alla Corte di non essere mai stato soggiogato, ma non fa altrettanto Piercarlo, che invece denuncia il tentativo di Braibanti di “introdursi nella sua mente”.
Questa testimonianza è sufficiente ai magistrati per stangare Braibanti: nove anni di reclusione. Pena che è ridotta a sei in appello, di cui due condonati per l’attività partigiana. Nel dicembre 1969, dopo due anni a Rebibbia, Braibanti torna in libertà. Passando alla storia per essere stata la prima persona (e anche l’ultima) a essere condannata per plagio in Italia.
La vicenda comunque, negli anni della cosiddetta “rivoluzione sessuale”, diventa emblematica della battaglia di un mondo in declino, che non vuole cedere le armi. Tanto che in favore di Braibanti, si mobilitano intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini, Umberto Eco, Alberto Moravia, Elsa Morante nonché i radicali di Marco Panella.
L’uso che fu fatto in quest’occasione del reato di plagio, ne sancì la morte giuridica, che arriverà una decina d’anni dopo. Quando alla fine degli anni ’70 alcuni genitori accusarono il sacerdote Emilio Grasso di avere plagiato i propri figli minorenni, il magistrato memore del caso Braibanti, si rivolge alla Corte costituzionale per chiedere se quel reato sia o no in contrasto con i principi sanciti nella Carta costituzionale. Dopo aver studiato il caso, la Corte si pronunciò l’8 giugno del 1981: il reato di plagio è incostituzionale.
L’articolo 603 ha il difetto di essere formulato in maniera generica, dando così al giudice un potere d’interpretazione troppo discrezionale: “L’esame dettagliato delle varie e contrastanti interpretazioni date all’articolo 603” scrivono i giudici costituzionali nella sentenza “mostra chiaramente l’imprecisione e l’indeterminatezza della norma l’impossibilità di attribuire a essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione. Giustamente essa è stata paragonata a una mina vagante nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto implichi dipendenza psichica di un essere umano da un altro essere umano, e mancando qualsiasi sicuro parametro per accertarne l’intensità”.
In sostanza, la Corte cancella un reato che nasce ufficialmente per tutelare i più deboli, ma che rischia di diventare pericoloso per le libertà personali. Però, questa sentenza apre una falla nel nostro ordinamento: non c’è più nessuna norma di chi rimane irretito da una setta o da un guru.
Dal 1981 a oggi, informati dalle associazioni dei famigliari delle vittime delle sette, alcuni politici hanno provato a reintrodurre il reato di manipolazione mentale. Con scarsa fortuna. La pressione lobbistica delle sette, hanno fatto naufragare ogni tentativo d’intervento legislativo.
Scientology, che senza dubbio è una delle sette più famose, in Italia ha trovato difensori importanti. Uno di questi è l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che è stato avvocato di Scientology nel 1997 (come già suo padre Giandomenico tra il 1989 e il 1995, è proprio vero che in Italia la famiglia è una cosa importante). Giuliano Pisapia, esultante quando la Cassazione la corte, pur avendo confermato le altre condanne, aveva annullato quella d’appello per associazione a delinquere, disse: “In questa sentenza viene affermato un principio fondamentale per una società democratica: non potrà essere né lo Stato né la magistratura a dare una definizione di religione, perché se così fosse verrebbe violato il principio della libertà religiosa dall’art. 8 della Costituzione. I pubblici poteri non possono sostituirsi alla coscienza individuale nella valutazione di ciò che attiene alla sfera della religione e della fede, e meno che mai elaborare criteri alla stregua dei quali giudicare se una determinata associazione possa considerarsi o meno di carattere religioso” (Ansa, 27 ottobre 1997). Caro “compagno” Pisapia, ma di quale libertà parliamo? La libertà che dei tuoi concittadini lavorino senza controllo per 200 euro mese? E per questo il tuo studio (non da solo ma assieme ai tuoi esimi colleghi Ghedini (PDL) e Calvi (PD), dunque si è fatto l’unità nazionale per difendere i padroni assassini?) difende la Marzotto che alla Marlane ha causato oltre un centinaio di operai morti per non parlare di quelli hanno un tumore? La libertà di poter sfruttare dunque?
Scientology, peraltro non ha mai risparmiato sugli avvocati avvalendosi di big come Della Valle, Biondi, Spazzali, Coppi, Daniela Pesce (già legale di Nicole Minetti nel procedimento Ruby).
