STRATEGIE “NON CONVENZIONALI” PER IL CONTROLLO DI UN PAESE

 

 

A destra come a sinistra c’è un emergere di teorie che si potrebbero definire, “sovraniste” che sostenendo che gli attuali stati nazionali sono eterodiretti dalle oligarchie internazionali (in particolare i grandi banchieri), che attuano politiche di un autentico massacro sociale nei confronti dei cittadini del proprio paese. Secondo queste teorie gli stati dovrebbero recuperare la propria sovranità nazionale (partendo dalla possibilità di emettere una propria moneta).

Pur contenendo degli elementi di verità, queste teorie trascurano degli aspetti importanti che se non sono affrontati, tutte le battaglie che s’intendono affrontare, sono perse in partenza, poiché trascurano l’esistenza di una strategia non convenzionale per il controllo sociale, politico (e aggiungerei culturale e psicologico) della popolazione. Se non si affronta cosa comportano queste strategie non convenzionali per il controllo della popolazione, sarebbe come affrontare i carri armati con le fionde, poiché non si è consci di quello che abbiamo di fronte.

Questa strategia non convenzionale, eversiva nei confronti dei contenuti democratici e sociali della Costituzione per quanto riguarda l’Italia, è andata incidendo, contemporaneamente sugli assetti dello Stato, cui corpi sociali, sugli individui e sui valori, destrutturando sotterraneamente anche i punti di riferimento ideologici, e aggredendo sinanche i punti di riferimento etici e religioni nella misura in cui sono di ostacolo al pieno sviluppo del capitale.

Tutto questo nasce dal fatto dalla consapevolezza da parte delle classi dominanti dall’insufficienza delle strategie autoritarie e repressive tradizionali (gendarmerie sovranazionali, strategie geopolitiche militari) e quelle politico-economiche (patti di stabilità).

Un ruolo fondamentale in questa strategia “non convenzionale” è affidato alla magistratura. Partendo dal fatto che il diritto nello Stato democratico borghese classico (ovvero in quello che vige i principi del liberalismo) vive attraverso il giudice che funge come interprete. L’interpretazione sistematica crea il diritto e lo attua. Senza di essa non ci può essere diritto, né tantomeno Stato di diritto. La giurisdizione e il giudice sono il perno coessenziale del tutto. E poi, non bisogna mai scordare che le leggi cambiano, i giudici restano.

Poi c’è l’interpretazione e la prova del fatto. Anche questa affidata ai giudici.

La valutazione e la congruità della valutazione dei fatti è però altresì affidata alla logica oltreché al sistema delle prove.

E la prospettazione, si presta a un vaglio di logicità anche esterno al momento giudiziario.

Bisogna prendere coscienza che gli esseri umani possono essere invischiati in controlli invasivi e torturatori non solo in regimi apertamente dittatoriali, ma anche in quelli che si definiscono “democratici”.

In sostanza se si vuole vedere, e non si fa lo struzzo, che si comincia a intravedere che è in atto un tentativo di controllo a tenaglia della “realtà” (nel senso del fatto prospettato e di chi lo prospetta) e della norma applicata (il diritto diventa ordine e precetto imposto al caso concreto).

Ma perché ingegnerizzare una simile attività di lunga durata?

Bisogna partire dal fatto che il Modo di Produzione Capitalista dagli anni ’80 è passato dalla fase della decadenza a quella della decomposizione.

Questa fase di decomposizione è determinata fondamentalmente da condizioni storiche nuove, inedite e inattese: la situazione di “impasse” momentanea della società in particolare nelle metropoli imperialiste,[1] dove è in atto una sorta di “neutralizzazione” delle sue due classi fondamentali che impedisce ad ognuna di esse di apportare la sua risposta decisiva alla crisi aperta dell’economia capitalista. Le manifestazioni di questa decomposizione, le sue condizioni di evoluzione e le conseguenze, non possono essere esaminate che mettendo in primo piano questo fattore.

Se si passano in rassegna le caratteristiche essenziali della decomposizione, così come si manifestano oggi, si può effettivamente costatare che esse hanno come denominatore comune quest’assenza di prospettiva.

 

 

Manifestazioni evidenti della decomposizione della società capitalista sono:

  • Le moltiplicazioni di carestie che avvengono nei paesi che sono definiti “Terzo Mondo” mentre nei paesi “avanzati” sono distrutti stock di prodotti agricoli, oppure sono abbandonate superfici considerevoli di terre fertili.
  • La trasformazione di questo “Terzo Mondo” in un’immensa bidonville in cui centinaia di milioni di esseri umani sopravvivono come topi nelle fogne.
  • Lo sviluppo di questo stesso fenomeno nei paesi “avanzati” in cui il numero dei senzatetto e di quelli privi di ogni mezzo di sostenimento continua ad accrescersi.
  • Le catastrofi “ accidentali” che si moltiplicano (aerei che precipitano, treni che si trasformano in casse da morto).
  • Gli effetti sempre più devastanti sul piano umano, sociale ed economico delle catastrofi “naturali” (inondazioni, siccità, terremoti, cicloni) di fronte alle quali gli esseri umani sembrano sempre più disarmati laddove la tecnologia continua progredire ed esistono già oggi tutti i mezzi per realizzare le opportune protezioni (dighe, sistemi d’irrigazione, abitazioni antisismiche e resistenti alle tempeste, …), mentre poi, di fatto, sono chiuse le fabbriche che producono tali mezzi e licenziati i loro operai.

6)    La degradazione dell’ambiente che raggiunge proporzioni assurde (acqua di rubinetto imbevibile, i fiumi ormai privi di vita, gli oceani pattumiera, l’aria delle città irrespirabile, decine di migliaia…) e che minaccia l’equilibrio di tutto il pianeta con la scomparsa della foresta dell’Amazzonia (il “polmone della terra”), l’effetto serra e il buco dell’ozono al polo sud.

Tutte queste calamità economiche e sociali, se sono in generale un’espressione della decadenza del capitalismo, per il grado di accumulazione e l’ampiezza raggiunta costituiscono la manifestazione dello sprofondamento in uno stallo completo di un sistema che non ha alcun avvenire da proporre alla maggior parte della popolazione mondiale se non una barbarie al di là, di ogni immaginazione. Un sistema in cui le politiche economiche, le ricerche, gli investimenti, tutto è realizzato sistematicamente a scapito del futuro dell’umanità e, pertanto, a scapito del futuro stesso del sistema stesso.

Ma le manifestazioni dell’assenza totale di prospettive della società attuale sono ancora più evidenti sul piano politico e ideologico.

  • L’incredibile corruzione che cresce e prospera nell’apparato politico, amministrativo e statale, il susseguirsi di scandali in tutti i paesi imperialisti.
  • L’aumento della criminalità, dell’insicurezza, della violenza urbana che coinvolgono sempre di più i bambini che diventano preda dei pedofili.
  • Il flagello della droga, che è da tempo divenuto un fenomeno di massa, contribuendo pesantemente alla corruzione degli Stati e degli organi finanziari, che non risparmia nessuna parte del mondo colpendo in particolare i giovani, è un fenomeno che sempre meno esprime la fuga nelle illusioni e sempre di più diventa una forma di suicidio.
  • Lo sviluppo del nichilismo, del suicidio di giovani, della disperazione, dell’odio e del razzismo.
  • La proliferazione di sette, il rifiorire di un pensiero religioso anche nei paesi imperialisti, il rigetto di un pensiero razionale, coerente, logico.
  • Il dilagare nei mezzi di comunicazione di massa di spettacoli di violenza, di orrore, di sangue, di massacri, finanche nelle trasmissioni e nei giornalini per i bambini.
  • La nullità e la venalità di ogni produzione “artistica”, di letteratura, di musica, di pittura o di architettura, che non sanno esprimere che l’angoscia, la disperazione, l’esplosione del pensiero, il niente.

