GUERRA DI CLASSE IN ITALIA

 

 

In Italia (come in tutti i paesi capitalisti) è in corso una vera e propria guerra di classe, ogni anno migliaia di donne e uomini sono scarificati sull’altare del massimo profitto.

Nell’Italia “democratica” (metto democrazia tra virgolette la si intende come potere del popolo e per popolo le classi sociali subalterne) nata dall’affossamento delle istanze rivoluzionarie e di cambiamento democratico che portava avanti la resistenza, i lavoratori continuano a morire.

Nel 2015 diminuiscono i lavoratori occupati ma aumentano i morti sul lavoro. Nel nostro paese ogni anno più di un milione di infortuni sul lavoro,[1] e almeno 1.200 di questi sono mortali, ogni giorno in Italia ufficialmente muoiono in media 3 lavoratori per infortuni sul luogo di lavoro e molti altri muoiono a causa delle malattie professionali, che volutamente sottostimante da governo e INAIL.

Li chiamano, eufemisticamente, “omicidi bianchi” ma nella realtà sono veri e propri crimini contro l’umanità che avvengono nel più assoluto silenzio dei media salvo quando la notizia può essere spettacolarizzata.

Le varie “riforme” – che in realtà sono delle controriforme, in questi anni c’è stato uno stravolgimento sul significato delle parole, un volta riforma voleva dire miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, magari graduale ma sempre miglioramento, da un certo periodo in poi ha solo voluto dire peggioramento – delle pensioni fino a quelle del governo Monti (con la famigerata “riforma” Fornero), hanno innalzato fino a 70 anni l’età lavorativa, aumentando il precariato e il lavoro nero insieme al ricatto della disoccupazione (la Jobs Act di Renzi è una continuazione delle politiche dei governi precedenti).

Il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, oltre a una perdita di diritti e imbarbarimento della condizione lavorativa persa molto anche per quanto riguarda la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Far lavorare gli esseri umani fino a 65/70 anni nei cantieri, costringendone alcuni a salite sui tetti, nelle miniere, o nelle fonderie in età così avanzata, insieme a persone che entrano ed escono con contratti a termine ogni tre, sei o ogni 12 mesi espone questi lavoratori a notevoli rischi.

Secondo i dati riportati da tre diversi istituti nel 2015, gli infortuni e i morti sul lavoro sono cresciuti a ritmi impressionanti. Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui Morti sul Lavoro, l’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro), e l’Osservatorio Vega Engineering di Mestre, sono un vero record. Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna fondato da Carlo Soricelli che è un metalmeccanico in pensione, “I morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando nel gennaio 2008 è stato aperto l’osservatorio”.[2]

Dal 1° gennaio al 20 ottobre 2015 sono morti di lavoro 564 lavoratori, e con le morti sulle strade (tragitto casa-lavoro) e in itinere si superano le 1.180 morti.

Questa cifra è in realtà sottostimata perchè nelle statistiche lo Stato e l’INAIL non tengono conto di molti lavoratori che muoiono nelle strade e in itinere. Inoltre da questi conteggi sono escluse alcune categorie esempio i lavoratori con le Partite IVA Individuali, i Vigili del Fuoco, i lavoratori in nero, e tanti altri.

Nelle statistiche dell’Osservatorio Indipendente di Bologna si afferma che: “Il 30,7% dei morti ha un’età superiore sui luoghi di lavoro ha un’età superiore a 60 anni. Il 32,5% è in agricoltura, di questi 116 sono stati schiacciati dal trattore, oltre il 20% sul totale di tutte le morti per infortuni. in sostanza un morto su 5 di tutte le morti sui luoghi di lavoro sono state provocate dal trattore (è così tutti gli anni). L’edilizia 22,5%. Oltre il 50% di tutte le morti sono in queste due categorie. Gli stranieri sono stati il 10,3% sul totale. I romeni sono come tutti gli anni la comunità con più vittime”.

Davanti a questo bollettino fi guerra il governo non va oltre le frasi di circostanza e le lacrime di coccodrillo ogni volta che succedono stragi di operai (come alla ThyssenKrupp) tacendo sulle decine di morti silenziose che avvengono ogni giorno, non intervenendo in modo efficace a tutela della salute dei lavoratori, ma solo a difesa del profitto.

Dai dati ufficiali risulta che nel 2014, i circa 350 ispettori dell’INAIL hanno controllato 23.260 aziende e l’87,5% risultate irregolari. Di questi sono stati regolarizzati 59.463 lavoratori (meno del 15% rispetto al 2013), di cui 51,731 irregolari e 7.732 in nero.

Da sempre la borghesia e le forze politiche a essa collegata, hanno cercato di diminuire le tutele legislative per i lavoratori.

In particolare negli ultimi anni cono l’accentuarsi della crisi attraverso il Testo Unico del 2008, il governo Berlusconi, di Monti, di Letta e oggi quello di Renzi è intervenuti con decreti peggiorativi, modificandone in parte i contenuti e diminuendo in tal modo le tutele per i lavoratori.

Nonostante il peggioramento, il Testo Unico prevede norme di carattere penale e obblighi per il datore di lavoro il cui mancato adempimento comporta un reato penale perseguibile.

Nonostante, questo, anche se esistono leggi a tutela della sicurezza e della salute, la strage di lavoratori continua. Nel sistema democratico borghese, sotto la dittatura del capitale, la lotta del Movimento Operaio può riuscire a imporre anche leggi a tutela degli sfruttati, ma non bisogna mai dimenticare che il governo è un comitato di affari della grande finanza e delle multinazionali capitaliste-imperialiste, che tutela la proprietà privata e il profitto e volutamente non fa niente per fare applicare le leggi sulla sicurezza se non è costretto dalla mobilitazione dei lavoratori.

 

 

 

[1] http://www.comitatodifesasalutessg.com/2015/11/08/2015-record-di-morti-sul-lavoro

 

[2]                                                             C.ls.

~ di marcos61 su dicembre 1, 2015.

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