LA GUERRA DEI DRONI

   Adesso c’è il “drone kamikaze”, il nome rende bene l’idea di un mini-veicolo radiocomandato, utilizzabile da un solo soldato, in grado colpire con precisione una postazione nemica.[1]

   L’esercito amerikano alla fine del giugno 2011 ha firmato un contratto da 4,9 milioni di dollari per la fornitura di dozzine di Switchblde che saranno impiegati dalle truppe in Afghanistan. Il mini-drone, che pesa due kilogrammi ed è trasportato in un grosso zaino, è lanciato di una videocamera che trasmette immagini in tempo reale al soldato che lo controlla. In questo modo il militare può verificare la presenza di una minaccia e neutralizzarla usando lo Switchblde. Il veicolo si schianta sul bersaglio e fa detonare la carica esplosiva che trasporta. Per aumentare l’effetto sorpresa può spegnere il motore nella fase finale: il robot plana silenzioso come un aliante sul bersaglio.

   Il drone è stato adottato dall’Us Army che ritiene sia un valido supporto per le pattuglie impegnate nel teatro afghano. Se una pattuglia finisce sotto attacco, può essere costretta a chiedere l’intervento dell’aviazione o di un drone da combattimento.  Ma spesso la risposta non può essere così veloce e richiede comunque l’attivazione di una catena di comando. Lo Switchblde consente, all’unità di reagire in modo veloce.

 

Attenti al chip, arriva il drone e.. ti ammazza.

 

   Il Pentagono dispone ormai di una flotta di 7 mila droni. Ci sono quelli d’attacco come il Reaper oppure quelli per la ricognizione a lungo raggio come il Global Hawk schierato anche in Italia, nella base di Sigonella. Ci sono i veicoli che svolgono il ruolo di esploratori per le unità. In questi ultimi tempi i droni armati si sono trasformati nel braccio armato della CIA, che li ha impiegati con successo nella caccia ai membri della resistenza contro l’invasione amerikana dal Pakistan allo Yemen.

   I droni, sono arma che servono a terrorizzare le popolazioni civili, nel 2009, Katthy  Kelly ha riportato che trenta scuole in Afghanistan erano state chiuse perché i bambini avevano troppo paura dei droni per frequentarle, e quelli che lo facevano non riuscivano concentrarsi.[2] Il Foreign Policy Journal ha riferito che, “Dal gennaio 2008, erano più di 1000 le azioni di volo Predator partite da Balad (base aerea statunitense in Iraq), per la durata di più di 20.000 ore”.[3] Il New York Times ha affermato che nel 2007, gli USA hanno lanciato 46 attacchi di droni in Iraq,[4]77 nel 2008 e 6 nel 2009. Come gli attacchi apparentemente diminuivano in ira1, così aumentavano in modo esponenziale in Pakistan e Afghanistan.

   Nel 2010, è stato segnalato che dall’inizio delle operazioni con i droni in Pakistan nel 2004, avevano ucciso 1.200 persone. Di quel numero, il 32% erano civili, secondo un’organizzazione che sostiene gli attacchi dei droni, la New America Foundation.[5]

   Questa sembra essere una stima cauta se si considera che il consigliere militare del generale Petraeus, il tenente colonnello David Kilcullen, ha informato il New York Times che 714 persone erano state uccise dai droni in Pakistan solamente tra la metà del 2008 e la metà del 2009, di cui solo 14 di queste erano sospettate di appartenere ad al – Qaeda e/o talebani, che significa che il 98% delle vittime in quel periodo erano civili.[6] La cifra di Kilcullen è accresciuta da latri fattori presenti nello studio della New America Foundation.

   Nei primi due mesi del 2010, almeno 140 persone erano state uccise in attacchi con droni. In quell’anno, gli Stati Uniti hanno lanciato 118 attacchi. Secondo la Channel 4, la New America Foundation stima tra le 607 e le 903 persone uccise degli operatori di droni 2010, e “la fondazione (sic) indica che solo il due per cento erano importanti figure dei Talebani o di Al-Qaeda” una cifra che corrisponde alla stima di Kilcullen per l’anno precedente.

   Questi attacchi dei droni sembrano essere legati all’impiego nelle uccisioni da parte di militari e servizi segreti di chip. “Mi sono stati dati 122 dollari americani per lasciare i chip avvolti in carta da sigarette nelle case di al-Qaeda e dei Talebani. Se fossi riuscito, mi è stato detto, mi sarebbero stati dati migliaia di dollari”, confessava un giovane del Wizristan ai talebani prima di essere fucilato per alto tradimento. “Ho pensato che questo era un lavoro molto semplice. Il denaro era così buono che ho iniziato gettare i chip dappertutto. Sapevo che la gente moriva a causa di quello che stavo facendo, ma avevo bisogno di soldi”. Lo storico e ricercatore statunitense Gareth Porter ha riferito che “i residenti del Wizristan, tra cui uno studente identificato come Taj Muhammad Wazir, avevano confermato  che uomini delle tribù erano stati pagati per piazzare i dispositivi elettronici per indirizzare gli attacchi dei droni”.[7]

   Il New Yorker ha riferito “voci secondo cui gli informatori della CIA avevano sistemato minuscoli chip di silicio per l’autoguida dei droni nelle aree tribali”.[8] Ci sono piani militari USA per “nanotaggare” ogni cosa.[9]

   Il disprezzo per le persone di un’altra età. Etnia, genere, nazionalità, religione ecc. un requisito fondamentale nel processo di de-umanizzazione, che serve a giustificare, soprattutto a se stessi, l’uccisione e la tortura. Ma quando si tratta di droni, c’è una nuova forma di distacco psicologico tra azione e conseguenze. Nel 2009, il relatore delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie e arbitrarie, Philip Alston, avvertiva che chi usa questi strumenti rischiano di sviluppare “una mentalità da Playstation (sic)” per uccidere.[10] Infatti, molti panelli di controllo per droni sono modellati sugli joypad di Playstation. Matrix, dove il reale è virtuale e il virtuale è reale, è orma una tremenda realtà, sulla pelle degli esseri umani. Bisogna prenderne atto.

 


[3] Bielka, “Drone Attacks..”.

 

[4] Christopher Drew, Drones Are Playing a growing Role in Afghanistan”, New York Times, 19 febbraio 2010.   

 

[5] Dean Nelson, One in three killed by US drones in Pakistan is a civilian, report claims, Telegraph, 17 marzo 2009. 

 

[6] David Kilcullen and Andrew M. Exum, Death From Above, Outrage Down Below, New York Times, 17 maggio 2009.

 

[7] Gareth Porter, US drone attacks cloaked in secrecy, Asia Times, 17 giugno 2009.

 

[8] Mayer, The Predator War.

 

[9] Dennis M. Bushnell, Future Strategic Issues/Future Warfare (circa 2005), NASA Langley, Research Center, undated, archived by the Federation of Americans Scientists.  

 

[10] Alston quoted in Bielska, Drone Attacks.

~ di marcos61 su ottobre 27, 2011.

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