8)    Il “ciascuno per sé”, la marginalizzazione, l’atomizzazione degli individui, la distruzione dei rapporti familiari, l’esclusione delle persone anziane, l’annientamento dell’affetto e la sua sostituzione con la pornografia, lo sport commercializzato, il raduno di masse di giovani in un’isterica solitudine collettiva in occasione di concerti o in discoteche, sinistro sostituto di una solidarietà e di legami sociali completamente assenti.

 

Tutte queste manifestazioni della putrefazione sociale che oggi, a un livello mai visto nella storia, permea tutti i pori della società umana, esprimono una sola cosa: non solo lo sfascio della società borghese, ma soprattutto l’annientamento di ogni principio di vita collettiva nel senso di una società ormai priva del minimo progetto, della minima prospettiva, anche se a corto termine, anche se illusoria.

   Tra le caratteristiche principali della decomposizione della società capitalista bisogna sottolineare la difficoltà della borghesia di controllare l’evoluzione della situazione sul piano politico.

In questo quadro la democrazia borghese per quanto controllata, condizionata, eterodiretta, presenta sempre il pericolo (per la borghesia ovviamente) della possibilità del formarsi di una volontà popolare che entri in contraddizione con gli interessi della borghesia, a fronte di questo scenario il controllo dell’informazione e delle “opinioni collettive” non è sufficiente.

Perciò occorre alla classe dominante una diffusa e sistematica capacità d’intervento sugli individui, che sia mediato anche dalle autorità pubbliche, usando la medesima trama d’interventi e tutela sociale, ma impedendone la funzione: il cosiddetto Stato “sociale” (metto tra virgolette sociale poiché uno stato dove la classe dominante è la Borghesia non può fungere una funzione sociale) che si ramifica a tutela della classe dominante (o di una frazione di essa).

Nella sostanza viene messo in atto il più grande degli inganni, perché la diffusione di strumenti di intervento e l’uso di quelli che sono fatti passare per diritti contro le libertà delle persone, c’è l’ingresso nella sfera della libertà dell’individuo in nome di un cosiddetto “interesse pubblico” (metto tra virgolette interesse pubblico poiché quello che viene spacciato per esso è nella realtà interesse di gruppi ristretti, nella realtà è tutta una mistificazione) o di diritti e doveri.

Certo era difficile pensare che questa trama d’interventi sociali e controlli, questo espandersi di diritti e tutele, ci fosse mascherato un possibile uso sistematicamente invertito di tali interventi e tutele.

Hanno sapientemente e metodicamente costruito una rete intrecciata tra magistratura, servizi socio-sanitari e psichiatria, allevato un esercito di psicologi e educatori, hanno permesso la costruzione in questo campo sociale, sanitario e psichiatrico di imperi economici, dove hanno realizzato un vero e proprio intrico di attività, interventi e presenze, pronte a essere mobilitate, in ogni momento, se necessario, per copertura esterna di operazioni occulte.

 

Il superamento della strategia piduista e la scalata di una nuova cordata nei gangli e nella magistratura e negli altri apparati statali e in quelli adibiti al controllo sociale

 

La P2 attraverso il Progetto di Rinascita Democratica si proponeva il controllo degli organismi essenziali di vertice dei partiti (ideando se necessario nuovi partiti), delle istituzioni e dell’informazione (attraverso il controllo delle televisioni, dei quotidiani e dei periodici). Il reale obiettivo del piano era l’eliminazione delle garanzie e dei diritti che i lavoratori erano riusciti a strappare attraverso dure lotte.

Ora visto l’accentuarsi della crisi del capitalismo (non solo economica ma anche politica e culturale), il sistema richiede un controllo pressoché sistematico, perciò un maggior controllo sulla funzione giudiziaria (nelle nomine e negli incarichi), e in seguito un sistema normativo orientato e diretto a creare e rinforzare la trama di poteri diffusi necessaria nella società e nelle istituzioni a rafforzare prima il condizionamento e in seguito il controllo della politica e del potere di legiferare.

Un passaggio necessario è stato quello di allontanare i partiti dalle loro radici sociali popolari, poiché la politica doveva essere condizionata, ricattata e controllata, l’informazione e la cultura depotenziata e controllata. Si potrebbe dire che la strategia della P2 è stata la piattaforma di un’ulteriore e più articolata strategia.

Dentro questo quadro c’è stata la resa dei conti tra le vecchia massoneria e la nuova schiera di personaggi, di “fratelli” (con relativi coltelli) infiltrati dentro i gangli degli apparati (in particolare nella Magistratura).[2]

Questo nuova cordata di “fratelli” “democratici” e “illuminati” progettò diritti ed elaborò proposte in merito alla creazione dei relativi istituti che avrebbero dovuto attuarli. Nella realtà molti di questi istituti miravano (silenziosamente ovviamente) a un risultato opposto rispetto ai fini dischiarati.

Nell’attuazione di questi istituti Magistrature Democratica e Psichiatria Democratica andarono a braccetto.

 

BREVE DISGRESSIONE SUL RUOLO DELLA PSICHIATRI COME CONTROLLO SOCIALE

 

 

Per capire meglio il discorso che ho cominciato fare, bisogna affrontare il problema del ruolo dell psichiatria come strumento di controllo sociale e in particolare del ruolo del Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM).

È una costante che a ogni revisione del Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) c’è un aumento costante di quelli sono chiamati “disturbi mentali”.

Nel 1952 l’Associazione Psichiatrica Americana (APA) pubblicò il suo primo manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM), che conteneva una lista di 112 tipi di disturbi. Nel 1968 il DSMII si conformò alla sezione dei disturbi mentali contenuti nella pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: la classificazione internazionale dei disturbi (ICD) che consisteva di 163 disturbi. Gli psichiatri americani sono stati coinvolti direttamente con i comitati che hanno stilato l’ICD.

 

Nel 1980 fu pubblicata la terza edizione del DSM, al quale furono aggiunti 61 tipi di disturbi, raggiungendo un totale di 224 disturbi mentali.

 

Erano avvenuti alcuni interessanti sviluppi. Nella sezione “infanzia, fanciullezza e adolescenza” furono aggiunti 32 nuovi tipi di “disturbi mentali”, tra i quali:

disturbo della condotta, disturbo da deficit dell’attenzione, disturbo della lettura, il disturbo del calcolo e il disturbo del linguaggio.

 

Nel 1987, nel DSMIIIR, il numero dei disturbi mentali aumentò arrivando a 253. In questa edizione si richiedeva che ci fossero almeno quattro delle caratteristiche indicate per fare una diagnosi di schizofrenia, e una selezione approvata delle quattro poteva essere: pensiero magico, telepatia o sesto senso; contatto sociale limitato; e ipersensibilità alle critiche.

 

Nel 1994 il DSMIV elencava un totale di 374 disturbi mentali e per quanto riguarda le caratteristiche richieste per una diagnosi di schizofrenia, furono ridotti a due, incluse per esempio, le allucinazioni e i sintomi “negativi” quali l’appiattimento negativo o il linguaggio disorganizzato o incoerente – oppure solo una caratteristica, se le illusioni sono considerate strane, o se le allucinazioni in una voce che continuasse a commentare il comportamento o i pensieri della persona.

 

La pubblicazione nel 2013 del DSM-5,[3] ha provocato – forse ancor più delle edizioni precedenti – una valanga di polemiche. Persino i due direttori della Task Force che aveva redatto i DSM precedenti, Robert Spitzer e Allen Frances,[4] hanno attaccato pubblicamente l’impostazione del nuovo DSM.

