SONDA RUSSA DANNEGIATA DA UNA STAZIONE RADIO AMERICANA?

   Non è una novità dire che il 99% delle guerre dichiarate dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi, non sono mai state dichiarate ufficialmente. Come non sarebbe una novità che i conflitti che avvengono fra le maggiori potenze imperialiste, non sono su un terreno strettamente militare, ma avvengono su quello economico e spaziano su diversi terreni da quello informatico allo spazio.

   Uno degli ultimi avvenimenti è stato denunciato a fine novembre del 2011 da parte del generale Nicolay Rodoniov,[1] che comandava il sistema di allerta russo nella rete di difesa dagli attacchi dei missili balistici.

   Egli dice che da una stazione radio sperimentale americana, si sarebbe attuato un sabotaggio nei confronti della sonda spaziale russa che avrebbe dovuto atterrare su Phobos, la luna maggiore di Marte. Questa sonda aveva il compito di prelevare campioni di suolo e riportarli sulla terra. Inoltre doveva liberare in orbita un satellite cinese. Invece appena giunta in orbita terrestre, lì è rimasta senza una spiegazione. Le stazioni russe riescono a vedere il veicolo spaziale di 13,5 tonnellate con le loro antenne soltanto pochi minuti al giorno quando passa sul territorio russo. E in queste circostanze non sono riuscite a stabilire un contatto.

   Il 23 novembre l’antenna europea dell’Esa a Perth in Australia, sembrava aver compiuto il miracolo raccogliendo dei segnali, dati telematici che avevano fatto ben sperare nella possibilità di recuperare la missione. Innanzitutto la comunicazione avrebbe permesso di capire che cosa fosse successo a bordo se il guaio era nel software o nell’hardware. Nel secondo caso, ovviamente, non ci sarebbe speranza. Dopo il 23, però, il silenzio era tornato. I dati ricevuti a Perth erano inviati subito al centro di controllo di Mosca e agli ingegneri della Lavochkin la ditta ha costruito la sonda. E qui gli esperti si trovano davanti a un’amara sorpresa: il contenuto era danneggiato e finora illeggibile. Secondo i tecnici questo era la conseguenza dell’incompatibilità tra i sistemi dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea) e quello russo per cui nel travaso si era verificato il danno.

   Invece il generale Rodoniov ha un’opinione diversa e punta il sistema accusatorio su una stazione radio americana situata a Gakona. In sostanza Rodoniov punta il dito contro il programma Haarp, ufficialmente dedicato allo studio della ionosfera e ai suoi influssi sulle telecomunicazioni, in realtà è programma per l’attuazione di guerre ambientali. Chi ritiene che le guerre ambientali sia frutto di fantasia di alcuni complottasti, farebbe  bene vedere l’intervista di un militare: il generale Fabio Mini[2] in http://www.google.it/search?q=generale+fabio+mini+guerra+ambientale&hl=it&source=hp&gbv=2&gs_sm=c&gs_upl=2465l6802l0l8908l17l15l1l1l1l0l249l2108l1.5.6l12l0&oq=generale+fabio+mini+guerra+ambientale&aq=f&aqi=g-v1&aql= .

   Rodoniov accusa che sono state “Le potenti radiazioni elettromagnetiche emesse da questa stazione possono aver danneggiato il sistema di controllo della sonda interplanetaria”.

   Bisogna dire che con Marte sembrerebbe che i russi siano stati vittima di una maledizione. L’ultima spedizione delle sonde del programma Phobos furono nel 1988 e nel 1989. Nella prima operò normalmente fino al 2 settembre1988, quando non avvenne una prevista sessione di comunicazione con la sonda. I contatti non vennero mai più stabiliti, a causa di un errore nel software inviato alla sonda il 29 e 30 agosto e che disattivò i propulsori di assetto. Per questo motivo la sonda perse l’orientamento con il Sole e non potendo orientare i suoi pannelli solari scaricò le sue batterie.

   Le istruzioni del software facevano parte di una routine che era usata durante i test a terra, e normalmente sarebbe dovuta essere rimossa prima del lancio. Tuttavia il software era contenuto nelle memorie PROM[3], e la rimozione del codice avrebbe richiesto la sostituzione dell’intero computer. A causa dei tempi di lancio molto stringenti, gli ingegneri decisero di lasciare la sequenza di comando, pensando che sarebbe mai stata utilizzata. Tuttavia, un singolo carattere sbagliato nella sequenza di aggiornamento causò l’esecuzione di questa routine, con la seguente perdita della sonda.