Sette che si comportano come servizi segreti, come polizie parallele. Quando la sede di Scientology di Torino fu perquisita il 19 maggio 2010, in una piccola stanza tappezzata di scaffali, cartelle e computer, nella lettura dei file, si trovò una verità da rabbrividire. Che cosa contenevano questi file?
Scientology che si spaccia come un’istituzione religiosa, raccoglieva dossier su fedeli, alleati e nemici. Questi Dossier erano pieni di dettagli sulla vita privata di ogni adepto, d’informazioni personali su ogni politico adescato, di notizie “interessanti” e magari potenzialmente compromettenti, su giornalisti, magistrati e chiunque mai osato criticare l’Organizzazione. I poliziotti hanno saccheggiato l’archivio segreto del Dipartimento 20, come si chiamano adesso i servizi segreti di Scientology. Non è solo la sede torinese a ospitare un distaccamento: per ciascuna delle sue chiese c’è n’è uno.
Poma un ex delle istituzioni di Scientology rivela che: “Il D20, ossia l’Ufficio Affari Speciali, è un’arteria che corre dritta dentro la chiesa, dal più remoto degli uffici periferici fino alla sede centrale di Los Angeles” e rivela che l’Office of Special Affairs è strutturato in maniera piramidale e slegato dal management delle filiali “Gerarchicamente il singolo 007 non rende conto al direttore della chiesa locale, ma solo al proprio direttore superiore. Per fare un esempio, il direttore responsabile della sede di Milano non è tenuto a essere informato su che cosa faccia il proprio Dipartimento 20. Ed è proprio questo senso di libertà e d’indipendenza delle autorità ecclesiastiche del territorio a far sentire il D20 nel suo esempio autorizzato ad agire in proprio”.[25]
Compito del D20 è tenere sotto controllo non solo i nemici, ma anche coloro che potrebbero aiutare Scientology.
Se certamente un’associazione a sfondo copertura o fondamento satanista non è perseguibile, lo sono invece, gli eventuali reati che si possono commettere come può essere ad esempio la violenza privata, attraverso la quale la vittima è indotta a far tollerare perché l’attività di pressione è trasmodata in aggressione alla sfera psichica del soggetto passivo che viene in varie forme minacciato o intimorito.
Il satanismo è usato come sono usati i vari movimenti New Age ed esoterici, come copertura per attività inerenti il lavaggio del cervello. Negli ultimi quarant’anni l’uso strumentale e manipolatorio di queste realtà da parte dei servizi segreti è fortemente pensiamo solamente in Italia il Tempio di Seth costituito dal maggiore Aquino.
La sceneggiatura ritualistica all’interno di queste sette e le tecniche vocali, hanno lo scopo manipolatorio di comandare più facilmente i membri della setta (che spesso e volentieri possono coincidere con le vittime) attivando quel fenomeno denominato plagio. A questo punto le persone presenti sono diventano complici/vittime. I plagiati porteranno con sé il segreto evitando di denunciare solo perché l’individuo con la tonaca rossa e la maschera di caprone ha creato in setting ambientale suggestivo e terrificante, attivando uno shock nei partecipanti, innescando una paura già latente; d’altronde chi di noi non è nato con il concetto dell’angelo e del demone.
In questo modo si creano gli schiavi del controllo mentale, dove lo shock prima e il plagio dopo, modificano radicalmente il cervello e il loro modo di apparire dai loro HANDLERS (controllori/addestratori).
Gli HANDLERS imbottiscono anche di droghe o di psicofarmaci i loro schiavi mentali, costringendoli a dissociarsi dalla realtà attraverso degli intensi traumi e attraverso il dolore.
La paura per la propria incolumità fisica (aggressione fisica e verbale) e la minaccia alle base biologiche dell’esistenza (carenza di cibo, assenza di un tetto ecc.) diventano le paure costanti che accompagnano le vittime del controllo mentale.
Generalmente gli HANDLERS possono essere militari, oppure donne con un certo tipo di temperamento e di carattere come medici, psichiatri e psicologi; non bisogna scordarsi che per somministrare certi psicofarmaci e di certe droghe necessita una supervisione da parte di esperti nel settore della medicina.