Accenniamo qui a vari tipi di critiche – spesso tra loro contraddittorie – sollevate:

 

Già alcuni autori (Carlat 2000; Moynihan & Cassels 2005; Whitaker 2010) avevano fatto notare il vistoso abbassamento delle soglie (come si dice prima sopra) di molte diagnosi nei DSM precedenti. Ma è soprattutto col DSM-5 che molte più persone risultano “disordinate”, termine che ha sostituito il più crudo “malate”.

 

Insomma, il DSM creerebbe un’epidemia artificiale di malattie mentali nella popolazione (Angell 2011a, 2011b). Lo riconosce persino Frances (2013), responsabile del DSM-IV che ammette che quest’ultimo ha favorito la super-medicalizzazione soprattutto di molti bambini attraverso la categoria di disturbo bipolare nell’infanzia e nell’adolescenza. In effetti, grazie al DSM-IV le diagnosi di disturbo bipolare tra bambini e adolescenti sono aumentate di quaranta volte! Mentre gli adulti con disordine bipolare sono solo raddoppiati.

 

Negli ultimi 50 anni le persone diagnosticate come psicotiche sono quintuplicate nelle società iper-industriali. Le diagnosi di autismo sono aumentate di venti volte. Oggi si è convinti che in molti paesi (Italia compresa) ci siano otto autistici ogni 10.000 bambini sotto i cinque anni. I diagnosticati con deficit di attenzione, in altre parole gli iperattivi, sono triplicati nella popolazione.

 

Ciò comporta, tra l’altro, un aumento straordinario dei costi per il trattamento di disordini mentali che appaiono sempre più frequenti. Questa dilatazione è impressionante soprattutto negli Stati Uniti. All’inizio del 2000, il costo per la presa in carico dei malati mentali in quel paese ammontava a 148 miliardi di dollari l’anno, in altre parole le cure psichiatriche assorbivano il 2,5% del prodotto interno lordo americano.[5] Gli Stati Uniti sono, però l’avanguardia di una psichiatrizzazione massiccia della popolazione, soprattutto infantile, fenomeno che sta avvenendo in tutti i paesi capitalisti più sviluppati.

 

Il DSM-5, quando articola una definizione formale e precisa di che cosa intenda per “disordine mentale”, non fa appello a principi utilitaristi, ma a un’altra filosofia, rivale dell’utilitarismo, che si potrebbe chiamare funzionalismo aristotelico. Si legge nel DSM-5: “Un disordine mentale è una sindrome caratterizzata da disturbi [disturbance] clinicamente significativi nella cognizione, nella regolazione emotive o nel comportamento dell’individuo, disturbi che riflettono una disfunzione [dysfunction] nei processi psicologici, biologici o di sviluppo sottostanti al funzionamento [functioning] mentale. I disordini mentali sono di solito associati con un’afflizione [distress] significativa in attività sociali, occupazionali o in altre importanti attività. Una risposta prevedibile, o approvata culturalmente, a un comune fattore di stress o a una perdita, come la morte di una persona amata, non è un disordine mentale. Un comportamento (ad esempio, politico, religioso o sessuale) che sia socialmente deviante e conflitti che siano prima di tutto tra l’individuo e la società non sono disordini mentali, a meno che la devianza e il conflitto non risultino da una disfunzione nell’individuo, così come è stata descritta più sopra.

Un’analisi approfondita di tutto il DSM-5 mostra presto che il vero marcatore del disordine mentale rispetto a comportamenti e vissuti non disordinati è l’afflizione (di stress). Il patologico, insomma, coincide con il fatto che il soggetto stesso o chi gli è accanto patisce un’afflizione e/o un social impairment, una menomazione sociale. Potremmo mostrare che questi marcatori discendono direttamente dai presupposti dell’etica filosofica utilitarista. Anche qui l’afflizione (di stress) è evocata, ma con la clausola “di solito” [usually], come a dire: “Anche se molto spesso il disordine mentale produce afflizione nel soggetto, questa non è la condizione necessaria e sufficiente perché ci sia disorder”. Questo significa che ci può essere disordine senza afflizione, mentre d’altro canto la presenza di afflizione non implica ipso facto disordine mentale. Questo contrasta col fatto che invece in molti disordini per il DSM sono proprio l’afflizione e la menomazione sociale, le condizioni necessarie anche se non sufficienti per marcare certi modi di essere come patologici. Ciò che appare qui necessario e sufficiente di una patologia è qualcosa di disfunzionale: si suppone insomma che ci sia un funzionamento mentale sano, non disordinato, dei “processi psicologici, biologici e di sviluppo”, e che invece ci sia materiale per la psichiatria quando questi processi non funzionano più come dovrebbero. Ma la trappola è proprio nel termine “funzionale” e “disfunzionale”, spie di una visione antropologica che oggi nemmeno gli estensori del DSM-5 possono accettare più.

Possiamo dire che un’auto non funziona più bene – “è rotta” – quando non svolge le funzioni per cui è stata costruita. Ma possiamo dire che un’auto non funziona più proprio perché è una macchina, ovvero è un utensile fatto per svolgere certe funzioni, per servire agli esseri umani. Il concetto di funzionamento è inscindibile da quello di servire-a, in altre parole qualcosa funziona bene quando serve a fare la cosa per cui è stata costruita. Possiamo anche dire che un impiegato alle poste, ad esempio, “funziona” perché svolge bene il suo lavoro postale per cui è stato assunto; è una macchina umana, se vogliamo, ma pur macchina è. Ora, se cerchiamo di montare un cavallo e questo, non essendo stato domato, scalcia e ci manda gambe all’aria, possiamo dire che “quel cavallo non funziona bene”? Un’espressione del genere ci sorprenderebbe, perché nessuno pensa che i cavalli esistano per essere cavalcati dagli esseri umani. Se un cavallo non si lascia cavalcare, si comporta da cavallo come si deve; non possiamo dire “quel cavallo è pazzo”.

Ora, dire che un assassino sadico soffre di un disordine mentale perché alcuni suoi processi mentali o biologici non funzionerebbero significa dare per scontato che i nostri processi mentali e biologici sono sani solo quando ci comportiamo con gli altri in modo non sadico. Ma si tratta di un presupposto arbitrario, tutto da dimostrare. Chi e con quali argomentazioni ha mai dimostrato che se uno è buono “funziona bene” mentre se uno è cattivo, e gode nel far soffrire gli altri, “funziona male”? Affermazioni del genere danno per scontato che gli esseri umani siano stati ‘costruiti’ come macchine in vista di uno scopo, di un dover servire a qualche cosa – un presupposto ammesso da certe visioni religiose o metafisiche, ma non certo da una visione naturalistica e materialista come vorrebbe essere quella del DSM. Per questa, le cose che esistono – quindi anche gli esseri umani – esistono perché esistono, non esistono per svolgere una funzione predeterminata.

Certo la maggior parte di noi non è funzionale a molte cose. Ma la filosofia naturale di oggi esclude che Homo sapiens esista sulla terra per qualche scopo, per svolgere una qualche funzione.