   Nella seconda la sonda Phobos 2 operò normalmente durante il percorso verso il pianeta Marte e durante l’inserimento in orbita avvenuto il 29 gennaio, 1989, raccogliendo dati sul Sole, sull’ambiente interplanetario, su Marte e il satellite Phobos. Il 28 marzo, poco dopo la fase finale della missione, durante la quale la sonda si sarebbe dovuta avvicinare a Phobos e rilasciare due lander, furono persi i contatti. L’ultima trasmissione ricevuta dalla sonda includeva un filmato, rilasciato dalla ormai ex-URSS tre mesi dopo l’accaduto (e sotto la pressione delle agenzie spaziali estere coinvolte nel progetto tra le quali l’italiana ASI), nel quale si poteva distinguere chiaramente una strana sottile ellisse proiettata sulla superficie di Marte (sono facilmente reperibili fotogrammi del filmato in rete). L’agenzia spaziale Russa non diede mai spiegazioni riguardo alla strana ellisse accantonandola come “immagine che non dovrebbe esistere“. La versione ufficiale identifica il fallimento della missione Phobos 2 come un guasto al sistema trasmittente di controllo o a un impatto con un corpo celeste non previsto nel progetto.

   Questa militarizzazione dello spazio è fortemente collegata alle risorse naturali che si trovano nella Luna (e negli altri pianeti) come l’Elio- 3.[4]

   A rendere evidente che uno degli obiettivi dell’esplorazione e della relativa militarizzazione dello Spazio è economico, sono le notizie che vengono dalla Terza Conferenza internazionale sull’esplorazione spaziale, che si è tenuta nel novembre 2001 a Lucca, con la partecipazione delle più grandi agenzie di Stati Uniti, Europa, Canada, Giappone.[5] Essi si sono riuniti nel Palazzo Ducale della città toscana hanno condiviso una “Road Map” per l’esplorazione cosmica stabilendo quale strategia adottare per portare l’uomo lontano dalla Terra.

   La seconda notizia è invece legata all’utilizzo immediato dello spazio e legata all’accordo raggiunto tra l’Unione Europea e la Cina per l’uso delle frequenze nelle costellazioni dei satelliti di navigazione, cioè i rispettivi GPS Galileo e Beidou.

   Per quanto riguarda i programmi di esplorazione le indicazioni più nette per concretizzarla sono emerse dalle parole dei rappresentanti cinesi e russi che, innanzitutto, hanno indicato la Luna come “obiettivo prioritario”. La Road Map aggiunge, poi, come tappe seguenti, l’arrivo su alcuni asteroidi e in prospettiva remota arte. I russi hanno pubblicato mostrato i dettagli dei loro piani di cui si prevede che nel 2014 lo sbarco di una sonda per indagare le risorse minerali e dalla quale scenderà una micro-rover realizzata dagli scienziati indiani per una ricognizione più ampia. Seguirà un’altra missione sulla superficie sempre automatica nel 2015 per poi passare a uno sbarco umano finalizzato alla costruzione di una colonia.  Per Marte, invece, Mosca sta preparando la sonda Mars-Net la quale creerà sulla superficie del pianeta rosso una serie di microstazioni automatiche di rilevamento scientifico distribuite in diverse regioni del pianeta. Per il 2029 si lavora all’invio di una sonda verso l’asteroide Apophis per cercare di deviarne la traiettoria che nel 2036 potrebbe portarlo a impattare con la Terra. 

   In sintonia con Mosca si è mostrata Pechino. Cao JianLin, viceministro per la scienza e la tecnologia del governo cinese ha raccontato satellite cinese agganciato nella sonda russa.  Ma il piatto forte di Pechino è la Luna. Adesso c’è la sonda Chang’è 2 e nel 2014 la Cina ha in previsione di portare un micro-rover per analizzare il suolo dello studio delle risorse minerali. Quindi nel 2017 i cinesi spediranno una sonda che dovrebbe portare sulla Terra i campioni.

   Tutto questo dimostra dell’interesse di tutte le potenze imperialiste impegnate nella corsa nello spazio (e della relativa militarizzazione) alla presenza di risorse energetiche e minerali presenti nel suolo lunare (e quello degli altri pianeti).

   Nel 1994, la sonda Clementine ha scoperto, presso le regioni polari del satellite, un giacimento di oltre 10 miliardi di tonnellate di ghiaccio, un bacino d’acqua in grado di provvedere al fabbisogno di un’intera, futura colonia lunare, anche ove si pensasse di ricavarne ossigeno o combustibili, in combinazione con l’idrogeno.

   I minerali della cui presenza sul suolo lunare si ha la certezza, oltre che dell’Elio-3, anche dell’alluminio, calcio, ferro, magnesio e titanio.   

    L’Elio-3 potrebbe essere utilizzato come comburibile per alimentare i reattori a fusione nucleare, in condizione, in condizione di relativa sicurezza, considerando che le scorie radioattive prodotte dalla reazione di questo elemento sono piuttosto basse, inferiori a quelle prodotte dalle reazioni del deuterio e del trizio, peraltro ancora a loro volta in fase sperimentale.

   Gli esperti sostengono che un carico corrispondente a quello di uno Shuttle di Elio-3 (pari a 25 tonnellate) potrebbe soddisfare il fabbisogno di un grande Stato, come gli USA, per almeno un anno, mentre periodicamente si moltiplicano le stime degli scienziati sull’incidenza che potrebbe avere l’accesso alle riserve di Elio-3 lunare sull’evoluzione delle soluzioni energetiche sul nostro pianeta. L’Elio-3 si rivelerebbe, inoltre, un ottimo combustibile per eventuali astronavi in corsa verso missioni, più lontane, che non possono prescindere dall’alimentazione nucleare.