Dall’America arrivò la testimonianza diretta di Cathy O’ Brein vittima del controllo mentale e co-autrice del libro Trance-Formation of America,[26] che ha denunciato questo progetto finanziato, da banche, organizzazioni politiche e militari, servizi segreti, che tra gli scopi c’è la creazione di creare assasini, schiave o schiavi sessuali ossessionati dal sesso e persone totalmente controllate, messe al servizio degli organismi che gestiscono il controllo mentale.
Vi è l’uso del materiale umano e ambientale costruito per finalità militari segrete, e di controllo politico.
Le denunce di Paolo Ferraro hanno dimostrato attraverso delle prove audio l’attuazione del Progetto Monarch, di una donna con disturbo dissociativo dell’identità artificialmente implementato e gestito mediante la creazione di Alterego intercambiabili.[27]
Gli audio sono difatti la prova di quelle tecniche che sono utilizzate per provocare nella donna in questione in questione una suddivisione della mente in una serie di comportamenti da attivare: gli ALTER. Gli ALTER creati molto probabilmente in seguito ad attività di torture continue e altre forme di trauma estremo sicuramente già vissute dalla donna nel suo passato.
Questa donna, dopo una serie di pratiche torturatorie (volenze, e altre attività scioccanti) diventa uno zombie dalla mente controllata.
L’ALTER o l’autoinganno (quello spazio mentale che attiva quelle due idee o comportamenti che attiva quelle due idee o comportamenti che tra loro sono contrapposti o divergenti) crede di essere la mente nella sua totalità, mentre non rappresenta altro che un suo frammento.
Cecchignola, il luogo dove il magistrato Paolo Ferraro ha scoperto la presenza di una setta satanica-massonica, è sicuramente un luogo importante per quanto riguarda i programmi di controllo mentale.
Maurizio Bassetti, co-fondatore assieme a Dorigo dell’AVae-m (Associazione Vittime armi elettroniche-mentali),[28] ucciso dai servizi nell’ottobre del 2010 che gli avevano causato, a lui che non era né un fumatore né lavorato in fabbrica, da uno strano tumore ai polmoni,[29] nel suo libro i segreti di Montecitorio[30] parla di cero Mauro B. che è un esponente del SISMI. Questo personaggio è un ingegnere elettronico, che ha un incarico molto specifico alla Cecchignola, un personaggio tanto potente, che quelli dell’agenzia che aveva incaricato di indagare in merito alla situazione che stava vivendo, avevano paura di pedinarlo.[31]
[1] Questi processi non sono lineari. Non tutta la vecchia classe dirigente politica si pone sul terreno di resistenza alle trasformazioni in atto, una parte di essa sale sul treno di quello che possa sembrare il vincitore. In Italia c’è la spaccatura del vecchio triangolo che aveva governato gli anni ’80 il CAF (Craxi, Andreotti, Forlani). Da una parte si ha Craxi e dall’altra Andreotti e Martelli (l’ex delfino craxiano) che si pongono alla testa del “rinnovamento” (lotta alla Mafia, rivelazioni su Gladio).
[2] http://archiviostorico.corrier.it/1996/febbraio/07/Manolo_tornerà_Italia
[3] http://archiviostorico.corrier.it/1996/settembre/28/Adesso_Manolo_pentito
[4] http://paolofranceschetti.blogspot.it/2010/04/17-omicidi-non-per-caso-i-misteri-di.html
[5] C.s.
[6] http://paolofranceschetti.blogspot.it/2007/12/il-mostro-di-firenze-quella-piovra-che.html
10 http://straker-61.blogspot.it/2016/07/massimo-bossetti-e-innocente.html
[8] Se non è classismo questo! Seguendo questa logica gli omicidi sono compiuti in prevalenza dalle classi subalterne.
[9] http://www.bergamonews.it/2011/01/26/la-citazione-del-caso-di-pietro-camedda-scomparso/141207/
[10] Pietro Camedda un militare italiano scomparve dalla caserma Passalacqua di Novara, dove prestava servizio di leva. Il suo caso – rimasto insoluto – fu ufficialmente archiviato come diserzione, è stato oggetto di controversie e dibattiti.
[11] http://maestrodidietrologia.blogspot.it/2011/03/yara-gambirasio-crimine-di-stato –
[12] Walter Lippmann (1889 – 1974). Giornalista statunitense. Per 32 anni (dal 1931 al 1963) ha analizzato i fatti internazionali nella rubrica Today and Tomorrow dell’Herald Tribune di New York. Vinse due premi Pulitzer (nel 1958 e nel 1962).