Inoltre, il DSM-5 distingue in modo banale sofferenze “culturalmente giustificate e attese” – come il vivere un lutto severo per la scomparsa di una persona cara o per una sconfitta nella vita – da sofferenze “disordinate”. Ma quale è il criterio di questa distinzione? Fino a che punto la sofferenza per una perdita o una sconfitta è normale e da quale momento diventa patologica? Si dirà: “una cosa è essere depressi per un lutto, altra cosa è essere depressi senza una chiara ragione comprensibile”. Certo ci sono più modi depressivi diversi, ma cosa ci autorizza a dire che il lutto è “ordinato” mentre altre forme di depressione sono “disordinate”? Se si dice che il depresso che si suicida soffre di una disfunzione, si dà dogmaticamente come evidente il fatto che un essere umano “funziona bene” quando non è depresso. Il che implica un assioma anti-naturalistico, come abbiamo visto. L’idea della malattia come disfunzione presuppone tutta un’antropologia metafisica che dà per implicito il fatto che l’essere umano vada pensato come una macchina volta a uno scopo. E questo funzionamento può essere stato stabilito solo da un dio, o da una Natura deificata. Anche se il DSM-5 non parla di Dio e nemmeno di Natura con la N maiuscola, la sua definizione di disordine presuppone entrambe le istanze come condizioni fondamentali del “disordine mentale”. Si è disordinati nella misura in cui non si funziona più secondo una norma implicita di vita “normale”.

Qui il DSM-5 cerca di distinguere “un comportamento (ad esempio, politico, religioso o sessuale) che sia socialmente deviante” ma non patologico da una parte, da un comportamento socialmente deviante e patologico dall’altra. Ovvero, ad esempio, se sono omosessuale in una società dove l’omosessualità è molto riprovata e anche criminalizzata (come in molti paesi islamici), certo mi esporrò a gravi rischi e andrò incontro a “afflizioni e menomazioni” anche molto serie, ma non sono un caso psichiatrico. Se invece, sono convinto di essere un uomo che si è trasformato in donna grazie a dei miracoli divini dato che Dio mi vede come donna, questo certo mi mette in conflitto con il sistema cognitivo della mia società, che non crede a questo tipo di trasformazioni miracolose; però in questo caso sono un paziente psichiatrico. Ma appunto, quale criterio mi fa distinguere un caso dall’altro? Che cosa mi ha fatto decidere di inscrivere nel patologico il transessuale delirante e non l’omosessuale infelice? Tanto più che fino a pochi decenni fa il secondo caso era inscritto nel patologico non meno del primo nelle nostre società. La differenza è data come qualcosa che va da sé, ma non va per niente da sé, perché i principii discriminativi che fanno concludere in due modi diversi nei due casi non vengono mai enunciati. Si dice solo dogmaticamente: “L’omosessuale anche se deviante rispetto al suo contesto sociale non soffre di disfunzioni psicologiche, biologiche o di sviluppo, non è disordinato. Il transessuale delirante non solo è deviante rispetto al suo contesto sociale, ma soffre di disfunzioni psicologiche, biologiche o di sviluppo”. E in che cosa consisterebbe invece un corretto funzionamento psicologico, biologico o di sviluppo? Nel non delirare. Ci troviamo evidentemente di fronte a un argomento circolare. I concetti di “disordine” e “disfunzione” rimandano l’uno all’altro, senza che l’uno fornisca all’altro il criterio ultimo.

Ora, la “definizione” di disordine da parte del DSM-5 porta a queste impasse perché qui il DSM assume una filosofia molto antica, il funzionalismo aristotelico. In particolare, la dottrina aristotelica dell’entelechia, ripresa poi da Leibniz e da Hans Driesch (1905), la quale afferma che ogni organismo tende spontaneamente al proprio compimento, alla propria perfezione, e la salute sarebbe il raggiungimento di questo pieno sviluppo. La malattia è una lesione per cui l’organismo non funziona più come dovrebbe rispetto al proprio fine. L’organismo è concepito come una macchina nel senso originario di mechané, in altre parole come oggetto costruito per svolgere una certa funzione. L’organismo sano è la macchina che realizza adeguatamente i fini per cui è stato “costruito”, da Dio o dalla Natura.

Ma perché qui il DSM adotta questa visione funzionalista che cozza con la visione naturalista di oggi? E cozza in particolare con l’utilitarismo, per il quale, come abbiamo visto, se si può parlare di funzione nella vita umana, essa si riassume in una sola: massimizzare il piacere e minimizzare il dolore.

Rispolvera il funzionalismo per una ragione molto semplice: che la visione funzionalista è l’unica che dia senso alla nozione di malattia o di disordine. E’ l’unica cioè che permetta di dare una parvenza di coerenza all’idea di “disordine mentale”. In questo modo il DSM è costretto a giocare su due tavoli tra loro incompatibili; come se uno giocasse con uno stesso mazzo di carte contemporaneamente il poker e il bridge. Quando si tratta di descrivere specificamente un disordine – potremmo mostrarlo per quasi tutta la diagnostica DSM – questo adotta la visione utilitarista e, sullo sfondo, l’empirismo naturalistico; una visione però che non fornisce alcuna giustificazione alla differenza sano/malato. Quando invece si tratta di descrivere il disordine mentale in generale, e quindi di giustificare una psichiatria medica in generale, deve ricorrere a presupposti funzionalisti in contraddizione con l’utilitarismo naturalista. Nella misura in cui il DSM si situa in continuità con la tradizione medico-psichiatrica, usa concetti aristotelizzanti; nella misura in cui segna una discontinuità perché adotta come criterio l’individualismo utilitarista, riprende, di fatto, una visione naturalista per cui non esiste una differenza categoriale tra sano e malato.

Sarà il caso di mostrare che tutto il DSM-5, come del resto i precedenti, è incastrato in questa contraddizione tra due filosofie, tra due antropologie, che non riesce a sintetizzare né a conciliare.

   Da osservare: nonostante le pretese tecniche, il DSM non è mai entrato nella storia della scienza e, la realtà, non ha mai rappresentato una scoperta scientifica per nessuno degli addetti ai lavori, tranne che per gli psichiatri stessi.

 

   Il motivo è che la maggior parte dei disturbi che gli psichiatri definiscono mentali è sconosciuta e non esiste alcuna prova organica che ne attesti l’esistenza. In altre parole, nessuno dei disturbi elencati nel DSM è sostenuto da un qualsiasi criterio di osservazione diagnostica oggettiva!

 

   Quindi: non vi è alcuna prova che uno dei 374 “disturbi mentali psichiatrici” esista del tutto; essi esistono perché la psichiatria dice che esistono.

 

Da diversi anni a questa parte, oggi in modo assiduo e martellante, la diffusione di psicofarmaci nei vari ambiti del sociale ha preso piede anche in Italia in un modo talmente rapido e veloce che nessuno ha mai avuto l’opportunità o l’inclinazione a chiedersi come mai hanno assunto un ruolo così importante nella vita quotidiana degli individui.

 

Gli psicofarmaci sono usati intensamente nelle scuole, nelle case di riposo, nei centri di riabilitazione dalle droghe, nelle carceri, nei centri di permanenza temporanea per immigrati/e, e molte persone ricorrono a essi anche per “aiutarsi” a controllare il peso, per i problemi in matematica e di concentrazione, per la mancanza di autostima, per l’ansia e per i piccoli o grandi dispiaceri di tutti i giorni. Insomma, gli psicofarmaci sono divenuti la panacea per le pressioni, oppressioni e stress della vita moderna.

 

Tuttavia, benché siano legali e sponsorizzati costantemente dai medici, psichiatri e neurologi, che li definiscono “medicine”, sono molto doversi dai farmaci usati solitamente per la cura delle malattie organiche. Essi sono dei farmaci che alterano la mente e l’umore; ciò significa che sono in grado di cambiare non solo il modo di pensare, di sentire e di agire di una persona, ma anche di alterare quello che una persona vede. Per quanto allucinante possa essere farmacologizzare la vita degli individui, riteniamo che a nessuno debba essere negata la possibilità di scegliere l’assunzione degli psicofarmaci per se stesso, ma in tale scelta bisogna comunque avere chiaro che questi non curano, reprimono solo i sintomi fornendo altresì una temporanea fuga dalla fonte dei problemi.