   Per quanto riguarda un’eventuale colonizzazione di marte, essa si configura come una sfida tecnologica poiché le condizioni ambientali del Pianeta rosso sono molto ostili per l’uomo.[6]

   Per portare l’uomo su Marte e permettere qualsiasi attività in quell’atmosfera è necessario un salto di qualità dello sviluppo delle tecnologie indispensabili per raggiungere tale obiettivo, che potrebbe avere significative ricadute in tutti i campi dell’esplorazione spaziale, comportando innumerevoli progressi in moltissime discipline.

   In questo quadro, gli Stati Uniti hanno fissato nel 2030 il termine per la creazione di base abitata su marte, partendo dalla Luna, mentre Cina e india, all’inizio del 2007, hanno siglato un accordo per portare un piccolo satellite cinese e un’astronave russa su Marte (la Phobos Explorer appunto). Anche l’Europa e l’Italia sono interessate all’avvio di progetti di progetti del genere.

   C’è una connessione tra potere militare terrestre e capacità di controllo dei sistemi dei sistemi strategici in orbita, ma anche ipotizzando un futuro sfruttamento ai fini economici del cosmo, e considerando la rilevanza di attività commerciali con base nello spazio per lo svolgimento di attività cruciali per la vita quotidiana, come le comunicazioni o la sicurezza ambientale, è evidente l’interesse riservato dagli stati, le problematiche inerenti, i rapporti di forza che interessano il controllo dello spazio.

   Sul piano prettamente militare, la componente spaziale riveste un ruolo sempre più cruciale nei moderni assetti militari.

   Gli Stati Uniti, sono la nazione che in assoluto effettua i maggiori investimenti in campo spaziale, ha teorizzato in dottrina militare il concetto di Space Control, che rappresentava un obiettivo da perseguire anche al fine di impedire azioni delle potenze concorrenti.

   Coerentemente con questa posizione, all’inizio di questo decennio l’amministrazione statunitense ha pubblicato una serie di documenti programmatici da cui emerge la volontà di imporre nello spazio la propria egemonia militare giustificata dalla necessità di impedire l’ingresso di apparati che in qualche modo possano mettere in pericolo gli enormi interessi militari e commerciali che gli USA detengono nello spazio.

 


[2] Il generale Mini tra i vari incarichi che ha avuto è stato portavoce del capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano e, dal 1993 al 1996, ha svolto la funzione di addetto militare a Pechino. Ha inoltre diretto l’Istituto superiore di stato maggiore interforze (ISSMI). È stato generale di corpo d’armata è stato capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa e dal gennaio 2001ha guidato il Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. Dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace in Kosovo a guida NATO, nell’ambito della missione KFOR. Commentatore di questioni geopolitiche e di strategia militare, scrive per Limes, la Repubblica e l’Espresso ed è autore di diversi libri.

 

[3] In elettronica digitale, la Programmable Read Only Memory, ovvero memoria di sola lettura programmabile, termine spesso abbreviato in PROM, è una tipologia di memoria Read Only Memory a stato solido programmabile una sola volta. Nasce come evoluzione della ROM a maschera ed è volta a ridurne i notevoli costi di produzione dovuti alla progettazione delle maschere per l’impiantazione ionica. La ROM a maschera richiede, infatti, di cambiare l’intera linea di produzione ogni qual volta fosse necessario modificare anche una minima parte dei circuiti logici. La PROM invece contiene dei fusibili, che possono essere bruciati secondo le esigenze per implementare i circuiti logici richiesti, e richiede un’apparecchiatura speciale per le operazioni di scrittura.

 

[4] L’Elio-3 (He-3) è un isotopo dell’elio composto di due protoni e un neutrone. È un isotopo raro sulla Terra, e viene soprattutto usato nella ricerca sulla fusione nucleare. Si ritiene che l’Elio-3 sia più diffuso sulla Luna (nello strato superiore delle rocce regolitiche dove è stato incluso dal vento solare nel corso di miliardi di anni), e nei giganti gassosi del sistema solare (residui dell’antica nebulosa solare). L’Elio-3 costituisce le rocce lunari in quantità di 0,01 parti per milione. Dal punto di vista scientifico, questo isotopo è importante poiché si ritiene che possa essere usato come fonte di energia per le centrali elettriche a fusione di seconda generazione. La sua esistenza è stata postulata per la prima volta nel 1934 dal fisico australiano Mark Oliphant nel Cavendish Laboratory della Cambridge University. È stato osservato per la prima volta al Lawrence Berkeley National Laboratory nel 1939 da Luis Walter Alvarez e da Robert Cornog.

 

[6] A parte le temperature caratterizzate da sbalzi termici insostenibili per l’uomo e dannosi per i materiali di eventuali infrastrutture che si volessero installare, si pensi anche che l’atmosfera marziana è caratterizzata da una composizione irrespirabile, che la pressione è 100 volte inferiore a quella del nostro Pianeta e che la gravità è solo 1/3 di quella terrestre.

~ di marcos61 su dicembre 20, 2011.

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