[13] http://www.altrainformazione.it/wp/2009/07/11/come-gli-inglesi-utilizzano-i-media-per-la-guerra-psicologica-di-massa /
[14] Bernays è noto per aver elaborato la pubblicità di Madison Ave sfruttando le teorie freudiane di manipolazione psicologica.
[15] Tutta la teoria psicologica del Tavistock (come anche quella freudiana) muove dalla concezione dell’uomo come bestia dotata di pensiero. Il Tavistock sostiene che la creatività derivi unicamente da impulsi nevrotici o erotici sublimati e vede l’uomo come una lavagna su cui disegnare e ridisegnare le proprie “immagini”.
[16] http://www.altrainformazione.it/wp/2009/07/11/come-gli-inglesi-utilizzano-i-media-per-la-guerra-psicologica-di-massa/
[17] Si tratta di una concezione simile a quella espressa da Rees nel suo libro The Shaping of Psychiatry by War, in cui si parla della creazione di un gruppo elitario di psichiatri che dovranno garantire, a vantaggio dell’oligarchia dominante, la “salute mentale” del mondo.
[18] I nazisti avevano già ampiamente utilizzato la propaganda radiofonica per il lavaggio del cervello come elemento integrante dello Stato fascista. I loro metodi furono osservati e studiati dai ricercatori del Tavistock.
[19] http://maestrodidietrologia.blogspot.it/2011/03/yara-gambirasio-indagini
[20] Eliphas Lévi, pseudonimo di Alphonse Louis Constant (1810 – 1875) Esoterista francese, è stato il più famoso occultista e studioso di esoterismo dell’Ottocento.
[21] Jules Boucher (1902 – 1955). Scrittore, massone, occultista, alchimista francese.
[22] Leon Festinger (1919 – 1989). Psicologo e sociologo statunitense. Egli è forse meglio noto per la Dissonanza Cognitiva e la Teoria Del Confronto Sociale. Alle sue teorie e ricerche è stato riconosciuto il merito di aver superato il punto di vista comportamentista che in precedenza dominava la psicologia sociale, dimostrando l’inadeguatezza dello schema “stimolo-risposta” per comprendere e determinare il comportamento umano. Festinger è anche conosciuto per aver favorito l’uso del laboratorio per gli esperimenti in psicologia sociale, nonostante che allo stesso tempo egli abbia evidenziato l’importanza dello studio di situazioni di vita reale, tecnica che ha messo in pratica quando si è infiltrato nella setta di culto apocalittico per studiare gli effetti di quando una profezia fallisce. È noto anche nell’ambito delle reti sociali grazie alla teoria dell’Effetto Di Prossimità. Festinger, ha studiato psicologia all’Università dell’Iowa sotto la guida di Kurt Lewin, un’importante figura nella moderna psicologia sociale e si è laureato nel 1941; ciò nonostante, egli sviluppò l’interesse per la psicologia sociale solo dopo essere entrato a far parte del centro di ricerca di Lewin sulle dinamiche di gruppo, presso l’Istituto di tecnologia del Massachusetts nel 1945. Nonostante il suo interesse principale fosse la psicologia sociale, Festinger si occupò anche di ricerca sulla percezione visiva nel 1964 e quindi di archeologia e di storia, dal 1979 fino alla sua morte nel 1989.
[23] Festinger Leon, Riecken Henry W., Schachter Stanley, Quando la profezia non si avvera, Il Mulino, 1956 USA, 2012 Italia.
[24] https://www.youtube.com/watch?v=_hmf3mfLc-s
[25] Fillaire B., Le sette, Il Saggiatore, Milano 1998.
[26] Cathy O’Brien, Mark Phillips, Trance-Formation of America, Macro Edizioni.
[27] http://cdd4.blogspot.it/2014/05/vicenda-del-magistrato-paolo-ferraro-la_16.html
[28] Ora ACOFOINMENEF (Associazione contro-ogni forma di controllo ed interferenza mentale e neurofisiologica) http://www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/
[29] Notizia tratta dal comunicato stampe per l’8 marzo dell’ACOFOINMENEF http://www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/ACOFOINMENEF-06032014.pdf
[30] Mauss, i segreti di Montecitorio, malatempora controinformazione
[31] C.s. P. 68-69