 

La maggior parte di questi può avere degli effetti collaterali talmente gravi da incidere in tutto il corpo e soprattutto sul sistema nervoso, provocando un’immediata dipendenza.

 

La psichiatria, con una lista di diagnosi dagli altisonanti termini scientifici, privi realmente di significato, affianca a un prontuario di farmaci psicotropi che causano numerosi effetti collaterali e sintomi d’astinenza, convince gli individui che diagnosi e droghe siano la risposta autorevole per qualsiasi problema, grande o piccolo che sia.

Insomma, ogni motivazione individuale o sociale è ridotta a un “problema” di salute mentale.

 

La “medicina” sperimenta accanitamente sulla vita di bambini, adulti, anziani e animali, obbedendo a ordini di controllo e di tortura inerente a un vasto progetto di morte sociale di cui la psichiatria è una delle pratiche più diffuse.

L’unica metodologia di comprensione adottata dalla psichiatria è l’utilizzo della forza e della violenza in cui la punizione è la sola terapia efficace per imporre le proprie menzogne spacciandole per verità e renderle così, assolute e incontestabili.

 

Molti psicanalisti e psicoterapisti, invece di un processo di classificazioni che avrebbe portato e spesso alla detenzione, all’internamento, e alla medicazione con farmaci antipsicotici che alterano la mente, hanno pensato che anche nei casi gravi di ritiro schizoide non perdevano necessariamente tempo se tentavano di ripristinare la salute mediante il difficile compito di districare le esperienze al fine di comprendere la malattia. In questa maniera la psicanalisi nella sua forma più radicale si potrebbe dire che è una critica a una società che non esercita l’empatia immaginativa nel giudizio della persona. Il Lavoro di Harry Stack Sullivan, Fromm, di Laing – tutti psichiatri e tutti ribelli contro le procedure tradizionali – ha fornito un modo di lavorare con le persone con le persone diverso dal modello psichiatrico, che sembrava incoraggiare la repressione della malattia da parte della di una società malata (e come si potrebbe definire una società divisa in classi sociali dove un pugno di persone possiede i capitali e dunque di mezzi di produzione della ricchezza?) creando un gruppo nettamente distinto portatore della malattia stessa. Tuttavia è difficile credere, quando si ascolta la storia di una vita, che la persona considerata “schizofrenica” non stesse subendo gli effetti di essere stata resa, più o meno inconsapevolmente portatrice (tutto ciò, naturalmente, tenuto nascosto) dei mali della famiglia.

 

Per chi sente la propria mente andare a pezzi, l’essere messo nella situazione stressante di un esame psichiatrico, anche se lo psichiatra si afferma con gentilezza, la situazione della procedura stessa della valutazione può essere un modo efficace per far diventare qualcuno pazzo o più pazzo. Ma se fare il resoconto di esperienze considerate strane garantiva, più o meno, una nuova bollatura o un giro in un reparto psichiatrico, ci sono ancora altri motivi di indignazione per un nuovo gruppo di persone sul metodo di diagnosi dei loro sintomi. Viene imposta una sentenza doppiamente crudele agli individui che sono vittime del più orribile attacco per mezzo di esperimenti militari-scientifici, con una società che è totalmente indifferente nei loro confronti.

 

Imbrigliando le neuroscienze alla capacità militare, questa tecnologia è il risultato di decenni di ricerca e sperimentazione, in modo particolare nell’ex Unione Sovietica e negli Stati Uniti. Negli anni della cosidetta guerra fredda lo sviluppo della tecnologia satellitare non ha riguardato solo i sistemi di sorveglianza e di comunicazione, ma anche quelli inerenti alla localizzazione e il pedinamento degli esseri umani, la manipolazione delle frequenze cerebrali con raggi laser diretti, radiazioni elettromagnetiche, onde sonar, [6] radiazioni di radiofrequenza (RFR), onde soliton,[7] campi di torsione e con l’uso di queste e altri campi di energia che formano le aree di studio per l’astrofisica. Poiché le operazioni sono caratterizzate dalla segretezza, sembra inevitabile che i metodi di cui siamo a conoscenza, ossia lo sfruttamento della ionosfera, il nostro scudo naturale, sono già superati quando iniziano ad afferrare le implicazioni del loro uso. I brevetti derivanti dal lavoro di Bernard J. Eastlund[8] forniscono l’abilità di mettere quantità senza precedenti di energia nell’atmosfera terrestre in postazioni strategiche e per mantenere il livello di iniezione energetico, particolarmente se viene impiegata la pulsazione casuale, in un maniera ben più precisa e meglio controllata di quanto fosse possibile con i metodi passati, la detonazione di dispositivi nucleari a vario rendimento e a varie altitudini.[9]

 

L’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO COME STRUMENTO DI CONTROLLO

 

 

Tra il 1997 e il 1999 ci fu un invocare della necessità di una legislazione sull’Amministratore di sostegno, visto come un istituto che è a “beneficio dei bisognosi, dei minorati, di chi necessita un tutela.

 

La legge sull’Amministratore di sostegno fu approvata nel 2004, nel 2008 fu affidato agli psichiatri il potere assoluto di certificazione sulle “patologie”, negli anni 2000 si è messa in atro la strategia che ha colpito diversi soggetti attraverso lo strumento per niente moderno ma antico della distruzione personale degli individui, mediante l’uso spregiudicato del potere psichiatrico, dove gli psichiatri assumono il ruolo di quello che una volta erano i sacerdoti/inquisitori. Nel 2012, come si diceva prima, con il DSM V, si espande il vaglio di criticità mentale, in sostanza si espande il vaglio da parte della psichiatria a tutti gli aspetti del comportamento umano (con il DSM V l’identità umana è in mano allo psichiatria che ha un potere che neanche i parroci nel medioevo avrebbero potuto immaginare).

 

Ci sono state centinaia di denunce sull’utilizzo deviato sulle nomine dell’Amministrato di sostegno a fini diversi dal “sostegno”.

 

All’orizzonte emerge in modo eclatante, l’applicazione concreta di questi istituti finalizzati ad un controllo sociale autoritario deviato e diffuso, dove una pletora di psichiatri, psicologi, educatori ed assistenti sociali sotto l’egida dei primi e con magistrati di settore “sensibilizzati” (ma sarebbe meglio dire plasmati attraverso informazioni e nozioni manipolatorie), entrano in modo deviato e deviante nelle sfere individuali, talvolta condotti per mano alla finalità della distruzione e del controllo delle persone colpite.

 

Che si trattasse di conflitti genitoriali o parentali, di minori o di altri tipi di situazioni che hanno visto persone “con problemi”, i tipi d’intervento indicano un principio di sottrazione, d’intervento sociale autoritario.

 

Proponendo come chiave di lettura delle problematiche famigliari gli scontri che ci sono all’interno delle famiglie, per sottrare i minori, si ingenerò un fenomeno di adduzione dei minori (altro che rapimenti alieni) verso case famiglie (e del relativo business), ma anche verso pratiche e situazioni non note verso situazioni “comunitarie” criminali, che hanno forti sponsorizzazioni e protezioni a livello politico. Come nel caso eclatante, di portate europea, del Forteto.

 

Su questa situazione, rimane sempre il rischio di una nuova normativa sui T.S.O., che porterebbe il rischio che i trattamenti coattivi ospedalieri, formalmente per malati psichici in grave stato e in situazioni urgenti, che, da strumento eccezionale, che dovrebbe essere sottoposto al meccanismo della doppia certificazione, all’ordinanza del Sindaco e alla verifica di legittimità, ed essere operativi nei periodi di sette giorni rinnovabili con un limite breve, che diventino nella sostanza uno strumento di neo-carcerazione psichiatrica semestrale rinnovabile, sino ad un anno e poi rinnovabile sulla base di una certificazione a monte, addirittura di un solo medico.

