IN AUSTRALIA L’ULTIMA VITTIMA DEL TASER
Il termine taser deruiva da un marchio depositato dalla TASER International, Inc. ed è l’acronimo di Thomas A. Swift’ Electronic Rifle. Questo termine è usato per riferirsi alle armi da difesa “meno che letali” che fanno uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli della persona colpita. Tali dispositivi sono stati ideati nel 1969 da Jack Cover ma i modelli che permettono di l’immobilizzazione totale di una persona, per quello che si sa ufficialmente, sono stati progettati a partire dal 1998. Nel novembre 2007, in conseguenza della morte di una persona in Canada (la terza nel lasso di tempo di un mese) si sono accentuate le polemiche sull’uso di questo tipo di arma.
Per la legge italiana il taser è considerato un arma propria ma non arma da fuoco e per importarlo serve la licenza di importazione. Possono essere venduti dagli armieri a persone con porto d’armi.
Il Taser viene usato dalla polizia statunitense, canadese e australiana, ed è stato acquistato dalle polizie inglese e francese.
In Australia, nella zona di Warburton, un agente avvertito delle presenza di persone che stavano sniffando colla, si era recato c/o l’abitazione dove stava accadendo questo. Alla vista del poliziotto un uomo è uscito e ha cominciato a cospargersi di benzina. In mano aveva un accendino. L’agente gli intimato di fermarsi e poi ha premuto il grilletto del taser. A quel punto l’uomo è andato a fuoco, e è stato trasportato all’ospedale per le varie ustioni. Non è la prima volta che una pistola elettrica causa “effetti collaterali” di questo tipo.
Nel 2001 solo negli USA, denuncia Amnesty International, almeno 251 persone sono morte per l’uso da parte della polizia. Nella maggior parte dei casi le vittime erano disarmate. Nel novembre 2007 l’ONU ha equiparato l’uso del taser a duna forma di tortura.
E la chiamano arma “non letale”
Fonte City mercoledì 22 luglio 2009