UN MICROCHIP PER RICONOSCERE GLI ALIMENTI AVARIATI
Un microchip da portare in tasca o nella borsa per riconoscere gli alimenti contaminati. A questo sta lavorando una ricerca nata presso l’Università degli Studi di Pavia.
L’idea si chiama Safefood ed è già parzialmente sviluppata. Il risultato finale punta alla realizzazione di un sensore tascabile ed economico, che permetta una rapida analisi della qualità degli alimenti, individuando mediante una singola misurazione, la presenza di agenti contaminanti.
Tra i fruitori del progetto soprattutto le industrie e gli organi pubblici di controllo.
Poniamoci delle domande delle industrie (ma sarebbe meglio dire degli industriali) sarebbe da fidarsi che effettivamente intendono eseguire questi controlli, sapendo magari che tutto ciò potrebbe aumentare i costi di produzione? E per quanto riguarda gli organi pubblici, ma veramente c’è la volontà politica di eseguire questi controlli, anche andando contro gli interessi economici? E se gli alimenti avariati fossero solo un pretesto, per pubblicizzare l’uso del chip?
Domande che bisognerebbe porsi.
Un ultimo quesito, perché nella lotta contro gli alimenti avariati questi chip, “benefici” non li danno ai consumatori quando vanno ad acquistare le merci?
Ovviamente è una domanda provocatoria, perché il sottoscritto che è carico a buon ragione di pregiudizi sui chip non lo prenderebbe lo stesso, anche se “benefico”.
Fonte City giovedì 22 settembre 2011