 

Si è attuata così una presa del potere del potere da parte degli psichiatri di apparato che lavorano a stretto contatto con il circuito giudiziario, che nel frattempo si è strutturato per agevolare la tendenza normativa, avviando così una stagione del controllo sociale di tutti gli individui “certificati”.

 

LO SGRETOLAMENTO DEGLI STATI NAZIONALI

 

 

Un aiuto a comprendere queste strategie non convenzionali per il controllo politico e sociale, ci viene dalla lettura che in maniera sbrigativa spesso e volentieri viene liquidata come “cospirazionista”. Letteratura che ci può aiutare nel tentativo di comprendere quali strategie ci possono essere dietro a questo controllo.

Da molte parti si afferma che lo sgretolamento degli Stati nazionali sia una politica portata avanti da forze oligarchiche internazionali. Nel 2009 è uscito un libro Il Club Bilderberg, Arianna editrice, scritto da un giornalista Daniel Estulin, uno che ha una biografia molto particolare: è stato un agente del KGB e in seguito un dissidente, a causa di ciò nel 1980 insieme alla sua famiglia si rifugiò in Canada.

Questo libro è stato stroncato come “cospirazionista” (termine inventato dalla CIA per definire chi non accetta le verità ufficiali). Certamente a rafforzare la diffidenza sui contenuti di questo libro sta nel fatto che la Casa editrice Arianna, pubblica autori che sono definiti della “nuova destra” come Alain de Benoist, oppure comunitaristi come Costanzo Preve, in sostanza pubblica scritti di autori che da destra affrontano argomenti che dovrebbero essere patrimonio della sinistra (quella vera ovviamente, quella che punta alla trasformazione sociale).

Ora il club Bilderberg (con la pace di chi grida al “cospirazionismo” quando si trattano argomenti scomodi per l’establiscement) esiste davvero, e lavora per influenzare le dinamiche economiche-politiche. Lavora con altre organizzazioni come il CFR, la Trilateral e l’Aspen che tra di loro sono collegate.

Bisogna dire che Estulin non è stato il solo a denunciare realtà come il club Bilderberg. Una persona impegnata nel mondo del volontariato e pacifista come Sergio Paronetto[10] in un suo saggio (poco noto) Poteri profondi Verona segreta nei misteri d’Italia, KappVu, uscito nel 1995 riprende una “scheda” ancora più vecchia, tratta dal Mondo del 15/11/1987, dove sono fatti i nomi di alcuni personaggi pubblici appartenenti ai vari centri di potere internazionale come l’Aspen Institute. Tra i nominativi citati ci sono personaggi come Margherita Boniver, Francesco Cossiga, Gianni De Michelis, Giorgio La Malfa, Antonio Maccanico, Nerio Nesi,[11] Franco Reviglio, Cesare Romiti, Emma Marcegaglia, Lucia Annunziata, Paolo Mieli, Franco Frattini, Gianni ed Enrico Letta (padre e figlio, l’importanza di un istituto come la famiglia!!), Romano Prodi, Umberto Eco, Mario Monti e Carlo Scognamiglio che appartenevano tutti all’Istituto Aspen, che è una derivazione della Commissione Trilaterale.

Aspen è un istituto che si è sviluppato anche in Europa e si è sviluppato anche in Europa, che ha organizzato simposi in Francia, Italia e in Germania. In un incontro organizzato dall’Aspen a Gerusalemme, sul “futuro della storia”, la professoressa Anita Shapira dell’Università di Tel Aviv ha affermato che “è il momento di prendere in considerazione la possibilità di affrontare la fine della scrittura storica come professione accademica”.[12]

Paronetto spiega che vi sono tre realtà operanti in comunanza trinitaria: il CFR, il Bilderberg Group e la Commissione Trilaterale. Che i membri di queste realtà sono spesso legati contemporaneamente a tutti e tre gli organismi. Accanto a essi operano altri centri come la Round Table,[13] l’Associazione B’nai Brith,[14] la Golden Dawn[15] e appunto l’Aspen Istituite appunto. Oltre a questi operano sodalizi “filantropici”, circoli filosofici e pedagogici, case editrici, società esoteriche, teosofiche o gnostiche, sette religiose, movimenti neotemplari, l’ordine rosacrociano Amorc,[16] ordini cavallereschi, istituzioni ambientaliste o salutiste, l’Ordo Templi Orientis,[17] il movimento della New Age.[18]

Il CFR fu fondato nel 1921 negli USA, con i finanziamenti delle Fondazioni Rockefeller e Carnegie, e comprende al suo interno i principali dirigenti delle più importanti testate giovanilistiche USA, oltre ai rappresentanti del potere economico.

Nel capitolo 14 del suo studio Estulin parla diffusamente delle operazioni psico-politiche del CFR, citando il sociologo Hadley Cantrill che nel 1967 scrisse che “le operazioni psico-politiche fanno parte di campagne di propaganda per creare uno stato di perpetua tensione e per manipolare differenti gruppi di persone affinchè accettino il particolare panorama imposto dalle opinioni del CFR sul futuro del mondo”,[19] operazioni psico-politiche che hanno lo scopo di creare uno stato di confusione allo scopo di imporre certe determinate opinioni, tutto ciò non assomiglia per caso anche il modus operandi della Falange Armata? Estulin elenca nel suo libro una serie di istituti ed istituzioni proposti al controllo delle menti e dell’opinione pubblica, che usano per questo i masse media in modo da dirottare la percezione degli eventi da parte della popolazione nel modo desiderato dal CFR, sia per la politica interna che per quella estera.

Torniamo ai fini del Club (che spero si sia capito che non è certamente un Club scacchistico), come la riarmonizzazione dei rapporti economico-politici tra Nordamerica ed Europa, dove Estulin fa notare che i membri del Bilderberg sono le stesse persone che gestiscono le banche centrali e si trovano pertanto nelle condizioni di stabilire i tassi d’interesse e il costo del denaro.

Estulin indica tra gli obiettivi del Bildeberg la distruzione degli Stati nazionali per creare uno stato unico senza identità e storie e culture diverse, il controllo delle menti per ottenere il consenso, la “crescita zero”, perché quando c’è il benessere e la gente non ha motivo di protestare, lo Stato non ha neppure motivo di reprimere, mentre la repressione è necessaria al potere per dividere la popolazione in due categorie: i padroni e gli schiavi, costruire crisi a tavolino in modo da provocare una sensazione di insicurezza nella popolazione che spinga di all’apatia.

   Se questi sono gli obiettivi per i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e il resto delle classi sfruttate devono trovare un loro strumento attraverso il quale denunciare questo enorme intrigo, ai danni delle masse popolari di tutto il mondo. La ribellione delle masse dei paesi del Tricontinente, che rifiutano la ricolonizzazione, di essere trattate come carne da macello, ribellione che rende evidente la centralità della contraddizione tra imperialismo e paesi/popoli oppressi in cui le guerre popolari sono l’aspetto principale (anche se sono censurate e calunniate dai media asserviti all’imperialismo e dalla sinistra imperialista), ribellione che può e deve essere di stimolo alla ribellione del proletariato europeo e americano. Questa ribellione nelle metropoli imperialiste non solo è necessaria ma è possibile, pensiamo solamente che almeno fino a una quarantina di anni fa negli USA e in Europa c’era ancora una aristocrazia operaia, che, attualmente, è stata in parte sostituita da un esercito di politicanti e di sindacalisti di regime sempre più screditati, che riescono ancora adesso a frenare le lotte (non basta perdere la faccia per essere inutilizzabili dal sistema) ma non possono durare all’infinito. Ma la ripresa della classe operaia sarà possibile se l’immenso potere politico, militare, finanziario, diplomatico, spionistico, di corruzione dell’oligarchia USA s’indebolirà, perchè se il piano di suddivisione del Vicino Oriente dovesse riuscire ritarderebbe di decenni tale ripresa. Ogni sconfitta, quindi ogni fallimento anche parziale del piano di ricolonizzazione USA vorrebbe dire una vittoria del proletariato americano ed europeo. Non esiste, infatti, nessun altro paese che abbia oltre mille basi in tutto il mondo, un bilancio militare pari a metà di quello mondiale. Ogni arretramento dell’imperialismo USA può divenire un’avanzata del proletariato mondiale, a patto che questo non si lasci coinvolgere da potenze in contrasto con gli USA come la Russia e la Cina. L’indipendenza del proletariato dalle altre classi e dagli Stati è la prima condizione per la ripresa.

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Questo fatto nasce dal fatto che le guerre popolari in atto sono nei paesi dipendenti e controllati.

 

[2] È dentro questo quadro che deve essere visto la normalizzazione di Magistratura Democratica.

 

[3] Edito dall’American Psychiatric Association, Washington DC, London. Tr.it. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina, Milano, 2014

 

[4] Spitzer (2011), Frances (2010; 2010-13; 2012b; 2013), Spitzer & Frances (2011).

 

[5] OMS 2003, p. 3.

 

[6] Sonar, termine che nasce come acronimo dell’espressione inglese sound navigation and ranging, è una tecnica che utilizza la propagazione del suono (sott’acqua in genere) per la navigazione, comunicazione o per rilevare la presenza e la posizione di imbarcazioni. Si distinguono sonar attivi e sonar passivi. Il sonar può essere usato come mezzo di localizzazione acustica. Quest’ultima è stata impiegata anche in aria in passato, prima dell’introduzione del radar, e viene tuttora utilizzata per la navigazione dei robot mentre il SODAR (un sonar aereo rivolto dal basso verso l’alto) trova applicazione nelle indagini atmosferiche. Il termine sonar indica anche lo strumento usato per generare e ricevere i segnali acustici. La banda delle frequenze usate dai sistemi sonar va dagli infrasuoni agli ultrasuoni. Lo studio della propagazione del suono sottacqua è noto come acustica subacquea o idroacustica.

 

[7] Un solitone è un’onda solitaria che si propaga senza deformazione in un mezzo non lineare e dispersivo.

On en trouve dans de nombreux phénomènes physiques de même qu’ils sont la solution de nombreuses

[8] Bernard J. Eastlund (1938-2007). Fisico statunitense. Ha conseguito il Bachelor of Science in fisica presso il MIT e il dottorato di ricerca, sempre in fisica, presso la Columbia University. Nel 1970 gli è stato conferito lo “Special Achievement Certificate” dalla “U. S. Atomic Energy Commission” per l’invenzione della Fusion Torch. Eastlund ha fondato l’Eastlund Scientific Enterprises Corporation (ESEC), una piccola azienda a Houston, in Texas, che fornisce servizi di ricerca scientifica, ingegneristica e tecnica. Recentemente è stato coautore di due “papers” relativi alle stelle pulsar, pubblicati su “Astrophysical Journal” ed ha presentato un articolo sui Gamma ray burst.

 

[9] Rif. Hig Frequency Active Auroral Research Project, HAARP.

 

 

[10]   Sergio Paronetto insegna presso l’Istituto Tecnico “Luigi Einaudi” di Verona, dove coordina alcune attività di educazione alla pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 è in Ecuador a svolgere il servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione internazionale (Coopi). L’obiezione di coscienza al servizio militare gli è suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli indios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni ’80 e’ consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate dall’Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Perez Esquivel, Beyers Naude’ e tanti testimoni di pace. Negli anni ’90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia’ conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale e del cui Centro studi fa parte. E’ membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e, ultimamente, del Sinodo diocesano di Verona.

 

[11] Proprio lui il reclutato da un “comunista” del calibro di Bertinotti, nel PRC.

 

[12] Internazionale, n. 87/95.

 

[13] Il Round Table sorse nel 1891 in Gran Bretagna da un gruppo di personaggi che avvenano interpretazioni arbitrarie della biologia, poiché teorizzavano che alcuni popoli sono superiori e altri inferiori (razzismo) e che alcuni individui sono superiori e altri inferiori (eugenetica).

   Alla fine del XIX secolo, si comincia a teorizzare che i leaders sono geneticamente destinati a comandare e che valga per un individuo vale per un gruppo, un popolo, una nazione.

   Tra i fondatori della Round Table spicca Cecil Rhodes, il colonialista conquistatore del territorio africano che fu dato il nome di Rodesia avrebbe costituì una società segreta caratterizzata da una fanatica vena di pan anglismo razzista; che aveva come scopo di imporre al mondo il predominio britannico, tale programma era animato da un afflato che spostava l’accento dalla nazione alla razza, postulava l’esigenza di un alleanza tra le nazioni di razza anglosassone. Dopo la morte di Rhodes un’altra figura di proconsole sudafricano, lord Alfred Milner, organizza una cerchia esterna, la Round Table, che deve assicurare all’originaria società segreta, un ambiente di simpatia e di fattiva collaborazione. Nel 1914 funzionano gruppi della Round Table in Inghilterra, Sud Africa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India e Stati Uniti. Il coordinamento delle loro attività è assicurato da un organo trimestrale, The Round Table, che esce completamente anonimo, allo stesso modo della rivista gesuiti La Civiltà Cattolica, analogia non casuale, se si pensa che la Compagnia di Gesù costituisse il modello organizzativo di Cecil Rhodes.

     Alla fine della prima guerra mondiale, quando è ormai chiaro che gli Stati Uniti sono destinati ad assumere unimportanza sempre maggiore più grande nel contesto mondiale, il gruppo americano della Round Table offre la piattaforma per la creazione della Cfr, assumendo il compito di contrastare la tendenza isolazionista dell’opinione pubblica: il grande business e i truts volevano mantenere lapertura dei mercati mondiali. La sovrastruttura ideologica era data dalla teorizzazione da parte della setta segreta originaria dell’egemonia planetaria della razza anglosassone.

 

 

 

[14] È la più importante organizzazione ebraica internazionale, fondata il 13 ottobre 1843 il B’nai B’rith c/o il Caffè Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New York. Allora fu chiamato “Bundes-Brueder” (che significa “Lega dei fratelli”), nome tedesco a causa dell’origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che parlavano soltanto il tedesco o l’yiddish. Il “B’nai B’rith ” è pertanto una delle più antiche associazioni americane ancora esistenti.

Il fondatore, Henry Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la Sinagoga, di cui era uno dei principali responsabili. Il “B’nai B’rith” stesso riconosce inoltre che almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni. L’Ordine del “B’nai B’rith”, per libera scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei. I fondatori volevano creare un Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d’America e “illuminare” così “come un faro il mondo intero“. Un mese dopo la creazione dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il tempio massonico situato all’angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome all’associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico. Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell’Ordine, che da “Bundes-Brueder ” (Lega dei Fratelli) divenne “B’nai B’rith” (Figli dell’Alleanza). Il motto dell’Ordine era: “Benevolenza, Amore fraterno e Armonia”. Si scelse perciò come simbolo dell’Ordine la “menorah”, il candeliere a sette bracci, che simboleggia appunto la luce.

 

Negli USA ha un’enorme influenza se si pesa che le campagne presidenziali passano inevitabilmente attraverso le assemblee del “B’nai B’rith”, dove i candidati, sia democratici che repubblicani, vengono a porgere i loro messaggi di sostegno ad Israele. Per esempio nel 1953 il vice presidente Richard Nixon fu il principale oratore politico al banchetto della Convenzione, e il presidente Dwight Eisenhower inviò un caloroso messaggio d’incoraggiamento alla Loggia. Eisenhower prese poi parte al banchetto per il 40· anniversario dell’A.D.L. (Anti-Diffamation League of “B’nai B’rith“), il “braccio armato” del “B’nai B’rith”. Mentre nel 1963, per i 50 anni dell’A.D.L., l’invitato d’onore fu il presidente John Kennedy. Alcuni mesi più tardi anche il nuovo presidente Lyndon Johnson fu invitato dall’Ordine. Per finire, il presidente del “B’nai B’rith”, Label Katz, incontrò in udienza privata Giovanni XXIII nel gennaio 1960. Tramite Jules Isaac (membro del “B’nai B’rith”) l’Ordine ha giocato un ruolo di primo piano nella preparazione del documento Nostra Ætate del Concilio Vaticano II.

 

[15] L’origine della Golden Dawn (Alba Dorata) è inglese e risale alla fine del XIX secolo. Uno dei suoi fondatori era il poeta e scrittore irlandese William Butler Yeats che fu uno dei primi membri della società segreta magico-iniziatica di ispirazione rosacrociana nota come “Ordine Ermetico dell’Alba Dorata”. Yeats, dopo aver raggiunto il grado di Adeptus Minor si fa conoscere come Frater D.E.D.I.: Daemon Est Deus Inversus (http://it.wikipedia.org/wiki/William_Butler_Yeats).

 

Nella Golden Dawn e nella Rosa Rossa convergono la sapienza esoterica cabalistica e templare. Cioè in altre parole chi entra nella Rosa Rossa entra veramente in un percorso di sapienza e conoscenza superiori a quelli di un essere umano ordinario. Inoltre a tale organizzazione s’iscrivono ovviamente in modo riservato i massoni più potenti e più interessati all’esoterismo. In altre parole questa struttura non è un’organizzazione creata dal nulla, per opera di un eccentrico mezzo matto. Al contrario, è fondata da massoni e rosacrociani, su mandato esplicito dei cosiddetti Superiori Sconosciuti, e fa convergere in essa tutta quella parte della massoneria ufficiale interessata all’esoterismo e alla magia. In altre parole i veri fondatori (non quelli ufficiali) rimangono sconosciuti.

 

[16] L’Antico e Mistico Ordine della Rosa Croce Antiquus Mysticusque Ordo Rosae Crucis, anche conosciuto con la sigla AMORC, o come Ordine della Rosa-Croce, definisce se stesso come un “movimento filosofico, iniziatico e tradizionale mondiale, non settario e non religioso, apolitico, aperto agli uomini e alle donne, senza distinzioni di razza, di religione o di posizione sociale” Il suo motto è: “la più ampia tolleranza nella più rigorosa indipendenza

Il suo simbolo è una croce con al centro una rosa rossa. La croce non ha connotazione cristiana.

Fondato nel 1915 dall’americano Harvey Spencer Lewis a partire da una sintesi di insegnamenti Rosa-Croce antichi, l’AMORC sostiene di avere circa 250.000 membri nel mondo.

 

[17] L’Ordo Templi Orientis, un importante crocevia del mondo occultista nel periodo a cavallo fra il XIX e XX secolo, contraddistinto dall’elaborazione di un sistema di magia sessuale, che affonda le sue radici nella trasmissione degli insegnamenti basati sul tantrismo dell’austriaco Carl Kellner (1850-1905) — il quale durante i suoi viaggi in Oriente sarebbe entrato in contatto con tre «adepti» (un sufi, Soliman ben Aifa, e due tantristi, Bhima Sena Pratapa e Sri Mahatma Agamya Paramahamsa), oltre che con l’organizzazione Hermetic Brotherhood of Light — e che vengono recepiti con l’ipotesi della costituzione di una «accademia massonica» da quel mondo della Germania fin de siècle in cui esisteva un fiorente milieu di movimenti magici e in cui si trova ad operare Theodor Reuss (1855-1923), il quale — profondamente coinvolto nel mondo delle «massonerie di frangia», dei Rosa-Croce e delle chiese gnostiche -, il 20 gennaio 1906, organizza l’O.T.O. nella sua forma attuale, dichiarando il movimento come filiazione templare e «cerchia interna» delle varie «massonerie di frangia» da lui dirette.

 

Ma è solo nel 1911 (o nel 1909, la data non è certa), con l’ingresso in scena di Aleister Crowley — proveniente dall’esperienza maturata nell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, di cui fonderà un ramo (l’Argenteum Astrum, o Astrum Argentinum, A.A.), ancora oggi esistente –, che l’impatto dell’ordine sul milieu occultista dell’epoca inizia ad assumere quell’importanza su cui tutti gli specialisti sono oggi concordi. Per tracciare solo una breve panoramica dell’interesse che l’O.T.O. ha generato nel mondo occultista, sarà sufficiente fare accenno ad alcuni membri importanti che ne entrarono a far parte:

— Harvey Spencer Lewis (1883-1939), fondatore nel 1916 dell’A.M.O.R.C. (Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis), il movimento magico più diffuso nel mondo, con circa sei milioni di membri.

— Gérard Encausse (Papus, 1865-1916), probabilmente il più noto occultista francese, organizzatore del sistema iniziatico conosciuto come Martinismo.

— Arnoldo Krumm-Heller (1876-1949), magnetizzatore sulle orme di Mesmer, amico di Papus, massone «di frangia» e patriarca di una chiesa gnostica, rivendicatore dell’eredità degli antichi Rosa-Croce e fondatore di una Fraternitas Rosicruciana Antiqua, interessata anche a forme di magia sessuale.

— John Yarker (1883-1913), figura di spicco delle massonerie «di frangia» e membro importante anche nella massoneria «regolare», iniziato a diversi riti templari e inoltre al rito di Heredom, al rito di Cerneau, al rito di Memphis, al rito di Misraim e al rito di Swedenborg. Fu per un certo periodo uno dei capi della Societas Rosicruciana in Anglia, fondata nel 1866 da Robert Wentworth Little (1840-1878), nonché membro dell’Ordine Martinista, della Società Teosofica e della massoneria mista detta Co-Massoneria.

L’apporto di Aleister Crowley nell’Ordo Templi Orientis è indiscutibilmente quanto di più eclettico si possa immaginare, tenuto conto che — per esempio — già in un Manifesto del 1912 questi descriveva l’O.T.O. come un corpo di iniziati in cui confluivano gli insegnamenti di: Ecclesia Gnostica Catholica, Ordine dei Cavalieri dello Spirito Santo, Ordine degli Illuminati, Ordine del Tempio, Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, Ordine dei Cavalieri di Malta, Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, Chiesa del Santo Graal, Ordine Rosicruciano, Ordine della Rosa Croce di Heredom, Ordine dell’Arco Reale di Enoc, Rito di Mizraim, Rito Scozzese Antico e Accettato, Rito di Swedenborg, Ordine Martinista, Ordine di Sat B’hai, Fratellanza Ermetica della Luce, Ordine Ermetico della Golden Dawn… e molte altre organizzazioni iniziatiche di maggiore o minore fama.

 

[18] Sarà per questo motivo che Paronetto è preoccupato di certi fenomeni presenti nella sua città Verona dove sorgono strani sodalizi neo-templari e ad aggregazioni tradizionaliste che intendono usare le messe in latino per scopi etnico-politici. Paronetto indica il pericolo che stia nascendo una realtà etnico-ideologica, legata a un populismo micro-nazionalista. http://www.grillonews.it/cosa-sta-avvenendo-a-verona/

 

[19] http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-dal-cfr

~ di marcos61 su luglio 6, 2016.

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